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venerdì 17 febbraio 2012

Lutero


    
LUTERO SCONOSCIUTO(NASCOSTO):
 
L’ANTICIPATORE DELLA “SOLUZIONE FINALE”
***
 
L’ANTISEMITA E NON SOLO: “LI BRUCEREI IO STESSO”
 
IL “SILENZIO” DEGLI ULTIMI LUTERANI… ALTRO CHE QUELLO DI PIO XII !
 
 
di Antonio Margheriti Mastino

 
QUELLA SUA VECCHIAIA UN PO’ SUINA
 
Ma come fai a non ridere? Stavo leggendo le cronache, diciamolo, un po’ suine degli ultimi anni di Lutero. Soprattutto mi fa ridere che gli scribacchini presenti, con quella loro pignoleria tutta teutonica, annotassero ogni sciocchezza. Oltre che le perle di saggezza che l’eresiarca sempre più raramente perdeva dalla bocca, fra un bicchiere e l’altro, anche, diciamo… le perdite d’aria: dalla bocca certo, e dai restanti orifizi. Ormai anzianotto, ebbe alle calcagna uno scribacchino in particolare, che “catalogava” come un entomologo tutto quanto dicesse (e facesse) l’ex monaco, come fosse un oracolo. E spulciando fra le righe vedi il crescendo degenerativo: andando sempre più avanti dovette prender nota, questo qui pure, più di rutti, peti, e bestemmie “per far dispetto al diavolo”, che non colate di sapienza cristiana. E fra poco ve lo faccio vedere.
Di buona forchetta (e direi, aumentando il suo peso e il suo spirito belluino, di buona “forca”) e di ottimo e abbondante bicchiere, divenne quasi subito obeso. Dice: pure san Tommaso era obeso: sì, è vero, ma dalla nascita quasi, e perchè aveva disfunzioni ghiandolari, pare. Un gruppo di sofisticati gastronomi ha studiato il suo caso e ha stabilito che l’ultima “Dieta” che dovette affrontare, fu quella di Worms, nel 1591, quando, fallito il tentativo di ricucitura con Roma, fu scomunicato e messo al bando dal papa e dell’imperatore. E infatti scrivono i buongustai di professione: “I protestanti sono passati alla storia perché contestavano la vita dispendiosa che si conduceva a Roma, ma Lutero quando si sedeva a tavola non era molto diverso dai suoi avversari. Forse perché aveva trascorso l’infanzia tra i digiuni impostigli dai teutonici genitori, e la giovinezza tra quelli previsti nel convento Agostiniano di Erfurt. Quando Lutero uscì dall’ordine Agostiniano poté dare libero sfogo alla sua ghiottoneria, che pagò con i calcoli renali, la colite e l’ulcera”. 
Dicevo dei “bicchieri”. Un altro dato di colore del Lutero sconosciuto, cioè ad arte “nascosto”. Dipinto dagli anti-papisti come campione di mitezza e ascetismo penitenziale, dimenticarono un solo insignificante particolare: era un maledetto beone. Dice: ma no, era solo sanguigno. Eh no, ragazzi: era ‘mbriaco!… e la penitenza semmai la voleva far fare agli altri. Anche a dar retta agli “scribacchini” del Maestro risulta che, negli ultimi anni, l’alcol sempre più spesso andò prendendo nelle sue giornate il posto dello Spirito.
Annotano gli studiosi di gastronomia di cui sopra: “Al cibo, ma soprattutto alla birra non sapeva resistere”. Si scolava parecchie pinte della bionda bevanda mentre tuonava contro il vizio nazionale dei tedeschi, e a chi gli faceva notare l’incoerenza rispondeva: “Se il buon Dio mi perdona per averlo tradito per vent’anni come monaco cattolico, può perdonarmi anche un bicchierozzo trangugiato”.
 
