L'inutilità nella sperimentazione
delle cellule embrionali
***
Angelo Vescovi: pronti per la sperimentazione umana contro la Sclerosi laterale amiotrofica
Angelo Vescovi, 46 anni, docente di Biologia applicata alla Bicocca di Milano, è condirettore dell’Istituto di ricerca sulle cellule staminali al San Raffaele, direttore dell’Istituto di ingegneria dei tessuti e del progetto «Officina del cervello» all’ospedale Niguarda, direttore scientifico del Consorzio italiano per la ricerca sulle cellule staminali, coordinatore della Banca di staminali cerebrali a Terni e direttore scientifico della Fondazione Neurothon.
Per la sua esperienza è consulente del governo italiano e della Camera
dei Lords inglese. Pur essendo agnostico, si oppone da sempre
all’impiego di embrioni nella ricerca.
Professor
Vescovi, pare che il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama,
possa cambiare politica rispetto al suo predecessore e accordare il
finanziamento federale alla ricerca sulle staminali embrionali. Secondo
lei è un’ipotesi plausibile?
Anzitutto occorre chiarire
che il cambiamento di politica potrebbe riguardare nello specifico la
ricerca sugli embrioni umani. Detto questo, credo sia una risposta
tardiva a un problema che non c’è più da almeno tre anni. Le tecniche messe a punto nel 2006 dallo scienziato giapponese Shinya Yamanaka,
infatti, permettono di generare e addirittura clonare cellule staminali
embrionali umane senza dover ricorrere agli embrioni, ma derivandole
artificialmente da una cellula somatica adulta (si parla di Induced
pluripotent stem cell, Ips). Il problema della sperimentazione sugli
embrioni, dunque, è già stato risolto alla base. Le cellule Ips vengono
ottenute trasferendo nelle cellule adulte, con appositi vettori virali,
quattro geni normalmente associati alle staminali. Il problema è
che uno di questi geni è risultato cancerogeno. Un mese fa, per fortuna,
anche questo inconveniente è stato superato e le Ips sono ora del tutto
sicure. Poiché pare che il nuovo Presidente Usa sia una persona
intelligente, ritengo di poter dire che la sua è una dichiarazione “di
facciata” e che sicuramente, al momento opportuno, valuterà con
attenzione il problema. Fatta questa premessa, penso che possa essere
ammissibile un uso regolato degli embrioni sovrannumerari già esistenti.
Lei dice che il problema non si pone più. Allora perché qualcuno continua a premere per fare sperimentazione con gli embrioni?
A questo punto credo che non
si tratti più di una lobby di tipo politico-ideologico, ma economica.
Per 15-20 anni, infatti, il mondo anglosassone ha investito in ricerche e
tecnologie che, ovviamente, hanno portato alla registrazione di
brevetti. La scoperta di
Yamanaka, che consente di riprogrammare le staminali adulte portandole
allo stadio embrionale, rischia di mandare in fumo i miliardi di euro
investiti finora nella ricerca sugli embrioni. Credo che sia questo il
problema di fondo. Comunque è bene riflettere su un altro dato:
il governo giapponese ha fatto un investimento strategico sulla
riprogrammazione delle cellule, manifestando lo stesso atteggiamento
lungimirante avuto in passato con i microchip e l’elettronica.
Quali risultati ha prodotto finora la ricerca sulle staminali embrionali?
Ha dato ottimi risultati in
termini di conoscenze e informazioni scientifiche, almeno per quanto
concerne la ricerca su modelli animali. Il problema è che raramente
queste conoscenze sono state traslate all’uomo e, soprattutto, a fini
terapeutici. Si tenga presente un fatto: per procedere a un trapianto di
staminali embrionali autologo, che scongiuri cioè il rigetto, bisogna
aver clonato l’embrione umano in origine. Questa operazione ha
un’efficienza di uno su duecento e nessuno c’è ancora riuscito. La
tecnica dell’Ips riesce, invece, a ottenere staminali embrionali
autologhe tutti i giorni e in qualunque laboratorio del mondo.
