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domenica 12 febbraio 2012

frère Roger


Taizé  e l’Europa dei monaci

 di frère Alois, priore di Taizé*

 70 ANNI FA, VICINO A CLUNY, FRÈRE ROGER APRIVA LA COMUNITÀ Il fondatore arrivò in bicicletta nella cittadina dove sopravvivevano i resti del monastero benedettino costruito nel X secolo. A pochi chilometri, sulla collina, una casa disabitata era in vendita. E fu così che capì che quello era il luogo ideale per una nuova esperienza

Settant’anni fa, la mattina del 20 agosto 1940, frère Roger arrivava a Cluny in bicicletta. Aveva venticinque anni. Era partito da Ginevra per cercare un posto dove stabilirsi. Lungo la strada aveva visitato alcuni luoghi, ma non vi si era fermato. Era attratto da Cluny, di cui conosceva la storia, però pensava che vi avrebbe trovato solo le rovine di un antico monastero. Fu stupito nello scoprire a Cluny una cittadina. Là un notaio, mastro Bourgeon, lo informò che c’era una casa in vendita a dieci chilometri, nel paese di Taizé. Riprese la bicicletta e vi si recò immediatamente. Così è cominciata la storia della nostra comunità. Settant’anni di Taizé: sono ben pochi rispetto ai mille e cento di Cluny! Ecco perché frère Roger diceva: «La comunità di Taizé è solo un piccolo germoglio innestato sul grande albero della vita monastica, senza il quale non potrebbe vivere». Era consapevole che non per caso era stato condotto a Cluny e poi sulla collina di Taizé. Ecco che cosa ha scritto: «Indubbiamente c’è un senso nel fatto che il nostro paese sia posto fra Cluny e Cîteaux.
  Da una parte c’è Cîteaux, rianimata da un cristiano notevole: san Bernardo. San Bernardo fa presentire tutto l’ardore riformatore che esploderà nel XVI secolo.
  Rifiuta qualsiasi compromesso di fronte all’assoluto evangelico. Ha il senso dell’urgenza. Dall’altra parte c’è Cluny, la grande tradizione benedettina che ha umanizzato tutto ciò che toccava. Cluny, con il suo senso della misura, della comunità visibile edificata nell’unità». Poi Frère Roger prosegue: «Fra gli abati di Cluny
figura quel cristiano notevole che fu Pietro il Venerabile, così umano e che aveva a cuore la carità e l’unità. Più avanti rispetto alla mentalità del suo tempo, accoglie e offre rifugio ad Abelardo, che l’opinione generale condanna». Radicata in terra cluniacense, la nostra comunità ha tratto ispirazione dalla lunga esperienza dei monaci di Cluny. Non ha tentato di imitare Cluny, ma ha voluto trovare la propria strada. L’eredità spirituale di Cluny sarebbe stata troppo pesante per la nostra piccola comunità. Per questo, negli anni Sessanta, frère Roger aveva declinato la proposta del prefetto di Saône-et-Loire e del vescovo di Autun di sgomberare per trasferire la comunità tra le mura dell’abbazia di Cluny.
  Taizé doveva trovare la propria strada. La nostra comunità si è lasciata ispirare anche dalla gioia e dalla semplicità di san Francesco d’Assisi. È stata segnata anche dalla
profondità della spiritualità di sant’Ignazio di Loyola, portata sulla nostra collina dalle Sorelle di Sant’Andrea. Qual è allora l’ispirazione che i fratelli di Taizé hanno ricevuto da Cluny?
  Vorrei citare tre punti. Innanzitutto l’accento posto sulla bellezza della preghiera comunitaria. La bellezza della liturgia, del luogo di preghiera, del canto, apre il cuore a una relazione personale con Dio. Fare di tutto per aiutare giovani e meno giovani a scoprire tale relazione personale con Dio è certamente una priorità nel nostro ministero. Il secondo punto è l’importanza data alla trasfigurazione. Questa festa celebrata in Oriente è stata introdotta in Occidente nel XII secolo dall’abate di Cluny Pietro il Venerabile. Perché è tanto importante? Nel Vangelo il racconto della trasfigurazione mostra Gesù sul monte, in preghiera, in grande intimità con Dio. Una voce si fa sentire ai discepoli: «Questi è il mio Figlio prediletto». Il mistero di Gesù appare davanti ai loro occhi: la sua vita consiste nella relazione d’amore con Dio Padre. Quando, nella preghiera, guardiamo la luce del Cristo trasfigurato, essa a poco a poco ci diventa interiore. Il mistero di Cristo diventa il mistero della nostra vita. Ciascuno di noi è anche il figlio prediletto di Dio.
  Come Gesù, possiamo anche noi abbandonarci a Dio. E in cambio Dio trasfigura la nostra persona, corpo, anima e spirito. Allora anche le fragilità e le imperfezioni diventano una porta attraverso la quale Dio entra nella nostra vita.
  Attraverso lo Spirito Santo, Cristo penetra ciò che ci inquieta di noi stessi, tanto che le oscurità sono chiarite. Il terzo punto è la grande capacità dei monaci di Cluny di superare le frontiere in Europa. C’erano monasteri dappertutto. L’esempio di Cluny ci insegna che l’Europa si costruisce anche a partire da una vita interiore, da una vita di fede. Noi fratelli siamo stati condotti, senza averlo previsto, a vivere quotidianamente un’apertura internazionale. E insieme a giovani di tutti i continenti ricerchiamo quelle fonti interiori che permettono di vivere come una sola famiglia umana, nonostante le differenze di cultura. I monaci di Cluny rimangono i testimoni che, nella storia, talvolta sono bastate poche persone per far pendere la bilancia dalla parte della pace. A cambiare il mondo non sono tanto le azioni spettacolari, bensì la perseveranza quotidiana nella preghiera, nella pace del cuore e nella bontà umana.
 
