Fa splendere il Tuo volto
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Guardando Lui si riceve sempre più la somiglianza di Colui nel quale uno fissa lo sguardo, fissando lo sguardo su Lui diventiamo come Lui”
M. Luzi
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Postato da: giacabi a 16:07 |
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bellezza, gesù
L’Avvenimento
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Una sola cosa bella deve entusiasmare l'uomo per tutta la vita, è vero; ma lo splendore di questo incontro deve illuminare tutto il resto..
. Franz Schubert
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Postato da: giacabi a 21:10 |
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chiesa, bellezza, gesù
La bellezza
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La
bellezza strappa fuori il nostro cuore dall'accomodamento al
quotidiano, dal decadere nel niente, dal non essere presente a noi
stessi».
Ratzinger meeting 2002
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Postato da: giacabi a 14:40 |
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bellezza, benedettoxvi
La natura segno di Dio
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“Lo scienziato non studia la natura perché è utile farlo; la studia perché ne trae diletto, e ne trae diletto perché la natura è bella. Se non fosse bella, non varrebbe la pena di conoscerla, e se non valesse la pena di conoscere la natura, la vita non sarebbe degna di essere vissuta.”
H. Poincarè
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Postato da: giacabi a 12:36 |
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bellezza
La bellezza
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La bellezza è l'unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia, le credenze si succedono l'una all'altra, ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed un possesso per tutta l'eternità
OSCAR WILDE
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Postato da: giacabi a 12:26 |
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bellezza
Cristo Luce del mondo
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"A voi, negatori di Dio e del Cristo, non è mai venuto in mente che tutto sarebbe fango e peccato nel mondo, senza Cristo? "
Dostoievski
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Postato da: giacabi a 06:43 |
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bellezza, dostoevskij, gesù
Ci vogliono occhi per accorgersi della bellezza
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«L’occhio guarda… è l’unico che può accorgersi della bellezza…
la bellezza si vede perché è viva, e quindi reale. Diciamo, meglio, che
può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Il problema è avere
gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono. Occhi
chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si
aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la
bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio».
Pasolini
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Postato da: giacabi a 21:05 |
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pasolini, bellezza
LA PACE
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“Gli uomini trovano la pace non grazie al progresso della ragione e della necessità, ma grazie al riconoscimento morale di una bellezza superiore, che possa fungere da ideale per tutti […]:
ecco, dunque, che cos’è la verità, in nome della quale tutti si
abbraccerebbero e si metterebbero in azione per raggiungerla (la
bellezza)”
Dostoevskij
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Postato da: giacabi a 17:46 |
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pace, bellezza, dostoevskij
Gaudí
oggi parla giapponese
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«In
tutta la sua vita non ha mai scritto un libro, ha trasmesso tutto ai
discepoli e i discepoli poi lo hanno imitato. Diceva che gli uomini non
creano niente. L’uomo può solamente scoprire, dentro la natura, ciò che
può fare. L’ultima frase di Gaudí fu: "Un piccolo contributo dato alle parole di Dio".
L’uomo può dare il suo contributo, ma non può creare»«C’era un unico
spazio, nella Sagrada Familia, ultimato da Gaudì prima della morte, ed è
stato distrutto nella guerra civile spagnola. Vi erano nascosti tutti i
disegni, perciò ora non abbiamo più nessun originale. Mi hanno chiesto
di restaurare questa parte e l’ho fatto. Ho realizzato una scultura di
52 centimetri, che raffigura una persona con una bomba»
Di Etsuro Sotoo
Sono circa trent'anni che lavoro alla Sagrada Familia.
Ho studiato in una scuola pubblica di Kyoto, nel mio Giappone. Dopo
l'università ho insegnato per un anno, ma desideravo venire in Europa
perché sapevo che qui c'erano le vere pietre; volevo conoscere l'anima
delle pietre. Così mi sono imbattuto nella Sagrada Familia. Trent'anni
fa non si capiva se la stessero costruendo o distruggendo. Trent'anni fa
c'erano solo dieci operai, ora siamo in duecento e arrivano due milioni
e mezzo di visitatori ogni anno.
