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lunedì 6 febbraio 2012


Il desiderio
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Quando dico «desiderio» dico queste tre cose, le tre cose di cui ha bisogno l'uomo per vivere:
·    la tensione a conoscere il vero;
·    il desiderio di amare il vero conosciuto e di praticarlo             nella     vita;

·    la speranza che il vero, praticato nella vita, possa realizzare una bellezza e una positività per tutti.

Chiamiamo allora le cose con il loro nome, per metterle in ordine:
·    il problema del destino, cioè dell'essere, il problema di Dio;
·    il problema del rapporto di sé con gli altri: l'amore, l'affettività;
·    il problema di una utilità del tempo

 queste tre cose sono così radicate e radicali, sono così costitutive dell'umano
che si potrebbero definire le tre dimensioni della persona, che corrispondono alle tre dimensioni della persona divina.
Quali sono le tre dimensioni di Dio? Sono le tre virtù teologali, cioè le virtù di Dio, l'espressione della natura di Dio: fede, speranza e carità.
·    Fede,         cioè conoscere la verità;
·    carità,       poterla praticare nella vita;
·    speranza, che questo diventi uno sguardo positivo sul tempo e sulla storia.
Conoscere il vero, amare la realtà, fare esperienza della speranza, cioè dell'utilità del tempo: questo è ciò che il cuore dell'uomo desidera. Come mi insegnava la mia suora all'asilo:«Perché Dio ci ha creati? Per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita e goderlo nell'altra in Paradiso». Siamo fatti per questo: c'è qualcosa di più importante nella vita da imparare e da capire? E non è un discorso da devoti: a chiunque, qualunque fosse la sua posizione religiosa, ripeterei parola per parola tutto quello che ho detto; come faccio in classe, e dico ai ragazzi: «Siete voi che dovete dirmi se vi corrisponde una definizione così: c'è qualcosa di più importante nella vita, conoscete qualcosa di più importante da imparare e da capire di queste tre cose?».
È così vero che siamo fatti così che perfino un ateo dichiarato come Foscolo, quando deve descrivere la differenza tra l'uomo e la bestia, in un memorabile verso dei Sepolcri dice: «dal dì che nozze e tribunali ed are / diero alle umane belve esser pietose».
Gli uomini hanno smesso di essere bestie, sono diventati uomini dal giorno in cui si è impostato il problema del destino.
Le are infatti sono gli altari, quindi il problema religioso;
le nozze, il problema affettivo, il problema della vocazione rispetto alla donna e all'uomo;
 i tribunali, il problema della giustizia, il problema politico, il problema del bene comune.

Quando sono comparsi questi tre fattori vuol dire che c'era l'uomo. Fatto -Foscolo non lo dice, perché è ateo, ma lo afferma implicitamente -a immagine e somiglianza di Dio: l'uomo fatto di fede, di speranza e di carità.
Franco Nembrini da: Dante, poeta del desiderio  ed. Itaca

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