Cosa ha detto madre Teresa
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Fate che chiunque venga a voi se ne vada
sentendosi meglio e più felice.
Tutti devono vedere la bontà del vostro viso,
nei vostri occhi, nel vostro sorriso.
La gioia traspare dagli occhi,
si manifesta quando parliamo e camminiamo.
Non può essere racchiusa dentro di noi. Trabocca.
La gioia è molto contagiosa.
Il vero amore deve sempre fare male.
Deve essere doloroso amare qualcuno,
doloroso lasciare qualcuno.
Solo allora si ama sinceramente.
Abbiamo bisogno di trovare Dio,
ma non possiamo di certo trovarLo
nel rumore e nell'inquietudine.
Dio è amico del silenzio.
Osservate come la natura
- gli alberi, i fiori, e l'erba -
cresce in silenzio.
Osservate le stelle, la luna e il sole,
come si muovono in silenzio.
Più riceviamo in silenziosa preghiera,
più riusciamo a dare
con le nostre azioni.
Di fronte alle difficoltà, ai dubbi ed alle obiezioni, abbiate fiducia in Lui. Egli non vi deluderà. Se Dio non fornisce i mezzi, significa che non vuole che quel particolare lavoro venga fatto. Se desidera che venga fatto, ve ne renderà i mezzi. Perciò non preoccupatevi.
Ieri è trascorso. Domani deve ancora venire.
Noi abbiamo solo l'oggi.
Se aiutiamo i nostri figli
ad essere ciò che dovrebbero essere oggi,
avranno il coraggio necessario
per affrontare la vita con maggior amore.
La gioia dev'essere uno dei cardini della nostra vita.
E' il pegno di una personalità generosa.
A volte è altresì un manto che avvolge
una vita di sacrificio e di donazione di sé.
Una persona che possiede questa dote spesso raggiunge alti vertici.
Splende come un sole in seno a una comunità.
Comincio sempre la mia preghiera in silenzio, perché è nel silenzio del cuore che Dio parla. Dio è amico del silenzio: dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta non è quello che diciamo noi, ma quello che Lui dice a noi e attraverso di noi.
La povertà più grande che c'è nel mondo non è la mancanza di cibo ma quella d'amore. C'è la povertà della gente che non è soddisfatta da ciò che ha, che non è capace di soffrire, che si abbandona alla disperazione. La povertà di cuore spesso è più difficile da combattere e sconfiggere.
L'amore non vive di parole
né può essere spiegato a parole.
Le persone che sia amano
in modo totale e sincero
sono le più felici del mondo.
Magari hanno poco,
magari non hanno nulla,
ma sono persone felici.
Tutto dipende dal modo
in cui ci amiamo.
Non cercate Gesù in terre lontane:
Lui non è là.
E' vicino a voi.
E' con voi.
Basta che teniate il lume acceso
e Lo vedrete sempre.
Continuate a riempire il lume
con piccole gocce d'amore
e vedrete quanto è dolce
il Dio che amate.
Non dimenticherò mai il giorno in cui, camminando per una strada di Londra, vidi un uomo seduto, che sembrava terribilmente solo. Andai verso di lui, gli presi la mano e la strinsi. Lui allora esclamò: "Dopo tanto tempo, sento finalmente il calore di una mano umana". Il suo viso s'illuminò. Sentiva che c'era qualcuno che teneva a lui. Capii che un'azione così piccola poteva dare tanta gioia.
Non importa quanto si dà,
ma quanto amore si mette nel dare.
Oggi la gente è affamata d'amore,
e l'amore è la sola risposta
alla solitudine e alla grande povertà.
In alcuni paesi non c'è fame di pane,
la gente soffre invece di terribile solitudine,
terribile disperazione, terribile odio,
perché si sente indesiderata,
derelitta e senza speranza.
ha dimenticato come si fa a sorridere.
ha dimenticato la bellezza del tocco umano.
ha dimenticato cos'è l'amore degli uomini.
Ha bisogno di qualcuno che
la capisca e la rispetti.
Ogni opera d'amore fatta con il cuore
avvicina a Dio.
Quello che facciamo
è soltanto una goccia nell'oceano.
ma se non ci fosse quella goccia
all'oceano mancherebbe.
Sappiamo che se vogliamo amare veramente,
dobbiamo imparare a perdonare.
Perdonate e chiedete di essere perdonati;
scusate invece di accusare.
La riconciliazione avviene
per prima cosa in noi stessi,
non con gli altri.
Inizia da un cuore puro.
Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo;
quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare;
quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro;
quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento;
quando sono umiliata, fa che io abbia qualcuno da lodare;
quando sono scoraggiata, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia;
quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi;
quando penso solo a me stessa, attira la mia attenzione su un'altra persona.
Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli, che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati.
Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano,
e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia.
Sono una piccola matita
nelle mani di Dio ...
Io sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro.
È Lui che pensa. È Lui che scrive.
La matita non ha nulla a che fare con tutto questo.
La matita deve solo poter essere usata.
Spesso si vedono fili metallici
piccoli o grandi, vecchi o nuovi,
cavi elettrici economici o costosi
che restano inutilizzati,
perchè se non vi passa la corrente
non servono a far luce.
I fili siamo voi ed io, la corrente è Dio.
Noi possiamo decidere
di lasciar passare la corrente
attraverso di noi, di essere usati,
o possiamo rifiutare di essere usati
e permettere all'oscurità
di diffondersi.
