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lunedì 13 febbraio 2012

hillesum etty


Ogni tanto è inevitabile che ci si senta tristi
***

Ogni tanto è inevitabile che ci si senta tristi e abbattuti per quel che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli. Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si stendono dietro di me come sopra me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non insopportabile. Dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e «lavorare a se stessi» non è proprio una forma di individualismo malaticcio. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso - se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l'unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d'eternità che ci portiamo dentro può essere espresso in una parola come in dieci volumoni. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra.
(Etty Hillesum, "Diario 1941 – 1943", Adelphi, 1990, p. 127 - 20 giugno 1942).

Postato da: giacabi a 16:51 | link | commenti
hillesum etty

sabato, 06 febbraio 2010

 Ascoltarsi dentro
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"In fondo la mia vita è un ininterrotto ascoltare dentro me stessa, negli altri, in Dio. E quando dico che ascolto dentro, in realtà è Dio stesso che ascolta nel più profondo di me. Ciò che c'è di più essenziale e di più profondo in me ascolta ciò che c'è di più essenziale e di più profondo nell'altro. Dio a Dio".

Hetty Hillesum

Postato da: giacabi a 09:24 | link | commenti
hillesum etty


 QUESTA VITA È BELLA,
BELLA E PIENA DI SIGNIFICATO
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7 Luglio 1942, le otto..
Di minuto in minuto desidèri, necessità e legami si staccano da me, sono pronta a tutto a ogni luogo di questa terra nel quale Dio mi manderà, sono pronta in ogni situazione e nella morte a testimoniare che questa vita è bella e piena di significato, e che non è colpa di Dio, ma nostra, se le cose sono così come sono, ora. Abbiamo ricevuto in noi tutte le possibilità per sviluppare i nostri talenti, dovremo ancora imparare a far buon uso di questa nostre possibilità. p. 160
Hetty Hillesum

Postato da: giacabi a 09:14 | link | commenti
hillesum etty


 NELLE BRACCIA DI DIO
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Molte persone mi rimproverano per la mia indifferenza e passività e dicono che mi arrendo così, senza combattere. Dicono che chiunque possa sfuggire alle loro grinfie deve provare a farlo, che questo è un dovere, che devo far qualcosa per me. Ma questa è una somma che non torna. … Il buffo è che non mi sento nelle loro grinfie … mi sento soltanto nelle braccia di Dio per dirla con enfasi; e sia che ora io mi trovi qui … o fra un mese in una nuda camera di un ghetto o fors’anche in un campo di lavoro sorvegliato dalle SS, nelle braccia di Dio credo che mi sentirò sempre. Forse mi potranno ridurre in pezzi fisicamente, ma di più non mi potranno fare. E forse cadrò in preda alla disperazione e soffrirò privazioni che non mi sono mai potuta immaginare … Ma anche questa è poca cosa, se paragonata a un’infinita vastità, e fede in Dio, e capacità di vivere interiormente. Può anche darsi che sottovaluti tutto quanto.
Hetty Hillesum

Postato da: giacabi a 08:55 | link | commenti
hillesum etty

venerdì, 05 febbraio 2010

La vita è una cosa splendida e grande
 ***
“La miseria che c’è qui è veramente terribile – eppure alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si innalza sempre una voce – non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare – e questa voce dice: la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere. E se sopravviveremo intatti a questo tempo, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Forse io sono una donna ambiziosa: vorrei dire anch’io una piccola parolina.”
Hetty Hillesum

Postato da: giacabi a 23:05 | link | commenti
hillesum etty


Dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove
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Ieri, per un momento, ho pensato che non avrei potuto continuare a vivere, che avevo bisogno di aiuto. La vita e il dolore avevano perso il loro significato, avevo la sensazione di "sfasciarmi" sotto un peso enorme, ma anche questa volta ho combattuto una battaglia che poi all'improvviso mi ha permesso di andare avanti con maggiore forza. Ho provato a guardare in faccia il "dolore dell'umanità".
Ho affrontato questo dolore, molti interrogativi hanno trovato risposta, l'assurdità ha ceduto il posto ad un po' più di ordine e di coerenza: ora posso andare avanti di nuovo. E' stata un'altra breve ma violenta battaglia, ne sono uscita con un pezzetto di maturità in più. Mi sento come un piccolo campo di battaglia su cui si combattono i problemi o alcuni problemi del nostro tempo. L'unica cosa che si può fare è offrirsi umilmente come campo di battaglia. Quei problemi devono pur trovare ospitalità in qualche parte, in cui possono combattere e placarsi e noi dobbiamo aprire loro il nostro spazio interiore senza sfuggire.
Il marciume che c'è negli altri c'è anche in noi, continuavo a predicare; non vedo nessun'altra soluzione, veramente non ne vedo nessun altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. E' l'unica soluzione di questa guerra (seconda guerra mondiale): dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove.
Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M'innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offre riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più "raccolta", concentrata e forte. Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera, diventa per me una realtà sempre più grande. Dappertutto c'erano cartelli che ci vietavano le strada per la campagna: Ma sopra quell'unico pezzo di strada che ci rimane c'è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci nulla, non possono veramente farci niente.
Possono renderci la vita un po' spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale e di un po' di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori col nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati, umiliati ed oppressi, col nostro odio e con la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e abbattuti per quello che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli.

Hetty Hillesum

Postato da: giacabi a 22:16 | link | commenti
hillesum etty

mercoledì, 13 gennaio 2010

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20 luglio, lunedì sera, le nove e mezzo.
 Senza pietà, senza pietà. Ma tanto più misericordiosi dobbiamo essere noi nel nostro cuore, la mia preghiera di stamattina presto non voleva dire nient’altro che questo: Mio Dio, è un periodo troppo duro per persone fragili come me. So che seguirà un periodo diverso, un periodo di umanesimo. Vorrei tanto poter trasmettere ai tempi futuri tutta l’umanità che conservo in me stessa, malgrado le mie esperienze quotidiane. L’unico modo che abbiamo di preparare questi tempi nuovi è di prepararli fin d’ora in noi stessi. In qualche modo mi sento leggera, senz’alcuna amarezza e con tanta forza e amore. Vorrei tanto vivere per aiutare e preparare questi tempi nuovi: verranno di certo, non sento forse che stanno crescendo in me, ogni giorno? Stamattina ho pregato pressappoco così. M’è venuto spontaneo d’inginocchiarmi su quella dura stuoia di cocco del bagno e le lacrime mi scorrevano sul volto. E credo che quella preghiera mi abbia dato forza per tutto il giorno. Ora leggo ancora una piccola novella. Continuerò a vivere a modo mio in tutte le circostanze, anche se devo battere a macchina mille lettere al giorno, dalle dieci di mattina alle otto di sera e se torno a casa alle otto coi piedi rotti dal camminare e devo ancora cenare. Riuscirò sempre a trovare un’ora. Rimarrò completamente fedele a me stessa e non mi rassegnerò né mi piegherò. Potrei forse reggere a questo lavoro, se non attingessi ogni giorno a quella gran pace e chiarezza che sono in me? Sì, mio Dio, ti sono molto fedele, in ogni circostanza, non andrò a fondo e continuo a credere nel senso profondo di questa vita; so come devo continuare a vivere e ci sono in me delle certezze così grandi, ti sembrerà incomprensibile ma trovo la vita così bella e mi sento così felice. Non è meraviglioso? Non oserei dirlo a nessuno con così tante parole.
Etty Hillesum, Diario 1941-1943



Postato da: giacabi a 22:34 | link | commenti
hillesum etty

domenica, 25 ottobre 2009

di un grande sentimento
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Signore, fammi vivere di un unico, grande sentimento. Fa' che io compia amorevolmente le mille piccole azioni di ogni giorno, e insieme riconduci tutte queste piccole azioni ad un unico centro, a un profondo sentimento di disponibilità e di amore.
Allora quel che farò, o il luogo in cui mi troverò non avrà più molta importanza.
Etty Hillesum, Diario 1941-1943)

Postato da: giacabi a 06:02 | link | commenti
hillesum etty

sabato, 24 ottobre 2009

Aiutare te
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Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l'oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l'unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch'esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (...) tocca a noi aiutare te, difendere fino all'ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all'ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d'argento – invece di salvare te, mio Dio.
Etty Hillesum

Postato da: giacabi a 20:56 | link | commenti
hillesum etty

domenica, 23 agosto 2009

Etty Hillesum

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"Una volta che si comincia a camminare con Dio, si continua semplicemente a camminare e la vita diventa un'unica, lunga passeggiata."

"D'un tratto avevo avuto la sensazione di non essere sola ma `in due': come se fossi composta di due persone che si stringessero affettuosamente e che stessero bene così, al caldo. Un forte contatto con me stessa e perciò un buon caldo dentro, un senso di autosufficienza".
 "Dentro di me c'è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c'è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta di pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo."
"E questo probabilmente esprime il mio amore per la vita: io riposo in me stessa. E quella parte di me, la parte più profonda e la più ricca in cui riposo è ciò che io chiamo Dio."

"Un barlume di eternità filtra sempre più nelle mie più piccole azioni e percezioni quotidiane. Io non sono sola nella mia stanchezza, malattia, tristezza o paura, ma sono insieme con milioni di persone, di tanti secoli: anche questo fa parte della vita che è pur bella e ricca di significato nella sua assurdità, se vi si fa posto per tutto e se la si sente come un'unità indivisibile. Così, in un modo o nell'altro, la vita diventa un insieme compiuto; ma si fa veramente assurda non appena se ne accetta o rifiuta una parte a piacere, proprio perchè essa perde allora la sua globalità e diventa tutta quanta arbitraria."

"La vita e la morte, il dolore e la gioia, le vesciche ai piedi estenuati dal camminare e il gelsomino dietro la casa, le persecuzioni, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me come un unico, potente insieme, e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre meglio - così, per me stessa, senza riuscire ancora a spiegarlo agli altri. Mi piacerebbe vivere abbastanza a lungo per poterlo fare, e se questo non mi sarà concesso, bene, allora qualcun altro lo farà al posto mio, continuerà la mia vita dov'essa è rimasta interrotta. “

Ho il dovere di vivere nel modo migliore e con la massima convinzione, sino all'ultimo respiro: allora il mio successore non dovrà più ricominciare tutto da capo, e con tanta fatica. Non è anche questa un'azione per i posteri? "

Il marciume che c'è negli altri c'è anche in noi, continuavo a predicare; non vedo nessun'altra soluzione, veramente non ne vedo nessun altra, che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. E' l'unica soluzione di questa guerra (seconda guerra mondiale): dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove."

“Le minacce e il terrore crescono di giorno in giorno. M'innalzo intorno la preghiera come un muro oscuro che offre riparo, mi ritiro nella preghiera come nella cella di un convento, ne esco fuori più "raccolta", concentrata e forte. Questo ritirarmi nella chiusa cella della preghiera, diventa per me una realtà sempre più grande. Dappertutto c'erano cartelli che ci vietavano le strade per la campagna: Ma sopra quell'unico pezzo di strada che ci rimane c'è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci nulla, non possono veramente farci niente.”

Possono renderci la vita un po' spiacevole, possono provarci di qualche bene materiale e di un po' di libertà di movimento, ma siamo noi stessi a provarci delle nostre forze migliori col nostro atteggiamento sbagliato: col nostro sentirci perseguitati, umiliati ed oppressi, col nostro odio e con la millanteria che maschera la paura. Certo che ogni tanto si può essere tristi e abbattuti per quello che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia: siamo soprattutto noi stessi a derubarci da soli."

 Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile ma non è grave: dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà da sé. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in se stesso; se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo; se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è chiedere troppo. E' l'unica soluzione possibile. E' quel pezzettino d'eternità che ci portiamo dentro. Sono una persona felice e lodo questa vita, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra.”

“…La miseria che c’è qui è veramente terribile, eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di noi, mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora dal mio cuore si innalza sempre una voce – non ci posso far niente, è così, è di una forza elementare – e questa forza dice:
la vita è una cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non dobbiamo soccombere. E se sopravvivremo intatti a questo tempo, corpo e anima, ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio allora avremo anche il diritto di dire la nostra parola a guerra finita. Forse io sono una donna ambiziosa: vorrei dire anch’io una piccola parolina.”

 “…Pensare che un piccolo cuore umano possa trovare cosi tanto, mio Dio, possa soffrire e amare a tal punto. Ti sono cosi riconoscente perché hai scelto proprio il mio cuore, di questi tempi, per fargli sopportare tutto quanto…Parlerò con te, mio Dio. Posso? Col passare delle persone, non mi resta altro che il desiderio di parlare con te. Amo cosi tanto gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio. Ti cerco in tutti gli uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti dal loro cuore, mio Dio. Ma ora avrò bisogno di molta pazienza e riflessione e sarà molto difficile. E dovrò fare tutto da sola… "


Postato da: giacabi a 08:14 | link | commenti
hillesum etty


Amore e verginità nella trasgressiva

Etty Hillesum


Fonte: CulturaCattolica.it



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Etty Hillesum anno di nascita 1914. Fosse viva sarebbe bisnonna, eppure la sua inquietudine, le sue scelte estreme la rendono vicina, vicinissima a noi, ai nostri giovani. Ebrea, ma non praticante, figlia di madre russa, parlava il russo come una seconda lingua. Nel 1941, anno in cui inizia il suo Diario, vive ad Amsterdam, ma non con la famiglia. Etty abita al numero 6 di via Gabriel Metsustraat, con le finestre che davano su una delle piazze principali, il Museumplein, prospiciente al Rijksmuseum. La casa è di Han Wegerif, un uomo di 21 anni maggiore di lei con quattro figli, uno della stessa età di Etty. Da quest’uomo ebbe un figlio e abortì, ma proprio nel dramma di quei giorni, siamo all’inizio del 1941, mentre lo spazio per gli ebrei nella città si ridusse pesantemente, Etty incontra un ebreo tedesco, Jules Spyer.

Spyer, amico di Jung, aveva fondato la psicochirologia, una scienza che vuole studiare la psiche umana a partire dalla configurazione della mano, dalle sue linee. Un uomo particolare, certamente, di grande intuito e di grande intelligenza. Quest’uomo è cristiano. Etty, che piano piano ne rimane affascinata fino ad innamorarsene, lo scorge un giorno mentre prega. Lo vede, dalla fessura di una porta lasciata distrattamente socchiusa, in ginocchio, tutto raccolto nel suo Dio. Il suo Diario, quello vero, quello che racconta la sua anima straordinaria comincia da qui, da questo momento. Lo scrive lei stessa:
Com’è strana la mia storia – la storia della ragazza che non sapeva inginocchiarsi. O con una variante: della ragazza che aveva imparato a pregare. È il mio gesto più intimo, ancora più intimo dei gesti che ho per un uomo (Diario, 1941-1943)

Etty scopre che si può amare intensamente pregando. La sua affettività, prima vorace e disordinata, comincia ad essere incanalata dentro un’etica che non è semplicemente morale, ma è più profondamente reale compimento della persona. In questo modo tutta la sua carica affettiva rivela lo straordinario potenziale capace di produrre le più belle pagine sull’amore che possano essere date:
Per quanto possa sembrare paradossale: quando si punta troppo sull’unione fisica, quando s’investono tutte le proprie energie nel desiderio della persona amata, in fondo le si fa torto: perché allora non rimangono più forze per essere veramente con lei. Rileggerò sant’Agostino. È così austero e così ardente. E così appassionato, si abbandona così completamente nelle sue lettere d’amore a Dio. In fondo, quelle a Dio sono le uniche lettere d’amore che si dovrebbero scrivere. Sono presuntuosa a dire che possiedo troppo amore per darlo a una persona sola? Chissà se la gente imparerà che l’amore per la persona reca assai più felicità e buoni frutti che l’amore per il sesso, e che questo priva di linfe vitali la comunità degli uomini? (Diario, 9 ottobre 1942)

Etty, che pure aveva perso la sua verginità, scopre e vive l’amore verginale che non coincide con l’integrità fisica, ma nasce dalla purezza e dalla carica oblativa del cuore:
Perché non si potrebbe trasformare quell’amore che non si può scaricare sull’uno o sull’altro sesso in forza che torni a profitto della comunità degli uomini, e che forse si potrebbe anche chiamare amore? (Diario, 20 settembre 1942. Domenica sera)
Oh lasciar completamente libera una persona che si ama, lasciarla del tutto libera di fare la sua vita, è la cosa più difficile che ci sia (Diario, 4 luglio 1942. Sabato mattina).

Tornano alla mente alcune osservazioni di don Giussani fatte alle novizie (in Affezione e Dimora):
L’affettività va vissuta nella sua verità perché l’affettività, se non è veramente vera, non ti fa guardare l’altro secondo il suo destino (Affezione e Dimora. Quasi Tischreden, pag. 63).

Quanto più tu ami una presenza come segno della grande Presenza, tanto più, amando questa presenza, desideri e aspetti che si riveli la grande Presenza (Affezione e Dimora. Quasi Tischreden, pag. 47).

Insomma, amare l’altro per l’altro e non amarlo per sé. Amare l’altro per come vuole essere amato e non per soddisfare il proprio vuoto, questa è la grande lezione verginale della trasgressiva Etty Hillesum.


Al Meeting di Rimini 2009 vine rappresentato lo spettacolo «Etty Hillesum: Cercando un tetto a Dio»

Postato da: giacabi a 07:43 | link | commenti
ideologia, hillesum etty

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