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martedì 7 febbraio 2012

Il desiderio


Il desiderio
***
Sebbene è spento nel mondo il grande e il bello e il vivo, non ne è spenta in noi l’inclinazione. Se è tolto l’ottenere, non è tolto nè possibile a togliere il desiderare. Non è spento nei giovani l’ardore che li porta a procacciarsi una vita, e a sdegnare la nullità e la monotonia. Ma tolti gli oggetti ai quali anticamente si era rivolto questo ardore, vedete a che cosa li debba portare e li porti effettivamente. L’ardor giovanile, cosa naturalissima, universale, importantissima, una volta entrava grandemente nella considerazione degli uomini di stato. Questa materia vivissima e di sommo peso, ora non entra più nella bilancia dei politici e dei reggitori, ma è considerata appunto come non esistente. Frattanto ella esiste ed opera senza direzione nessuna, senza provvidenza, senza esser posta a frutto (opera perchè quantunque tutte le istituzioni tendano a distruggerla, la natura non si distrugge, e la natura in un vigor primo freschissimo e sommo com’è in quell’età) e laddove anticamente era una materia impiegata e ordinata alle grandi utilità pubbliche, ora questa materia così naturale, e inestinguibile, divenuta estranea alla macchina e nociva, circola e serpeggia e divora sordamente come un fuoco elettrico, che non si può sopire nè impiegare in bene nè impedire che non iscoppi in temporali in tremuoti ec.
Leopardi
(1. Agosto 1820.).


grazie a:Utente: pepeannamaria61http://pannacioccolata.splinder.com

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desiderio, leopardi

giovedì, 28 luglio 2011

Il cuore
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Cos’è il cuore? È un muscolo strano. E’ un muscolo cavo che accoglie in sé altro oltre alle sue proprie fibre e poi perché a differenza degli altri muscoli, la sua attività non dipende direttamente dalla mia decisione. I 17 muscoli della mia lingua si attivano grazie alla mia volontà di parlare (…)  Ma il mio cuore batte senza che io glielo ordini. Ha cominciato a battere prima ancora che avessi cominciato ad esercitare la mia volontà e batte un tempo che non gli ho dato io. È terrificante: il centro di me stesso non è in mio potere. Ciò che ho di più fisicamente intimo, mi sfugge. Il mio cuore batte il suo tam-tam senza consultarmi.
Fabrice Hadjadj, 28 agosto 2010, Meeting di Rimini

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desiderio, hadjadj fabrice

martedì, 26 luglio 2011

Cos'è la nostalgia?

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Pigi Colognesi

 

martedì 26 luglio 2011

Nostalgia è una parola che deriva dal greco ed è composta da due elementi. Il primo è il suffisso algìa, che indica un dolore, una sofferenza. La parte che precede il suffisso descrive la causa di quel dolore.
In ambito genericamente medico il percorso è lineare: per esempio, sciatalgia vuol dire che a far soffrire è il nervo sciatico. Nel nostro caso è un po’ diverso; la prima parte della parola - nostos - non è ciò che fa soffrire; anzi è la sua mancanza che provoca il dolore. Nostos significa ritorno; quindi la nostalgia è quella sofferenza, meglio sarebbe dire struggimento, che si prova aspettando un ritorno.
Ma ritorno di chi o di che cosa? Originariamente - e la parola è stata ideata proprio in questo contesto - la nostalgia riguarda il desiderio acuto e inguaribile che hanno l’esiliato, il pellegrino, chi per svariate ragioni si trova lontano dalla propria casa e dalla propria terra di farvi ritorno. È un ritorno che riguarda il futuro.
Altri ritorni si volgono invece al passato; è nostalgia il desiderio di tornare agli anni della spensierata giovinezza, di rivivere l’inizio di un amore quando esso aveva tutta la sua intensità e purezza, di riandare ai primi passi di un’amicizia non ancora macchiata da incomprensioni o tradimenti.
A livello non più personale ma sociale, si può accennare al grande mito del ritorno all’età dell’oro, che ha caratterizzato numerose culture; di fronte a un presente troppo complesso e duro, gli uomini hanno immaginato, con infinite sfaccettature, una mitica società primitiva del tutto esente dai dolori e dalle criticità dell’esperienza presente e a quell’età dell’oro, ormai sfumata nelle nebbie di un passato lontanissimo, hanno rivolto il loro nostalgico sguardo.
La nostalgia può anche riguardare il ritorno di qualcuno diverso dal soggetto che la prova. È una forma di nostalgia quella del bambino che attende con ansia che la mamma venga a riprenderlo all’asilo, quella dell’adolescente che sbircia fuori dalla finestra in attesa che lei passi di fronte a casa sua, quella di chi desidera che un caro amico torni da un lungo viaggio.
In questo caso, il movente della nostalgia non è più l’assenza incolmabile di un passato che non può tornare, bensì quella infinitamente più dolce di una presenza che c’è, anche se è lontana e quindi deve tornare.
È evidente che, quanto più forte è il legame che ci lega alla persona attesa, tanto maggiore è la forza della nostalgia. In sommo grado, quindi, la nostalgia è di colui il cui ritorno e più di ogni altro desiderato e desiderabile, Dio.
Ma da dove dovrebbe mai tornare Dio? Egli, dice il vecchio, catechismo, «è in cielo, in terra e in ogni luogo» e quindi il suo ritorno è per forza molto diverso da quello di un amico che vive lontano e molto diversa sarà la nostalgia che ne deriva. Se Dio è la consistenza ultima e profonda - tenax vigor dice un inno - di tutte le cose e il significato di ogni avvenimento, il suo tornare non può che essere il manifestarsi chiaro di questo.
La nostalgia è dunque paradossalmente del ritorno di uno che non se n’è mai andato. L’amico lontano era già tornato e io non lo sapevo o non me n’ero accorto perché guardavo altrove. E ora che so che è qui ho ancora più nostalgia perché vorrei sapere tutto di lui e dirgli tutto di me.


