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sabato 4 febbraio 2012

baudelaire


Per i fratelli dell’Iraq e per restare figli
***
Una splendida riflessione sulla preghiera (AV)
 
«Pregare. A che serve?», mi chiedono alcuni studenti con un misto di ironia e curiosità. «Ad essere amato e amarvi», pen­so dentro di me, ma non posso rispondere così. La cultura oggi dominante è basata sul binomio sapere/fare. Si acquisiscono conoscenze per un’utilità più o meno immediata. Solo ciò che è spendibile sul piano del fare serve, solo quel tipo di conoscenza, adatta a una ragione di tipo pragmatico è utile.
Tutto ciò che non serve a fare, è inutile. Non è un caso che poesia, silenzio, dolore, malati... diventino cianfrusaglie. La fede sfugge al binomio sapere/fare che non può abbracciare tutto. Non è un insieme di precetti che serve a fare qualcosa e chi la riduce a questo si trasforma presto in fariseo o la abbandona per asfissia.
La fede è l’ampiezza della vita stessa e si basa quindi su tutt’altro binomio: stare/comprendere. Chi ha fede sta . Chi occupa il posto affidatogli dall’eternità, prima che fosse nel grembo della propria madre, ha un fondamento da cui guardare il reale a 360 gradi. Solo chi sta ha la possibilità di comprendere, con una ragione universale (cattolica). Comprendere è parola ricca di un valore conoscitivo e di uno affettivo: comprendere (dal latino prendere insieme ) è capire e abbracciare allo stesso tempo. Solo chi sta , solo chi è collocato nel reale dalla prospettiva di Dio può comprendere: capire e abbracciare tutto, senza paura. Adamo prima del peccato stava: era collocato nel mondo, perché lo lavorasse e custodisse (Gn 2,15). Poteva stare e comprendere tutto, ma volle essere autonomo: cadde.
La preghiera è strada per risollevare Adamo e riportarlo a stare, ma ciò richiede il coraggio di affrontare la precarietà radicale del nostro essere che preferisce essere autonomo. Chi prega scopre la roccia sotto i suoi piedi di carne: sta .
Chi prega accetta e risponde (la preghiera è sempre risposta) al nome che gli è assegnato da sempre e da quel luogo può comprendere tutto e tutti, persino i suoi persecutori. Noi oggi pregheremo per i nostri fratelli d’Iraq, per i cristiani perseguitati e per i loro carnefici. Pregheremo – e sarà tutta la Chiesa che è in Italia a farlo – per comunità ferite e spezzate, per centinaia e centinaia di vite ferite e spezzate, per fratelli di fede costretti all’esilio dalla loro millenaria terra madre. Pregheremo perché abbiano pace, nella giustizia e nella verità, perché il mondo apra gli occhi. Ma quando noi preghiamo, non preghiamo per piegare la realtà alla nostra volontà (per quello ci sono idoli e maghi), ma per piegare noi al Bene onnipotente, perché il bene regni in noi e attraverso noi. Il cristiano che non prega entra nell’utopia disincarnata che si ritorce contro di lui: abbando­nerà di fronte a risultati non conformi ai propri desideri o tenterà di realizzare i suoi desideri sul piano del fare, spesso ubriacandosi di un attivismo dai frutti precari quanto le sue radici. Solo chi prega trasforma la realtà, perché permette a Dio di trasformare sé, in figlio. Figlio in latino è «liberus». Solo chi è figlio è erede dei doni di un padre, solo chi è figlio diventa libero, perché è reso responsabile di tutto ciò che gli è donato.
Chi non prega perde libertà, perché smette di es­sere figlio e cerca di modificare la realtà secondo progetti di corto respiro, perché autonomi. Se prego cambio il mondo, perché permetto a Dio di essere in me, dicendogli sì, che è l’unica cosa di cui ha voluto aver bisogno: un fiat . Baudelaire alla fine della sua vita scriveva malin­conicamente alla madre: «Desidero con tutto il cuore (con quale sincerità nessuno può saperlo come me) credere che un essere invisibile s’interessi al mio destino, ma come fare per crederlo? … Se credi che una preghiera possa essere efficace (non scherzo) prega per me, e vigorosamente». Pregare è ricevere sé stessi, far sì che cose e persone siano ciò che sono nel piano della Paternità abissale di Dio.
Alessandro D’Avenia, in Avvenire 21 novembre 2010.

