Difficoltà illuministiche
***
« L'universo mi turba, e non posso immaginare che questo orologio esista e non ci sia l'orologiaio. »
Voltaire
|
Postato da: giacabi a 15:16 |
link | commenti
bellezza, voltaire
I brividi di Darwin
***
“quando penso alla complessità dell'occhio umano e alla somma di condizioni indispensabili ,per arrivarci mi vengono i brividi”
C. Darwin
|
Postato da: giacabi a 14:21 |
link | commenti
bellezza, mistero
Cristo trasforma l’uomo:
***
|
Postato da: giacabi a 16:00 |
link | commenti
bellezza, cristianesimo
La Bellezza***«È questo il momento della vita, o caro Socrate -disse la straniera di Mantinea -, che più di ogni altro è degno di essere vissuto da un uomo, ossia il momento in cui un uomo contempla il Bello in sé. E se mai ti sarà possibile vederlo, ti sembrerà ben superiore all'oro, alle vesti, e anche ai bei ragazzi e bei fanciulli, vedendo i quali, ora, tu ne rimani turbato, e sei disposto e tu e molti altri, pur di poter solo vedere l'amato e stare sempre insieme a lui, se fosse possibile, a non mangiare e bere. Che cosa, dunque, noi dovremo pensare -disse -, se ad uno capitasse di vedere il Bello in sé assoluto, puro, non mescolato, non affatto contaminato da carni umane e da colori e altre piccolezze mortali, ma potesse contemplare come forma unica lo stesso Bello divino? O forse tu ritieni -disse -che sarebbe una vita che vale poco quella di un uomo che guardasse là e che contemplasse quel bello con ciò con cui si deve contemplare, e rimanere unito ad esso?Platone Simposio |
Postato da: giacabi a 22:22 |
link | commenti
platone, bellezza
La nostalgia della Bellezza
***
“Uno
dei motivi per cui scrivo è senza dubbio per ritrovare il meraviglioso
della mia infanzia, al di là del quotidiano, la gioia al di là del
dramma, la freschezza al di là della durezza. La Domenica delle Palme le
stradine del villaggio erano ornate di fiori e di rami e tutto era
trasfigurato sotto il sole di aprile. Nei giorni di festa, salivo il
sentiero roccioso, in pendio, al suono delle campane della chiesa che
vedevo apparire poco per volta, dapprima la cima del campanile con la
banderuola giravento, poi il campanile tutto intero sullo sfondo di un
cielo blu. Il mondo era bello e ne ero consapevole, tutto fresco e tutto puro. Lo ripeto, è per ritrovare questa bellezza intatta nel fango, che faccio letteratura. Tutti i miei libri, tutte le mie opere di teatro, sono un
appello, l’espressione di una nostalgia, io cerco un tesoro caduto
nell’oceano, perduto nella tragedia della storia. O, se volete, cerco la
luce, quella che di tanto in tanto mi capita di ritrovare... Sempre alla ricerca di questa luce sicura oltre le tenebre”.
Eugene Jonesco (scritto prima della sua conversione)
|
Postato da: giacabi a 20:46 |
link | commenti
bellezza, jonesco
La realtà
***
“Poca osservazione e molto ragionamento conducono all'errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità»
Alexis Carrel da:Riflessioni sulla condotta della vita
|
Postato da: giacabi a 16:16 |
link | commenti
bellezza, reale
La filosofia come stupore
***
Nella filosofia e nel pensiero moderni, il dubbio occupa la stessa posizione centrale che occupò per tutti i secoli prima il thaumàzein dei greci, la meraviglia per tutto ciò che è in quanto è.
Descartes fu il primo a concettualizzare questo dubitare moderno, che dopo di lui divenne il motore evidente .. e dato per scontato che ha mosso tutto il pensiero, l'asse invisibile sul quale si è incentrato ogni pensare. Propri come da Platone
e Aristotele fino all'età moderna, la filosofia, nei suoi maggiori e
più autentici rappresentanti è stata l'articolazione dello stupore di
fronte a ciò che è, così la filosofia moderna, da Descartes in poi, è consistita nelle articolazioni e ramificazioni del dubbio.
Hannah Arendt da: Vita activa
|
Postato da: giacabi a 15:48 |
link | commenti
bellezza, arendt, avvenimento, senso religioso
La sedia di Péguy
***
«Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone né per gli intenditori né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta per sé, in sé, nella sua stessa natura. Esigevano che quella gamba fosse ben fatta. E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio con cui costruivano le cattedrali». E
sono solo io - io ormai così imbastardito - a farla adesso tanto lunga.