HITLER: “LUTERO È IL VERO TEDESCO”
 
Siccome la Chiesa è per tutti gli “illuminati” la titolare di ogni nefandezza, corruzione e soprattutto omicidio passato, presente e futuro, e lo è nero su bianco, stranamente solo da inizio ’700 (oralmente lo è dai tempi della Riforma sino a… Chi l’ha Visto?), vediamo un po’ da che fogna sale la predica .
E’ bastata una mediocre commedia teatrale (opera di fantasia fatta filtrare come “opera storica” da certi segreti ma non sconosciuti uffici speciali sovietici messi su per sputtanare 24 ore su 24 la Chiesa cattolica) di un certo Hocchurth, comunista tedesco, per inventare da capo a piedi la frescaccia del “Silenzio” del Vicario. Che per essere “silenzio” ha già fatto troppo casino, a vuoto; e interi libri son stati costruiti su questo vuoto, vuoto che alimenta altro vuoto. Non un solo documento, che non fosse coniato in casa dalla STASI seduta stante, che abbia mai provato quel che insinuavano. Consapevoli della dinamica calunniosa, alla quale le cellule comuniste erano addestrate contro i “nemici del popolo”, e anche ben coscienti della maggiore efficacia e fascino sinistro delle “voci” fatte circolare ad arte senza troppi fronzoli probatori, si sono tenuti a debita distanza di sicurezza dai documenti originali dell’epoca. Che sapevano benissimo avrebbero smontato i loro teoremi: se potettero marciarci sino a tal punto è perché, almeno nei pochi paesi dove non comandavano loro, ancora su moltissimi documenti relativi alla Seconda Guerra, vigeva il segreto di Stato.
Ma questo è un altro discorso.
Scendiamo direttamente nella fogna, fino alle falde. Vi troveremo lì Lutero. Apriamo il tombino e risalendo tiriamoci dietro, turandoci il naso, l’olezzo di questo “arcangelo”.
E tiriamo pure fuori dalla naftalina una domanda che da decenni inutilmente attende d’essere pronunciata.
Signori anti-papisti, seguaci dell’arcangelo Lutero, se ancora esistete, come spiegate la faccenda dell’intera chiesa luterana, con (quasi) tutti i suoi vertici pastorali, che anima e core si schierò con Adolf Hitler? Non v’è nella città dove iniziò l’avventura luterana, nel museo che celebra l’ex agostiniano, anche una foto di un Fuhrer circondato da tutto l’establishment luterano a braccio teso, mentre Hitler proclama Lutero “vero rappresentante dello spirito tedesco”?
Escluso che questa associazione… a delinquere sia stata un puro caso, proviamo a vedere invece da dove nasce. E sorpresa: nasce da Lutero stesso. Lasciamo la parola direttamente all’arcangelo della cosiddetta Riforma.
Ce n’è per gli Ebrei, le donne, il papa, i contadini, gli handicappati, per tutti. Un posseduto da Patzuzu sarebbe stato più prudente. Ma scherzi a parte non è difficile scorgere l’ombra di Lui, il Principe dell’Omicidio, nell’opera e nel furor teutonicus di questo come di altri eresiarchi. Guardacaso quasi sempre di area mitteleuropea.
 
LUTERO CONTRO I CONTADINI: “SCANNATELI TUTTI”
 
Ecco l’edificante campionario del Lutero-pensiero. Non è difficile immaginare perchè piacesse a Hitler.
1 “Io, Lutero, vi dico”: uccidete, straziate, sgozzate, dagli ebrei fino agli storpi, “se potessi lo farei io stesso”. Un incipit che non promette niente di buono.
2 Lutero esortò i prìncipi a uccidere i contadini ribelli: 
<<Ritengo che sia meglio uccidere dei contadini che i principi e i magistrati, poiché i contadini prendono la spada senza l’autorità divina. [...] Il momento è talmente eccezionale che un principe può, spargendo sangue, guadagnarsi il cielo. Perciò cari signori sterminate, scannate, strangolate, e chi ha potere lo usi. Che ognuno pugnali, picchi e strozzi chi può e se morirai, buon per te, perché non potrai trovare una morte più beata. Muori infatti nell’ubbidienza alla parola e all’ordine divino>>.
 
Il risultato dell’intervento dei principi aizzati dallo stesso Lutero contro i contadini ribelli, è da infarto: nella battaglia finale di Frankenhausen fu atrocemente annientato un esercito di 10.000 contadini e cittadini comuni. Ma è solo la punta dell’iceberg: nella lotta campale lasciarono la pelle la bellezza di 100.000 persone, civili soprattutto. “Lasciarono la pelle” è usare un eufemismo: furono arsi vivi, trafitti, torturati, massacrati, accecati.
 
3 Lutero esorta a perseguitare coloro che predicano una fede diversa:
<<Se volessero predicare subito il vangelo puro, anche se fossero angeli o Gabriele che scende dal cielo … Se vogliono predicare, che dimostrino la propria vocazione o il proprio mandante … Se non lo vogliono fare, le autorità consegnino questi uomini al giusto compare, al mastro Hans (il boia) …>>
 
LUTERO FURIOSO ANTISEMITA: CHIEDE LA SOLUZIONE FINALE!
 
4 Lutero calunnia la popolazione ebraica e ne richiede la distruzione:
<<Se potessi lo (il concittadino ebreo) schiaccierei e lo trapasserei con la spada nella mia rabbia… Incendiate le loro sinagoghe o le loro scuole e ciò che non brucia seppellitelo con la terra e ricopritelo di sassi, in modo che nessuno ne possa più vedere una sola pietra o una sola macchia. E lo dovremmo fare in onore di nostro Signore e della cristianità, affinché Dio veda che siamo cristiani… Che si abbattano e si distruggano anche le loro case… Questi fannulloni e saccheggiatori non meritano alcuna grazia e alcuna pietà… Vietate loro di lodare, ringraziare e pregare pubblicamente Dio quando sono vicini a noi e di insegnare, punendoli con la perdita del corpo e della vita …Questi ebrei sono una cosa talmente disperata, malvagia, avvelenata e impossessata dal diavolo che sono stati e sono da 1400 anni la nostra piaga, la nostra pestilenza e la nostra sciagura. Infine, con loro abbiamo veramente il demonio>> (Martin Lutero, Gli ebrei e le loro menzogne, Wittenberg 1543)
Lutero arrivò ad affermare che Mosè, se “fosse stato ancora in vita, avrebbe incendiato lui stesso le scuole e le case degli ebrei”. Questo accadeva mentre nella “Roma dove siede in trono Lucifero”, gli ebrei potevano vivere una vita normale e tranquilla, portando avanti i loro mestieri, dei quali per primo il pontefice ne usufruiva, retribuendoli lautamente. E fra l’altro, il Ghetto famoso non glielo impose nessuno, lo richiesero loro stessi al papa, per “sentirsi più sicuri”, e in più ne chiesero anche la “chiusura” al tramonto: non tanto per difendersi da qualche eventuale improbabile “antisemita” nottambulo, ma piuttosto, essendo gli ebrei spesso banchieri e gioiellieri, per paura di qualche sicuro ladro notturno. Si fossero trovati male e insicuri nella città del papa, se ne sarebbero andati, come erano liberi di fare. Invece rimasero fino alla fine. E anche dopo. Anzi, le loro fortune economiche le dovevano proprio alla clientela prelatizia e cattolica, non di rado al papa stesso, il quale aveva sempre medici personali ebrei. E questo dimostra quanta fiducia ci fosse fra le due parti. Lutero di sarebbe fidato di un medico ebreo? O meglio: quale medico ebreo avrebbe accettato di curare Lutero?
Lutero pretendeva inoltre che agli ebrei venissero sottratti tutti gli scritti religiosi, che essi venissero arrestati, che venisse sottratto loro tutto il denaro e ogni bene e infine inviati ai lavori forzati. Pari pari il programma politico di Hitler e Himmler: la Soluzione Finale! Come si dice: da niente non nasce niente, ma da cosa nasce cosa.
 
LUTERO CONTRO TUTTI (BAMBINI HANDICAPPATI COMPRESI)
 
5 Lutero chiama anche alla “guerra” ed esorta ad “assassinare” gli avversari turchi:
<<… Agitate con gioia i pugni e colpite senza rimorsi, uccidete, saccheggiate e danneggiate fin che volete …>>
6Lutero pretende la morte degli usurai:
<<… se vengono sottoposti al supplizio della ruota e decapitati i briganti e gli assassini, quanto più si dovrebbero arrotare e svenare tutti gli usurai e cacciare, maledire e decapitare tutti gli spilorci…>>
7 Lutero pretende la morte dei coniugi fedifraghi:
Perché non uccidere gli adulteri?”, e la tortura per le prostitute: “Se io fossi il giudice, farei arrotare e svenare una prostituta francese velenosa come quella”. E qui rischia davvero di fare il deserto.
8 Per Lutero le donne che avevano “facoltà magiche” dovevano essere torturate e uccise:
<>.
9 Circa i bambini handicappati Lutero è chiaro:
<<E quando si parla dei bambini che assomigliano al diavolo … sono del parere… che essi siano stati rovinati dal diavolo … o che siano veri diavoli>>
Qualcuno ha notato e scritto, ricordandosi di questo precedente storico, che nel 1940/41 molte persone handicappate che erano state affidate ad apposite istituzioni protestati (per esempio a Neuendettelsau in Baviera) furono da queste consegnate alle autorità statali; proprio perchè si rifacevano espressamente alla dottrina statale di Lutero (ubbidienza alle autorità). “I responsabili sapevano che le persone consegnate sarebbero state tutte uccise”.
10 Infine Lutero avrebbe ucciso, va da sé, anche il papa:
<<Il papa è il diavolo; se potessi uccidere il diavolo, perché non dovrei farlo?>>
Ancora nelle scuole, sui libri di testo, ci insegnano quanto bravo e buono è Lutero, e della sua “civiltà” poi non ne parliamo! E manco a dirlo, di quanto è cattivo, ladro, cruento e pure un po’ zozzone il papa, qualsiasi papa. A qualcuno dei marxisti che compilano testi scolastici fosse mai venuto in mente che tale personaggio è il primo gradino, l’antesignano, l’anticipatore della futura dottrina e pratica nazista? Ma sì, ci avranno pensato di certo: solo che dinanzi al cattolicesimo, per questi marxisti, persino il nazismo è un male minore. Tanto più che all’epoca non ci pensarono due volte a farci un patto e dividersi la Polonia, guardacaso la cattolicissima fra tutte le nazioni.
Conclude in bellezza il “vescovo” luterano della Bavaria, per sua e nostra pace deceduto nel 1999, Hermann von Loewenico: “Vogliamo conservare l’eredità storica e la tradizione luterana quale nostra patria culturale e spirituale”. Auguri e figli maschi! Purchè non handicappati…

Postato da: giacabi a 07:23 | link | commenti (4)
lutero

giovedì, 04 novembre 2010

 A quanto pare non era uno stinco di santo  :-)

Martino Lutero: qualche spunto di realtà


Nel 1510 Martino Lutero, allora monaco agostiniano, si recò a Roma per portare una lettera di protesta in merito a una diatriba interna al suo Ordine. La volgata protestante vorrebbe che, di fronte al desolante spettacolo di decadenza ("una cloaca", dirà lui in riferimento sia all'Urbe che alla Chiesa), il monaco di Wittemberg fosse rimasto scioccato. Il ché avrebbe innescato in lui prima il rigetto, poi il dubbio e infine la ribellione. Dunque, una reazione forse esagerata ma tutto sommato giustificata. "Il cattolico Lutero rivoluzionario per caso", titolava Paolo Mieli sul Corriere della Sera, spiegando che "egli fu trascinato dagli eventi alla rottura con Roma" (02-10-2010).

Un'attenta lettura delle fonti originali ci fa vedere, invece, uno spirito irrequieto e già incline alla ribellione. Nel 500° anniversario del viaggio di Martino Lutero a Roma, forse è il caso di gettare uno sguardo su alcuni di questi documenti.

1. La "vocazione" religiosa di Lutero


L'ingresso di Martino Lutero nell'Ordine agostiniano non fu dovuto tanto ad una vocazione religiosa quanto al fatto che era latitante e voleva sfuggire alle autorità. Quando era studente di Diritto all'Università di Erfurt, Lutero si batté a duello con un compagno, Gerome Bluntz, uccidendolo. Per sfuggire alla giustizia, egli entrò allora nel monastero degli Eremiti di S. Agostino (1). Lo stesso Lutero ammise il vero motivo del suo ingresso in monastero: "Mi sono fatto monaco perché non mi potessero prendere. Se non lo avessi fatto, sarei stato arrestato. Ma così fu impossibile, visto che tutto l'Ordine Agostiniano mi proteggeva" (2).

Purtroppo, nel monastero non imparò a diventare buono. Egli stesso confessava in un sermone del 1529: "Io sono stato un monaco che voleva essere sinceramente pio. Al contrario, però, sono sprofondato ancor di più nel vizio. Sono stato un grande furfante ed un omicida" (3). La sua vita spirituale era in rovinoso declino. Nel 1516, Lutero scrisse: "Raramente ho il tempo di pregare il Breviario e di celebrare la Messa. Sono troppo sollecitato dalle tentazioni della carne, del mondo e del diavolo" (4). Ancora nel 1516 egli dichiarava: "Confesso che la mia vita è sempre più prossima all'inferno. Giorno dopo giorno divento più abietto" (5).

Nel convento, Lutero era soggetto a frequenti crisi di nervi, ad allucinazioni deliranti, in preda anche a segni di possessione. Nel guardare il crocifisso egli spesso era assalito da convulsioni e cadeva a terra (6). Quando celebrava la Messa, era preso dal terrore: "Arrivato all'Offertorio ero così spaventato che volevo fuggire. Mormoravo ‘Ho paura! Ho paura!'" (7).

Agitato, nervoso, continuamente in crisi, tentato dal diavolo (che, secondo lui, gli appariva in forma di un enorme cane nero col quale condivideva perfino il letto) roso dai rimorsi, Lutero cominciò a formarsi l'idea che fosse predestinato alla dannazione eterna, e questo gli faceva odiare Dio: "Quando penso al mio destino dimentico la carità verso Cristo. Per me, Dio non è che uno scellerato. L'idea della predestinazione cancella in me il Laudate, è un blasphemate che mi viene allo spirito" (8).

Lutero, insomma, si immaginava già nell'inferno: "Io soffrivo le torture dell'inferno, ne ero divorato. Mi assaliva perfino la tentazione di bestemmiare contro Dio, quel Dio rozzo, iniquo. Io avrei mille volte preferito che non ci fosse Dio!" (9).

2. L'apostasia di Lutero. La dottrina della giustificazione


Lutero non faceva nulla per lottare contro i suoi difetti. I suoi confratelli agostiniani lo descrivevano come "nervoso, di umore molto sgradevole, arrogante, ribelle, sempre pronto a discutere e ad insultare". Egli stesso dirà di sé: "Io mi lasciavo prendere dalla collera e dall'invidia" (10).

Eccitato da cattive letture, orgoglioso al punto di non accettare nessuna autorità, Lutero cominciò a contestare diversi punti della dottrina cattolica fino a rigettarli quasi completamente.

Lutero difendeva le sue rivoluzionarie idee in modo arrogante, ritenendosi "l'uomo della Provvidenza, chiamato per illuminare la Chiesa con un grande bagliore". "Chi non crede con la mia fede è destinato all'inferno — proclamava —  La mia dottrina e la dottrina di Dio sono la stessa cosa. Il mio giudizio è il giudizio di Dio" (11).

In un'altra lettera ecco cosa dice di se stesso: "Non vi sembra un uomo stravagante questo Lutero? Quanto a me, penso che egli sia Dio" (12). Sulle sue dottrine egli asseriva ancora: "Sono certo che i miei dogmi vengono dal cielo. Io vincerò, il Papato crollerà nonostante le porte dell'inferno!" (13).

Fu in queste lamentevoli condizioni spirituali che, verso la fine del 1518, successe ciò che Lutero stesso ha chiamato «das Turmerlebniss», l'avvenimento della Torre, vero punto di partenza del protestantesimo. In cosa è consistito questo «Turmerlebniss»? Lutero stava, molto prosaicamente, seduto al WC nella torre che serviva di bagno del monastero, quando improvvisamente ebbe un'"illuminazione" che lo fece "pensare in un'altro modo":

"Le parole giustizia e giustizia di Dio — scrive Lutero  — si ripercuotevano nel fondo della mia coscienza come un fulmine che distrugge tutto. Io ero paralizzato e pensavo: Si Dio è giusto, egli punisce. E, siccome continuavo a pensare a ciò, sono improvvisamente venute al mio spirito le parole di Habacuc: Il giusto vive della fede. E ancora: La giustificazione di Dio si manifesta senza l'azione della legge. A partire da questo punto, io ho cominciato a pensare in altro modo" (14).

Questo "altro modo" era la dottrina della giustificazione per la sola fede, indipendente dalle opere, la pietra angolare del protestantesimo.

Secondo Lutero, i meriti sovrabbondanti di Nostro Signore Gesù Cristo assicurano agli uomini la salvezza eterna. All'uomo, quindi, basta credere per salvarsi: "Il Vangelo non ci dice cosa dobbiamo fare, esso non esige niente da noi. (...) [Il Vangelo dice semplicemente] credi e sarai salvato" (15)

Di conseguenza, su questa terra possiamo anche condurre una vita di peccato senza rimorsi di coscienza né timore della giustizia di Dio, poiché basta avere fede che siamo già salvati: "Anche se ho fatto del male, non importa. Cristo ha sofferto per me. A questo si riduce il cristianesimo. Dobbiamo sentire che non abbiamo peccato, anche quando abbiamo peccato. I nostri peccati aderiscono a Cristo, che è il salvatore del peccato" (16).

Lutero anzi sosteneva che, per rafforzare la nostra fede, dobbiamo peccare sempre di più. Così rimarrà chiaro che è Cristo che ci salva e non noi. Quest'idea Lutero la sintetizzava nella sua nota formula: esto peccator et pecca fortiter. In una lettera all'intimo amico Melantone del 1° agosto 1521, Lutero afferma: "Sii peccatore e pecca fortemente ma con ancora più fermezza credi e rallegrati in Cristo. (...) Durante la vita presente dobbiamo peccare" (17).

Scrivendo a un'altro seguace, Lutero diceva ugualmente: "Devi bere con più abbondanza, giocare, divertirti e anche fare qualche peccato. (...) In caso il diavolo ti dica: Non bere! Tu devi rispondere: in nome di Gesù Cristo, berrò di più! (...) Tutto il decalogo deve svanirsi dagli occhi e dall'anima" (18).

A un'altro amico, egli scrisse ancora: "Dio ti obbliga solo a credere. In tutte le altre cose ti lascia libero e signore di fare quello che vuoi, senza pericolo alcuno di coscienza. Egli non se ne cura, quando anche lasciassi tua moglie, abbandonassi il tuo padrone e non fossi fedele ad alcun vincolo" (19).

Ovviamente, le conseguenze dell'applicazione di queste dottrine non potevano essere altro che il dilagare del peccato e del vizio. Lutero stesso lo ammette. Per quanto riguardava i suoi seguaci protestanti, egli scriveva: "Sono sette volte peggiori di una volta. Dopo la predicazione della nostra dottrina, gli uomini si sono dati al furto, alla menzogna, all'impostura, alla crapula, all'ubriachezza e a ogni genere di vizi. Abbiamo espulso il demonio — il papato — e ne sono venuti sette peggiori" (20).

