Lo spirito borghese
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lo spirito borghese,«questo micidiale nemico del Sacro»***
(N. Berdjaev).
Postato da: giacabi a 14:25 |
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berdiaev
la conoscenza
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«la conoscenza non è un processo meramente intellettuale; vi partecipano tutte le energie dell’uomo, la scelta volontaria, l’attrazione e la repulsione nei riguardi della verità»***
N.Berdjaev Regno dello Spirito e Regno di Cesare, Ed. di Comunità, Milano 1954, p. 10.
Postato da: giacabi a 11:57 |
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berdiaev
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Postato da: giacabi a 20:47 |
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verità , berdiaev
La bellezza
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"La bellezza è la caratteristica del supremo stato qualitativo del fatto d'essere, la realizzazione suprema dell'esistenza."
Berdjaev
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Postato da: giacabi a 15:06 |
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bellezza, berdiaev
Postato da: giacabi a 22:41 |
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libertà , berdiaev
Il problema dell'uomo
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Una
delle tragedie del mondo contemporaneo, invece, ciò che ha reso la sua
vita insopportabile e piena di angoscia è il fatto che l'uomo
ha creduto di potersi affermare meglio e più pienamente liberandosi di
Dio, ma in realtà ciò che ha ottenuto è esattamente il contrario: «Il
problema fondamentale dei nostri giorni non è il problema di Dio - come
pensano molti, come pensano spesso anche i cristiani che esortano alla
rinascita cristiana, - il problema fondamentale dei nostri giorni è
innanzitutto il problema dell'uomo», avrebbe detto più tardi Berdjaev, e quindi avrebbe precisato: «gli
uomini hanno rinnegato Dio, ma così facendo non hanno messo in dubbio
la dignità di Dio, bensì la dignità dell’uomo. L'uomo non può tenersi in
piedi senza Dio. Per l'uomo Dio è appunto l'idea suprema, - la realtà
che edifica l'uomo».
Senza
Dio l'uomo finisce prima o poi per stancarsi di se stesso e della vita
tutta, in un'ansia suicida di cui oggi vediamo le manifestazioni più
clamorose in certe forme di terrorismo nichilista, ma le cui origini
erano già state colte lucidamente dalla filosofia religiosa russa nelle
premesse dell'umanesimo antropocentrico.
Gli
uomini, rinnegando Dio, non hanno soltanto rinnegato l'uomo, ma hanno
finito col distruggere il mondo stesso e la vita: senza un Dio davanti
al quale riconoscere il proprio peccato e dal quale attendere la
salvezza, l'uomo non solo è ridotto a un essere inevitabilmente senza
speranza, ma i suoi mali e le sue disgrazie restano appese al nulla; è quanto dimostra, dice Berdjaev, «la filosofia di Heidegger, nella quale l'essere
è decaduto nella sua essenza ma non è decaduto da nulla»: su tutto
regna appunto il nulla, non solo l'uomo si è stancato di se stesso, ma
lo stesso mondo si è stancato di sé.
L'ateismo moderno, così come viene messo in luce dalla filosofia religiosa russa, è ben diverso da quello classico:
il suo vero nemico non è Dio, ma il mondo di Dio e ciò che sta al
centro del mondo di Dio, l'uomo e la sua vita; è sempre Berdjaev che lo
dice in maniera esplicita: «le eresie generate dalla civiltà attuale
sono molto diverse dalla eresie dei primi secoli del cristianesimo, non
sono eresie teologiche, sono eresie della vita stessa».
Il
rovesciamento di questa distruzione dell'uomo, il carattere
rivoluzionario della risposta che la filosofia religiosa russa
contrappone all'ateismo moderno sta tutto nel fatto che questa risposta
non tende a ripristinare innanzitutto i diritti di Dio e del mondo
religioso: se l'uomo non può essere il padrone del mondo e non può
pretendere di esserlo e di dominare il mondo, questo non significa che
l'uomo debba essere dominato e debba accettare di essere dominato, anzi,
l'uomo deve aspirare alla propria grandezza, ma può essere veramente
libero e grande proprio a patto che si liberi dalla sua pretesa di
costruire un mondo totalmente antropocentrico, pretesa che è contraria
alla sua realtà e alla sua natura di essere «a un tempo terreno e
celeste»; allora,
avendo riconosciuto il fatto che lo costituisce, il fatto di non essere
al mondo da sempre ma di aspirare comunque all'immortalità, l'uomo si
riconosce innanzitutto come creatura di Dio, e qui la sua originaria
dipendenza da Dio assume la forma e il nome di creaturalità: l'uomo si
riconosce creato a immagine e somiglianza di Dio. Ritrovando se stesso
nel Dio che si è fatto uomo, l'uomo si trova innalzato a livello di Dio,
liberato dalle forze della natura e della società e cosciente del fatto
che la sua irriducibilità a qualsiasi grandezza finita è radicata
proprio in questa origine celeste.
La
scoperta di questo nucleo irriducibile di umanità è l'esito
dell'esperienza che i rappresentanti della filosofia religiosa russa
fanno nel cuore del mondo contemporaneo e di quella sua molteplice crisi
(umana, politica, spirituale, artistica, culturale, e religiosa) che in
breve tempo avrebbe portato la Russia alla tragedia della rivoluzione e
il mondo alla tragedia del totalitarismo nazista e della seconda guerra
mondiale; ma
questa scoperta è nello stesso tempo ciò che li rende capaci di
cogliere questa crisi. Dallo sconcerto di un mondo che sembra aver
addirittura rimosso la nozione stessa di un senso e di una verità e nel
quale è scomparso il «criterio stesso di verità» nasce la nostalgia di
una verità incrollabile; dallo smarrimento di un mondo nel quale «l'uomo
ha smesso di distinguere la realtà dai prodotti dell'immaginazione
[...] che offrono un'utilità vitale e sociale» nasce appunto la domanda
infinita di un senso che porta la ragione umana ad aprirsi alla
rivelazione e a rispondere alla chiamata insita nella rivoluzione
stessa.
La
creazione dell'uomo a immagine e somiglianza di Dio è ad un tempo il
fondamento oggettivo (immagine) dell'essere dell'uomo e della sua
irriducibilità a qualcosa di finito e il motivo per cui l'uomo stesso si
sente chiamato a compiersi nella persona (somiglianza), che «è
diversità, unicità, irripetibilità, originalità, non somiglia ad altri,
[...] è l'eccezione e non la regola», rende l'uomo continuamente
eccedente rispetto a qualsiasi realizzazione propria o a qualsiasi
tentativo di riduzione.
Per
quanto possa salire in alto o per quanto possa cadere in basso l'uomo
continua a sentire una vocazione a qualcosa di più alto e di
incommensurabile che prova la sua grandezza e la sua origine: come avrebbe detto Vladimir Losskij, un altro grande pensatore russo della prima metà del XX secolo, «la persona significa l’irriducibilità dell'uomo alla sua natura». «Irriducibilità» e non «qualcosa di irriducibile» o «qualcosa che rende l'uomo irriducibile alla sua natura», appunto perché qui non può trattarsi di «qualcosa» di distinto, di un' «altra natura», ma di
qualcuno che si distingue dalla propria natura, di qualcuno che supera
la propria natura, pur contenendola, che la fa esistere come natura
umana attraverso questo superamento e, tuttavia, non esiste in se
stesso, al di fuori della natura che egli "enipostatizza" e che supera
incessantemente».
Adriano Dell’Asta
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Postato da: giacabi a 13:54 |
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persona, berdiaev, soloviev
L' epoca moderna
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«L' epoca moderna è, più che l'epoca della libertà di pensiero, quella del libero pensiero, non si può dire cioè che in essa si sia liberato il pensiero dell'uomo ma solo che in essa il pensiero si è liberato dell' uomo e cioè, ancora, che, con questo nuovo concetto di libertà, sono scomparsi il contenuto dell'esistenza e l'esistente stesso»
Nikolaj Berdjaev
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Postato da: giacabi a 16:20 |
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laicismo, ideologia, berdiaev
La libertà
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«Il problema del male non è altro, in gran parte, che il problema della libertà»Berdjaev |
Postato da: giacabi a 20:36 |
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libertà , berdiaev
La persona come realtà extranaturale
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Se l'uomo fosse soltanto un individuo non si innalzerebbe al di sopra del mondo naturale. Quella di individuo è una categoria naturalistica, innanzitutto biologica. L'individuo è qualcosa di indivisibile, un atomo.
Tutte le formazioni relativamente stabili che si distinguono dal mondo
circostante, quali per esempio una matita, una sedia, un orologio, una
pietra preziosa e via dicendo, possono essere definite degli individui. L'individuo
è una parte di un genere ed è soggetto al genere. Da un punto di vista
biologico proviene dal grembo della vita naturale.
L'individuo
è anche una categoria sociologica e sotto questo aspetto dipende dalla
società, è una parte della società, un atomo dell'intero sociale.
Dal punto di vista sociologico, la persona umana, intesa come
individuo, è una parte della società e una parte molto piccola anche.
