L’uomo dio
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In questa scarsa scrupolosità nella scelta dei mezzi, in questo eroico "tutto è permesso"
(predetto da Dostoevskij in "Delitto e castigo" e nei "Demoni") si
manifesta nel grado piú alto la natura umano-divina dell’eroismo
intellettualoide, la sua insita autodivinizzazione, il
suo porsi al posto di Dio, al posto della Provvidenza, non solo negli
scopi e nei piani ma anche nelle vie e nei mezzi di realizzazione. Io
realizzo la mia idea e per essa mi libero dai legami della morale
usuale, io mi permetto d’esercitare il mio diritto non solo sulla
proprietà ma anche sulla vita e la morte degli altri, se ciò è
necessario per la mia idea. In ogni massimalista si nasconde un piccolo
Napoleone, socialista o anarchico. L’amoralismo, o secondo l’antica
espressione il nihilismo, è la necessaria conseguenza
dell’autodivinizzazione; qui sta in agguato il pericolo
dell’autodistruzione,
lo attende il fallimento inevitabile. Le amare delusioni da molti
provate durante la rivoluzione, le scene indimenticabili di arbitrio, le
espropriazioni, il terrore in massa, non s’è manifestato a caso, ma è
stato invece uno scoprirsi delle potenze spirituali che necessariamente
si calano nella psicologia dell’autodivinizzazione.
S.
Bulgakov, L’eroe laico e l’asceta - in: AA. VV., La svolta. Vechi,
L’intelligencija russa tra il 1905 e il 17, Jaka Book, Milano, 1970.
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