CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


domenica 5 febbraio 2012

CASSIODORO

Cassiodoro
 ***
Flavio Magno Aurelio
CASSIODORO SENATORE


Cassiodoro nacque a Squillace, tra il 485 e il 490, da prestigiosa e illustre famiglia, che vantava parentela con i Simmachi e con la famiglia degli Anicii, alla quale apparteneva anche Boezio. Il nome proprio, che lo distingue dai sui antenati e familiari tutti illustri , era quello di Senatore, spesso confuso con l'appellativo della funzione senatoria.
Il padre (CASSIODORO III), già comes sacrarum largitionum sotto Odoacre, passato poi alla corte di Teodorico aveva ricoperto importanti cariche, divenendo, unica eccezione alle leggi di quei tempi che vietavano di svolgere l'incarico nella regione di origine, Corrector di Lucania e Calabria, dando l'onore a Squillace di diventare capoluogo del
la Regio tertia, poi Prefetto del pretorio e conquistando la dignità di Patrizio.
Assai interessante la figura del bisnonno (CASSIODORO I) che nel 440 difende e libera Sicilia e Calabria dei Vandali di Genserico; ma soprattutto è importante quella del nonno (CASSIODORO II), legato alla famosa e leggendaria ambasceria presso ATTILA, da lui guidata nel 448 insieme a CARPILIONE, figlio di Aezio, che consentì al Papa LEONE MAGNO di assumere il merito storico di aver fermato la distruzione dell'Italia dalle orde del   "Flagello di Dio".

"... Ad Attilam igitur armorum potentem cum. . . Carpilione legationis est officio non irrite destinatus... Pacem retulit disperatam...", Variae, 1, 4.
Statista e Letterato

Avviato dal padre alla carriera politica, il giovane Cassiodorus Senator percorse rapidamente, sotto Teodorico e i suoi successori, il cursus honorum, conseguendo le più prestigiose cariche. Questore ancor giovanissimo, dal 507 al 511, fu nominato anch'egli corrector Lucaniae et Bruttiorum; nel 533 fu nominato praefectus praetorio, carica che tenne fino al 536, l'anno che segna il tramonto della potenza gotica in Italia a seguito della disastrosa guerra contro i Bizantini. Quattro re dei Goti: Teodorico, Atalarico, Teodato e Vitige e la Reggente Amalasunta lo ebbero a proprio ministro.

Nella ideologia e nella prassi politica è intuizione e progetto sapiente e lungimirante di Cassiodoro l'integrazione e la fusione, pur nella distinzione, fra Gothia e Romania cementata dalla civiltà cristiana, con ciò anticipando di quindici secoli il cammino dell'unificazione delle culture e dei popoli europei, che si va concretizzando nei tempi attuali e di cui è propugnatore fervente il Papa Giovanni Paolo II.

E' anche merito di Cassiodoro, della sua saggezza, della sua correttezza e del suo consiglio se al regno di Teodorico, viene concordemente riconosciuto il massimo di "rigore amministrativo, "tolleranza" religiosa e recupero dell'antico nell'Italia ostrogota".
 
Ritiratosi dalla vita politica, raccolse nel 537 - 538 i documenti della sua attività cancelleresca alla corte dei re, in un'opera che, per il suo carattere eterogeneo, reca il titolo di Variae: raccolta di 568 lettere divise in 12 libri, scritte da Cassiodoro sia in propria persona sia, per la maggior parte, a nome dei vari re goti, opera che riveste un'importanza fondamentale per la conoscenza del periodo storico cui si riferisce.
Caduto il regno dei Goti ed esaurita la missione-esilio a Costantinopoli a fianco di Papa Vigilio per sostenerne le ragioni nella controversia dei Tre Capitoli, Cassiodoro, immerso in una radicale conversio, attraverso un itinerario eccezionale e ammirevole santità , si dedicò interamente all'attività intellettuale e religiosa, nel tentativo di attuare un grandioso programma di educazione culturale e formativa, unica luce e punto di riferimento nei secoli tristissimi che si aprivano.


1. V A. SIRAGO,  I Cassiodoro - Una famiglia calabrese alla direzione dell'Italia nel V e VI secolo,
                           Soveria M. 1983.
2. B. SAITTA,       La civilitas di Teodorico, "LERMA" DI BRETSCHNEIDER, Roma 1993.
3. G. PALERMO,  L'itinerario di un'anima, Introduzione e traduzione, con testo a fronte, del De Anima di  
                           Cassiodoro
, Catania, Centro di Studi sull'antico Cristianesimo, 1978.
4. L. CODISPOTI,  L'Anima secondo Cassiodoro illustre figlio di Squillace. Catanzaro 1983.

