CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


domenica 12 febbraio 2012

Gesù


LA MANGIATOIA SIMBOLO
DELLA "CRISTOFAGIA"

 
     
Luca evangelista ripete due volte che Gesù appena nato, fu deposto in una mangiatoia. Quando Elena madre dell'imperatore Costatntino, volle far costruire una fastosa basilica sulla grotta della Natività, ornata di marmi e di metalli preziosi secondo il suo gusto di levantina arricchita, volle che nel posto della mangiatoia rustica fosse collocato un cofano d'oro massiccio.
               (...).
La vera mangiatoia della grotta non era soltanto un segno di più della miseria e umiltà che dovevano accompagnare la nascita di Gesù ma era soprattutto un simbolo profetico del suo futuro destino. La mangiatoia è fatta per contenere il cibo e Gesù sarà il cibo di quelli che crederanno in lui. La cristofagia è uno dei doveri essenziali di tutti coloro che hanno fede nel Figlio dello Spirito Santo.

(Da: Giovanni Papini, La mangiatoia d'oro, in: La felicità dell'infelice,  Firenze, Vallecchi, 1956 pp. 254-55)
da:http://www.lettereadioealluomo.com/Mangiatoia_simbolo.htm

Postato da: giacabi a 17:52 | link | commenti
gesù, papini

domenica, 25 settembre 2011

Fonti storiche non cristiane
su Gesù

***
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Ritratto di Gesù, fine del IV-inizio del V secolo, catacombe di Commodilla, Roma.
I testi di autori non cristiani su Gesù sono parte delle fonti utilizzate nella ricerca sulla storicità di Gesù: si tratta di testi di autori greci, romani ed ebrei in gran parte risalenti al II secolo.
Le fonti antiche non cristiane sono in generale meno numerose e dettagliate dei testi cristiani su Gesù, ma consentono al tempo stesso di attingere a risorse indipendenti e di documentare l'atteggiamento dei contemporanei verso la vita di Gesù[1].

Indice

[nascondi]

Testi di origine ebraica [modifica]

Giuseppe Flavio, "Antichità giudaiche" [modifica]

Edizione del 1552 di "Antichità Giudaiche"
Riferimenti a Gesù sono presenti in alcuni passi delle Antichità giudaiche, un'opera scritta dallo storico ebreo Giuseppe Flavio (c.37 - c.100) nel 93 e dedicata alla storia del popolo ebraico dalle origini fino al 66. Nel testo tramandato ci sono tre riferimenti a Gesù e ai cristiani: il primo riguarda la morte di Giovanni Battista (XVIII, 116-119); il secondo la morte di Giacomo il Giusto, che Flavio Giuseppe qualifica come «fratello di Gesù chiamato il Cristo» (XX, 200); il terzo, il più noto, è conosciuto come Testimonium Flavianum (XVIII, 63-64).
In particolare il secondo brano recita:
  « Così (il sommo sacerdote Anano) convocò igiudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri, con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati»
 
(Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, XX, 200)
Il testo, che contiene alcune informazioni sintetiche su Gesù (il nome, il titolo con cui era conosciuto, il nome e la sorte di un suo fratello), si presenta come genuino e non pone particolari problemi agli storici. Più complessa è invece la valutazione del terzo brano, noto appunto come Testimonium Flavianum, che afferma:
  «  Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani. »
 
(Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, XVIII, 63-64. In corsivo i principali passi che potrebbero essere stati aggiunti successivamente al testo originale)
Su questo terzo passo, il Testimonium Flavianum, il giudizio degli studiosi è da tempo molto vario[2]. Molti studiosi ritengono che il testo sia stato rielaborato da copisti medioevali inserendo alcune note, in particolare sulla natura divina di Gesù e sulla sua risurrezione, in modo da allineare il contenuto con l'insegnamnento della Chiesa[3]. Alcuni studiosi lo ritengono comunque integralmente autentico[4] o al contrario interamente oggetto di interpolazione[5].

Giustino, in "Dialogo col giudeo Trifone" [modifica]

Giustino di Nablus, nel Dialogo col giudeo Trifone, riporta un avvertimento che sarebbe stato inviato dagli ebrei della Terra d'Israele a quelli della diaspora.[6]
  « È sorta un'eresia senza Dio e senza Legge da un certo Gesù, impostore Galileo; dopo che noi lo avevamo crocifisso, i suoi discepoli lo trafugarono nottetempo dalla tomba ove lo si era sepolto dopo averlo calato dalla croce, ed ingannano gli uomini dicendo che sia risorto dai morti ed asceso al cielo »
 
(Trifone, CVIII, 2)
È probabile che Giustino si sia servito di un artificio retorico per riportare l'opinione dei giudei del suo tempo a proposito dei cristiani.

Il Talmud di Babilonia [modifica]

Moderni volumi del Talmud di Babilonia
Il Talmud di Babilonia, testo ebraico che raccoglie tradizioni molto antiche e messo per iscritto nel V-VI secolo, contiene un riferimento a Gesù, nel quale si dice che egli fu giustiziato alla vigilia di Pasqua perché "praticava la stregoneria". Questo sembrerebbe confermare che Gesù abbia compiuto dei prodigi, che i suoi avversari attribuivano all'opera del demonio.
Esistono peraltro scarsissimi documenti storici relativi all'era del Secondo Tempio: a parte i lavori di Giuseppe Flavio, il più antico testo del periodo, è da ricordare la Mishnah, che è comunque più un codice di leggi piuttosto che un registro di procedimenti giudiziari o un testo di storia generale.
Dai documenti giudaici del periodo, sia orali che scritti, venne compilato il Talmud, una collezione di dibattiti legali e di aneddoti che riempiono trenta volumi. In essi non vi è menzionato mai il nome Gesù (ebraico Yehoshuah): il riferimento più vicino è il nome Yeshu presente nel Talmud di Babilonia e riferito ad uno o più individui, oltre a designazioni inderette e tramite epiteti[7].
La descrizione di Yeshu non corrisponde comunque a quella cristiana di Gesù; inoltre si pensa che la parola sia piuttosto un acronimo di yemach shemo vezichro ("sia cancellato il suo nome e la sua memoria") che indica chi cerca di convertire i Giudei dal Giudaismo. Per giunta, il termine non compare nella versione di Gerusalemme del testo, che ci si aspetterebbe menzionasse Gesù maggiormente rispetto alla versione di Babilonia.
Occorre comunque tener conto che l'esiguità dei riferimenti a Gesù negli scritti talmudici potrebbe semplicemente essere dovuto al fatto che il Cristianesimo fosse ancora una realtà di minore importanza ai tempi in cui la maggior parte del Talmud è stato redatto, unito al fatto che il testo è stato concepito più per insegnare la legge che come manuale storico.

Le Diciotto Benedizioni [modifica]

In una delle redazioni pervenute delle "Diciotto Benedizioni", testo liturgico ebraico, compare un riferimento ai cristiani (o "nazareni")
  « Che per gli apostati non vi sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il dominio dell'usurpazione, e periscano in un istante i Cristiani (nôserîm) e gli eretici (minim): siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti con i giusti. Benedetto sei tu, Signore, che schiacci gli arroganti »
La preghiera, chiamata Birkat Ha Minim, risale alla fine del I secolo, ma non è chiaro quando sia esattamente stato inserito il riferimento ai cristiani, visto che le altre redazioni del testo menzionano solo "gli eretici" [8].

Testi di origine romana [modifica]

Corrispondenza tra Plinio il Giovane e l'imperatore Traiano [modifica]

Circa nel 112, in una lettera[9] tra l'imperatore Traiano e il governatore delle province del Ponto e della Bitinia Plinio il Giovane, viene fatto un riferimento ai cristiani. Plinio chiede all'imperatore come comportarsi verso i cristiani che rifiutano di adorare l'imperatore e pregano "Cristo" come dio.
  « I Cristiani... Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell'esser soliti riunirsi prima dell'alba e intonare a cori alterni un inno a Cristo come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né frodi, né adulteri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti. »
 
(Plinio il giovane a Traiano imperatore, Lettere 10.96 – 97)
Il testo si limita a indicare Cristo come persona (venerata quasi deo), ma non fornisce ulteriori informazioni dirette su Gesù: Charles Guignebert ha quindi evidenziato come questo breve passaggio non fornisca, da solo, elementi utili a definire i contorni della sua figura storica[10] [11]. La lettera documenta piuttosto la diffusione delle prime comunità cristiane e l'atteggiamento dell'amministrazione romana nei loro confronti[12]. Nella sua risposta a Plinio, che li considera colpevoli di una deplorevole superstitio[13], Traiano dispone che i Cristiani non debbano essere ricercati dalle autorità, ma possano essere perseguitati solo se denunciati da qualcuno, purché non anonimo, salvo che, sacrificando agli dei dell'impero, non rinneghino la loro fede.

Svetonio in "Vita dei dodici Cesari" [modifica]

Lo storico Svetonio (70-122), nella sua opera dedicata alle Vite dei dodici Cesari (112), scrive di "giudei, che, istigati da Cresto (sic) durante il regno di Claudio avevano provocato dei tumulti", e che perciò l'imperatore aveva espulsi da Roma. Questo passo, comunque, testimonia la presenza di cristiani a Roma in epoca molto antica (Claudio morì nel 54)[14], anche se l'utilizzo del termine cristiani per indicare i seguaci di Gesù a Roma è probabilmente più tardo[15].
(LA)
« Iudaeos, impulsore Chresto, assidue tumultuantes Roma expulit »
(IT)
« Dato che i Giudei, istigati da Cresto, provocavano costantemente dei tumulti, [Claudio] li espulse da Roma. »
(Gaio Svetonio, Vite dei dodici cesari)
Chrestus può essere interpretato come una distorsione del nome Christus (Cristo) e quindi un possibile riferimento a Gesù. Il termine Chrestus appare infatti anche in testi successivi riferito a Gesù: un errore di scrittura è quindi plausibile, anche perché forse le due parole in greco antico venivano pronunciate in modo identico, il che può aver influito nella redazione del testo. Del resto a quel tempo i termini crestiani e cristiani venivano usati comunemente e con lo stesso significato, così come documentato, ad esempio, da Tertulliano[16].
Secondo alcuni studiosi la scelta delle parole nel passo di Svetonio sembra però implicare la presenza di "Chrestus" a Roma nell'anno 54 dopo Cristo: in questo caso l'identificazione con Gesù sarebbe molto improbabile. Chrestus era inoltre un nome comune tra gli schiavi a Roma, significava buono o utile, ed il passo tratta di una rivolta di schiavi. L'interpretazione del passo è quindi, nel complesso, controversa[17][18].
Oltre al passo citato, Svetonio nelle sue opere fa inoltre un riferimento ai cristiani nella sua Vita di Nerone:
  « sottopose a supplizio i Cristiani, razza di uomini d'una superstizione nuova e malefica »
 
(Vita Neronis XVI, 2)

Cornelio Tacito negli "Annales" [modifica]

Publio (o Gaio) Cornelio Tacito, conosciuto semplicemente come Tacito (55 - 117), oratore, avvocato e senatore romano, è considerato uno degli storici più importanti dell'antichità.
Il nome di Cristo viene citato dallo storico latino Tacito (56-123) nel quindicesimo libro degli Annali, quando narra della persecuzione dei cristiani ad opera di Nerone: egli afferma che i cristiani avevano avuto origine da Cristo, il quale era stato condannato a morte sotto Ponzio Pilato[19].
Tacito scrive due paragrafi che menzionano Cristo e i Cristiani nel 116. Il primo afferma che alcuni cristiani erano presenti a Roma al tempo dell'imperatore Nerone (dal 54 al 68) e che egli, per evitare di essere accusato dell'incendio di Roma del 64 li incolpò:
(LA)
« subdidit reos et quaesitissimis poenis adfecit, quos per flagitia invisos vulgus Chrestianos appellabat. »
(IT)
« ne presentò come rei e colpì con supplizi raffinatissìmi coloro che il volgo, odiandoli per i loro delitti, chiamava Crestiani. »
(Annales, XV, 44)
Il secondo che la fede cristiana si era diffusa a Roma e in Giudea e che 'Cristo' fu messo a morte dal 'procuratore Ponzio Pilato'.
(LA)
« Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiabilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam, quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque. »
(IT)
« L'autore di questa denominazione, Cristo, sotto l'impero di Tiberio (imperatore dal 14 al 37), era stato condannato al supplizio dal Procuratore Ponzio Pilato; ma, repressa per il momento, l'esiziale superstizione erompeva di nuovo, non solo per la Giudea, origine di quel male, ma anche per l'Urbe, ove da ogni parte confluiscono tutte le cose atroci e vergognose »
(Annales, XV, 44)
La descrizione del cristianesimo è fatta in chiave decisamente negativa, bollata come "pericolosa superstizione" e "primitiva e immorale", cosicché è improbabile che il testo sia un'interpolazione di epoca cristiana.
Tacito si riferisce semplicemente a 'Cristo' - traduzione dal greco della parola ebraica "Messia" - invece di nominare esplicitamente "Gesù", e attribuisce a Ponzio Pilato la precisa carica di procuratore, carica differente sia da quelle menzionate nei Vangeli di prefetto e governatore, sia da quella attestata da evidenze archeologiche (un'iscrizione riporta che Pilato era prefetto).
Nel secondo paragrafo esprime il suo giudizio negativo sulla diffusione del cristianesimo. Alcuni studiosi ritengono che Tacito si basi comunque su fonti cristiane, mentre altri, tra cui Karl Adam, ritengono che Tacito, come nemico dei cristiani e storico, abbia investigato sull'esecuzione di Gesù prima di riportarne la notizia. Una minoranza di studiosi ipotizza che il passo sia stato falsificato.

Tiberio, riportato da Tertulliano [modifica]

Tertulliano (150-220) fa cenno nell'Apologetico al fatto che l'imperatore Tiberio avrebbe proposto al Senato romano di riconoscere Gesù come dio (i romani spesso incorporavano nel loro pantheon le divinità dei popoli da loro sottomessi). La proposta fu respinta il che, secondo l'autore, costituì la base giuridica per le successive persecuzioni dei cristiani, seguaci di un "culto illecito". Un frammento porfiriano (fr. 64 von Harnack) conferma la notizia di Tertulliano[20], Apol. 5, 2 sul senatoconsulto del tempo di Tiberio che, rifiutando la proposta dell’imperatore di riconoscere il Cristianesimo, faceva di questa religione una superstitio illicita, i cui seguaci potevano essere messi a morte come tali. Non tutti gli storici sono concordi nel ritenere attendibile la notizia poiché secondo loro potrebbe essere stata sia inventata dallo stesso Tertulliano (mai riluttante ad usare qualunque mezzo per sostenere le proprie tesi... con l'attenuante di scrivere oltre 160 anni dopo i presunti fatti, a Cartagine e in un periodo di persecuzioni), sia alterata successivamente.Secondo invece lo storico ebreo Edoardo Volterra,Tertulliano appunto perché cristiano in anni di persecuzioni, non aveva alcun interesse a inventare l' esistenza di un senatoconsulto che aveva dichiarato il cristianesimo una "superstitio illicita". Anzi, aveva l'interesse opposto. Proprio l'esistenza di quel senatoconsulto infatti rendeva legali le persecuzioni contro i cristiani.

Lo scritto dell'imperatore Adriano [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Rescritto di Adriano a Gaio Minucio Fundano.
Eusebio di Cesarea, nella sua Storia Ecclesiastica, riporta la risposta dell'imperatore Adriano al proconsole della provincia d'Asia Quinto Licinio Silvano Graniano che in una lettera aveva richiesto come comportarsi nei confronti dei cristiani che fossero stati oggetto di delazioni anonime o accuse[21].
  « Se pertanto i provinciali sono in grado di sostenere chiaramente questa petizione contro i Cristiani, in modo che possano anche replicare in tribunale, ricorrano solo a questa procedura, e non ad opinioni o clamori. È infatti assai più opportuno che tu istituisca un processo, se qualcuno vuole formalizzare un'accusa. Allora, se qualcuno li accusa e dimostra che essi stanno agendo contro le leggi, decidi secondo la gravità del reato; ma, per Ercole, se qualcuno sporge denuncia per calunnia, stabiliscine la gravità e abbi cura di punirlo »
 
(Eusebio, Hist. Eccl., IV.9, 2-3)
La risposta era indirizzata a Caio Minucio Fundano, nuovo proconsole d'Asia, che fu in carica dal 122 al 123.

L'imperatore Marco Aurelio in "A se stesso" [modifica]

Marco Aurelio Antonino, imperatore dal 161 al 180, in un'opera intitolata "A se stesso" riporta un accenno ai cristiani[22].
  « Oh, come è bella l'anima che si tiene pronta, quando ormai deve sciogliersi dal corpo, o estinguersi, o dissolversi o sopravvivere! Ma tale disposizione derivi dal personale giudizio, e non da una mera opposizione, come per i Cristiani; sia invece ponderata e dignitosa, in modo che anche altri possano esserne persuasi, senza teatralità »
 
(Ad sem. XI, 3)

Lettera di Publio Lentulo [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce lettera di Publio Lentulo.
La lettera di Publio Lentulo è un presunto rapporto di un procuratore romano in Giudea, nel quale egli riferirebbe a Tiberio di Gesù, descrivendone anche l'aspetto fisico. Tutti gli storici concordano però che si tratti di un falso di epoca molto posteriore; questo Lentulo, a quanto si sa, non è mai neppure esistito.

Orazione di Frontone [modifica]

Minucio Felice in Octavius riporta una orazione di Marco Cornelio Frontone[23], che può essere ricostruita in base alle citazioni[24].
(LA)
« Qui de ultima faece collectis imperitioribus et mulieribus credulis sexus sui facilitate labentibus plebem profanae coniurationis instituunt, quae nocturnis congregationibus et ieiuniis sollemnibus et inhumanis cibis non sacro quodam, sed piaculo foederatur, latebrosa et lucifuga natio, in publicum muta, in angulis garrula, templa ut busta despiciunt, deos despuunt, rident sacra, miserentur miseri (si fas est) sacerdotum, honores et purpuras despiciunt, ipsi seminudi! [...]
Inter eos velut quaedam libidinum religio miscetur, ac se promisce appellant fratres et sorores, ut etiam non insolens stuprum intercessione sacri nominis fiat incestum. [...]
Audio eos turpissimae pecudis caput asini consecratum inepta nescio qua persuasione venerari [...]
Alii eos ferunt ipsius antistitis ac sacerdotis colere genitalia [...]
Et qui hominem summo supplicio pro facinore punitum et crucis ligna feralia eorum caerimonias fabulatur, congruentia perditis sceleratisque tribuit altaria, ut id colant quod merentur. [...]
Infans farre contectus, ut decipiat incautos, adponitur ei qui sacris inbuatur [...] occiditur. Huius, pro nefas! sitienter sanguinem lambunt, huius certatim membra dispertiunt, hac foederantur hostia [...]
Et de convivio notum est; passim omnes locuntur, id etiam Cirtensis nostri testatur oratio.
[...] infandae cupiditatis involvunt per incertum sortis, etsi non omnes opera, conscientia tamen pariter incesti, quoniam voto universorum adpetitur quicquid accidere potest in actu singulorum »
(IT)
« Essi, raccogliendo dalla feccia più ignobile i più ignoranti e le donnicciuole, facili ad abboccare per la debolezza del loro sesso, formano una banda di empia congiura, che si raduna in congreghe notturne per celebrare le sacre vigilie o per banchetti inumani, non con lo scopo di compiere un rito, ma per scelleraggine; una razza di gente che ama nascondersi e rifugge la luce, tace in pubblico ed è garrula in segreto. Disprezzano ugualmente gli altari e le tombe, irridono gli dei, scherniscono i sacri riti; miseri, commiserano i sacerdoti (se è lecito dirlo), disprezzano le dignità e le porpore, essi che sono quasi nudi! [...]
Regna tra loro la licenza sfrenata, quasi come un culto, e si chiamano indistintamente fratelli e sorelle, cosicché, col manto di un nome sacro, anche la consueta impudicizia diventi incesto. [...]
Ho sentito dire che venerano, dopo averla consacrata, una testa d'asino, non saprei per quale futile credenza [...]
Altri raccontano che venerano e adorano le parti genitali del medesimo celebrante e sacerdote [...]
E chi ci parla di un uomo punito per un delitto con il sommo supplizio e il legno della croce, che costituiscono le lugubri sostanze della loro liturgia, attribuisce in fondo a quei malfattori rotti ad ogni vizio l'altare che più ad essi conviene [...]
Un bambino cosparso di farina, per ingannare gli inesperti, viene posto innanzi al neofita, [...] viene ucciso. Orribile a dirsi, ne succhiano poi con avidità il sangue, se ne spartiscono a gara le membra, e con questa vittima stringono un sacro patto [...]
Il loro banchetto, è ben conosciuto: tutti ne parlano variamente, e lo attesta chiaramente una orazione del nostro retore di Cirta.
[...] si avvinghiano assieme nella complicità del buio, a sorte »
(Octavius VIII,4-IX,7 [25])

Il Satyricon di Petronio [modifica]

Non c'è accordo tra gli storici sui possibili riferimenti ai cristiani e al vangelo di Marco nel Satyricon[26] di Petronio Arbitro.
  « “Porta anche dell'unguento e un assaggio da quell'anfora, con cui voglio siano lavate le mie ossa” [...] Subito aprì l'ampolla del nardo, unse tutti noi e disse “Spero che possa piacermi da morto quanto da vivo”. Poi comandò che fosse infuso del vino in una brocca e disse “Fate come se foste stati invitati ai miei funerali »
Questo passo ha delle somiglianze con il vangelo di Marco:
  « Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l'unguento sul suo capo. [...]"Essa ha fatto ciò ch'era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura." »   (Marco 14,3-9)    
Un altro passo che potrebbe avere riferimenti evangelici:
  « Mentre diceva queste cose, un gallo domestico cantò. Turbato da quella voce, Trimalcione comandò che fosse versato del vino sotto la tavola e che anche la lucerna ne venisse cosparsa. Poi passò l'anello nella mano destra e disse: “Non senza ragione questo trombettiere ha dato il segnale; infatti o dovrà scoppiare un incendio, o qualcuno dei vicini dovrà morire. Lungi da noi! Per cui, chi mi porterà questo accusatore riceverà un premio”. In men che non si dica venne portato un gallo da una casa vicina, che Trimalcione ordinò venisse cotto in pentola” »
 
(Satyricon LXXIV, 1-4)
Il canto del gallo è visto come un segno di sciagura, contrariamente alla tradizione greca e romana in cui il canto del gallo simboleggia la vittoria ma simile all'episodio del tradimento di Pietro descritto in tutti i quattro vangeli canonici (mostra).
Anche il racconto della matrona di Efeso può essere significativo.
  « Una matrona di Efeso, [...] avendo perso il marito, [...] seguì il defunto persino nel sepolcro. [...] Nello stesso tempo il governatore della provincia comandò che fossero crocifissi dei ladroni proprio accanto al sepolcro nel quale la matrona piangeva il recente cadavere. La notte seguente, quando il soldato che sorvegliava le croci affinché nessuno togliesse i corpi per seppellirli, notò un lume splendere tra le tombe e udì il gemito di qualcuno che piangeva [...] volle sapere chi fosse e che cosa facesse. Scese quindi nella tomba. [...] Dunque giacquero assieme non solo quella notte nella quale fu consumato il loro imene, ma anche il seguente ed il terzo giorno, tenendo certamente chiuse le porte del sepolcro. [...] Ma i parenti di un crocifisso, come videro diminuita la sorveglianza, tirarono giù di notte l'appeso e gli resero l'estremo ufficio. E quando il giorno successivo il soldato [...] vide una croce senza cadavere, atterrito dal supplizio raccontò alla donna quello che era successo. [...] Ella disse allora di togliere il corpo del proprio marito dall'arca e di attaccarlo a quella croce che era vuota. Il soldato approfittò dell'ingegno dell'avvedutissima donna, ed il giorno dopo il popolo si meravigliava di come quel morto avesse potuto salire sulla croce »
 
(Sat. CXI-CXII)
Tutte questi passi possono comunque essere interpretati in modo indipendente dai vangeli, oppure si possono interpretare i vangeli come dipendenti da Petronio; peraltro se si accetta la possibilità che esista un rapporto tra il Satyricon il cristianesimo altri passi possono essere letti in modo simile.

Testi di origine greca [modifica]

Epitteto in "Dissertazioni" di Arriano [modifica]

In "Dissertazioni" del filosofo stoico Arriano (95 ca – 175 ca) è riportato uno degli insegnamenti del suo maestro Epitteto, che parlando della morte, indica i "galilei" (intendendo probabilmente i cristiani) come persone che non ne hanno paura[27].
  « Anche per follia uno può resistere a quelle cose (atti compiuti dai tiranni, ndr.), o per ostinazione, come i Galilei »
 
(Diss. Ab Arriano digestae IV, 6, 6)

Galeno in "Historia anteislamica" di Abulfida [modifica]

Abulfida nella "Historia anteislamica" riporta un giudizio di Galeno (129216) sui cristiani[28].
  « I più tra gli uomini non sono in grado di comprendere con la mente un discorso dimostrativo consequenziale, per cui hanno bisogno, per essere educati, di miti. Così vediamo nel nostro tempo quegli uomini chiamati Cristiani trarre la propria fede dai miti. Essi, tuttavia, compiono le medesime azioni dei veri filosofi. Infatti, che disprezzino la morte e che, spinti da una sorta di ritegno, aborriscano i piaceri carnali, lo abbiamo tutti davanti agli occhi. Vi sono infatti tra loro sia uomini che donne i quali per tutta la vita si sono astenuti dai rapporti; e vi sono anche coloro che sono a tal punto progrediti nel dominare e dirigere gli animi, e nella più tenace ricerca della virtù, da non cedere in nulla ai veri filosofi »
 
(De sentent. Pol. Plat[29])
Galeno non ha solo una visione positiva dei cristiani:
  « Nessuno subito da principio, come se fosse pervenuto alla dottrina di Mosè o Cristo, ascolti leggi indimostrate, nelle quali non si deve per nulla credere
[...]
Infatti si potrebbero dissuadere prima quelli che provengono da Mosè e Cristo, che non i medici o i filosofi, i quali si sono consumati sui loro principi »
 
(De differentia pulsuum libri quattuor II, 4 e III, 3)

Lettera di Mara Bar Sarapion [modifica]

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce lettera di Mara Bar Serapion.
La lettera di Mara Bar Serapion fu scritta da Mara bar Sarapion, uno stoico siriano che si trovata in un prigione romana, a suo figlio; la lettera è stata variamente datata dal 73 al 260.[30]. In questa lettera si tratta dell'uccisione di tre uomini saggi della storia e uno di questi è stato da alcuni identificato con Gesù:
  « Quale vantaggio trassero gli Ateniesi dall'aver ucciso Socrate? Ne ottennero carestia e morte. O gli abitanti di Samo per aver bruciato Pitagora? In un momento tutto il loro paese fu coperto dalla sabbia. O i Giudei, per il loro saggio re? Da quel tempo fu sottratto loro il regno.
Dio vendicò giustamente la saggezza di questi tre uomini: gli Ateniesi morirono di fame, gli abitanti di Samo furono travolti dal mare, i Giudei furono eliminati e cacciati fuori dal loro regno, e sono ora dispersi per tutte le terre. Socrate non è morto, grazie a Platone; né Pitagora, grazie alla statua di Hera, né il saggio re, grazie alle nuove leggi che ha stabilito
»

Luciano di Samostata [modifica]

Luciano di Samostata (120 ca – 186 ca) riporta il suicidio di Peregrino Proteo facendo vari accenni ai cristiani ed al loro "primo legislatore"[31].
  « Allora Proteo venne a conoscenza della portentosa dottrina dei cristiani, frequentando in Palestina i loro sacerdoti e scribi. E che dunque? In un batter d'occhio li fece apparire tutti bambini, poiché egli tutto da solo era profeta, maestro del culto e guida delle loro adunanze, interpretava e spiegava i loro libri, e ne compose egli stesso molti, ed essi lo veneravano come un dio, se ne servivano come legislatore e lo avevano elevato a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l'uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione.
[...] Si sono persuasi infatti quei poveretti di essere affatto immortali e di vivere per l'eternità, per cui disprezzano la morte e i più si consegnano di buon grado. Inoltre il primo legislatore li ha convinti di essere tutti fratelli gli uni degli altri, dopoché abbandonarono gli dei greci, avendo trasgredito tutto in una volta, ed adorano quel medesimo sofista che era stato crocifisso e vivono secondo le sue leggi. Disprezzano dunque ogni bene indiscriminatamente e lo considerano comune, seguendo tali usanze senza alcuna precisa prova. Se dunque viene presso di loro qualche uomo ciarlatano e imbroglione, capace di sfruttare le circostanze, può subito diventare assai ricco, facendosi beffe di quegli uomini sciocchi »
 
(De morte Per. XI-XIII)

Celso in "Discorso Veritiero" [modifica]

Il filosofo Celso, nel II secolo, polemizza contro i cristiani nella sua opera "Discorso Veritiero" (Alethès lógos). Questo scritto ci è pervenuto attraverso il "Contra Celsum" di Origene, in cui l'autore riporta molti passi per confutarli[32].
In alcuni dei passi tratta direttamente di Gesù, ad esempio:
  « Spinto dalla miseria andò in Egitto a lavorare a mercede, ed avendo quindi appreso alcune di quelle discipline occulte per cui gli Egizi son celebri, tornò dai suoi tutto fiero per le arti apprese, e si proclamò da solo Dio a motivo di esse »
 
(Alethès lógos, I, 28)
  « Gesù raccolse attorno a sé dieci o undici uomini sciagurati, i peggiori dei pubblicani e dei marinai, e con loro se la svignava qua e là, vergognosamente e sordidamente raccattando provviste »
 
(Alethès lógos, I, 62)
  « Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate »
 
(Celso, Contro i Cristiani, traduzione, premessa e note di Rizzo S., Biblioteca Universale Rizzoli, 1989)

Note [modifica]

  1. ^ Gerd Theissen e Annette Merz, citati in John Dickson, Alla ricerca di Gesù. Le indagini di uno storico", Edizioni San Paolo, Milano, 2011.
  2. ^ Già Voltaire nel suo Dizionario filosofico notava la contraddizione tra questo passo e l'ortodossia ebraica che caratterizzava Flavio Giuseppe
  3. ^ Cfr. J. Dickson, Alla ricerca di Gesù. Le indagini di uno storico, Edizioni San Paolo, Milano, 2011. Un esempio di studioso che propende per interpolazioni parziali è, tra gli altri, John Dominic Crossan, Gesù. Una biografia rivoluzionaria.
  4. ^ Étienne Nodet, Serge Badet
  5. ^ E. Schürer, The History of the Jewish People in the Age of Jesus Christ (175 B.C.- A.D. 135), 4 vols., Edinburgh: T.& T.Clark, 1973-87; H. Chadwick, The Early Church, 2nd edition, London: Penguin, 1993.
  6. ^ Trifone Giudeo, [1]
  7. ^ Cfr. Giuseppe Ricciotti, "Vità di Gesù", Mondadori
  8. ^ Tratto da [2]. Fonti: J. MAIER, Gesù Cristo e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia, 1994, p. 63, con altri passi paralleli; R. PENNA, L'ambiente storico culturale delle origini cristiane, Bologna, 1984, p. 248. Una trattazione di questa preghiera in E. SCHÜRER, Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo, vol. II, Brescia, 1987, pp. 547-554, ove si trova una traduzione delle due recensioni babilonese e palestinese, ed una bibliografia esaustiva
  9. ^ Lettere tra Plinio il Giovane e Traiano, [3]
  10. ^ Charles Guignebert, "Gesù", 1933. Vedi Gesù (Charles Guignebert).
  11. ^ Luigi Cascioli e Guy Fau, entrambi sostenitori della non esistenza di Gesù, ritengono che Plinio non si riferisse a cristiani ma a Esseni. Si veda Guy Fau, 1967, Le Fable de Jesus Christ, pag. 235. [4]
  12. ^ Vedi Colin M. Wells, "L'Impero Romano", Il Mulino, 1984 (ristampa RCS quotidiani, 2004, pagg. 316-317); C. Barbagallo, "Storia Universale. Roma." Volume II, Parte II, UTET, 1964, pagg. 1396-1397; Chester G. Starr, "Storia del mondo antico", Edizioni CDE su licenza Editori Riuniti, 1983, pag. 620.
  13. ^ Il termine supersitio aveva al tempo un significato diverso dall'attuale, e indicava qualcosa di estraneo e di aggiunto alle religioni tradizionali (vedi C. Augias, M. Pesce, "Inchiesta su Gesù", Mondadori, 2006, pagg. 192 e 194).
  14. ^ Svetonio, [5].
  15. ^ Cfr. Pesce in Augias-Pesce, "Inchiesta su Gesù", Mondadori, 2006.
  16. ^ P. Lampe, "Christians at Rome in the first two centuries", pagg. 12-13, Continuum Books, Londra, 2003
  17. ^ M.Pesce in C. Augias e M. Pesce in "Inchiesta su Gesù", Mondadori, 2006
  18. ^ Alcuni studiosi ritengono che "Chrestus" fosse un esponente di una comunità esseno-zelota presente a Roma di cui avrebbero fatto parte i coniugi Priscilla e Aquila che ospitarono Paolo di Tarso (Atti 17-18); anche egli secondo questa interpretazione sarebbe stato un Nazireo[senza fonte].
  19. ^ Cornelio Tacito, [6]
  20. ^ Sordi,Ramelli, "Il senatoconsulto del 35 contro i Cristiani in un frammento porfiriano" in Aevum 2004, vol. 78,1, pp. 59-67
  21. ^ Adriano Imperatore, [7]
  22. ^ Marco Aurelio, [8]
  23. ^ Frontone, [9]
  24. ^ Il problema storico e letterario del testo è affrontato da P. Frassinetti, L'orazione di Frontone contro i Cristiani, in Giornale italiano di Filologia II, 1949, pp. 238-254
  25. ^ Ed. J. P. Waltzing, Louvain, 1903
  26. ^ Petronio, [10]
  27. ^ Epitteto, [11]
  28. ^ Galeno, [12]
  29. ^ d. Fleischer, Leipzig, 1831, p. 109
  30. ^ (EN) Robert E. Van Voorst, Jesus Outside the New Testament: An Introduction to the Ancient Evidence, Wm. B. Eerdmans Publishing, 2000, ISBN 080284368, pp. 53-58.
  31. ^ Luciano di Samostata, [13]
  32. ^ Celso, [14]

Postato da: giacabi a 09:55 | link | commenti
cristianesimo, gesù

giovedì, 18 agosto 2011

Cristo Gesù
***
Colui che non abbiamo mai visto, che però aspettiamo con vera bramosia, che ragionevolmente però è stato considerato irrangiungibile, eccolo, qui, seduto.
kafka il castello

Postato da: giacabi a 17:10 | link | commenti
kafka, gesù

martedì, 02 agosto 2011

Dio è con noi
***
Nell'ombra dei secoli si è ormai dileguata quella notte in cui,
stanca di male e di affanno, la terra posò nelle
braccia del cielo,
e nel silenzio nacque Dio-è-con-noi.

Molte cose oggi non sono, che erano possibili ieri: i re più non scrutano il cielo,
e i pastori non ascoltano nel deserto come gli angeli parlino del Signore.

Ma ciò che di eterno in quella notte fu rivelato non può essere ormai più corrotto dal tempo; e il Verbo nato in quell'evo remoto, sotto a una greppia, ti rinasce nuovo nell'anima.

Sì - Dio è con noi: ma non già sotto l'azzurro padiglione, non al di là dei confini dei mondi innumerevoli, non nel perfido fuoco, e non nel fiato delle tempeste,
non chiuso nella sopita memoria dei secoli.

È qui Egli, adesso; e tra l'effimera vanità, nel torrente torbido
delle ansie della vita, tu possiedi un segreto onnigioioso:
- impotente è il male, e eterni noi siamo: Dio è con noi.

Vladimir S. Solov'ëv
Emanuele (1892)

Postato da: giacabi a 16:50 | link | commenti
gesù, soloviev

mercoledì, 06 luglio 2011

IL DIO CON NOI
***

Nell'ombra dei secoli si è ormai dileguata quella notte in cui, stanca di male e di affanno, la terra posò nelle braccia del cielo, e nel silenzio nacque Dio-è-con-noi.

Molte cose oggi non sono, che erano possibili ieri: i re più non scrutano il cielo, e i pastori non ascoltano nel deserto come gli angeli parlino del Signore.

Ma ciò che di eterno in quella notte fu rivelato non può essere ormai più corrotto dal tempo; e il Verbo nato in quell'evo remoto, sotto a una greppia, ti rinasce nuovo nell'anima.

Sì - Dio è con noi: ma non già sotto l'azzurro padiglione, non al di là dei confini dei mondi innumerevoli, non nel perfido fuoco, e non nel fiato delle tempeste, non chiuso nella sopita memoria dei secoli.

È qui Egli, adesso; e tra l'effimera vanità, nel torrente torbido delle ansie della vita, tu possiedi un segreto onnigioioso: - impotente è il male, e eterni noi siamo: Dio è con noi
.

Vladimir S. Solov'ëv
Emanuele (1892)

Postato da: giacabi a 14:53 | link | commenti (1)
gesù

lunedì, 06 giugno 2011
L'Incontro

L'Incontro
***
Una sola cosa bella deve entusiasmare l'uomo per tutta la vita, è vero; ma lo splendore di questo incontro deve illuminare tutto il resto...
(Franz Schubert)

Postato da: giacabi a 18:15 | link | commenti
gesù

domenica, 24 aprile 2011

Mio prefazio a Pasqua

***
 
Io voglio sapere
se Cristo è mai stato creduto, 
se l'evento è reale e presente, 
se è venuto, e viene e verrà; 
o sia appena un'invenzione
per un irreale giorno del Signore 
di contro al cupo
giorno dell'uomo. 

Io voglio sapere
se veramente qualcuno crede
e come è possibile credere: 
se almeno i fanciulli
- avanti ogni cultura 
vedono ancora la faccia del Padre. 

Io voglio sapere
se l'uomo è una fiera
ancora alle soglie della foresta: 
se la ragione è una rovina
se i fatti hanno una ragione 
se la ragione è ancora utile. 

Io voglio sapere
se ci sono ancora gli assoluti 
o se io sono sacerdote
di colpevoli illusioni, 
se è vero che saremo 
finalmente liberi
se saremo ancora liberi
se saremo mai liberi. 

Io voglio sapere
se cantare è ancora possibile
se da ricchi canteremo ancora
se dipingere è ancora possibile
se la bellezza esisterà sempre, 
se possibile sarà ancora contemplare. 

Io voglio sapere
quale sarà l'intelligenza
di un abitante della futura megapoli 
quale il potere spirituale di resistere 
se sopravviverà ancora l'amore, 
se pure è mai esistito. 

Io voglio sapere
se resiste ancora Cristo, 
perché io mi ammazzo. 

Io voglio sapere
se la vita è solo meretricio
se il vostro vivere è appena una difesa
contro la vita degli altri: 
se qualcuno, almeno qualcuno 
crede che tutti gli uomini
sono una sola umanità. 

Io voglio sapere
se l'uomo cresce
se c'è un altro avvenire
se la scienza non sia la morte
e la sua macchina non sia la nostra 
bara di acciaio. 

Io voglio sapere
se esiste una forza liberatrice: 
se almeno la chiesa non sia 
la tomba di Dio, 
l'ultima sconfitta dell'uomo. 

Io voglio sapere
se la pace è possibile
se giustizia è possibile
se l'Idea è più forte della forza: 
quest'uomo bianco, 
il più feroce animale
sempre all'assalto
contro ogni altro uomo
o maledetta Europa. 

Io voglio sapere
se Cristo ha ancora un senso 
chi ha fede ancora in un futuro. 

Io voglio sapere
se Cristo è veramente risorto
se la chiesa ha mai creduto
che sia veramente risorto. 
Perché allora è una potenza, 
schiava come ogni potenza? 
Perché non batter le strade 
come una follia di sole, 
a dire: Cristo è risorto, è risorto? 

Perché non si libera dalla ragione 
e non rinuncia alle ricchezze
per questa sola ricchezza di gioia? 

Perché non dà fuoco alle cattedrali, 
non abbraccia ogni uomo sulla strada 
chiunque egli sia, 
per dirgli solo: è risorto! 
E piangere insieme, 
piangere di gioia? 
Perché non fa solo questo
e dire che tutto il resto è vano? 
Ma dirlo con la vita
con mani candide
e occhi di fanciulli. 

Come l'angelo dal sepolcro vuoto 
con la veste bianca di neve nel sole, 
a dire: «non cercate tra i morti 
colui che vive!». 

Mia chiesa amata e infedele, 
mia amarezza di ogni domenica, 
chiesa che vorrei impazzita di gioia 
perché è veramente risorto. 

E noi grondare luce
perché vive di noi: 
noi questa sola umanità bianca
a ogni festa
in questo mondo del nulla e della morte. 
Amen. 
(David Maria Turoldo)

BUONA PASQUA 2011

Postato da: giacabi a 14:04 | link | commenti
gesù

domenica, 22 agosto 2010

Gesù, ci sia concesso di diventare tuoi contemporanei
***
Gesù, ci sia concesso di diventare tuoi contemporanei, vederti come e dove sei passato sulla terra e non nella deformazione di un ricordo vuoto.
(S. Kierkegaard).


Postato da: giacabi a 22:46 | link | commenti
gesù

venerdì, 20 agosto 2010

Il Mistero
***

 
Mi tormentano i problemi della vita, della luce, e di tante cose dell’universo, ma quanto più mi tormenta il tuo mistero, o Cristo!”.
Max Planck,

Postato da: giacabi a 20:50 | link | commenti
gesù, plank


C’è un Mendicante d’amore
***
Il cristiano è un uomo miserabile, ma egli sa che c’è qualcuno ancora più miserabile: c’è un Mendicante d’amore alla porta del suo cuore!
(P. N. Evdokimov).


Postato da: giacabi a 20:33 | link | commenti
gesù

mercoledì, 18 agosto 2010

Il Mistero
***
"La scienza non riesce a dare una risposta totale. Quindi il mistero c'è certamente. Se quando morirò dovessi scoprire che c'è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliati. Gesù è stato certamente la maggior personalità della storia. Il suo insegnamento, se è resistito per 2000 anni, significa che aveva davvero qualcosa di eccezionale: ha trasmesso valori che sono essenziali anche per un non credente".

Margherita Hack (astrofisica)(Dove nascono le stelle, Sperling & Kupfer, Milano 2004)


Postato da: giacabi a 12:14 | link | commenti
mistero, gesù

domenica, 08 agosto 2010

VI DO' NUOVO COMANDAMENTO
***

"Che vi amiate l'un l'altro come io ho amato voi".
Mi chiamate il REDENTORE e non vi fate redimere.
Mi chiamate la LUCE e non mi vedete.
Mi chiamate la VIA e non mi seguite.
Mi chiamate la VITA e non mi desiderate.
Mi chiamate il SIGNORE e non mi servite.
Mi chiamate la SAPIENZA e non mi interrogate.
Mi chiamate il MAESTRO e non mi credete.
Mi chiamate ONNIPOTENTE e non vi fidate di ME.
Se un dì non vi riconoscerò, non meravigliatevi!

(Iscrizione nel Duomo di Lubecca)

Postato da: giacabi a 17:21 | link | commenti
gesù

lunedì, 05 luglio 2010

Gesù Cristo
***
"non è neppure una regola morale ambulante o un modello da copiare"
"è il principio della nuova vita che, una volta accettata da Lui e accolta nel cuore si evolve secondo leggi proprie"


Postato da: giacabi a 21:02 | link | commenti
gesù, florenskij

sabato, 29 maggio 2010

Gesù
***
- Umano! Già, questa vile parola è il grido di guerra di tutti! Dietro di essa si nasconde ogni povero diavolo che non osa né vuole agire; con essa si ricopre ogni pavido che non vuol rischiar tutto per la vittoria; in essa si rifugia ogni pusillanime per rompere la sua promessa, vilmente rammaricandosi;
- le vostre anime di pigmei finiscono per fare dell'uomo un umanitario! Fu Iddio umano verso Gesù Cristo? Se il vostro Dio avesse potuto comandare quella volta, sotto la croce avrebbe implorato grazia, e tutta l'opera della redenzione si sarebbe facilmente risolta in una sublime nota diplomatica!

Da
GIULIANO L’APOSTATA
GIULIANO:
- Tu non puoi comprendere, tu che non sei mai stato sotto il giogo dell'Uomo-Dio. Quello che Egli ha divulgato per il mondo è più che una dottrina: è una malìa che incatena le anime. Chi una volta ne ha subito il fascino, credo che non potrà liberarsene più.
MASSIMO: - Perché tu non vuoi usare tutta la tua volontà.
GIULIANO: - Come volere l'impossibile?
MASSIMO: - E varrebbe la pena di volere il possibile?
GIULIANO: - Frasi delle scuole di filosofia! Con questa roba non fate più presa su di me. Eppure -Oh, no, no, Massimo! Voi non potete comprendere!. Noi siamo come vigne trapiantate in un terreno nuovo, diverso dal nativo; ripiantateci nel vecchio e moriremo; e tuttavia in questo nuovo, non possiamo attecchir bene…
MASSIMO: - Noi? Chi intendi con questo noi?
GIULIANO: - Tutti coloro che sono soggiogati dal terrore della rivelazione.
GIULIANO: - (...) Imperatore e Galileo! Come fondere questa contraddizione? Sì; Gesù Cristo è il più grande sovvertitore che sia mai venuto al mondo. Cos'era Bruto, cos'era Cassio in suo confronto? Costoro non uccisero che un Giulio Cesare: ma Colui uccide l'essenza stessa di Cesare. O di Augusto. Si può concepire un accordo fra l'Imperatore e il Galileo? C'è posto sulla terra per l'uno e per l'altro? Perché Egli vive su questa terra, Massimo. - Il Galileo vive, ti dico, anche se Ebrei e Romani han creduto d'averlo ucciso. Vive nel cuore ribelle degli umani; vive nel dispregio e nella sfida verso qualunque potere visibile. «Dà a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio». Mai da labbra umane usci un detto più insidioso! Che nasconde? E cosa spetta all'Imperatore e quanto? Pare una mazza per schiacciare la corona sul capo dell'Imperatore! (...)
Val la pena di vincere? Cosa ci han guadagnato un Alessandro di Macedonia o un Giulio Cesare? I Greci e i Romani ricordano con fredda ammirazione le loro glorie, mentre l'altro - il Galileo, il figlio del falegname - trionfa nei cuori umani, caldi di fede, come il re dell'amore. Dove si trova Egli ora? Dopo ciò che avvenne sul Golgota, continua ad esercitare la sua, missione? Ho sognato di Lui, recentemente. Nel sogno, avevo assoggettato tutto il mondo, e dato l'ordine che il ricordo del Galileo fosse cancellato dalla terra e l'ordine era stato eseguito. Allora vennero a me gli spiriti e mi servirono; mi mettevano ali alle spalle; io volai nello spazio infinito fino a che posai piede su un'altra terra. Era una terra diversa dalla mia. L'orizzonte era più vasto, e la luce più dorata, e molte lune le giravano intorno. Rivolsi allora lo sguardo giù sulla mia terra, la terra dell'Imperatore, che io avevo liberata dal Galileo; - e pensavo di aver fatto bene ciò che avevo fatto. Ma allora, o mio Massimo, allora, su quella terra straniera in cui mi trovavo, cominciò a sfilarmi davanti un corteo. C'erano, in testa, e guerrieri, e giudici e carnefici, e donne seguivano piangenti. E, - senti! - in mezzo a quella turba che avanzava lentamente, c'era il Galileo vivo - Lui che portava sulle spalle una croce. Allora io, gridando, gli chiesi: «Dove vai, o Galileo? » Egli volse il viso verso di me, sorrise, fece un lento cenno di testa e disse: «Al Calvario!» - Dove è Egli ora? E se quella faccenda sul Golgota, là vicino a Gerusalemme, non fosse stata che una cosa contingente qualunque, una cosa compiuta - per dir così - a tempo perso? E se Egli invece continuasse ad andare e andare - soffrire - morire - e vincere, vincere sempre, da una terra all'altra?

