***
È duro essere soli, più duro dividere la propria solitudine con degli indifferenti o degli ingrati.(Bernanos)
Postato da: giacabi a 18:38 |
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bernanos
La povertà
***
«Il
potere della miseria non si giudica dal numero dei miserabili, cioè dal
numero d’uomini che mancano assolutamente del necessario. È possibile
che la società moderna la finisca con la povertà, forse soltanto
eliminando a ogni generazione i nati poveri, gli inadatti, gli
inadattabili, con una regolamentazione delle nascite e una stretta
selezione. Io non credo per niente che riducendo il numero dei poveri si
riduca al tempo stesso quello dei miserabili.
Io penso al contrario che il misericordioso sacerdozio della povertà fu
precisamente stabilito in questo mondo per riscattarlo dalla miseria,
dalla feroce e contagiosa disperazione dei miserabili.
Se noi potessimo disporre di qualche mezzo per scoprire la speranza
come il rabdomante scopre l’acqua sotterranea, è avvicinando dei poveri
che noi vedremo torcersi tra le nostre dita la bacchetta di nocciolo»***
Georges Bernanos
Postato da: giacabi a 16:59 |
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bernanos
L’odio del Satana è riservato ai santi
***
Le vostre azioni diaboliche sono sulla misura dei vostri nervi fragili e il Satana***
del vostro strano rituale è la vostra stessa immagine deformata, perché il devoto
della carne è il Satana di se stesso. Il nemico vi guarda ridendo, ma non
ha messo su di voi il suo artiglio. Non è nei vostri libri pieni di sciocchezze, e
non è nelle vostre bestemmie e neppure nelle vostre ridicole maledizioni. Non
è nei vostri sguardi avidi, nelle vostre mani perfide, nelle vostre orecchie piene
di vento. È inutile che lo cerchiate nella carne più segreta che il vostro spregevole
appetito attraversa senza saziarsi… Ma nella preghiera del solitario, nel suo
digiuno e nella sua penitenza, nell’estasi più profonda e nel silenzio del cuore,
lì il nemico è presente. Avvelena l’acqua lustrale, arde nel cero sacro, respira
nell’alito delle vergini, si nasconde nel flagello e nel cilicio, guasta tutte le vie.
Mente sulle labbra che si aprono per dispensare la parola della verità, perseguita
il giusto fra i tuoni e i lampi dell’estasi beatifica, lo raggiunge persino tra le
braccia di Dio. Perché disputare alla terra tanti uomini che vi brulicano come
vermi, aspettando che essa li inghiotta di nuovo domani? Quel gregge cieco va
da solo al suo destino. L’odio del Satana è riservato ai santi.
(G. Bernanos, Sotto il sole di Satana)
Postato da: giacabi a 16:26 |
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bernanos
L'opinione dominante
***
«Di fronte a essa le energie si logorano, i caratteri si impoveriscono, le sincerità perdono la loro chiarezza»Bernanos
Postato da: giacabi a 15:22 |
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bernanos
Conferenza di G. Bernanos sulla santità
pubblicata da San Giuseppe da Copertino
Tutto questo mi ricorda un celebre verso di Eluard nel suo poema Guernica: « La morte così difficile... e così facile ». Si può dire altrettanto della santità.
Essa ci sembra terribilmente difficile forse perché non sappiamo, perché non ci chiediamo mai seriamente che cosa essa sia. Avviene lo stesso per i ragazzi che parlano delle persone adulte. Non sanno che cosa ne pensano, non osano sapere che cosa ne pensano; si contentano di giocare agli adulti. Poi, a poco a poco, a furia di giocare alle persone adulte, diventano adulti a loro volta.
È buona questa ricetta? Potrebbe darsi che a furia di giocare ai Santi si finisca col diventarlo? In ogni caso, pare che la piccola suor Teresa non si sia comportata diversamente; si potrebbe dire che è diventata santa giocando ai Santi con il bambino Gesù, come un ragazzino che a furia di far girare un treno meccanico diventa, quasi senza pensarci, ingegnere delle ferrovie o anche, più semplicemente, capostazione.
Permettetemi per un momento che mi fermi su questo paragone delle ferrovie. In fondo, non lo trovo così sciocco... Possiamo senz'altro immaginare la Chiesa come una vasta impresa di trasporto, di trasporto in paradiso; perché no? Ebbene, mi chiedo: che cosa diventeremmo noi senza i Santi che organizzano il traffico? Certo, da duemila anni questa compagnia di trasporto ha avuto non poche catastrofi: l'arianesimo, il nestorianesimo, il pelagianesimo, il grande scisma d'Oriente, Lutero..., per ricordare solo i deragliamenti e gli scontri più noti.