Per loro, in loro non c'era allora neppure l'ombra di una riflessione.
il lavoro stava là. Si lavorava bene. Non si trattava di essere visti o
di non essere visti. Era il lavoro in sè che doveva essere ben fatto."
Charles Péguy
|
Postato da: giacabi a 14:38 |
link | commenti (2)
bellezza, cristianesimo, peguy
Il cuore dell’uomo
batte per l’Infinito
***
E
non è forse vero che le vostre amicizie più durevoli sono nate nel
momento in cui finalmente avete incontrato un altro essere umano che
aveva almeno qualche sentore (sebbene vago e incerto anche nei migliori
amici) di quel qualcosa che desiderate fin dalla nascita e che cercate
sempre di trovare, di vedere e di sentire, sotto il flusso di altri
desideri e in tutti i temporanei silenzi tra le altre passioni più
forti, notte e giorno, anno dopo anno, dall'infanzia alla vecchiaia? Non
l'avete mai posseduto. Tutte le cose che hanno mai posseduto
profondamente la vostra anima ne sono state solo degli indizi - barlumi
allettanti, promesse mai completamente realizzate, echi che si
spegnevano subito appena vi arrivavano alle orecchie. Ma se
questa cosa dovesse veramente manifestarsi - se mai dovesse sentirsi
un'eco che non si spegnesse subito ma si espandesse nel suono stesso -
voi lo sapreste. Al di là di ogni possibilità di dubbio direste: "Ecco finalmente quella cosa per cui sono stato creato". Non possiamo parlarne gli uni con gli altri. E'
la firma segreta di ogni anima, l'incomunicabile e implacabile bisogno,
la cosa che desideravamo prima di incontrare le nostre mogli, i nostri
amici o prima di scegliere il nostro lavoro, e che desidereremo ancora
sul nostro letto di morte, quando la mente non riconoscerà più né moglie
né amico né lavoro. Mentre noi esistiamo, questa cosa esiste. Se la
perdiamo, perdiamo tutto.
C.S. Lewis, da Il cielo
a P.
|
Postato da: giacabi a 12:09 |
link | commenti
dio, bellezza, lewis, senso religioso
La Bellezza
***
« Noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se sa il Cielo che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos’altro che è difficile esprimere a parole – vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte».
C.S. Lewis, Il brindisi di Berlicche e altri scritti, Jaca Book |
Postato da: giacabi a 18:53 |
link | commenti
bellezza, lewis
La Bellezza
***
«La verità, manifestata dalla bellezza, è enigmatica; essa non può essere né decifrata né spiegata con le parole, ma quando
un essere umano, una persona si trova accanto a questa bellezza, si
imbatte in questa bellezza, sta di fronte a questa bellezza, essa fa
sentire la sua presenza, almeno con quei brividi che corrono lungo la
schiena. La bellezza è come un miracolo, del quale l’uomo diventa involontariamente testimone. Tutto qua».
Andrej Tarkovskij, Intervista a Poiesis |
Postato da: giacabi a 18:40 |
link | commenti
bellezza, tarkovskij
La Bellezza
***
«L’uomo non può fare a meno della bellezza, e la nostra epoca finge di volerlo ignorare.
Essa non vede il bello perché s’irrigidisce per raggiungere l’assoluto e
il dominio, vuole trasfigurare il mondo prima di averlo esaurito,
ordinarlo prima d’averlo capito. Per quanto dica, essa diserta da questo
mondo».
Albert Camus, Lo straniero |
Postato da: giacabi a 12:53 |
link | commenti
bellezza, camus
Il medioevo
***
«Gli
uomini di oggi cominciano ad accorgersi che è più facile distruggere la
civiltà che ricostruirla. Furono necessari sei secoli alle genti del
Medioevo per ritrovare, dopo il disastro delle invasioni, lo slancio creatore della Grecia e di Roma. Questa rinascita dell'Europa, che ebbe come animatrice la chiesa,
iniziò nell'XI secolo. Come tutti i movimenti analoghi, si manifestò in
ogni campo: riforma cluniacense, arte romanica, reconquista spagnola,
crociate. Spontaneamente la chiesa ritornava alla austerità delle sue
origini mentre si adoperava al tempo stesso, con spirito generosamente
umano, nell'organizzazione di un mondo il cui: avvenire riposava ormai
su di lei. A questo mondo diviso dallo smembramento feudale, esaurito dalle
eterne guerre dinastiche e in cui il Faustrecht si era sostituito
all'antico concetto del diritto, restituiva l'unità romana, la pace
romana, il bell'ordinamento latino dello spirito. Da Gregorio VII a
Innocenzo IV affrontò l'egemonia germanica e la spezzò. Di fronte alla
minaccia asiatica fu, durante tutta l'epoca delle crociate (e fino alla
battaglia di Lepanto), la coscienza stessa dell'Europa. Nella pace dei
suoi chiostri, ricomparve la grande filosofia. La ragione umana si confrontò di nuovo con l'universo. [...] A
questo impeto metafisico corrisponde lo slancio delle cattedrali.