3. Un uomo pieno di vizi


Il primo a piombare nel vizio è stato proprio lui. Il 13 giugno 1521, scrisse a Melantone: "Io mi trovo qui insensato e indurito, sprofondato nell'ozio, pregando poco e senza più gemere per la Chiesa di Dio, perché nelle mie carni indomite ardo di grandi fiamme. Insomma, io che dovrei avere il fervore dello spirito, ho il fervore della carne, della libidine, della pigrizia, dell'ozio e della sonnolenza" (21).

In un'altro scritto, Lutero è altrettanto chiaro: "Sono un uomo esposto e coinvolto nella vita di società, nella crapula, nelle passioni carnali, nella negligenza ed in altre molestie" (22).

Lutero rapì dal convento una monaca cistercense, Caterina Bora, e la prese per amante. Nel 1525, "per chiudere le cattive lingue", secondo quanto dichiarava, l'ha sposata, nonostante tutte e due avessero fatto voto di castità. Lutero aveva una chiara nozione della riprovevole azione che aveva compiuto. Egli scrisse al riguardo: "Con il mio matrimonio sono diventato così spregevole che gli angeli rideranno di me e i demoni piangeranno" (23).

Ma Caterina non fu l'unica donna nella sua vita. Egli aveva la brutta abitudine di avere rapporti carnali con monache apostate, che egli stesso addescava dai conventi. Su di lui scrive il suo seguace Melantone: "Lutero è un uomo estremamente perverso. Le suore che egli ha tirato fuori dal convento lo hanno sedotto con grande astuzia ed hanno finito col prenderlo. Egli ha con loro frequenti rapporti carnali" (24).

Lutero non faceva segreto della sua immoralità. In una lettera all'amico Spalatino leggiamo infatti: "Io sono palesemente un'uomo depravato. Ho tanto a che fare con le donne, che da un po' di tempo sono diventato un donnaiolo. (...) Ho avuto tre mogli allo stesso tempo, e le ho amate così ardentemente che ne ho perse due, andate a vivere con altri uomini" (25).

Lutero aveva anche il vizio dell'ubriachezza e della gola. "Nel bere birra — affermava — non c'è nessuno che si possa paragonare a me". E in una lettera a Caterina, diceva: "Sto mangiando come un boemio e bevendo come un tedesco. Lodato sia Dio!" (26). Verso la fine della vita, l'ubriachezza lo dominava totalmente: "Spendo le mie giornate nell'ozio e nell'ubriachezza" (27).

4. Bestemmiatore


Ma forse in nessun altro campo si è manifestato tanto il cattivo spirito di Lutero quanto nella sua tendenza a bestemmiare, specie contro la Chiesa ed il Papato. Seguono alcuni esempi, tutti tratti dalle sue lettere e sermoni:

"Certamente Dio è grande e potente, buono e misericordioso, ma è anche stupido. È un tiranno" (28).
"Cristo ha commesso l'adulterio una prima volta con la donna della fontana di cui ci parla Giovanni. Non si mormorava intorno a lui: Che ha fatto dunque con essa? Poi ha avuto rapporti sessuali con Maria Maddalena, quindi con la donna adultera. Così Cristo, tanto pio, ha dovuto anche lui fornicare prima di morire" (29).

Lutero fa di Dio il vero responsabile del tradimento di Giuda e della rivolta di Adamo. "Lutero — commenta lo storico protestante Funck Brentano — arriva a dichiarare che Giuda, tradendo Cristo, agì per imperiosa decisione dell'Onnipotente. La sua volontà [di Giuda] era diretta da Dio; Dio lo muoveva con la sua onnipotenza. Lo stesso Adamo, nel paradiso terrestre fu costretto ad agire come agì. Egli fu messo da Dio in una situazione tale che gli era impossibile non cadere" (30).

"Tutte le case chiuse, tutti gli omicidi, le morti, i furti e gli adulteri sono meno riprovevoli che l'abominazione della Messa papista" (31).

Non meraviglia che, mosso da tali idee, Lutero scrivesse a Melantone a proposito delle sanguinose persecuzioni di Enrico VIII contro i cattolici inglesi: "È permesso abbandonarsi alla collera, quando si sa che specie di traditori, ladri e assassini sono i papi, i loro cardinali, i loro legati. Piacesse a Dio che vari re di Inghilterra si impegnassero a farli scomparire" (32).

"Perché non acchiappiamo papa, cardinali e tutta la cricca della Sodoma romana e ci laviamo le mani con il loro sangue?" (33).
 
"La corte di Roma è governata per un vero Anticristo, di cui ci parla S. Paolo. (...) Credo di poter dimostrare che, nei giorni nostri, il Papa è peggio dei turchi" (34).

"Così come Mosè ha distrutto il vitello d'oro, così dobbiamo fare noi con il papato, fino a ridurlo in ceneri. (...) Vorrei abolire tutti i conventi, vorrei farli sparire, raderli al suolo (...) affinché di essi non rimanga sulla terra neanche la memoria" (35).

Nella risposta alla bolla di scomunica, Lutero scrisse con arroganza: "Io e tutti i servi di Gesù Cristo riteniamo ormai il trono pontificio occupato da Satana, come la sede dell'Anticristo, noi ci rifiutiamo di ubbidire" (36).

Lutero è morto in mezzo a orribili bestemmie contro il Papato, contro la Chiesa e contro i santi. Sentendo arrivare la fine, ha dettato una "preghiera" che finiva così: "Muoio odiando il Papa. (...) Vivo, io ero la tua peste, morto sarò la tua morte, o Papa!"

Note_____________________________
1. Dietrich Emme, Martin Luther, Seine Jugend und Studienzeit 1483-1505. Eine dokumentarische Darstellung, (Bonn, 1983).
2. In Dietrich Emme, Warum ging Luther ins Kloster? In Theologishes, 1984, pp. 6188-6192.
3. Id. Ibid. Emme cita il documento originale: Wa W, 29, 50, 18.
4. W.M.L. de Wette, Luther, M., Briefe, Sendshreiben und Bedenken vollstandig Gesammelt, Berlino, 1825-1828,  I, p. 41.
5. Id., ibid., I, 323.
6. Franz Funck Brentanno, Luther, Parigi, Grasset, 1934, pp. 29-39.
7. Martin Luther,  Werke, ed. Weimar, 1883, I, 487. Tischrede del 5 maggio 1532.
8. Brentanno, op. cit., p. 53.
9. Id., ibid., p. 32.
10. Id., ibid.
11. D. Martin Luther, Werke, ed. di Weimar, 1883, X, 2, Abt. 107.
12. Martin Luther, Werke, ed. di Wittemberg, 1551, t. IV, p. 378.
13. D. Martin Luther, Werke, Weimar, X, 2, Abt. 184.
14. Brentanno, op. cit., pp. 65-73.
15. D. Martin Luther, Werke, Weimar, XXV, 329.
16. Id. Ibid., XXV, 331.
17. De Wette, op. cit., II, p. 37.
18. De Wette, op. cit., ibid.
19. Werke, ed. Weimar, XII, p. 131.
20. Werke, ed Weimar, XXVIII, p. 763.
21. De Wette, op. cit., II, p. 22.
22. De Wette, op. cit., I, 232.
23. De Wette, op. cit., III, 2,3.
24. De Wette, op. cit., III, 3.
25. De Wette, op. cit., III, 9.
26. In Carl August Burkardt, Dr. Martin Luther, Briefwechsel, Leipzig, 1886, p. 357.
27. De Wette,op. cit., II, 6.
28. Martin Luther,  Tischreden, No. 953, Werke, ed. Weimar, I, 487.
29. Martin Luther, Tischreden, No. 1472, Werke, ed Weimar, XI, 107.
30. Brentanno, op. cit., p. 246.
31. Martin Luther, Werke, ed. Weimar,  XV, 773-774.
32. Brentanno, op. cit., p. 354.
33. Id., ibid., p. 104.
34. Id., ibid., p. 63.
35. Martin Luther, Werke, ed. Weimar, VIII, 624.
36. Citato Brentanno, op. cit., p. 100.

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