Viene veramente da chiedersi quale sia la logica dietro a certe
pressioni... La ricerca sulle staminali embrionali, dunque, è la
benvenuta purché sia fatta nel rispetto di un’etica, che è quella
naturale della specie. E lo dico, come è ormai noto, da agnostico.
E riguardo alla ricerca sulle cellule staminali adulte, quali sono le speranze principali?
Ci sono numerose terapie che
già vengono usate in clinica, soprattutto in ambito ematologico, per
curare e guarire determinati tipi di leucemie e malattie rare. Ora
grandi sforzi sono rivolti alle terapie cellulari ricostruttive che, al
pari delle altre, avranno un utilizzo molto mirato e dunque non potranno
essere usate su qualsiasi paziente. Si tratta, in generale, di pratiche
estremamente complesse, volte a rigenerare tessuti in cui miliardi di
cellule intrattengono tra loro numerose relazioni. Il meccanismo è molto
complicato e dunque occorre tempo per comprenderlo e padroneggiarlo.
Detto questo, grandi speranze giungono proprio dalla cronaca recente: mi
riferisco al caso della donna di Barcellona, alla quale è stato
praticato un trapianto di trachea da donatore, “ricolonizzata” con
cellule staminali della stessa paziente; in questo modo è stato
possibile evitare la somministrazione di farmaci antirigetto. Mi
pare che i progressi fatti siano enormi, soprattutto a fronte di
finanziamenti ridicoli rispetto ad altri settori (si pensi, ad esempio,
agli armamenti).
Il 1° dicembre a Roma, l’associazione onlus Neurothon
(dedicata alla ricerca sulle malattie neurodegenerative) ha organizzato
un convegno internazionale per fare il punto sul possibile impiego
delle cellule staminali per la cura della Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Quali opportunità terapeutiche esistono?
Nel giro di pochi mesi
dovremmo poter partire all’ospedale Niguarda di Milano con la prima
sperimentazione umana a livello europeo. Iniziamo con una decina di
malati di Sla, selezionati da un’apposita Commissione clinica, che
valuterà con attenzione i casi che garantiscono il massimo approccio
etico e, allo stesso tempo, risultati misurabili. Poi dovremmo estendere
lo studio ad altri tipi di malattie metaboliche. Ma bisogna vedere
anzitutto come va con i primi. La certezza non ce l’ha nessuno.
Quando pensate di partire?
Dare un’indicazione esatta
dei tempi è impossibile per una serie di ostacoli tecnico-burocratici:
non sappiamo quando verrà concessa la certificazione Gmp [Good manifacturing practice,
pre-requisito fondamentale per le attività di tipo farmaceutico, ndr]
alla Banca di cellule staminali cerebrali di Terni, dove produrremo le
cellule da utilizzare nella sperimentazione; inoltre dobbiamo ancora
completare il protocollo clinico. Peraltro finora ho sempre dovuto
spostare la data prevista anche per la mancanza di finanziamenti.
Comunque ritengo che ormai si tratti di mesi e non più di anni. Stiamo
preparando questa sperimentazione con la massima onestà intellettuale e
secondo i criteri della scienza occidentale, dunque dobbiamo rispettare
tutte le regole dalla prima all’ultima. Peraltro saremmo già qui a
guardare i risultati, se ci fossero stati i soldi: avremmo potuto fare
tutto in sei mesi e, invece, siamo in ballo da tre anni e mezzo. Però
questa è la logica del nostro Paese. Ho voluto rimanere, ho voluto la
bicicletta, e ora pedalo.
Non a caso il gruppo
di ricercatori che a Barcellona ha ottenuto il brillante risultato sulla
trachea è guidato da un “cervello in fuga” italiano, Paolo
Macchiarini...
