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giovedì 2 febbraio 2012

adam

Gesù Cristo
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«Solo quando io sono storicamente convinto che vi fu un uomo che ebbe la coscienza di essere Figlio di Dio e Salvatore dell’umanità, solo quando sono storicamente persuaso che tale uomo è assolutamente degno di fede, allora solamente io sono autorizzato, anzi obbligato dalla mia scienza e dalla mia conoscenza, a prestar fede a tale uomo, anche quando pronuncia delle misteriose attestazioni riguardanti la sua persona, che toccano la profondità di Dio trino, anche se di queste mi sfugge l’intrinseca evidenza.
•  La via che conduce al mistero di Cristo non passa quindi attraverso oscuri meandri che sfuggono alla storia, non costeggia gli abissi del paradosso e dell’incredibile, ma si snoda sulla luminosa e chiara pianura della vita storica di Gesù. Tale è il cammino della fede “per Gesù al Cristo”, o per dirla ancor più chiaramente con le parole di sant’Agostino: “per l’Umanità di Cristo alla sua Divinità»
 Karl Adam (Gesù il Cristo, Morcelliana 1973, pp.47-48).

Postato da: giacabi a 20:20 | link | commenti
gesù, adam

lunedì, 16 luglio 2007
Il senso religioso
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« L’uomo civile, l’europeo moderno non è più l'uomo della decrepita antichità, l'uomo che ha udito Cristo e il suo messaggio. Dopo Copernico, dopo Kant è divenuto freddo ragionatore, realista, critico, guardingo dal pericolo di illusioni. Ciò che interessa ed occupa il suo pensiero non è il mondo delle realtà profonde, ma quello della superficie, il mondo dei fenomeni. Questo solo vede e considera l'uomo moderno. La questione intorno all'essenza più profonda di questo mondo fenomenico, intorno alla causa ultima di queste attività, intorno al senso profondo di questo essere sembra a lui inutile e sterile. La sua facoltà metafisica è atrofizzata. Platone direbbe che gli manca un occhio: l'occhio dell'invisibile. Così pure s'è indebolito in lui l'organo che percepisce il divino, il soprannaturale. Questo elemento, più ancora che il soprasensibile, sta profondamente nascosto nel seno della realtà.
Per questo, l'uomo moderno sente una segreta avversione contro tutto ciò che irrompe in questo mondo dei fenomeni come qualcosa di completamente nuovo, con la pretesa di essere immediatamente da Dio e assoluto. Mentre nella concezione degli antichi i miracoli e i segni erano, per così dire, il manto naturale della divinità, le prove visibili della presenza, per la mentalità moderna invece costituiscono uno scandalo.
Nel complesso di numeri e di misure, nell'insieme delle leggi del mondo fenomenico non v' è posto per forze soprannaturali. Il pensiero moderno in tutta la sua struttura si mantiene cordialmente indifferente, repulsivo se non ostile di fronte a un mondo soprasensibile, specialmente di fronte a un mondo soprannaturale, al mondo della fede.
 In questo sta un gravissimo pericolo per la fede in Cristo del mondo europeo ed occidentale: non solo i singoli pensatori, bensì il pensiero stesso, la mentalità è divenuta coscientemente lontana da Dio, atea: perfino la mentalità dei cristiani europei.
Noi tutti ci muoviamo entro correnti filosofiche che hanno senso solo nell'orbita di premesse puramente naturalistiche, in quanto sono fondamentalmente e coscientemente ristrette nel campo dell'esperienza sensibile. Chesterton dice: "Il naturale può essere per gli uomini ciò che vi è di più innaturale". Un pensiero che, coscientemente, si restringe solo ai dati naturali è effettivamente la cosa più innaturale, perché prende solo una piccola, la più piccola parte della realtà, come se fosse tutta la realtà; perché lascia in disparte o nega le più profonde radici di questa realtà, i rapporti intimi che legano le dimensioni di profondità e di estensione con l'invisibile, il sopraterreno, il divino.
Il nostro pensiero ormai non considera più la totalità dell'essere. il complesso di tutte le possibilità, perché s'è isolato dal pensiero creatore di Dio. L'ostacolo sta solo nella nostra cattiva volontà. Neppure, a dir vero, nella difficoltà dell'oggetto, nella misteriosa e paradossale essenza della rivelazione cristiana, quanto piuttosto nella disposizione fondamentale dell'uomo europeo. L'uomo moderno ha disimparato a vedere. Quali le conseguenze? Eccole. Per l'uomo moderno la questione del Cristo non è solo una questione che interessa l'intelligenza, ma tutto lo spirito umano. Se abbiamo perduto la fede nel Cristo, oppure l'abbiamo gravata da dubbi angosciosi, non bastano più certe conoscenze o certe argomentazioni. Ciò che soprattutto occorre è piuttosto un nuovo atteggiamento mentale di fronte al sopraterreno e al soprannaturale ».
(K. Adam, Gesù il Cristo, p. 24-26)

Postato da: giacabi a 17:08 | link | commenti
adam, senso religioso

mercoledì, 03 gennaio 2007
II segno distintivo dell'uomo moderno  è lo sradicamento
«II segno distintivo dell'uomo moderno  è lo sradicamento [...] Il ribelle "sciogliamoci dalla Chiesa" del secolo XVI condusse per intrinseca necessità all'illuministico "rendiamoci indipendenti da Cristo" del secolo XVIII, e di qui al temerario "eliminiamo Dio" del secolo XIX. In tal modo la vita spirituale moderna venne strappata dalla sua atmosfera essenziale; venne privata delle radici attingenti l'assoluto, il fondamento autonomo dell'essere, il valore supremo. [...] L'uomo, pertanto, da quell'essere spirituale che era, incardinato in Dio, fiducioso in Dio [...] si trasformò nell'uomo autonomo, fondato unicamente su se stesso. Dalla sua ripulsa dell'atmosfera religiosa [...] conseguì pure la recisione della seconda sua radice vitale, la connessione con la comunità.
[...]
L'infrangersi della comunità ecclesiastica sciolse [...] i legami della solidarietà sociale e corruppe insieme le profonde sorgenti di una sana e vigorosa umanità [...]. L'uomo autonomo divenne un solitario, un isolato»
 (K. Adam da: L’essenza del cristianesimo, Morcelliana

Postato da: giacabi a 17:39 | link | commenti (1)
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