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lunedì 13 febbraio 2012

Guerriero


L’attrazione di Cristo
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Da: www.stampa.it del 29-11-2008

Gramsci: niente conversione, alla fine
Le ultime ore del leader politico raccontate da don Ennio Innocenti, collaboratore di padre Virginio Rotondi.
E alla fine, non si convertì. Il vaticanista dell''Agenzia Italia, Salvatore Izzo, ha ricostruito oggi la vicenda del fondatore del Partito Comunista. Ecco la sua storia:
"Gli ultimi giorni di Antonio Gramsci alla clinica "Quisisana" di Roma, nell''aprile del 1937, sono stati ricostruiti in modo esatto sia dai sostenitori della sua conversione che da quanti dubitano che essa avvenne. Gramsci era stato battezzato con una certa solennita'' dal vicario generale della sua diocesi, e ha ragione mons. Luigi De Magistris, suo conterraneo e penitenziere emerito della Santa Sede, che ha rilanciato nei giorni scorsi la clamorosa notizia di un ritorno del grande politico sardo alla fede della sua infanzia, quando dice che
il fondatore del Pci chiese di baciare l''immagine di Gesu'' Bambino e manifesto'' cosi'' alle suore della clinica Quisisana di aver ritrovato Dio. Ma e'' vero anche che Tania, la cognata russa, sbarro'' piu'' volte la strada al cappellano, padre Giuseppe Furrer, che doveva confessarlo. Il religioso, 30 anni dopo i fatti, ha raccontato allo studioso Arnaldo Nesti, grande sociologo della religione, di aver dovuto alla fine limitarsi a poggiare la stola viola sul malato ormai sconoscente, e ha dichiarato di non ricordare se nel compiere quel gesto aveva recitato o meno l''assoluzione "sotto condizione" che il paziente fosse ancora vivo. Gramsci, infatti, era stato colpito pochi giorni prima del decesso da un''imponente emorragia cerebrale e quindi non era piu'' in grado di esprimersi. A ricostruire in modo molto pacato (e in tempi non sospetti) il travaglio di Gramsci e di chi lo assisteva alla clinica "Quisisana" e'' stato don Ennio Innocenti, teologo e politologo, stretto collaboratore di padre Virginio Rotondi, il gesuita che converti'' Curzio Malaparte e Giuseppe Saragat. Nel volume "Temi di Apologetica" (pubblicato nel 2004), il sacerdote toscano mette infatti d''accordo le due versioni (contraddittorie solo in apparenza) e scrive: "ricoverato nella Clinica Quisisana di Roma, nessuna obiezione Gramsci mosse al fatto che il Crocifisso dominasse la parete bianca della sua camera; anzi: accetto'' di conversare amabilmente di religione non solo con il sacerdote cappellano, ma anche con le Suore Infermiere. Ad una disse che, a suo parere, il libro piu'' bello dopo il Vangelo e'' l''"Imitazione di Cristo"; ad un''altra disse che il santo piu'' vicino a Gesu'' e'' certamente Francesco d''Assisi; la notte di Natale la Madre Superiora porto'' anche a lui, come a tutti i malati, la statuetta di Gesu'' Bambino e anche lui la bacio''. Quando sopravvenne l''ultimo improvviso e tragico malore, Gramsci fece a tempo a sussurrare alla Suora accorsa queste parole: ''Madre, preghi per me, perche'' sento di essere alla fine''. E ancora: ''mi aiuti a pregare... mi sento proprio sfinito''". "Naturalmente - scrive ancora don Innocenti - il cappellano della clinica fu subito avvertito e si presento'' sulla soglia della camera in cotta e stola, ma gli fu decisamente sbarrato l''ingresso da una parente di Gramsci, una donna non italica, oriunda russa. Risulta, pero'', inoppugnabilmente, che giorni prima del citato malore, Antonio Gramsci fu visto, in clinica, sostare sulla porta della cappella nella quale si conservava l''eucaristia in un atteggiamento assorto, giudicato, non sprovvedutamente, di preghiera". Inoltre, continua Innocenti, risulta che all''amico generale Coppino, in visita abitualmente alla clinica Quisisana, Antonio Gramsci ribadi'', si'', la fiducia nella vittoria politica, ma temperata da questa nuova critica consapevolezza: ''Le nostre idee - confido'' - sono terrene; saranno le idee cristiane a durare: esse sono eterne''". Nel suo libro, don Innocenti, che