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martedì 7 febbraio 2012

de tocqueville

Il dispotismo democratico
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"Ciò che finisce per imporsi nel mondo moderno e democratico è una nuova forma di dispotismo più esteso e più mite che avvilisce gli uomini senza tormentarli, giorno per giorno, portandoli a non pensare. Questo dispotismo è un potere immenso e tutelare che si incarica di assicurare agli individui il godimento dei loro beni e di vegliare sulla loro sorte. E' assoluto e minuzioso, sistematico, previdente e mite. Assomiglierebbe all'autorità paterna, se come questa avesse lo scopo di preparare l'uomo all'età virile, mentre non cerca che di arrestarlo irrevocabilmente all'infanzia. E' contento che i cittadini si svaghino purché non pensino che a svagarsi. Lavora volentieri alla loro felicità, ma vuole esserne l'unico agente e il solo arbitro, provvede alla loro sicurezza, prevede e garantisce i loro bisogni, facilita i loro piaceri, guida i loro affari principali…perché non dovrebbe levare loro totalmente il fastidio di pensare e la fatica di vivere?"
A. De Tocqueville, Democrazia in America


 

Postato da: giacabi a 08:38 | link | commenti
nichilismo, laicismo, de tocqueville

domenica, 18 marzo 2007
ADERISCI
Cosa ci tocca diffendere
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Quando l’uomo da persona
diventa individuo
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Col venir meno, fra gli uomini, d'ogni legame di casta, di classe, di corporazione, di famiglia essi ricevono un prepotente impulso a non preoccuparsi d'altro che dei loro interessi particolari, a non pensar che a se stessi, a racchiudersi in un gretto individualismo dove ogni virtù pubblica è destinata a perire. Il dispotismo, anziché lottare contro tale tendenza, la fa irresistibile , perché spoglia i cittadini d’ogni comune passione, d’ogni  mutuo bisogno, sopprime qualunque necessità di vicendevole comprensione, qualunque occasione d'agir di concerto; li mura, per così dire. nella vita privata…………..
La frenesia di arricchire a qualunque costo, la passione degli affari e del lucro, la ricerca del benessere e dei godimenti  materiali sono le passioni più comunemente diffuse.    ...
Orbene, è appunto nella peculiare essenza del dispotismo il favorirle e l’estenderle. Quelle passioni debilitanti gli giovano;. esse sviano la mente degli uomini dagli affari pubblici e la tengono altrove occupata, cosicché essi tremano al solo pensiero delle rivoluzioni.. Il  solo dispotismo può propiziare per essi quel segreto e quell’ombra che mettono a loro agio le cupidigie, e consentono di conseguire illeciti lucri senza timor di disonorarsi. Senz’esso, siffatte passioni sarebbero state forti; con esso, trionfano.”
A, Tocqueville”L’antico regime e la rivoluzione

Postato da: giacabi a 12:42 | link | commenti
de tocqueville

sabato, 11 novembre 2006
De Tocqueville:
 AVEVA PREVISTO TUTTO

Libero  6 agosto 2005
De Tocqueville: liberale educato negli Usa denunciò le future tirannie democratiche.
Gianfranco Morra