Trova il tempo
Trova il tempo di pensare
Trova il tempo di pregare
Trova il tempo di ridere
È la fonte del potere
È il più grande potere sulla Terra
È la musica dell'anima.
Trova il tempo per giocare
Trova il tempo per amare ed essere amato
Trova il tempo di dare
È il segreto dell'eterna giovinezza
È il privilegio dato da Dio
La giornata è troppo corta per essere egoisti.
Trova il tempo di leggere
Trova il tempo di essere amico
Trova il tempo di lavorare
E' la fonte della saggezza
E' la strada della felicità
E' il prezzo del successo.
Trova il tempo di fare la carità
E' la chiave del Paradiso.
Ama
Ama finchè non ti fa male,
e se ti fa male,
proprio per questo sarà meglio.
Perchè lamentarsi?
Se accetti la sofferenza
e la offri a Dio, ti darà gioia.
La sofferenza
è un grande dono di Dio:
chi l’accoglie,
chi ama con tutto il cuore,
chi offre se stesso
ne conosce il valore.
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c`è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`è un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite …
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c`è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!
La peggiore malattia oggi
è il non sentirsi desiderati
nè amati, il sentirsi abbandonati.
Vi sono molte persone al mondo
che muoiono di fame,
ma un numero ancora maggiore
muore per mancanza d’amore.
Ognuno ha bisogno di amore.
Ognuno deve sapere
di essere desiderato, di essere amato,
e di essere importante per Dio.
Vi è fame d’amore,
e vi è fame di Dio.
Ama la vita così com'è
Amala pienamente, senza pretese;
amala quando ti amano o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re.
Amala quando ti rubano tutto,
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo nemmeno un pò.
Amala nella piena felicità,
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando ti senti debole.
Amala quando hai paura,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!
Trova un minuto per pensare, trova un minuto per pregare,
trova un minuto per ridere.
Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposart ... i,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione.
Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito
e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia:
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza.
Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
da:Cosa ha detto madre Teresa - Testi
Postato da: giacabi a 06:32 |
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amicizia, madre teresa
Sorridetevi l'un l'altro
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Sorridetevi l'un l'altro, sorridete a vostra moglie, sorridete a vostro marito, sorridete ai figli, sorridetevi l'un l'altro, non importa chi sia, e questo vi aiuterà a crescere con più amore l'uno per l'altro. ***
(Madre Teresa di Calcutta)
Postato da: giacabi a 14:35 |
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madre teresa, sorriso gesù
L'amicizia
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Gli amanti e gli amici desiderano due cose: di amarsi al punto di entrare l'uno nell'altro e diventare un solo essere e di amarsi al punto che la loro unione non ne soffra, quand'anche fossero divisi dalla metà del globo terrestre.***
(Simone Weil)
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Trova il tempo di essere amico: è la strada della felicità.(Madre Teresa di Calcutta
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[L'amicizia] Unica tra tutti gli affetti, essa sembra innalzare l'uomo al livello degli dèi, o degli angeli. Clive Staples Lewis
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L'amicizia percorre danzando la terra, recando a noi tutti l'appello di aprire gli occhi sulla felicitàEpicuro
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Quaggiù
non c'è nulla di più santo da desiderare, nulla di più utile da
cercare, nulla più difficile da trovare, niente più dolce da provare,
niente più fruttuoso da conservare dell'amicizia.Rievaulx
All'amico si deve dire la verità; senza di essa il nome di amicizia non vale più nulla.
Rievaulx
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L'uomo d'animo sincero vive soprattutto nella saggezza e nell'amicizia, l'una bene mortale, l'altra bene immortale.Epicuro
Postato da: giacabi a 14:54 |
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amicizia, madre teresa, lewis, weil, aelredo
Il sorriso è il principio dell’amore
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Dovreste
conoscere ciò che vuole dire povertà, forse la nostra gente ha molti
beni materiali, forse ha tutto, ma credo che se guardiamo nelle nostre
case, vediamo quanto è difficile talvolta trovare un sorriso e il
sorriso è il principio dell’amore. Allora incontriamoci con un sorriso e
una volta che abbiamo cominciato l’un l’altro a amarci diviene naturale
fare qualcosa per gli altri. Madre Teresa
Postato da: giacabi a 12:46 |
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madre teresa, sorriso gesù
L'ANGELO GOVINDO
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Siete
venuti in tanti a onorare mio figlio e allora, sfidando le lacrime in
agguato e la voce malferma, voglio dirvi qualche parola al cospetto di
Govindo. Quella di Govindo è stata una storia avventurosa, drammatica,
bellissima e misteriosa. E interrogando questo mistero
in questi giorni mi si è fissata in cuore l’immagine, indelebile, di
venerdì scorso, il giorno della morte: tutta la mia famiglia in
ginocchio, in lacrime e in preghiera, attorno al letto di Govindo che ci
lasciava. Ecco dunque una prima risposta, un primo pezzo di quel
mistero: Govindo, come una lanterna viva, ha tenuto insieme la mia
famiglia. Poi in quella stessa immagine ho visto anche un piccolo
patriarca che, dal suo letto di morte, con i suoi occhi da bambino
posati su di noi benchè mezzi nascosti da una maschera ad ossigeno non
adatta per il suo piccolo viso, diceva: vi ho rifornito di amore fino ad
oggi, continuerò a farlo anche dopo. E’ per questo che non di strazio
vi voglio parlare ma di gratitudine. E ho tanti grazie da dire.Innanzitutto grazie Te Signore della vita, che hai chiamato all’esistenza Govindo, senza di Te Govindo non poteva esserci. Tu gli hai disegnato un destino pieno di sorprese, scritto con tante matite colorate, con tante persone. E ci hai anche ridetto attraverso di lui il Tuo sistema preferito, il Tuo trucco per farTi trovare: Tu nascondi le gemme più preziose della Tua creazione in involucri da poco (anche se Govindo era bellissimo), poveri, fragili, malati. In involucri spesso rifiutati. Come disse la sister all’orfanotrofio a Calcutta a mia moglie Marina: non prendete un bambino sano, prendete uno di quelli che nessuno vuole. E che affare abbiamo fatto! Grazie Signore.