. . . salva la civiltà classica

Fallito un primo tentativo di fondare a Roma, nel 536, con l'aiuto di Papa Agapito, un'università del sapere cristiano e profano , sul modello di quelle fiorite in Oriente, ad Alessandria e a Neocesarea-Nisibi, riuscì nel suo intento nella natìa SQUILLACE, ove fondò tra il 554-560, a lato del fiume Pellene (attuale Alessi), il monastero di
Vivarium, che si può a ragione considerare il primo esempio di università cristiana d'Occidente.
Quivi compose, per l'istruzione dei suoi monaci, le Institutiones divinarum et humanarum litterarum, I'opera sua più importante e più nota, una specie di introduzione allo studio delle lettere sacre e profane, ma anche una traccia di Regola per i suoi Monasteri.
Lo studio imposto ai monaci, insieme alla trascrizione degli antichi codici, dava un originale ed autonomo indirizzo alla Regola benedettina, privilegiando, in senso intellettuale, l'obbligo del lavoro, prescritto da S. Benedetto, secondo uno schema che, come si sa, ha i suoi prodromi nella Regula Magistri, da molti attribuita allo stesso Cassiodoro.
Sui colli di Squillace (territori degli attuali Comuni di Squillace e Stalettì) disseminò inoltre i "secreta suavia", che facevano capo all'altro monastero di Montecastello, destinato ad accogliere la preghiera, l'ascesa e il lavoro manuale degli anacoreti. Si deve a Cassiodoro, più che ad ogni altro, se i monasteri tennero viva, in mezzo alla barbarie generale di quei secoli, la luce della scienza, salvando dalla distruzione, i tesori della cultura antica. Purtroppo, l'istituzione non sopravvisse a lungo al suo fondatore.
Venuta meno la forte personalità di Cassiodoro, che morì ultranovantenne, intorno al 583, i Monasteri cassiodorei ebbero un rapido declino, e già nel sec. VII la sua celebre biblioteca del Vivarium, che aveva raccolto pressochè tutto quello che in quel tempo esisteva della cultura sacra e profana, andò smembrata e dispersa.
Delle altre opere di Cassiodoro, oltre le già citate Variae e le Institutiones, si ricordano: una Cronaca universale, una Historia Gothorum in 12 libri (perduta, ma della quale si possiede un riassunto fattone dal goto Jordanes), il De anima di ispirazione agostiniana e platonica, il De orthographia, la Historia ecclesiastica tripartita (traduzione e rielaborazione delle storie ecclesiastiche di Socrate, Sozomeno e Teodoreto), e una serie di opere biblico - esegetiche: (Expositio in Psalmos, prevalentemente in dipendenza da Agostino; Complexiones in Epistulas Apostolorum, brevi note esegetiche, particolarmente alle Epistole paoline; Complexiones in Acta Apostolorum; Complexiones in Apocalypsim Johannis).
_________________

S. PRICOCO, Spiritualità monastica e attività culturale nel cenobio di Vivarium, in Flavio Marco Aurelio Cassiodoro, Atti settimana studi Cosenza-Squillace 19-24 settembre 1983 a cura di Sandro Leanza, Soveria M. 1986, p. 359:
J.J. O' DONNEL, Cassiodorus, University of California Press, Berkeley-Los Angeles-London 1979, p. XVI+177-222;
A. MOGLIANO, Cassiodorus and Italian Culture of is time, "Procedings of the British Academy" 41 (1965); ID.,
                         Cassiodoro. "Dizionario Biografico degli Italiani", XXI, 1978:
S. ESPOSITO, Cassiodoro, la Bibbia e la cultura occidentale, "Divus Thomas" 79, 1958. pp 193-204.
 A. LIPINSKI, Il Monasterium Vivariense, in: Università d'Europa a cura di Pietro Borraro. Radio Vaticana: Orizzonti
                      Cristiani, 20/11/62, riprodotto in La Voce di Squillace, Anno Xl-1964, n. 5-6;
V FARAONI, L' Universita' Cattolica Italiana dal Medioevo ad oggi, in L'Osservatore Romano, 1964.
 I. SCHUSTER, Come finì la biblioteca di Cassiodoro?, Milano 1942.
  ...Monaco e Santo *