Ma senza i Santi, ve lo dico io, la cristianità sarebbe un gigantesco ammasso di locomotive capovolte, di carrozze incendiate, di rotaie contorte e di ferraglia che finisce di arrugginirsi sotto la pioggia. Nessun treno circolerebbe più sulla strada ferrata invasa dall'erba. So bene che tra voi alcuni dicono che assegno una parte troppo bella ai Santi, che do troppa importanza a gente che senz'altro sta ai margini, e che ho torto a paragonarli a tranquilli funzionari, tanto più che, a dispetto di ogni tradizione amministrativa, essi beneficiano dell'avanzamento per merito e non già per anzianità, e che li vediamo passare bruscamente dal modesto impiego di operaio qualunque a quello di ispettore generale o di direttore della compagnia, proprio quando sono stati sbattuti fuori della porta, come santa Giovanna d'Arco, per esempio.
Credo però che sia meglio fermar qui i miei paragoni ferroviari, almeno per non offendere l'amor proprio, sempre un po' scrupoloso, degli ecclesiastici, e in modo particolare di quelli, è naturale, che mi hanno fatto l'onore di venire ad ascoltarmi e che forse si chiedono preoccupati di che cosa propriamente sono incaricati in quella immaginaria compagnia di trasporto: della distribuzione dei biglietti oppure dell'ordine delle stazioni?...
Vorrei che di tutto il mio discorso riportaste soltanto quest'idea: la Chiesa è effettivamente un movimento, una forza in cammino, mentre tanti devoti e tante devote hanno l'aria di credere o fingono di credere che essa sia solo un riparo, un rifugio, una specie di albergo spirituale donde si può stare comodamente a guardare da dietro i vetri i passanti la gente di fuori, quelli che non stanno a pensione nell'albergo camminare nel fango.
Ci sono certamente tra voi alcuni di quegli uomini che stanno al di fuori, i quali si scandalizzano profondamente della sicurezza dei cristiani mediocri: sicurezza che somiglia alla leggendaria sicurezza degli imbecilli, probabilmente perché è la stessa...
O Dio, credetemi, non mi faccio tante illusioni sulla sincerità di certi increduli, non condivido tutte le loro lagnanze; so che molti di loro cercano di giustificare la propria mediocrità con la nostra, e nient'altro. Ma non posso fare a meno di amarli; mi sento terribilmente solidale con questa gente che non ha ancora trovato ciò che io ho ricevuto senza averlo meritato, senza averlo neanche chiesto e di cui godo per così dire fin dalla culla e per una specie di privilegio, la cui gratuità mi spaventa.
Postato da: giacabi a 21:41 |
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santi, bernanos
LETTURE/
Da Von le Fort a Bernanos,
ecco la paura più nobile del coraggio
***
martedì 4 gennaio 2011
La
paura connota la condizione umana e tanti sono i mezzi con cui di norma
viene contrastata. La vita sociale, il pensiero, la preghiera, il gioco
hanno anche lo scopo di distogliere l’animo dall’angoscia che in tutti i
tempi ha assalito gli uomini, e non di rado i più sensibili e
intelligenti. Gli scrittori hanno più volte indagato su questa
componente essenziale dell’animo umano, mostrando come sia possibile e
fecondo convivere con una debolezza che la nostra società tende a
nascondere spesso sotto la maschera di una falsa sicurezza. Essa può
costituire qualcosa di più profondo del coraggio e diventare, non solo
nella letteratura, via a una percezione della vita più corrispondente
alla realtà delle cose.
Nella protagonista del romanzo L’ultima al patibolo, pubblicato
ottant’anni fa nel 1931, l’autrice, Gertrud von le Fort, raffigura la
paura profonda, patologica nel personaggio di Bianca de la Force.
Personaggio letterario inserito nell’episodio storico del martirio delle
Carmelitane di Compiègne, uccise dalla ghigliottina nel 1794, negli
ultimi sanguinosi giorni del Terrore e beatificate nel 1906 da Pio X,
Bianca è una giovane di nobile casato, che chiede di entrare al Carmelo
per sfuggire alla paura del mondo che la assale.