Quando ho cominciato a lavorare alla cattedrale volevo conoscere il progetto di Gaudí. Per prima cosa ho realizzato le gemme di piante, per rendere l'idea che questo edificio, di 175 metri d'altezza, sarebbe ancora cresciuto. Tuttavia non sapevo dove mettere le foglie. Secondo i miei calcoli la parte finale di una colonna aveva lo spessore di un centimetro. Una pietra spessa un centimetro è molto debole, non dura più di cento o duecento anni. Mi domandavo allora perché Gaudí avesse pensato a una struttura così debole. Per realizzare le foglie bisognava fare i calcoli, ma dove andavano collocate? Ci ho riflettuto a lungo, anche perché non c'erano indicazioni lasciate dal grande architetto. Un giorno pensai che mettendo una scultura in un punto debole l'avrei rafforzato. Quindi ho collocato le foglie nei punti più sottili della pietra. Così facendo, mi è sembrato di incontrare Gaudí per la prima volta. Ho pensato che intendesse realizzare strutture deboli pensando di rafforzarle con una scultura. In seguito ho messo vicino al rosone duecento pietre scolpite a forma di frutto. Non riuscivo, però, a capirne il significato. Non c'era materiale scritto! Mi chiesi perché dovessero esserci frutti e foglie sopra le grandi vetrate. Al di là dei rosoni e delle vetrate, nella chiesa, si pronunciano parole come "Dio" e "Bibbia". Cosa c'entrano i frutti? Nessuno me lo sapeva spiegare. Il mio essere giapponese mi è stato d'aiuto, perché nella nostra lingua "parola" si scrive con due ideogrammi che significano rispettivamente "foglia" e "che dice, che parla". Se scrivo "sto parlando" è come se scrivessi "sto dicendo foglie". Ecco svelato il significato: le migliaia di foglie sono le parole di Dio e le nostre anime sono i frutti che maturano nel tempo. Il nostro corpo può disgregarsi, ma l'anima è destinata al Paradiso. Questo è simboleggiato dai frutti, realizzati in vetro di Murano e pesanti quindici tonnellate ciascuno. I frutti della primavera sono sulla parte orientale, dove sorge il sole, mentre sulla parte occidentale sono collocati i frutti autunnali. Gaudí voleva dire che l'uomo ascolta molte parole e legge molti libri, quindi coltiva i frutti, riesce a far maturare i frutti. Nessuno aveva capito che le foglie rappresentavano le parole. All'inizio del Vangelo secondo Giovanni si legge: «In principio era il Verbo», il verbo, la parola, ha energia, quella forza che permette all'uomo di realizzare la propria vita. Perché Gaudí cercava di trasmettere messaggi con elementi naturali come frutti o foglie? In tutta la sua vita non ha mai scritto un libro, ha trasmesso tutto ai discepoli e i discepoli poi lo hanno imitato. Diceva che gli uomini non creano niente. L'uomo può solamente scoprire, dentro la natura, ciò che può fare. L'ultima frase di Gaudí fu: «Un piccolo contributo dato alle parole di Dio». L'uomo può dare il suo contributo, ma non può creare. Molti mi chiedono: «Dove sono le tue sculture?». Ne ho realizzate tante, in Giappone e in Spagna, al di fuori della Sagrada Familia, ma sono tutte opere che provengono da ciò che ho imparato da Gaudí. Io non ho niente di originale e, se anche Gaudí ha imparato dalla natura, cosa c'è di originale in Gaudí? Eppure tutti visitiamo la Sagrada Familia, tutti andiamo a vedere i monumenti di Gaudí, colui che considerava il suo lavoro come un piccolo contributo alla creazione divina. Noi pensiamo che l'uomo possa creare qualunque cosa, ma non è vero. Abbiamo smesso di imparare dalla natura e questo ci conduce alla rovina. Gaudí era un architetto. Per lungo tempo l'architettura si è contrapposta alla legge di gravità, grazie alla quale possiamo stare seduti. Se non ci fosse, galleggeremmo nell'aria. Quindi la gravità è una grande forza, eppure si pensava che l'architettura ne fosse disturbata. Gaudí diceva, invece, che il vero problema è la mancanza d'intelligenza nell'architetto. Ci sono edifici che stanno in piedi grazie alla gravità e altri che la gravità tenta di distruggere. Le Twin Towers di New York erano alte trecento metri e, subito dopo la loro distruzione, c'era già il progetto per un albergo alto trecento metri. Invece Gaudí con la Sagrada Familia si è fermato a un'altezza di 175 metri, perché di fianco c'è una collina di 180 metri. Gaudí non voleva costruire un edificio più alto di ciò che Dio aveva costruito. Questa è saggezza. La scienza progredisce in modo ordinato, ma non dobbiamo dimenticarci del cuore, ossia dell'umiltà. Sarà l'umiltà a proteggere l'uomo e la razza umana. Diceva Gaudí: «Se volete fare un buon lavoro dovete avere prima di tutto l'amore, e poi la tecnologia, l'abilità». Non c'è prima la techne, l'abilità, la competenza e poi i soldi; prima di tutto, all'inizio, ci deve essere l'amore, che è assoluto. Poi vengono la tecnologia e i soldi. Se volete fare un buon lavoro dovete avere amore. Se si osserva la pianta della Sagrada Familia si nota che la distanza tra le colonne è di 7,5 metri. Si pensava, in Catalogna come in Giappone e in Italia, che un passo umano misurasse 75 centimetri. Dieci passi sono 7,5 metri: questo costituisce un modulo. Il doppio sono 15 metri, come