CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


domenica 5 febbraio 2012

chiesa, 5

LA TRADIZIONE DELLA CHIESA
***

Il cristianesimo è una componente viva del mondo contemporaneo. La Chiesa cristiana è una delle realtà dei nostri tempi. La si può amare, la si può odiare, ma nessun osservatore moderno la può negare. Se si intende studiare gli avvenimenti da cui è nato il cristianesimo, se si vuole stabilire quale compito avesse in questo il suo fondatore, non si può iniziare a scavare, come archeologi, alla ricerca delle tracce di una civiltà dimenticata, né si può come paleontologi ricostruire qualcosa di scomparso. Gli avvenimenti attorno all'insorgere del cristianesimo appartengono al vivo processo di sviluppo della Chiesa che esiste fino a oggi, che ha un ininterrotto legame col proprio fondatore, legame che dall'oggi passa attraverso venti secoli nel lontano passato fino alla sua stessa origine: Cristo. La Chiesa presente in tutti i continenti e che oggi tende all'unità, è la stessa che, ad esempio, ha subìto il contraccolpo della Riforma, ha vissuto il periodo dei lumi, la debolezza dei credenti e dei religiosi, la gloria della fede pronta al sacrificio missionario, ha saputo dare la profonda conoscenza teologica medievale, la spiritualità delle cattedrali e della loro arte. E' la stessa Chiesa che ha lottato contro i barbari ed è stata perseguitata dagli imperatori romani. (...)
La comunità cristiana portava in sé il nucleo di una nuova vita e di un nuovo ordine sociale. Quella fede, il cui fondatore nacque al tempo di Cesare Augusto e fu giustiziato sotto il suo successore Tiberio, ha continuato a svilupparsi. I credenti hanno creato rapidamente una comunità enorme, a cui portavano rispetto come a Dio e a cui consacravano la propria vita. (...)
Ritorniamo a ciò che possiamo osservare attorno a noi, nel nostro mondo moderno, e cerchiamo di seguire il flusso del cristianesimo andando contro corrente fino alla fonte. Se vogliamo riconoscere la vita più profonda del cristianesimo, osserviamo alcune vere comunità cristiane. Ci accorgeremo che oltre ad attività sociali e di studio, la Chiesa ha qualcosa di unico: una liturgia unica. Fra i diversi uffici liturgici presenti nella Chiesa, ve n'è uno proprio e fondamentale. A questo ufficio restano fedeli tutte le vere comunità cristiane. Alcune lo chiamano Cena del Signore, altri Eucarestia, altri santa Comunione e santa messa. Ma qualunque siano i modi di tale gesto e in qualunque modo lo si chiami, vi ritroviamo sempre i tratti fondamentali delle assemblee cristiane domenicali di cui scriveva già attorno all'anno 112 Plinio all'imperatore Traiano. (...)
La Chiesa fa memoria di tutto questo in ogni luogo e in ogni tempo. Fa memoria del fatto che il suo fondatore in una notte ha detto e compiuto le cose più preziose: in quella stessa notte è caduto nelle mani dei suoi nemici, ed è morto di morte violenta - come ci attesta il corpo sacrificato e il sangue versato. Proprio così, tramite la liturgia della Chiesa che si svolge nelle chiese di tutto il mondo o nelle piccole comunità nelle case, arriviamo a quello stesso punto della storia che possiamo raggiungere anche con un concreto e obiettivo studio storico, al punto che è il fondamento della Chiesa, quando il suo fondatore "patì sotto Ponzio Pilato". Tutto tende a questo punto preciso. (...) La Chiesa fa memoria nella sua liturgia di quel reale avvenimento, di quel concreto fatto storico che si può determinare nello spazio e nel tempo come qualsiasi altro evento della storia. La memoria della Chiesa si fonde con questo avvenimento in un processo ininterrotto. Alla santa messa, all'Eucarestia oggi prendono parte anziani che già 50 o 60 anni prima hanno sentito queste stesse parole alla presenza dei loro anziani genitori... E alla santa messa sono oggi presenti anche quei giovani che trasmetteranno queste stesse parole ai loro nipoti. In tal modo continua la trasmissione della memoria viva.
Durante venti secoli di storia non v'è stata settimana, né giorno in cui la Chiesa non si sia ricordata delle parole di Gesù e della sua morte. Ogni generazione ha accolto questa sacra memoria dalla precedente e l'ha trasmessa a quella successiva. Chiariamo questa continuità con un esempio. Intorno all'anno 200 morì a Lione, in Francia, il vescovo Ireneo, una delle personalità cristiane più significative dell'epoca. Si è conservata fino ai giorni nostri una lettera da lui scritta all'amico e compagno di studi Florino. Ireneo in questa lettera rammenta la loro comune vita di studenti a Smirne, in Asia minore. In particolare egli ricorda quando partecipavano alle lezioni di Policarpo, vescovo di Smirne, il quale era morto ottantenne nel 155. Policarpo non doveva essere molto giovane quando i due amici frequentavano le sue lezioni. Ireneo ricorda che Policarpo raccontava loro gli avvenimenti collegati a "Giovanni, discepolo del Signore" che aveva conosciuto personalmente Gesù, e che Policarpo poté conoscere a sua volta personalmente molti anni addietro. Così Ireneo, in Francia e 200 anni dopo la nascita di Cristo, poteva ricordare Giovanni che aveva conosciuto direttamente Gesù, a sua volta tramite una persona, Policarpo, che aveva conosciuto direttamente Giovanni. Quando il vescovo di Lione durante la messa spezzava il pane nella sua piccola comunità cristiana in memoria della morte di Gesù, non pensava ad un concetto preso dai libri, bensì al maestro Policarpo, il cui amico e apostolo Giovanni aveva conosciuto personalmente Gesù. Così si è conservata la memoria della Chiesa. La memoria collettiva, trasmessa di generazione in generazione, è ciò che chiamiamo tradizione. L'origine della Chiesa e il suo Fondatore ci sono noti fondamentalmente grazie a questa tradizione viva, che scaturisce dai concreti ricordi di coloro che furono testimoni immediati degli avvenimenti e che si incontrarono personalmente con Gesù. Questa tradizione viva fu successivamente redatta così che nessuno potesse rimaneggiarla. Il Nuovo testamento comprende l'intero tesoro della tradizione ininterrotta su Gesù, sulla sua morte e sulla sua azione nella Chiesa. I documenti principali di questa tradizione viva sono i quattro vangeli: essi descrivono la persona di Gesù mantenuta nel vivo ricordo della gente. Avvicinandoci ai vangeli non accostiamo qualche dimenticato episodio storico, qualche relitto archeologico oppure qualche vecchio manoscritto ritrovato in una grotta. Gli avvenimenti di Gesù sono ancora vivi e non scompariranno mai dalla memoria della più antica e viva comunità del mondo occidentale, mai scompariranno dalla memoria della Chiesa. Gesù con la sua opera vive in essa e parla con la viva parola dei vangeli.

Dal libro Jezis zd'aleka a zblizka, (ed. Dobra kniha, 1981) sulla figura di Cristo.

Postato da: giacabi a 14:15 | link | commenti
chiesa, tradizione

lunedì, 18 dicembre 2006
*********
++
Dio non ci lascia brancolare nel buio;
si è mostrato come uomo.
Egli è tanto grande da potersi permettere di diventare piccolissimo.
Dio ha assunto un volto umano.
Solo questo Dio ci salva dalla paura del mondo
e dall'ansia di fronte al vuoto della propria esistenza.
 Benedetto XVI

Cristo arriva proprio qui, al mio atteggiamento di uomo,
di uno cioè che aspetta qualcosa perchè si sente tutto mancante;
si è messo insieme a me, si è proposto al mio bisogno originale
Luigi Giussani

BUON NATALE

Presepe- Ospedale Marino CA+++
Il presepe che ho realizzato insieme ad alcuni colleghi nel mio posto di lavoro.
Che il Signore ci doni la pace.

Postato da: giacabi a 17:54 | link | commenti (1)
chiesa, benedettoxvi, presepe

venerdì, 01 dicembre 2006

LA CHIESA E LA GRAZIA
La Chiesa è fondata su Pietro che rinnegò Cristo tre volte e che non poté camminare sull'acqua in virtù di se stesso. Tu stai attendendo che il suo successore cammini sull'acqua. L'intera natura umana resiste con tenacia alla grazia perché la grazia provoca in noi un cambiamento e il cambiamento è doloroso. I preti vi resistono quanto gli altri. Ottenere che la Chiesa sia quel che vuoi tu richiede la continua miracolistica interferenza di Dio negli affari umani, mentre quel che ci viene concesso è che la nostra dignità, in misura minore o maggiore, si accresca con le grazie che ci vengono attraverso la fede e i sacramenti, e che lavorano attraverso la natura umana. Dio ha scelto di operare in questo modo. Possiamo non capire queste cose, ma non possiamo rifiutarle senza rifiutare la vita. La natura umana è così imperfetta che può resistere a ogni quantità di Grazia e il più delle volte lo fa. La Chiesa fa bene a tenere la Grazia con sé tu invece chiedi che
mostri un profitto. Quando la Chiesa mostra un profitto, sei in presenza di un santo, non necessariamente un santo canonizzato.
Flannery O'Connor

Postato da: giacabi a 13:48 | link | commenti
chiesa, oconnor

martedì, 14 novembre 2006
«Guardate ogni giorno il volto dei santi
e traete conforto dai loro discorsi» La Didaché

Il cristianesimo è
per la felicità dell'uomo
Enzo Piccinini
Il fatto cristiano ridotto a regole morali. Questo è il dramma di oggi. Che Dio si sia incarnato ha bisogno di una verifica: si deve vedere. Una presenza che determina il rapporto con tutta la vita. La sfida della Chiesa. Una testimonianza di Enzo

Il 14 maggio 1999, pochi giorni prima di morire in un incidente stradale (26 maggio), Enzo Piccinini fu invitato dall’Arcivescovo di Ferrara, monsignor Carlo Caffarra, a tenere la conferenza conclusiva di un ciclo di incontri proposti ai giovani della città emiliana. Gli era stato affidato il tema “Vivere la Chiesa: cultura, carità, missione”. Degli appunti di quella testimonianza proponiamo ampi stralci. Perché i particolari sono importanti per la memoria

La posizione cristiana è la posizione umana nel senso vero del termine; all’infuori del cristianesimo l’umano non è compiuto. L’esperienza cristiana è l’esperienza umana e la Chiesa è maestra di umanità.
Questo è il tema di questa sera, proprio attraverso le cose solite, quelle che sembrano relegate alle sacrestie o a chi ha qualche problema religioso in più.
Quello di cui parlo è per la vita di tutti gli uomini, di ogni uomo, proprio perché l’esperienza umana esige, per essere se stessa, la proposta cristiana.
Cristo è tutto per la vita dell’uomo
. Tutto. Non ci può essere niente nella vita di un uomo, che ami fino in fondo e con lealtà la propria umanità, che possa esimersi dal rapporto con Cristo, perché è il cuore della vita di ogni uomo.
Non starei nell’esperienza cristiana, se non fosse per questo. Mi ribellerei anche solo al pensiero che essere cristiani significhi essere (come tanti pensano) uomini un po’ meno degli altri e con qualche problema in più. Se ho scelto di stare nell’esperienza cristiana, è perché qui trovo tutto me stesso, quello che ho sempre cercato
.
Ma allora che Cristo sia tutto per la vita e per il cuore dell’uomo, deve per forza coincidere con quello che il Signore ha detto nel Deuteronomio: «È per la felicità dell’uomo».
Per questa parola, che segna la vita di ciascuno di noi - ci alziamo al mattino per essere felici, abbiamo fatto tutto per essere felici, continueremo a farlo fino all’ultimo respiro -, proprio per questa felicità Cristo si pone come risposta all’uomo: per la felicità di ciascuno di noi.

Cosa c’entra con la vita?

Guardiamoci intorno: io guardo, per esempio, la mia vita, i miei colleghi, l’ambiente universitario, gli studenti, ecc. La cosa che mi sorprende è che la maggior parte della gente è battezzata (e il Battesimo è il punto di introduzione all’esperienza cristiana). Ma Cristo dov’è? Se domandate: «Ma scusa, se sei battezzato e sei dentro la tradizione cristiana, cosa c’entra tutto questo con quello che fai?», ti guardano come se stessi dicendo un’enorme stranezza. E se tu ti mettessi di fronte ai ragazzi e dicessi loro: «Credi in Dio?», raramente troveresti uno che direbbe di sì con quella naturalezza con cui si aderisce a una realtà vera.
Come mai? Vi invito a fare un esperimento: prendete dei bambini che non hanno mai sentito parlare di Cristo e parlategli di Cristo. Se a questi stessi bambini diceste che venendo a casa avete visto, nella curva vicino a casa vostra, il condomino che ha tirato fuori lunghe mani e con queste ha pulito i vetri e sistemato i comignoli, vi guarderebbero ridendo, chiedendovi quando finisce la favola. Raccontare loro di Cristo non è meno “strano”, però non si ribellano. Perché? Perché corrisponde, naturalmente.
Ma, allora, che cosa è successo? Come mai i fatti e gli episodi, che descrivono e introducono all’esperienza cristiana in quanto tale, non c’entrano più? Io credo sia perché il cristianesimo non è più un avvenimento. Il cristianesimo o è un avvenimento o non ha incidenza nella vita. Che cos’è il cristianesimo? Una serie di riti a cui partecipare, una serie di regole morali, un modo, un certo comportamento a cui richiamarci, è questo? Se è questo, perdiamo la battaglia, perché tanti altri dicono meglio o sembrano fare meglio (soprattutto se hanno il potere). Allora è qualcosa d’altro, evidentemente qualcosa d’altro, perché nella misura in cui è ridotto a riti, regole, modi di fare, galateo, doveri, partecipazioni, non incide più. Il cristianesimo è un avvenimento: qualcosa di imprevisto e di imprevedibile, di impensabile e inimmaginabile che è successo 2000 anni fa: il Mistero, ciò che fa tutto, improvvisamente viene incontro all’uomo e diventa un’esperienza possibile.

Si deve vedere
Ma se Dio che è diventato Cristo - incontro, esperienza possibile per l’uomo del Mistero e risposta alla vita -, si deve vedere, non può restare una serie di intenzioni, di qualcuno intensamente pensieroso che va in convento o di qualcuno che ha avuto una triste gioventù. Si deve vedere nell’operaio della Fiat, nel grande intellettuale, nello spazzino, in chi è malmesso psicologicamente e in chi è protagonista dello sport nostrano. C’è una verifica: si deve vedere.
Ecco allora qual è il problema
: si deve poter vedere e bisogna provare a capire dov’è che davvero si vede. Come il fatto cristiano (cioè un avvenimento che ci sorprende) determina un cambiamento nell’uomo, per cui l’uomo è veramente uomo, è l’umanità che ha desiderato di essere?
Occorrono due cose perché la verifica sia vera:
l) un impegno educativo totalizzante con la proposta che è Cristo. È la Chiesa, questa unità ed esperienza di appartenenza, di amicizia. Una vita globalmente impegnata rispetto alla proposta che è Cristo;
2) stare alla proposta nei termini della proposta stessa. Nel rapporto con un oggetto deve essere l’oggetto a determinare il metodo del rapporto
. Se io avessi una bottiglia di vino Tocai bianco del Friuli (il migliore vino del mondo), svitassi la bottiglia, mettessi il dito dentro, lo tirassi fuori e poi dicessi: «Sentite, è secco!», voi direste che sono impazzito. Ho “sentito” il vino, solo che ho scelto io il metodo, perciò ho alterato il rapporto. Il vino va bevuto perché le papille gustative non sono nel dito. Questa è una verità fondamentale che vale nella mia ricerca e nel mio lavoro: e perché non deve essere vera anche con Cristo? Se è una presenza (come è una presenza), se è un fatto (come è un fatto), se è un avvenimento (come è un avvenimento) che ha sorpreso tutti e continua a sorprendere tutti, allora è Lui che dice come ci si rapporta con lui, non noi. E Lui l’ha detto: è una realtà di uomini scelti da Lui, che si coinvolgono insieme, che Lo rende presente. Non le nostre strade tortuose; ma un’adesione alla realtà. Allora si tratta di stare al metodo che Cristo ha posto nel mondo.

Cultura, carità, missione
Che cosa determinano queste due condizioni? «Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggiù». Questa è la promessa di Cristo. Dice: «Chi mi segue». Cristo parte sempre da un aspetto affettivo, perché se c’è un delitto nella vita cristiana, è pensare che basti osservare i dieci comandamenti per andare in Paradiso. Invece Cristo ha detto: «Chi mi ama osserverà la mia legge», non viceversa. C’è un aspetto di affezione da scoprire, altrimenti è un disastro, perché la meccanicità non ha mai compreso l’uomo e non lo comprenderà mai. È la sorpresa di una affezione per cui si sente che tutto quello che viene da lì lo si vuole per sé.
E come viene descritta questa promessa? Da tre dimensioni che misurano l’esperienza cristiana: cultura, carità, missione. Proviamo a scorgerle.
1
.Cultura
. Se Cristo è un fatto e una presenza, allora è una presenza che determina il rapporto con tutto; da cui una coscienza critica e sistematica della propria esperienza umana, che si traduce in una manipolazione diversa delle cose, in un uso diverso di sé. Pensate a quando eravamo bambini e si faceva qualcosa di nascosto: improvvisamente compariva il padre o la madre e uno si accorgeva subito di quello che faceva. È una presenza che determina una coscienza nuova di sé.
2
. Carità. Viene in mente di tutto: l’elemosina, fare i bravi, e invece no! La carità è la presenza di Cristo e perciò è imitare Lui. Lui è la risposta alla vita. La carità viene dal greco charis: gratis, gratuità. È la forma suprema dell’espressione amorosa, perché implica l’assenza del tornaconto, del calcolo: gratis.
 
3.
Missione: è come il calore che un corpo vivo non può non emanare. Non è mai un’iniziativa, ma è la modalità di vita che nasce da come tu stai cambiando adesso, per quello che ti sta succedendo.


Cosa fai per il Vietnam?
Quando mi sono convertito, all’inizio, c’erano vari problemi, perché i miei amici di prima (che erano piuttosto tenaci e duri, era il periodo della guerra in Vietnam) mi perseguitavano. E il tono era questo: «Ti sei fatto il tuo angolino, eh? Vai anche a pregare. Cosa fai per il Vietnam? Non ti rimorde la coscienza?». Ero un po’ ricattato, non riuscivo a capire. Una volta c’era stata una manifestazione, uscivo dalla mensa universitaria, mi hanno circondato e hanno incominciato un’invettiva durissima. Vedevano che ero debole proprio nelle ragioni. Io stavo malissimo, non riuscivo a rispondere; a un certo punto mi è venuta l’idea e ho detto loro: «Io per il Vietnam costruisco la Chiesa, qui». Non lo scorderò più: questa è la verità della questione. Oggi quando mi vedono si vergognano, perché fanno tutti i mestieri che non volevano fare e il loro “sinistrismo” è rimasto nei viaggi in Oriente, nel verdismo o nel fare i sub e scambiarsi le foto o nel portare il cane a passeggio. Questo è quello che è rimasto. Io, invece, sono ancora sulla breccia! Qualche volta dico a qualcuno di loro: «Che cosa fai per il Vietnam?». C’è un pezzo fantastico dei Cori da «La Rocca» di Eliot: «
Senza tempio non ci sono dimore»: senza la presenza del Mistero che ci ama, non c’è posto per l’umanità. Per questo bisogna costruire la Chiesa.

Costruire la Chiesa
Un’autentica dimensione religiosa, questa salva l’uomo. Di questi tempi, brutti o buoni, vogliamo costruire la Chiesa dove siamo, perché questa è l’umanità vera, edificare la comunità cristiana dovunque. Ma come avviene? Noi edifichiamo la Chiesa attraverso la nostra presenza: essere presenza, questa è la nostra ultima, decisiva indicazione e categoria. Essere presenza, qualunque temperamento uno abbia; non importa le doti di cui uno dispone, occorre la fede e basta. Presenza vuol dire il modo di essere dentro la situazione, perché non si vive per aria, ma dentro il rapporto con la propria ragazza, i genitori, gli amici, il lavoro, lo studio universitario, dentro il momento culturale e politico... dentro a tutto. Essere presenza in una situazione vuol dire esserci in modo da perturbarla, se no non si è presenza. Cristo è venuto nel mondo sconvolgendo il ventre di una donna, sconvolgendo un grandissimo uomo che si chiama Giuseppe e mettendo in crisi i grandi legulei di Israele (non ha chiesto: «Permesso?»). Si è posto per quello che era. Essere presenza in una situazione vuol dire esserci in modo da perturbarla, così che se tu non ci fossi, tutti se ne accorgerebbero, perché sarebbe diverso; non perché fai grandi cose, ma perché sei te stesso. Essere presenza vuol dire essere dentro una situazione prendendo Cristo come avvenimento della nostra persona. Non si tratta di fare discorsi (lascia il tempo che trova): il vero annuncio lo facciamo attraverso quel che Cristo ha perturbato nella nostra vita. È una baldanza umile e certa; è un paradosso: umile e certa, cioè non fondata su di sé, ma sulla grazia che ci è stata fatta di una presenza che non verrà mai meno («Io sarò con voi fino alla fine del mondo»). Una baldanza, una certezza per il futuro.

Postato da: giacabi a 21:24 | link | commenti
chiesa, cristianesimo, piccinini

venerdì, 13 ottobre 2006
La persona si realizza nella comunione  

La persona è ben strettamente legata all'amore. È per un amore che si realizza, per amore supera la solitudine, per amore raggiunge la comunione.
A sua volta, l'amore implica la persona, una relazione tra persona e persona, una relazione nella quale la persona esce da se stessa, per entrare in un'altra persona, è l'atto in conseguenza del quale la persona è riconosciuta ed affermata nell'eternità. La comunione è una delle finalità della vita umana ed è  a carattere religioso.
La comunione è partecipazione, partecipazione reciproca, interpenetrazione. Ma questa partecipazione ha bisogno di essere compiuta nell’interno di una unità che racchiude tanto l’<>come il <>. È  in Dio che si opera questa interpretazione dell’<> e del <>.

(Berdiaev, L'io e il mondo)

Postato da: giacabi a 15:02 | link | commenti
chiesa, persona, berdiaev

martedì, 10 ottobre 2006
Teologia solubile –
I - Premessa
C'è il caffè, e c'è il caffè solubile. C'è la Teologia, e ci sono queste note che vi infliggerò saltuariamente nei prossimi mesi in un tentativo vagamente masochistico di cercare di spiegare (in modo spero semplice) alcune delle verità del Cristianesimo. Poichè noto che spesso chi parla della Chiesa non ha la più pallida idea di cosa la Chiesa sia, partirò illustrando quella sequenza che la Chiesa stessa, da sedici e passa secoli, usa per identificare se stessa: il Simbolo Niceno-Costantinopolitano, noto con l'affettuoso soprannome di Credo.
Mi perdonino gli amanti del caffè espresso.
Teologia vuol dire: parlare di Dio (Theo=Dio, Logia=parlare di). Corbezzoli. Roba grossa, difficile. Però...
Come uomini, noi desideriamo cose: una donna, un'auto, non essere tartassati, una giornata di sole. Ma se guardiamo bene, nessuna di queste cose ci soddisfa appieno. Vorremmo una donna che ci ama totalmente; una giustizia per il mondo; che tutto sia bello. Insomma L'Amore, LA Giustizia, LA Bellezza, LA Verità. Che non sono però di questa terra, evidentemente: sono come un Mistero a cui tendiamo ma a cui non riusciamo ad arrivare.
Il nome che diamo a questo Mistero, cioè alla Bellezza, all Giustizia, alla Verità, all'Amore, è Dio. Perciò quando parliamo in un certo modo della donna, dell'auto, di tutto, parliamo di Dio. Teologia, amici. Noi facciamo continuamente teologia.
La storia umana è un ininterrotto tentativo di conoscere questo Mistero dell’esistenza. Ma Dio, questo Mistero, non si può conoscere, se non per quello che Lui ci rivela.
Dio si è rivelato facendosi Uomo, duemila anni fa. E il metodo con cui questo Mistero si rivela nel mondo oggi è la Chiesa.
Così qui di seguito affronteremo parola per parola il fondamento che questa stessa Chiesa ha dato per identificarsi, per evidenziare quello che la distingue da tutti gli altri innumerevoli tentativi che l’Uomo ha fatto nei secoli per conoscere questo Mistero. Insomma, il Credo.
Ma la Chiesa è una vita, e come tale per comprenderla veramente, al di là delle parole, occorre viverla, parteciparvi. Occorre coinvolgersi con essa, così come per conoscere una persona bisogna viverci assieme. Solo così si riuscirà a dare un volto alle parole, si farà sì che non rimangano puro suono che non incide e svanisce. Capirle. Ed amarle. (segue...)

Postato da: giacabi a 20:22 | link | commenti
chiesa, bellezza, senso religioso

giovedì, 31 agosto 2006

IL BISOGNO UMANO
DEL “VERBO INCARNATO”

Da:IL PORTICO DEL MISTERO DELLA SECONDA VIRTÙ
(Questo e i seguenti brani di Ch. Peg
uy sono tratti da: Ch. Peguy, I Misteri, Milano, Jaca Book 1991.)

Gesù
Cristo, bambina, non è venuto per dirci frivolezze,
Capisci, non ha fatto il viaggio di venire sulla terra,
Un grande viaggio, detto tra di noi,
(E stava così
bene là dove era).
(Prima di venire
Non aveva tutte le nostre preoccupazioni),
Non ha fatto il viaggio di scendere sulla
terra
Per venire a contarci indovinelli E barzellette.
Non c
’è il tempo di divertirsi.
Lui non ha messo, non ha impiegato, non ha speso
I trentatrè anni della sua vita terrestre,
Della sua vita carnale,
I trent’
anni della sua vita privata,
I tre anni
della sua vita pubblica,
I tre giorni della sua passione e della sua morte,
(E nel limbo i tre giorni del suo sepolcro).
Non ha messo, non ha impiegato, non ha speso tutto questo,
I suoi trent
’anni di lavoro e i suoi tre anni di predicazione e i
suoi t
re giorni di passione e di morte,
I suoi trentatrè
anni di preghiera,
La sua incarnazione, che
è propriamente il suo incarnamento,
La sua messa in carne e in carnale, la sua messa in uomo e La sua messa in croce e la sua messa nella tomba,
La sua messa
nel carnale e il suo supplizio,
La sua vita d
ell’uomo e la sua vita d’operaio e la sua vita di prete
e la sua vita di santo e la sua vita di martire,
La sua vita di fedele,
La sua vita di Gesù
Per venire in seguito (nello stesso tempo) a contarci frottole.

Non ha messo, non ha impiegato, non ha speso tutto questo.
Non ha fatto tutta questa spesa
Considerevole
Per venire a darci, per darci in seguito
Degli indovinelli
Da indovinare
Come uno stregone.
Facendo il furbo.

No, no, bambina e Gesù
non ci ha neanche dato delle parole morte
Che noi dobbiamo chiudere in piccole scatole (o in grandi).
E che dobbiamo conservare in olio rancido
Come le mummie d
’Egitto.
Gesù Cristo, bambina, non ci dà delle conserve di parole
Da conservare,
Ma ci ha dato delle
parole vive
Da nutrire.
Ego sum via, veritas et vita,
Io sono la via, la verità
e la vita.
Le parole di (della) vita, le parole vive non si possono conser-vare che vive,
Nutrire vive,
Nutrite, portate, scaldate, calde in un cuore vivo.
Per nulla c
onservate ammuffite in piccole scatole di legno o di cartone.
Come Gesù
ha preso, è stato costretto a prendere corpo, a  rivestire la carne
Per pronunciare queste parole (carnali) e per farle intendere,
Per poterle comunicare,
Così noi, ugualmente noi, a
imitazione di Gesù
Così noi, che siamo carne, dobbiamo approfittarne,
Approfittare del fatto che siamo carnali per conservarle, per
scaldarle, per nutrirle in noi vive e carnali,
(Ecco ciò che gli angeli stessi non conoscono, bambina, ecco

cosa non han
no provato)
Come una madre carnale nutre, e fomenta sul suo cuore il suo
ultimo nato,
Il suo lattante carnale, sui suo seno,
Ben posato nella piega del suo braccio,
Così
approfittando del fatto che siamo carnali,
Dobbiamo nutrire, abbiamo da nutrire
nel nostro cuore,
Con la nostra carne e col nostro sangue,
Col nostro cuore,
Le Parole carnali,
Le Parole eterne, temporalmente, carnalmente pronunciate.
Miracolo dei miracoli, bambina, mistero dei misteri.
Perché
Gesù Cristo è divenuto nostro fratello carnale
Perché
ha pronunciato temporalmente e carnalmente le parole
eterne,
In monte, sulla montagna,
È a noi, infermi, che è stato dato,
È da noi che dipende, infermi e carnali,
Di far vivere e di nutrire e di mantenere vive nel tempo
Quelle parole p
ronunciate vive nel tempo.
Cristo e i Santi

Postato da: giacabi a 14:17 | link | commenti
chiesa, peguy

giovedì, 13 luglio 2006
A proposito di Chiesa

«La Chiesa estende i suoi rami in tutta la terra con esuberante fecondità e si espande su vaste regioni. Uno solo però è il principio, una sola la sorgente e una sola la madre feconda e ricca di figli. Nasciamo nel suo grembo, ci nutriamo del suo latte siamo animati dal suo Spirito. Chi abbandona la Chiesa non raggiungerà mai Cristo, divenendo un forestiero, un profano, un nemico. Non può avere Dio come padre chi non ha la Chiesa come madre».
(San Cipriano, Vescovo di Cartagine, martire nel 258)

Postato da: giacabi a 07:48 | link | commenti
chiesa

mercoledì, 12 luglio 2006
La Roccia splendente
Sto leggendo un libro di Chesterton  e voglio farvi partecipi di questo brano riguardante la Chiesa: "la Chiesa Cattolica  possiede una mappa della mente che sembra la mappa di un labirinto, ma che in realtà è una guida per orientarsi nel labirinto . Questa mappa è stata compilata utilizzando conoscenze che, nel mondo della scienza umana, non hanno paragoni. Non vi sono altri casi di istituzioni intelligenti che hanno,con continuità, pensato sul pensiero per duemila anni. E' una esperienza che ricopre quasi tutti i campi esperibili e, in special modo, gli errori. Ne risulta una mappa che evidenzia con chiarezza tutti i vicoli ciechi  e le strade dissestate, nonchè le vie che si sono dimostrate fuorvianti grazie alle testimonianze forniteci da coloro che le le hanno seguite. Su questa mappa della mente gli errori vengono segnati come eccezioni: gran parte di essa è costiutita da campi da gioco e terreni di caccia fioriti, dove la mente può spaziare con tutta la libertà che le è propria, per non parlare dei numerosi campi di battaglia intellettuale dove il combattimento è quanto mai incerto  e imprevedibile. Ma c'è la responsabilità di segnalare determinate strade che conducono al nulla o alla distruzione, ad un muro cieco o a un precipizio. Così facendo, si previene la possibilità che le persone perdano il loro tempo, o le loro vite, in sentieri che si sono dimostrati ripetutamente, nel passato, vani o disastrosi, ma che possono ancora, in futuro, intrappolare ripetutamente i viandanti. La Chiesa si prende  la responsabilità di mettere in guardia il suo popolo  su queste realtà e sta proprio qui l'importanza del suo ruolo."

Postato da: giacabi a 22:28 | link | commenti (1)

Nessun commento: