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martedì 7 febbraio 2012

don Milani

LETTERA A DON MILANI

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Post n°843 pubblicato il 29 Ottobre 2010 da angeloluciorossi
 
Caro Don Lorenzo,
domani torno al Paese per inaugurare una via intestata a te. Cosa posso dire? Parlerò di te attraverso i tuoi scritti. Racconterò della tua passione educativa. Ti ricordi quella conferenza ai direttori didattici a Firenze in Palazzo Vecchio? Eri stato invitato da Fioretta Mazzei d'intesa con la segreteria del Sindaco Giorgio La Pira. Ti chiesero perchè facevi scuola. Ho imparato a memoria la tua risposta: "Se mi domandate perchè faccio scuola, rispondo che faccio scuola perchè voglio bene a questi ragazzi". Non hai risposto con analisi sociologiche e psicologiche. "Alla fine è successa questa disgrazia d'innamorarmi di loro ed ora mi sta a cuore tutto quello che sta a cuore a loro.Ecco perchè questa scuola poi è diventata una scuola, diciamo così, laica, severamente laica". Ti stava a cuore tutto di loro, tutto quello che per loro è bene, persino l'aritmetica che a te non piaceva. Ora capisco quella grande scritta su una parete: "I CARE". ME NE IMPORTA, MI STA A CUORE. Questa è la tua lezione. Questa è la tua testimonianza. Spesso ripetevi che "con la parola alla gente non gli si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio". Tu appassionavi i ragazzi. Dobbiamo ripartire da qui. Noi facciamo troppe conferenze. Eppure abbiamo bisogno di ripartire dall'educazione. Nella stessa conferenza a direttori dicevi: "Appassiono perchè ho trovato e uso quella parola che ci voleva e cioè che rispondeva a esigenze ch'esistevano prima della mia venuta: esigenze profonde". Questo problema è rimasto. Non siamo andati troppo avanti. Anche se il tema principale, per noi, per diversi amici, è l'educazione: come educarci, in che cosa consiste e come si svolge l'educazione, un'educazione che sia vera, cioè corrispondente all'umano, all'originale che è in noi. Ci interessa l'educazione per ricostruire il nostro popolo. Bello quando hai sottolineato con forza che ti è "successo di innamorarti del tuo popolo". Domani racconterò di questo tuo entusiasmo. Domani racconterò del mio entusiasmo per continuare a costruire oggi. Un abbraccio. Tuo Angelo
 

Postato da: giacabi a 20:54 | link | commenti
educazione, don milani

lunedì, 23 marzo 2009
 La moda
  falsa libertà
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“Una bambina: Io della moda prendo quello che mi piace, non quello che non mi piace.
Don Lorenzo: Senti cara, a Parigi o a New York, otto o dieci anni fa, un ricco signore padrone, oppure un gruppetto di ricchi signori padroni di tutta una catena di case discografiche, decisero di far ballonzolare le bambine dal polo nord fino al polo sud, compreso la sala di Borgo o di Vicchio. Lo decisero,fissarono tutto, fecero fare questi dischi, fecero gli stampi, li stamparono in milioni di copie, poi fecero in modo che i giornali e la televisione presentasse quel dato ballo e, improvvisamente, nello stesso giorno, appena pigiarono il bottone da New York o da Parigi, tutti i ragazzini e le ragazzine del mondo hanno fatto finta di amare quel ballo. Non raccontiamo storie, perché è andata così e Mario su questo è perfettamente d’accordo con me. Nessuno di voi ha scelto nessuno dei balli che ballate, ma li avete presi così come ve li hanno dati. Se qualcuna di voi avesse
voglia di ballare il minuetto, non c’è verso, il minuetto lo
ballava la vostra trisnonna.
Ragazzina: Noi si balla quello che ci piace.
Don Lorenzo: Senti cara, due anni fa, mi trovai a fare una
leticata in piazza a Vicchio. C’era un imbecille di giovanotto
che diceva che lui portava la cravatta per parare il freddo. Fece fare una risata a tutti. Poi provò a dire: «Perché mi piace». Per l’appunto vedo che a tutti intorno piace la stessa cosa, sicché non ci credo. Difatti lui portava la cravatta non perché l’avesse scelta, ma perché la portano gli altri. E voi il twist non lo avete scelto, ma ve lo hanno imposto e ve lo possono imporre come vogliono. Un ballo se è bello o brutto non importa, quello che impongono è quello che pigliate. Se fissano a New York che quest’anno ballate l’Aida, voi ballate l’Aida, se fissano che ballate la messa da morto, ballate la messa da morto.
La vostra libertà è di scegliere entro i limiti delle poche possibilità che vi danno, cioè di ballare un twist o un madison, ma non di ballare o pensare; non di ballare o regnare e essere padroni del vostro voto, del vostro pensiero; non di ballare oppure vincere discussioni; non di ballare o convincere le persone con cui parlate.
Purtroppo la mia previsione è che sarete pecore, che vi
piegherete completamente alle usanze, che vi vestirete come vuole la moda, che passerete il tempo come vuole la moda. Ma mi dite che soddisfazione ci trovate ad accettare una situazione simile? Ribellatevi! Ne avete l’età. Studiate, pensate, chiedete consiglio a me, inventate qualcosa per sortire da questa triste situazione in cui siete e poter arrivare al punto di fare realmente, con una libera scelta vostra, le cose che vi par giusto fare.
 Per me sarebbe una umiliazione tremenda se uno mi
domandasse: «Cosa stai facendo? Perché lo stai facendo?» e dovessi restare a bocca aperta senza rispondere. E educo i miei ragazzi così, a saper dire in qualunque momento della loro vita, cosa fanno e perché lo fanno. Se voi mi dite: “Giovedì si balla perché sì!” e non inventate nulla per sortirne, siete delle disgraziate.”
Don Lorenzo Milani, Una lezione alla scuola di Barbiana, Lef, Firenze 2004