l'altezza minima delle colonne. Le colonne più alte misurano 22,5 metri, cioè tre volte il modulo di 7,5 metri, e il tetto è sette volte il modulo: 52 metri. Quindi la Sagrada Familia è costruita in base a moduli di 7,5 metri ciascuno. Ci sono 90 metri dall'ingresso fino in fondo, cioè dodici volte 7,5 metri. Gaudí ha usato questo sistema come linguaggio architettonico, ma non ha mai dimenticato il cuore. C'era un unico spazio, nella Sagrada Familia, ultimato da Gaudí prima della morte, ed è stato distrutto nella guerra civile spagnola. Vi erano nascosti tutti i disegni, perciò ora non abbiamo più nessun originale. Mi hanno chiesto di restaurare questa parte e l'ho fatto. Ho realizzato una scultura di 52 centimetri, che raffigura una persona con una bomba. A causa di quella bomba morirono venti persone. Gaudí sosteneva che l'uomo non è perfetto, ma con l'umiltà e l'amore si può salvare dalla distruzione. Aveva detto: «Vorrei che, quando farai esplodere la bomba, tu vedessi Dio». Questo è il messaggio scritto sulla scultura. Dall'altra parte c'è una ragazzina che vuole soldi per aiutare il malato che le è a fianco: è l'amore di una ragazza che si prostituisce per salvare qualcun altro. Il messaggio di Gaudí è il seguente: quando una persona è sicura di avere completamente ragione, è in quel momento che il diavolo si insinua in lei. È questo il terrorismo: la completa sicurezza di se stessi. |
Postato da: giacabi a 18:00 |
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bellezza, gaudi
CHE BELLA COPPIA FORMANO DUE CREDENTI
Che bella coppia formano due credenti
che condividono la stessa speranza,
lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere,
lo stesso atteggiamento di servizio!
Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore,
senza la minima divisione nella carne e nello spirito,
insieme pregano, insieme s'inginocchiano
e insieme fanno digiuno,
s'istruiscono l'un l'altro,
si sostengono a vicenda.
Stanno insieme nella Santa Assemblea,
insieme alla mensa del Signore,
insieme nella prova,
nella persecuzione, nella gioia.
Non c'è pericolo che nascondano qualcosa,
che si evitino l'un l'altro,
che l'uno all'altro siano di peso.
Volentieri essi fanno visita ai malati
ed assistono i bisognosi.
Fanno elemosina senza mala voglia,
partecipano al Sacrificio senza fretta,
assolvono ogni giorno ai loro impegni, senza sosta.
Ignorano i segni di croce furtivi,
rendono grazie senza alcuna reticenza,
si benedicono senza vergogna nella voce.
Salmi ed inni essi recitano a voci alternate
e fanno a gara a chi meglio canta le lodi al suo Dio.
Vedendo e sentendo questo, Cristo gioisce
e ai due sposi manda la Sua pace.
Là dove sono i due, ivi è anche Cristo.
(Tertulliano alla moglie, II,(8-9)
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"Per sempre ..."
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"Vieni a sederti accanto a me sulla panchina davanti a casa,moglie cara.È tuo diritto: saranno presto quasi quarant'anni che siamo insieme.Questa sera è bel tempo ed è anche la sera della nostra vita:tu hai ben meritato questo breve momento di riposo.I nostri figli si sono ormai sistemati e se ne sono andati per il mondo;e noi siamo di nuovo soli, come all'inizio.Ricordi? Non avevamo nulla per cominciare,bisognava fare tutto.Ci siamo messi al lavoro ed è stata dura;c'è voluto coraggio e perseveranza.C'è voluto amore e l'amore non è quel che si crede quando si comincia.Non sono soltanto quei baci che si scambiano,quelle parole che si sussurrano all'orecchio:non è neppure il tenersi stretti l'uno contro l'altra.La vita è lunga, il giorno delle nozze non è che un giorno;soltanto dopo, ricordi, è iniziata la vita.Bisogna fare e viene disfatto;bisogna rifare e viene disfatto ancora.Vengono i figli: occorre nutrirli, vestirli, allevarli:è una vicenda senza fine.Talvolta si ammalavano,tu rimanevi in piedi tutta la notte,io lavoravo dal mattino alla sera.Giungono dei momenti in cui si dispera;gli anni si succedono agli anni e non si va avanti.Spesso sembra di tornare indietro.Ricordi tutte queste cose?Tutte queste preoccupazioni, tutti questi affanni:soltanto tu sei sempre stata qui.Siamo rimasti fedeli l'uno all'altra.Ho potuto appoggiarmi a te e tu ti appoggiavi a me.Abbiamo avuto la sorte d'essere insieme,ci siamo messi tutte e due all'opera,abbiamo resistito e tenuto duro.Il vero amore non è quello che si crede.Il vero amore non dura un giorno, ma sempre.Vuol dire aiutarsi, comprendersi.E, a poco a poco, si vede che tutto si accomoda.I figli sono cresciuti, hanno preso una buona piega;ne avevano avuto l'esempio.Abbiamo consolidato le fondamenta della casa:se tutte le case del paese saranno solide,anche il paese sarà solido.Perciò vieni accanto a me e guarda,poiché quando il cielo è rosa come questa sera,quando una polvere rosa s'alza da ogni parte e penetra fra gli alberi,è giunto il tempo di raccogliere e riporre il grano.Stringiti contro di me: non parleremo,non abbiamo più bisogno di dirci nulla.Abbiamo solo bisogno di stare insieme ancora una voltae di attendere la notte nella soddisfazione del dovere compiuto".
Charles-Ferdinand Ramuz (1878-1947)
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Postato da: giacabi a 21:06 |
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chiesa, famiglia, bellezza, cristianesimo
Gli innamorati
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Gli innamorati si percepiscono belli, luminosi, perché si guardano con lo sguardo a cui li ha rapiti l’amore.
Più tardi si accorgono che non sono così, appaiono le mancanze, i difetti, i peccati.
È
allora che matura la vocazione per la fedeltà, per aiutarsi l’un
l’altro a diventare come ci si è visti nello sguardo dell’amore.
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Postato da: giacabi a 13:55 |
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bellezza
La Bellezza del cristianesimo
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Da: www.clonline.org
Sabato 24 marzo 2007. Roma, Piazza San Pietro
Saluto al Santo Padre Benedetto XVI di don Julián Carrón presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione
“…… Noi siamo affascinati dalla bellezza di Cristo, resa persuasiva dall’intensità contagiosa di don Giussani, fino al punto che ciascuno di noi può ripetere con Jacopone da Todi: «Cristo me trae tutto, tanto è bello». Questa bellezza del cristianesimo noi l’abbiamo scoperta senza tralasciare niente di quello che è autenticamente umano. Anzi, per noi vivere la fede in Cristo coincide con l’esaltazione dell’umano. Tutto il tentativo educativo di don Giussani è stato mostrare la corrispondenza di Cristo con tutte le autentiche esigenze umane. Egli era convinto che solo una proposta rivolta alla ragione e alla libertà, e verificata nell’esperienza, fosse in grado di interessare l’uomo, perché l’unica in grado di fare percepire la sua verità, cioè la sua convenienza umana. Così ci
ha mostrato come è possibile vivere la fede da uomini, nel pieno uso
della ragione, della libertà e dell’affezione. Noi vogliamo seguire le
sue orme.
Don Carron
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Postato da: giacabi a 07:43 |
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bellezza, cristianesimo, giussani, carron, senso religioso
L’esperienza religiosa del cielo stellato
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Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come se fosse ieri.
Ero
giovanissimo, avevo l’illusione che l’intelligenza umana potesse
arrivare a tutto. E perciò m’ero ingolfato negli studi oltre misura. Non
bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a
meditare sulle questioni più astruse.
Una
fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città,
piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una
remota campagna umbra.
Mi
ero ridotto a una vita quasi vegetativa: ma non animalesca.
Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle
floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e
verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano
lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l’orizzonte, le
tranquille opere umane per i campi e nei casolari.
Una
sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto
sull’erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni
contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non
volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro
contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune,
sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà
serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di
stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto. Ruppe
il silenzio, ma non l’incanto, la voce grave di un grosso contadino,
rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti
alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com’è bello! E pure c’è chi dice che Dio non esiste».
Lo
ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell’ora:
dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l’animo mio che
ricordo la semplice scena come fosse ieri.
Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil’anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore».
Quel
contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c’era nell’animo suo,
custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui
scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella
dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi.
Enrico Fermi
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Postato da: giacabi a 20:06 |
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bellezza, fermi, senso religioso
LA BELLLEZZA
E’ SIMBOLO DELLA VERITA’
***
“Ogni
artista nel corso della sua permanenza sulla terra trova e lascia dopo
di se una particella di verità sulla civilizzazione, sull'umanità.
Il concetto stesso di ricerca e oltraggioso per un artista. Assomiglia
alla raccolta di funghi in un bosco. Forse ne troveremo o forse no.
Picasso diceva addirittura: "io non cerco, trovo". A mio parere,
l'artista non procede affatto come un ricercatore, egli non agisce
empiricamente in nessuna maniera ("proverò a fare questo, tenterò
quest'altro"). L'artista da
una testimonianza sulla verità, sulla sua verità del mondo. L'artista
deve essere certo che egli e la sua creazione rispondono alla verità.