e'' tra l''altro il promotore della causa di beatificazione del commissario Luigi Calabresi, altro figlio spirituale di padre Rotondi e membro del suo Movimento Oasi, ricostruisce alcune celebri conversioni: quella di Papini e del famoso Pitigrilli, ricorda, "provocarono una specie di terremoto delle coscienze. Fra gli scienziati che passarono dall''ateismo materialistico al cattolicesimo - scrive - e'' celebre il caso del premio Nobel Alexis Carrel, spettatore d''uno strepitoso miracolo a Lourdes". Destarono sorpresa in molti, annota, i funerali religiosi richiesti da Luchino Visconti e dal filosofo Ugo SPirito. E mentre "Pirandello e Saba erano probabilmente assai vicini a ricongiungersi a Cristo - e piu'' ancora Silone - ma il traguardo non fu da loro raggiunto, neppure ''in extremis'', tra i celebri convertiti ''in extremis'' vanno invece annoverati Carducci, Pascoli e Malaparte". Sul ritorno alla fede di quest''ultimo, c''e'' da registrare una emblematica risposta di padre Rotondi (chiamato nel 1957 alla clinica "Sanatrix", dove Malaparte era ricoverato, da suore altrettanto motivate di quelle che venti anni prima erano alla "Quisisana" con Gramsci) a Matteo Collura, che a suo tempo lo intervisto'': "L''ultima sua notte ha voluto che gli tenessi la mano per ore e ore. Volle che ripetessimo insieme la preghiera che gli avevo insegnato. Altro che droghe e sedativi: Malaparte fu lucidissimo sino all''ultimo istante. Hanno detto che gli ho strappato la conversione profittando del suo delirio preagonico. Tutte calunnie, lo ripeto: vorrei morire io in quel modo".Della conversione di Saragat, che disse a padre Rotondi "Adesso la sua fede e'' anche la mia", hanno scritto invece padre Ferdinando Castelli, critico letterario della rivista "Civilta'' Cattolica", e Carlo Testa nel volume "Padre Rotondi, le battaglie di un gesuita". Sulla conversione di Renato Guttuso, che suscito'' grandi polemiche, c''e'' la testimonianza del card. Fiorenzo Angelini, vicinissimo anche lui a padre Rotondi, che celebro'' la messa al Palazzo del Grillo il giorno dell''ultimo Natale dell''artista, che si era commosso e aveva pianto, e che prima della messa, volendo riconciliarsi, si era confessato. "Renato - ha rivelato Angelini - e'' sempre stato un credente non praticante, e non praticante per le vicende della sua vita. In lui la fede, pur velata e sofferta, non e'' mai stata spenta. Non e'' il convertito nel senso di sant''Agostino. Non e'' stato mai ateo. Parliamo di conversione come miglioramento. Guttuso non amava rispondere a chi gli chiedeva della sua fede, e soprattutto del rapporto con la sua adesione politica. Questi uomini, soprattutto gli artisti, hanno una vita piena di grovigli, magari originariamente con cause e colpe estranee; io stesso ho piu'' volte chiesto scusa per l''errato atteggiamento degli uomini di Chiesa".Con Angelini, uno dei pochi amici ammessi a visitare il maestro morente era Giulio Andreotti. Da parte sua don Innocenti (che ipotizza anche un estremo ritorno alla fede di Napoleone e di Benito Mussolini) racconta pure la mancata conversione di Augusto Guerriero, ex magistrato e grande editorialista con lo pseudonimo di ''Ricciardetto'', che "quando incontro'' Madre Teresa di Calcutta fece sapere a tutti: ''Io sentii tutta la vanita'' del mondo in cui sono vissuto, delle sue passioni, delle sue lotte, delle sue ambizioni. E avevo il sentimento acuto e doloroso di essere vissuto invano. Perche'' vi e'' un solo ideale per cui valga la pena di vivere: ed e'' la carita''''". "Proprio Madre Teresa - rivela don Innocenti - ando'' a trovarlo nell''ultima degenza ospedaliera, esortandolo a confessarsi e comunicarsi, ma ''Ricciardetto'' non si decise a compiere quel passo. Eppure vi era vicinissimo: padre Raimondo Spiazzi ebbe piu'' volte l''impressione, nei suoi intimi colloqui con Guerriero, che il suo interlocutore stesse predisponendo tutto per la confessione generale". Lo stesso religioso domenicano racconto'' che "Augusto ripeteva ''Agnus Dei qui tollis peccata mundi'' commovendosi fino al pianto".


Postato da: giacabi a 14:21 | link | commenti
gramsci, guerriero augusto


Un solo ideale
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Non avevo mai incontrato un santo. Nei suoi occhi splendeva la luce del messaggio cristiano, del vero messaggio cristiano, che è l’amore.Le baciai la mano più volte, quella santa mano che ha asciugato tante lacrime. E sentii tutta la vanità del mondo in cui sono vissuto, delle sue passioni, delle sue lotte e delle sue ambizioni. Ed ebbi il sentimento acuto e doloroso di essere vissuto invano. Perché vi è un solo ideale per il quale valga la pena di vivere: ed è la carità!”.    
Augusto Guerriero. Quando incontrò Madre Teresa

Postato da: giacabi a 14:01 | link | commenti
madre teresa, guerriero augusto


Ma il cuore, che ha le sue ragioni, non si rassegna.
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Che cosa sarà di me? Ho il diritto di essere ateo senza aver dedicato  una parte della mia vita allo studio del problema supremo?  ”Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”. E’ uno dei pensieri più poetici di Pascal e solo a ricordarlo mi vengono le lacrime agli occhi. Ma non è vero. Si cerca perché non si è trovato: quaesivi e non inveni. Coloro che leggeranno questo libro non si aspettino cose nuove. La bibliografia neotestamentaria è un oceano e io non ne conosco che una parte minima minima. E’ il libro di un uomo che, giunto alla sera della vita, ha perduto la pace. Ma quella pace, di cui godei per tanti anni,era incoscienza. Ora, non ho più la pace, ma sono cosciente del mio dramma intimo. Forse alcuni lettori saranno indotti da queste pagine a dubitare. Mi perdonino. Ma si ricordino che il dubbio è la condizione naturale dell’uomo, che non voglia rinunciare alla ragione. E’ stato Bonhoeffer a dire che l’uomo deve abituarsi – io direi : rassegnarsi – a vivere  etsi Deus non daretur. Etsi: io direi quamquam, benché Dio non sia. Ma il cuore, che ha le sue ragioni, non si rassegna. 
     Augusto Guerriero. Quaesivi et non inveni

Postato da: giacabi a 13:41 | link | commenti
guerriero augusto

martedì, 11 novembre 2008

La carità
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Non avevo mai incontrato un santo. L’incontro con Madre Teresa mi ha profondamente commosso. Io le baciai le mani più volte…; nei suoi occhi splendeva la luce del messaggio cristiano, del vero messaggio cristiano, che è l’Amore… Sentii tutta la vanità del mondo in cui ero vissuto, delle sue passioni, delle sue lotte, delle sue ambizioni. E avevo il sentimento acuto e doloroso di essere vissuto invano. Perché vi è un solo ideale per cui valga la pena di vivere: ed è la Carità”.
 Augusto Guerriero (conosciuto come “Ricciardetto”) nel 1976 su “Epoca”:

Postato da: giacabi a 15:15 | link | commenti 

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