Postato da: giacabi a 16:35 | link | commenti
baudelaire, davenia alessandro

sabato, 27 novembre 2010
01/06/2002
Tracce pp. ss
Verso il Meeting
Il bello è splendore del vero
***
Mimmo Stolfi

Luzi, Degas, Solmi, Weil… Pillole di genialità verso il prossimo Meeting: «Il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza». Apparenza, Mistero e realtà nella percezione di artisti del Novecento
Con buona pace di Platone e di tutti i suoi seguaci, numerosissimi ancora oggi, la bellezza non è l’idea del bello. L’oggetto dell’estetica è la percezione, non un concetto. Non c’è dunque niente di più concreto della bellezza, la cui contemplazione non avviene nell’iperuranio, ma qui e ora nel mondo attraverso i sensi. Ecco perché in questa scelta antologica ispirata alla frase «il sentimento delle cose, la contemplazione della bellezza», non troverete quasi mai citazioni tratte da filosofi di professione, ma piuttosto pensieri di poeti, artisti, scrittori. Tutta gente per la quale la bellezza non è materia teorica, ma quello stimolo, quella scossa o quella carezza che la realtà spesso concede a chi non distolga lo sguardo dalle cose e dai volti. Ma la potenza della bellezza è tale che spesso assume i caratteri di una vera propria epifania. Di un’apparizione improvvisa che può coglierci anche nel tran tran quotidiano. Un vero e proprio urto che ci scuote suscitando in noi quell’anelito a un oltre, soffocato dal chiacchiericcio assordante che ci circonda. È quello che accade, per esempio, nella poesia A una passante di Baudelaire: «La via assordante strepitava intorno a me./ Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore immenso,/ passò sollevando e agitando/ con mano fastosa il pizzo e l’orlo della sua gonna/ (...) Un lampo...poi la notte! - bellezza fuggitiva/ dallo sguardo che m’ha fatto subito rinascere,/ ti rivedrò solo nell’eternità?». L’urto della bellezza risveglia anche quella promessa di felicità, quel desiderio di infinito che alberga in ogni uomo. E ancora una volta a donarci le parole più intense per dire quell’emozione che ci lavora dentro, e la cui intensità è tale che spesso non riusciamo a verbalizzarla, è un poeta. Un poeta, Rainer Maria Rilke, che quella felicità, quella bellezza, non la coglie in un platonico “mondo delle Idee”, ma nella terra, la nostra terra: «E noi che pensiamo la felicità/ come un’ascesa, ne avremmo l’emozione/ quasi sconcertante/ di quando cosa ch’è felice, cade».
«Quella che io intendo per bellezza, ed è la sola che mi interessa, mi tocca e mi commuove, è una promanazione interiore armonizzata con la forma esterna».
(Mario Luzi, Intervista a Doriano Fasoli, Radiotre)
«Tanto in cuore aver d’amore/ da dire tutto è bello,/ anche l’uomo e il suo male,/ anche in me quello che m’addolora».
(
Umberto Saba, Canzoniere)
«Se non vedi il gioiello nel sassolino circondato da fili d’oro, può darsi che ti lavi le mani così spesso da sbiadire i pensieri che vi sono stati riposti».
(Emily Dickinson, Poesie)