Postato da: giacabi a 21:08 | link | commenti (1)
don milani

domenica, 15 marzo 2009
 Santa Madre Chiesa
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  Don Milani ribatteva a certi radicali: «In che cosa la penso come voi? In qualche piccolissimo particolare. Esterno della vita politica e sociale. Al primo ordine che il vescovo mi da, se mi sospendesse eccetera, io mi arrendo immediatamente. Rinuncio subito alle mie idee. Delle mie idee non m'importa nulla. Perche io nella Chiesa ci sto per i sacramenti e non per le idee» (vedi Neera Fallaci, Dalla parte dell’ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani, Milano libri 1974, p. 454). Scrive ancora: «Questa Chiesa è quella che possiede i sacramenti. L'assoluzione dei  peccati  non  me  la  da  mica l'Espresso».
  Don Lorenzo Milani                           da: Indagine su Gesu' di Antonio Socci

Postato da: giacabi a 19:29 | link | commenti (3)
don milani

lunedì, 10 novembre 2008
Senza Dio non esiste morale ***
« Io credo di avergli fortemente provato che tutte le costruzioni di leggi morali e tutte le scrupolose onestà, quando negano un qualsiasi legislatore trascendente, sono a dir poco penosamente incoerenti ».
don Lorenzo Milani

Postato da: giacabi a 19:20 | link | commenti
dio, laicismo, don milani

Come don Milani pervenne alla fede
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“Ci chiediamo: come Lorenzo pervenne alla fede? E qui, direbbe la mamma, entriamo nel mistero, che tuttavia cercheremo di scandagliare per quanto ci è possibile. Interessante a riguardo è la testimonianza di Hans Johan Staude, il pittore tedesco che lo ebbe come discepolo per pochi mesi, che narra del suo incontro con lui dopo la conversione e l’ingresso in seminario per farsi prete: «Lo rividi - dice - quando era già in seminario. Venne a trovarmi. Stava molto bene nel nero ma, personalmente, non lo vedevo bene con quel vestito nero. Gli chiesi: “Ma Lorenzo, come mai questo cambiamento?“. Mi dette una risposta indimenticabile: E tutta colpa tua. Perché tu mi hai parlato della necessità di cercare sempre l’essenziale, di eliminare i dettagli e di semplificare, di vedere le cose come un’unità dove ogni parte dipende dall’altra. A me non bastava fare tutto questo su un pezzo di carta, non mi bastava cercare questi rapporti tra colori. Ho voluto cercarli fra la mia vita e le persone del mondo. E ho preso un’altra strada”».
 Don Lentini

Postato da: giacabi a 15:40 | link | commenti
don milani

domenica, 21 settembre 2008
Santa Madre Chiesa
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Non mi ribellerò mai alla chiesa, perchè ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la chiesa.
Da Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana

Postato da: giacabi a 08:36 | link | commenti
chiesa, don milani

sabato, 05 gennaio 2008
Don Lorenzo Milani come non l'avevate mai detto ***
Tempi num.26 del 28/06/2007