Le
circostanze drammatiche della sua nascita probabilmente le hanno
impresso una debolezza che contrasta del tutto con il suo cognome, “come
se il suo grande sguardo infantile e pavido si spingesse al di là della
forte struttura dell’esistenza solida e reale su di un mondo di
fragilità spaventosa”. Forse per questo la
vocazione di Bianca non è combattere con la fede la propria paura, non
ne sarebbe capace. Il suo nome di religiosa, Bianca dell’Agonia di Gesù,
segnala la sua partecipazione al mistero, che è quello di serbarsi
fedele all’angoscia, di restare nell’orto degli ulivi a far compagnia al
Signore nell’ora più buia della sua vita di uomo.
Georges Bernanos riprende la singolare fisionomia di questa fragile donna nei Dialoghi delle Carmelitane e
ne fa l’emblema di un’impossibile unità tra disperazione e pace. È ciò
che impressiona la sua priora, che le permette, contro ogni regola e
contro la stessa saggezza umana, di vivere nel chiostro e che in punto
di morte le raccomanda: “Figlia
mia, qualunque cosa accada, non uscite dalla semplicità, siate sempre
questa cosa dolce e maneggevole nelle Sue mani! I santi non si
irrigidivano contro le tentazioni, non si ribellavano contro se stessi,
la ribellione è sempre opera del diavolo; e soprattutto non
disprezzatevi mai! È estremamente difficile disprezzarsi senza offendere
Dio in noi. In qualsiasi circostanza pensate che il vostro onore è
sotto la custodia di Dio. Dio ha preso a suo carico il vostro onore, ed
esso è più sicuro nelle Sue mani che nelle vostre”.
In
effetti c’è qualcosa nella paura propria e altrui che suscita non
compassione, non comprensione, ma un malcelato fastidio, che si muta
facilmente in disprezzo. Bernanos descrive il parroco di Ambricourt del Diario di un curato di campagna, alcolista
per una tara famigliare, come un uomo pieno di incertezza e di paura
nel suo zelo pastorale, che giunge però ad accettare il proprio limite.
Al termine della sua breve vita annota sul suo diario: “Quella
specie di diffidenza che avevo di me, della mia persona, si è
dissipata, credo, per sempre. Questa lotta è giunta al suo termine. Non
la capisco più. Sono riconciliato con me stesso, con questa povera
spoglia. Odiarsi è più facile di quanto si creda. La grazia consiste nel
dimenticarsi. Ma se in noi fosse vinto ogni orgoglio, la grazia delle
grazie sarebbe di amare umilmente se stessi, allo stesso modo di
qualunque altro membro sofferente di Gesù Cristo”.
E così in faccia alla morte, non desidera il coraggio degli eroi: “Giacché
nulla mi è più estraneo d’una morte stoica, perché mi dovrei augurare
la morte degli impassibili? Se entrassi in Paradiso sotto questo
travestimento, mi sembra che farei sorridere il mio Angelo custode.
Perché dovrei inquietarmi? Perché prevedere? Se avrò paura, dirò: ‘Ho
paura’, senza vergogna”.
Postato da: giacabi a 16:00 |
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bernanos
***
I cristiani sono capaci di installarsi comodamente persino sotto la croce di Cristo(Bernanos)
***
La tristezza è entrata nel mondo con Satana(Bernanos).
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Ho perso l’infanzia e non la potrò riacquistare che attraverso la santità(Bernanos).
***
La nostra Chiesa è la Chiesa dei santi. Per
essere un santo quale vescovo non darebbe il suo anello, la mitra e il
pastorale, quale cardinale non darebbe la sua porpora, quale pontefice
tutto il suo patrimonio temporale? Chi non vorrebbe avere la forza di
correre questa meravigliosa avventura? Chi l’ha compreso una volta, è
penetrato nel cuore della fede cattolica, ha sentito trasalire nella sua
carne un tremore diverso da quello della morte, una speranza sovrumana.
Tutto il grande apparato di sapienza, di forza, di docile disciplina,
di magnificenza e di maestà della Chiesa non è nulla di per sé se la
santità non lo anima (Bernanos, Jeanne relapse et sainte).
