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domenica 12 febbraio 2012

girard


  1. Il cristianesimo
  2. ***
  3. "L'azione del cristianesimo nel nostro mondo ha creato una società che non è comparabile a nessun'altra, e questa tendenza oggi ha unificato il mondo. Per quanto si esaminino le testimonianze antiche e si facciano inchieste non si troverà nulla che assomigli anche solo da lontano alla preoccupazione moderna per le vittime. Nè la Cina dei mandarini, nè il Giappone dei samurai, nè le Indie, nè le civiltà precolombiane, nè la Grecia, nè la Roma della repubblica o dell'impero si curavano minimamente delle vittime che, con mano generosa, sacrificavano ai loro dei, all'onore della patria, all'ambizione di grandi o piccoli conquistatori.
    Ormai per sfuggire davvero al Cristianesimo, il nostro mondo dovrebbe rinunciare del tutto alla sensibilità per le vittime ed è appunto quello che Nietsche e il nazismo avevano compreso"

    (Gerard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi, Milano 2001, pag. 218-234)


Postato da: giacabi a 18:06 | link | commenti
cristianesimo, girard

giovedì, 03 giugno 2010

Girard: «Così sono rinato cristiano» (Avvenire, 4 gennaio 2009)
***
René Girard a colloquio con Grant Kaplan
Spesso è stato sostenuto che lei si è imbattuto nel Cristianesimo durante le sue ricerche, ma la verità è un po’ diversa.
«Sì, è vero; la storia è diversa dal momento che io ero già cristiano da parte di madre, una donna molto credente e abbastanza ‘ sofisticata’ nel suo modo di esserlo, specialmente per il tempo in cui è vissuta. Mio padre, invece, era moderatamente anticlericale. Questa situazione era abbastanza tipica nella classe media francese. Mia madre, all’inizio, non mi ha influenzato granché. Dall’età di 12 anni fino ai 30, ogni volta che potevo evitavo la Messa domenicale. Ma è falso pensare che mi sia imbattuto per caso nel cristianesimo. Nella mia infanzia c’erano diversi elementi cristiani che erano – che sono – molto potenti e l’influenza di mia madre è stata parecchio importante. Per questo le ricerche effettuate per Deceit, Desire and the Novel sono state una rinascita del mio cristianesimo e si è trattato di qualcosa molto impegnativo. Le esperienze dell’infanzia possono essere molto importanti. Più ci rifletto, meglio capisco che lei ha ragione nel suggerire che la mia vicenda si è svolta così» .
La Chiesa in America, e meno in un certo senso nell’Europa occidentale, sembra tristemente divisa tra coloro che si autodefinisco tradizionalisti e chi si fa chiamare progressista. A parte ignorare queste distinzioni superficiali, in che modo lei è stato capace di non allinearsi con uno ‘ gruppo’ dentro la Chiesa?
«È una domanda complicata. Penso che ci sia poca differenza tra Europa e America, o meno di quanto lei insinua.
La questione sulla divisione tra progressisti e tradizionalisti ha dominato il dibattito per molti anni.
Oggi io la sento come un po’ dépassé e non rilevante per come viene usata.
Sembra che il grande entusiasmo progressista del Concilio sia diminuito e sia diventato meno importante. Secondo me la domanda vera è se uno resta un cristiano o no. Sono incline a non sentirmi un cristiano del passato ma un cristiano ‘ permanente’.
Per un certo periodo sono stato visto come un conservatore estremo perché sentivo che il cristianesimo progressista di quel periodo stava imitando, se così si può dire, quei dibattiti che non sono di per sé religiosi… dibattiti della vita politica e dell’azione sociale, che sono interessanti, ma non fondamentali per il cristianesimo. A mio modo di vedere, l’interrogativo è se uno crede o no nell’Incarnazione e nella divinità di Cristo. Lentamente stiamo tornado a questo punto » .

Visto che lei è francese ma anche residente in America, trova che la Chiesa americana si stia rinchiudendo tra le proprie mura?
«Storicamente, questo è stato vero per la Chiesa francese che si faceva chiamare ‘ Chiesa gallicana’ per enfatizzare la propria indipendenza dal papato. Da un punto di vista francese, la Chiesa americana è molto più preoccupata della sua relazione con il papato e del suo desiderio di essere ‘ ortodossa’, cioè nel non fare affermazioni estranee ad una prospettiva cristiana. Dalla prospettiva di qualcuno che viene da fuori, la Chiesa americana è estremamente generosa nelle sue donazioni. In questo c’è di certo qualcosa del processo del capro espiatorio, ma ciò non mi colpisce come un fenomeno particolarmente americano. La tendenza a criticare il papato era molto diffusa in Francia. Per esempio, durante la prima guerra mondiale, la gente non era conscia di quello che succedeva con Benedetto XV (e credo che Benedetto XVI abbia preso questo nome proprio a causa di quest’ultimo).
Benedetto XV era molto popolare durante la guerra sebbene fosse impopolare in Francia per essere troppo filo- tedesco e lo stesso in Germania perché esageratamente filo­francese. Fece sforzi notevolissimi per mettere fine ai combattimenti. Intervenne e fece del suo meglio per promuovere i negoziati. Nessuno ha apprezzato questo sforzo come si sarebbe dovuto fare. Fu veramente profetico nel capire che la guerra era un disastro di proporzioni enormi per tutta l’Europa» .

Cosa risponderebbe se il Papa le chiedesse cosa bisogna fare per meglio portare avanti l’opera di catechesi nella Chiesa?
«La Chiesa è cosciente di questo e continuamente si interroga su cosa deve fare per migliorare. Certamente è necessario raggiungere i giovani. Questo spiega perché Giovanni Paolo II era così importante. La simpatia misteriosa che i giovani hanno avuto verso Giovanni Paolo II è stata notevolmente sottolineata nel momento in cui si è riflettuto sul suo papato. Eventi come le Giornate mondiali della gioventù sono molto importanti. Ovviamente non è facile avere lo stesso appeal di Wojtyla, ma il grande successo della visita di papa Ratzinger negli Stati Uniti e il recente viaggio in Francia sono stati molto importanti.
A Parigi c’erano 250 mila persone ad ascoltarlo alla Messa e 100 mila di queste hanno passato la notte lì. Un evento impressionante. Per questo, la gente che pensa che il cristianesimo in Francia sia ormai finito sbaglia completamente, a mio giudizio. Per esempio, quando il cardinale Lustiger era arcivescovo di Parigi celebrava la messa alle 6.30 della sera ogni domenica, a Notre Dame. Se non si arrivava in tempo, era impossibile trovare un posto per sedersi in chiesa. Tra la gente di Parigi la sua popolarità era incredibile. Questo fenomeno non è stato fatto conoscere come si sarebbe dovuto fare, perché in esso c’era qualcosa di abbastanza paradossale. Lustiger non era un parigino doc, ma un ebreo, e vescovo di Orleans prima di arrivare a Parigi. La sua popolarità è stata qualcosa di veramente inedito» .

Lei considera il suo lavoro un impegno apologetico?
«Penso che l’aspetto più influente del mio lavoro sia mostrare che l’ebraismo e il cristianesimo esistono in continuità con le religioni arcaiche. Fondamentalmente, io sono un antropologo e un razionalista. Ciò che sostengo è il fatto che le società umane sono molto diverse da quelle che gli specialisti definiscono come ‘ società animali’, perché le prime hanno la religione. Nella società arcaica religione e cultura sono assolutamente un tutt’uno, anche quando ciò non appare. La religione, perciò, è un modo con cui gli esseri umani imparano, senza averne coscienza, il modo in cui comportarsi con la violenza all’interno del proprio gruppo. In questo caso, il sacrificio arriva a rivestire il ruolo delle vittime sostitutive. Questo fenomeno dovrebbe essere spiegato in termini puramente antropologici come qualcosa di scientifico. Non c’è bisogno di una convinzione religiosa per capirlo. Questa comprensione della religione arcaica ( portata avanti anche da chi ha una considerazione sfavorevole nei confronti della religione stessa) rappresenta una vera rivoluzione; è molto importante mostrare che queste vittime sono assolutamente indispensabili alla sopravvivenza dell’uomo.
In un certo qual modo, il cristianesimo è la fine delle religioni arcaiche perché rivela che la vittima è innocente. Quando si comprende il cristianesimo in maniera corretta nella sua vicinanza- distanza dalla religione arcaica, si scopre che siamo di fronte alla stessa struttura, ovvero il fenomeno del capro espiatorio, cioè Gesù come vittima. Già il testo biblico è concepito per distruggere lo schema del capro espiatorio invece di usarlo per realizzare sacrifici. La relazione con tutte le religioni arcaiche nel passato è davvero centrale e razionale al punto che si potrebbe andare indietro per decine di migliaia di anni. Questo è un dato molto importante. La religione dell’Incarnazione dovrebbe essere un’antropologia così come una teologia. L’Incarnazione significa uomo e Dio insieme. La teologia è il Dio puro ed è costruita su schemi che trascurano completamente quello che nel cristianesimo chiamiamo Incarnazione » .

A livello più personale, lei ha qualche suggerimento per rendere la fede attraente nei confronti dei non credenti?
«Una cosa importante sarebbe mostrare che il cristianesimo ha qualcosa da dire rispetto alle scienze dell’uomo. Questo è assolutamente indispensabile.
L’antropologia ha sempre visto la religione come un tipo di storia. Nel diciannovesimo secolo Auguste Comte sentiva che la religione arcaica era il primo tentativo di capire i ‘ misteri dell’universo’. In altre parole, intraprendeva lo stesso percorso della scienza. Ma secondo Comte si trattava di una scienza molto scadente e non di alto livello. Per i positivisti dell’Ottocento, la filosofia si poneva a metà strada, era un po’ meglio della teologia ma non ancora accettabile come la scienza. Questa visione era molto astratta e aveva poco a che fare con il fatto che la religione è un fenomeno molto concreto che porta le persone ad evitare di uccidersi del tutto le une le altre» .

Quale ruolo pensa avranno le principali tesi del suo lavoro intellettuale nei decenni a venire?
«Ritengo che la questione e il paradosso del capro espiatorio ( perché esso c’è quando non lo si vede, ed è assente quando si dice che è presente) verrà compreso meglio e rivestirà un ruolo che non ha mai assunto nell’apologetica. La visione del cristianesimo non è abbastanza paradossale. Io penso che quando si legge Kierkegaard con attenzione, si vede che egli non era molto lontano da molte delle affermazioni che la teoria del capro espiatorio può formulare in maniera più razionale. Perciò tale visione può essere uno strumento di apologetica che non è stato ancora scoperto» .
traduzione di Lorenzo Fazzini
pubblicato su Avvenire il  4 gennaio 2009

Postato da: giacabi a 09:56 | link | commenti
girard

giovedì, 17 maggio 2007


J’accuse di René girard




Gli intellettuali sono castratori di significato: “Dopo il linguaggio stanno decostruendo l’uomo”. Microeugenetica, un sacrificio umano. “La sessualità è il problema, non la soluzione”. Le idee spietate di un grande pensatore



Roma. Nonostante gli ottantaquattro anni, René Girard non ha perso niente della fibra di pensatore radicale, quasi terminale. Sta lavorando a un nuovo saggio su Karl von Clausewitz. Autore di opere capitali del pensiero contemporaneo come “La violenza e il sacro” e “Il capro espiatorio”, eletto fra i quaranta “immortali” dell’Académie française, René Girard è il più grande antropologo vivente insieme a Claude Lévi-Strauss. In questa intervista al Foglio, Girard torna su quella che ha definito “la grande questione antropologica del nostro tempo”. Apre con una domanda: “Può esserci una antropologia realistica che precede la decostruzione? In altre parole: è lecito e ancora possibile affermare una verità universale sul genere umano? L’antropologia contemporanea, strutturalista e postmoderna, nega quest’accesso alla verità. Il pensiero attuale è la castrazione del significato. Sono pericolosi questi tentativi di mettere in discussione l’uomo”. E’ questa l’origine, secondo Girard, dello “skandalon” della religione nell’epoca della neosecolarizzazione. “A partire dall’illuminismo, la religione è stata concepita come puro non sense. August Comte aveva una teoria precisa sull’origine della verità e il suo intellettualismo ottocentesco ricorda molto quello in voga oggi. Comte diceva che ci sono tre fasi: religiosa, che è la più puerile; filosofica e infine scientifica, la più vicina alla verità. Oggi nel discorso pubblico si mira a definire la ‘non verità’ della religione, indispensabile invece per la sopravvivenza della specie umana. Nessuno si domanda quale sia la funzione della religione, si parla solo di fede: ‘Io ho fede’. Ma poi? La teoria rivoluzionaria di Charles Darwin sperava di aver dimostrato l’inutilità di una istituzione antica quindicimila anni come la religione. Oggi ci si prova nella forma del caos genetico enunciato dal neodarwinismo. Si prenda uno scienziato come Richard Dawkins, è un pensatore estremamente violento e vede la religione come qualcosa di delinquenziale”. La religione ha una funzione che va oltre la fede e la veridicità del dono monoteista: “La proibizione dei sacrifici umani. Il mondo moderno ha deciso che è la proibizione il non sense. La religione è tornata a essere concepita come il costume del buon selvaggio, uno stato primitivo di ignoranza sotto le stelle. La religione è invece necessaria a reprimere la violenza. L’uomo è una specie unica al mondo: l’unica che minacci la propria sopravvivenza attraverso la violenza. Gli animali durante la gelosia sessuale non si uccidono a vicenda. Gli esseri umani sì. Gli animali non conoscono la vendetta, la distruzione della vittima sacrificale legata alla natura mimetica delle moltitudini plaudenti”. Oggi si accetta solo una definizione di violenza come pura aggressione: “E’ perché si vuole renderla innocente. La violenza umana è invece desiderio e imitazione. Il postmodernismo non riesce a parlare di violenza: la pone fra parentesi e semplicemente ne ignora l’origine. E con essa la verità più importante: la realtà è da qualche parte accessibile”.
René Girard proviene dal radicalismo francese. “Mi sono riempito la testa con le pagliacciate e il semplicismo mediocre e stupido dell’avanguardia.
So bene quanto la negazione postmoderna della realtà possa condurre al discredito della domanda morale dell’uomo. L’avanguardia un tempo relegata in ambito artistico oggi si estende a quello scientifico che ragiona sull’origine dell’uomo. In un certo senso, la scienza è diventata una nuova mitologia, l’uomo che crea la vita. Così, ho accolto con grande sollievo la definizione di Joseph Ratzinger di ‘riduzionismo biologico’, la nuova forma di decostruzione, il mito biologista. Mi ritrovo anche nella distinzione dell’ex cardinale fra scienza e scientismo”.
L’unica grande differenza fra l’uomo e la specie animale è la dimensione religiosa. E’ questa l’essenza dell’esistenza umana, è l’origine della proibizione dei sacrifici e della violenza. Dove si è dissolta la religione, lì è iniziato un processo di decomposizione. La microeugenetica è la nuova forma di sacrificio umano. Non proteggiamo più la vita dalla violenza, schiacciamo invece la vita con la violenza. Per cercare di appropriarci del mistero della vita a nostro beneficio. Ma falliremo. L’eugenetica è il culmine di un pensiero iniziato due secoli fa e che costituisce il più grande pericolo per la specie umana. L’uomo è la specie che può sempre distruggere se stessa. Per questo ha creato la religione”. Oggi ci sono tre aree in cui l’uomo è in pericolo: nucleare, terrorismo e manipolazione genetica.Il Ventesimo secolo è stato il secolo del classico nichilismo. Il Ventunesimo sarà il secolo del nichilismo affascinante. Aveva ragione C. S. Lewis quando parlava di ‘abolizione dell’uomo’. Michel Foucault aggiunse che l’abolizione dell’uomo sta diventando un concetto filosofico. Non si può più parlare oggi dell’uomo. Quando Friedrich Nietzsche annunciò la morte di Dio, in realtà stava annunciando la morte dell’uomo. L’eugenetica è la negazione della razionalità umana. Se si considera l’uomo come mero e grezzo materiale da laboratorio, un oggetto manipolabile e malleabile, si può arrivare a fargli qualsiasi cosa. Si finisce per distruggere la fondamentale razionalità dell’essere umano. L’uomo non può essere riorganizzato”.
Secondo Girard, oggi stiamo perdendo di vista anche un’altra funzione antropologica, quella del matrimonio. “Una istituzione precristiana e valorizzata dal cristianesimo. Il matrimonio è l’indispensabile organizzazione della vita, legata alla richiesta umana di immortalità. Creando una famiglia, è come se l’uomo perseguisse l’imitazione della vita eterna. Ci sono stati luoghi e civiltà in cui l’omosessualità era tollerata, ma nessuna società l’ha messa sullo stesso piano giuridico della famiglia. Abbiamo un uomo e una donna, cioè sempre un’opposizione. Alle ultime elezioni americane del 2006, la vera vittoria è stata del matrimonio naturale ai referendum”.

La noia metafisica dell’Europa
L’Europa è immersa in quella che l’arabista della Sorbona Rémi Brague chiama noia metafisica. “E’ una bella definizione, anche se mi pare che la superiorità del messaggio cristiano diventi ogni giorno più visibile. Quando è più attaccato,
il cristianesimo brilla di maggiore verità. Essendo la negazione della mitologia, il cristianesimo splende nel momento in cui il nostro mondo si riempie di nuove mitologie sacrificali. Lo skandalon della rivelazione cristiana l’ho sempre inteso in maniera radicale. Nel cristianesimo, anziché assumere il punto di vista della folla, si assume quello della vittima innocente. Si tratta di un capovolgimento dello schema arcaico. E di un esaurimento della violenza”.
Girard parla di ossessione per la sessualità. “Nei Vangeli non c’è nulla di sessuale e questo fatto è stato completamente romanticizzato dalla gnosi contemporanea. La gnosi da sempre esclude categorie di persone e le trasforma in nemici. La cristianità è l’esatto contrario della mitologia e della gnosi. Oggi avanza una forma di neopaganesimo. Il più grande errore della filosofia postmoderna è aver pensato che potesse gratuitamente trasformare l’uomo in una macchina di piacere. Da qui passa la disumanizzazione, a cominciare dal desiderio falso di prolungare la vita sacrificando beni più grandi”. La filosofia postmoderna si basa sull’assunzione che la storia sia finita.Da qui nasce una cultura schiacciata sul presente. Da qui origina anche l’odio per una cultura forte che afferma una verità universale. Oggi si crede che la sessualità sia la soluzione a tutto, invece è il problema, la sua origine. Siamo continuamente persuasi da una suggestiva ideologia del fascino. La decostruzione non contempla la sessualità all’interno della follia umana. La nostra pazzia è dunque nel voler banalizzare la sessualità facendone qualcosa di frivolo. Spero che i cristiani non seguano questa direzione. Violenza e sessualità sono inseparabili. E questo perché si tratta della cosa più bella e turpe che abbiamo”.
E’ in corso un divorzio fra umanità e sintassi, realtà e linguaggio. “Stiamo perdendo ogni contatto fra il linguaggio e le ragioni dell’essere. Oggi crediamo solo al linguaggio. Amiamo le favole più che in qualunque altra epoca. La cristianità è una verità linguistica, logos, Tommaso d’Aquino è stato il grande promulgatore di questo razionalismo linguistico. Il grande successo della cristianità angloamericana e dunque degli Stati Uniti si deve non a caso a straordinarie traduzioni della Bibbia. Nel cattolicesimo oggi c’è fin troppa sociologia. La chiesa è troppo spesso compromessa con le lusinghe del tempo e il modernismo. In un certo senso i problemi sono iniziati con il Concilio Vaticano II, ma risalgono alla precedente perdita dell’escatologia cristiana. La chiesa non ha abbastanza riflettuto su questa trasformazione. Come possiamo giustificare la totale eliminazione dell’escatologia persino nella liturgia?”.

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