Eh sì. E, purtroppo, come lui
ce ne sono tanti altri. Ho un grande rispetto per loro. Io stesso ho
lavorato per cinque anni in Canada e poi sono tornato. Forse ho
sbagliato, ma ora sono qui e devo lavorare a queste condizioni. Fuori
dall’Italia, onestamente, è tutto più facile: non si perde tempo in
pratiche pletoriche e intoppi procedurali fantasiosi. Solo l’altro
giorno scorrevo gli importi delle borse di studio che verso ai giovani
del mio laboratorio. C’è poco da fare: il 45 per cento del compenso
lordo va in tasse. Quindi il finanziamento per le borse di ricerca è, in
realtà, già decurtato quasi della metà. Senza contare le sovvenzioni
per i reagenti di laboratorio, che dobbiamo acquistare negli Stati Uniti
e dunque ci costano tre volte di più. Credo che questo Paese debba
smettere di guardare ai ricercatori come se fossero tutti ladri, per cui
occorre controllare il singolo centesimo che hanno in tasca. Devono
metterci nelle condizioni di lavorare e chiederci un rendiconto dei
risultati dopo cinque anni: non possono fare le pulci ai bilanci ogni
sei mesi, domandandoci cosa abbiamo fatto di ogni tranche di
finanziamenti. Cosa volete che facciamo con 20 mila euro in sei mesi?
Non bastano nemmeno per tre esperimenti.
I
giovani ricercatori italiani continuano ad avere contratti a tempo
determinato e a vivere in condizioni di assoluta precarietà fino a età
relativamente “avanzata”...
L’ho detto in tempi non
sospetti, prima cioè delle recenti proteste di piazza. Ed è uno dei
motivi per cui oggi alcuni sostengono che io abbia un brutto carattere,
mentre ho solo il temperamento di chi reagisce quando vede i soprusi. Il
nostro sistema è pieno di nepotismi, angherie e violenze psicologiche
contro i più giovani: è una totale e assoluta vergogna. L’ho denunciato
già dieci anni fa e continuo farlo oggi. Non diamo ai ragazzi la
possibilità né di imparare né di produrre. Così a un certo punto se ne
vanno. E capisco bene quelli che non tornano. Perché più di una volta
anche io, che tutto sommato ho avuto “fortuna”, ho pensato che non mi
dispiacerebbe andare via. E le occasioni certo non mi mancano: l’ultima
risale alla settimana scorsa. Poi resto qui perché comunque sono
cresciuto e mi sono formato in questo Paese e desidero che vada avanti.
Però tante cose devono cambiare. In ogni caso, credo che il sistema non
possa essere risanato, ma vada rifondato ex abrupto, con un massiccio ricambio generazionale.
|
Postato da: giacabi a 14:22 |
link | commenti
embrione, scienza - articoli
Cellule staminali adulte ok!
.
|
Postato da: giacabi a 17:04 |
link | commenti
embrione, scienza - articoli
L’eugenetica?
Significa veramente voler diventare come Dio.
Alexander Langer*“…una volta che si accettino criteri eugenetici, di definizione del tipo di umani che si vogliono mettere al mondo, è chiaro che chiunque abbia il potere di definizione potrà sbizzarrirsi. Qualcuno potrà dire che certi uomini devono essere muscolosi, che se sono destinati ad essere operai devono essere molto resistenti e magari potrebbero essere programmati a essere resistenti a certi climi, a certe malattie o anche, secondo criteri semplicemente di gusto estetico, che devono essere alti, biondi, con gli occhi celesti o che devono essere maschi o femmine. Purtroppo, già oggi, in paesi in cui i rispettivi regimi ammettono solo la nascita di un figlio, sappiamo che se la femmina viene tempestivamente individuata viene abortita. Tutto questo futuro bio-tecnologico ha conseguenze enormi e forse non ancora avvertite dalla gran parte della gente. La prima che dobbiamo citare è senz'altro quella etica perché voler assumere il potere, medico, politico o semplicemente economico, di scegliere che tipo di esseri viventi devono nascere e devono popolare il mondo e, quindi, di scegliere anche che tipo di esseri viventi non devono più riprodursi e devono sparire, significa veramente voler diventare come Dio. Io credo che qui si