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lunedì 13 febbraio 2012

HORKHEIMER,


La tecnica
***

"Benché alieno dalla matematica, Bacone ha saputo cogliere esattamente l'animus della scienza successiva. Il felice connubio a cui egli pensa fra l'intelletto umano e la natura delle cose è di tipo patriarcale; L'intelletto che vince la superstizione deve comandare alla natura disincantata, il sapere che è potere non conosce limiti né nell'asservimento delle creature né nella sua docile acquiescenza ai signori del mondo [...] i re non dispongono della tecnica più direttamente di quanto ne dispongono i mercanti, essa è democratica come il sistema economico in cui si sviluppa: la tecnica è l'essenza di questo sapere"
Adorno e Horkheimer

Postato da: giacabi a 21:43 | link | commenti
adorno, horkheimer

venerdì, 20 febbraio 2009

La religione è il fondamento dell'etica  ***
Dal punta di vista del positivismo non è possibile dedurre nessuna politica morale. Se guardiamo le cose dal punto di vista strettamente scientifico, l’odio, nonostante tutte le differenze di funzione sociale, non è peggiore dell'amore. Non c'e nessuna motivazione logica stringente, se a me non viene nessuno svantaggio nella vita sociale.
Infatti com'e possibile fondare esattamente che non devo odiare quando questo mi torna comodo? Il positivismo non trova nessuna istanza che trascenda l'uomo, la quale ponga una netta distinzione tra prontezza nel soccorrere e bramosia di lucro, tra bontà e crudeltà, tra cupidigia e donazione di sè. Anche la logica rimane muta: essa non riconosce nessun primato all'atteggiamento morale. Tutti i tentativi di fondazione della morale su una saggezza di questo mondo anziché sul riferimento ad un aldilà -neppure Kant ha sempre contraddetto questa inclinazione -riposano su illusioni di impossibili concordanze.
Chi può dire che uno qualsiasi di questi ideali sia più vicino alla verità del suo opposto? Secondo l'intellettuale medio del tempo nostro, esiste solo un'autorità, cioè la scienza, intesa come classificazione dei fatti e calcolo delle probabilità. L'affermazione che la giustizia e la libertà sono di per sé migliori dell'ingiustizia e dell'oppressione e scientificamente indimostrabile e inutile; e all'orecchio nostro suona ormai tanto priva di significato quanto potrebbe esserlo l'affermazione il rosso è più bello dell'azzurro, o le uova migliori del latte.
Max Horkheimer


Postato da: giacabi a 21:27 | link | commenti
horkheimer

domenica, 02 dicembre 2007

La nostalgia del totalmente Altro ***
Gumnior: Il positivismo può dunque, se ho capito bene, dire come nel senso di George Orwell: la guerra è buona o cattiva come la pace; la libertà è buona o cattiva come la schiavitù e l'oppressione.
Horkheimer: È giustissimo; infatti come è possibile fondare esattamente che non devo odiare, quando questo mi torna comodo? Il positivismo non trova nessuna istanza che trascenda l'uomo, la quale ponga una netta distinzione tra prontezza nel soccorrere e bramosia di lucro, tra bontà e crudeltà, tra cupidigia e donazione di sé. Anche la logica rimane muta, essa non riconosce nessun primato all'atteggiamento morale. Tutti i tentativi di fondazione della morale su una saggezza di questo mondo anziché sul riferimento ad un aldilà - anche Kant non ha sempre contraddetto questa inclinazione - riposano su illusioni di impossibili concordanze. Tutto ciò che ha stretto rapporto con h morale rimanda in ultima analisi alla teologia.
Ogni morale, almeno nei paesi occidentali, si fonda sulla teologia - con buona pace di tutti gli sforzi per prendere le dovute distanze dalla teologia.

Gumnior: Ancora la stessa domanda, signor Horkheimer: che cosa significa qui teologia?

Horkheimer: In nessun modo qui teologia significa scienza del divino, o magari scienza di Dio.
Teologia significa qui la coscienza che il mondo è fenomeno, che non è la verità assoluta, la quale solo è la realtà ultima. La teologia è - devo esprimermi con molta cautela - la speranza che, nonostante questa ingiustizia, che caratterizza il mondo, non possa avvenire che l'ingiustizia possa essere l'ultima parola.

Gumnior: Teologia come espressione di una speranza?

Horkheimer: Preferirei dire: espressione di una nostalgia, di una nostalgia, secondo la quale l'assassino non possa trionfare sulla sua vittima innocente […]

Gumnior: Non crede lei che la dottrina della Trinità, tre persone ed un solo Dio, non sia stato piuttosto il tentativo di congiungere il monoteismo ebraico con la rappresentazione che Cristo era il Figlio di Dio? Questo era molto importante per il cristianesimo; Cristo infatti come Figlio di Dio dava la prova che il bene deve venire in questo mondo da Dio.

