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martedì 14 febbraio 2012

Inquisizione


La storica Montesano: «l’Inquisizione? Questione protestante e rinascimentale»
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La leggenda dell’Inquisizione viene spesso usata, oltre per attaccare il cattolicesimo, anche per tenere viva l’accusa al Medioevo di essere un “periodo buio”. Tanto buio che tutte le più grandi invenzioni, dagli ospedali alle università, emersero proprio in quell’arco storico! Tuttavia sono leggende popolari, per l’appunto, mentre gli storici hanno già più volte dimostrato di pensarla diversamente. E’ il caso recente di Marina Montesano, ricercatore di storia medievale presso l’Università di Genova la quale, in un articolo per “Il Manifesto”, recensisce due libri storici sulla “caccia alle streghe” appena pubblicati.
Il suo giudizio a ristabilire la verità sul Medioevo è netto: «proprio durante il fiorire del Rinascimento si elaborarono idee e strumenti atti a perseguire le streghe, e fu in piena età moderna che si registrarono in Europa le condanne più gravi e numerose». Continua, «per la caccia alle streghe si può schematicamente delineare uno sviluppo in tre fasi differenti: un diffondersi sporadico di processi e condanne capitali che terminò intorno al 1550-1560; un incremento notevole tra quest’epoca e il 1660, fase che costituì l’apice della caccia in Europa; dopo questa data e fino alla metà del XVIII secolo si ebbe una diminuzione generalizzata dei processi, ma anche il loro arrivo in aree precedentemente risparmiate». I numeri non sono poi certo quelli propagandati dai vari Corrado Augias & Co: «la storiografia è in grado di proporre dati probabili: nell’intero periodo tra metà Quattrocento e metà Settecento le condanne alla pena capitale oscillano tra le 40mila e le 60mila, nonostante la pubblicistica in materia dia spesso cifre palesamente assurde, che arrivano addirittura a parlare di milioni di vittime».
E’ importante anche concentrarsi sull’area geografia maggiormente coinvolta in questa pratica, ovvero quella germanica e protestantizzata: «un’area, quella tedesca del Sacro Romano Impero, comprendente territori cattolici quanto protestanti, in cui la caccia alle streghe mieté il numero maggiore di vittime. È una disparità che colpiva anche i contemporanei, se il gesuita Friedrich Spee poteva scrivere, nella serrata critica alle modalità dei processi tedeschi espressa nella Cautio criminalis del 1631, che la Germania sembrava essere «tot sagarum mater»: «madre di così tante streghe». Circa la metà delle condanne capitali europee furono comminate in Germania». E la causa, continua la storica, fu sopratutto la Riforma e l’estrema frammentazione del potere politico: «Lutero e Calvino non sembrano aver dato molto peso alla stregoneria e nessuno dei due riformatori elaborò una forma di demonologia innovativa, ma il Diavolo esercitava a loro avviso un potere reale nel mondo; i riformatori facevano dunque dell’impegno contro Satana quasi un’ossessione. È indubbio che, essendo le streghe emissarie del diavolo e complici nei suoi misfatti, nel mondo riformato si ponevano le premesse per una «caccia» intensa e determinata».
I revisionisti anti-cattolici citano anche ossessivamente l’Inquisizione spagnola (area cattolica) come il capro espiatorio della caccia alle streghe. Ma la Montesano chiarisce: «Il paragone tra la Germania e la Spagna è istruttivo: nella penisola iberica, vittima di una secolare «leggenda nera», si ebbe in realtà un uso giudiziario della tortura assai moderato e un numero di vittime molto basso, se paragonato all’Europa centro-settentrionale; i tribunali erano infatti restii a comminare la pena capitale, preferendo generalmente condanne più blande. Inoltre, le accuse erano più simili a quelle tradizionali di magia, piuttosto che di stregoneria per così dire «moderna», cioè corredata di patti e omaggi demoniaci, volo magico, infanticidi e via dicendo». Quante furono le streghe condannate a morte in Spagna? «più di cento in Catalogna nei soli anni 1610-1625, ma venti-trenta sotto l’Inquisizione negli oltre cento tra 1498 e 1610. In totale le condanne a morte dovrebbero aggirarsi intorno alle 300». Ancora meno se l’autorità centralizzata fosse stata forte e capace di incidere.
Riassumendo dunque si può dire che il Medioevo ebbe davvero poco a che vedere con la “caccia alle streghe”, attività che in grandissima parte avvenne in ambito protestante. Il pensiero è decisamente simile a quello di Jean Dumont, uno dei maggiori specialisti mondiali sull’Inquisizione spagnola, il quale in quest’interessante intervista aggiunge un dato sulla presunta e “terribile macchina da morte” spagnola: «nell’epoca di maggiore voga della tortura, in Spagna, a Valenza, su duemila processi dell’Inquisizione, nell’arco che va dal 1480 al 1530, sono stati ritrovati dodici casi di tortura».

Postato da: giacabi a 19:59 | link | commenti
medioevo, inquisizione

sabato, 17 febbraio 2007

L’INQUISIZIONE
in cifre vere
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Quando c'è di mezzo la Chiesa, calunnia calunnia, qualcosa resterà

di http://www.tempi.it/home.aspx

Per avere un quadro serio e obiettivo di quel fenomeno storico che va sotto il nome “Inquisizione”è ormai imprescindibile un volume edito nell'estate del 2004, Atti del Simposio Internazionale del grande Giubileo dell'Anno 2000, (pp. 786, Libreria Vaticana, 2004). Raccoglie l'esito di ricerche svolte da studiosi provenienti da tutto il mondo e di diversa estrazione culturale e religiosa. Il quadro, in estrema sintesi, è il seguente: tra il 1540 e il 1700 in Europa si svolsero oltre 100 mila processi per stregoneria e circa 50 mila imputati vennero messi al rogo dai tribunali civili. Il grosso dei processi si svolse nei paesi protestanti (1.000 esecuzioni in Italia contro 25 mila solo in Germania), mentre i tribunali della Chiesa cattolica misero al rogo meno di 100 persone. Per l'esattezza: 4 in Portogallo, 59 in Spagna, 36 in Italia. Pensate che abbia fatto notizia tutto ciò? Siamo nel 2006, l'ignoranza continua a imperare. E nei talk-show, sui giornali, nelle scuole, quando si parla di Inquisizione, chiunque può continuare a contar balle e a dare i numeri che vuole. L'importante è che si calunni la Chiesa cattolica. E, a proposito di calunnie, ve n'è una secondo la quale gli ebrei usavano uccidere i bambini cristiani a scopo rituale. Un' assurdità incompatibile con tutte le leggi ebraiche. Ma tant'è. Essa è molto in voga tra i tagliatori di teste ed è recentemente riemersa nel saggio di uno storico ebreo che, sia pur limitatamente ad alcuni episodi, pretenderebbe dimostrarne la fondatezza storica. Per Sergio Luzzatto, protagonista del lancio in Italia di questo saggio (Pasque di sangue, appunto) l'autore avrebbe compiuto un «gesto di inaudito coraggio intellettuale». Purtroppo c'è da non credergli punto. Visto che Luzzatto è anche il principale artefice del linciaggio a mezzo stampa di Gianpaolo Pansa e dei suoi saggi storici sulla Resistenza. Quelli sì «di inaudito coraggio intellettuale».

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