Dapprima lo slancio romanico, che si potrebbe anche chiamare francese e
lo è talmente, infatti, per la sua stessa misura, per l'equilibrio fra
l'ardore (dell'ispirazione e la solidità dell'architettura. [...] Ma la
cattedrale vuoI slanciarsi ancora più in alto nel cielo. L'architettura
gotica, scaturita da questo slancio verticale, è anch'essa
specificamente francese per la sua logica e il suo idealismo -logica
ascensionale, partito preso di alleggerimento che, sembrando disprezzare
le leggi della gravità, approdano ai grandi reliquari aerei di
Notre-Dame e di Reims, di Chartres e di Arniens. "Musica di pietra" è
stato
detto di queste cattedrali».
R.Grossuet, Bilancio della storia, Jaca Book
|
Postato da: giacabi a 15:47 |
link | commenti
bellezza, medioevo, cristianesimo, grossuet
La nostalgia dell’infinito
***
Se
vuoi costruire una nave non chiamare la gente che procura il legno, che
prepara gli attrezzi necessari, non distribuire compiti, non
organizzare il lavoro.
Prima invece sveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà svegliata in loro questa sete, gli uomini si metteranno subito al lavoro per costruire la nave.
Antoine de Saint-Exupéry
|
Postato da: giacabi a 17:39 |
link | commenti
bellezza, saintexupery, senso religioso
La giovinezza
***
- La
giovinezza non è un periodo della vita, e uno stato d’animo, che
consiste una certa forma della volontà. In una disposizione
dell’immaginazione, in una forza emotiva nel prevalere dell’audacia sulla timidezza, della sete dell’avventura, sull’amore per le comodità.
Non si invecchia per il semplice fatto di aver vissuto un certo numero
di anni, ma solo quando si abbandonano i propri ideali. Se gli anni
tracciano i loro solchi sul corpo, le rinunce all’entusiasmo li traccia
sull’anima. Essere
giovane significa conservare a sessanta, a settant’anni, l’amore del
meraviglioso, lo stupore per le cose sfavillanti e i pensieri luminosi,
le sfide intrepide lanciate agli avvenimenti, il desiderio insaziabile
del fanciullo per tutto ciò che è nuovo, il senso del lato piacevole e
lieto dell’esistenza. Resterete
giovani finché il vostro cuore saprà riceve i messaggi di bellezza, di
audacia, di coraggio, di grandezza, di forza che vi giungono dalla terra
da un uomo o dall’infinito.
Quando tutte le fibre del vostro cuore saranno spezzate e su di esso si
saranno accumulate le nevi del pessimismo e il ghiaccio del cinismo e'
solo allora che diverrete vecchi e possa Iddio aver pietà della vostra
anima.
Vero
benefattore dell'umanità Oltre a creare il vaccino contro la
poliomielite, rinunciò a brevettarlo, consentendone la diffusione anche
fra i poveri: senza speculazioni economiche. Oggi, grazie a Sabin, la
polio può considerarsi debellata. Lui restò giovane.
a P.