tocchi nel profondo il limite. Non è un caso che anche in tutta le leggende e mitologie l'idea dell'omunculus, cioè dell'uomo fatto in provetta o comunque dell'uomo fatto su misura, sia sempre stata in un certo senso l'estrema bestemmia, forse anche l'estremo del patto col diavolo. Quindi c'è un aspetto, quello etico, che mi pare sia prioritario. E finora, per quanto le culture, le religioni, e se vogliamo anche gli igienisti, si siano sforzati di dare ragionevolezza e anche di imbrigliare e di disciplinare la trasmissione di vita, di fatto la trasmissione di vita ha continuato ad avvenire in modo sostanzialmente anarchico. L'amore è anarchico nel senso che la scelta -chi si vuole accoppiare con chi- è anarchica. La stessa mobilità delle persone, il fatto, cioè, che uno nato in un certo clima, in una certa cultura, in un certo ambiente geografico, a un certo punto scelga, o sia costretto, ad andare altrove trasmette qualcosa, porta qualcosa con sé che, certo, può essere anche il vibrione del colera, che può essere anche la peste, ma che può essere anche un colore dei capelli o degli occhi in una zona del mondo in cui questi sono poco conosciuti o poco usuali. Ora, mi sembra che questo tipo di trasmissione di vita, che aveva anche la sua selezione, che ha visto tante specie scomparire, e non solo per l'intervento dell'uomo ma anche naturalmente, abbia mantenuto il suo cardine, il suo punto forte, in questa anarchia di fondo. Oggi, col tentativo di disciplinare in modo industriale, di distinguere industrialmente il sano dal malato, la vita che deve riprodursi dalla vita che non deve riprodursi, tocchiamo un limite estremo. ….. Dopo quello etico e quello biologico della bio-diversità c'è l'aspetto economico….. A questo punto siamo alla replicazione industriale di vita a pagamento, esattamente come avviene per esempio con i diritti d'autore di un libro dove ogni copia tirata di per sé dovrebbe dare un qualche vantaggio a chi ne è stato l'autore o l'editore. “ *Alexander Langer (Vipiteno, provincia di Bolzano 22 febbraio 1946 - Firenze, 3 luglio 1995) fu un giornalista, scrittore, uomo politico e attivista per la pace.Tra i fondatori del partito dei Verdi italiani, è stato promotore di numerosissime iniziative per la pace, la convivenza, i diritti umani, l'ambiente. Inoltre è stato anche l'ultimo direttore del quotidiano Lotta Continua. Il 3 luglio del 1995 si tolse la vita nella campagna toscana, nei pressi di Firenze. |
Postato da: giacabi a 22:00 |
link | commenti
embrione, langer
Elogio all'embrione cioè a chi eravamo
I brani piu signiificativi di un intervista a Leonardo Morsut giocatore di serie A di pallavolo e promettente ricercatore.
Rifiuta 300mila euro per far ricerca «L’embrione ne sa molto più di noi»
di Stefano Lorenzetto da www.ilgiornale.it/ di oggi
di Stefano Lorenzetto da www.ilgiornale.it/ di oggi
...Che cos’è per lei un embrione?
«Umano? Dipende. A che stadio?»
A quello fissato dal dizionario: «Individuo nei suoi primi stadi di sviluppo dopo la fecondazione della cellula uovo
«È un sistema straordinario e complesso che ha in sé tutte le informazioni per creare un organismo. L’embrione ne sa molto più di noi. Gli uomini s’affannano a capire ma non sono assolutamente in grado di elaborare una predizione su un effetto biologico. Invece lui sa esattamente come produrre un braccio qua, una gamba là. Dal punto di vista embriologico non vi è alcuna differenza fra il prima e il dopo, fra un embrione e un feto. Non è che a un dato momento succeda qualcosa per cui gli venga aggiunta una caratteristica in più»……
«Vi è una continuità dall’uovo».
…Ma uno spermatozoo o un ovulo da soli non diventeranno mai persona. E comunque perché si vuole far credere che dal sacrificio di queste vite possa dipendere la cura di tutte le malattie, dal cancro alla sclerosi laterale amiotrofica?
«Vi sono ricerche molto promettenti sugli embrioni».
Nessun commento:
Posta un commento