IBSEN HENRIK (1828-1906) Brand // Giuliano l’Apostata

Postato da: giacabi a 21:17 | link | commenti
gesù

giovedì, 20 maggio 2010

E'Gesù Cristo che ha dato sacralità ai  bambini
***
Nell’antichità, prima dell’arrivo del cristianesimo, era possibile qualsiasi perversione o abuso, fino a estremi criminali, anche sull’infanzia.
Svetonio – per dire – racconta che Nerone, “oltre al commercio con ragazzi liberi e al concubinato con donne maritate… dopo aver fatto tagliare i testicoli al ragazzo Sporo, cercò anche di mutarlo in donna, e se lo fece condurre in pompa magna, come nelle cerimonie nuziali solenni, e lo considerò come moglie legittima”.
Al di là del “caso Nerone”, è l’antichità in sé che è barbara e feroce. Pure l’antichità dei filosofi greci. Feroce con tutti i deboli, a cominciare dai bambini.
Poi arriva Gesù di Nazaret ed è un ciclone che rivoluziona tutto. Perfino la sottile violenza psicologica sull’anima pura dei bambini è per lui un crimine intollerabile: “chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi del mare” (Mt. 18,6).
Gesù va anche oltre: i bambini per lui costituiscono addirittura l’esempio da cui devono imparare i grandi e i sapienti. Sono i bambini i depositari della più vera e profonda sapienza. Sono loro – dice esplicitamente Gesù – i veri eredi del Suo Regno e chi segue Gesù deve “tornare come loro”.
Un giorno, in un villaggio, il Maestro si siede e chiede agli apostoli di cosa discutevano per la via. Loro sono imbarazzati perché – come certi ecclesiastici di oggi – si contendevano le poltrone pensando al “regno” da lui annunciato come a un regno mondano.
Allora Gesù li fissa negli occhi e ribalta i loro cuori, rivoluzionando il mondo: “se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti”. Quindi, “preso un bambino, lo pose in mezzo” e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli. Perché chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt. 18, 2-5).
E’ proprio l’irrompere del cristianesimo infatti che dà per la prima volta alla vita nascente, ai bambini uno “status” umano, anzi divino. Il solo caso in cui Gesù pronuncia parole di condanna (e di condanna tremenda: la macina al collo) è quello che riguarda chi scandalizza i piccoli.
Perfino Mauro Pesce e Corrado Augias nel loro “Inchiesta su Gesù”, pur così acido con la Chiesa, riconoscono che “non si può apprezzare la forza di queste parole (di Gesù, nda) se non si considera che i bambini, in una società contadina primitiva, erano nulla, erano non persone, proprio come i miserabili. Un bambino non aveva nemmeno diritto alla vita. Se suo padre non lo accettava come membro della famiglia, poteva benissimo gettarlo per la strada e farlo morire, oppure cederlo a qualcuno come schiavo”.
E’ letteralmente Gesù ad aver inventato l’infanzia, ad aver affermato cioè, una volta per sempre, che i bambini sono esseri umani e che sono sacri e inviolabili.
Lo riconoscono anche i filosofi più laici. Richard Rorty – guru del neopragmatismo americano – in “Objectivity, relativism and Truth. Philosophical papers” osserva: “se si guarda a un bambino come a un essere umano, nonostante la mancanza di elementari relazioni sociali e culturali, questo è dovuto soltanto all’influenza della tradizione ebraico-cristiana e alla sua specifica concezione di persona umana”.
E’ con Gesù che si ribalta tutto e i piccoli o i malati o gli schiavi – che fino ad allora erano considerati oggetti da usare e abusare – diventano divini, quindi sacri e preziosi come il Figlio di Dio stesso che proprio in essi si è voluto identificare. Da qui l’atto d’accusa di Nietzsche: “Il cristianesimo ha preso le parti di tutto quanto è debole, abietto, malriuscito”.
E’ vero. Al contrario di quanto scrive Galli, se nel pensiero moderno ogni tanto fiorisce il seme dell’umanesimo è perché è la Chiesa che ce l’ha piantato. Dunque inconsapevolmente la stampa che attacca, contro la pedofilia, fa un’apologia del cristianesimo.
Per questo il papa, nelle scorse settimane, non ha gridato al complotto, ma ha denunciato il peccato più ancora della stampa, ha pianto con le vittime e ha giudicato “una grazia” provvidenziale perfino questa aggressiva campagna di stampa.
Perché pensa che Dio l’abbia permessa per purificare la sua Chiesa e farle ritrovare Gesù. Così l’umiltà del papa a Malta ha commosso le vittime e ha conquistato milioni di cuori. E’ la strana vittoria della debolezza. La “debolezza” della fede.

Antonio Socci

da “Libero”, 27 aprile 2010

Postato da: giacabi a 20:51 | link | commenti
cristianesimo, gesù, socci

domenica, 02 maggio 2010


Il comandamento nuovo che fa incontrare Cristo
***
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

Postato da: giacabi a 07:36 | link | commenti
cristianesimo, gesù

venerdì, 02 aprile 2010

 
Cristo è risorto!
***
 
 “Non è vana la nostra fede, né le imprese dello spirito, perché Cristo è risorto. Nel fluire confuso degli eventi si è trovato un centro, è stato scoperto un punto d’appoggio: Cristo è risorto! Esiste una sola verità: Cristo è risorto.Se il Dio-Uomo non fosse risorto, allora tutto il mondo sarebbe divenuto completamente assurdo e Pilato avrebbe avuto ragione con la sua domanda sprezzante: cosa è la verità?”.
Pavel Florenskij,
 


Postato da: giacabi a 21:19 | link | commenti
gesù, florenskij

venerdì, 12 marzo 2010

Gesù

 ***


  Immaginiamo un caso alquanto assurdo: che tutti, assolutamente tutti i residui letterari e artistici, ecclesiastici e umani della storia bimillenaria della cristianità spariscano all’istante (o siano annientati completamente e completamente dimenticati nel giro di pochi decenni): tutti gli edifici, tutte le chiese, tutte le statue, tutti i quadri, da quelli di Michelangelo a quelli del peggiore kitsch, tutti i sistemi teologici, anzi tutti i libri di carattere storico che riguardino, magari anche per combatterlo, il cristianesimo. In tal caso, però non sarebbe necessario dimenticare nulla dell’antichità pagana greca o egizia, nulla del Rinascimento e dell’epoca moderna, sostanzialmente  atei.
              Allora, in una società così “epurata”, così radicalmente “decristianizzata”, ecco che all’improvviso, in qualche parte del deserto egiziano o siriano, si scopre un’edizione completa del vangelo di Matteo o Luca, lo si studia come qualcosa di completamente nuovo e lo si mette a disposizione di pensatori e storici.
              Dovrebbe essere una scoperta assolutamente fantastica,
a confronto della quale i reperti di Qumran o la decifrazione dei geroglifici egiziani, tutta l’africanistica  e l’americanistica non sarebbero che risibili quisquilie. I filosofi  della morale e gli storici sarebbero sbalorditi che fosse stato mai possibile qualcosa di così moralmente profondo e grandioso nella situazione brutale, semibarbarica, del primo o terzo secolo. Anche le profonde meditazioni etiche di un Socrate o di un Aristotele ci apparirebbero indubbiamente come qualcosa di ben modesto, qualcosa di aristocratico e freddo.
            
  Per tutti coloro che fossero profondamente inquieti, sofferenti, alla ricerca, una simile scoperta – ad onta del velo dualistico-mitologico – sarebbe qualcosa d’enorme, segnerebbe una rottura nel loro proprio essere e nel loro proprio pensiero”.
Milan Machovec, cecoslovacco, studioso di storia delle religioni e marxista ateo,
Un brano da “AA.VV., Marxisti  di fronte a Gesù”, ed. Queriniana 1976, pagg 132


Postato da: giacabi a 21:03 | link | commenti
gesù

sabato, 20 febbraio 2010


La cacciata di Cristo
***
Radio Maria :
Intervista alla Prof.ssa Rosa Alberoni
a cura di Paolo Sorbi
Giovedì 20 Aprile 2006