«Ho visto cose bellissime, grazie alla diversa prospettiva suggerita dalla mia perenne insoddisfazione, e quel che mi consola ancora, è che non smetto di osservare».
(Edgar Degas, Scritti)
«Il colore di ogni cosa ci commuove come un’armonia; ci vien voglia di piangere vedendo che le rose son rose o, se è inverno, scorgendo sui tronchi delle piante dei bei colori verdi quasi riflettenti; e, se un poco di luce batte su quei colori, come, ad esempio, nell’ora del tramonto, quando il lilla bianco fa cantare la propria bianchezza, ci si sente inondati di bellezza».
(
Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto)
«Altrove, senza dubbio, esistono i tramonti. Ma perfino da questo quarto piano sulla città si può pensare all’infinito. Un infinito con magazzini sottostanti, è vero, ma con stelle all’orizzonte».
(Fernando Pessoa, Il libro)

«L’abbandono di fronte alle cose e l’apertura al mistero si appartengono l’uno all’altra».
(Martin Heidegger, L’abbandono)
«La verità, manifestata dalla bellezza, è enigmatica; essa non può essere né decifrata né spiegata con le parole, ma quando un essere umano, una persona si trova accanto a questa bellezza, si imbatte in questa bellezza, sta di fronte a questa bellezza, essa fa sentire la sua presenza, almeno con quei brividi che corrono lungo la schiena. La bellezza è come un miracolo, del quale l’uomo diventa involontariamente testimone. Tutto qua».
(Andrej Tarkovskij, Intervista a Poiesis)

«La rivelazione della poesia, una volta affacciandomi a una finestra, si impersonò per me in un grande mandorlo fiorito, candido nell’abbagliante chiarore della luna piena».
(Sergio Solmi, Meditazioni e ricordi)

«Ma perché essere qui è molto, e perché sembra che tutte le cose di qui abbian bisogno di noi, queste effimere che stranamente ci sollecitano. Di noi, i più effimeri».
(
Rainer Maria Rilke, Elegie duinesi)
«Sono solo un uomo, ho bisogno di segni sensibili, costruire scale di astrazioni mi stanca presto. Desta, dunque, o Dio, un uomo in un posto qualsiasi della terra e permetti che guardandolo io possa ammirare Te».
(
Czeslaw Milosz, La mente prigioniera)
«Ringraziavo Dio del fatto di avermi creato artista per amare tutte le forme in cui Egli si manifesta, e piangere di esultanza e di giubilo davanti ad esse».
(
Boris Pasternak, Il soffio della vita)
«Il bello è l’apparenza manifesta del reale».
(
Simone Weil, Quaderni)
«L’uomo non può fare a meno della bellezza, e la nostra epoca finge di volerlo ignorare. Essa non vede il bello perché s’irrigidisce per raggiungere l’assoluto e il dominio, vuole trasfigurare il mondo prima di averlo esaurito, ordinarlo prima d’averlo capito. Per quanto dica, essa diserta da questo mondo».
(Albert Camus, Lo straniero)
«La bellezza si nasconde in ogni piega del mondo, anche nei posti più inimmaginabili. Coglierla significa dischiudersi alle ricchezze della vita. E anche comprenderne la responsabilità».
(Elaine Scarry, Sulla bellezza)

Postato da: giacabi a 20:13 | link | commenti
baudelaire, bellezza, luzi, proust, camus, rilke, tarkovskij, pasternak

sabato, 06 marzo 2010
La più grande astuzia del diavolo
***
"La più grande astuzia del diavolo, è quella di far credere che non esiste"
Charles Baudelaire

Postato da: giacabi a 20:56 | link | commenti
baudelaire

domenica, 02 agosto 2009
La preghiera della sera
***
«L'uomo che di sera dice la sua preghiera è un capitano che mette delle sentinelle. Può dormire»
Charles Baudelaire da: Il mio cuore messo a nudo

Postato da: giacabi a 07:46 | link | commenti
baudelaire, preghiere

La grande eresia moderna
***
«Tutte le eresie alle quali facevo allusione dinanzi non sono,dopo tutto, che le conseguenza della grande eresia moderna della dottrina artificiale, sostituita alla dottrina naturale – voglio dire la soppressione dell’idea del peccato originale»
Charles Baudelaire dalla lettera ad Alphonse Toussenel 21/1/1856
.