|
Postato da: giacabi a 08:28 |
link | commenti
vita, bellezza, testimonianza
La bellezza
***
"Ma io dichiaro- strillò Stepan Trofimovic al massimo grado del furore- ma io dichiaro che
Shakespeare e Raffaello stanno più in alto della liberazione dei
contadini, più in alto dello spirito popolare, più in alto del
socialismo, più in alto della giovane generazione, più in alto della
chimica, quasi più in alto dell'umanità intera, giacchè sono il frutto,
il vero frutto di tutta l'umanità e, forse, il frutto più alto che mai
possa essere! é già stata conseguita la forma di bellezza senza il cui
conseguimento forse non acconsentirei nemmeno a vivere...(....)...uomini piccini, che cosa vi occorre per capire? ma sapete voi, sapete voi che senza
l'inglese l'umanità può ancora vivere, può vivere senza la Germania,
può vivere anche troppo facilmente senza i russi, può vivere senza la
scienza, può vivere senza pane, ma soltanto
senza la bellezza non potrebbe vivere, perchè non ci sarebbe più nulla
da fare al mondo? tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui! "
"Dostoevskij, da "I demoni"
|
Postato da: giacabi a 19:53 |
link | commenti
bellezza, dostoevskij
La speranza
***
« E’ notte, al solito. Provi la gioia che adesso andrai a letto, sparirai e in un attimo sarà domani, sarà mattino e ricomincerà l’inaudita scoperta, l’apertura alle cose. È bello andare a dormire, perché ci si sveglierà. È il mezzo più rapido per fare il mattino.»
(Il mestiere di vivere – 5 Marzo 1947).
Cesare Pavese
|
Postato da: giacabi a 21:23 |
link | commenti
bellezza, pavese
Canta la gioia
***
Canta la gioia! Io voglio cingerti
di tutti i fiori perchè tu celebri la gioia la gioia la gioia, questa magnifica donatrice!
Canta l'immensa gioia di vivere,
d'essere forte, d'essere giovine, di mordere i frutti terrestri con saldi e bianchi denti voraci,
di por le mani audaci e cupide
su ogni dolce cosa tangibile, di tendere l'arco su ogni preda novella che il desìo miri,
e di ascoltar tutte le musiche,
e di guardar con occhi fiammei il volto divino del mondo come l'amante guarda l'amata,
e di adorare ogni fuggevole
forma,ogni segno vago, ogni immagine vanente, ogni grazia caduca, ogni apparenza ne l'ora breve.
Canta la gioia! Lungi da l'anima
nostra il dolore, veste cinerea. E' un misero schiavo colui che del dolore fa sua veste.
A te la gioia, Ospite! Io voglio
vestirti da la più rossa porpora s'io debba pur tingere il tuo bisso nel sangue de le mie vene.
Di tutti i fiori io voglio cingerti
trasfigurata perchè tu celebri la gioia la gioia la gioia, questa invincibile creatrice! GABRIELE D’ANNUNZIO
a P.
|
Postato da: giacabi a 15:11 |
link | commenti
bellezza, dannunzio
Colui che fa sbocciare il fiore
***
Non è in tuo potere far schiudere il bocciolo.
Scuotilo pure, forzalo; tu non riuscirai ad aprirlo;
tu ne laceri i petali,
ma nessun profumo, nessun colore appare.
Oh, non è dato a te di poter far sbocciare il fiore!
Colui che trapunta di stelle i tuoi prati invece
opera tanto semplicemente.
Egli vi pone uno sguardo,
e la linfa della vita pervade le sue vene.
Al suo soffio il fiore spiega le sue ali,
e si culla nell'alito della brezza.
Tagore
|
Postato da: giacabi a 16:15 |
link | commenti
tagore, bellezza
INFELICITA' E BELLEZZA
***
Spesso si sarebbe tentati di piangere lacrime di sangue al pensiero che l'infelicità distrugge degli infelici incapaci di farne uso.
Ma, a voler considerare le cose freddamente, si tratta in quel caso
semplicemente di uno sciupìo non meno penoso di quello a cui è
sottoposta la bellezza del mondo.
Quante
volte la luce delle stelle, il rumore delle onde del mare, il silenzio
dell'ora che precede l'alba, vengono inutilmente a proporsi
all'attenzione degli uomini?
Non
prestare attenzione alle bellezze del mondo è forse un peccato
d'ingratitudine così grande da meritare il castigo dell'infelicità.
In
tutto quel che suscita in noi il sentimento puro ed autentico del
bello, c'è realmente la presenza di Dio. C'è quasi una specie di
incarnazione di Dio nel mondo, di cui la bellezza è il segno.
Il bello è la prova sperimentale che l'incarnazione è possibile. Per
questo ogni arte di prim'ordine è, per sua essenza, religiosa. (Ecco
quello che oggi non si sa più). Una melodia gregoriana testimonia quanto
la morte di un martire.
