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domenica 12 febbraio 2012

Galanskov


IL MANIFESTO UMANO
***
Uscirò sulla piazza
e conficcherò all’orecchio della città,
un grido disperato.
Non voglio più il vostro pane
impastato di lacrime.
Cado e m’involo,
in un delirio,
in un sogno.
E sento nascere
l’umano
in me.
Ci siamo abituati a vedere
passeggiando lungo le vie,
nei momenti liberi,
dei volti imbrattati dalla vita, proprio come i vostri.
Improvvisamente-
come un rombo di tuono
e come la venuta di Cristo al mondo,
insorse
calpestata e crocifissa
la bellezza umana.
Sono io
che  invito alla verità e alla rivolta,
che non voglio più servire.
Io spezzo le vostre nere catene
tessute di menzogna.
Sono io-
imprigionato dalla legge,
che grido il manifesto umano!
E non importa che il corvo
mi incida sul marmo del corpo
una croce.
Jurij Timofeevic Galanskov, Mosca 19 giugno 1939 – Potma 14 novembre 1972



Postato da: giacabi a 21:18 | link | commenti
galanskov


IL MANIFESTO UMANO
***
1 Sempre più spesso nella quiete notturna Improvvisamente incomincio a singhiozzare. Infatti neppure un briciola delle ricchezze dell’anima Ormai è possibile comunicare. Non serve a nessuno: in cerca dell’Idiota ci si ignora tanto in un giorno! E gli uomini vanno, dopo aver lavorato, là dove sono soldi e puttane. E vadano. Attraverso la valanga umana Passerò, trasfigurato, solo, come un pezzo di rubino che brilla fra i ghiacci. Il cielo! Io voglio risplendere. Di notte permettimi sul velluto del nero vestito Di versare i diamanti dell’anima.
2 Ai ministri, ai duci e ai giornali non credete! Alzatevi, voi che giacete in ginocchio! Vedete, bulbi di more atomica Nelle tombe delle occhiaie del mondo. Alzatevi! Alzatevi! Alzatevi! O, scarlatto sangue della rivolta! Andate e spezzate La marcia prigione dello stato! Andate fra i cadaveri pavidi A trascinare per gli affamati Le bombe nere come prugne Sui piatti enormi delle piazze.
3 Dove sono Coloro che sono necessari Per schiacciare il collo a cannoni, per tagliare le piaghe della guerra col sacro coltello dell’insurrezione? Dove sono? Dove sono? Dove sono? Oppure non ci sono affatto? Ecco, alle macchine le loro ombre Sono incatenate da un pugno di monete.
4 L’uomo è scomparso. Insignificante come una mosca Egli si muove appena nelle righe dei libri. Uscirò sulla piazza E alla città nell’orecchio Caccerò a forza un grido di disperazione … E poi, estratta una pistola La premerò fortemente alla tempia … Non permetterò a nessuno di calpestare Il candido scampolo di anima. Uomini! Lasciate, non occorre … Cessate di consolarmi. In ogni modo in mezzo al vostro inferno Io non posso più respirare. Salutate la Vigliaccheria e la Fame! Ed io precipito a terra Sputo sulla vostra città di ferro, imbottita di soldi e di fango.
5 Il cielo! Non so che cosa faccio … Se avessi un coltello vendicatore! Vedi, qualcuno ha versato Sul bianco una nera menzogna. Vedi, la tenebra della sera mastica il vessillo insanguinato… E la vita è terribile come una prigione Costruita sulle ossa. Cado! Cado! Cado! Lascio a voi diventare calvi. Non comincerò a nutrirmi di carogne Come fanno tutti: non comincerò, per soddisfare il ventre a strappare i frutti sulle tombe. Non ho bisogno del vostro pane Impastato con le lacrime. E cado, e mi sollevo Metà in delirio, metà nel sonno … E sento che fiorisce L’umano In me.

6 ci siamo abituati a vedere passeggiando lungo le vie nelle ore libere volti imbrattati dalla vita, proprio come i Vostri. E ad un tratto, come rombo di tuono e come la venuta al mondo di Cristo insorse calpestata e crocefissa la bellezza umana. Sono io Che vi invito alla verità e alla rivolta, che non voglio più servire, e spezzo le vostre nere pastoie intessute di menzogna. Sono io, dalla legge incatenato, che grido il manifesto umano! E non importa che il corvo a colpi di becco Mi incida sul marmo del corpo Una croce!
Jurij Timofeevic Galanskov, Mosca 19 giugno 1939 – Potma 14 novembre 1972

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