L'individuo difende la propria indipendenza relativa, ma resta pur
sempre all'interno del genere e della società, è condannato a
considerarsi come una parte, la quale può insorgere contro il tutto ma
non può opporglisi come un tutto a sé stante.
La persona è qualcosa di assolutamente diverso. La persona è una categoria dello spirito non della natura, e non è soggetta né alla natura né alla società.
La persona non è assolutamente una parte della natura e della società, e
non può essere pensata come una parte in relazione a un tutto, quale
che esso sia. Dal punto di vista della filosofia esistenziale, dal punto
di vista dell'uomo come centro esistenziale, la persona non è
assolutamente una parte della società. È anzi vero il contrario: la società è una parte della persona, non è altro che il suo aspetto sociale. E così la persona non è neppure una parte del mondo, del cosmo, anzi è il cosmo a essere una parte della persona. La
persona umana è un essere sociale e cosmico, ha cioè un aspetto sociale
e cosmico, un corpo sociale e cosmico, ed è appunto per questo che non
può essere pensata come una parte in relazione a un tutto sociale e
cosmico. L'uomo è un microcosmo. La persona è un tutto e non può essere una parte.
È questa la definizione fondamentale della persona, anche se a ben
vedere non si può dare una definizione univoca della persona e si può
dare soltanto una serie di definizioni formulate da diversi punti di
vista. La persona, considerata come un tutto, non può essere soggetta a
nessun altro intero, si trova al di fuori del rapporto tra genere e
individuo. Si
deve pensare la persona non come qualcosa che è sottomesso al genere,
ma come una realtà che è in correlazione e in comunione con altre
persone, con il mondo e con Dio. La persona non rientra
assolutamente nell'ordine naturale e non le si può applicare nessuna
delle categorie che si riferiscono alla natura. La persona non può
assolutamente essere definita come sostanza. lntenderla come una
sostanza equivarrebbe a naturalizzarla. La persona ha le proprie radici nel mondo spirituale,
non rientra nella gerarchia naturale e non può essere confusa con essa.
Il mondo spirituale non può affatto essere pensato come una parte del
sistema gerarchico del cosmo. La dottrina di Tommaso d'Aquino è un
chiaro esempio di come si possa vedere nella persona umana un gradino
del sistema gerarchico del cosmo. La persona umana vi occupa un gradino
intermedio tra l'animale e l'angelo, il che costituisce un modo di
vedere naturalistico. Bisogna per altro dire che il tomismo distingue la
persona dall'individuo. Per la filosofia esistenziale la persona umana
ha un'esistenza sua propria extranaturale, pur avendo in sé degli
elementi naturali. La persona si contrappone alla cosa, si contrappone
al mondo degli oggetti, è un soggetto attivo, un centro esistenziale. Ed
è solo per questo che la persona umana è indipendente dal regno di
Cesare. Essa ha un carattere assiologico, è un valore. Il compito
dell'uomo è appunto quello di diventare persona. Dire di qualcuno che è
una persona significa dare una valutazione positiva di quell'uomo. La persona non nasce dai genitori come l'individuo, è creata da Dio e si autocrea, è l'idea che Dio ha di ogni uomo.
N.Berdjaev Pensieri controcorrente La casa di Matriona
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Postato da: giacabi a 17:02 |
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persona, berdiaev
Il potere della tecnica
Nella fase tecnica della civiltà l'uomo smette di vivere tra gli animali e le piante, è immerso in un nuovo ambiente freddo e metallico nel quale non c'è più tepore animale, non c'è più sangue ardente. Il
potere della tecnica implica il venir meno della cordialità nella vita
dell'uomo, del calore umano, dell'intimità, della lirica, della
tristezza, che è sempre legata all'anima e non allo spirito. La tecnica uccide tutto ciò che è organico nella vita, e pone sotto il segno dell'organizzazione tutta l'esistenza umana.
Berdjaev Pensieri controcorrente La casa di Matriona
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Postato da: giacabi a 17:13 |
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laicismo, berdiaev
Il problema fondamentale
dei nostri giorni
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Il problema fondamentale dei nostri giorni non é il problema di Dio, ma é innanzitutto il problema dell'uomo….
Il
problema del nostro tempo è quello dell'uomo, della salvezza della
persona umana dallo sfacelo, il problema della vocazione e del destino
dell'uomo, della soluzione dei problemi fondamentali della società e
della cultura alla luce dell'idea cristiana di uomo.
Gli uomini hanno rinnegato Dio, ma così facendo non hanno messo in dubbio la dignità di Dio bensi la dignità dell'uomo.
