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sabato 4 febbraio 2012

bergman,

IL SETTIMO SIGILLO
di I. Bergman
Cavaliere: Voglio parlarti più sinceramente che posso, ma il mio cuore è vuoto.
La Morte non risponde.
Cavaliere: Il vuoto è uno specchio rivolto verso il mio viso. In esso vedo me stesso, e mi sento pieno di timore e di disgusto.
La Morte non risponde.
Cavaliere: Per la mia indifferenza verso i miei simili mi sono isolato dalla loro compagnia. Ora vivo in un mondo di fantasmi. Sono prigioniero dei miei sogni e delle mie fantasie.
Morte: Eppure non vuoi morire.
 Cavaliere: Sì che voglio.
Morte: E che cosa aspetti?
Cavaliere: Voglio conoscere.
 Morte: Vuoi delle garanzie?
Cavaliere. Chiamale come vuoi. E' davvero così inconcepibile afferrare Dio coi sensi? Perché deve nascondersi in una nebbia di mezze promesse e d'invisibili miracoli?
La Morte non risponde.
Cavaliere: Come possiamo aver fede in coloro che credono, se non possiamo aver fede in noi stessi? Che cosa accadrà a quelli di noi che vogliono credere ma non vi riescono? E che cosa ne sarà di coloro che non vogliono né possono credere?
Il cavaliere tace in attesa d'una risposta, ma nessuno risponde. Vi è un completo silenzio.
Cavaliere: Perché non posso uccidere Dio dentro di me? Perché egli continua a vivere in questo modo doloroso e umiliante anche se io lo maledico e voglio strapparmelo dal cuore? Perché, nonostante tutto, egli è un'illusoria realtà ch'io non posso scuotere da me? Mi ascolti?
Morte: Ti ascolto.
Cavaliere: Io voglio la conoscenza, non la fede, non supposizioni, la conoscenza. Voglio che Dio
tenda la sua mano verso di me, si riveli e mi parli.
Morte: Ma egli rimane zitto.
Cavaliere: Lo chiamo nel buio, ma sembra come se non ci fosse nessuno.
Morte: Forse non c'è nessuno.
Cavaliere: Allora la vita è un atroce orrore. Nessuno può vivere in vista della morte, sapendo che tutto è nulla.
Morte: La maggior parte della gente non riflette mai né sulla morte né sulla futilità della vita.
Cavaliere.: Ma un giorno si troveranno di fronte all'ultimo momento della vita, e guarderanno
verso le tenebre.
 Morte: Quando arriva «quel» giorno ..
 Cavaliere: Nella nostra paura formiamo un'immagine, e questa immagine la chiamiamo Dio. Morte: Tu ti affanni '"
Cavaliere: La Morte mi ha visitato, questa mattina. Stiamo facendo una partita a scacchi. Questo rinvio mi permette di sistemare una questione urgente.
Morte: Di che questione si tratta?
Cavaliere: La mia vita è stata una futile impresa, un vagabondaggio, un mucchio di chiacchiere senza significato. Non ne ho rimpianto né rimorso, poiché la vita dei più è assai simile a questo.

la morte

Postato da: giacabi a 18:37 | link | commenti
bergman, senso religioso

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