"Tra i contemporanei di san Benedetto, il monaco più celebre, che dieci anni dopo Montecassino fondò un monastero, fu Cassiodoro.
Era stato un uomo di Stato. Quando Teodorico tolse a Odoacre la corona e la vita, Cassiodoro si ritirò nelle sue terre. Si è conservata una lettera di Teodorico a Cassiodoro, che fa di quest'ultimo un elogio senza riserve: "Sei degno che si venga in cerca di te con premura, dopo che hai ottenuto al nostro regno una così alta reputazione e gli hai procurato tanti elogi e gloria... Hai adornato la corte con l'integrità della tua coscienza, hai procurato ai popoli una quiete profonda... Ti sei acquistato nel mondo una stima tanto più alta quanto meno ti sei venduto, quale che fosse il prezzo offerto".
Per tutto il tempo della sua vita pubblica, aveva unito, a un perfetto disinteresse, una grande austerità di costumi e una profonda pietà. Si dedicava con particolare predilezione allo studio della Scrittura: era in questa frequentazione assidua, come testimonia re Atalarico, che quest'uomo di Stato attingeva la forza di restare fedele a tanta virtù: "Ecco dove ha appreso a opporre il timore salutare del Signore ai moti della natura umana; ecco dove s'è ricolmato di celeste sapienza, sempre accompagnata dal gusto della verità; è attraverso questa scienza sacra e questo santo studio che s'è radicato nell'umiltà cristiana". Redasse un Trattato dell'anima, in cui si rivela buon discepolo di sant'Agostino. Gli mancava di abbandonare l'azione per la contemplazione. Alla massima, ereditata da san Martino, che è "meglio servire il re dei cieli anziché il più grande re della terra", aggiungeva quella secondo cui "è più lodevole occuparsi della propria salvezza che non della sorte dello Stato".
La caduta di quelle istituzioni di cui era stato per più di cinquant'anni il saggio operaio, costituiva per lui un avvertimento del cielo. Da lunghi anni si considerava ormai un prigioniero della politica e supplicava Dio di liberarlo da quelle catene...le basse rivalità dei clan e lo scatenarsi di ambizioni irresponsabili gli mostrarono quanto la sua devozione alla causa pubblica fosse diventata inutile.
Senza indugi, volle essere monaco. Avrebbe potuto bussare alla porta di numerosi monasteri: ma l'avrebbero accettato a quell'età avanzata ? Non avrebbero soprattutto avuto timore di avere in quell'alta personalità politica un religioso ingombrante? La sola condotta da tenere era quella di fondare.
Cassiodoro fece sistemare in terra calabra, sul fianco di una montagna che dominava il mare, una proprietà che aveva nome Vivarium: "Le acque vive". Lì, sorgenti chiare scaturivano dalla roccia, si diffondevano per gli orti ridenti e facevano girare le ruote dei mulini; più in basso, il fiume Pellene, brulicante di pesci, costeggiava il dominio prima di gettarsi nel mare. Ritiro pieno di risorse nutritive e incantevole per lo spettacolo della natura. Da quell'ingegnere che era, Cassiodoro vi fece collocare orologi che controllavano gli orari canonici.
La proprietà era vasta. Il fondatore voleva che essa rispondesse alla verità delle vocazioni. In basso, c'era la casa dei cenobiti, che conservò il nome di Vivarium: vi fu installata una grande biblioteca, ricca di libri preziosi, e costruita una chiesa, che fu dedicata a san Gregorio Taumaturgo. In alto, nel luogo che venne chiamato
Castellum , furono sistemate le celle degli anacoreti. Questa duplice destinazione precorreva l'ordine camaldolese, ma traeva forse il suo modello da Lérins. I due monasteri sebbene facenti parte di uno stesso complesso, furono giudicati tali da dover avere due superiori, quello dei cenobiti fu Calcedonio, quello degli anacoreti Geronzio. Secondo la tradizione egiziana, di cui Lèrins era ugualmente tributario, i cenobiti di Vivarium erano ammessi alla vita anacoretica (di Montecastello), dopo una lunga esperienza di vita religiosa.
Tuttavia non è come fondatore o legislatore che Cassiodoro è stato venerato, bensì come storico, esegeta e pedagogo. Il Venerabile Beda ne fa un dottore della Chiesa e dichiara che i suoi commenti ai salmi non sono inferiori a quelli di san Giovanni Crisostomo e sant'Agostino. Paolo Diacono celebra "lo straordinario vigore del suo spirito". Incmaro loda l'acutezza della sua intelligenza. Il cardinale Sirleto, bibliotecario vaticano sotto Pio IV°, lo considera l'uomo più dotto di tutto il VI° secolo.
Aggiungeremo che Cassiodoro brillò per santità di vita non meno che per sapienza ed erudizione. Alcuino lo colloca tra i beati e Bollandus gli dedica una notizia negli "Atti dei santi".
Tutti i suoi contemporanei hanno testimoniato la sua umiltà, la sua carità, la perfetta castità, la costante unione con Dio. Egli - dice Giovanni Cocleo, teologo del Rinascimento tedesco - ha sempre
"difeso la causa della Chiesa cattolica con indomita fedeltà e perseveranza".

IVAN GOBRY*
Università di Reims - Istituto Cattolico di Parigi

____________
*I. GOBRY, Storia del Monachesimo, Città Nuova Editrice, Roma 1991, 1 pp. 711-717.
1.
La tradizione consolidata e studi più recenti indicano nel colle su cui sorge l'attuale Squillace il sito maggiore 
   dell'insediamento del monastero di MONTECASTELLO, intorno a cui si formò l'attuale Città, dove vennero trasferite tutte le   istituzioni civili ed ecclesiastiche, compreso il Vescovado, dalla romana SCOLACIUM.
.
grazie a:   http://www.cassiodoro.it/index.htm

Nessun commento: