L'ora dei feelings
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(Alain Finkielkraut, La sconfitta del pensiero, Lucarini, Roma 1989, p.108)
Postato da: giacabi a 17:57 |
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finkielkraut
Essere insegnanti
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Essere
insegnanti non è solo un mezzo, è uno scopo, è una liberazione, è
un'apertura, è la felicità del divenire altro, è, come lo richiama
l'etimologia della parola scuola, la forma suprema del piacere. Lo
abbiamo dimenticato. Qui, in questa dimenticanza, più ancora che
nell'incapacità di offrire ai nostri bambini un avvenire privo di
angosce, sta – mi sembra – il nostro fallimento più grave. Poiché, a
differenza di un'economia mondializzata, questa incapacità ci è
interamente imputabile.***
(Alain Finkielkraut, La querelle de l'école, Stock/Panama, 2007, pag. 221))
Postato da: giacabi a 14:19 |
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educazione, finkielkraut
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Essere insegnati non è solo un mezzo, è uno scopo, è una liberazione, è un'apertura, è la felicità del divenire altro, è, come lo richiama l'etimologia della parola scuola, la forma suprema del piacere. Lo abbiamo dimenticato. Qui, in questa dimenticanza, più ancora che nell'incapacità di offrire ai nostri bambini un avvenire privo di angosce, sta – mi sembra – il nostro fallimento più grave. Poiché, a differenza di un'economia mondializzata, questa incapacità ci è interamente imputabile.
Alain Finkielkraut, La querelle de l'école, Stock/Panama, 2007, pag. 221)
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Postato da: giacabi a 07:26 |
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educazione, finkielkraut
L’oscurantismo del progresso
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“se oggi c’è un oscurantismo che imperversa in Europa, è precisamente l’oscurantismo del progresso.
La posizione di questi scienziati, biologi e ginecologi procede da una
confusione fra dominio e libertà. Più si domina, più si è liberi, ci ha
insegnato l’Illuminismo. Ma oggi il nostro compito è proprio quello di
rimettere in discussione questa lezione”
(Alain Finkielkraut)
grazie a: http://fontanavivace2.altervista.org/
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Postato da: giacabi a 12:39 |
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illuminismo, finkielkraut
L’etica è un avvenimento
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"L'etica
non è un bene sovrano nè un dato immediato della coscienza, non è la
legge imposta da Dio nè la manifestazione in ciascun uomo della sua
autonomia: l'etica è anzitutto un avvenimento.
Bisogna che qualcosa avvenga all'io, perchè questo cessi di essere una "forza che va" e si desti dallo scrupolo. Questo colpo di scena è l'incontro con l'altro uomo o, più precisamente, la rivelazione del volto."
Finkielkraut
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Postato da: giacabi a 15:05 |
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finkielkraut
Cristo salvatore dell’uomo
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§ “Oggi è ancora peggio Lo
zombie è diventato l’utile idiota del fanatico. Il fanatismo detta
legge e lo zombie traduce dicendo che non si sarebbe mai dovuto
offendere il fanatico. L’occidente
è talmente obnubilato dalla sensibilità democratica dalla passione
dell’identico, che noi tutti, considerandoci tutti uguali, rifiutiamo
come blasfema qualsiasi differenza. Così evitiamo di porci le vere domande del discorso di Ratisbona, e cioè se l’islam può essere portatore di violenza. Se si può dire che nella tradizione coranica agire in modo irrazionale sia contrario alla natura di Dio. Se il Dio del Corano è talmente trascendente da poterci domandare qualsiasi cosa. Diamo
risalto al fatto religioso, ma a condizione di credere che le religioni
sono tutte intercambiabili, buddismo, confucianesimo, islamismo e
cristianesimo siano su un piano diparità”.
Finkielkraut da il foglio del 16 settembre 2006
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Postato da: giacabi a 12:31 |
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finkielkraut
La vita è un dono
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Nel suo libro su Charles Péguy lei ha riabilitato la categoria
di avvenimento come una forma di conoscenza della realtà.
E nei suoi scritti è tornato varie volte sul concetto di gratitudine,
e sul suo contrario, l’ingratitudine, come un altro binomio
molto importante per capire la dinamica dei tempi
moderni, e la loro ideologia. La gratitudine e l’ingratitudine
come stati dell’anima che rendono possibile o che rendono
impossibile un rapporto vero con la realtà. In cosa possiamo
cercare la speranza?
Ciò che anima l’uomo moderno è un desiderio - che ha una sua
grandezza - di controllo totale della realtà. Esso si esprime attraversoil “principio di ragione”, la speranza di una coincidenza
tra reale e razionale. Non bisogna criticare troppo in fretta
questo movimento, se fossimo radicalmente antimoderni sarebbe
anche questa – se volete – una forma di ingratitudine.
