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domenica 5 febbraio 2012

correa


L'IDEOLOGIA
Questo brano tratto da: Rivoluzione e Contro-Rivoluzione dello storico cattolico Plinio Corrêa de Oliveira aiuta a  comprendere di più la realtà in cui viviamo : 
 ......1. LA RIVOLUZIONE NEGA IL PECCATO E LA REDENZIONE
        La Rivoluzione, come abbiamo visto, è figlia del peccato. Ma, se lo riconoscesse, si toglierebbe la maschera e si ribellerebbe contro la sua stessa causa.
        Si spiega, così, perché la Rivoluzione tenda non solo a passare sotto silenzio la radice di peccato dalla quale è sbocciata, ma a negare la nozione stessa del peccato. Negazione radicale, che include tanto la colpa originale quanto quella attuale e che si realizza principalmente:
        l Attraverso sistemi filosofici o giuridici che negano la validità e l’esistenza di qualsiasi legge morale o le danno i fondamenti vani e ridicoli del laicismo.
        l Attraverso mille procedimenti propagandistici che creano nelle moltitudini una condizione spirituale in cui, senza affermare direttamente che la morale non esiste, si fa astrazione da essa e in cui tutta la venerazione dovuta alla virtù è tributata a idoli come l’oro, il lavoro, l’efficienza, il successo, la sicurezza, la salute, la bellezza fisica, la forza muscolare, il godimento dei sensi, e così via.
        La Rivoluzione sta distruggendo nell’uomo contemporaneo la nozione stessa di peccato, la distinzione stessa fra il bene e il male. E, ipso facto, essa nega la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo, che, senza il peccato, diventa incomprensibile e perde qualsiasi relazione logica con la storia e con la vita.
         2. ESEMPLIFICAZIONE STORICA: NEGAZIONE DEL PECCATO NEL LIBERALISMO E NEL SOCIALISMO
        In ognuna delle sue tappe la Rivoluzione ha cercato di sottovalutare e di negare radicalmente il peccato.
         
        A. La concezione immacolata dell’individuo
        Nella fase liberale e individualista la Rivoluzione ha insegnato che l’uomo è dotato d’una ragione infallibile, d’una volontà ferma e di passioni senza sregolatezze. Da ciò una concezione dell’ordine umano in cui l’individuo, considerato un essere perfetto, era tutto e lo Stato nulla o quasi nulla, un male necessario... forse provvisoriamente necessario. Fu il periodo in cui si pensava che la causa unica di tutti gli errori e di tutti i crimini fosse l’ignoranza. Aprire scuole voleva dire chiudere prigioni. Il dogma di base di queste illusioni fu la concezione immacolata dell’individuo.
        La grande arma del liberale per difendersi dalle possibili prepotenze dello Stato e per impedire la formazione di gruppi di potere che gli togliessero la direzione della cosa pubblica, era costituita dalle libertà politiche e dal suffragio universale.
         B. La concezione immacolata delle masse e dello Stato
        Già nel secolo scorso l’erroneità di questa concezione era diventata evidente, almeno in parte. Ma la Rivoluzione non indietreggiò. Invece di riconoscere il suo errore, lo sostituì con un altro. Fu la concezione immacolata delle masse e dello Stato. Gl’individui sono propensi all’egoismo e possono sbagliare. Ma le masse pensano sempre in modo giusto e non si lasciano mai trascinare dalle passioni. Il loro mezzo d’azione non soggetto a errore è lo Stato. Il loro mezzo d’espressione infallibile è il suffragio universale, dal quale derivano i parlamenti impregnati di pensiero socialista; o la volontà forte d’un dittatore carismatico, che guida sempre le masse alla realizzazione della loro volontà
        3. LA REDENZIONE MEDIANTE LA SCIENZA E LA TECNICA: L’UTOPIA RIVOLUZIONARIA
        Comunque, riponendo tutta la sua fiducia nell’individuo isolatamente considerato, nelle masse o nello Stato, la Rivoluzione confida nell’uomo. Reso autosufficiente mediante la scienza e la tecnica, l’uomo può risolvere tutti i propri problemi, eliminare il dolore, la povertà, l’ignoranza, l’insicurezza, insomma tutto quanto diciamo essere conseguenza del peccato originale o attuale.
        Un mondo nel cui seno le patrie unificate in una Repubblica Universale siano soltanto espressioni geografiche; un mondo senza disuguaglianze né sociali né economiche, diretto mediante la scienza e la tecnica, la propaganda e la psicologia, alla realizzazione, senza il soprannaturale, della felicità definitiva dell’uomo: ecco l’utopia verso la quale la Rivoluzione ci sta avviando.
        In tale mondo la Redenzione di Nostro Signore Gesù Cristo è del tutto inutile. Infatti l’uomo avrà superato il male con la scienza e avrà trasformato la terra in un “cielo” tecnicamente perfetto. E con il prolungamento indefinito della vita nutrirà la speranza di vincere un giorno la morte.
        Capitolo XII Carattere pacifista e antimilitarista della Rivoluzione
         
        Quanto abbiamo esposto nel capitolo precedente ci fa comprendere facilmente il carattere pacifista, e quindi antimilitarista, della Rivoluzione.
         
        1. LA SCIENZA ABOLIRÀ LE GUERRE, LE FORZE ARMATE E LA POLIZIA
        Nel paradiso tecnico della Rivoluzione la pace deve essere perpetua.
        Infatti la scienza dimostra che la guerra è un male. E la tecnica riesce a evitare tutte le cause di guerra.
        Da ciò una fondamentale incompatibilità fra la Rivoluzione e le forze armate, che dovranno essere completamente abolite. Nella Repubblica Universale vi sarà soltanto una polizia, finché i progressi della scienza e della tecnica non giungeranno a eliminare il crimine.
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Postato da: giacabi a 18:59 | link | commenti
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martedì, 25 luglio 2006

L’INIZIO DEL PROCESSO DELLA DECADENZA
CRISTIANA  E  DELL’UMANITÀ
da: Rivoluzione e Contro-Rivoluzione di Plinio Corrêa de Oliveira
Nel secolo XIV si può cominciare a osservare, nell’Europa cristiana, una trasformazione di mentalità che nel corso del secolo XV diventa sempre più chiara. Il desiderio dei piaceri terreni si va trasformando in bramosia. I divertimenti diventano sempre più frequenti e più sontuosi. Gli uomini se ne curano sempre più. Negli abiti, nei modi, nel linguaggio, nella letteratura e nell’arte, l’anelito crescente a una vita piena dei diletti della fantasia e dei sensi va producendo progressive manifestazioni di sensualità e di mollezza. Si verifica un lento deperimento della serietà e dell’austerità dei tempi antichi. Tutto tende al gaio, al grazioso, al frivolo. I cuori si distaccano a poco a poco dall’amore al sacrificio, dalla vera devozione alla Croce e dalle aspirazioni alla santità e alla vita eterna. La Cavalleria, in altri tempi una delle più alte espressioni dell’austerità cristiana, diventa amorosa e sentimentale, la letteratura d’amore invade tutti i paesi, gli eccessi del lusso e la conseguente avidità di guadagni si estendono a tutte le classi sociali. Questo clima morale, penetrando nelle sfere intellettuali, produsse chiare manifestazioni di orgoglio, come per esempio il gusto per le dispute pompose e vuote, per i ragionamenti sofistici e inconsistenti, per le esibizioni fatue di erudizione, ed elogiò oltre misura vecchie tendenze filosofiche, delle quali la Scolastica aveva trionfato, e che ormai, essendosi rilassato l’antico zelo per l’integrità della fede, rinascevano sotto nuove forme. L’assolutismo dei legisti, che si pavoneggiavano nella conoscenza vanitosa del diritto romano, trovò in prìncipi ambiziosi un’eco favorevole. E di pari passo si andò estinguendo nei grandi e nei piccoli la fibra d’altri tempi per contenere il potere regale nei legittimi limiti vigenti al tempo di san Luigi di Francia e di san Ferdinando di CastigliaQuesto nuovo stato d’animo conteneva un desiderio possente, sebbene più o meno inconfessato, d’un ordine di cose fondamentalmente diverso da quello che era giunto al suo apogeo nei secoli XII e XIII.  L’ammirazione esagerata, e non di rado delirante, per il mondo antico, servì da mezzo d’espressione a questo desiderio. Cercando molte volte di non urtare frontalmente la vecchia tradizione medioevale, l’Umanesimo e il Rinascimento tesero a relegare in secondo piano la Chiesa, il soprannaturale ed i valori morali della religione. Il tipo umano, ispirato ai moralisti pagani, che quei movimenti introdussero come ideale in Europa, e la cultura e la civiltà coerenti con questo tipo umano, erano soltanto i legittimi precursori dell’uomo avido di guadagni, sensuale, laico e pragmatista dei nostri giorni, della cultura e della civiltà materialistiche in cui ci andiamo immergendo sempre più. Gli sforzi per un Rinascimento cristiano non giunsero a distruggere nel loro germe i fattori dai quali derivò il lento trionfo del neopaganesimo.  In alcune parti d’Europa esso si sviluppò senza portare all’apostasia formale. Notevoli resistenze gli si opposero. E anche quando s’insediava nelle anime, non osava chiedere loro — almeno all’inizio — una rottura formale con la fede.Ma in altri paesi attaccò apertamente la Chiesa. L’orgoglio e la sensualità, nel cui soddisfacimento consiste il piacere della vita pagana, suscitarono il protestantesimo. L’orgoglio diede origine allo spirito di dubbio, al libero esame, all’interpretazione naturalistica della Scrittura. Produsse la rivolta contro l’autorità ecclesiastica, espressa in tutte le sette con la negazione del carattere monarchico della Chiesa universale, cioè con la rivolta contro il papato. Alcune, più radicali, negarono anche quella che si potrebbe chiamare l’alta aristocrazia della Chiesa, ossia i vescovi, suoi prìncipi. Altre ancora negarono lo stesso sacerdozio gerarchico, riducendolo a una semplice delegazione da parte del popolo, unico vero detentore del potere sacerdotale. Sul piano morale, il trionfo della sensualità nel protestantesimo si affermò con la soppressione del celibato ecclesiastico e con l’introduzione del divorzio.
La gaia decadenza
 

Postato da: giacabi a 16:41 | link | commenti (4)
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