 P. Sorbi – Oggi vogliamo intervistare la professoressa Rosa Alberoni (moglie del sociologo Francesco Alberoni), che in molti suoi scritti, articoli, e in un libro recente: “La cacciata di Cristo”, libro provocatorio, che coglie la realtà, la centralità delle tematiche del declino dell’identità cristiana e i problemi a essa connessi. Le faremo un’intervista a tutto campo avendo lei questa caratteristica della “provenienza lontana”. Bella espressione, usata tante volte, dei “lontani dal Vangelo”, e che invece sono prossimo. La professoressa Alberoni ha una sua dinamica di personale cammino religioso, cristiano, per essere specifici, di fede cattolica, all’interno di un percorso complesso di ricerca dell’identità cristiana.. sentiremo questo frammento dell’Impero, sentiremo queste parole di una persona che difende la realtà della storia e dell’identità in questo momento così scossa, della formazione cristiana.
Pronto. Professoressa, buon giorno! Senta, noi oggi la presentiamo all’interno di una riflessione che abbiamo fatto sta mattina sulla crisi dell’identità nelle nostre realtà europee e specialmente nella connessione forte che c’è tra crisi di identità della cittadinanza e il cristianesimo. Come la radice fondamentale della formazione dell’identità europea. Allora, il suo tipo di riflessione è quello che ci interessa, perché anche altri, come il professor Pera e anche altri in campo liberal, diciamo il sociologo americano Paul Barman, fanno queste riflessioni. E anche in un suo recente libro “La cacciata di Cristo” lei mette la crisi di identità in connessione a una possibile ripresa cristiana. Vuole dirci qualcosa a questo proposito?
Alberoni – Ma, infatti, lo slogan del mio libro è: “Cristiani, alzate la testa. Difendiamo la nostra identità!”. Questo proprio perché c’è una crisi di identità, ma anche noi stessi che comunichiamo facciamo una grande confusione quando, per esempio, parliamo di Occidente. A me fa rabbrividire, sentire Occidente. Perché mentre si parla di civiltà ebraica e civiltà islamica, per quanto riguarda noi, diciamo Occidente. E questo mi fa molto rabbrividire, perché non dobbiamo nominare l’antenato, il Padre della civiltà cristiana, che è Cristo… Noi siamo nel 2000, e sarebbe l’era di Cristo. Quindi noi siamo la civiltà cristiana! Perché dire Occidente, che indica una zona geografica del pianeta? Indica terra. Noi siamo i figli del cielo! Non dobbiamo dimenticare che noi siamo i figli del cielo, i figli della civiltà di Cristo!
Sorbi – Perché forse lei professoressa individua l’Occidente come terra del declino. Perché forse c’è un omicida che lei probabilmente individua in Cartesio e Russeau. Perché questi due “omicidi”?
Alberoni – Questi sono gli antenati degli Anticristo, perché Cartesio ha rovesciato tutto: prima l’essere umano era al centro, cioè, “io esisto”… Ma è così, lo si capisce anche con il buon senso, chiunque di noi lo capisce. Noi prima esistiamo, siamo concepiti, veniamo al mondo, nasciamo, poi, quando arriviamo davvero a pensare, a saper ragionare? A vent’anni? Mentre Cartesio, cosa ha fatto? Ha rovesciato. Ha messo prima c’è il pensiero. Al centro c’è il pensiero, perché dici: “Io penso, dunque esisto”… no, in realtà io esisto prima e quindi vengo da… sono stato creato da Dio, e solo dopo penso. Capisce la conseguenza? È uno spostamento. È una sorta di rivoluzione copernicana veramente! Quindi, mettendo al centro il pensiero, Cartesio ha fatto questa equazione. Rousseau nelle sue opere non parla di nessuna divinità. Non c’è Dio, non ci sono neanche gli dei pagani del passato. Non c’è nessun dio. L’uomo è sulla terra, appartiene alla terra. È una sorte di animale. Il selvaggio è un animale che non ha coscienza morale di nessun tipo. Gironzola nel bosco, si accoppia a caso… cioè, segue le pulsioni, segue l’istinto. Capisce? È stata una cosa… non so perché non se ne sono accorti. Io me ne sono accorta di Rousseau, però e stato Giovanni Paolo II che mi ha illuminato, con Cartesio, con due righe. E io li ho trovato la chiave, mi si è aperta una via luminosa… e dico: “Ecco perché è accaduto tutto ciò!”. Nel senso che poi Rousseau è stato applicato alla lettera da Robespierre. Quindi senza Dio… non a caso il tempio della dea Ragione, quindi al pensiero. Ecco perché torna Cartesio. Cristo non c’era. Ecco perché c’è stata la ghigliottina, c’è stato un grande mattatoio. Quindi là dove si caccia Cristo si possono distruggere gli esseri umani. Ma questo poi si è ripetuto anche col comunismo. La stessa cosa, perché il totalitarismo comunista, basato su Rousseau, ha scartato Cristo, ha scartato Dio. Non c’è Dio, non c’era nessun dio, c’era solo la materia! Si era figli della terra. E quando non c’è la fede, quando non c’è Cristo, al centro dell’esistenza ci sono gli stati totalitari. E il comunismo ha potuto fare quei cento milioni di morti e passa, per questo motivo. La stessa cosa ha fatto Hitler. Cristo non c’era, anche se non l’ha detto apertamente. Ma noi sappiamo qual’era il suo progetto… parlava di razza. Quindi ancora – come vede – la terra. Radicati alla terra. La razza, il sangue e la terra… e noi sappiamo cosa ha fatto Hitler, gli abominevoli campi di sterminio coi quali tentò di sterminare il popolo ebraico. Capisce? Cristo, Dio, diventa una zanzara… si può uccidere l’uomo senza nessuno scrupolo…
Sorbi - Ecco, mi scusi, professoressa, è proprio per questo suo ragionamento, sia filosofico che sociologico che ritengo che questo libro sia molto utile per gli insegnanti che vogliono smascherare questi due soggetti dell’ “omicidio” dell’identità cristiana in Europa.
Alberoni – In realtà i personaggi sono quattro, perché bisogna aggiungere anche Carlo Marx e Hitler.
 Sorbi – Perché lei al di fuori di una certa vulgata nel mondo cattolico, anche di critica a Hegel, invece coglie in Hegel una possibilità? Noi siamo stati formati tutti anche nella realtà della cultura cristiana a una critica alla dialettica hegeliana?
Alberoni – No, invece questo credo che sia stato un equivoco, semplicemente per una frase che gli è sfuggita durante le lezioni universitarie. Quindi non è un libro scritto di suo pugno. La mia esperienza: sono trent’anni che insegno all’Università, con 700 studenti… sapesse quante battute… Le battute che fa un professore… capisce? In realtà se noi andiamo a vedere il suo sistema filosofico vediamo che è un gigante. Però, che cosa aveva capito Hegel, avendo vissuto l’epoca napoleonica e avendo perciò visto anche gli orrori e il terrore di Robespierre? Lui che cosa fa? Alza una muraglia contro l’ateismo. Non a caso nella sua opera “Lezione di filosofia della religione”, va a studiare le religioni, anche quelle pagane. Tutto con sistematicità, e ne fa una grande muraglia, portando al centro lo spirito. Quindi, parla addirittura di spirito, di anima. Proprio per far da muraglia contro l’ateismo… Quindi bisogna tornare ai sentimenti, alla religione, alla morale… questa è stata – come dire? – un’operazione gigantesca da parte di Hegel. L’ha fatto lui e lo hanno fatto anche altri sociologi, tipo Comte, perché si erano accorti, all’inizio dell’Ottocento, che era stata distrutta l’essenza dell’essere umano! Quindi, cacciando Cristo, si caccia l’uomo!
E anche da noi, basta ricordare che anche Foscolo se n’era accorto. Anche i nostri romantici. Capisce cosa voglio dire? Quindi ciò che dice Hegel per quanto riguarda la religione, il sistema filosofico, è l’aver individuato che nel bene la vita è bene, l’universo è buono, perché Dio lo ha creato e lo ha riconosciuto buono. Però, nel bene, nel Paradiso terrestre, che tutti conoscono simbolicamente, che è bellissimo e straordinario, però è entrato il “serpente”. Cioè è entrato il male. Il male è nel bene, e non viceversa. Cioè, l’essere contiene il nulla, contiene il male, non viceversa. Perché il male non può contenere il bene. Nel male c’è solo il male. nella morte c’è solo la morte. Nel nulla non c’è nulla, mentre nella vita, che è vasta, che è bellissima, c’è anche il peccato, c’è anche il male. È questa la cosa chiara di Hegel, non dobbiamo dimenticarlo!
Sorbi – Questo tema del bene e del male nella dialettica hegeliana, lo lasciamo aperto. È un portato della sua identità intellettuale. E vedrà che aprirà discussioni…
Alberoni – Guardi che lui parla anche di conciliazione finale. Non si stacca dal Vangelo, Hegel. Alla fine lui parla di conciliazione: tutti gli esseri umani si conciliano con il Padre. Capisce? Non c’è una sintesi per Hegel. Ci hanno imbrogliato. Gli esseri umani nel percorso evolutivo, nella salita verso l’alto, andranno a riconciliarsi con Dio Padre. Ma è bellissimo il percorso di Hegel. È attinente al Vangelo. Lui non esce dal Vangelo. Noi sappiamo che era anche luterano, conosceva molto bene la Bibbia. A parte questo, conosceva anche le altre religioni. È un grande, un gigante.
Sorbi – Ecco, professoressa, questi sono alcuni assi che percorrono la sua riflessione filosoficamente. Vediamo ora sociologicamente, più nella realtà contemporanea, anche nel suo libro, che analogie e differenze ci sono tra lei e Oriana Fallaci?
Alberoni – Oriana Fallaci è una grande scrittrice. Lei si è occupata dell’islam perché aveva una grande conoscenza ed esperienza sul campo, di tanti anni. Li conosceva molto bene. Io non parlo dell’Islam. Io parlo di noi. Noi dobbiamo guardare a noi cristiani….
Sorbi – Le dinamiche interne all’Impero, dice lei?
Alberoni – Quando io parlo di cristiani dico questo: cristiani siamo tutti i figli della civiltà cristiana. E voglio dire cattolici, ortodossi, protestanti, credenti e non credenti. I figli della civiltà cristiana. Io mi appello a loro. Quindi la civiltà è qualcosa di ben più vasto. Noi dobbiamo difendere la nostra civiltà, i valori fondanti della nostra civiltà. Non li possiamo barattare col relativismo culturale! Che significa per la gente? Relativismo vuol dire che una cosa vale l’altra, che uccidere… eh, ma, insomma… rubare, bah, non è peccato… Non c’è più il peccato. Pensi, noi siamo tornati indietro a un pre-paganesimo. Perché i nostri antenati romani avevano il sacro terrore degli dei, che pure erano una proiezione dell’uomo, non era la religione rivelata. Non era il Cristo! Tuttavia avevano un sacro terrore degli dei, perché c’erano i valori. Perché senza la religione non c’è coscienza morale. Tant’è vero che si dice che uno stato totalitario può fare a meno della fede, può fare a meno della religione. La democrazia non può farne a meno. Perché la democrazia, lo Stato democratico, si basa soprattutto sulla coscienza morale dei suoi cittadini.
Sorbi – Ecco, ecco. Senta, proprio su questa attualità della coscienza morale lei ha approfondisce – specialmente nelle ultime parti del libro – questa enorme realtà dello scientismo. Ecco, ci faccia capire bene perché lei ne vede – oltre all’aspetto di grande utilità – anche una minaccia?
Alberoni – Bisogna spiegare agli ascoltatori che la scienza è un prodotto dell’uomo, e dev’essere al servizio dell’uomo. Lo e sempre stato. La scienza è un valore! Quando parliamo di scientismo diciamo questo, che ci sono alcuni scienziati – non tutti – alcuni, che rinnegano Dio, e che si vogliono mettere al posto di Dio. Vogliono tentare di creare loro l’uomo. Questa è la cosa aberrante, se ci pensiamo, perché vogliono andare a toccare la matrice umana. Tant’è vero che alcuni politici, movimenti, gente comune, che difendono gli animali, c’è chi non vuole che si usino i topi per gli esperimenti… e io ho sempre detto, ma cosa vuole, che usino i bambini? Ma certo che si deve usare il topo, e non i bambini! E invece questi signori non hanno nessuno scrupolo di usare l’embrione – e tutti siamo stati embrione – per mettere in atto i loro esperimenti, magari capaci un domani di produrre mostri, mentre difendono gli animali. Questa per me è una cosa che mi fa tremare il cuore. Mi trema il cuore alla sola idea. Tant’è vero che se poi andiamo a vedere cosa è capitato negli stati totalitari dove l’aborto è stato ammesso subito, possiamo osservare come nell’Unione Sovietica la legge sull’aborto è entrate in vigore nel 1920. Quindi, tra gli scientisti e gli abortisti, noi vediamo che sul pianeta abbiamo sterminato più noi, in modo subdolo, tanti esseri umani, con l’aborto, quanto ne abbia fatto la guerra. Capisce? Le due guerre mondiali. E anche i morti a causa del comunismo, anche in Cina. È una cosa subdola. Noi, e qui Sorbi – Senta, professoressa. C’è subito dopo, allora, una domanda.. Se questo è lo scenario dello scientismo. Lei sa che nel mondo cattolico si parla del primato del dialogo, costi quel che costi. Che cosa ne pensa di questa cultura del dialogo sempre e comunque?
Alberoni – Sempre e comunque, no. È ovvio che le istituzioni devono cercare di dialogare con gli altri. Tuttavia noi come cittadini cristiani possiamo dialogare con chi vuol dialogare con noi, con chi ci accetta, con chi capisce la reciprocità, il rispetto reciproco. Chi viene da noi deve accettare le nostre leggi e i nostri usi e costumi. Poi la religione è un fatto privato: vai a pregare nella tua chiesa. Nessuno ha nulla da dire sul problema religioso, perché la nostra civiltà cristiana – Cristo ce l’ha detto – noi non pretendiamo che gli altri si convertano. Non si può violentare una persona! Mentre altre civiltà lo fanno. L’islam, purtroppo, lo fa. Noi sappiamo purtroppo che là dove sono andati, o uccidono il cristiano, oppure li costringono alla conversione. Cosa che noi cristiani non facciamo. Ora io dico che non bisogna braccare le persone musulmane che sono da noi, no! Dobbiamo semplicemente stare attenti, non aver paura, pretendere da loro il rispetto, il riconoscimento reciproco. Con quelli che ci sono. Ma spero che si possa in futuro rallentare il loro i ingresso. Capisce cosa voglio dire? Rallentare, perché non possiamo, perché vediamo che non sono disposti a dialogare, sono molto arroganti. Non diciamo cose false, perché poi la gente l’esperienza ce l’ha sul lavoro. Allora, com’è possibile? È un po’ quello che succede in una coppia… se l’altro non vuole dialogare, che cosa succede? Si diventa muti. Oppure si accetta l’asservimento morale. Io credo che stiamo facendo un grande errore. Stiamo cadendo nella tentazione della paura. Abbiamo paura, ed è assurdo, perché per fortuna sono ancora una minoranza. Se noi praticassimo i nostri valori cristiani, quelli fondamentali. Se vuole, torniamo ai dieci comandamenti, che sono stati dimenticati! Io ne ho l’esperienza! I miei studenti – tranne eccezioni – le assicuro che non li sanno!
Sorbi – Insomma, professoressa, lei sostiene che i suoi studenti normalissimi non sanno i dieci comandamenti. Ci dica qualcosa.
Alberoni – Non conoscono i dieci comandamenti, anche perché non sanno che c’è stato Abramo. Non sanno che c’è stato Mosè…
Sorbi – Ma è impressionante!…
Alberoni – Se io uso delle metafore – perché me ne accorgo – se io dico: “Devi attraversare il deserto… devi passare il Mar Rosso… e mi guardano… Allora dico: “Perché non sai a che cosa mi riferisco? Non sai che c’è stato Mosè? No! Non sai che c’è stato Abramo? Allora, il capro espiatorio, da dove viene? Non sanno questo!
Sorbi – Questa è la crisi di identità di cui parla lei?
Alberoni – Il fatto è che non hanno più insegnato la religione… questo è stato un errore degli anni Settanta, colossale, che noi stiamo pagando. Ecco perché loro non conoscono più i valori! Una cosa, per loro, vale l’altra… Si segue l’impulso, ripeto! Non conoscono più il peccato. Per esempio sentono che un amico ha investito… ha ucciso… Si – dicono – ma ha fatto un errore, uno sbaglio… Come, uno sbaglio? Ma, mio Dio, è un assassinio! Non lo sanno, non lo sanno più! Quando talvolta ho fatto loro delle trappole tipo, metta in fila, che so, Carlo Magno, Cristoforo Colombo, Napoleone, Michelangelo, Leonardo, Gesù Cristo e il Budda… Dico, me li metta in fila nel tempo? Non lo sanno. Non sanno quando è iniziata l’era di Cristo! Guardi che saranno il due per cento quelli che lo sanno. Forse saranno quei pochi che io vedo che vengono da una scuola cattolica. Ma gli altri?
Sorbi – Senta, è questa la “Cacciata di Cristo” di cui parla lei?
Alberoni – Ma certo, certo! L’hanno cacciato dalla mente e dal cuore! Allora, non sapendo che c’è, non sanno più cos’è bene e cos’è male. Capisce? Ecco perché, sapendo ciò, come professore dico: “La droga è morte. L’aborto è un omicidio”… Ma mi guardano con gli occhi spalancati, perché non gli è mai stato detto. E poi tra l’altro, cos’hanno fatto? Hanno costruito il “selvaggio” di Rousseau. Dall’asilo ai licei, poi quando vengono all’Università, noi siamo smarriti. Siamo smarriti, perché non sanno nulla! Non sanno concentrarsi più di dieci minuti. Perché hanno seguito l’impulso. Stanno dentro per giocare. Dovremmo parlare su tante cose, ma non è il caso, anche su professori di licei, che ci parlano, e che ci chiedono aiuto… Come aiutare?… Come possiamo farlo? Se non lo facciamo coi media… Insomma, se non ritorniamo di nuovo a far valere i principi del padre… Deve tornare il padre! Deve ritornare il padre!
Pensi che negli Stati Uniti, alcune fiction che fanno, le fanno su questo piano. C’è il ritorno del padre, dell’autorità paterna…
Sorbi – Lei dice che nel dibattito freudiano e necessaria una grande riflessione, dopo Lacan.
Alberoni - Si, guardi, Lacan è stato una rovina. Teniamo Freud. Perché Freud? Freud l’hanno maciullato, ne hanno fatto uso e consumo, perché Freud non ha mai detto che bisogna eliminare il padre. Perché il padre rappresenta – non a caso – il totem Tabù. Non so se qualcuno conosce l’opera. Il padre, simbolicamente, è Dio. Il padre è il portatore del codice dei valori, il portatore dei valori.
Sorbi – Quindi lei dice che bisogna ritornare a questo codice?
Alberoni – Da questo codice. Deve tornare l’autorità paterna! Perché la mamma, in fondo, per tutti noi, la mamma è la dolcezza, con la quale si va a parlare anche delle cose riservate, che ti protegge, che fa da mediatore col papà. Però è l’autorità paterna, quel che conta! Perché è il portatore dei valori della società. È il portatore dei valori nella nostra casa, del cristianesimo! Che ti dice: “Questo si può fare e questo si può fare”, perché è un valore sacro. Tu non lo puoi discutere!
Sorbi – Senta, questo coraggio che manca, come ritrovarlo?
Alberoni – Io ho visto in alcune conferenze in cui sono andata a parlare della cacciata di Cristo, dove ci sono persone giovani, ci sono adulti. Bene, di solito io dico loro: “Ma non abbiate paura… anche se non credete, anche chi non crede, non importa, leggetevi il Vangelo, perché lì ci sono tutte le norme di comportamento, anche per i non credenti!”. E ai dubbiosi: “Torniamo!”, perché chi non va in chiesa non conosce più neanche il Vangelo. Non si legge! Vanno a leggere delle opere mostruose, Anticristo, capisce, come il Codice?
Sorbi – Ecco, professoressa, ha trovato proprio la battuta che mi interessa, perché stanno telefonando tantissimo in questo periodo, anche a Radio Maria, anche a me personalmente, su questa storia. Ci dica perché lei nel libro, secondo me, molto opportunamente, perché lo collega a questo tremendo libello che fu il “Saggio sui savi di Sion”? Perché il Codice Da Vinci è un altro libello anticristiano come il saggio sui Savi di Sion, che è antisemita?
Alberoni – Sarebbe lungo, perché intanto è un falso storico, capisce? Non è vero storicamente. Anche la storia terrestre dei re di Francia che discendono da tutta quella storia orrenda…
Sorbi – Quindi Dan Brown ha costruito un falso storico contro la Chiesa e contro l’Opus Dei, e contro Gesù, poi?…
Alberoni – Si, ma non solo. Indicando l’Opus Dei e la Chiesa come fossero una setta di assassini. Ecco perché è anticristico! Si possono trovare tanti modi per attaccare la civiltà cristiana. Pensi che questo, essendo un anglosassone, è un figlio della civiltà cristiana, lui è un Anticristo, capisce? Lui ha trovato un modo… dicendo: “ fantasia…”. Ma, mio Dio, la fantasia allora usala per inventare qualcosa di nuovo, non per distruggere la tua civiltà. La civiltà cristiana, ribadisco, non l’Occidente!
Il problema delle radici… anche questo, se me lo fa dire… Il problema, l’equivoco, dove è nato? Giovanni Paolo II aveva parlato di radici, ed era esatto il termine di radici, perché stavano scrivendo la Costituzione Europea. Ora, storicamente tutte le democrazie, tutte le costituzioni, anche in epoca romana, in qualsiasi epoca, Ardigò stesso ce lo dice – noi dimentichiamo che abbiamo un grande filosofo in Italia. Lui diceva sempre che le leggi nascono su due radici fondamentali storicamente determinate. Quali sono le radici? Gli usi e i costumi di quel popolo e la religione di quel popolo. Allora, su queste due radici nasce la Costituzione. Nasce quindi la Costituzione per lo Stato, per quel popolo. Bene, stavano scrivendo la Costituzione, e giustamente Giovanni Paolo II parlava di radici. Però io inorridisco quando mi sento chiamare radice, perché noi siamo l’albero! Perché il cristianesimo è nato su tre radici, sulla civiltà ebraica, sulla civiltà greca e sulla civiltà romana. Queste sono le nostre radici! Noi siamo l’albero! La civiltà cristiana è l’albero! Poi – questo perché la gente capisca – quando si dice Occidente, pensiamo un attimo: l’Australia, fa parte della civiltà cristiana? È Occidente, oppure dov’è? O è a Oriente? Le filippine, dove sono? La Russia, dov’è? A Oriente o a Occidente del pianeta? A oriente, giusto? Le Americhe, nord-sud, è un continente immenso… sono cristiane! Non ha nessuna importanza che ci siano cattolici e protestanti. Non ha nessuna importanza! Io parlo di civiltà. Quindi non ha senso dire Occidente!
In questo momento, anche il nostro popolo, mi creda, oscuramente percepisce che dicendo Occidente, come se fosse un territorio di conquista, l’Europa, in questo caso, e noi per primi, perché siamo vicini, un territorio di conquista per la civiltà islamica. Perché sono vicini. E quindi se noi ci lasciamo prendere dalla paura davvero diventeremo un territorio di conquista. Ma saremo destinati alla schiavitù, se ci va bene, altrimenti saremo annientati. Perché loro sono totalmente diversi da noi. Anche come organizzazione sociale, loro hanno la poligamia, noi no. E non è poco questo! Non è poco. Loro ci accusano di essere gente senza Dio, senza valori. Dicono che siamo corrotti … Vengono già accusandoci. Sono gli accusatori! E allora noi, che cosa dobbiamo fare? Lasciarci accusare e intimidire, oppure essere orgogliosi di essere cristiani? Noi siamo a casa nostra, però dobbiamo dar l’esempio, che pratichiamo i valori! Dobbiamo perciò tornare nelle chiese! Tornare a Messa! Perché lì almeno, una volta alla settimana sentiamo parlare di Dio, sentiamo la sua Parola!
Sorbi – Beh, che la professoressa Alberoni dica questo…! Benissimo!
Alberoni – Ascoltiamo la Parola di Dio! Per questo io dico nelle mie conferenze a chi non crede, dico: “Leggete il Vangelo, almeno! Lì c’è tutto!
Sorbi – Professoressa, la ringraziamo tantissimo, ovviamente non chiudiamo la riflessione. Per esempio io so che lei sarà la madrina d’onore di una grande manifestazione al Pontificio Istituto Missioni Estere di Milano, il 28 maggio, col Movimento per la Vita ambrosiano…
Alberoni – Si, si, è vero. Sono molto lieta e molto grata che mi abbiamo invitata.
Sorbi – Dobbiamo, insomma, secondo il suo tipo di invocazione, rovesciare il suo “La cacciata di Cristo”, in: “La chiamata di Cristo”!
Alberoni – Si, abbiamo chiamare Cristo, perché abbiamo la cultura, abbiamo una grande tradizione in tutti i sensi, scientifici, filosofici, la musica, l’arte, eccetera. Noi siamo la civiltà cristiana! Che è una potenza! Perché dobbiamo aver paura? Non dobbiamo avere paura! Dobbiamo ritornare a Cristo!
Sorbi – Grazie, professoressa. Un caro saluto!
Alberoni – Grazie a voi! Arrivederci.
Da:Radio Maria :
Intervista alla Prof.ssa Rosa Alberoni
a cura di Paolo Sorbi
Giovedì 20 Aprile 2006