*Meditazione tenuta domenica 2 maggio all’abbazia di Cluny (traduzione di Anna Maria Brogi)


Postato da: giacabi a 11:20 | link | commenti
frère roger

venerdì, 08 settembre 2006

Da. www.ilgiornale.it
n. 212 del 08-09-06 pagina 13

Il segreto di Frère Roger
 Da 33 anni convertito alla religione cattolica
di Redazione
Il frate della comunità protestante, ucciso un anno fa, aveva mantenuto il riserbo per non turbare i suoi fedeli
da Parigi

Un segreto custodito gelosamente per 33 lunghi anni, per non distruggere la missione di una vita: Frère Roger, il fondatore della Comunità ecumenica di Taizè, aveva abbandonato la confessione protestante per aderire al cattolicesimo nel 1972. Ma non aveva mai potuto o voluto dirlo pubblicamente, per timore della reazione di parte delle chiese impegnate nel suo progetto: troppo forte sarebbe stato il contraccolpo ad una scelta di campo così netta. In Vaticano la storia circolava già da tempo e trovò una quasi conferma il giorno dei funerali di Wojtyla, quando il frate protestante ha ricevuto la comunione dall’allora cardinale Ratzinger. Il motivo era lo stesso: non complicare il processo di dialogo tra i fratelli separati che il Concilio Vaticano II aveva indicato come una delle grandi sfide del cattolicesimo del terzo millennio.
A rivelare, o almeno a confermare ufficialmente, la conversione del frate svizzero è stato l'ex arcivescovo di Autun, la città francese nella cui diocesi si trova Taizè e nella quale Frère Roger ha operato per molti decenni. Frère Roger Schutz nel 1972 aveva 58 anni, e dal 1940 guidava la sua comunità che professava la pace e il dialogo in un'Europa che si dilaniava nella guerra. Dopo la professione di fede si scelse di mantenere il silenzio, nel più classico nicodemismo. Il segreto è stato custodito dal diretto interessato fino all'ultimo momento della vita, quando una pugnalata di una seguace con sospette turbe mentali pose fine ai suoi giorni terreni.

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