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perle, desiderio

venerdì, 01 luglio 2011
Professore, c’è un «calo del desiderio»?
«Distinguerei tra grandi e piccoli desideri. Questi ultimi sono quelli di chi desidera che le giornate siano piene di ricchezza, di luce e di fortuna; ad essere in crisi, oggi, mi sembra il grande desiderio. Esso è vivo solo quando è attraversato da un’indomita aspirazione all’infinito, che sopravvive anche quando i piccoli desideri della vita quotidiana vengono infranti, si cancellano, non si realizzano. La grande crisi di oggi è il venir meno del desiderio di Dio, così che il futuro è soltanto quello delle piccole, diuturne aspirazioni, le quali finiscono purtroppo per rappresentare il solo orizzonte di vita al quale oggi siamo portati un po’ tutti. Ecco, il tema del Censis andava forse disarticolato in questi due aspetti».
Secondo lei c’è oggi il rischio di confondere una crisi antropologica con una patologia?
«Se distinguiamo i piccoli, effimeri, precari, temporanei e insignificanti desideri dai grandi desideri, i desideri che danno un senso alla vita vivono solo in chi sia persona, consapevole del fatto che il significato dell’esistenza si realizza solo se noi entriamo in comunione - e non appena in comunicazione - con gli altri, in un dialogo virtualmente senza fine. Con gli altri e ultimamente con Dio, che è il fondamento di ogni desiderio reale».
Chi attenta all’integrità del nostro desiderio?
«Il nichilismo è quel veleno che si esprime, anche quotidianamente, nel contesto della ricerca di beni, di occasioni, di orizzonti che non hanno però l’afflato l’espansione la grandezza e la nobiltà dei grandi desideri. Se questi vanno in crisi, è ovvio che anche i piccoli desideri si manifestino nella loro inconsistenza. Da questo contraccolpo può scaturire la depressione».
(Intervista a E.Borgna, psichiatra)

Postato da: giacabi a 13:55 | link | commenti (1)
desiderio

 
IL DESIDERIO
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Se la verità è amore che si manifesta, la bellezza è amore che si realizza. Quando Dante entra in Paradiso, sente e vede cose che provocano questa reazione: “La novità del suono e ‘l grande lume / di lor cagion m’accesero un disio / mai non sentito di cotanto acume”. Sperimenta un desiderio mai provato prima di allora, causato da cosa? La novità della bellezza percepita. Senza bellezza spariscono il bene e la verità. Il bene perde desiderabilità e la verità non ha più forza persuasiva. Già lo diceva Leopardi: “Ma con l’esperienza, (il giovane) trovandosi sempre in mezzo ad eccessive piccolezze, malvagità, sciocchezze, bruttezze ecc. A poco a poco si abitua a stimare quei piccoli pregi che prima disprezzava, a contentarsi del poco, a rinunziare alla speranza dell’ottimo o del buono, e a lasciar l’abitudine di misurar gli uomini e le cose con se stesso”. La sfida è trovare la bellezza nascosta nel quotidiano, trasformando in versi la prosa dell’ordinario».
(D’Avenia, insegnante e scrittore)

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desiderio, leopardi

venerdì, 06 maggio 2011
 Il più alto desiderio
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«Che il più alto desiderio,
e quel che fa la grandezza dell’uomo, sia il desiderio all’infinito,
il desiderio che nulla ferma o addormenta, poiché nulla
di finito può
soddisfarlo, ciò costituisce un pensiero
propriamente cristiano,
per il fatto che il desiderio
all’infinito ha per verità il desiderio dell’infinito,
il desiderio di Dio stesso.
Un tale pensiero si oppone radicalmente a tutta la saggezza greca antica, per la quale un desiderio senza limite sarebbe il segno della dismisura e della follia, il cammino sicuro verso l’infelicitào la disperazione».