Postato da: giacabi a 10:47 | link | commenti
ateismo, gesù, alberoni

mercoledì, 17 febbraio 2010
 

Tomorrow U2

***

Won't you come back tomorrow
Won't you come back tomorrow
Won't you come back tomorrow
Can I sleep tonight


Outside
Somebody's outside
Somebody's knocking at the door
There's a black car parked
At the side of the road
Don't go to the door
Don't go to the door

I'm going out
I'm going outside mother
I'm going out there

Won't you be back tomorrow
Won't you be back tomorrow
Will you be back tomorrow

Who broke the window
Who broke down the door
Who tore the curtain
And who was He for
Who healed the wounds
Who heals the scars
Open the door
Open the door

Won't you come back tomorrow
Won't you be back tomorrow
Will you be back tomorrow
Can I sleep tonight

Cause I want you...I...I want you...
I really...I...I want...I...I...
I want you to be back tomorrow
I want you to be back tomorrow
Will you be back tomorrow
Won't you be back tomorrow
Won't you be back tomorrow
Will you be back tomorrow
Open up, open up
To the lamb of God
To the love of he who made
The blind to see

He's coming back
He's coming back
I believe it
Jesus coming
I'm gonna be there
I'm gonna be there mother
I'm gonna be there mother
I'm going out there
And you're gonna be there...

Non tornerai indietro domani
Non tornerai indietro domani,
non tornerai indietro domani,
posso dormire questa notte

Fuori,
qualcuno è fuori,
qualcuno sta bussando alla porta,
C’è una macchina nera parcheggiata
Al lato della strada
Non andare alla porta,
non andare alla porta,

io andrò,
andrò fuori, madre,
andrò là fuori

Non tornerai indietro domani
Non tornerai indietro domani,
sarai di ritorno domani.


