La storica Montesano: «l’Inquisizione? Questione protestante e rinascimentale»
***
La
leggenda dell’Inquisizione viene spesso usata, oltre per attaccare il
cattolicesimo, anche per tenere viva l’accusa al Medioevo di essere un “periodo buio”.
Tanto buio che tutte le più grandi invenzioni, dagli ospedali alle
università, emersero proprio in quell’arco storico! Tuttavia sono
leggende popolari, per l’appunto, mentre gli storici hanno già più volte
dimostrato di pensarla diversamente. E’ il caso recente di Marina Montesano, ricercatore di storia medievale presso l’Università di Genova la quale, in un articolo per “Il Manifesto”, recensisce due libri storici sulla “caccia alle streghe” appena pubblicati.
Il suo giudizio a ristabilire la verità sul Medioevo è netto: «proprio
durante il fiorire del Rinascimento si elaborarono idee e strumenti
atti a perseguire le streghe, e fu in piena età moderna che si
registrarono in Europa le condanne più gravi e numerose». Continua, «per
la caccia alle streghe si può schematicamente delineare uno sviluppo in
tre fasi differenti: un diffondersi sporadico di processi e condanne
capitali che terminò intorno al 1550-1560; un incremento notevole tra quest’epoca e il 1660, fase che costituì l’apice della caccia in Europa; dopo questa data e fino alla metà del XVIII secolo si ebbe una diminuzione generalizzata dei processi, ma anche il loro arrivo in aree precedentemente risparmiate». I numeri non sono poi certo quelli propagandati dai vari Corrado Augias & Co: «la storiografia è in grado di proporre dati probabili: nell’intero periodo tra metà Quattrocento e metà Settecento le condanne alla pena capitale oscillano tra le 40mila e le 60mila,
nonostante la pubblicistica in materia dia spesso cifre palesamente
assurde, che arrivano addirittura a parlare di milioni di vittime».
E’ importante anche concentrarsi sull’area geografia maggiormente coinvolta in questa pratica, ovvero quella germanica e protestantizzata: «un’area,
quella tedesca del Sacro Romano Impero, comprendente territori
cattolici quanto protestanti, in cui la caccia alle streghe mieté il
numero maggiore di vittime. È una disparità che colpiva anche i
contemporanei, se il gesuita Friedrich Spee poteva scrivere, nella
serrata critica alle modalità dei processi tedeschi espressa nella
Cautio criminalis del 1631, che la Germania sembrava essere «tot sagarum
mater»: «madre di così tante streghe». Circa la metà delle condanne capitali europee furono comminate in Germania». E la causa, continua la storica, fu sopratutto la Riforma e l’estrema frammentazione del potere politico: «Lutero
e Calvino non sembrano aver dato molto peso alla stregoneria e nessuno
dei due riformatori elaborò una forma di demonologia innovativa, ma il
Diavolo esercitava a loro avviso un potere reale nel mondo; i riformatori facevano dunque dell’impegno contro Satana quasi un’ossessione.
È indubbio che, essendo le streghe emissarie del diavolo e complici nei
suoi misfatti, nel mondo riformato si ponevano le premesse per una
«caccia» intensa e determinata».
I revisionisti anti-cattolici citano anche ossessivamente l’Inquisizione spagnola (area cattolica) come il capro espiatorio della caccia alle streghe. Ma la Montesano chiarisce: «Il
paragone tra la Germania e la Spagna è istruttivo: nella penisola
iberica, vittima di una secolare «leggenda nera», si ebbe in realtà un
uso giudiziario della tortura assai moderato e un numero di vittime molto basso,
se paragonato all’Europa centro-settentrionale; i tribunali erano
infatti restii a comminare la pena capitale, preferendo generalmente
condanne più blande. Inoltre, le accuse erano più simili a quelle
tradizionali di magia, piuttosto che di stregoneria per così dire
«moderna», cioè corredata di patti e omaggi demoniaci, volo magico,
infanticidi e via dicendo». Quante furono le streghe condannate a morte in Spagna? «più
di cento in Catalogna nei soli anni 1610-1625, ma venti-trenta sotto
l’Inquisizione negli oltre cento tra 1498 e 1610. In totale le condanne a
morte dovrebbero aggirarsi intorno alle 300». Ancora meno se l’autorità centralizzata fosse stata forte e capace di incidere.
Riassumendo
dunque si può dire che il Medioevo ebbe davvero poco a che vedere con
la “caccia alle streghe”, attività che in grandissima parte avvenne in
ambito protestante. Il pensiero è decisamente simile a quello di Jean Dumont, uno dei maggiori specialisti mondiali sull’Inquisizione spagnola, il quale in quest’interessante intervista aggiunge un dato sulla presunta e “terribile macchina da morte” spagnola: «nell’epoca di maggiore voga della tortura, in Spagna, a Valenza, su duemila processi dell’Inquisizione, nell’arco che va dal 1480 al 1530, sono stati ritrovati dodici casi di tortura».
Postato da: giacabi a 19:59 |
link | commenti
medioevo, inquisizione
L’INQUISIZIONE
in cifre vere
***
Quando c'è di mezzo
di http://www.tempi.it/home.aspx Per avere un quadro serio e obiettivo di quel fenomeno storico che va sotto il nome “Inquisizione”è ormai imprescindibile un volume edito nell'estate del 2004, Atti del Simposio Internazionale del grande Giubileo dell'Anno 2000, (pp. 786, Libreria Vaticana, 2004). Raccoglie l'esito di ricerche svolte da studiosi provenienti da tutto il mondo e di diversa estrazione culturale e religiosa. Il quadro, in estrema sintesi, è il seguente: tra il 1540 e il |
Nessun commento:
Posta un commento