J.-L. Chrétien, La Joie spacieuse, Les Éditions de Minuit, Paris 2007, p. 196.

Postato da: giacabi a 21:12 | link | commenti
dio, desiderio, senso religioso

domenica, 26 dicembre 2010
IL DESIDERIO
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"Non c'è anima tanto debole che non sia in grado di acquisire un potere assoluto sulle passioni. Entrambi viviamo qualcosa di veramente terribile, il desiderio dell'assoluto, del sublime, del perfetto. E' per questo che lui svolazza da persona a persona ed è ancora per questo che io non mi concedo a nessuno."

Vatel, Gerard Depardieu e la Crema Chantilly

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desiderio

sabato, 18 dicembre 2010

CENSIS/ Franco Loi: il desiderio in noi non si spegne, me lo ha insegnato un operaio

 
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giovedì 16 dicembre 2010
«Ha ragione don Giussani a parlare di appiattimento del desiderio. È il male della nostra epoca. Ma nessuna crisi farà smettere il nostro spirito di desiderare, perché è il rapporto col mistero che dà uno spessore indistruttibile al nostro desiderio. Però dobbiamo saperlo». Franco Loi, poeta e scrittore, parla con il sussidiario del volantino di Cl. «Nessuna crisi farà smettere il nostro spirito di desiderare»
C’è una crisi del desiderio, dice il Censis. È così?
Dipende. Cosa vuol dire crisi del desiderio? È possibile non desiderare più? Chi lo dice non sa che cos’è l’uomo. Ci sono tanti desideri: di stare bene, dei soldi, di una donna, della fama, del sapere. Non sono gli unici.
Julián Carrón, parlando di recente ad una platea di imprenditori, ha iniziato con una citazione della scrittrice americana Flannery O’Connor: «se la vita ci soddisfacesse, fare letteratura non avrebbe alcun senso».
È vero. È lo stesso per tutto quello che l’uomo fa. Non siamo soddisfatti perché al nostro vero desiderio non bastano i beni limitati e materiali. Il desiderio che non è mai sazio è il desiderio di Dio. Non è più questione di pensiero, ma di un anelito alla perfezione che prende tutto il nostro essere.
Lei è un poeta. Cosa vuol dire per lei questo desiderio?
Il raziocinio, come ha detto bene Hölderlin, si ferma di fronte all’assoluto. Nessuno può dare una spiegazione razionale del mistero. Ma nell’arte l’assoluto non è più solo un’immagine mentale: lo sento con tutto me stesso come esistente. Allora è il rapporto col mistero che dà una fisionomia, uno spessore indistruttibile al nostro desiderio.
«Nell’appiattimento del desiderio - ha detto Luigi Giussani - ha origine lo smarrimento dei giovani e il cinismo degli adulti; e nella astenia generale l’alternativa qual è? Un volontarismo senza respiro e senza orizzonte, senza genialità e senza spazio, e un moralismo d’appoggio allo Stato come ultima fonte di consistenza per il flusso umano». È d’accordo?
Ecco, vede cosa dice? “Nell’appiattimento del desiderio”. Dire che ci viene a mancare il desiderio, è troppo, è teorico, astratto. Ma l’appiattimento del desiderio, sì. È l’abbassamento del desiderio a tutto ciò che è materiale. È questo che dice Giussani. E ha ragione, perché la maggior parte della gente non sa cosa desidera. Desiderano le cose, ma il desiderio di felicità è ben oltre. Cos’è la felicità? C’è gente che è ricca, sta bene, ha tutto, e piange. Perché? Quando muore sua madre, anche Berlusconi piange. Ma chi crede sa che non si muore.
È il benessere che ha «appiattito» il nostro desiderio di infinito?
Certamente è anche questo. Quando io ero ragazzo e si arrivava al fondo della questione, tutti - cattolici e comunisti, ma soprattutto i contadini e gli operai - dicevano: non c’è più religione! Non c’entra la fede, ma il fatto che il desiderio di infinito che è in noi è stato tradito. Chi ha affinato lo sguardo e ha una coscienza sveglia, capisce che l’uomo non è solo corpo, e ha dentro desideri così profondi che parlano di una realtà che non finisce. Ma chi non ha l’abitudine di guardarsi dentro, di farsi una sua opinione delle cose, è destinato ad essere dominato dall’esterno.
Chi o che cosa può ridestare il desiderio? È questo - si dice nel volantino - il problema culturale della nostra epoca...
Lo possono fare uomini che hanno rivolto il proprio desiderio allo spirito, persone che desiderano Dio più di ogni altra cosa. Erano così don Giussani, don Milani, madre Teresa, san Francesco. La Chiesa non li ha accolti sempre bene. Oggi uno come san Francesco lo chiuderebbero in manicomio. Ma non parlo di un vago spiritualismo: il desiderio di persone così è lo stesso che muove anche la cultura.
Cos’è secondo lei la cultura?
L’ho imparato da un operaio, che una volta mi disse: io amo il mio lavoro, perché mentre lavoro se sto attento imparo qualcosa del ferro e qualcosa di me. Avere cultura vuol dire scoprire che noi non siamo solo corpo ma anche qualcos’altro, e questo qualcos’altro è quello che io, qualunque cosa faccia, voglio scoprire sempre di più.
La bellezza può ridestare il nostro desiderio?
È una strada. Ma è come per il desiderio: quale bellezza? Noi desideriamo profondamente una bellezza che ci porti alla verità. Cerchiamo la bellezza dell’essere, completo, intero, non quella della forma esteriore; non la bellezza estetizzante, ma la luce che brilla dentro gli uomini. E infatti noi guardiamo sempre una persona negli occhi, perché è da lì che capiamo chi è... Abita dentro, la bellezza, non fuori.
 