Simone Weil
|
Postato da: giacabi a 16:03 |
link | commenti
bellezza, weil
Gesù tra la bellezza e il dolore
***
Joseph Ratzinger (La Repubblica, 10 marzo 2004)
Ogni anno, nella liturgia delle ore del tempo di Quaresima, torna a colpirmi un paradosso che s'incontra nei vespri del lunedì della seconda settimana del Salterio. Qui, una accanto all'altra, rincorrono due antifone – una per il tempo di Quaresima, l'altra per la settimana Santa – che introducono il salmo 44, offrendone però una chiave interpretativa del tutto contrapposta. E' il salmo che descrive le nozze del re, la sua bellezza, le sue virtù, la sua missione, e poi si trasforma in un'esaltazione della sposa. "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia". La Chiesa, ovviamente, legge questo salmo come espressione poetica/profetica del rapporto sponsale di Cristo con la sua Chiesa. Riconoscere Cristo come il più bello tra gli uomini; la grazia diffusa sulle sue labbra significa l'intima bellezza della sua parola, significa la gloria del suo annuncio. Non è dunque la bellezza esteriore del Redentore a essere glorificata: ciò che si manifesta in lui è invece la bellezza della Verità, la bellezza stessa di Dio che ci attira e nel contempo ci procura la ferita dell'Amore, l'eros (la "sacra Passione") che ci fa correre, assieme alla Chiesa e nella Chiesa/Sposa, incontro all'Amore che ci chiama. Ma il lunedì della Settimana santa la Chiesa cambia l'antifona, invitandoci a leggere il medesimo salmo alla luce di Isaia 53,2: "Non ha bellezza né apparenza; l'abbiamo veduto: un volto sfigurato dal dolore". Come si conciliano le due visioni? Il "più bello" tra i figli degli uomini è tanto misero d'aspetto che nemmeno lo si vuole vedere. Pilato lo mostra alla folla: Ecce homo! Cerca di suscitare un po' di pietà verso quell'essere maltrattato e percosso orami privo di ogni esteriore bellezza. Riferendosi al contenuto dei due testi citati, Agostino parla di "due trombe" che suonano in contrasto tra loro, eppure i loro suoni provengono da un medesimo soffio, dal medesimo Spirito. Nel paradosso egli vede contrapposizione, ma non contraddizione. Unico è infatti lo Spirito che suscita la Scrittura, traendone però differenti note e ponendoci proprio in questo modo di fronte alla perfezione della Bellezza e della Verità in sé. Chi crede in Dio, nel Dio che proprio nelle sembianze alterate del Crocifisso si manifestato come amore "sino alla fine" (Gv 13,1), sa che la bellezza è verità e che la verità è bellezza, ma nel Cristo sofferente apprende anche che la bellezza della verità include offesa, dolore e persino l'oscuro mistero della morte. Bellezza e verità possono rinvenirsi soltanto nell'accettazione del dolore, e non nel suo rifiuto. Di recente, da molte parti è stato detto che dopo Auschwitz non sarebbe più possibile fare poesia né tanto meno parlare di un Dio di bontà. Dove si era nascosto Dio quando funzionavano i forni crematori? Una simile contestazione – per la quale del resto di davano motivi sufficienti, assai prima di Auschwitz, in tutte le atrocità della storia – significa, in ogni caso, che un concetto assolutamente armonioso del bello non è sufficiente, non essendo in grado di reggere il confronto con la gravità della messa in discussione di Dio, della Verità, della Bellezza. Né può bastare il socratico dio Apollo, considerato da Platone il garante dell'imperturbabile bellezza "veramente divina". Non resta dunque che tornare alle "due trombe" della Bibbia da cui avevamo preso le mosse, cioè al paradosso di Cristo, del quale si può dire "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo …", ma anche "Non ha bellezza né apparenza…un volto sfigurato dal dolore". Nella passione di Cristo, l'estetica greca – ammirevole per il suo presunto contatto con il divino, che tuttavia rimane indicibile – non viene recuperata, ma è del tutto superata. L'esperienza del bello riceve una nuova profondità, un nuovo realismo. Colui che è la "Bellezza in sé" si è lasciato percuotere sul volto, coprire di sputi, incoronare di spine: la sacra Sindone di Torino ci racconta tutto in maniera toccante. Ma proprio in quel volto sfigurato appare l'autentica, estrema Bellezza dell'Amore che ama "sino alla fine", mostrandosi così più forte di ogni menzogna e violenza. Soltanto chi sa cogliere questa bellezza comprende che proprio la verità, e non la menzogna, è l'estrema "affermazione" del mondo. E' semplicemente un trucco astuto della menzogna quello di presentarsi come "unica verità", quasi che al di fuori e al di là di essa non ne esista alcun'altra. Soltanto l'icona del Crocifisso è capace di liberarci da quest'inganno, oggi così prepotente. Ma ad un condizione: che assieme a Lui ci lasciamo ferire, fidandoci di quell'Amore che non esita a svestirsi della bellezza esteriore, per annunciare proprio in questo modo la Verità della Bellezza. La menzogna conosce anche un altro stratagemma: la bellezza ingannevole e falsa, quella bellezza che abbaglia e imprigiona gli uomini in se stessi, impedendo loro di aprirsi all'estasi che indirizza verso l'alto. Una bellezza che non risveglia nostalgia dell'indicibile, la disponibilità all'offerta, all'abbandono di sé; che alimenta invece la brama e la volontà di dominio, di possesso, di piacere. E' di questo genere di bellezza che parla la Genesi: Eva vide che il frutto dell'albero era "buono da mangiare e seducente per gli occhi…" (Gn 3,6). La bellezza, così come la donna la sperimenta, risveglia in lei il desiderio del possesso, la fa ripiegare su sé stessa. Con notevole frequenza amo citare Dostoevskij: " La bellezza ti salverà". Ma il più delle volte si dimentica che il grande autore russo pensa alla bellezza redentivi di Cristo. Occorre imparare a "vedere" Cristo. Non basta conoscerlo semplicemente a parole; bisogna lasciarsi colpire dal dardo della sua bellezza paradossale: così avviene la vera conoscenza, attraverso l'incontro personale con la Bellezza della verità che salva. |
Postato da: giacabi a 08:30 |
link | commenti
bellezza, gesù, benedettoxvi
Ogni mattina
***
Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata da Lui stesso preparata per noi. Non vi è nulla di troppo e nulla di “non abbastanza”, nulla di indifferente e nulla di inutile. È un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuta. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda, segnata da una cifra, da un mese. La trattiamo alla leggera come un foglio di carta.
Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e
nascere dal fondo dei secoli, comprenderemmo il valore di un solo giorno umano.
Madeleine Delbrel "Che gioia credere"
|
Postato da: giacabi a 08:18 |
link | commenti
dio, bellezza, delbrel
Il Destino
***
E' così che mi considero, come una persona che deve portare a compimento qualcosa con amore, e questo lo deve fare con energia. Io non ho intenzione di risparmiarmi, nè di evitare emozioni e difficoltà, non mi importa granchè se vivrò per un periodo più lungo o più breve. V. Van Gogh |
Postato da: giacabi a 08:24 |
link | commenti
bellezza, van gogh
Bellezza
***
L'umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo.
F. Dostoevskij, I Demoni. |
Postato da: giacabi a 08:20 |
link | commenti
bellezza, dostoevskij
SOPRA IL RITRATTO DI UNA BELLA DONNA
SCOLPITO NEL MONUMENTO SEPOLCRALE
DELLA MEDESIMA
***
Tal fosti: or qui sotterra Polve e scheletro sei. Su l'ossa e il fango
Immobilmente collocato invano,
Muto, mirando dell'etadi il volo,
Sta, di memoria solo
E di dolor custode, il simulacro
Della scorsa beltà. Quel dolce sguardo,
Che tremar fe', se, come or sembra, immoto
In altrui s'affisò; quel labbro, ond'alto
Par, come d'urna piena,
Traboccare il piacer; quel collo, cinto
Già di desio; quell'amorosa mano,
Che spesso, ove fu porta,
Sentì gelida far la man che strinse;
E il seno, onde la gente
Visibilmente di pallor si tinse,
Furo alcun tempo: or fango
Ed ossa sei: la vista
Vituperosa e trista un sasso asconde.
Così riduce il fato
Qual sembianza fra noi parve più viva
Immagine del ciel. Misterio eterno
Dell'esser nostro. Oggi d'eccelsi, immensi Pensieri e sensi inenarrabil fonte,
Beltà grandeggia, e pare,
Quale splendor vibrato
Da natura immortal su queste arene,
Di sovrumani fati,
Di fortunati regni e d'aurei mondi
Segno e sicura spene
Dare al mortale stato:
Diman, per lieve forza,
Sozzo a vedere, abominoso, abbietto
Divien quel che fu dianzi
Quasi angelico aspetto,
E dalle menti insieme
Quel che da lui moveva
Ammirabil concetto, si dilegua.