«Altro che padre nobile del cattolicesimo democratico,
il priore educava gli ultimi proprio per sottrarli allo sfruttamento
dei "parassiti" comunisti». Gli appunti inediti dell'amico socialista

di Persico Roberto

«Una profonda indignazione ha suscitato negli ambienti cittadini il convegno svoltosi domenica mattina nei locali del Circolo "Matteotti". Si è trattato dell'attacco all'unità antifascista sulla quale poggia la nuova democrazia italiana. E di qui ha preso le mosse il volgare discorso anticomunista. Un linguaggio che a Prato finora neppure i missini hanno mai tentato. Prato però ha fatto il vuoto intorno a questa associazione che lascia nella nostra città soltanto disgusto e indignazione». Bersaglio della reboante prosa dell'Unità un convegno sulla Resistenza organizzato nell'aprile del 1964 da "Forza del popolo", un movimento nato un paio d'anni prima nell'ambito della Federazione giovanile del Partito socialista fiorentino. È Alessandro Mazzerelli, fondatore del gruppo, settantatré anni ma non glieli daresti, lucido e battagliero come allora, a raccontare a Tempi di quei giorni: «La memoria della Resistenza era egemonizzata dal Pci: la Resistenza come rivoluzione tradita, la cancellazione delle altre componenti, la rimozione dei crimini dei partigiani e via discorrendo. Allora proposi ai dirigenti del mio partito, il Psi, di fondare un'associazione alternativa, che sottraesse la storia del popolo alla manipolazione comunista. L'iniziativa piacque: nasceva dai giovani, da un cattolico militante, poteva essere un'occasione per uscire dall'angolo in cui il Psi era messo dall'ingombrante presenza del Pci». Era il 1962. Un paio d'anni dopo arrivò il convegno di cui sopra - «fu il primo convegno revisionista che si sia svolto in Italia», tiene a sottolineare Mazzerelli - con le conseguenti bordate dell'Unità. I dirigenti del Psi abbozzarono, presero le distanze, «noi non sapevamo». Intanto, però, il nome di "Forza del popolo" e quello di Alessandro Mazzerelli avevano cominciato a circolare. E un giorno arrivarono fin sui monti sperduti di Barbiana. «Sei te quel matto della "Forza del popolo"? Allora vieni subito a trovarmi». Quello che parlava all'altro capo del filo era don Lorenzo Milani. Fu così che, il 31 luglio del 1966 (il nostro ricorda perfettamente data e ora dell'incontro), il giovane Mazzerelli si ritrovò a salire la mulattiera che portava alla canonica di Barbiana, dove don Lorenzo faceva scuola 365 giorni all'anno.

Una lezione politica ancora valida
Iniziava, quel giorno, un rapporto a cui Mazzerelli sarebbe rimasto fedele tutta la vita. Ancora oggi «quel matto della "Forza del popolo"» gira la Toscana portandosi dietro il materiale, stampato rigorosamente a proprie spese, del Movimento autonomista toscano, il piccolo partito in cui continua a condensare la lezione politica appresa in quei mesi sui monti del Mugello. Ultima impresa, la partecipazione alla campagna per le elezioni comunali di Lucca a sostegno di Mauro Favilla, il candidato del centrodestra che ha vinto per una manciata di voti. «Sono stato io - confida orgoglioso a Tempi - a suggerirgli la mossa decisiva: il "decalogo del politico" che avevamo steso con don Milani, che prevedeva, come primo punto, il divieto di ricoprire più d'una carica pubblica. Favilla ne è rimasto colpito, e ha annunciato che, visto che già percepisce la pensione da senatore, avrebbe rinunciato allo stipendio da sindaco. Così ha conquistato gli indecisi».

«La loro ideologia non durerà»
Ma torniamo alla canonica di Barbiana e alla battaglia di Mazzerelli. «
Don Milani - si lancia inarrestabile - è stato fatto diventare il capostipite di quella porcheria che è il cattocomunismo. E pensare che tutta la sua opera educativa fu fatta per sottrarre i poveri all'influsso nefasto del comunismo». Nefasto, addirittura. Non le pare di esagerare un po'? Mazzerelli tira fuori le bozze del suo ultimo libro (Ho seguito don Lorenzo Milani, profeta della Terza Via, di prossima uscita per Il cerchio) e comincia a leggere alcune delle frasi di don Milani, tutte riportate dagli appunti che aveva preso all'epoca: «Il comunismo è la mediazione e l'organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire, a una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi». Ancora: «Gli intellettuali comunisti, quasi tutti borghesi, sono i nostri nemici. Quasi tutti gli intellettuali borghesi sono i nostri nemici. Sono loro che vogliono quel laido "compromesso" fra gli sfruttati e gli sfruttatori. Lo vogliono in nome di Cristo e di Marx. Sono proprio dei figli di puttana!». E poi: «I capi del comunismo affermano che la loro ideologia viene da lontano e andrà lontano. Non è vero. Il comunismo viene da pochi decenni di storia e va avanti strisciando e speculando tra le innumerevoli miserie della terra. Dove è al potere ne lenisce qualcuna e ne fa nascere altre, ma di questo fallimento riesce a imporre che solo pochi ne parlino. Anche i serpi strisciano rapidamente, si ambientano alle asprezze del terreno, le superano ed attaccano per difendere le loro zone di influenza, ma non vanno lontani»
. In proposito Mazzerelli dice addirittura di ricordare distintamente che una volta don Milani gli disse che il comunismo "non avrebbe superato il '90", ma siccome non ha un riferimento certo non ha voluto metterlo nel libro.

Divorzio, droga, aborto, infedeltà
Peccato, però, che di tutte queste cannonate sia rimasta traccia soltanto nei ricordi di un vecchio socialista anticomunista. Raccolta la provocazione, Mazzarelli sfodera una copia sbiadita di Adesso, un foglio cattolico dell'epoca: «Poi venne il 18 aprile, il prete aprì gli occhi sul mondo e vide profilarsi vicina la minaccia dei nemici di Dio. Allora gridò forte come la mamma in difesa dei suoi pulcini, se li chiamò intorno, li coprì colle sue ali. Anche il ricco ebbe paura, e aiutò il prete a salvare i suoi pulcini dai nemici di Dio. Così il grande male fu scongiurato e ognuno poté continuare a sognare cose belle, vittorie su altri mali». Firmato don Lorenzo Milani, 15 dicembre 1950. Ma allora tutte le polemiche contro la Democrazia cristiana, la Chiesa dei ricchi, la lotta in favore degli ultimi. Mazzerelli non ha dubbi: «
Don Milani era feroce con la Dc perché la sua politica buttava i poveri nelle braccia dei comunisti. "Sono disonesti e imbecilli", mi disse in occasione di uno dei tanti scandali di allora. "Non si rendono conto che quando rubano da 'cristiani' fanno un gran regalo a quelle carogne del Pci?". E la sua passione per il fare scuola ai poveri era per dar loro le parole che li mettessero in grado di comprendere il catechismo e sottrarli alla propaganda comunista. Perché era fedelissimo alle posizioni della Chiesa in materia di dottrina, e aveva chiaro che senza la Chiesa il mondo era destinato a terribili degenerazioni
».
Riprende a sfogliare le bozze del libro. Siamo alla vigilia della battaglia sul divorzio e il priore dice che
«la Chiesa e tutti i cattolici hanno l'obbligo di difendere il sacramento indissolubile del matrimonio. Noi dobbiamo batterci, con estrema risolutezza contro qualsiasi ingerenza dello Stato nel matrimonio cattolico. Il suo eventuale scioglimento non può essere che competenza esclusiva della Chiesa». E poco più avanti ecco alcune affermazioni che oggi suonano come una terribile profezia: «La gestione del potere da parte di certi cattolici non vuol dire che sono salvaguardati i valori della società cristiana. La gestione degli interessi delle classi benestanti porta prima o poi tutto un popolo a prostituirsi alla loro etica, di cui il divorzio, l'infedeltà coniugale, la droga, l'aborto, la sopraffazione economica e politica del prossimo sono gli aspetti più qualificanti. Sarà quello il momento giusto in cui si dovrà proclamare senza indugi le nostre tesi. Ma non farti illusioni, prima che le masse si accorgano che abbiamo ragione scorrerà molto sangue e sia la degenerazione morale che quella politica arriveranno a livelli di incredibile bassezza».


Interpretazioni e censure
«Fu per far conoscere l'immagine vera del priore - prosegue Mazzarelli - che nel 1976 organizzai un convegno su di lui a Pozzo della Chiana. E fu padre Santilli, maestro di don Milani in seminario e sempre suo grande amico, a suggerirmi di invitare don Luigi Giussani. "Ma uno come don Giussani", gli dissi, "verrà mai in un buco come Pozzo della Chiana?". "Per questa interpretazione di don Milani, che è quella vera, corro", fu la risposta che mi riferì padre Santilli. Don Giussani venne, e svolse una relazione sul contesto sociale e politico di allora». Di quell'intervento sembra non essere rimasto nulla, a parte un breve resoconto sull'Osservatore romano, secondo il quale Giussani indicò nel recupero del senso religioso e dell'autentico senso ecclesiale come liberazione di tutto l'uomo l'unica alternativa alla "persecuzione dell'umano". Quel convegno, in pratica, fu silenziato. «Era ormai in corso l'appropriazione del priore di Barbiana da parte del Pci, sotto la regia di Michele Gesualdi, uno dei suoi alunni, che su questa operazione ha costruito la propria carriera politica (è stato tra l'altro due volte presidente della Provincia di Firenze). È lui che ha il suo carteggio, che decide cosa viene pubblicato e cosa no» («se non ha distrutto o lasciato ai topi le casse di Barbiana», puntualizza Giorgio Pecorini in Don Milani! Chi era costui?, Baldini & Castoldi 1996). È Gesualdi che oggi guida la Fondazione Don Lorenzo Milani, custode dell'ortodossia barbianese e della retorica a cui si abbeverano i Fioroni, i Veltroni e i Bertinotti. Ma Alessandro Mazzerelli prosegue indefesso la sua battaglia per un altro don Milani: «"
Tu non mi tradire, non mi tradire né ora né mai", mi ripeteva negli ultimi tempi. A questo da quarant'anni sono rimasto fedele. Ho rinunciato a far carriera, non ho guadagnato nulla, ci ho sempre rimesso di tasca mia. O so' grullo, o quel che dico è vero».


Postato da: giacabi a 21:43 | link | commenti
don milani

lunedì, 17 settembre 2007
L’educazione
 ***
Gianni non sapeva mettere l'acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Del lavoro, delle famiglie, della vita del paese. Qualche sera andava col babbo alla sezione comunista o alle sedute del Consiglio Comunale. Voi coi greci e coi romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi sull'ultima guerra si teneva quattro ore senza respirare. A geografia gli avreste fatto l'Italia per la seconda volta. Avrebbe lasciato la scuola senza aver sentito rammentare tutto il resto del mondo. Gli avreste fatto un danno grave. Anche solo per leggere il giornale. Sandro in poco tempo s'appassionò a tutto. La mattina seguiva il programma di terza. Intanto prendeva nota delle cose che non sapeva e la sera frugava nei libri di seconda e di prima. A giugno il "cretino"; si presentò alla licenza e vi toccò passarlo. Gianni fu più difficile. Dalla vostra scuola era uscito analfabeta e con l'odio per i libri. Noi per lui si fecero acrobazie. Si riuscì a fargli amare non dico tutto, ma almeno qualche materia. Ci occorreva solo che lo riempiste di lodi e lo passaste in terza. Ci avremmo pensato noi a fargli amare anche il resto. Ma agli esami una professoressa gli disse:- perché vai a scuola privata? Lo vedi che non ti sai esprimere? Lo so anch'io che il Gianni non si sa esprimere. Battiamoci il petto tutti quanti. Ma prima voi che l'avete buttato fuori di scuola l'anno prima. Bella cura la vostra. Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all'infinito. I ricchi le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per bocciarlo. Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi. Appartiene alla ditta. Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo. Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio:- Non si dice lalla, si dice aradio. Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo dalla scuola. "Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua"; .L'ha detto la Costituzione pensando a lui.
don L.  Milani "Lettera ad una professoressa"

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educazione, don milani

mercoledì, 04 luglio 2007
Il Comunismo
visto da don Milani
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«Gli intellettuali comunisti, quasi tutti borghesi, sono i nostri nemici. Quasi tutti gli intellettuali borghesi sono i nostri nemici. Sono loro che vogliono quel laido "compromesso" fra gli sfruttati e gli sfruttatori. Lo vogliono in nome di Cristo e di Marx. Sono proprio dei figli di puttana!».
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« I capi del comunismo affermano che la loro ideologia viene da lontano e andrà lontano. Non è vero. Il comunismo viene da pochi decenni di storia e va avanti strisciando e speculando tra le innumerevoli miserie della terra. Dove è al potere ne lenisce qualcuna e ne fa nascere altre, ma di questo fallimento riesce a imporre che solo pochi ne parlino. Anche i serpi strisciano rapidamente, si ambientano alle asprezze del terreno, le superano ed attaccano per difendere le loro zone di influenza, ma non vanno lontani».
don Milani

Postato da: giacabi a 15:26 | link | commenti
comunismo, don milani

lunedì, 25 giugno 2007
IL COMUNISMO
 VISTO DA DON MILANI
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 Il comunismo è la mediazione e l’organizzazione politica di ogni male, alfine di consentire ad una classe dirigente parassitaria e brutale, la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi
Don Lorenzo Milani

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