L’unica speranza
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sabato 23 aprile 2011
Cormac McCarthy, nel romanzo Non è un paese per vecchi, narra
con uno stile veloce e asciutto la storia di tre uomini che nel Texas
di oggi, lungo il confine con il Messico, si inseguono spietatamente,
spinti da una necessità ineluttabile, in un mondo dove solo gli spietati
sopravvivono, nel senso che possono scegliere «in quale ordine
abbandonare la propria vita». Uno di
loro, lo sceriffo, contempla, alla fine della storia, un abbeveratoio
scavato nella pietra. A chi era venuta un’idea del genere, in quel
paese senza pace? Certo, quell’uomo “si era messo lì con una mazza e uno
scalpello”, e l’abbeveratoio “sarebbe potuto durare diecimila anni”.
Perché lo aveva fatto, in che cosa credeva? “Devo
dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una
sorta di promessa dentro al cuore. E io non ho certo l’intenzione di
mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere
capace di fare quel tipo di promessa. È la cosa che mi piacerebbe più di
tutte”.
È
possibile fare una promessa all’uomo, cioè ai nostri amici e ai nostri
figli, che non abbia come fondamento la resurrezione di Cristo?
Un
“teologo laico” (secondo la definizione dello stesso interessato)
scriveva su un noto quotidiano: “Se domani si ritrovasse un’urna con le
ossa di Gesù di Nazareth, per i miei valori e per la mia visione del
mondo non cambierebbe molto […]. Non è perché Gesù è risorto che è il
mio maestro. Lo è per le cose che ha detto e per lo stile di vita con
cui ha vissuto, per la sua umanità, il suo senso di giustizia E questo
dimostra che non è il cristianesimo a salvare gli uomini, come non li
salva nessun altra religione. Gli uomini si salvano […] perché sono
giusti.(V. Mancuso, Il Foglio, 23 marzo 2008).
Il
cristianesimo diviene così un traguardo etico, a cui tendere con le
proprie forze. Nobilissimo traguardo. Ci sono ragionevoli speranze di
raggiungerlo? Francamente, pare di no. Agli stessi successi, anche
morali, manca sempre qualcosa. Ammoniva un testimone non meno “laico”, Italo Calvino, ne Le città invisibili: “Solo
se conoscerai il residuo di infelicità che nessuna pietra preziosa
arriverà a risarcire, potrai computare l’esatto numero di carati cui il
diamante finale deve tendere, e non sballerai i calcoli del tuo progetto
dall’inizio”.
Con sollecitudine non meno realistica, la Chiesa, nella liturgia della
Settimana Santa, parla di un’umanità “sfinita per la sua debolezza
mortale”.
La
sfida della Pasqua non è un ideale morale. Ma un fatto accaduto
realmente: l’inizio di una vita umana diversa nella quale sono
rintracciabili i tratti del divino. Di quel diamante finale desiderato
in maniera struggente dal cuore. Nella Pasqua, la Chiesa mostra al mondo
l’unica “pietra angolare” sulla quale è possibile costruire la nostra
speranza.
“La fede cristiana - ha scritto recentemente Benedetto XVI nel suo Gesù di Nazaret
- sta o cade con la verità della testimonianza secondo cui Cristo è
risorto dai morti. Se si toglie questo, si può, certo, raccogliere dalla
tradizione cristiana ancora una serie di idee degne di nota su Dio e
sull’uomo, sull’essere dell’uomo e sul suo dover essere - una sorta di
concezione religiosa del mondo -, ma la fede cristiana è morta”.
La
resurrezione di Cristo, dunque, è l’unica speranza. Ma può essere
veramente accaduta? Come facciamo noi uomini di oggi a crederci senza
abdicare alle esigenze della nostra ragione? Le prove sono da cercarsi
nella vita dei credenti. Sono loro a dare anche oggi testimonianza di
Gesù risorto; ponendo nel mondo dei gesti che sarebbero impossibili e
assurdi se Lui non fosse vivo e presente.
In questo senso la resurrezione di Gesù avviene ora.
Postato da: giacabi a 20:56 |
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calvino, benedettoxvi
L’Avvenimento
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La vita d’una persona consiste in un insieme d’avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme.
Italo Calvino Da Palomar
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Postato da: giacabi a 19:48 |
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calvino, persona, avvenimento
Il grido del cuore
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E'
verso la verità che corriamo, la penna e io, la verità che aspetto
sempre che mi venga incontro, dal fondo d'una pagina bianca,
e che potrò raggiungere soltanto quando a colpi di penna sarò riuscita a
seppellire tutte le accidie, le insoddisfazioni, l'astio che sono qui
chiusa a scontare.
Italo Calvino,"Il cavaliere Inesistente", Trilogia degli Antenati Mondadori, 2000)
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"Dalla
muta distesa delle cose deve partire un segno, un richiamo, un ammicco:
una cosa si stacca dalle altre con l'intenzione di significare qualcosa... Le occasioni di questo genere non sono certo frequenti, ma prima o poi dovranno pur presentarsi: basta aspettare
che si verifichi una di quelle fortunate coincidenze in cui il mondo
vuole guardare ed essere guardato nel medesimo istante e il signor
Palomar si trovi a passare lì in mezzo. Ossia, il signor Palomar non deve nemmeno aspettare, perchè queste cose accadono soltanto quando meno ci s'aspetta".
Italo Calvino da:Palomar Mondadori
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Postato da: giacabi a 09:54 |
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calvino, senso religioso
Avvenimento
La vita d’una persona consiste in un insieme d’avvenimenti di cui l’ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l’insieme .
Italo Calvino da Palomar
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Postato da: giacabi a 17:47 |
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calvino
UN GIUDIZIO PER VIVERE
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“L'inferno dei viventi
non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui,
l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due
modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti:
accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
da 'Le città invisibili', 1972
Italo Calvino
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