La strana famiglia -
Giorgio Gaber
***
Vi presento la mia famiglia
non si trucca, non si imbroglia
è la più disgraziata d'Italia,
anche se soffriamo molto
noi facciamo un buon ascolto
siamo quelli con l'audience più alto.
I miei genitori due vecchi intronati
per mezz'ora si sono insultati
a "C'eravamo tanto amati",
dalla vergogna lo zio Evaristo
si era nascosto, povero Cristo,
lo han già segnalato a "Chi l'ha visto?".
Il Ginetto dell'Idroscalo
quando la moglie lo manda a "fanculo"
piange in diretta con Sandra Milo,
per non parlare di mio fratello
che gli han rotto l'osso del collo
ora fa il morto a "Telefono giallo".
Come ti chiami, da dove chiami,
ci son per tutti tanti premi,
pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.
E giù in Aspromonte c'ho dei parenti,
li ho rivisti belli contenti
nello "Speciale rapimenti",
mentre a Roma c'è lo zio Renzo
che è analfabeta ma ha scritto un romanzo
è sempre lì da Maurizio Costanzo.
E la fortuna di nonna Piera
che ha ucciso l'amante con la lupara
ha preso vent'anni in "Un giorno in pretura";
mio zio che ha perso la capra in montagna
che era da anni la sua compagna
ha fatto piangere anche Castagna.
Come ti chiami, da dove chiami,
ci son per tutti tanti premi,
pronto, pronto, pronto tanti gettoni, tanti milioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.
E poi chi c'è? Ah già, la Tamara
un mignottone di Viale Zara
che ha dato lezioni a Giuliano Ferrara,
e alla fine c'è nonno Renato
che c'ha l'AIDS da quando è nato
ha avuto un trionfo da Mino D'Amato.
Vi ho presentato la mia famiglia
non si trucca non si imbroglia
è la piu` disgraziata d'Italia.
Il bel paese sorridente
dove si specula allegramente
sulle disgrazie della gente.
Come ti chiami, da dove chiami,
stiam diventando tutti scemi,
pronto, pronto, pronto stiam diventando tutti coglioni,
pronto, pronto, pronto con Berlusconi o con la RAI.
Postato da: giacabi a 17:46 |
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gaber
Amore
non ha senso incolpare qualcuno
calcare la mano
su questo o quel difetto
o su altre cose che non contano affatto.
Amore
non ti prendo sul serio
quello che ci manca
si chiama desiderio.
Il desiderio
è la cosa più importante
è l'emozione del presente
è l'esser vivi in tutto ciò che si può fare
non solo nell'amore
il desiderio è quando inventi ogni momento
è quando ridere e parlare è una gran gioia
e questo sentimento
ti salva dalla noia.
Il desiderio
è la cosa più importante
che nasce misteriosamente
è il vago crescere di un turbamento
che viene dall'istinto
è il primo impulso per conoscere e capire
è la radice di una pianta delicata
che se sai coltivare
ti tiene in vita.
Amore
non ha senso elencare problemi
e inventar nuovi nomi
al nostro regredire
che non si ferma continuando a parlare.
Amore,
non è più necessario
se quello che ci manca
si chiama desiderio.
Il desiderio
è la cosa più importante
è un'attrazione un po' incosciente
è l'affiorare di una strana voce
che all'improvviso ti seduce
è una tensione che non riesci a controllare
ti viene addosso non sai bene come e quando
e prima di capire
sta già crescendo.
Il desiderio è il vero stimolo interiore
è già un futuro che in silenzio stai sognando
è l'unico motore
che muove il mondo.
Postato da: giacabi a 10:37 |
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gaber
Il secolo che sta morendo
è un secolo piuttosto avaro
nel senso della produzione di pensiero.
Dovunque c'è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate
affermazioni che ci fanno bene e siam contenti
un mare di parole
un mare di parole
ma parlan più che altro i deficienti.
Il secolo che sta morendo
diventa sempre più allarmante
a causa della gran pigrizia della mente.
E l'uomo che non ha più il gusto del mistero, che non ha passione
per il vero, che non ha coscienza del suo stato
un mare di parole
un mare di parole
è, come un animale ben pasciuto.
E pensare che c'era il pensiero
che riempiva anche nostro malgrado le teste un po’ vuote.
Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro
con quel tenero e vago sapore di cose oramai perdute.
Va' pensiero su l'ali dorate
va' pensiero su l'ali dorate.