Postato da: giacabi a 22:27 |
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chiesa, bernanos
La lussuria
***
“Chiunque abbia una qualche esperienza del peccato, non ignora che la lussuria minaccia incessantemente di soffocare….tanto la virilità che l’intelligenza. Incapace di creare essa non può che insudiciare, sin dal germe…..La purezza non ci è prescritta come un castigo, è invece una delle condizioni misteriose ma evidenti –l’esperienza lo attesta- di quella conoscenza soprannaturale di se stessi, di se stessi in Dio, che si chiama la fede. L’impurità non distrugge questa conoscenza ma ne annulla il bisogno. Non si crede più perché non si desidera più credere. Non desiderate più conoscervi. Questa verità profonda, la vostra, non vi interessa più…Non
si possiede veramente che ciò che si desidera; giacchè per l’uomo non
c’è possesso reale, assoluto. Non vi desiderate più. Non desiderate più
la vostra gioia. Non potevate amarvi che in Dio, non vi amerete più.”
(G. BERNANOS, Diario di un curato di campagna).
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Postato da: giacabi a 14:35 |
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bernanos
La giustizia senza la carità
***
Ritengo che la giustizia separata dalla carità sia quello che c'è di più orrendo al mondo.
François Mauriac Il caso Favre-Bulle
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Postato da: giacabi a 20:57 |
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giustizia, bernanos
Odiarsi è più facile di quanto si creda
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<< Odiarsi è più facile di quanto si creda. La grazia consiste nel dimenticarsi. Ma se in noi fosse morto ogni orgoglio, la grazia delle grazie sarebbe di amare umilmente se stessi, allo stesso modo di qualunque altro membro sofferente di Gesù Cristo >>
G. Bernanos
leggi anche qui |
Postato da: giacabi a 18:35 |
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bernanos
Sotto il sole di Satana
***
«Voi,
che del mondo non conoscete mai fuor che colori e voci insostanziali,
cuori in sensibilità, bocche in lirismo, dove l’aspra verità si
squaglierebbe come una pasticca - cuoricini, boccucce di zucchero - qui
voi non ci avete nulla da fare. Le vostre facezie sono sul metro dei
vostri nervi malati, dei vostri cervellini preziosi; e quel Satana del
vostro nuovo rituale non è che la deformazione della vostra precisa
immagine, perché il praticante del rito carnale è il Satana di se
stesso.
Il Nemico vi guarda e ride; non è su voi che appunta l’artiglio. Nei vostri libri vaniloquenti; e, anche meno, nei vostri blasfemi o nelle vostre imprecazioni risibili, Satana non c’è. E neppure nelle vostre mani perfide; nei vostri sguardi avidi, nelle vostre orecchie piene di vento: non c’è. Invano voi lo cercate nella carne più segreta che la vostra spregevole foia attraversa insaziata; quando la bocca che voi mordete non istilla che un sangue insipido e sbiadito: non c’è. Nell’orazione del solitario, nel suo digiuno, nella penitenza, in fondo al calice dell’estasi totale, lì, sì, c’è: e nel silenzio del cuore. Ammorba l’acqua lustrale, arde nel cero sacro, respira nell’alito delle vergini, avvelena il morso del flagello e del cilicio, guasta tutte le vie. Mentisce sulle labbra dischiuse a dispensare la parola della verità; lo si è visto perseguitare il giusto tra i tuoni e le folgori dell’estasi beatificatrice, fin nelle braccia di Dio». (Georges Bernanos, Sotto il sole di Satana, citato da Alessandro Giorgiutti |
Postato da: giacabi a 14:02 |
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bernanos
Il vero cristianesimo brucia, non smiela
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«Quella è gente impastata di melassa. Ma una cristianità né più ne meno di un uomo, non si tiene in vita a forza di melassa. Non sta scritto che fossimo il miele della terra, ragazzo mio, ma il sale.
Bene, il nostro povero mondo è come il vecchio Giobbe sul letamaio,
devastato da piaghe e ulcere. Brucia, sai, il sale su una pelle a vivo.
Ma in compenso le impedisce di marcire»
(Georges Bernanos, Diario di un curato di campagna)
grazie a: http://osteriavolante.myblog.it/
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Postato da: giacabi a 22:06 |
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bernanos
"Vi saranno sempre dei poveri tra voi"
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"Vi saranno sempre dei poveri tra voi";
non è, lo penserai, una frase da demagogo! È la parola: e noi l'abbiamo
ricevuta. Tanto peggio per i ricchi, quando credono ch'essa giustifichi
il loro egoismo. Tanto peggio per noi che così serviamo da ostaggio ai
Potenti, ogni volta che l'armata dei miserabili torna a batterei muri
della Città! È la parola più triste dell'Evangelo, la più carica di
tristezza. Prima di tutto, è rivolta a Giuda. Giuda! San Luca ci riferisce che teneva
i conti e che la sua contabilità non era pulitissima; e sia pure! Ma
infine era il banchiere dei Dodici; e chi ha mai visto in regola la
contabilità d'una banca? È probabile che gravasse un po' sulla
provvigione, come tutti.