Berdjaev
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Postato da: giacabi a 10:45 |
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berdiaev
Berdiaev
e l'anima nera della democrazia
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Tempi num.51 del 15/12/2005
Dalla cronaca al pensiero di Negri Luigi Il carissimo amico prof. Adriano Dell'Asta, redattore della coraggiosa rivista La Nuova Europa mi ha fatto avere un inedito di Berdjaev del 1923 sulla democrazia. Attenti bene: nel 1923 era già in atto il grande terrore stalinista, che aveva dilatato e dilagato quello leninista. Ci sono geni (e Berdjaev è uno di questi) che hanno la straordinaria capacità di "leggere il presente" nel suo riferimento fondamentale e di intuirne profeticamente gli sviluppi. Mi limito a una brevissima selezione di questo testo che non esito a definire straordinario. «Per la prima volta nella nostra epoca la questione della democrazia è diventata una questione inquietante sul piano religioso. La democrazia significa l'autodivinizzazione umana e la negazione della fonte divina del potere. Il popolo basta a se stesso. A fondamento della democrazia non è stata posta la volontà di innalzare la vita, il desiderio della qualità e del valore. Voi avete creduto alla democrazia perché avete perso la fede nella giustizia e nella verità. Per voi giustizia e verità sono quello che vuole e dice il popolo». Noi conosciamo un volto della democrazia che è anch'esso reale e costituisce l'ideale della convivenza sociale. è l'ethos del dialogo, del confronto che indica e sostiene le regole fondamentali per la vita della società civile, soprattutto per quanto riguarda il rapporto fra la istituzione statuale e le forme di autorealizzazione della società. Per tanto la democrazia vive delle "differenze": antropologiche, culturali, religiose, che si impegna a difendere e a promuovere. Ma Berdjaev ci insegna che c'è anche un'anima nera della democrazia, che ha perseguitato, corrotto e negato la democrazia reale. La democrazia moderna e contemporanea ha preteso di nascere da una procedura meccanica, quasi tecnologica, non indifferente alle differenze ma negatrice delle differenze. Certo che la democrazia dice l'autodivinizzazione dell'uomo e ne celebra in modo irreversibile il suo potere individuale e sociale. La democrazia moderna e contemporanea ha avuto il volto del totalitarismo, negatore della libertà e della dignità della persona, del suo impeto creativo. Ha reso prive di contenuto parole come il sacrificio dell'impegno, la vergogna del proprio peccato, l'amore gratuito dell'uomo per la donna e per i figli, la gioia della dedizione, la speranza dell'immortalità. Berdjaev ci aiuta ad essere intelligenti oggi. Anche nel nostro paese, dietro la parola democrazia sta la dialettica fra teismo ed antiteismo, fra laicità e laicismo, fra pluralismo e totalitarismo. Siamo gli ultimi eredi di un tempo che ha tragicamente sperimentato la realtà delle parole di Berdjaev. Noi cristiani sappiamo di avere nel cuore un amore profondo per l'uomo e per la sua libertà. Sappiamo che dobbiamo lavorare, giorno dopo giorno, perché la laicità prevalga sul laicismo, il senso religioso di don Giussani sul razionalismo, il pluralismo sulla mentalità monoculturale ed omologante. Dobbiamo lavorare perché la cultura vinca definitivamente la tentazione della ideologia. Questo impegno significa per noi presenza e missione. Cioè offerta della nostra vita resa nuova dalla fede a tutti coloro che, nel profondo della vita, desiderano la Vita. La fede che rende ogni giorno più umana la nostra esistenza ci mette accanto ad ogni uomo con il desiderio che finalmente si riapra il dialogo fra il suo cuore e l'avvenimento di Gesù Cristo. * Vescovo San Marino-Montefeltro |
Postato da: giacabi a 22:44 |
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ideologia, berdiaev
La persona si realizza nella comunione
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La persona è ben strettamente legata all'amore. È per un amore che si realizza, per amore supera la solitudine, per amore raggiunge la comunione. A sua volta, l'amore implica la persona, una relazione tra persona e persona, una relazione nella quale la persona esce da se stessa, per entrare in un'altra persona, è l'atto in conseguenza del quale la persona è riconosciuta ed affermata nell'eternità. La comunione è una delle finalità della vita umana ed è a carattere religioso. La comunione è partecipazione, partecipazione reciproca, interpenetrazione. Ma questa partecipazione ha bisogno di essere compiuta nell’interno di una unità che racchiude tanto l’< (Berdiaev, L'io e il mondo) |
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