I profeti, ci dice Manzoni, ricordano gli anni futuri. Colui che, in piena crescita della democrazia, seppe intuirne la degenerazione e proporne una cura ricostituente, nacque 200 anni or sono a Parigi. Bastò un viaggio per farlo innamorare degli Stati Uniti, o meglio della loro società civile, di cui descrisse i valori e anche i pericoli. Alexis de Tocqueville fu un moderato, un cattolico liberale. Era dunque contrario all’assolutismo monarchico, al punto da scorgere in Luigi XIV l’autentico precursore della Rivoluzione Francese, a causa del suo centralismo burocratico e della lotta contro la tradizione pluralistica del vecchio regime. Ma della democrazia, c’egli cercò di difendere e promuovere, intuì i gravi pericoli nel passaggio da una società di élite ad una di massa.
Proprio nell’epoca della reazione oltranzista agli sfaceli della rivoluzione, Tocqueville sostiene che la democrazia, in quanto regime moderato e modificabile, rappresenta quanto ci può essere di meglio tra tutti i regimi politici. Ma solo a certe condizioni. Egli comprende che le due idee della forza della democrazia sono quelle di libertà e di eguaglianza. Ma sa anche che difficilmente possono andare d’accordo, in quanto regolano due finalità contrastanti: aumentare la libertà significa accrescere la disuguaglianza; puntare sull’eguaglianza comporta, il più delle volte, la riduzione della libertà.
Giusto eliminare le forti differenze tra i ceti, in quanto non c’è democrazia senza eguaglianza delle condizioni. Purtroppo, superati certi limiti, l’eguaglianza diviene “dittatura della maggioranza”. In altre parole, la democrazia diviene “totalitaria”. Egli sa bene che la Francia postrivoluzionaria è ancora più tirannica di quella precedente. La famiglia è stata indebolita, le corporazioni soppresse, i beni degli ordini religiosi espropriati. Le autonomie, di luoghi e di ceti, del vecchio regime sono state eliminate in uno statalismo asfissiante, che considera i cittadini come una massa da manovrare e dominare, facendole credere di essere libera. La giusta “eguaglianza delle condizioni” si trasforma in un comportamento uniforme, in un ritorno del suddito, solo apparentemente cittadino, dentro l’utero di uno Stato che lo dirige e lo assicura in tutto, dalla nascita al sepolcro. Lo Stato, centralizzato, inquisitivo, minuzioso, diviene padrone della vita privata del cittadino.
Vale la pena di ricordare la più famosa pagina di Tocqueville (oggi non più profetica, ma fotografia della perversa combinazione di centralizzazione e sovranità popolare): “Vedo una folla innumerevole di uomini, travagliati da due passioni contrastanti: provano il bisogno di essere guidati e la voglia di restare liberi. Simili ed eguali, non fanno che ruotare su se stessi per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Ciascuno di questi uomini vive per proprio conto ed è come estraneo al destino di tutti gli altri. Al di sopra di costoro si erge un potere immenso e tutelare. E’ assoluto, minuzioso, sistematico, previdente e mite, avvilisce senza tormentare gli uomini, che non solo lo sopportano, ma lo considerano un vantaggio”.
Tocqueville intuì la degenerazione della democrazia, quando essa si riduce ad un edonismo protetto e garantito, al “panem (ora anche penem) et cicenses” del dostojewskiano Grande Inquisitore (pari opportunità, par condicio, etc.). ciò accade quando le generazioni perdono la tradizione storica e vivono nel presente dispersivo della quotidianità: “Poiché il passato non rischiara più l’avvenire, lo spirito avanza nelle tenebre”. Ma Tocqueville non è un “pessimista culturale” e questo esito non gli sembra fatale. Come mostra l’esperienza degli Stati Uniti, dove una classe democratica e insieme religiosa ha saputo garantire libertà ed eguaglianza (siamo nel 1832, in America il tono sociale era ancora dato dai WASP, gli anglosassoni bianchi e protestanti; se ci andasse oggi, Tocqueville forse sarebbe meno ottimista).
Il segreto della democrazia americana è “l’intima unione della politica e della religione”, il loro “cristianesimo democratico e repubblicano”. Non certo nel senso del vecchio “trono e altare”. Negli Usa religione e politica sono “completamente separate”, tutte le chiese sono libere e protette, con nessuna di esse lo Stato fa concordati. Ma sono anche congiunte, non nelle curie episcopali, ma nella coscienza dei cittadini. Gli Usa sono nati da uomini fuggiti dalle persecuzioni religiose. La loro Dichiarazione di Indipendenza comincia col nome di Dio e le feste civili sono sempre anche religiose. Gli Usa hanno una radicata “religione civile”, non già sostitutiva delle fedi confessionali, ma esplicativa e unitiva delle diverse credenze: la religione non esercita un’influenza diretta sulle leggi o sulle opinioni politiche, ma dirige i costumi e, regolando la famiglia, contribuisce a regolare lo stato”.
La democrazia, dunque, può essere liberale (Tocqueville pensava agli Usa) o dispotica (pensava alla sua Francia). Essa non cade nel dispotismo sino a quando conserva quella religione cristiana, con cui è nata: E’ il dispotismo che può fare a meno della fede, non la libertà”. Tocqueville, cattolico liberale tanto stimato dal nostro Rosmini, rifiuta sia il laicismo fanatico, nato ateo col Robespierre, sia il clericalismo, che cerca alleanze, dirette o indirette, con i principi solo per avere più potere mondano e, in tal modo, perde credibilità e ne segue la caduta.
200 anni dopo le profezie di Tocqueville si sono purtroppo verificate. Occorre smentirle nel futuro. Bisogna combattere la democrazia totalitaria delle sinistre per mezzo di una alleanza dei cattolici aperti agli ideali di libertà e dei laici religiosamente ispirati
Alexis de Tocqueville

Postato da: giacabi a 08:59 | link | commenti
libertà, de tocqueville

martedì, 12 settembre 2006
Da dove scaturisce    la Libertà
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«Là (in America) scaturiva dalla libera intelligenza una legislazione senza precedenti e questa libertà era frutto di due elementi che si vedevano, per la prima volta, in America fusi uno nell´altro, meravigliosamente combinati: lo spirito religioso e lo spirito di libertà. La religione cristiana vede nella libertà civile un nobile esercizio delle facoltà dell´uomo e nel mondo della politica un campo rimesso dal Creatore agli sforzi dell´intelligenza. Libera e potente nella sua sfera, soddisfatta del posto riservatole, la religione cristiana sa che il suo impero è meglio stabilito quanto più essa regni con le proprie forze e domini senz´altro aiuto sui cuori. La libertà vede nella religione cristiana la compagna delle sue lotte e dei suoi trionfi, la culla della sua infanzia, la fonte divina dei suoi diritti. Essa considera la religione come la salvaguardia dei costumi, come la garanzia delle leggi, come il pegno della sua durata». Alexis De Tocqueville
libertà

Postato da: giacabi a 20:56 | link | commenti
libertà, tocqueville, de tocqueville

venerdì, 21 luglio 2006
Senza Cristo niente libertà

TOCQUEVILLE <<Quando presso un popolo la religione è distrutta, il dubbio si impadronisce delle parti più elevate dell’intelligenza. Ognuno si abitua ad avere nozioni confuse e mutevoli, difende male le proprie opinioni e le abbandona e, poiché dispera di poter risolvere da solo i più grandi problemi del destino umano, si riduce a non pensarci affatto. Un simile stato di cose indebolisce le anime, attenta il vigore della volontà e prepara i cittadini alla servitù. Allora avviene non solo che questi si lasciano portare via la libertà, ma spesso che l’abbandonano>>
libertà

Postato da: giacabi a 20:38 | link | commenti (1)
nichilismo, de tocqueville

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