Io rifiuto il concetto di esperimento, di ricerca nella sfera
dell'arte. Qualsiasi ricerca in questo ambito, tutto ciò che chiamano
pomposamente "avanguardia" e semplicemente menzogna. Nessuno sa che
cos'è la bellezza. L'idea che la gente si fa della bellezza, il concetto
stesso di bellezza, mutano nel corso della storia assieme alle pretese
filosofiche e al semplice sviluppo dell'uomo nel corso della sua vita
personale. E questo mi spinge a pensare che, effettivamente, la bellezza e il simbolo di qualcos'altro. Ma di cosa esattamente? La bellezza e simbolo della verità. Non dico nel senso della contraddizione "verità/menzogna", ma nel senso di cammino di verità, che l'uomo sceglie.
La bellezza (si intende quella relativa!) ha nelle diverse epoche
testimoniato del livello di consapevolezza, che gli uomini di una
determinata epoca hanno della verità. Ci fu un tempo in cui questa
verità aveva l'aspetto della Venere di Milo. Ne consegue che l'intera
collezione di ritratti femminili, diciamo, di un Picasso non ha, a rigor
di termini, la minima relazione con la verità. Ma qui non parliamo
della capacita di attrazione ne di qualcosa di carino
parliamo
della bellezza armonica, della bellezza nascosta, della bellezza in
quanto tale. Picasso, invece di celebrare la bellezza, si e comportato
come il suo distruttore, il suo detrattore, il suo sterminatore. La verità, manifestata dalla bellezza, è enigmatica; essa non può essere ne decifrata ne spiegata con le parole, ma quando
un essere umano, una persona si trova accanto a questa bellezza, si
imbatte in questa bellezza, sta di fronte a questa bellezza, essa fa
sentire la sua presenza, almeno con quei brividi che corrono lungo la
schiena. La bellezza è come un miracolo, del quale l'uomo diventa
involontariamente testimone. Tutto qua. Mi sembra che l'essere umano sia
stato creato per vivere. Vivere nel cammino verso la verità.
Ecco perché l'uomo crea. In una certa misura l'uomo crea nel cammino
verso la verità. Questo e il suo modo di esistere, e l'interrogativo
sulla creazione ("Per chi gli uomini creano? Perché essi creano?") e
senza risposta. Effettivamente ogni artista non soltanto ha una sua
concezione sulla creazione ma ha anche un suo modo personale di
interrogarsi su cio'. Questo si collega a quanto io adesso dico sulla
verità, alla quale noi tendiamo, alla quale contribuiamo con le nostre
piccole forze. Un ruolo fondamentale gioca qui l'istinto, l'istinto del
creatore. L'artista crea istintivamente, egli non sa perché proprio in
quel momento fa una cosa oppure un'altra, scrive proprio di questo,
dipinge proprio questo. Soltanto dopo egli comincia ad analizzare, a
trovare spiegazioni, a filosofeggiare e giunge alle risposte che non
hanno nulla in comune con l'istinto, col bisogno istintivo di fare,
creare, esprimere se stesso. In
un certo senso la creazione e rappresentazione dell'essenza spirituale
nell'uomo ed è la contrapposizione all'essenza fisica; la creazione è in un certo senso la dimostrazione dell'esistenza di questa essenza spirituale.
Nell'ambito delle attività umane non c'è nulla che sarebbe più inutile,
più senza scopo, non c'e nulla che sarebbe più a se stante della
creazione. Se si esclude dalle attività umane tutto quanto attiene al
raggiungimento del profitto, rimarrà soltanto l'arte. Per contemplazione
io intendo soltanto dire quello che origina l'immagine artistica o
l'idea che noi ce ne facciamo. Questo è assolutamente individuale.
L'immagine artistica, il significato dell'immagine artistica possono
scaturire soltanto dall'osservazione. Se non si basa sulla
contemplazione, l'immagine artistica si trasforma in simbolo,
cioè in qualcosa che forse puo essere spiegato dalla ragione, e, allora,
l'immagine artistica non esiste: essa infatti non riflette più
l'umanità, il mondo.
L'autentica immagine artistica deve riflettere non soltanto la ricerca
di un povero artista alle prese con i suoi problemi umani, con i suoi
desideri e bisogni. Essa deve riflettere il mondo. Ma non il mondo
dell'artista ma il cammino dell'umanità verso la verità. Della
semplice sensazione del contatto con l'anima, che qui, da qualche parte,
al di sopra di noi, dinanzi a noi vive nell'opera d'arte in misura tale
da stimarla geniale. In questo e l'impronta originale del genio.
Ci fu un tempo in cui io potevo chiamare miei ex
maestri,
le persone che hanno avuto un'influenza su di me. Adesso, nella mia
coscienza, si conservano soltanto dei "personaggi", per meta santi, per
meta folli. Questi "personaggi" sono forse un po' invasati ma non dal
diavolo; si potrebbe dire che sono "i pazzi di dio". Tra i vivi cito
Robert Bresson. Tra i morti, Lev Tolstoj, Bach, Leonardo da Vinci... In
fin dei conti, tutti costoro erano pazzi. Perché non hanno assolutamente
cercato nulla nella loro testa. Hanno creato senza il concorso della
testa... Essi mi spaventano e mi ispirano. Non e assolutamente possibile
spiegare la loro creazione. Sono state scritte migliaia di pagine su
Bach, Leonardo e Tolstoj ma, in conclusione, nessuno ha potuto spiegare
nulla. Nessuno, grazie a dio, ha potuto trovare, sfiorare la verità,
toccare l'essenza della loro creazione! Questo dimostra ancora una volta
che il miracolo è inspiegabile...
Nel senso più alto di questo concetto
la
libertà, soprattutto nel senso artistico, nel senso della creazione,
non esiste. Si, l'idea della libertà esiste, e una realtà nella vita
sociale e politica. In diverse regioni e paesi gli uomini vivono avendo
più o meno libertà; ma vi sono note testimonianze che dimostrano che
nelle più orribili circostanze ci sono stati uomini che hanno avuto una
inaudita libertà interiore, un mondo interiore, nobiltà. Mi
sembra che la libertà non consista nella qualità della scelta: la
libertà è una condizione dello spirito. Per esempio, si può essere
socialmente, politicamente, completamente "liberi" e non di meno morire
per la sensazione di precarietà, di oppressione, di mancanza di futuro. Per
cio che concerne la libertà della creazione, di questo non si puo
assolutamente discutere. Senza di essa non puo esistere una sola arte.
L'assenza della libertà deprezza automaticamente l'opera d'arte, poiché
questa assenza impedisce a chi viene per ultimo di rivelarsi nella forma
migliore. L'assenza di questa libertà porta a che l'opera d'arte,
nonostante la sua esistenza fisica, non esista di fatto. Nella creazione
dobbiamo vedere non soltanto la creazione. Purtroppo, nel XX secolo
appare predominante la tendenza secondo la quale l'artista
individualista,
invece di tendere alla creazione dell'opera d'arte, se ne serve per
evidenziare il proprio "io". L'opera d'arte diventa manifestazione
dell'io del suo creatore e si trasforma, possiamo dire, in megafono
delle sue minime pretese. Questo vi e noto meglio che a me. Ne ha
scritto molto Paul Valery. Al contrario, il
vero artista, e a maggior ragione il genio, appaiono schiavi del dono
che distribuiscono. Essi sono legati da questo dono agli uomini, al cui
nutrimento spirituale e al cui servizio sono stati scelti. Ecco in cosa
consiste per me la libertà.”
Andrej Tarkovskij.
Dall’'ultima intervista (inedita in italiano) da lui concessa a"Le Figaro" nell'ottobre 1986
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Postato da: giacabi a 19:29 |
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bellezza, verità , tarkovskij
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GESÙ CI FA GUSTARE DI PIÙ LA VITA
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«La
cucina dei polacchi, cattolici, è ottima; quella dei loro vicini
tedeschi orientali, protestanti, è pessima. Come mai, visto che clima e
materia prima sono uguali? Qui come altrove, la spiegazione è religiosa:
ovunque la gastronomia dei riformati è meno saporita e meno ricca di
quella dei cattolici. Il fatto è che il protestantesimo ha creato sì una
società economicamente assai vivace (Max Weber aveva ragione: le virtù
della borghesia industriale sono quelle dei calvinisti e dei puritani),
ma ha indebolito la joie de vivre: l'uomo è visto solitario davanti a
Dio, deve assumere tutto il peso delle sue azioni e delle sue colpe,
perfino quella dell'abbandono alla "sensualità" del cibo. Il
cattolico è più libero, meno complessato, perché sa che ad aiutarlo e a
giustificarlo c'è tutta una rete di mediazioni ecclesiali e culturali,
c'è soprattutto la confessione con il suo perdono liberante. Il
protestantesimo mette addosso una cappa terribile, dicendo: "Salvarti è
affar tuo, è un tuo rapporto personale con Dio". Così o gli uomini si
schiantano o sono costretti a fingere una virtù che non possono
praticare. E spunta quel pericolo dell’ipocrisia cui sono esposte tante parti d’Europa e dell’America del Nord.»
Leo Moulin
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Postato da: giacabi a 17:00 |
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bellezza, cristianesimo, moulin
IL CUORE DELL’UOMO
***
"Due
cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e
crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di
esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me. Queste
due cose io non ho bisogno di cercarle e semplicemente supporle come se
fossero avvolte nell’oscurità, o fossero nel trascendente fuori del mio
orizzonte; io le vedo davanti a me e le connetto immediatamente con la coscienza della mia esistenza. La prima
comincia dal posto che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed
estende la connessione in cui mi trovo a una grandezza interminabile,
con mondi e mondi, e sistemi di sistemi; e poi ancora ai tempi
illimitati del loro movimento periodico, del loro principio e della loro
durata. La seconda comincia
dal mio io indivisibile, dalla mia personalità, e mi rappresenta in un
mondo che ha la vera infinitezza, ma che solo l’intelletto può
penetrare, e con cui (ma perciò anche in pari tempo con tutti quei mondi
visibili) io mi riconosco in una connessione non, come là,
semplicemente accidentale, ma universale e necessaria. Il primo spettacolo
di una quantità innumerevole di mondi annulla affatto la mia importanza
di creatura animale che deve restituire al pianeta (un semplice punto
nell’Universo) la materia della quale si formò, dopo essere stata
provvista per breve tempo (e non si sa come) della forza vitale. Il secondo, invece, eleva infinitamente il mio valore,
come [valore] di una intelligenza, mediante la mia personalità in cui
la legge morale mi manifesta una vita indipendente dall’animalità e
anche dall’intero mondo sensibile, almeno per quanto si può riferire
dalla determinazione conforme ai fini della mia esistenza mediante
questa legge: la quale determinazione non è ristretta alle condizioni e
ai limiti di questa vita, ma si estende all’infinito”
Immanuel Kant [Critica della ragion pratica, Conclusione, Laterza, Bari, 1974]
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Postato da: giacabi a 20:19 |
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bellezza, kant, senso religioso
La Bellezza è segno di Dio
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“Mostrami
un amante che sia pur bellissima, a che servirà la sua bellezza se non
come segno ove o legga il nome di colei che di questa bellissima è più
bella?"
(Shakespeare mette in bocca a Romeo nel dramma (Romeo e Giulietta, atto I scena I)
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Postato da: giacabi a 16:09 |
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shakespeare, bellezza
L’istinto del Bello
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È questo ammirevole, questo immortale istinto del Bello che ci fa considerare la terra e i suoi spettacoli come un’intuizione, come una corrispondenza del Cielo. La sete insaziabile di tutto quanto è al di là e che la vita svela, è la prova più viva della nostra immortalità. Allo stesso tempo è con la poesia e attraverso la poesia, con e attraverso la musica che l'anima intravede gli splendori situati dietro la tomba; e
quando una squisita poesia fa salire le lacrime agli occhi, queste
lacrime non sono la prova di un eccesso di godimento, quanto invece la
testimonianza di una malinconia irritata, di un postulato dei nervi, di
una natura esiliata nell'imperfetto e che vorrebbe impadronirsi
immediatamente, su questa terra stessa, di un paradiso rivelato»
C.Baudelaire. Opere A. Mondatori Editore
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Postato da: giacabi a 16:01 |
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baudelaire, bellezza, senso religioso
Il diacono Giacomo di Edessa racconta che ad Antiochia viveva una bellissima donna, Pelagia, un'attrice famosa. Agli occhi degli ecclesiastici era una professione a rischio. Un giorno passò per la via, abbagliante, vestita in abiti molto succinti, con un corteo di giovanotti vivaci fa canti e musiche. Passarono accanto a un gruppo di vescovi che stavano tenendo una discussione all'aperto, sotto un albero. I vescovi tutti si nascondono il volto per non vederla. Eccetto
un santo monaco del deserto, Nonno, che "rivolse lo sguardo verso di
lei intensissimamente e a lungo, tanto che dopo che fu passata egli
ancora la fissava e la guardava". Poi voltò il capo verso gli altri vescovi e disse: "Non vi rallegra una così grande bellezza?". E siccome nessuno di loro rispondeva, riprese: "Io
mi sono rallegrato moltissimo e mi è piaciuta la sua bellezza, poiché
Dio la metterà al primo posto (Mt 21, 31) e la stabilirà davanti al suo
tremendo e mirabile trono (Ap 7,9) per giudicare sia noi sia il nostro
episcopato". |
Postato da: giacabi a 14:45 |
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bellezza
La realtà è segno di Dio
sta a noi aprire il cuore per ammirarla
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“Un giorno il viandante chiuse la porta dietro di sé e pianse. Poi disse :’Questo ardente desiderio del vero, del reale, del non apparente, del certo, come lo odio...”(Nietzsche).
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“La Bellezza
è lo splendore del Vero”
San Tommaso d’Aquino
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Postato da: giacabi a 19:13 |
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bellezza, nietzsche, stommaso
Tardi ti ho amato,
o Bellezza sempre antica e sempre nuova,
tardi ti ho amato!
Ed ecco tu eri dentro di me
e io ero fuori e là ti cercavo
ed io nella mia deformità mi gettavo
sulle cose ben fatte che tu avevi creato.
Tu eri con me ed io non ero con te.
Quelle bellezze esteriori mi tenevano lontano da te
e tuttavia se esse non fossero state in te
non sarebbero affatto esistite.
Tu mi hai chiamato e hai squarciato la mia sordità;
tu hai brillato su di me e hai dissipato la mia cecità.