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desiderio, loi

domenica, 25 ottobre 2009
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“Nella semplicità del cuore, ti offro tutto lietamente, Signore”
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La volontà di Dio, qualunque essa sia: questa è la mia gioia, la mia felicità, la mia pace.”
BEATA M.GABRIELLA SAGHEDDU

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perle, desiderio, santi, cristianesimo

domenica, 04 ottobre 2009
Il desiderio
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165|Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci l'animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forse proviene da una cagione semplicissima, e più materiale che spirituale. L'anima umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è tutt'uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch'è ingenita o congenita coll'esistenza, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. Quindi non ci può essere nessun piacere che uguagli 1. né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2. né la sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose porta che tutto esista limitatamente e tutto abbia confini, e sia circoscritto. Il detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto non finisce se non coll'esistenza, e quindi l'uomo non esisterebbe se non provasse questo desiderio. Non ha limiti per estensione perch'è sostanziale in noi, non come desiderio di uno o più piaceri, ma come desiderio del piacere. Ora una tal natura porta con se materialmente l'infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non il piacere la cui estensione è indeterminata, e l'anima amando sostanzialmente il piacere, abbraccia tutta l'estensione immaginabile di questo sentimento, senza poterla neppur concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch'ella desidera illimitata. Veniamo alle conseguenze. Se tu desideri un cavallo, ti pare di desiderarlo come cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti lo desideri come piacere astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo, |166|trovi un piacere necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell'anima, perché quel desiderio che tu avevi effettivamente, non resta pago. Se anche fosse possibile che restasse pago per estensione, non potrebbe per durata, perché la natura delle cose porta ancora che niente sia eterno. E posto che quella material cagione che ti ha dato un tal piacere una volta, ti resti sempre (p.e. tu hai desiderato la ricchezza, l'hai ottenuta, e per sempre), resterebbe materialmente, ma non più come cagione neppure di un tal piacere, perché questa è un'altra proprietà delle cose, che tutto si logori, e tutte le impressioni appoco a poco svaniscano, e che l'assuefazione, come toglie il dolore, così spenga il piacere. Aggiungete che quando anche un piacere provato una volta ti durasse tutta la vita, non perciò l'animo sarebbe pago, perché il suo desiderio è anche infinito per estensione, così che quel tal piacere quando uguagliasse la durata di questo desiderio, non potendo uguagliarne l'estensione, il desiderio resterebbe sempre, o di piaceri sempre nuovi, come accade in fatti, o di un piacere che riempiesse tutta l'anima. Quindi potrete facilmente concepire come il piacere sia cosa vanissima sempre, del che ci facciamo tanta maraviglia, come se ciò venisse da una sua natura particolare, quando il dolore la noia ec. non hanno questa qualità. Il fatto è che quando l'anima desidera una cosa piacevole, desidera la soddisfazione di un suo desiderio infinito, desidera veramente il piacere, e non un tal piacere;
G. Leopardi da Lo Zibaldone 12...23 Lug.1820

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desiderio, leopardi

domenica, 27 settembre 2009
Il desiderio
***
   << Qualcuno sostiene che etimologicamente la parola desiderio venga da de-sidera: de è il complemento di argomento in latino, che introduce l'argomento di cui si parla, sidera sono le stelle. La parola desiderio vuol dire  "tutto ciò che muove" - perchè anche il desiderio di questo bicchiere d'acqua è un desiderio - tutti i tuoi desideri (la donna, il bene, i soldi, la macchina, il mangiare, il bere, il dormire, lo star bene) tu non lo sai, ma sono in realtà movimenti verso le stelle, sono la dimostrazione, il mostrarsi dell'unico vero desiderio che ti muove, che è quello di un destino buono di una vita buona, vera, giusta, bella: della felicità. Il desiderio di questo bicchiere d'acqua ha scritto nella parola desiderio che c'entrano le stelle. Questa è l'idea che ha il medievale, è l'idea che ha l'uomo religioso.
Che tutti i nostri desideri, e, perciò, tutti i nostri movimenti, i moti del cuore, quello che vi dico questa sera, quello che ti attrae della tua donna, i tuoi figli, tutto, tutto si muove perchè desidera tornare all'Essere, a Dio. >>
(tratto da "Alla ricerca dell'io perduto - Conversazioni sull'Inferno" di Franco Nembrini)
grazie a : http://sofijeja.spaces.live.com/blog/

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desiderio, nembrini

sabato, 27 giugno 2009
Il desiderio dell’uomo
 ***

visto all'origine l'essere umano assomiglia a una ferita che non può rinchiudersi
Maria Zambrano

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desiderio, zambrano

La dittatura del desiderio
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“Il mondo nuovo si annuncia così, con la dittatura del desiderio, la sua trasformazione in diritto, con l’intrusività onnipotente della tecnica, che forgia la cultura e impone la sua falsa coscienza o ideologia, e parole come terapia, autodeterminazione della donna, diritto a un figlio sano, decostruzione della famiglia e del matrimonio trionfano senza antidoti, senza discussione vera, senza esame razionale. Chi vuole verificare il mondo nuovo, illuminarne i significati, commisurarli alla realtà finita dell’umanità o all’infinità del divino, nel caso dei credenti, è considerato oscurantista. La devozione moderna trionfa dovunque, senza il limite del confronto razionale, e tende a farsi dottrina, conformismo di massa”
G. Ferrara su “Il Foglio”, 17.01 .2005
Questa concentrazione di nuovi poteri si giustifica da sé in nome dei diritti, che sono l'assoluto contenuto nell'estremo relativismo: un diritto stabilito da una maggioranza è di per sé giusto, basta a se stesso. Chi lo contesta è un cattivo teologo, un prete reazionario, uno strano animale laico e miscredente infervorato dal fanatismo delle guerre culturali. Tutta gente da evitare. In fondo, ci spiegano, si tratta di minoranze, di comportamenti e autorizzazioni che riguardano pochi, se proprio volete potete continuare a vivere all'antica, non si sa per quanto tempo, anche nel mondo nuovo. Non c'è ideologia, ci spiegano, non c'è attacco alla tradizione ed emancipazione dalla natura, ma eguaglianza di diritti emancipata dal criterio del giusto e dell'ingiusto, del buono e del cattivo: criteri vecchi, inservibili, bandiere abusate dell'assolutismo morale che il mondo liberale respinge a buon diritto. Anche gli antibiotici ci emancipano dalla natura. Dunque: che volete? I diritti di morte e di vita del mondo nuovo sono come la penicillina.
Tutte le cose qui elencate, e molte altre che lascio inesplorate, si vogliono fare, dunque si possono fare; si possono fare, dunque si vogliono fare. Per la prima volta, da laico, formulo una preghiera, ma ho già le labbra secche e so che non sarà esaudita: Benedetto XVI, aiutaci tu. "
G. Ferrara su “Il Foglio”, 25.04.2005

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ferrara, desiderio

sabato, 21 febbraio 2009
La forma della risposta al desiderio dell'uomo è Cristo stesso
  ***
“Questa forma non è, come tante volte noi pensiamo, una nostra immagine, un prodotto della nostra immaginazione. Al contrario: «Questa forma non è nient' altro che la grande Presenza stessa» (p. 195). Lo possiamo capire bene tra di noi: non è il regalo che una persona mi fa a costituire la pienezza di quella esigenza di felicità. Quello che mi rende felice è la persona stessa, non i regali che mi fa! «La contemplazione dei tuoi beni e certamente per noi un dolce ristoro -scrive Guglielmo di Saint-Thierry -, ma non ci sazia perfettamente senza la tua presenza» (La contemplazione di Dio, »Fabbri, Milano 1997, p. 65).
Sperare, perciò, non significa sperare "qualcosa" da Dio, ma Dio stesso. Per il fatto che la nostra natura e desiderio dell'Infinito, e Dio stesso l'unico in grado di riempire il desiderio.
Lo dice bene sant' Agostino: «Sia il Signore Dio tuo la tua speranza; non sperare qualcosa dal Signore Dio tuo, ma lo stesso tuo Signore sia la tua speranza. Molti [. ..] da Dio sperano qualcosa al di fuori di Lui; ma tu cerca lo stesso tuo Dio; [...] dimenticando le altre cose ricordati di Lui; lasciando indietro tutto, protenditi verso di Lui. [. ..] Egli sarà il tuo amore» (Enarrationes in Psalmos, 39, 7-8).
La forma della risposta al desiderio dell'uomo è Cristo stesso. Cristo è l'unica speranza di compimento della nostra affettività. Egli solo, Egli solo è capace di esaudire, di soddisfare veramente l'affettività.
Null'altro e in grado di soddisfarci realmente. Perciò la speranza- è il compimento dell'affezione: Egli solo e in grado di soddisfare, di compiere veramente l'affezione. Per questo tutti gli uomini ardono dal desiderio; ma quanto è difficile trovare uno che dica: «Di te ha sete l'anima mia» (Sal63,2)!
Cristo, la Presenza riconosciuta dalla fede, è l'unico fondamento ragionevole della speranza. Senza di Lui la vita dell'uomo e priva di un fondamento su cui poggiare.
Invece e proprio cosi, perche -come conferma san Tommaso -«la vita dell'uomo consiste nell'affetto che principalmente lo sostiene e nel quale trova la sua più grande soddisfazione» (San Tommaso d'Aquino, Secunda secundae, in Summa Theologiae, q. 179, art. 1). La soddisfazione è nell'affezione a Cristo, la soddisfazione è Cristo.”
Don Carron da: Pagina uno  Tracce di febbraio

Postato da: giacabi a 14:49 | link | commenti
desiderio, agostino, carron

martedì, 03 febbraio 2009
Il desiderio del cuore
***
La poesia

Nella mia mente è sopita una poesia

che esprimerà la mia anima intera.

La sento vaga come il suono e il vento

eppure scolpita in piena chiarezza.



Non ha strofa, verso né parola.

Non è neppure come la sogno.

E’ un mero sentimento, indefinito,

una felice bruma intorno al pensiero.



Giorno e notte nel mio mistero

la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla,

e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso

come per librarsi nella sua vaga compiutezza.



So che non sarà mai scritta.

So che non so che cosa sia.

Ma sono contento di sognarla,

e una falsa felicità, benché falsa, è felicità.

Postato da: giacabi a 21:54 | link | commenti
desiderio

sabato, 31 gennaio 2009
L’insaziabile desiderio
***
[hillesum.jpg] 

"Da ragazza, se mi piaceva un fiore, avrei voluto addirittura mangiarmelo. Ero troppo sensuale, vorrei dire troppo possessiva: provavo un desiderio fisico per le cose che mi piacevano, le volevo avere.
E' per questo che sentivo sempre quel doloroso insaziabile desiderio, quella nostalgia per un qualcosa che mi appariva irraggiungibile"..
Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943
grazie ad: annina

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desiderio

domenica, 19 ottobre 2008
Il desiderio e la realtà
***
I nostri desideri han l'ali del falco, la realtà i monconi della tartuca”
Prezzolini 

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desiderio, reale

domenica, 28 settembre 2008
L’uomo desidera l’infinito
***
|Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci l'animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forse proviene da una cagione semplicissima, e più materiale che spirituale. L'anima umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è tutt'uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch'è ingenita o congenita coll'esistenza, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. Quindi non ci può essere nessun piacere che uguagli 1. né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2. né la sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose porta che tutto esista limitatamente e tutto abbia confini, e sia circoscritto. Il detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto non finisce se non coll'esistenza, e quindi l'uomo non esisterebbe se non provasse questo desiderio. Non ha limiti per estensione perch'è sostanziale in noi, non come desiderio di uno o più piaceri, ma come desiderio del piacere. Ora una tal natura porta con se materialmente l'infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non il piacere la cui estensione è indeterminata, e l'anima amando sostanzialmente il piacere, abbraccia tutta l'estensione immaginabile di questo sentimento, senza poterla neppur concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch'ella desidera illimitata. Veniamo alle conseguenze. Se tu desideri un cavallo, ti pare di desiderarlo come cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti lo desideri come piacere astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo, |166|trovi un piacere necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell'anima, perché quel desiderio che tu avevi effettivamente, non resta pago. Se anche fosse possibile che restasse pago per estensione, non potrebbe per durata, perché la natura delle cose porta ancora che niente sia eterno. E posto che quella material cagione che ti ha dato un tal piacere una volta, ti resti sempre (p.e. tu hai desiderato la ricchezza, l'hai ottenuta, e per sempre), resterebbe materialmente, ma non più come cagione neppure di un tal piacere, perché questa è un'altra proprietà delle cose, che tutto si logori, e tutte le impressioni appoco a poco svaniscano, e che l'assuefazione, come toglie il dolore, così spenga il piacere. Aggiungete che quando anche un piacere provato una volta ti durasse tutta la vita, non perciò l'animo sarebbe pago, perché il suo desiderio è anche infinito per estensione, così che quel tal piacere quando uguagliasse la durata di questo desiderio, non potendo uguagliarne l'estensione, il desiderio resterebbe sempre, o di piaceri sempre nuovi, come accade in fatti, o di un piacere che riempiesse tutta l'anima. Quindi potrete facilmente concepire come il piacere sia cosa vanissima sempre, del che ci facciamo tanta maraviglia, come se ciò venisse da una sua natura particolare, quando il dolore la noia ec. non hanno questa qualità. Il fatto è che quando l'anima desidera una cosa piacevole, desidera la soddisfazione di un suo desiderio infinito, desidera veramente il piacere, e non un tal piacere; ora nel fatto trovando un piacere particolare, e non astratto, e che comprenda tutta l'estensione del piacere, ne segue che il suo desiderio non essendo soddisfatto di gran lunga, il piacere appena è piacere, perché non si tratta di una piccola ma di una somma |167|inferiorità al desiderio e oltracciò alla speranza. E perciò tutti i piaceri debbono esser misti di dispiacere, come proviamo, perché l'anima nell'ottenerli cerca avidamente quello che non può trovare, cioè una infinità di piacere, ossia la soddisfazione di un desiderio illimitato..
Leopardi Carta 165,1[12...23 Lug.1820]

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desiderio, leopardi

mercoledì, 13 agosto 2008
Il Desiderio
***
Tu sai cosa desideri, ma Dio solo sa che cosa ti giova”
S. Agostino
Il Signore opererà per noi meraviglie che sorpasseranno infinitamente i nostri immensi desideri
 S. Teresina di Lisieux

 

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desiderio, agostino, steresina

lunedì, 23 giugno 2008
Il desiderio
 ***
La vita di un buon cristiano è tutta un santo desiderio. Ma se una cosa è oggetto di desiderio, ancora non la si vede, e tuttavia tu, attraverso il desiderio, ti dilati, cosicché potrai essere riempito quando giungerai alla visione. Ammettiamo che tu debba riempire un grosso sacco e sai che è molto voluminoso quello che ti sarà dato; ti preoccupi di allargare il sacco o l'otre o qualsiasi altro tipo di recipiente, più che puoi; sai quanto hai da metterci dentro e vedi che è piccolo; allargandolo lo rendi più capace. Allo stesso modo Dio con l'attesa allarga il nostro desiderio, col desiderio allarga l'animo e dilatandolo lo rende più capace. Viviamo dunque, o fratelli, di desiderio, poiché dobbiamo essere riempiti. Ammirate l'apostolo Paolo che dilata le capacità della sua anima, per poter accogliere ciò che avverrà. Egli dice infatti: Non che io abbia già raggiunto il fine o che io sia perfetto; non penso di avere già raggiunto la perfezione, o fratelli (Fil 3, 12-13). Ma allora che cosa fai, o Paolo, in questa vita, se non hai raggiunto la soddisfazione del tuo desiderio? Una sola cosa, inseguire con tutta l'anima la palma della vocazione celeste, dimentico di ciò che mi sta dietro, proteso invece a ciò che mi sta davanti (Fil 3, 13-14). Ha dunque affermato di essere proteso in avanti e di tendere al fine con tutto se stesso. Comprendeva bene di essere ancora incapace di accogliere ciò che occhio umano non vide, né orecchio intese, né fantasia immaginò. In questo consiste la nostra vita: esercitarci col desiderio. Saremo tanto più vivificati da questo desiderio santo, quanto più allontaneremo i nostri desideri dall'amore del mondo. Già l'abbiamo detto più volte: il recipiente da riempire deve essere svuotato. Tu devi essere riempito di bene: liberati dunque dal male. Supponi che Dio ti voglia riempire di miele: se sei pieno di aceto, dove metterai il miele? Bisogna gettar via il contenuto del vaso, anzi bisogna addirittura pulire il vaso, pulirlo faticosamente coi detersivi, perché si presenti atto ad accogliere questa realtà misteriosa. La chiameremo impropriamente oro, la chiameremo vino. Qualunque cosa diciamo intorno a questa realtà inesprimibile, qualunque cosa ci sforziamo di dire, è racchiuso in questo nome: Dio.
Trattato sulla prima lettera di Giovanni

