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sabato 4 febbraio 2012

Boscovich

Ruggero Giuseppe Boscovich

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File:Rudjer Boskovic.jpg

Ruggero Giuseppe Boscovich nacque a Ragusa, in Dalmazia, l’11 maggio 1711, dove fece i primi studi. Boscovich lasciò Dubrovnik nel settembre del 1725.
Nel 1726 entrò nell’ordine dei gesuiti ed alcuni anni più tardi fu ordinato sacerdote a Roma. Divenne un novizio a Sant’Andrea delle Fratte, dove passò due anni, quindi studiò al Collegio Romano. Fu straordinariamente acuto di intelletto, instancabile nello studio, uno studente eccezionale. Imparò le scienze in un modo caratteristico della sua carriera futura, pertanto studioso indipendente di matematica, fisica, astronomia e geodesia
Fu uno dei primi nel continente europeo ad accettare le teorie della gravitazione universale di Newton e pubblicò 70 scritti di ottica, astronomia, gravitazione, meteorologia e trigonometria. Nel suo studio sulla forma della Terra usò l’idea della riduzione ai minimi dei valori assoluti delle deviazioni in modo tale da dare un importante contributo alla fisica statistica. La soluzione di questo problema era inoltre data in una elegante forma geometrica. Boscovich fu il primo a proporre una procedura per il computo dell’orbita di un pianeta da tre osservazioni della sua posizione e diede anche una procedura per determinare l’equatore di un pianeta da tre osservazioni tratte dalle caratteristiche della sua superficie.
Ebbe senza dubbio la sua parte nella decisione del Papa di abrogare il decreto di messa all’indice del sistema copernicano, nel 1757. Le restrizioni cui si sentiva obbligato da parte della Chiesa lo portarono a richiedere il permesso di viaggiare e questo gli fu concesso. Partì per Parigi nel 1759. Aveva già stabilito buone relazioni con vari membri dell’Accademia delle Scienze francese, come La Condamine e Lalande, che avevano incontrato Boscovich durante i suoi viaggi in Italia. Boscovich presentò un memoriale del Grand Prix per l’Accademia delle scienze nel 1752 dei suoi studi su Saturno e Giove. Il premio fu dato a Euler ma Boscovich ricevette una nota di merito.
Boscovich fu conosciuto in Francia per i suoi studi di astronomia, sull’aurora boreale, sulla misura dell’arco del meridiano attraverso Roma e Rimini, studio che venne pubblicato già nel 1739. Divenne amico di Clairaut che ammirava la sua conoscenza vasta e la sua dinamica personalità; la loro corrispondenza va dal maggio 1760 sino al luglio 1764. Importante anche la sua corrispondenza con Voltaire. Dopo il soggiorno di sei mesi a Parigi, Boscovich si recò a Londra dove fu accolto nella Royal Society, il 15 gennaio 1761. Con Thomas Simpson nel 1760 discusse il problema della “least deviations regression (problema inerente il calcolo infinitesimale nello studio delle orbite planetarie).

Divenne professore di matematica a Pavia nel 1764 e fu direttore dell’Osservatorio di Brera. Si adoperò assai nello sviluppo dei sistemi degli strumenti ottici per l’Osservatorio e fece numerosi passi avanti riguardo le lenti acromatiche. Fu invitato dalla Royal Society a condurre una spedizione in California nel 1769 per osservare il successivo transito di Venere. Tuttavia i politici fecero in modo che non realizzasse il suo proposito, per le ostilità crescenti dell’ambiente “accademico”: nel l772 fu rimosso dal suo posto di direttore dell’osservatorio di Brera. Rinunciò alla sua carica di professore in segno di protesta.
L’essere gesuita significò per lui essere malvisto dal momento che c’erano stati forti contrasti per un certo periodo contro i gesuiti. La corona portoghese espulse i gesuiti nel 1759 e Boscovich fu apertamente criticato per la mancanza di un supporto da Roma per il suo ordine. Il re Giuseppe I di Portogallo ritenne che i gesuiti fossero troppo legati alla politica e interferissero con i suoi propositi. La Francia espulse i gesuiti nel 1764 e nel 1767, la Spagna e il Regno delle due Sicilie la imitarono qualche anno dopo. Clemente XIV educato dai gesuiti e amichevole nei loro confronti fu eletto Papa nel maggio del 1769. Malgrado ciò il Papa sciolse l’ordine dei gesuiti nel luglio 1773.