Nel secolo che sta morendo
si inventano demagogie
e questa confusione è il mondo delle idee.
A questo punto si può anche immaginare che potrebbe dire
o rinventare un Cartesio nuovo e un po' ribelle
un mare di parole
un mare di parole
io penso dunque sono un imbecille.
Il secolo che sta morendo
che sembra a chi non guarda bene
il secolo del gran trionfo dell'azione
nel senso di una situazione molto urgente, dove non succede
proprio niente, dove si rimanda ogni problema
un mare di parole
un mare di parole
e anch'io sono più stupido di prima.
E pensare che c'era il pensiero
era un po' che sembrava malato, ma ormai sta morendo.
In un tempo che tutto rovescia si parte da zero
e si senton le noti dolenti di un coro che sta cantando.
Vieni azione coi piedi di piombo vieni azione coi piedi di piombo.
è un secolo piuttosto avaro
nel senso della produzione di pensiero.
Dovunque c'è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate
affermazioni che ci fanno bene e siam contenti
un mare di parole
un mare di parole
ma parlan più che altro i deficienti.
Il secolo che sta morendo
diventa sempre più allarmante
a causa della gran pigrizia della mente.
E l'uomo che non ha più il gusto del mistero, che non ha passione
per il vero, che non ha coscienza del suo stato
un mare di parole
un mare di parole
è, come un animale ben pasciuto.
E pensare che c'era il pensiero
che riempiva anche nostro malgrado le teste un po’ vuote.
Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro
con quel tenero e vago sapore di cose oramai perdute.
Va' pensiero su l'ali dorate
va' pensiero su l'ali dorate.
Nel secolo che sta morendo
si inventano demagogie
e questa confusione è il mondo delle idee.
A questo punto si può anche immaginare che potrebbe dire
o rinventare un Cartesio nuovo e un po' ribelle
un mare di parole
un mare di parole
io penso dunque sono un imbecille.
Il secolo che sta morendo
che sembra a chi non guarda bene
il secolo del gran trionfo dell'azione
nel senso di una situazione molto urgente, dove non succede
proprio niente, dove si rimanda ogni problema
un mare di parole
un mare di parole
e anch'io sono più stupido di prima.
E pensare che c'era il pensiero
era un po' che sembrava malato, ma ormai sta morendo.
In un tempo che tutto rovescia si parte da zero
e si senton le noti dolenti di un coro che sta cantando.
Vieni azione coi piedi di piombo vieni azione coi piedi di piombo.
Il secolo che sta morendo
è un secolo piuttosto avaro
nel senso della produzione di pensiero.
Dovunque c'è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate
affermazioni che ci fanno bene e siam contenti
un mare di parole
un mare di parole
ma parlan più che altro i deficienti.
Il secolo che sta morendo
diventa sempre più allarmante
a causa della gran pigrizia della mente.
E l'uomo che non ha più il gusto del mistero, che non ha passione
per il vero, che non ha coscienza del suo stato
un mare di parole
un mare di parole
è, come un animale ben pasciuto.
E pensare che c'era il pensiero
che riempiva anche nostro malgrado le teste un po’ vuote.
Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro
con quel tenero e vago sapore di cose oramai perdute.
Va' pensiero su l'ali dorate
va' pensiero su l'ali dorate.
Nel secolo che sta morendo
si inventano demagogie
e questa confusione è il mondo delle idee.
A questo punto si può anche immaginare che potrebbe dire
o rinventare un Cartesio nuovo e un po' ribelle
un mare di parole
un mare di parole
io penso dunque sono un imbecille.
Il secolo che sta morendo
che sembra a chi non guarda bene
il secolo del gran trionfo dell'azione
nel senso di una situazione molto urgente, dove non succede
proprio niente, dove si rimanda ogni problema
un mare di parole
un mare di parole
e anch'io sono più stupido di prima.
E pensare che c'era il pensiero
era un po' che sembrava malato, ma ormai sta morendo.
In un tempo che tutto rovescia si parte da zero
e si senton le noti dolenti di un coro che sta cantando.
Vieni azione coi piedi di piombo vieni azione coi piedi di piombo.
è un secolo piuttosto avaro
nel senso della produzione di pensiero.
Dovunque c'è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate
affermazioni che ci fanno bene e siam contenti
un mare di parole
un mare di parole
ma parlan più che altro i deficienti.
Il secolo che sta morendo
diventa sempre più allarmante
a causa della gran pigrizia della mente.