Chi ha rotto la finestra,
chi ho sfondato la porta,
chi ha strappato la tenda

e per chi Egli era,
colui che ha guarito le ferite,
che sana le cicatrici,
apri la porta,
apri la porta

Non tornerai domani,
non tornerai domani,
sarai di ritorno domani
io posso dormire questa notte


Perché io voglio te… voglio te…
Realmente voglio…
Voglio che tu sia di ritorno domani
Voglio che tu sia di ritorno domani
Sarai di ritorno domani

Non sarai di ritorno domani,
non sarai di ritorno domani
sari di ritorno domani,
apri, apri
all’agnello di Dio,
all’amore di chi ha fatto vedere
al cieco
 
Egli sta tornando
Egli sta tornando
Io lo credo
Gesù sta venendo

Io sarò là
Io sarò là, madre,
io sarò là, madre,
sarò là fuori
e tu sarai là

 


Postato da: giacabi a 09:31 | link | commenti
canti, gesù


L’attesa della pienezza

***

"Sì io sono credente, ma la mia fede è quella di sant’Agostino, è una fede nell’attesa, una fede nella attesa della pienezza. Ecco, io comunque non sono ateo, sono un cristiano e non potrei non esserlo, la mia è l’attesa di sant’Agostino, l’attesa della fede".
Quasimodo, Carteggio La Pira - Edizione Artioli 1998

 


Postato da: giacabi a 08:48 | link | commenti
quasimodo, gesù

giovedì, 11 febbraio 2010

Gesù
 ***
"Gesù è stato certamente la maggior personalità della storia. Il suo insegnamento, se è resistito per 2000 anni, significa che aveva davvero qualcosa di eccezionale: ha trasmesso valori che sono essenziali anche per un non credente".
 Margherita Hack
Dove nascono le stelle, Sperling & Kupfer, Milano 2004


Postato da: giacabi a 15:18 | link | commenti
gesù

giovedì, 04 febbraio 2010

La sorgente della morale
***

«non bisogna coltivare progetti di perfezione ma guardare in faccia Cristo»
Non arzigogolare o tendere alla perfezione, ma guardare in faccia Cristo [come Giovanni e Andrea]: se uno guarda in faccia Cristo, se uno guarda in faccia una persona a cui vuol bene, tutto in lui si rimette a posto, tutto corre a posto e si mette i capelli in un certo modo, e si allaccia il bottone, e ha vergogna delle scarpe sporche, e dice: “Scusami se sono così trasandato
La sorgente della morale è voler bene a uno, non realizzare delle leggi.
Mons. Luigi Giussani, (Si può vivere così?),pag.283


Postato da: giacabi a 14:43 | link | commenti (1)
gesù, giussani

venerdì, 29 gennaio 2010

La nostra fede
***
<< Quando in una mattina di domenica sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: ma è mai possibile! Ciò si fa per un ebreo crocifisso duemila anni fa, che diceva di essere il figlio di Dio >>.
Friedrich Nietzsche da: Umano, troppo umano

Postato da: giacabi a 15:18 | link | commenti
nietzsche, gesù

venerdì, 15 gennaio 2010

Gesù è fonte di ogni comunione
 ***
Gesù appare come un’esistenza fraterna e filiale nel grande soffio di vita che noi chiamiamo Spirito santo. Egli testimonia di un Dio che è in Cristo stesso comunione e fonte di ogni comunione. È questo modo di essere, questa esistenza personale in comunione il suo apporto al cuore del mondo, ed egli ce ne fa dono in germe trionfando, con la sua risurrezione, sulle forze della separazione e del nulla. Egli rifiuta ogni contrapposizione fissa tra iniziati ed esclusi, tra buoni e cattivi. Sostituisce, al fondo di noi stessi, l’angoscia della morte con la gioia della risurrezione, in modo che non abbiamo più bisogno di nemici per farne i capri espiatori delle nostre paure, e che dobbiamo, paradossalmente, “amare i nostri nemici”. Perciò l’evangelo pone la persona e la comunione tra le persone al di sopra di ogni sistema, di ogni idea, anche del bene. Gli ideologi invece - e soprattutto forse gli ideologi delle religioni vogliono imporre il bene con la forza, al limite con la morte. Gesù irradia, con il rispetto e con l’amore, la pienezza della vita. “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27). Gesù va dritto al cuore, alla persona, svela il volto al di là della maschera, la maschera del partigiano nello “zelota”, del collaboratore nel pubblicano, dell’eretico nel samaritano, dell’impurità nella donna adultera o nella samaritana che ha avuto cinque mariti e vive con un uomo che non è suo marito. Nella forza dello Spirito, l’uomo intuisce da quel momento in Cristo che gli altri esistono. Si rifiuta di strumentalizzarli, di etichettarli: “Non giudicate e non sarete giudicati” (Lc 6,37).
 (Olivier Clément, Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista).



Postato da: giacabi a 21:51 | link | commenti
gesù, clement

martedì, 12 gennaio 2010

PREGHIERA A CRISTO

         ***
Tu, Cristo, hai detto una volta: «Se uno è solo io sono con lui. Rimuovi la pietra e lì mi troverai, incidi il legno ed io son qui» (agraphon). Ma per scoprirti nella pietra e nel legno è necessaria la volontà di cercarti, la capacità di vederti. E oggi il più degli uomini non vogliono, non sanno trovarti. Se non fai sentire la tua mano sopra il loro capo e la tua voce ne' loro cuori, seguiteranno a cercare solamente se stessi, senza trovarsi, perché nessuno si possiede se non ti possiede. Noi ti preghiamo dunque, Cristo, noi, i rinnegatori, i colpevoli, i nati fuori di tempo, noi che ci rammentiamo ancora di te e ci sforziamo di vivere con te, ma sempre troppo lontani da te, noi, gli ultimi, i disperati, i reduci dai precipizi, noi ti preghiamo che tu ritorni ancora una volta fra gli uomini che ti uccisero, fra gli uomini che seguitano a ucciderti, per ridare a tutti noi, assassini nel buio, la luce della vita vera.
Più d'una volta sei apparso, dopo la Risurrezione, ai viventi. A quelli che credevano d'odiarti, a quelli che ti avrebbero amato anche se tu non fossi figliolo di Dio, hai mostrato il tuo viso ed hai parlato con la tua voce. Gli asceti nascosti tra le ripe e le sabbie, i monaci nelle lunghe notti dei cenobi, i santi sulle montagne, ti videro e ti udirono e da quel giorno non chiesero che la grazia della morte per riunirsi con te. Tu eri luce e parola sulla strada di Paolo, fuoco e sangue nello speco di Francesco, amore disperato e perfetto nelle celle di Caterina e di Teresa. Se tornasti per uno perché non torni, una volta, per tutti? Se quelli meritavano di vederti, per i diritti dell'appassionata speranza, noi possiamo invocare i diritti della nostra deserta disperazione. Quell'anime ti evocarono col potere della innocenza; le nostre ti chiamano dal fondo della debolezza e dell'avvilimento. Se appagasti l'estasi dei Santi perché non dovresti accorrere al pianto dei Dannati? Non dicesti d'esser venuto per gl'infermi e non per i sani, per quello che s'è perduto e non per quelli che son rimasti? Ed ecco tu vedi che tutti gli uomini sono appestati e febbri citanti e che ognuno di noi, cercando sé, s'è smarrito e ti ha perso. Mai come oggi il tuo Messaggio è stato necessario e mai come oggi fu dimenticato o spregiato.
Ma noi, gli Ultimi, ti aspettiamo, ti aspetteremo ogni giorno, a dispetto della nostra indegnità e d'ogni impossibile. E tutto l'amore che potremo torchiare dai nostri cuori devastati sarà per te, Crocifisso, che fosti tormentato per amor nostro e ora ci tormenti con tutta la potenza del tuo implacabile amore.
Giovanni Papini

Postato da: giacabi a 19:36 | link | commenti
gesù, papini

domenica, 10 gennaio 2010

“Vieni e vedi”
 ***
“solo quando l’uomo scopre per sé Cristo, immortale, sempre vivo, allora si compie quello che in uno specifico linguaggio biblico si chiama salvezza, cioè comunione dell’uomo alla Vita vera, alla quale l’anima brama, alla quale aspira. Ecco perché il Signore Gesù Cristo chiamò la Sua predicazione besorà, che significa “lieta novella”, in greco evanghelion. Noi la chiamiamo Vangelo, la Lieta o Buona Novella. Di che cosa tratta questa Novella?

I beduini hanno questa usanza: quando nasce un maschio, la donna che ha assistito al parto va dal padre del bambino e gli dice: “Io ti annunzio una grande gioia: ti è nato un figlio”. E noi, quando apriamo il Vangelo secondo Luca, leggiamo queste parole: di notte i pastori sorvegliano le proprie greggi, e all’improvviso si apre loro la
Gloria del Signore. In linguaggio biblico ciò significa l’apparizione del Mistero in questo mondo materiale. E loro odono: “Io vi annunzio una grande gioia (...), oggi nella città di Davide vi è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore”. [...] Il Re venne per regnare, ma nacque come un povero. Trent’anni dopo l’evento della Natività, sulla riva del fiume Giordano ebbe luogo un dialogo interessante: due pescatori incontrarono un amico comune che, come loro, si trovava in riva al fiume nel mezzo della folla, e gli dissero delle strane parole: “Abbiamo trovato il Messia”. Il pescatore disse: “Chi è costui?”. “È Gesù di Nazareth, il figlio di Giuseppe”. Egli certamente non credette. Allora, semplicemente, gli dissero: “Vieni e vedi”. Fu questa la prova principale, la quale ancora oggi il cristianesimo mondiale mostra a coloro che lo vogliono conoscere. Si dicono queste due parole: “Vieni e vedi”.

Ed ora cerchiamo di vedere meglio l’immagine di Colui il quale è raffigurato per noi nel Vangelo. Un’immagine che non si è sbiadita nel corso di venti secoli. Quale grande genio poté creare mai una tale immagine?
Non senza ragione Jean Jacques Rousseau diceva che chi fosse stato in grado di inventare il Cristo sarebbe dovuto essere ancor più meraviglioso di Lui. Si è parlato anche di creazione artistica collettiva popolare. Io penso che una tale attività artistica non esiste. Esiste l’attività anonima. Ciò nondimeno è sintomatico che il Vangelo non sia stato scritto da una sola persona.”
Aleksandr Men’, Io credo. Il Simbolo della fede, Nova millennium editrice, Roma, 2007

Postato da: giacabi a 19:05 | link | commenti
gesù, men

martedì, 05 gennaio 2010

Discendi, o Cristo, ed aiutami !
 ***
Discendi, o Cristo, ed aiutami ! porgi la Tua mano,
Perch'io sto per annegare in mare più tempestoso
Che Simone nel Tuo lago di Galilea
Il vino della vita è spanto sulla sabbia,
Il mio cuore è come terra desolata dalla carestia,
Dove tutte le cose buone sono affatto perite,
E ben so che all'anima mia converrebbe giacere all'Inferno,
S'io questa notte innanzi al trono di Dio dovessi stare.
«Egli dorme forse, o cavalca alla caccia,
Come Baal, quando i suoi profeti urlarono questo nome
Da mattina a mezzodì sulla battuta altura del Carmelo
No, pace, io contemplerò prima di notte,
I pie' di rame, la veste più bianca che fiamma,
Le mani ferite, lo stanco viso umano.)
Oscar Wilde

Postato da: giacabi a 20:49 | link | commenti
wilde, gesù

martedì, 29 dicembre 2009

Il summum bonum della vita
***
"Penso che sia sbagliato aspettarsi certezze a questo mondo, dove tutto ciò che non sia Dio, che non sia Verità, è incertezza, tutto quello che appare e accade intorno a noi è incerto, effimero.
Ma c'è un Essere supremo che si nasconde la sotto come certezza e sarebbe una benedizione saper cogliere uno sprazzo di tale certezza e spingere il proprio carro verso di essa. La ricerca di quella Verità è il summum bonum della vita."

Gandhi


Postato da: giacabi a 21:42 | link | commenti
gandhi, gesù


L'Amore
***



L'Amore mi aprì le braccia
e la mia anima indietreggiò,
colpevole di fango e di vergogna.
Ma, con rapido sguardo, l'Amore
vide la mia debolezza fin dal mio primo istante
e venne più vicino chiedendomi dolcemente
se qualcosa mi mancava.
"Un invitato" risposi "degno di essere qui".
"Tu sarai quello", disse l'Amore.
Io, il maligno, l'ingrato?
O mio amato, non posso neppure guardarti.
L'Amore prese la mia mano e replicò sorridendo:
- "Chi ha fatto i tuoi occhi, se non io?"
- "E' vero, Signore, ma li ho sporcati;
lascia la mia miseria vada dove si merita".
- "E non sai tu" disse l'Amore "chi ne portò su di se il castigo?"
- "Mio amato, allora ti servirò".
- "Occorre che tu ti sieda", disse l'Amore, "che tu gusti il mio cibo".
E io mi sedetti e mangiai.


S. Weil 

Nessun commento: