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venerdì 17 febbraio 2012

lagerkvist


Nell'incontro, che rimanda ad Altro,
tutto splende di nuova luce
***

 
"quando lei gli passò davanti. Tutto qui. Eppure quell’attimo fu così diverso dall’attimo precedente, in cui non era accaduto, che niente fu più come prima, né la luce del sole, né il terreno, né l’erba rasa sul terreno, né i fiori nell’erba. Che fiori potevano essere? Non li aveva mai visti. I greggi di pecore avevano brucato l’erba, ma avevano risparmiato i fiori, li avevano lasciati intatti. C’erano sempre stati, evidentemente, ma non li avrebbe mai notati, se lei non gli fosse passata davanti. La donna era giovane, esile e insolitamente bionda per essere una giudea. Come tutte le nobili era vestita alla greca e aveva coperto il capo e i capelli biondi con un lembo del suo mantello di lino bianco. Il suo passo aveva la leggerezza di un uccello e portava sandali fatti di una suola sottile e un laccio d’argento legato attorno alla caviglia. Camminava come priva di peso".
da: Mariamne di
Lagerkvist

Postato da: giacabi a 09:18 | link | commenti
lagerkvist

lunedì, 23 novembre 2009


..partirono per chiedere    a dio conto di tutto...
   ***


Lagherkvist e la sua domanda appassionata
Siamo nel regno dei morti. Tutti sono seduti e immobili e a turno ognuno ricorda nel silenzio più o meno interessato degli altri, qualche episodio della sua vita terrena. E' così da secoli, da millenni. E vediamo i vari tipi di uomini che parlano della propria avventura umana con voce quasi atona. Ma il loro stare immobili nell'oscurità in attesa che l'eternità trascorra, se in un primo momento incuriosisce, poi diventa quasi insopportabile per il lettore. Fino a che:

Ma ecco in mezzo a loro si alzò un uomo.
Per tutta l'eternità anteriore non era mai accaduto che qualcuno si alzasse, che qualcun si modificasse, diventasse diverso. Lo guardavano meravigliati. Il viso era acceso di passione, come bruciato dal fuoco, gli occhi fiammeggiavano nell'oscurità. E l'uomo non parlò come gli altri, parlò con violenza; le parole si susseguirono impetuose:

"Che cos'è la verità? Diteci, che cos'è la verità?
questa vita che noi viviamo, è soltanto confusione, soltanto ricchezza illimitata. E' troppo. E' un troppo, che noi non possiamo capire: riusciamo soltanto a vedere  la piccola parte nostra che è minuscola. D'altro canto ciò che è grande è troppo grande. Lottiamo e lottiamo, ognuno per conto suo, cerchiamo e cerchiamo, ma ognuno non trova che se stesso. Sediamo solitari in uno spazio senza fine, e la nostra solitudine chiama nel buio. Non possiamo essere salvati, siamo troppi. E non troviamo una strada che tutti si possa seguire.
La vita è dunque sempre uno solo di noi? Non è mai noi tutti, non è mai qualcosa di così certo da permetterci di appoggiare la testa ad essa ed essere felici? Non è mai unica e identica? Non è mai semplice come una vecchia madre che ogni giorno dice le stesse parole al suo bimbo, sentendo di volta in volta sempre più forte il suo amore? Non è mai una casa, dove noi tutti ci si possa riunire formando un'unica famiglia? E' forse così grande che noi mai riusciremo a concepirla? Mai, in tutta l'eternità! Soltanto meditare, meditare ognuno a suo modo, vedere che tutto è inghiottito da un buio dove non intravediamo niente.
Io non posso sopportare che la vita sia così grande! io non posso sopportare che sia sterminata. Non posso sopportare la mia solitudine in uno spazio che non ha fine.
Voglio cercare dio, ciò che è sempre vero.
Andiamo in cerca di dio, chiediamogli conto del fatto che la vita è così disorientante. Raduniamoci tutti, e partiamo: cerchiamo dio, per ottenere finalmente una certezza"

Lo ascoltavano intenti. Aveva parlato in modo da affascinarli. Aveva toccato in loro qualcosa che ognuno sapeva di possedere, nascosto al fondo dell'essere, e che doleva a un contatto.
Prima non avevano sentito in modo così profondo l'infelicità della vita, alcuni non l'avevano sentita affatto. Ora finalmente si destavano alla coscienza di tutto. Ora tutti capivano quale disperato groviglio fosse la vita, e come essa fosse così immensa da non concedere pace ad alcuno, non al più felice, non al più ricco: la vita per l'uomo era senza basi, senza un terreno saldo, senza verità. Ora capivano come fosse avvilente vivere come vivevano, senza sapere, senza realmente credere. Capivano a quale disperata solitudine fosse condannato ognuno, in mezzo all'impenetrabile oscurità. E capivano che a ciò bisognava metter fine, che dovevano partire in cerca di qualcosa d'altro, di qualcosa che valesse per tutti (...)

Senonché alcuni pensavano: esiste dunque realmente un dio? Uno disse: "Se anche esiste un dio, io ho la sensazione che non ne esiste uno per me". Un altro dichiarò: "Anch'io ho la sensazione che per me non esista alcun dio". Colui che aveva parlato con fervore rispose: "Un unico uomo non può desiderare di avere un dio; ma per noi milioni bisogna che un dio esista". A queste parole tutti credettero e si alzarono per seguirlo, per chiedere a dio conto della vita incomprensibile.
(...)
Sentivano che, in tutta la confusione e la molteplicità della vita, qualcosa li teneva finalmente uniti:la loro infelicità, la loro abissale miseria. Sentivano la profondità della loro disperazione, e sentivano che essa li univa, e se ne inebriavano. La percepivano come una forza possente, la forza dell'essere umano, che erompeva dalla loro anima in tumulto, e questa sensazione li inebriava. I felici si domandavano come avessero potuto essere felici. Gli infelici rimpiangevano di non esser stati ancora più infelici.

Guidati dall'oratore appassionato, partirono per chiedere a dio conto di tutto.

 P. Lagerkvist; Il sorriso eterno, Iperborea. (Pagg.65   e ss.)
Grazie ad : annavercors.

 


Postato da: giacabi a 11:16 | link | commenti
senso religioso, lagerkvist

domenica, 11 ottobre 2009

Solo quel che arde
***
diviene cenere.
Sacra è la cenere.

Tu mi sfiorasti
e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cener, consumato da te.

Così dice l'amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere è sacra.
Pär Lagerkvist


Postato da: giacabi a 19:12 | link | commenti
lagerkvist


Largerkvist e Giussani
***

  
 

Postato da: giacabi a 17:11 | link | commenti
giussani, lagerkvist

lunedì, 31 marzo 2008

IL Mistero affascina l’uomo più di ogni altra cosa
***
“Provava compassione per lui; le faceva veramente pena vederlo: le faceva tanta pena. Lui, per parte sua, non la guardava neppure: ma il motivo era che non provava piacere a far questo. Non provava per lei la minima affezione, neppure un briciolo e così non c'era da stupire che neanche la guardasse.   E adesso non voleva più possederla, di notte: questo era il peggio; o era la miglior prova che non provava più alcun affetto per lei. Lei soltanto era così sciocca da occuparsi ancora di questo miserevole soggetto. Quando era coricata la notte, piagnucolava tutta sola e non provava neppure più piacere a far questo. Strano... Non avrebbe mai creduto che le potesse accadere qualche cosa di simile. Che cosa poteva fare per riconquistarlo? Come avrebbe potuto sloggiare -quel crocifisso e far si che Barabba tornasse ad essere Barabba? Essa non sapeva in che modo si scaccino gli spiriti. Non aveva la più lontana idea di ciò e quello era uno spirito potente e pericoloso; lei ben lo capiva, ne aveva quasi paura, sebbene, per il solito, non fosse donna paurosa.
Si poteva capire, pensando a Barabba, quanto quello fosse potente, giacché s'era impossessato di un tipo grande e forte come lui, che prima d'allora sapeva vivere da solo.
Non ci si poteva raccapezzare. Né c'era da stupire che se ne avesse paura. Certo doveva essere una forza straordinaria perché era di uno che era stato messo sulla croce.
Ma no, non che avesse paura. Ma non le piaceva la gente crocifissa. Non erano niente per lei. Essa aveva un corpo grande e sviluppato a dovere e chi le piaceva era Barabba. Barabba quando era lui.”
Par Lagerkvist “Barabba” Città Armoniosa



Postato da: giacabi a 20:22 | link | commenti
mistero, lagerkvist

venerdì, 02 novembre 2007


Come la nube
***
Come la nube,
come la farfalla,
come l'alito lieve su uno specchio.

Fortuito,
Mutevole,
svanito in breve istante.

O signore di tutti i cieli, di tutti i
mondi, di tutti i destini,
che cosa hai inteso fare con me?


Par Lagerkvist - Som molnen



Postato da: giacabi a 20:20 | link | commenti
senso religioso, lagerkvist

martedì, 23 ottobre 2007

Solo quel che arde
***
Solo quel che arde
diviene cenere.
Sacra e' la cenere.
Tu mi sfiorasti
e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cenere, consumato da te.
Cosi' dice l'amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere e' sacra.
P. Lagerkvist

 

Postato da: giacabi a 20:28 | link | commenti
lagerkvist

lunedì, 09 luglio 2007

IL SENSO RELIGIOSO
***
Se credi in dio e non esiste un dio
Se credi in dio e non esiste un dio:
Se credi in dio e non esiste un dio,
allora è la tua fede miracolo anche maggiore.
Allora è davvero qualcosa di incomprensibilmente grande.
Perché giace una creatura nel fondo delle tenebre
 ed invoca qualcosa che non esiste?
Perché così avviene?
Non c'è nessuno che ode la voce invocante
nelle tenebre. Ma perché la voce esiste?.

Par Lagerkvist, "Se credi in dio e non esiste un dio", in Poesie, Guaraldi
 

Postato da: giacabi a 13:11 | link | commenti
senso religioso, lagerkvist

lunedì, 12 marzo 2007


Uno sconosciuto è il mio amico
***
Uno sconosciuto è il mio amico, uno che non conosco.
 Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è colmo di nostalgia.
 Perché egli non è presso di me.
 Perché egli forse non esiste affatto?
 Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?  
Che colmi tutta la terra della tua assenza?”. 
il mio amico, uno che non conosco.
 Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è colmo di nostalgia.
Perché egli non è presso di me.
Perché egli forse non esiste affatto?
Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?  
Che colmi tutta la terra della tua assenza?”.
Par Lagerkvist   Premio nobel per la letteratura

Postato da: giacabi a 22:08 | link | commenti
senso religioso, lagerkvist

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