Desiderii infiniti
E visioni altere
Crea nel vago pensiere,
Per natural virtù, dotto concento;
Onde per mar delizioso, arcano
Erra lo spirto umano,
Quasi come a diporto
Ardito notator per l'Oceano:
Ma se un discorde accento
Fere l'orecchio, in nulla
Torna quel paradiso in un momento.
Natura umana, or come,
Se frale in tutto e vile,
Se polve ed ombra sei, tant'alto senti?
Se in parte anco gentile,
Come i più degni tuoi moti e pensieri
Son così di leggeri
Da sì basse cagioni e desti e spenti?
G.Leopardi
|
Postato da: giacabi a 14:16 |
link | commenti
bellezza, leopardi
Postato da: giacabi a 15:50 |
link | commenti
bellezza, verità , scruton
La Bellezza
***
Si serve l'uomo nella sua totalità
o non lo si serve per nulla. E se l'uomo ha bisogno di pane e di
giustizia e si deve fare quanto occorre per soddisfare questo bisogno, egli ha anche bisogno della bellezza pura, che è il pane del suo cuore. Il resto non è serio."Albert Camus - Taccuini, Bompiani, |
Postato da: giacabi a 21:09 |
link | commenti
bellezza, camus
La Bellezza
***
"Mostrami una amante che sia pur bellissima; che altro è la sua bellezza, se non un consiglio ove io legga il nome di colei che di quella bellissima è più bella”.
Shakespeare Romeo e Giulietta
|
Postato da: giacabi a 13:55 |
link | commenti
shakespeare, bellezza
I sensi
***
“I sensi che Dio ha creato non sono dei vili accoliti, ma sono nostri servitori che percorrono l’intero mondo, fino a quando non trovano la Bellezza”.
Paul Claudel
|
Postato da: giacabi a 21:24 |
link | commenti
bellezza, claudel
L’amore
***
È proprio, dico, della impressione che fa la bellezza su quelli d’altro sesso che la
veggono o l’ascoltano o l’avvicinano, lo spaventare; e questo si è
quasi il principale e il piú sensibile effetto ch’ella produce a prima
giunta, o quello che piú si distingue e si nota e risalta. E lo spavento viene da questo, che allo spettatore o spettatrice, in
quel momento, pare impossibile di star mai piú senza quel tale oggetto,
e nel tempo stesso gli pare impossibile di possederlo com’ei vorrebbe;
perché neppure il possedimento carnale, che in quel punto non gli si
offre affatto al pensiero, anzi questo n’è propriamente alieno; ma
neppur questo possedimento gli parrebbe poter soddisfare e riempiere il
desiderio ch’egli concepisce di quel tale oggetto; col quale ei vorrebbe
diventare una cosa stessa […]: ora ei non vede che questo possa mai essere. La
forza del desiderio ch’ei concepisce in quel punto, l’atterrisce per
ciò ch’ei si rappresenta subito tutte in un tratto, benché confusamente,
al pensiero le pene che per questo desiderio dovrà soffrire; perocché
il desiderio è pena, e il vivissimo e sommo desiderio, vivissima e
somma, e il desiderio perpetuo e non mai soddisfatto è pena perpetua.Ora
a lui pare e che quel desiderio non sarà mai soddisfatto (o non ne vede
il come, e gli par cosa troppo ardua e difficile e improbabile), e
ch’esso non sarà mai per estinguersi da se medesimo, come quando
proviamo un dolor vivissimo, ci pare a prima giunta ch’ei sarà perpetuo,
e che ne sia impossibile la consolazione, e che niuna cosa mai lo
consolerà. Tutto questo accade principalmente (ed oggimai unicamente) ai
giovani prima d’entrar nel mondo, o sul loro primo ingresso (talvolta, e
non di rado, ancora ai fanciulli). I quali e son piú suscettibili di
vivezza d’impressione e di vivezza di desiderio ec., e sono inesperti
del quanto presto e facilmente l’amore o si dilegui o si soddisfaccia, e
del come; e che al mondo non v’ha cosa veramente amabile; e di quanto
sia facile ottenere ogni cosa ch’ei brama da quegli oggetti ch’ei stima
inaccessibili ec. ec.”
Giacomo Leopardi, da Zibaldone 3444
Nessun commento:
Posta un commento