E l'uomo che non ha più il gusto del mistero, che non ha passione
per il vero, che non ha coscienza del suo stato
un mare di parole
un mare di parole
è, come un animale ben pasciuto.
E pensare che c'era il pensiero
che riempiva anche nostro malgrado le teste un po’ vuote.
Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro
con quel tenero e vago sapore di cose oramai perdute.
Va' pensiero su l'ali dorate
va' pensiero su l'ali dorate.
Nel secolo che sta morendo
si inventano demagogie
e questa confusione è il mondo delle idee.
A questo punto si può anche immaginare che potrebbe dire
o rinventare un Cartesio nuovo e un po' ribelle
un mare di parole
un mare di parole
io penso dunque sono un imbecille.
Il secolo che sta morendo
che sembra a chi non guarda bene
il secolo del gran trionfo dell'azione
nel senso di una situazione molto urgente, dove non succede
proprio niente, dove si rimanda ogni problema
un mare di parole
un mare di parole
e anch'io sono più stupido di prima.
E pensare che c'era il pensiero
era un po' che sembrava malato, ma ormai sta morendo.
In un tempo che tutto rovescia si parte da zero
e si senton le noti dolenti di un coro che sta cantando.
Vieni azione coi piedi di piombo vieni azione coi piedi di piombo.
Postato da: giacabi a 21:37 |
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gaber
Il conformista
***
un uomo nuovo talmente nuovo che è da tempo che non sono neanche più fascista sono sensibile e altruista orientalista ed in passato sono stato un po' sessantottista da un po' di tempo ambientalista qualche anno fa nell'euforia mi son sentito come un po' tutti socialista. Io sono un uomo nuovo per carità lo dico in senso letterale sono progressista al tempo stesso liberista antirazzista e sono molto buono sono animalista non sono più assistenzialista ultimamente sono un po' controcorrente son federalista. Il conformista è uno che di solito sta sempre dalla parte giusta, il conformista ha tutte le risposte belle chiare dentro la sua testa è un concentrato di opinioni che tiene sotto il braccio due o tre quotidiani e quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire forse da buon opportunista si adegua senza farci caso e vive nel suo paradiso. Il conformista è un uomo a tutto tondo che si muove senza consistenza, il conformista s'allena a scivolare dentro il mare della maggioranza è un animale assai comune che vive di parole da conversazione di notte sogna e vengon fuori i sogni di altri sognatori il giorno esplode la sua festa che è stare in pace con il mondo e farsi largo galleggiando il conformista il conformista. Io sono un uomo nuovo e con le donne c'ho un rapporto straordinario sono femminista son disponibile e ottimista europeista non alzo mai la voce sono pacifista ero marxista-leninista e dopo un po' non so perché mi son trovato Il conformista non ha capito bene che rimbalza meglio di un pallone il conformista aerostato evoluto che è gonfiato dall'informazione è il risultato di una specie che vola sempre a bassa quota in superficie poi sfiora il mondo con un dito e si sente realizzato, vive e questo già gli basta e devo dire che oramai somiglia molto a tutti noi il conformista il conformista. Io sono un uomo nuovo talmente nuovo che si vede a prima vista sono il nuovo conformista. |
Postato da: giacabi a 09:24 |
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gaber
L’appartenenza
***
Domanda: Cosa significa per lei l’appartenenza?
Gaber: L’appartenenza è un bisogno: come uno ha bisogno di
mangiare, ha bisogno di vivere, di pensare, così ha bisogno di
appartenere. Ecco questa è l’affermazione, ed è un’affermazione
neutra perché non è né positiva né negativa. Se questa partecipazione
prende dei connotati negativi o positivi, questo è difficile dirlo, ma comunque è un bisogno dell’uomo. Anche lei credo abbia bisogno di appartenere a qualche cosa, altrimenti si sente molto sola. Ne può venire fuori una discussione terminologica,però sono convinto che la forza di poter dire “noi” è sicuramenteun grande elemento di forza per ciascuno, la canzone infatti finisce dicendo: “sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi”.