Questo desiderio, che si esprime ad esempio nella formula
“scientia propter potentiam”, la scienza per il potere, aveva come
finalità un miglioramento delle condizioni degli uomini. È
la figura di Prometeo, il non rassegnarsi più. Il comfort di cui
godiamo oggi, anche se non è universale, l’allungamento della
vita, di tutto ciò noi siamo appunto debitori al movimento moderno.
Dunque,
alla base della modernità c’è una sorta di risentimento contro il mondo
così come è donato, un risentimento nei confronti del dato. E noi dobbiamo riconoscere unacerta gratitudine anche nei confronti di questo risentimento.
Però oggi la nostra situazione è che noi rischiamo di vivere in
mezzo ai nostri prodotti. Si dice per esempio di un contadino,
di un allevatore, che è un “produttore” di suini, un “produttore”
di mucche: è evidentemente la ricaduta nel linguaggio di un
potere demiurgico, che è moltiplicato dalle nuove tecnologie.
Allo stesso modo stiamo diventando sempre più capaci di “fabbricare”,di “produrre” i bambini. Hannah Arendt ha fatto della
nascita il paradigma ontologico dell’evento. Ella ricorda, in
questo straniamento della condizione dell’uomo moderno, la
formula biblica “un bambino per noi è nato”, dandone una sorta
di traduzione secolare, laica: il bambino è un miracolo. Oggi
però avvertiamo che l’utopia ipermoderna sta avendo di gran
lunga la meglio sui miracoli. L’uomo è destinato a vivere in
mezzo ai propri prodotti, oppure non dobbiamo giustamente
prendere il partito del dato? Credo
che dobbiamo sentirci invitati a questo tipo di conversione, che
l’ambientalismo in qualche modo cerca di dire, e di cui la poesia ha
sempre parlato. La poesia è sempre rendimento di grazie, un essere
riconoscenti.
La
poesia ha sempre mantenuto un sottile filo, una voce impalpabile in
mezzo a tanti nostri exploit tecnologici. Questa voce dovremmo essere
capaci di intenderla prima che sia troppo tardi.
Alain Finkielkraut Milano, 20 gennaio 2003
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Postato da: giacabi a 14:10 |
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vita, finkielkraut
Avvenimento
«Un avvenimento è qualcosa che irrompe dall'esterno. Un qualcosa di imprevisto. È questo il metodo supremo della conoscenza. Bisogna ridare all'avvenimento la sua dimensione ontologica di nuovo inizio. È una irruzione di nuovo, che rompe gli ingranaggi, che mette in moto un processo»
Alain Finkielkraut
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Postato da: giacabi a 08:23 |
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finkielkraut, avvenimento
Il moderno e il sopravvissuto
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Il
diverso atteggiamento in lui non nasce da una riflessione dottrinale,
ma da un semplice avvenimento. Un avvenimento intimo ed infimo rispetto
ai valori non solo artistici ma politici che sono in gioco nella sua
adesione alla modernità.
E' un lutto privato ad aver spinto Barthes a denunciare la sua immagine
pubblica. E' un dispiacere che non è nemmeno un dispiacere d'amore, un
dolore spaventoso, ma iscritto a tal punto nell'ordine delle cose che
egli sembra quasi scusarsi di provarlo, ad aver prevalso sulle
precauzioni di Barthes e il suo conformismo. Perché?
Perché
il lutto lo ha trasformato in un sopravvissuto, e perché non si può
essere contemporaneamente un sopravvissuto e un moderno integrale.
Perché il semplice fatto di sopravvivere alle persone contiene una
smentita alla rappresentazione del tempo veicolata dall'idea stessa di
moderno. Il Moderno è l'uomo al quale il passato pesa. Il sopravvissuto è l'uomo al quale il passato manca. Il Moderno vede nel presente un campo da battaglia tra la vita e la morte, tra un passato soffocante ed un futuro liberatore, Il sopravvissuto, invece, per il solo fatto di amare un morto, vede rompersi lo slancio verso il futuro. Il Moderno è contento di superare il passato, mentre il sopravvissuto,
e per quello stesso motivo è inconsolabile. Il passato, infatti, per
lui non è mortifero, ma mortale; non è oppressivo, ma precario.
Alain Finkielkraut
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Postato da: giacabi a 14:37 |
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finkielkraut
Citazione dal grande Alain Finkielkraut ("L'imparfait du présent", mai tradotto in italiano
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I SINISTROIDI INTELLETUALI
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«E' schiumando di rabbia contro il fascismo in piena ascesa che l'arte contemporanea fa man bassa delle istituzioni culturali. Non c'è nessuna fessura nella corazza dei fortunati del mondo post-sessantottino. Hanno lo stereotipo sulfureo, il cliché ribelle, l'opinione sopra le righe e più buona coscienza ancora che i notabili del museo di Bouville descritti da Sartre ne "
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