Postato da: giacabi a 07:11 | link | commenti
baudelaire

sabato, 01 agosto 2009
La Distruzione
***

S'agita senza posa accanto a me il Demonio;
mi vaga intorno come un etere impalpabile;
io l'inghiotto e lo sento ardermi i polmoni,
riempiti d'una voglia inesausta e colpevole.
Guarda al mio grande amor per l'Arte e a volte veste
d'una donna le forme, le più conturbanti,
e sotto speciosi e ipocriti pretesti
avvezza le mie labbra a dei filtri nefandi.
Sottrattomi al Divino Sguardo mi trascina,
ansante e di fatica rotto, nelle piane
giù della Noia, senza limiti e deserte,
e getta nei miei occhi messi in confusione,
con abiti imbrattati e con ferite aperte,
la scena sanguinante della Distruzione!
Charles Baudelaire

Postato da: giacabi a 08:18 | link | commenti
baudelaire

venerdì, 21 novembre 2008
La più grande astuzia del diavolo
 ***
" La più grande astuzia del diavolo è quella di far credere al mondo di non esistere.”
Charles Baudelaire

Postato da: giacabi a 19:45 | link | commenti
baudelaire

mercoledì, 12 marzo 2008

La possibilità intravista della Bellezza

***


A una passante

Ero per strada, in mezzo al suo clamore.
Esile e alta, in lutto, maestà di dolore,
una donna è passata. Con un gesto sovrano
l'orlo della sua veste sollevò con la mano.

Era agile e fiera, le sue gambe eran quelle
d'una scultura antica. Ossesso, istupidito,
bevevo nei suoi occhi vividi di tempesta
la dolcezza che incanta e il piacere che uccide.

Un lampo... e poi il buio! - Bellezza fuggitiva
che con un solo sguardo m'hai chiamato da morte,
non ti vedrò più dunque che al di là della vita,

che altrove, là, lontano - e tardi, e forse mai?

Tu ignori dove vado, io dove sei sparita;
so che t'avrei amata, e so che tu lo sai
!
Charles Baudelaire

Postato da: giacabi a 19:49 | link | commenti
baudelaire, bellezza

domenica, 16 dicembre 2007
 Calcolo a favore di Dio
***

" Tutto ciò che esiste ha uno scopo. Quale scopo? Lo ignoro. Dunque non l'ho stabilito io, ma qualcuno che è più sapiente di me. Conviene stare dalla parte di questo qualcuno. E' il partito più saggio.”
Baudelaire Calcolo a favore di Dio

Postato da: giacabi a 14:18 | link | commenti
dio, baudelaire

mercoledì, 12 dicembre 2007
La noia
 ***
Ma tra gli sciacalli, le pantere, le linci,
le scimmie, gli avvoltoi, gli scorpioni, i serpenti,
i mostri che stridono, urlano, grugniscono e si agitano
nel serraglio infame dei nostri vizi
ce n'è uno più basso, più velenoso, più immondo!
Se pur non fa grandi gesti né alte grida,
farebbe volentieri della nostra mente una rovina
e in uno sbadiglio ingoierebbe il mondo
;
è la Noia!
- l'occhio greve per un pianto involontario,
sogna impiccagioni fumandosi la pipa.
Tu lo conosci, lettore, questo mostro sedentario,
- ipocrita lettore, mio simile - mio fratello
6175
Charles Baudelaire, Au lecteur, in Les fleurs du mal, trad. it. di Davide Rondoni, Gribaudi, Rimini 1995,

Postato da: giacabi a 15:54 | link | commenti
baudelaire, non senso

domenica, 07 ottobre 2007
II mio cuore a nudo
***
II mio cuore a nudo, si può vedere quanta sincerità e quanta debolezza era in quest'anima cristiana, prigioniera in un corpo di peccato; i suoi propositi generosi, i suoi sforzi, le preghiere accorate.
 C. Baudelaire (Giornali intimi, Einaudi, Torino 1942).