A
giudicare dalla sua ultima operazione, non sarebbe stato un brillante
commesso d'agente di cambio, Giuda. Ma il buon Dio prende la nostra
povera società qual'è; al contrario di quello che fanno i buffoni che ne
fabbricano una sulla carta, poi la riformano a tutta forza, sempre
sulla carta, beninteso! A
dirla in breve, Nostro Signore conosceva benissimo il potere del danaro;
e ha fatto accanto a sé un posticino al capitalismo; gli ha lasciato le
sue possibilità; ha fatto persino il primo deposito di fondi. Trovo
tutto questo prodigioso, che vuoi! Così bello! Dio non disprezza nulla.
Dopo
tutto, se l'affare fosse andato bene, Giuda avrebbe probabilmente
sovvenzionato dei sanatori, degli ospedali, delle biblioteche o dei
laboratori. Avrai osservato che già s'interessava al problema del
pauperismo, come un milionario qualsiasi. "Ci saranno sempre dei poveri tra voi" risponde Nostro Signore "ma io non sarò sempre con voi". Il che significa: "Non lasciar suonare invano l'ora della misericordia. Tu
farai meglio a restituire immediatamente il danaro che m'hai rubato,
invece di cercar di montare la testa dei miei apostoli con le tue
speculazioni immaginarie sui fondi di profumeria e sui tuoi progetti
d'opere sociali. Per di
più, credi di lusingare così il mio conosciutissimo gusto per i
senzatetto; e sbagli completamente. Io non amo i miei poveri come le
vecchie inglesi amano i gatti sperduti, o i tori delle corride.
Sono
abitudini da ricchi, codeste. Io amo la povertà d'un amore profondo,
riflessivo, lucido, - da uguale a uguale - come una sposa dal fianco
fecondo e fedele.
L'ho coronata con le mie proprie mani. Non le fanno onore tutti quelli
che vogliono, e chi non ha prima rivestito la bianca tunica di lino non
può servirla. Il pane dell'amarezza non può romperlo con lei chiunque
voglia farlo. Ho voluto che sia umile e fiera, non servile. Non rifiuta
il bicchier d'acqua, purché sia offerto in mio nome; ed è in nome mio
che lo riceve. Se il povero
traesse il suo diritto soltanto dalla necessità, il vostro egoismo lo
avrebbe presto condannato allo stretto necessario, pagato con una
riconoscenza e una servitù eterne.
GEORGES BERNANOS |
Postato da: giacabi a 20:51 |
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bernanos
Grazia delle grazie sarebbe di amare umilmente se stessi
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La lotta è giunta al suo termine. Sono
riconciliato con me stesso, con questa povera spoglia. Odiarsi è più
facile di quanto si creda. Ma se in noi fosse morto ogni orgoglio, la
grazia delle grazie sarebbe di amare umilmente se stessi allo stesso
modo di qualunque altro membro sofferente della presenza di Cristo, del
Corpo misterioso di Cristo, della compagnia di Cristo.
Georges Bernanos
Da: Diario di un curato di campagna
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Postato da: giacabi a 18:50 |
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bernanos
I santi sono gli esseri più umani
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La casa di Dio è una casa di uomini e non di superuomini. I cristiani non sono superuomini. E nemmeno i santi. Anzi, i santi meno di tutti, perché sono gli esseri umani più umani.
Bernanos ." In I predestinati, Ed.Gribaudi,Milano 1995,pp.73-93).
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Postato da: giacabi a 21:19 |
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santi, bernanos
La santità
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La santità ci sembra terribilmente difficile, forse perché non sappiamo cosa sia, e nemmeno ce lo domandiamo seriamente. Succede lo stesso ai bambini che parlano degli adulti. Non sanno che cosa ne pensano. Non osano sapere che cosa ne pensano e si accontentano di giocare a fare i grandi. Poi,
poco alla volta, a forza di giocare a fare le persone adulte diventano
adulti a loro volta. Non è forse una buona ricetta? "
Bernanos I Predestinati, Ed.Gribaudi, Milano,1995,p.75).