Tu hai emanato la tua fragranza
e io ho sentito il tuo profumo e ora ti bramo.
Ho gustato e ora ho fame e sete.
Tu mi hai toccato e io bramo la tua pace.
(S. Agostino)
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Postato da: giacabi a 20:32 |
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dio, bellezza, agostino
Teologia solubile –I - Premessa |
C'è il caffè, e c'è il caffè solubile. C'è la Teologia,
e ci sono queste note che vi infliggerò saltuariamente nei prossimi
mesi in un tentativo vagamente masochistico di cercare di spiegare (in
modo spero semplice) alcune delle verità del Cristianesimo. Poichè noto
che spesso chi parla della Chiesa non ha la più pallida idea di cosa la Chiesa sia, partirò illustrando quella sequenza che la Chiesa
stessa, da sedici e passa secoli, usa per identificare se stessa: il
Simbolo Niceno-Costantinopolitano, noto con l'affettuoso soprannome di Credo.
Mi perdonino gli amanti del caffè espresso. |
Teologia vuol dire: parlare di Dio (Theo=Dio, Logia=parlare di). Corbezzoli. Roba grossa, difficile. Però...
Come uomini, noi desideriamo cose: una donna, un'auto, non essere tartassati, una giornata di sole. Ma se guardiamo bene, nessuna di queste cose ci soddisfa appieno. Vorremmo una donna che ci ama totalmente; una giustizia per il mondo; che tutto sia bello. Insomma L'Amore, LA Giustizia, LA Bellezza, LA Verità. Che non sono però di questa terra, evidentemente: sono come un Mistero a cui tendiamo ma a cui non riusciamo ad arrivare. Il nome che diamo a questo Mistero, cioè alla Bellezza, all Giustizia, alla Verità, all'Amore, è Dio. Perciò quando parliamo in un certo modo della donna, dell'auto, di tutto, parliamo di Dio. Teologia, amici. Noi facciamo continuamente teologia. La storia umana è un ininterrotto tentativo di conoscere questo Mistero dell’esistenza. Ma Dio, questo Mistero, non si può conoscere, se non per quello che Lui ci rivela. Dio si è rivelato facendosi Uomo, duemila anni fa. E il metodo con cui questo Mistero si rivela nel mondo oggi è la Chiesa. Così qui di seguito affronteremo parola per parola il fondamento che questa stessa Chiesa ha dato per identificarsi, per evidenziare quello che la distingue da tutti gli altri innumerevoli tentativi che l’Uomo ha fatto nei secoli per conoscere questo Mistero. Insomma, il Credo. |
Ma la Chiesa è una vita, e come tale per comprenderla veramente, al di là delle parole, occorre viverla, parteciparvi.
Occorre coinvolgersi con essa, così come per conoscere una persona
bisogna viverci assieme. Solo così si riuscirà a dare un volto alle
parole, si farà sì che non rimangano puro suono che non incide e
svanisce. Capirle. Ed amarle. (segue...)
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Postato da: giacabi a 20:22 |
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chiesa, bellezza, senso religioso
La SS che vide la BELLEZZA
C'era una SS che, per i suoi delitti orrendi, un giorno, sul far dell'alba, veniva portato al patibolo. Gli restavano ancora una cinquantina di passi fino al punto dell'esecuzione, che aveva luogo nello stesso cortile del carcere. E in questa traversata, l'occhio per caso gli si posò sul muro sbrecciato del cortile, dove era spuntato uno di quei fiori seminati dal vento, che nascono dove capita e si nutrono, sembrerebbe, d'aria e di calcinaccio. Era un fiorellino misero, composto di quattro petali violacei e di un paio di pallide foglioline, ma in quella prima luce nascente, la SS
ci vide, con suo stupore, tutta la bellezza e la felicità dell'universo
e pensò: "Se potessi tornare indietro, e fermare il tempo, sarei pronto
a passare l'intera mia vita nell'adorazione di quel fiorelluccio". Allora, come sdoppiandosi, sentì
dentro di sè la sua propria voce, che gli gridava: "In verità ti dico,
per questo ultimo pensiero che hai fatto sul punto di morte, sarai salvo
dall'inferno." Tutto ciò a raccontartelo mi ha preso un certo intervallo di tempo, ma là ebbe la durata di mezzo secondo. Fra la SS
che passava in mezzo alle guardie e il fiore che si affacciava al muro,
c'era tuttora, più o meno, la stessa distanza iniziale, appena un
passo: "No! - gridò tra sé e sé la SS, voltandosi indietro con furia - Non
ci ricasco, no, in certi trucchi! E siccome aveva le mani legate
impedite, staccò quel fiorellino coi denti poi lo buttò in terra, lo
pestò sotto i piedi. E ci sputò sopra".
(Elsa Morante "La Storia" Einaudi, Torino 1974, pp604-605)
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