Postato da: giacabi a 09:10 | link | commenti
baudelaire, cristianesimo

sabato, 06 ottobre 2007
La preghiera
***
" Datemi la forza di fare immediatamente il mio dovere, tutti i giorni, e di diventare cosi un eroe e un santo. Il piacere ci logora, il lavoro ci fortifica... Conosci le gioie di una vita aspra e prega, prega senza sosta. La preghiera è riserva di forza ".
 C. Baudelaire
.

Postato da: giacabi a 07:22 | link | commenti
baudelaire, preghiere

giovedì, 04 ottobre 2007
O Tu, il solo che amo
***
Io imploro la tua pietà, o Tu, il solo che amo, dal fondo dell'abisso oscuro ove il mio cuore è caduto. È un universo grigio, dall'orizzonte plumbeo, dove nella notte vagolano l'orrore e la bestemmia".

 C. Baudelaire

Postato da: giacabi a 14:51 | link | commenti
baudelaire, gesù

lunedì, 06 agosto 2007
Il  senso religioso
***
È un grido ripetuto da mille sentinelle, un ordine ritrasmesso da mille
portavoci, un faro acceso su mille fortezze, un suono di cacciatori
perduti in grandi boschi!
Perché, veramente, o Signore, è la migliore testimonianza che noi si
possa dare della nostra dignità questo singhiozzo ardente che passa
di secolo in secolo per morire ai piedi della tua eternità.
Baudelaire da: I fiori del male


 

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baudelaire, senso religioso

lunedì, 23 luglio 2007
Senso Religioso
 ***


«Quasi tutta la nostra vita è spesa in curiosità sciocche. In cambio ci son cose che dovrebbero eccitare al più alto grado la curiosità degli uomini e che, a giudicare dal corso ordinario della loro vita, non gliene ispirano alcuna. Dove sono i nostri amici morti? Perché siamo qui? Veniamo da qualche parte? Che cos'è la libertà? Può accordarsi la libertà con la legge provvidenziale?»
«Nulla esiste senza scopo: dunque questa esistenza ha uno scopo. Quale scopo? Lo ignoro. Dunque non l'ho stabilito io. Ma qualcuno più sapiente di me. Bisogna dunque pregare questo qualcuno d'illuminarci. E' il partito più saggio»
 «La vera civiltà non è nel gas o nel vapore, ma nel lavoro d'ogni giorno per diminuire le conseguenze del peccato originale».
«Avendo immaginato di sopprimere il peccato, i liberi pensatori hanno creduto ingegnoso sopprimere il giudice e abolire il castigo, e proprio questo chiamano progresso. Per loro, combattere l'ignoranza è ridurre Dio».
Baudelaire Diari intimi
 

Postato da: giacabi a 15:31 | link | commenti
baudelaire, senso religioso

giovedì, 12 luglio 2007
La noia
***

" La stoltezza, l'errore, il peccato, la grettezza ci occupano lo spirito e tormentano il corpo; e noi alimentiamo i nostri amabili rimorsi come i mendicanti nutrono i loro vermi. I nostri peccati son testardi, i pentimenti fiacchi, e lietamente torniamo al cammino fangoso, credendo con vili pianti di lavare ogni macchia... È il Diavolo che tiene i fili che ci muovono! Agli oggetti ripugnanti noi troviamo attrattive; ogni giorno verso l'Inferno scendiamo d'un passo... Serrato, formicolante, come un milione di elminti, nei nostri cervelli gozzoviglia un popolo di Demoni; e quando respiriamo, la Morte ci entra nei polmoni, fiume invisibile, con gemiti sordi... Ma tra tutti i mostri striscianti, ruggenti, assaltanti nell'infame serraglio dei nostri vizi, ve n'ha uno più laido, più tristo ed immondo. Ancorché non faccia né gesti né grida, esso vorrebbe fare della terra un deserto e in un baratro sprofondare il mondo: è la Noia!".
C. Baudelaire

 