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Postato da: giacabi a 17:25 |
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santi, bernanos
Postato da: giacabi a 20:32 |
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chiesa, bernanos
La vera audacia
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"L'estremo lembo dell'audacia è amare umilmente se stessi"
Bernanos
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Postato da: giacabi a 08:07 |
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bernanos
L'avete fatto contro la gioia
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Un marmocchio ha le sue pene come tutti; è nel complesso così disarmato contro il dolore e la malattia! Ma
è dal sentimento della propria impotenza che il fanciullo trae
umilmente il principio della sua stessa gioia. Si rifugia in sua madre,
capisci? Presente, passato, avvenire, tutta la sua vita è compresa in
suo sguardo; e questo sguardo è un sorriso. Fuori dalla Chiesa, un popolo sarà sempre un popolo di trovatelli. Resta per loro la speranza di farsi riconoscere da Satana. Illusi ! Possono aspettarlo a lungo il loro piccolo Natale nero! Possono metterle nel camino le loro scarpe! Ecco
che il diavolo già si stanca di deporvi mucchi di meccanismi fuori moda
appena inventati: ormai non vi mette più che un minuscolo pacchetto di
cocaina, d'eroina, di morfina, una qualunque sudiceria di polvere che
non gli costa cara. Poveracci! Logoreranno persino il peccato...
Per divertirsi non basta volerlo. Un bambolotto da quattro soldi può
far la felicità di un piccino per tutta la stagione, mentre un ragazzo
più grandicello sbadiglierà davanti a un giocattolo costosissimo.
Perché? Perché ha perduto lo spirito dell'infanzia. Ebbene, la Chiesa è stata incaricata dal buon Dio di mantenere nel mondo questo spirito d'infanzia, questa ingenuità, questa freschezza. Vorrei
aver qui uno di quei dottorini che m'accusano di oscurantismo; gli
direi: "Non è colpa mia se porto un vestito da beccamorto. Dopo tutto il
Papa si veste ben di bianco, e i cardinali di rosso. Avrei diritto a
passeggiare vestito come la Regina di Saba, perché io porto la gioia. Ve la darei per niente, se me la domandaste.
La
Chiesa dispone della gioia, di tutta la parte della gioia riservata a
questo triste mondo. Quel che avete fatto contro di essa, l'avete fatto
contro la gioia. V'impedisco forse di calcolare la processione degli equinozi o di disintegrare gli atomi? Ma a
che vi servirebbe fabbricare la vita stessa, se avete perduto il senso
della vita? Non avreste più che da farvi saltare le cervella davanti
alla vostra sorte.
Fabbricate vita finché volete. La cosa andrà bene finché la vostra
industria e i vostri capitali vi permetteranno di fare del mondo una
fiera, con meccanismi che girano a velocità vertiginose, nel fracasso
dei bronzi e nell'esplosione dei fuochi d'artificio. Ma
aspettate, aspettate il primo quarto d'ora di silenzio. Allora, la
sentiranno la parola: non quella che hanno rifiutato, che diceva
tranquillamente: "Io sono la Via, la Verità e la Vita". Ma quella che
sale dall'abisso: " Io sono la strada chiusa per sempre, la strada
senz'uscita, la menzogna e la perdizione.”
G. Bernanos dal Diario di un Curato di Campagna 1936
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Postato da: giacabi a 15:31 |
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chiesa, bernanos
La povertà
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«Il potere della miseria non si giudica dal numero dei miserabili, cioè dal numero d’uomini che mancano assolutamente del necessario. È
possibile che la società moderna la finisca con la povertà, forse
soltanto eliminando a ogni generazione i nati poveri, gli inadatti, gli
inadattabili, con una regolamentazione delle nascite e una stretta
selezione. Io non credo per niente che riducendo il numero dei poveri si riduca al tempo stesso quello dei miserabili. Io
penso al contrario che il misericordioso sacerdozio della povertà fu
precisamente stabilito in questo mondo per riscattarlo dalla miseria,
dalla feroce e contagiosa disperazione dei miserabili. Se noi potessimo disporre di qualche mezzo per scoprire la speranza
come il rabdomante scopre l’acqua sotterranea, è avvicinando dei poveri
che noi vedremo torcersi tra le nostre dita la bacchetta di nocciolo»
Georges Bernanos
|
Postato da: giacabi a 15:37 |
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bernanos
Bisogna essere realisti
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" L'ottimista è un imbecille felice,
il pessimista un imbecille triste.”