Ora, è chiaro che a queste appartenenze si possono mettere condizioni
molto alte. E non l’appartenenza padana o l’appartenenza austriaca…
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Postato da: giacabi a 19:11 |
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amicizia, gaber
Giorgio Gaber
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Postato da: giacabi a 06:28 |
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gaber, giussani
Giorgio Gaber
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Postato da: giacabi a 06:18 |
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gaber
Canzone Dell'appartenenza
*** G. Gaber non è lo sforzo di un civile stare insieme non è il conforto di un normale voler bene l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé. L'appartenenza non è un insieme casuale di persone non è il consenso a un'apparente aggregazione l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé. Uomini uomini del mio passato che avete la misura del dovere e il senso collettivo dell'amore io non pretendo di sembrarvi amico mi piace immaginare la forza di un culto così antico e questa strada non sarebbe disperata se in ogni uomo ci fosse un po' della mia vita ma piano piano il mio destino é andare sempre più verso me stesso e non trovar nessuno. L'appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme non è il conforto di un normale voler bene l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé. L'appartenenza è assai di più della salvezza personale è la speranza di ogni uomo che sta male e non gli basta esser civile. E' quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa che in sé travolge ogni egoismo personale con quell'aria più vitale che è davvero contagiosa. Uomini uomini del mio presente non mi consola l'abitudine a questa mia forzata solitudine io non pretendo il mondo intero vorrei soltanto un luogo un posto più sincero dove magari un giorno molto presto io finalmente possa dire questo è il mio posto dove rinasca non so come e quando il senso di uno sforzo collettivo per ritrovare il mondo. L'appartenenza non è un insieme casuale di persone non è il consenso a un'apparente aggregazione l'appartenenza è avere gli altri dentro di sé. L'appartenenza è un'esigenza che si avverte a poco a poco si fa più forte alla presenza di un nemico, di un obiettivo o di uno scopo è quella forza che prepara al grande salto decisivo che ferma i fiumi, sposta i monti con lo slancio di quei magici momenti in cui ti senti ancora vivo. Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi. |
Postato da: giacabi a 06:12 |
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gaber
Giorgio Gaber
***
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Postato da: giacabi a 05:58 |
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gaber
***
Uh? No, non è vero, io non ho niente da rimproverarmi. Voglio dire non mi sembra di aver fatto delle cose gravi.
La
mia vita? Una vita normale. Non ho mai rubato, neanche in casa da
piccolo, non ho ammazzato nessuno figuriamoci, qualche atto impuro ma è
normale no?
Lavoro, la famiglia, pago le tasse. Non mi sembra di avere delle colpe, non vado neanche a caccia.
Uh? Ah, voi parlavate di prima. Ah ma prima, ma prima mi sono comportato come tutti.
Come
mi vestivo? Mi vestivo, mi vestivo come ora… beh non proprio come ora,
un po’ più… sì jeans, maglione, l’eskimo. Perché, non va bene? Era
comodo.
Cosa
cantavo? Questa poi, volete sapere cosa contavo. Ma sì certo, anche
canzoni popolari, sì…"Ciao bella ciao". Devo parlar più forte? Sì,
"Ciao, bella, ciao" l’ho cantata d’accordo e anche l’Internazionale,
però in coro eh, in coro.
Sì, quello sì, lo ammetto, sì, ci sono andato, sì, li ho visto anch’io gli intillimanni, però non ho pianto.
Come? Se in camera ho delle foto? Che discorsi, certo, le foto dei miei genitori, mia moglie, mia…
Manifesti? Non mi pare. Forse uno, piccolo però, piccolino: "Che Ghevara". Ma che cos’è un processo questo qui?
No, no, no, io quello no, il pugno non l’ho mai fatto, il pugno no, mai. Beh insomma una volta ma… un pugnettino rapido proprio…
Come?
Se ero comunista? Eh. Mi piacciono le domande dirette. Volete sapere se
ero comunista? No, no finalmente perché adesso non ne parla più
nessuno, tutti fanno finta di niente e invece è giusto chiarirle queste
cose, una volta per tutte, ohhh.
Se ero comunista? Mah? In che senso? No voglio dire…
qualcuno era comunista perché era nato in Emilia.
Qualcuno era comunista perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no.
Qualcuno
era comunista perché vedeva la Russia come una promessa, la Cina come
una poesia, il comunismo come il "Paradiso Terrestre".
Qualcuno era comunista perché si sentiva solo.
Qualcuno era comunista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno
era comunista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la
pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era comunista perché: "La storia è dalla nostra parte!".
Qualcuno era comunista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era comunista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era comunista perché prima era fascista.
Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano ma lontano.
Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona.
Qualcuno era comunista perché era ricco ma amava il popolo.
Qualcuno era comunista perché beveva il vino e si commuoveva alle feste popolari.
Qualcuno era comunista perché era così ateo che aveva bisogno di un altro Dio.
Qualcuno era comunista perché era talmente affascinato dagli operai che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di fare l’operaio.
Qualcuno era comunista perché voleva l’aumento di stipendio.
Qualcuno era comunista perché la borghesia - il proletariato - la lotta di classe. Facile no?
Qualcuno era comunista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era comunista perché: "Viva Marx, viva Lienin, Viva Mao Zetung".
Qualcuno era comunista per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era comunista perché guardava sempre RAI TRE.
Qualcuno era comunista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era comunista perché voleva statalizzare tutto.
Qualcuno era comunista perché non conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era comunista perché aveva scambiato il "materialismo dialettico" per il "Vangelo secondo Lienin".
Qualcuno era comunista perché era convinto d’avere dietro di sé la classe operaia.
Qualcuno era comunista perché era più comunista degli altri.
Qualcuno era comunista perché c’era il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista nonostante ci fosse il grande Partito Comunista.
Qualcuno era comunista perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era comunista perché abbiamo il peggiore Partito Socialista d’Europa.
Qualcuno era comunista perché lo Stato peggio che da noi solo l’Uganda.
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant’anni di governi viscidi e ruffiani.
Qualcuno era comunista perché piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l’Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era comunista perché chi era contro era comunista.
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia.
Qualcuno credeva di essere comunista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri.
Qualcuno
era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di
nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la
necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un
volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose,
di cambiare la vita.
Qualcuno
era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di
se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica
quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva
spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No,
niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza
essere capaci di volare, come dei gabbiani "ipotetici".
E
ora? Anche ora ci si sente come in due, da una parte l’uomo inserito
che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza
quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del
volo, perché ormai il sogno si era rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
|
Postato da: giacabi a 09:07 |
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comunismo, gaber
Giorgio Gaber
***
Il Potere Dei Più Buoni
La mia vita di ogni giorno è preoccuparmi di ciò che ho intorno sono sensibile ed umano probabilmente sono il più buono ho dentro il cuore un affetto vero per i bambini del mondo intero ogni tragedia nazionale è il mio terreno naturale perché dovunque c'è sofferenza sento la voce della mia coscienza. Penso ad un popolo multirazziale ad uno stato molto solidale che stanzi fondi in abbondanza perché il mio motto è l'accoglienza penso al disagio degli albanesi dei marocchini, dei senegalesi bisogna dare appartamenti ai clandestini e anche ai parenti e per gli zingari degli albergoni coi frigobar e le televisioni. E' il potere dei più buoni è il potere dei più buoni son già iscritto a più di mille associazioni è il potere dei più buoni e organizzo dovunque manifestazioni. E' il potere dei più buoni è il potere dei più buoni è il potere... dei più buoni... La mia vita di ogni giorno è preoccuparmi per ciò che ho intorno ho una passione travolgente per gli animali e per l'ambiente penso alle vipere sempre più rare e anche al rispetto per le zanzare in questi tempi così immorali io penso agli habitat naturali penso alla cosa più importante che è abbracciare le piante. Penso al recupero dei criminali delle puttane e dei transessuali penso ai giovani emarginati (1) al tempo libero dei carcerati penso alle nuove povertà che danno molta visibilità penso che è bello sentirsi buoni usando i soldi degli italiani. E' il potere dei più buoni è il potere dei più buoni costruito sulle tragedie e sulle frustrazioni è il potere dei più buoni che un domani può venir buono per le elezioni. E' il potere dei più buoni è il potere dei più buoni è il potere... dei più buoni... |
Postato da: giacabi a 14:19 |
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gaber
Propongo questa canzone di G. Gaber sulla falsa libertà
Si può
di Gaber - Luporini
La mia generazione ha perso (2001)
Si può