Postato da: giacabi a 08:46 | link | commenti
baudelaire, non senso

lunedì, 18 giugno 2007
Il nostro cuore cerca l’Infinito
***
Queste maledizioni e bestemmie, questi lamenti, queste estasi, e gridi e pianti, questi Te Deum sono un'eco ripetuta da mille labirinti: per un cuore mortale sono un oppio divino.
È un grido ripetuto da mille sentinelle, un ordine ritrasmesso da mille messaggeri, un faro acceso su mille cittadelle, un richiamo di cacciatori perduti in grandi boschi!
Perché, veramente, o Signore,  la migliore testimonianza che noi si possa dare della nostra dignità è questo singhiozzo ardente che passa di secolo in secolo per morire ai piedi della tua eternità.
C. Baudelaire da: I fiori del male

Postato da: giacabi a 15:29 | link | commenti
baudelaire, senso religioso

domenica, 17 giugno 2007
QUANDO NON SI ABBRACCIA               IL MISTERO
CIOÈ CRISTO
***
Quando basso e pesante il cielo grava
Come un coperchio al gemebondo spirito
Preda di lunghe accidie, e a noi, abbracciando
Tutto il cerchio dell'orizzonte, versa
Un buio lume, più triste che notte;
Quando la terra si trasforma in umido
Carcere dove la Speranza, come
Un pipistrello, se ne va sbattendo
Contro i muri la sua timida ala,
Urtando il capo a putridi soffitti;
Quando la pioggia, stendendo le sue
Immense strisce, imita le sbarre
D'una vasta prigione, e un muto popolo
Di ragni infami al fondo del cervello
Viene a tenderci le sue reti, - a un tratto
Campane erompono furiose e lanciano
Verso il cielo uno spaventoso urlo,
Come spiriti erranti e senza patria
Che diano in gemiti, ostinatamente.
E dei lunghi, funerei cortei
Vanno sfilando nell'anima mia
Senza tamburi né musica, lenti.
È in lacrime, ormai vinta, la Speranza;
L'atroce Angoscia mi pianta, dispotica,
Sul cranio chino il suo vessillo nero

Spleen, Charles Baudelaire
 

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baudelaire

sabato, 03 marzo 2007
Il desiderio che tende verso il cielo
tratta da: poesia "Le Voyage" (Contenuta ne "Le fleurs du mal")
di Baudelaire
 ***

“La gloria del sole sopra il violaceo mare,
la gloria delle città nel sole morente,
accendevano nei nostri cuori un inquieto ardore
di tuffarci in un cielo dal riflesso seducente.

Le più ricche città, i più vasti paesaggi,
non possedevano mai gl’incanti misteriosi
di quelli che il caso creava con le nuvole.
E sempre il desiderio ci rendeva pensosi!
.
  Il godimento dà al desiderio più forza.
Desiderio, vecchio albero che il piacere concima,
mentre s’ingrossa e s’indurisce la tua scorza,
verso il sole si tendono i rami della tua cima!
Crescerai sempre, grande albero più vivace del cipresso?”
 Van Gogh Vincent - Starry Night

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baudelaire, senso religioso

lunedì, 29 gennaio 2007
L’istinto del Bello
***
È questo ammirevole, questo immortale istinto del Bello che ci fa considerare la terra e i suoi spettacoli come un’intuizione, come una corrispondenza del Cielo. La sete insaziabile di tutto quanto è al di là e che la vita svela, è la prova più viva della nostra immortalità. Allo stesso tempo è con la poesia e attraverso la poesia, con e attraverso la musica che l'anima intravede gli splendori situati dietro la tomba; e quando una squisita poesia fa salire le lacrime agli occhi, queste lacrime non sono la prova di un eccesso di godimento, quanto invece la testimonianza di una malinconia irritata, di un postulato dei nervi, di una natura esiliata nell'imperfetto e che vorrebbe impadronirsi immediatamente, su questa terra stessa, di un paradiso rivelato»
C.Baudelaire. Opere A. Mondatori Editore

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baudelaire, bellezza, senso religioso

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