Georges Bernanos
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Postato da: giacabi a 15:31 |
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bernanos
Le mezze verità
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" Lo scandalo non sta nel non dire la verità, ma di non dirla tutta intera, introducendo per distrazione una menzogna che la lascia intatta all’esterno, ma che gli corrode, così come un cancro, il cuore e le viscere.
George Bernanos (da Scandale de la vérité)
|
Postato da: giacabi a 15:50 |
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verità , bernanos
Bisogna arrendersi a Dio
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Non si mercanteggia col buon Dio: bisogna arrenderglisi senza condizioni. Dategli tutto, egli vi renderà assai di più. Georges Bernanos |
Postato da: giacabi a 15:04 |
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bernanos
Il segreto della felicità!
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Riuscire a trovare la gioia nella gioia altrui: questo è il segreto della felicità! Georges Bernanos |
Postato da: giacabi a 15:00 |
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bernanos
La libertà
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«Se Dio dovesse scusarsi non e del male che ha permesso, ma della libertà che ci ha lasciato»
G. Bernanos
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Postato da: giacabi a 20:34 |
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libertà , bernanos
Senza Cristo c’è solo noia
***
«Il mondo è divorato dalla noia.
Bisogna rifletterci sopra, non si sente subito. È una specie di
polvere. Andate e venite senza vederla. La respirate, la mangiate,
questa noia, la bevete. È così tenue, così sottile che sotto i denti
nemmeno si avverte. Eppure se voi sostate un momento, vi copre subito il
volto e le mani. Perciò
dovete agitarvi senza sosta, per scuotere questa pioggia impalpabile di
cenere. È solo per questo che il mondo s'agita molto».
G. Bernanos
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Postato da: giacabi a 07:52 |
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non senso, bernanos
Il nichilismo
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«Se mi chiedete qual è il sintomo più generale di questa anemia spirituale (dell’Europa), rispondo esattamente: l’indifferenza verso la verità e verso la menzogna. Oggi, la propaganda dimostra quel che vuole, e la gente accetta più o meno quel che le viene proposto. Certo, questa indifferenza maschera piuttosto una fatica e quasi uno scoraggiamento della facoltà di giudizio. Ma la facoltà di giudizio non potrebbe esercitarsi senza un certo impegno interiore. Chi giudica si impegna. L’uomo moderno non si impegna più perché non ha più niente da impegnare. … L’uomo moderno è sempre capace di giudicare, perché è sempre capace di ragionare. Ma la sua facoltà di giudicare non funziona più, come un motore senza benzina. Al motore non manca alcun pezzo; però non c’è benzina nella riserva. Per molti questa
indifferenza verso la verità e la menzogna è più comica che tragica. Ma
io la trovo tragica. Essa implica una terribile disponibilità non
soltanto dello spirito, ma di tutta la persona, anche della persona
fisica. Chi è aperto indifferentemente alla verità e alla falsità è maturo per una tirannia. La passione per la verità va di pari passo con la passione per la libertà
(G. Bernanos, Rivoluzione e libertà, Borla Roma 1963, pp. 49-50).
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Postato da: giacabi a 18:14 |
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nichilismo, bernanos
La minaccia per la libertà
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«La maggiore minaccia per la libertà non sta nel lasciarsela togliere - perché chi se l’è lasciata togliere può sempre riconquistarla -, ma nel disimparare ad amarla»
G. Bernanos
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Postato da: giacabi a 14:53 |
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libertà , bernanos
I santi
«I moralisti considerano volentieri la santità come un lusso. Essa è una necessità. È la santità, sono i santi che mantengono quella vita interiore senza la quale l’umanità si degraderà fino a morire». G. Bernanos
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Postato da: giacabi a 20:55 |
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santi, bernanos
La Chiesa
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II contrario di un popolo cristiano è un popolo triste, un popolo di vecchi... Ebbene, la Chiesa è stata incaricata dal buon Dio di mantenere nel mondo questo spirito d'infanzia, questa ingenuità, questa freschezza. Il
paganesimo non era il nemico della natura, ma soltanto il cristianesimo
la ingrandisce, l'esalta, la mette alla misura dell'uomo, del sogno
dell'uomo... La Chiesa dispone della gioia, di tutta la parte di gioia riservata a questo triste mondo "
Bernanos
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