Horkheimer: Direi: la dottrina della Trinità fu anche il tentativo di includere nel rigido monoteismo ebraico Cristo come Figlio di Dio. Dovrei però precisare qualche cosa a proposito della Sua osservazione.
Lei diceva che il bene deve venire da Dio. A questo posso contrapporre - e da un punto di vista ortodosso, sia cristiano che ebraico - che il bene non viene soltanto da Dio. Infatti sia cristiani che ebrei credono che Dio abbia fatto l'uomo a sua immagine dotandolo della libera volontà. Se l'uomo fa il bene lo fa di sua libera volontà; così come se fa il male, il quale certo non viene da Dio, lo fa di sua libera volontà.
La dottrina più grandiosa in entrambe le religioni, quella ebraica e quella cristiana, è - e qui mi richiamo ad una parola di Schopenhauer - la dottrina del peccato originale. Essa ha determinato sin qui la storia e ancor oggi la determina per coloro che pensano. Tale dottrina è possibile solo nel presupposto che l'uomo sia stato creato da Dio dotato di libera volontà. La prima cosa che l'uomo fece fu di commettere questo grande peccato nel paradiso, ed è su questa base che tutta la storia dell'umanità necessita di una spiegazione teologica.
M. Horkheimer, La nostalgia del totalmente Altro, tr. it. di Rosino Gibellini, Brescia, Queriniana, 1972, pp. 73-75,77-78).

Postato da: giacabi a 21:12 | link | commenti
horkheimer

domenica, 14 ottobre 2007


Morale illuminista
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«tutti i tentativi di fondare una morale sulla saggezza  terrena piuttosto che su uno sguardo sull'al di là, si 'fondano su illusioni capziose'».
Max Horkheimer filosofo marxista

Postato da: giacabi a 09:32 | link | commenti
ateismo, horkheimer

venerdì, 13 luglio 2007

Senza Cristo
la vita non ha significato
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Il noto sociologo e filosofo fondatore della Scuola di Francoforte, Max Horkheimer, osserva che senza la fede in Dio, una fede non di sola facciata naturalmente, non si ha alcun senso incondizionato, alcuna verità assoluta, e la morale diventa una questione di mutevole sentimento, di gusto personale o di capriccio. «Salvare, senza Dio, un senso incondizionato è presunzione... Assieme a Dio muore anche la verità eterna».16
«Pensi — dice Horkheimer in un'intervista — a quanto Adorno e io abbiamo scritto ne "La dialettica dell'illuminismo". Là si dice: Una politica che non conservi in sé, per quanto in forma estremamente irriflessa, una teologia, rimane in ultima analisi, per quanto abile possa essere,speculazione».'7
Tutto ciò che è connesso con la morale — dice ancora —, si riduce,in ultima analisi, a teologia. «Dal punto di vista del positivismo non è possibile dedurre nessuna politica morale. Se guardiamo le cose dal punto di vista strettamente scientifico, l'odio, nonostante tutte le differenze di funzione sociale, non è peggiore dell'amore. Non c'è nessuna motivazione logica stringente, se a me non viene nessuno svantaggio nellavita sociale».18 -,
«Infatti com'è possibile fondare esattamente che non devo odiare quando questo mi torna comodo? Il positivismo non trova nessuna istanza che trascenda l'uomo, la quale ponga una netta distinzione tra prontezza nel soccorrere e bramosia di lucro, tra bontà e crudeltà, tra cupidigia e donazione di sé. Anche la logica rimane muta: essa non riconosce nessun primato all'atteggiamento morale. Tutti i tentativi di fondazione della morale su una saggezza di questo mondo anziché sul riferimento ad un aldilà — neppure Kant ha sempre contraddetto questa inclinazione —riposano su illusioni di impossibili concordanze»."
La scienza spiega molte realtà secondarie ma è completamente muta sul senso della vita e sui valori morali. «Chi può dire — scrive ancora Horkheimer — che uno qualsiasi di questi ideali sia più vicino alla verità del suo opposto? Secondo l'intellettuale medio del tempo nostro, esiste solo un'autorità, cioè la scienza, intesa come classificazione dei fatti e calcolo delle probabilità. L'affermazione che la giustizia e la libertà sono di per sé migliori dell'ingiustizia e dell'oppressione è scientificamente indimostrabile e inutile; e all'orecchio nostro suona ormai tanto priva di significato quanto potrebbe esserlo l'affermazione è più bello dell'azzurro, o le uova migliori del latte».20

M. HORKHEIMER, Theismus-Atheismus, in Zur krilik der instrumentell en Vernunft,
Frankfurt/M. 1974, p. 227.
17 M. HORKHEIMER, Die Sehnsucht nach dem ganz Anderen, (trad. it. La nostalgia del to
talmente altro, Queriniana, Brescia 1972, p. 60).
18 Ìbidem, trad. it. cit., p. 73.
" M. HORKHEIMER, op. eli., p. 60ss.
211 M. HORKHEIMER, Eclisse della ragione strumentale, Einaudi, Torino 1967, p. 27.

Giovanni Martinetti : Ragioni per credere oggi
 casa editrice. ELLE DI CI

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