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desiderio, agostino

sabato, 24 maggio 2008
Ciò che muove l’uomo è il desiderio
***
Dove va il cuore, va il piede.
Proverbio dell’Afghanistan

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desiderio

sabato, 15 dicembre 2007
Il desiderio
***
Il desiderio è come la scintilla
con cui si accende il motore.
Tutte le mosse umane nascono
da questo fenomeno, da
questo dinamismo costitutivo dell’uomo.
E allora si mette a cercare il pane e
l’acqua, si mette a cercare il lavoro,
si mette a cercare una poltrona
più comoda e un alloggio
più decente, si interessa a
come mai taluni hanno e altri
non hanno, si interessa
a come mai certi sono trattati
in un modo e lui no,
proprio in forza dell’ingrandirsi,
del dilatarsi, del maturarsi
di questi stimoli che ha
dentro e che la Bibbia chiama
globalmente “cuore”, e che io
chiamerei anche “ragione”. E non
c’è ragione senza, in qualche modo,
un destato affetto.
Il desiderio, per natura, spalanca
l’uomo sulla realtà per imparare
la mossa, per imparare dove si
deve costruire.
Non esiste la possibilità di costruire
sul domani. Esiste solo
la possibilità di costruire sul
desiderio presente (…). E’ caratteristica
dell’utopia costruire
sul domani attraverso
un’analisi e un’impostazione
che, se non segue il desiderio
naturale, segue il preconcetto
proposto dall’ideologia al potere”.
Luigi Giussani,“L’io. il potere, le opere”


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desiderio, giussani

martedì, 11 dicembre 2007
L’uomo:desiderio di infinito
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" Tutto è o può essere contento di se stesso, eccetto l’uomo, il che mostra che la sua esistenza non si limita a questo mondo, come quella dell’ altre cose. "

(G. Leopardi Zibaldone

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desiderio, leopardi, senso religioso

lunedì, 26 novembre 2007
La filosofia
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La filosofia è propriamente  nostalgia: il desiderio di tornare a casa
Novalis

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desiderio, novalis

sabato, 22 settembre 2007
Il cuore
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Non è l'intelletto che ci deve guidare, ma il cuore…E' solo per mezzo del cuore che si può intendere il segreto dell'infinito.
Andrej Tarkovskij

 

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desiderio, tarkovskij

mercoledì, 19 settembre 2007
Desiderio
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 È proprio dell'amore essere impaziente. Si deve desiderare la gloria di Dio e soffrire terribilmente per la sua infinita mancanza.
Leon Bloy

 

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desiderio, bloy

domenica, 16 settembre 2007
Desiderio di significato
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Questa vita appare insopportabile, un'altra irraggiungibile. Non ci si vergogna più di voler morire; si chiede di essere portati dalla vecchia cella, che si odia, in una nuova, che presto si imparerà a odiare.
(Franz Kafka, Aforismi di Zürau, n. 13, Adelphi, Milano 2004, )
Tu invece seduto alla finestra desideri e immagini il messaggio mentre scende la sera.
Franz Kafka, Un messaggio imperiale

 

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desiderio, kafka

sabato, 08 settembre 2007
Il desiderio
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Il desiderio mi brucia, il desiderio di cose belle
che ho viste e non vissute.
Il desiderio mi brucia ed impera ardente
e solo nel mio cuore e nel mio cervello.
Desidero tante cose che ho visto in trasparenza
di musica fiori e profumi,
di luci e di brusii strani
che avvicinano l'anima alla poesia.
Che è questa voce? E' il mio violino che canta
e questa vertigine insolita?
E' quella che provo quando La vedo.

Cesare Pavese
, Poesie
 

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desiderio, pavese

L'impossibile
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Questo mondo così come è fatto non è sopportabile. Gli uomini muoiono e non sono felici. Allora diamo una possibilità all'impossibile, qualcosa che forse sia demente ma che non sia di questo mondo.
Albert Camus, Caligola


 

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desiderio, camus

domenica, 08 luglio 2007
L’uomo è ciò che desidera
***
«Quando mi veniva voglia di capire qualcuno o me stesso, prendevo in esame non le azioni, nelle quali tutto è convenzione, bensì i desideri. Dimmi cosa vuoi e ti dirò chi sei».
Cechov


Postato da: giacabi a 20:32 | link | commenti
desiderio, cechov


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