si può siamo liberi come l'aria, si può. si può siamo noi che facciam la storia, si può. Si può io mi vesto come mi pare si può sono libero di creare si può son padrone del mio destino si può ho già il nuovo telefonino, si può. Si può occuparsi di agriturismo si può fare il tifo per il buddismo si può con un gioco televisivo si può inventare ogni giorno un divo, si può. Basta uno spunto qualunque e la nostra fantasia non ha confini. Basta un talk-show un po' scadente e noi perpetuiamo allegramente la creatività dei popoli latini. Si può far miliardi con l'Enalotto si può esser vittima di un complotto si può far la guerra per scopi giusti si può siamo autentici pacifisti, si può. Si può trasgredire qualsiasi mito si può invaghirsi di un travestito si può fare i giovani a sessant'anni si può far riesplodere il sesso ai nonni, si può. Con alle spalle una storia esaltante di invenzioni e di coraggio è naturale che poi siamo noi che possiamo cambiar tutto a patto che ogni cosa vada sempre peggio. Si può siamo liberi come l’aria, si può si può siamo noi che facciam la storia, si può. Libertà, libertà, libertà liberta obbligatoria. Sono assai cambiato sono così spregiudicato sono infedele sono matto posso far tutto. Viene la paura di una vertigine totale viene la voglia un po' anormale di inventare una morale. Utopia… Utopia… Utopia…pia…pia… Si può ricoprirsi di gran tatuaggi si può far politica coi sondaggi si può liberarsi e cambiare ruolo si può rinnovarsi le tette e il culo, si può. Per ogni assillo o rovello sociale sembra che la gente goda. Tutti che dicon la loro facciamo un bel coro di opinioni fino a quando il fatto non è più di moda. Si può far ginnastica un'ora al giorno si può collegarsi coi siti porno si può a ridosso delle elezioni si può insultarsi come coglioni, si può. Si può far discorsi convenzionali si può con il tono da intellettuali si può dare al mondo un messaggio giusto si può a livello di Gesù Cristo si può. Contro il gran numero di ideologie che noi abbiamo rifiutato l'unica grande invenzione davvero efficace e che ci piace è questa dittatura imposta dal mercato. Si può siamo liberi come l'aria, si può si può siamo noi che facciam la storia, si può. …ma come, con tutte le libertà che avete volete anche la libertà di pensare?.. Utopia… Utopia… Utopia…pia…pia… Libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà, libertà libertà
Per comprendere meglio cos’è la libertà
è utile questo riflessione di don Carron
fatta al Meeting di Rimini dell’anno scorso:
Juliàn Carròn:
«La
libertà, Sancio, è uno dei più preziosi doni che i cieli abbiano mai
dato agli uomini; né i tesori che racchiude la terra né che copre il
mare sono da paragonare a essa; per la libertà, come per l’onore, si può
e si deve mettere a repentaglio la vita»[1]. Che non sia
cambiato molto il valore della libertà per gli uomini da quando
Cervantes scrisse questa frase lo dimostra questa affermazione
dell’allora cardinal Ratzinger con cui inizia un suo intervento sulla
libertà: «Nella coscienza
dell’umanità di oggi la libertà appare di gran lunga come il bene più
alto, al quale tutti gli altri beni sono subordinati»[2]. La
somiglianza delle due affermazioni non deve però farci sfuggire la
differenza del modo con cui era concepita la libertà allora e come lo è
adesso. Per Cervantes essa era un bene così prezioso che per la libertà
«si può e si deve mettere a repentaglio la vita». Invece oggi siamo in una situazione in cui è difficile trovare uomini che si avventurino nel cammino della libertà. Possiamo
dire che la libertà oggi è un bene tanto prezioso quanto scarso. Basta
domandarsi quanti uomini veramente liberi conosciamo. Ci
troviamo di fronte a un desiderio enorme di libertà, ma allo stesso
tempo all’incapacità d’essere veramente liberi, cioè noi stessi, nella
realtà. È come se, di fatto, ognuno si piegasse a quanto ci si
aspetta da noi in ogni circostanza: così si ha una faccia nel lavoro,
un’altra con gli amici, un’altra ancora in casa… Dove siamo veramente
noi stessi? Per non dire quante volte uno si sente soffocare nelle
circostanze della vita quotidiana, senza la minima idea di come
liberarsi, se non aspettando di cambiare le circostanze o che queste
cambino per il loro gioco stesso. Alla fine uno si trova bloccato, sognando una libertà che non arriva mai.
In un momento storico in cui si parla tanto di libertà assistiamo al
paradosso della sua assenza. E quel che è ancora peggio, ci
accontentiamo di vivere senza di essa, come denunciava Kafka: «Si temono la libertà e la responsabilità e ciascuno preferisce soffocare dietro le sbarre che si è costruito per se stessa».
«La storia degli ultimi secoli potrebbe riassumersi come una riduzione progressiva della persona all’individuo spersonalizzato o alla libertà formale, mettendo tra parentesi la libertà reale»…… |
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