Boscovich nel 1773 si recò a Parigi per occupare il posto di direttore dell’Osservatorio di Ottica della marina francese. Date alcune difficoltà incontrate negli ambienti scientifici parigini, decise di ritornare in Italia nel 1782 per curare personalmente la stampa del suo ambizioso lavoro sull’Ottica, affidato alla cura dell’editore Remondino a Bassano del Grappa.
L’opera dedicata al re di Francia richiese grandi sforzi che minarono definitivamente la sua salute. Iniziò a perdere le sue facoltà mentali e quindi morì per una malattia polmonare a Milano il 13 febbraio 1787.

“La principale opera di filosofia della natura di quest’epoca, la Theoria philosophiae naturalis di Ruggero Giuseppe Boscovich, esprime in modo caratteristico questa duplice tendenza. Il concetto di forza qui insegnato vuole conciliare armonicamente la visione newtoniana della actio in distans con la fondamentale intuizione leibniziana degli elementi «semplici» delle cose. Da questa unificazione sorge peraltro un nuovo concetto di r e a l t à, che al tempo stesso dà un aspetto differente al problema dello spazio e del tempo.”   

Boscovich pubblicò a Vienna nel 1758 la sua Theoria philosophiae naturalis reducta ad unicam legem virium in natura existentium (dal Cassirer ritenuto il suo capolavoro, nel quale avanza una spiegazione per cui tutti i fenomeni, per i quali la materia sia costituita da elementi semplici, indivisibili, contigui e senza estensione (ciò che li distingue dagli atomi), possano esser considerati come sottomessi ad una forza attrattiva e repulsiva secondo i casi, tentando di conciliare Leibniz e Newton).
“La principale opera di filosofia della natura di quest’epoca, la Theoria philosophiae naturalis di Ruggero Giuseppe Boscovich, esprime in modo caratteristico questa duplice tendenza. Il concetto di forza qui insegnato vuole conciliare armonicamente la visione newtoniana della actio in distans con la fondamentale intuizione leibniziana degli elementi «semplici» delle cose. Da questa unificazione sorge peraltro un nuovo concetto di r e a l t à, che al tempo stesso dà un aspetto differente al problema dello spazio e del tempo.”  

"Secondo la mia opinione gli elementi ultimi della materia sono punti privi di estensione, assolutamente indivisibili; essi sono così dispersi in un immenso vuoto che ogni due di essi sono separati tra loro da uno spazio finito. Questo spazio può essere aumentato o diminuito a piacere, ma non può mai sparire senza la compenetrazione dei punti stessi.”

“Come proprietà di tali punti ammetto una propensione interna a rimanere nello stesso stato di riposo o di moto uniforme in linea retta, nel quale essi fossero inizialmente posti.”
Da R. G. Boscovich, Theoria philosophiae naturalis, Venetiis 1763

Boscovich criticò i concetti di tempo e spazio assoluto di Newton, di moto assoluto, azione a distanza e di atomismo. I corpi dell’universo sono concepiti come formati da un assemblaggio di centri di forze, centri isolati di attività, che spezzano l’immagine di una massa uniforme e continua di materia. Per Boscovich, le unità ultime della materia sono simili tra loro, del tutto senza dimensione ma dotate di massa e principalmente esse esercitano una forza che dipende dalla distanza, passando da repulsiva per le distanze piccole, ad attrattiva per le distanze crescenti, tendendo alla nota legge dell'inverso del quadrato della distanza. Nelle posizioni intermedie la forza oscilla tra attrattiva e repulsiva, assumendo di conseguenza anche valori nulli.
“Ritengo pertanto che due punti qualsiasi siano determinati a certe distanze ad avvicinarsi reciprocamente, ad altre distanze ad allontanarsi reciprocamente. Questa determinazione io la chiamo forza […] questo termine non denota il modo di azione, ma la determinazione stessa, quale che ne sia l'origine, la cui grandezza cambia con la distanza”
Dato che, quando le distanze diminuiscono all’infinito, la forza repulsiva aumenta all’infinito, risulta chiaramente che nessuna parte della materia può essere contigua a un’altra parte: subito infatti quella forza repulsiva separerebbe l’una dall’altra parte. Di qui si conclude dunque necessariamente che gli elementi primi della materia sono perfettamente semplici e non si compongono affatto di parti contigue.”
“Ogni realtà continua e coesistente sarà così eliminata dalla natura: eppure a spiegar ciò tanto e pressocchè vanamente si forzarono i filosofi.”

 Ibidem, §§ 81 sgg.

Per Boscovich, quindi, la repulsione tra due punti infinitesimali tende a divenire infinitamente grande ogni qual volta la distanza fra due punti diminuisce infinitamente, e si affievolisce quando la distanza si accresce, per trasformarsi alla fine in forza attrattiva.

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