Grazie alla Madonna, che in tutti questi anni, densi di problemi e di tribolazioni, che non sono mancate, ed anche di gioie e di allegria, non ci ha mai fatto mancare nulla, ha tenuto tutta la mia famiglia sotto il Suo manto protettivo. Ci tengo a ringraziarla qui, in questa chiesa dedicata alla Vergine del Carmelo, alla Madonna della Traspontina, di cui sono devoto perché è la mia parrocchia. E, dovete sapere, che Govindo ha avuto una apparizione di questa venerata Madonna. Qui devo aggiungere un grazie a Mario, membro della Confraternita dello scapolare, che ogni anno porta in processione nel quartiere di Borgo la bella statua della Madonna che vedete nella Cappella lì a sinistra. Bene, non posso dimenticare quella volta che Mario fece fermare la Madonna sotto casa mia, abitiamo al primo piano, perchè vide da sotto Govindo affacciato in braccio a me. E così la Madonna ci ha salutato appena fuori della finestra, ci ha quasi guardati in faccia e ci fu uno spontaneo applauso dei fedeli in processione. Non posso dimenticare questo gesto di benevolenza. Dunque grazie a Mario, che conosco appena di vista e grazie a Maria Vergine.
Govindo ha avuto tanti amici. Lo vediamo anche oggi in questa chiesa così piena. Ma oggi si prega per lui in varie parti del mondo, a Buenos Aires, a Gerusalemme, a Calcutta, a Milano (il giorno dopo ho saputo anche in Africa e in Cina, ndr). Ne voglio ringraziare alcuni: il Coro che ha addolcito questa liturgia. Grazie. Gli amici della prima ora - come la nostra padrona di casa Paola che nei primi tempi, quando io e Marina dovevamo lavorare, ha portato con la sua macchina Gogo a riabilitazione, grazie Paola - e quelli dell’ultima ora, come don Mario, il sacerdote che abbiamo chiamato venerdì per l’Estrema Unzione e lui invece ha proposto di cresimarlo, regalando così a Govindo una madrina in extremis come Sister Elena, che si trovava lì al capezzale ed è stata nominata lì, sul campo. Grazie don Mario. E poi tanti amici non solo miei e di Marina, ma anche dei miei figli, i quali hanno esibito sempre Gogo come una medaglia e l’hanno fatto conoscere a tutti i loro amici, che ora vedo qui. Grazie. E poi grazie a voi colleghi di lavoro miei e di Marina, che in questi anni mi avete spesso chiesto come stava Gogo, che in questi giorni mi avete inondato di sms (ho cercato di rispondere a tutti). In ogni messaggio c’era una stilla di affetto sincero. Vi ringrazio.
Govindo è arrivato in una famiglia numerosa, ma era anche circondato da famiglie numerose. Perciò ha avuto tanti parenti. Troppi per menzionarli tutti. Ma qualcuno lo voglio ricordare, innanzitutto le due nonne: la nonna Liliana che lo ha preceduto qualche mese fa andando a fare un picchetto d’onore di famiglia in Paradiso, e la nonna Klara, che è qui, ed ha ha condiviso fino all’ultimo le ansie e le gioie di Govindo. Gli zii li salto perché sono troppi, così anche i cugini. Voglio invece spendere due parole sui nipotini di Govindo, i figli dei cugini nati in questi dodici anni e che guardavano questo strano bambino che non cresceva, che restava sempre uguale mentre loro ogni anno diventavano più grandi, che non mangiava per bocca come loro bensì tramite un tubo, che negli ultimi anni aveva anche un po’ di barba ma una corporatura più piccola della loro; facevano all’inizio, timorosi, qualche domanda perplessa, poi alla fine Gogo è diventato per tutti una presenza familiare su cui riversavano il loro affetto di bambini. Grazie ai nipotini di Bruxelles e di Milano. Da ultimo grazie a mia sorella Margherita e a suo marito Maurizio, a Nicola e Gigina di Gallipoli per essersi assunti davanti alla legge l’impegno di occuparsi di Govindo nel caso della scomparsa dei suoi genitori adottivi. Grazie anche a voi, senza le vostre firme Govindo non sarebbe arrivato.
Govindo - lo abbiamo sentito nell’omelia di padre Bernardo - ha avuto tante mamme. Quella Celeste l’ho già ringraziata. Voglio qui ringraziare la mamma carnale, che io non conosco. Tu hai abbandonato tuo figlio, sicuramente in preda all’angoscia, non so perché, forse la malattia incurabile, d’altra parte in India con un sistema sociale così diverso dal nostro… forse altro. Non so, forse ci pensi ancora. Sicuramente ti è costato molto. Grazie perché non lo hai soppresso, lo hai dato a chi poteva farlo vivere. Stai sicura che Gogo ora pensa anche al tuo bene e anche noi preghiamo per te.E qui siamo arrivati ad una mamma potente, madre di tantissimi figli, come Madre Teresa. Cara Madre, ti devo delle scuse perché in questi giorni di intenso dolore in cui ho pregato tanto ed ho chiesto di pregare perché Govindo ci fosse risparmiato mi sono sentito un po’ in conflitto di preghiera con te. Ho infatti avuto il sospetto che tu invece pregassi perché avevi voglia di tornare a giocare con lui come accadeva nell’ultimo anno della tua vita, quando Govindo all’orfanotrofio era diventato un po’ la tua mascotte. E ho immaginato che in Cielo si fosse aperto un arbitrato, quale preghiera deve vincere? Naturalmente non c’è stato nessun arbitrato e le tue preghiere hanno vinto perché tu, Beata, conosci il vero bene delle persone e di Govindo. Un bene che ha come misura l’infinito Bene e che spacca, supera, i criteri umani, anche quelli buoni e sinceri dei nostri affetti più profondi. Grazie Madre a te ed alle tue figlie che hanno voluto tanto bene a Govindo, da sister Shanta che lo imboccava col riso all’orfanotrofio di Shishu Bavan a Sister Elena madrina di cresima. Ultima mamma è arrivata Marina, mia moglie. Grazie Marina. Questa parte della storia di Govindo è iniziata con te, nel novembre di 14 anni fa quando hai incontrato Govindo a Calcutta, dove ti aveva mandato il tuo direttore per un servizio su Madre Teresa – grazie anche a te direttore, sei stato strumento inconsapevole, se non avessi inviato Marina Govindo non sarebbe arrivato -. Da uno di quegli slanci del tuo cuore generoso, che ho imparato ormai a conoscere in questi quasi trenta anni di matrimonio, è fuoriuscito quello sguardo di intesa tra te e Govindo che è all’origine del suo arrivo nella nostra famiglia. Ho conosciuto poi da vicino le tue angosce, le tue premure, le tue tenerezze le tue fatiche di mamma. Grazie Marina per tutto questo.In appendice a Marina non posso non ringraziare i miei splendidi figlioli, la vice mamma Maria, la primogenita, che ha accudito il fratellino quando papà e mamma erano al lavoro e le donne erano di riposo – a proposito grazie anche a loro, a Nella, Marya, Dorina, Halina -; grazie alla assennata Angela che, a differenza di tutti noi, si è assunta l’onere di fare le punture di antibiotico nel corpicino gracile del fratellino in questi ultimi giorni, noi non osavamo, lei ha preso il coraggio a due mani e le ha fatte; grazie a Cristina, che è stata la cantante, la fotografa, lo vestiva per le foto, e quindi è stata modista per Gogo; grazie a Luigi, il compagno prediletto di giochi.
Da ultimo un doppio grazie a te, figlio mio. Mi hai fatto sentire una papà scelto da suo figlio, prescelto, mi hai fatto sentire un papà migliore di quello che ero, non mi hai mai lesinato un sorriso, mi hai sempre cercato con le tue braccia, ti sei sempre avvinghiato al mio collo, anche quando non ero d’umore giusto. Mi hai reso, insieme coi tuoi fratelli, un papà felice. Grazie figlio mio.Il secondo grazie te lo preannuncio soltanto. La mia anima così appesantita da peccati, incoerenze, aridità, non può competere con la tua, così pura, limpida, innocente e perciò vicinissima a Dio. Però ho ancora una carta da giocare, sono tuo padre, mi devi l’obbedienza, ti chiedo perciò di aiutarmi a trasformare, d’ora innanzi, questo vuoto che mi annichilisce, che ci annichilisce, vero Marina?, in qualcosa di buono, in una nuova forma di quel bene che tanto ci hai regalato. Tu sei un figlio buono e so che lo farai. E io allora verrò a dirti il mio secondo grazie, quello definitivo, di persona, quando Iddio vorrà. Ciao figliolo amato.
(Tommaso R.)
Postato da: giacabi a 08:28 |
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eutanasia, testimonianza, madre teresa
Io, Gianna Jessen,
sopravvissuta all’aborto
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Oggi la testimonianza non è di una donna che ha abortito, ma di una che è stata abortita, ed è miracolosamente sopravvissuta.
Rimasi all’ospedale per circa tre mesi. Non c’era molta speranza per me all’inizio. Pesavo solo nove etti. Oggi, sono sopravvissuti bambini più piccoli di quanto lo ero io. Un medico una volta mi disse che avevo una gran voglia di vivere e che lottavo per la mia vita. Alla fine potei lasciare l’ospedale ed essere data in adozione.
Per via di una mancanza di ossigeno durante l’aborto vivo con la paralisi cerebrale. Quando mi fu diagnosticata, tutto quello che potevo fare era stare sdraiata. Dissero alla mia madre adottiva che difficilmente avrei mai potuto gattonare o camminare. Non riuscivo a tirarmi su e mettermi a sedere da sola. Attraverso le preghiere e l’impegno della mia madre adottiva, e poi di tanta altra gente, alla fine ho imparato a sedere, a gattonare e stare in piedi. Camminavo con un girello e un apparecchio ortopedico alle gambe poco prima di compiere quattro anni. Fui adottata legalmente dalla figlia della mia madre adottiva, Diana De Paul, pochi mesi dopo che cominciai a camminare. Il Dipartimento dei Servizi Sociali non mi avrebbe rilasciato prima per essere adottata.
Ho continuato la fisioterapia per la mia disabilità e, dopo in tutto quattro interventi chirurgici, ora posso camminare senza assistenza. Non è sempre facile. A volte cado, ma ho imparato a cadere con grazia dopo essere caduta per 19 anni.
Sono così grata per la mia paralisi cerebrale. Mi permette di dipendere veramente solo da Gesù per ogni cosa.
Sono felice di essere viva. Sono quasi morta. Ogni giorno ringrazio Dio per la vita. Non mi considero un sottoprodotto del concepimento, un pezzo di tessuto, o un altro dei titoli dati ad un bambino nell’utero. Non penso che nessuna persona concepita sia una di quelle cose.
Ho incontrato altri sopravvissuti all’aborto. Sono tutti grati per la vita. Solo alcuni mesi fa ho incontrato un’altra sopravvissuta all’aborto. Si chiama Sarah. Ha due anni. Anche Sarah ha la paralisi cerebrale, ma la sua diagnosi non è buona. È cieca ed ha delle gravi crisi . L’abortista, oltre ad iniettare nella madre la soluzione salina, la inietta anche nelle piccole vittime. A Sarah l’ha iniettata nella testa. Ho visto il punto della sua testa dove l’ha fatto. Quando parlo, non parlo solo per me stessa, ma per gli altri sopravvissuti, come Sarah, ed anche per quelli che non possono parlare…
Oggi, un bambino è un bambino, quando fa comodo. È un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto. Un bambino è un bambino quando c’è un aborto spontaneo a due, tre, quattro mesi. Un bambino è chiamato tessuto o massa di cellule quando l’aborto volontario avviene a due, tre, quattro mesi. Perché? Non vedo differenza. Che cosa vedete? Molti chiudono gli occhi…
La cosa migliore che posso farvi vedere per difendere la vita è la mia vita. È stata un grande dono. Uccidere non è la risposta a nessuna domanda o situazione. Fatemi vedere come possa essere la risposta.
C’è una frase incisa negli alti soffitti di uno degli edifici del parlamento del nostro stato [la California]. La frase dice: “Ciò che è moralmente sbagliato, non è corretto politicamente”. L’aborto è moralmente sbagliato. Il nostro paese sta spargendo il sangue degli innocenti. L’America sta uccidento il suo futuro.
Tutta la vita ha valore. Tutta la vita è un dono del nostro Creatore. Dobbiamo ricevere e conservare i doni che ci sono dati. Dobbiamo onorare il diritto alla vita.
Quando le libertà di un gruppo di cittadini indifesi sono violate, come per i nascituri, i neonati, i disabili e i cosiddetti “imperfetti”, capiamo che le nostre libertà come NAZIONE e Individui sono in grande pericolo.
Vengo oggi a parlare in favore di questa legge a favore della protezione della vita. Vongo a parlare per conto dei bimbi che sono morti e per quelli condannati a morte. Learned Hand, un giurista americano rispettato (del nostro secolo) disse: “Lo spirito della libertà è lo spirito che non è troppo sicuro di essere giusto; lo spirito della libertà è lo spirito che cerca di capire le opinioni degli altri uomini e donne; lo spirito della libertà è lo spirito che pesa i loro interessi insieme ai propri, senza pregiudizi; lo spirito della libertà ci ricorda che neanche un passero cade a terra inosservato; lo spirito della libertà è lo spirito di Colui che, circa 2000 anni fa, ha insegnato all’umanità la lezione che non ha mai imparato, ma non ha mai dimenticato; che c’è un regno dove gli ultimi saranno ascoltati e considerati accanto ai più grandi.”
Dov’è l’anima dell’America?! Voi membri di questo comitato: dov’è il VOSTRO cuore? Come potete trattare le questioni di una nazione senza esaminare la sua anima? Uno spirito omicida non si fermerà davanti a nulla finché non avrà divorato una nazione. Il Salmo 52,2-4 dice: “Lo stolto pensa: «Dio non esiste». Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene. Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c'è un uomo saggio che cerca Dio. Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno.”
Adolf Hitler una volta disse: “L’abilità ricettiva delle grandi masse è solo molto limitata, la loro comprensione è piccola; d’altro lato la loro smemoratezza è grande. Essendo così, tutta la propaganda efficace deve essere limitata a pochissimi punti che a loro volta dovrebbero essere usati come slogan finché l’ultimo uomo sia capace di immaginare che cosa significhino tali parole”. Gli slogan di oggi sono: “Il diritto di una donna di scegliere”, “Libertà di scelta”, eccetera.
C’era una volta un uomo che parlava dall’inferno (ne parla il capitolo 16 di Luca) che disse: “Sono tormentato da questa fiamma”. L’inferno è reale. Così lo è Satana, e lo stesso odio che crocifisse Gesù 2000 anni fa, ancora si trova nei cuori dei peccatori oggi. Perché pensate che questa intera aula tremi quando menziono il nome di Gesù Cristo? È così perché Egli è REALE! Egli può dare grazia per il pentimento e perdono a voi ed all’America. Noi siamo sotto il giudizio di Dio – ma possiamo essere salvati attraverso Cristo. Dice la Lettera ai Romani: 5,8-10: “Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo NEMICI, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.”
La morte non ha prevalso su di me… ed io sono così grata!!!
Testimonianze di Gianna Jessen rilasciate il 22 aprile 1996 ed il 20 luglio 2000 davanti al Sottocomitato Giudiziario del Congresso sulla Costituzione
http://www.abortionfacts.com/survivors/giannajessen.asp
http://www.godandscience.org/doctrine/jessen.html
GiannaJessen.com
Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».Mi chiamo Gianna Jessen. Vorrei dirvi grazie per la possibilità di parlare oggi. Non è una piccola cosa dire la verità. Dipende unicamente dalla grazia di Dio il poterlo fare. Ho 23 anni. Sono stata abortita e non sono morta. La mia madre biologica era incinta di sette mesi quando andò da Planned Parenthood nella California del sud e le consigliarono di effettuare un aborto salino tardivo. Un aborto salino consiste nell’iniezione di una soluzione di sale nell’utero della madre. Il bambino inghiottisce la soluzione, che brucia il bambino dentro e fuori, e poi la madre partorisce un bambino morto entro 24 ore. Questo è capitato a me! Sono rimasta nella soluzione per circa 18 ore e sono stata partorita VIVA il 6 aprile 1977 alle 6 del mattino in una clinica per aborti della California. C’erano giovani donne nella stanza che avevano appena ricevuto le loro iniezioni ed aspettavano di partorire bambini morti. Quando mi videro, provarono l’orrore dell’omicidio. Un’infermiera chiamò un’ambulanza e mi fece trasferire all’ospedale. Fortunatamente per me il medico abortista non era alla clinica. Ero arrivata in anticipo, non si aspettavano la mia morte fino alle 9 del mattino, quando sarebbe probabilmente arrivato per il turno d’ufficio. Sono sicura che non sarei qui oggi se il medico abortista fosse stato alla clinica dato che il suo lavoro è togliere la vita, non sostenerla. Qualcuno ha detto che sono un “aborto mal riuscito”, il risultato di un lavoro non ben fatto. Fui salvata dal puro potere di Gesù Cristo. Signore e Signori, dovrei essere cieca, bruciata… dovrei essere morta! E tuttavia, io vivo!
(Lc 19,39-40)
Rimasi all’ospedale per circa tre mesi. Non c’era molta speranza per me all’inizio. Pesavo solo nove etti. Oggi, sono sopravvissuti bambini più piccoli di quanto lo ero io. Un medico una volta mi disse che avevo una gran voglia di vivere e che lottavo per la mia vita. Alla fine potei lasciare l’ospedale ed essere data in adozione.
Per via di una mancanza di ossigeno durante l’aborto vivo con la paralisi cerebrale. Quando mi fu diagnosticata, tutto quello che potevo fare era stare sdraiata. Dissero alla mia madre adottiva che difficilmente avrei mai potuto gattonare o camminare. Non riuscivo a tirarmi su e mettermi a sedere da sola. Attraverso le preghiere e l’impegno della mia madre adottiva, e poi di tanta altra gente, alla fine ho imparato a sedere, a gattonare e stare in piedi. Camminavo con un girello e un apparecchio ortopedico alle gambe poco prima di compiere quattro anni. Fui adottata legalmente dalla figlia della mia madre adottiva, Diana De Paul, pochi mesi dopo che cominciai a camminare. Il Dipartimento dei Servizi Sociali non mi avrebbe rilasciato prima per essere adottata.
Ho continuato la fisioterapia per la mia disabilità e, dopo in tutto quattro interventi chirurgici, ora posso camminare senza assistenza. Non è sempre facile. A volte cado, ma ho imparato a cadere con grazia dopo essere caduta per 19 anni.
Sono così grata per la mia paralisi cerebrale. Mi permette di dipendere veramente solo da Gesù per ogni cosa.
Sono felice di essere viva. Sono quasi morta. Ogni giorno ringrazio Dio per la vita. Non mi considero un sottoprodotto del concepimento, un pezzo di tessuto, o un altro dei titoli dati ad un bambino nell’utero. Non penso che nessuna persona concepita sia una di quelle cose.
Ho incontrato altri sopravvissuti all’aborto. Sono tutti grati per la vita. Solo alcuni mesi fa ho incontrato un’altra sopravvissuta all’aborto. Si chiama Sarah. Ha due anni. Anche Sarah ha la paralisi cerebrale, ma la sua diagnosi non è buona. È cieca ed ha delle gravi crisi . L’abortista, oltre ad iniettare nella madre la soluzione salina, la inietta anche nelle piccole vittime. A Sarah l’ha iniettata nella testa. Ho visto il punto della sua testa dove l’ha fatto. Quando parlo, non parlo solo per me stessa, ma per gli altri sopravvissuti, come Sarah, ed anche per quelli che non possono parlare…
Oggi, un bambino è un bambino, quando fa comodo. È un tessuto o qualcos’altro quando non è il momento giusto. Un bambino è un bambino quando c’è un aborto spontaneo a due, tre, quattro mesi. Un bambino è chiamato tessuto o massa di cellule quando l’aborto volontario avviene a due, tre, quattro mesi. Perché? Non vedo differenza. Che cosa vedete? Molti chiudono gli occhi…
La cosa migliore che posso farvi vedere per difendere la vita è la mia vita. È stata un grande dono. Uccidere non è la risposta a nessuna domanda o situazione. Fatemi vedere come possa essere la risposta.
C’è una frase incisa negli alti soffitti di uno degli edifici del parlamento del nostro stato [la California]. La frase dice: “Ciò che è moralmente sbagliato, non è corretto politicamente”. L’aborto è moralmente sbagliato. Il nostro paese sta spargendo il sangue degli innocenti. L’America sta uccidento il suo futuro.
Tutta la vita ha valore. Tutta la vita è un dono del nostro Creatore. Dobbiamo ricevere e conservare i doni che ci sono dati. Dobbiamo onorare il diritto alla vita.
Quando le libertà di un gruppo di cittadini indifesi sono violate, come per i nascituri, i neonati, i disabili e i cosiddetti “imperfetti”, capiamo che le nostre libertà come NAZIONE e Individui sono in grande pericolo.
Vengo oggi a parlare in favore di questa legge a favore della protezione della vita. Vongo a parlare per conto dei bimbi che sono morti e per quelli condannati a morte. Learned Hand, un giurista americano rispettato (del nostro secolo) disse: “Lo spirito della libertà è lo spirito che non è troppo sicuro di essere giusto; lo spirito della libertà è lo spirito che cerca di capire le opinioni degli altri uomini e donne; lo spirito della libertà è lo spirito che pesa i loro interessi insieme ai propri, senza pregiudizi; lo spirito della libertà ci ricorda che neanche un passero cade a terra inosservato; lo spirito della libertà è lo spirito di Colui che, circa 2000 anni fa, ha insegnato all’umanità la lezione che non ha mai imparato, ma non ha mai dimenticato; che c’è un regno dove gli ultimi saranno ascoltati e considerati accanto ai più grandi.”
Dov’è l’anima dell’America?! Voi membri di questo comitato: dov’è il VOSTRO cuore? Come potete trattare le questioni di una nazione senza esaminare la sua anima? Uno spirito omicida non si fermerà davanti a nulla finché non avrà divorato una nazione. Il Salmo 52,2-4 dice: “Lo stolto pensa: «Dio non esiste». Sono corrotti, fanno cose abominevoli, nessuno fa il bene. Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo per vedere se c'è un uomo saggio che cerca Dio. Tutti hanno traviato, tutti sono corrotti; nessuno fa il bene; neppure uno.”
Adolf Hitler una volta disse: “L’abilità ricettiva delle grandi masse è solo molto limitata, la loro comprensione è piccola; d’altro lato la loro smemoratezza è grande. Essendo così, tutta la propaganda efficace deve essere limitata a pochissimi punti che a loro volta dovrebbero essere usati come slogan finché l’ultimo uomo sia capace di immaginare che cosa significhino tali parole”. Gli slogan di oggi sono: “Il diritto di una donna di scegliere”, “Libertà di scelta”, eccetera.
C’era una volta un uomo che parlava dall’inferno (ne parla il capitolo 16 di Luca) che disse: “Sono tormentato da questa fiamma”. L’inferno è reale. Così lo è Satana, e lo stesso odio che crocifisse Gesù 2000 anni fa, ancora si trova nei cuori dei peccatori oggi. Perché pensate che questa intera aula tremi quando menziono il nome di Gesù Cristo? È così perché Egli è REALE! Egli può dare grazia per il pentimento e perdono a voi ed all’America. Noi siamo sotto il giudizio di Dio – ma possiamo essere salvati attraverso Cristo. Dice la Lettera ai Romani: 5,8-10: “Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo NEMICI, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.”
La morte non ha prevalso su di me… ed io sono così grata!!!
Testimonianze di Gianna Jessen rilasciate il 22 aprile 1996 ed il 20 luglio 2000 davanti al Sottocomitato Giudiziario del Congresso sulla Costituzione
http://www.abortionfacts.com/survivors/giannajessen.asp
http://www.godandscience.org/doctrine/jessen.html
GiannaJessen.com
Postato da: giacabi a 20:33 |
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aborto, madre teresa
Madre Teresa di Calcutta
di Renato Farina
Arrivò a condividere con gli ultimi anche la notte della fede. «Arida e svuotata, chiedeva a Dio di smettere di privilegiarla con il buio. Ma disse sempre di sì». A cento anni dalla nascita, Farina racconta la beata di Calcutta
Cent’anni dalla nascita, a Skopje il 26 agosto 1910. Anzi, se proprio di nascita si deve parlare, tredici anni dalla sua nuova nascita, quando esalò lì, a Calcutta, il 5 settembre del 1997, l’ultimo fiato di una esistenza tremenda e bellissima. Un sacchetto d’ossa rugose e sorridenti, speranza per tutti di nascere di nuovo anche da vecchi. Basta mettersi nelle mani di Gesù Cristo in terra, non però seduti, ma se si ha la forza, muovendo le chiappe, e mettendosi tra le Sue braccia ovunque, lavandolo e vestendolo, specialmente dove soffre; tra il lezzo dei poveri e dei moribondi portare il profumo dell’“Amato del mio cuore” (Cantico dei cantici). Perché così Madre Teresa ha vissuto la morte degli altri e alla fine la sua: di vita in vita. Attraverso il dolore, le incomprensioni, la fame e la sete, poi le piaghe, infine la porta stritolante e abrasiva e putrefatta della morte. Ma poi la vita. Questa è stata ed è Madre Teresa: la testimone che Cristo ha trionfato già in terra, soprattutto – attraverso gente minuscola e gigantesca come questa suora albanese – ha sconfitto e strappato le unghie alla rapace tentazione dell’uomo post-moderno, e che cioè nulla ha senso, tranne il tentativo di godere il più possibile, salvo il progresso della medicina verso l’immortalità, pur di non morire e non soffrire.
Madre Teresa di Calcutta è la figura simbolo della donna capace di cambiare il mondo con la forza dell’amore, e solamente con la forza dell’amore. Basta l’amore. Ella anzi usava un’altra parola: carità. Con lei questa parola – carità – ha perso qualsiasi equivoco pietistico.
La carità non è la specialità di alcuni
Non è più possibile pensare che la carità sia la specializzazione di alcune persone devote. La carità è ciò per cui noi siamo simili a Dio. E di questa carità Teresa dava questa definizione: amore in azione. Non tanto un sentimento generoso, un’effervescenza espressiva e ornamentale di esseri piuttosto teatrali, una spuma di illusioni sul vasto mare dell’essere indifferente alle singole gocce. Ma la corrente profonda senza cui il mare non sarebbe mare, l’essere sarebbe materia inerte, un nulla. Amore come giudizio razionale pieno di sentimento e di azione. Amore come risposta attiva all’Amore che l’aveva fatta esistere. Non stava mai ferma, Teresa. Anche quando contemplava il crocefisso e adorava l’Eucarestia, il suo cuore si muoveva nel petto, pulsava il sangue del proprio dono, andava da noi poveri esseri umani al Dio infinito, che veniva a noi anch’egli fatto uomo finito, capace di amore infinito, in un circuito di preghiera, azione, dono, vita. Dentro il dolore.
Un amore intelligente, insieme duro e dolce. Lei scrisse di essere «una matita nelle mani di Dio». Ma per stare nelle mani di Dio, per tracciare segni nella realtà testarda degli uomini occorre che questa matita sia di legno forte, e la punta sia come diamante, lucente e capace di ferire i cuori di sasso, e che non si spezzi.
Teresa era così. Miele di roccia. Ed io riconosco in questa sua natura tenerissima e determinatissima, la sorgente da cui è nata per il bene di tutti gli uomini e specialmente dei più poveri e dimenticati. Questa sorgente è stata – Dio sceglie sempre dove non te l’aspetti – il popolo albanese, vilipeso nella sua voglia di indipendenza; e poi l’India, tra i nessuno più nessuno dei bassifondi… Io sono un nessuno dinanzi a lei, e non posso neanche vantarmi di essere stato scelto da lei come suo interlocutore in svariate interviste e incontri. Gli sono capitato davanti grazie ad alcuni amici, specie l’indimenticabile vescovo Gianni Danzi. E Madre Teresa mi volle bene. Credo ancora adesso, nonostante sia diventato un politico…
Quella croce post mortem
Ho scritto un libro su di lei, dopo che tanti avevano gettato un’altra croce sulle sue spalle anche post mortem. La scoperta e la pubblicazione di alcune lettere ai suoi direttori spirituali, in cui confessava la notte della sua fede, l’aridità del cuore, era diventata pretesto per la denigrazione perpetua. Christopher Hitchens, il giornalista molto alla moda, passato dalla sinistra alla destra neocon, l’aveva rivendicata come testimonial non della fede ma dell’ateismo, della pia anzi infame frode di chi ruba ai poveri e ai maledetti anche il gusto di maledire la propria sorte per accettare un Dio che non c’è e, se c’è, è cattivo.
Senza alcuna presunzione di esaurire questo abisso di tenebre amorose e glaciali, vorrei provare in poche righe a testimoniare invece la presenza di Dio e della speranza per tutti che c’era vivissima anche nel suo buio. Non si sfugge a questa certezza se si guarda con gli occhi dei bambini la sua vita e si paragonano le sue lettere piene di dolore e di prove con il sorriso donato a tutti. Infatti Madre Teresa ha vissuto la notte della fede, il buio assoluto, il dubbio straziante, senza però mai disperarsi, senza mai lasciarsi ingoiare da questo pozzo del nulla. Sapeva che Gesù se la sarebbe cavata lo stesso, se ne sarebbe infischiato dei suoi angosciati dilemmi: l’avrebbe abbracciata perché l’amore non ha dubbi. Anzi l’abbracciava subito, sempre, all’alba e al crepuscolo.
La vicenda è ormai molto nota, la ripeto per brevi cenni. Finché Madre Teresa fu in vita, fino al settembre del 1997, pochissimi seppero. Ella sembrava un fiore splendente, ricco di rugiada e di serenità. In effetti ebbe doni mistici. A 18 anni la Madonna le parlò nel momento in cui decideva se farsi suora. Poi Gesù stesso la chiamò una notte in treno inviandola tra i poveri più poveri, e le fece udire la sua voce per più di un anno. Così poté sopportare molto dolore e molte incomprensioni, le incertezze delle autorità. Poi di colpo questi segni svanirono. Gesù d’ora in poi tacque. Se voleva ascoltarlo, baciarlo, non aveva che da andare dove diceva di essere: tra i poveri, nei poveri, il povero stesso. Lei lo faceva, obbedì sempre. Vedeva Gesù nei poveri, e Gesù è il cuore dell’universo, non un fantasma: eppure non lo sentiva più, non gli parlava più. Ella non aveva più neanche quel riflesso psicologico di pace e di calma che accompagna anche i più umili credenti. Viveva nell’aridità totale.
Sempre fedele alla Chiesa
Tutto questo non volle mai farlo trapelare, non voleva dare scandalo. Non era ipocrisia. Infatti lo confidava alla Chiesa. Mentre era sprofondata nella notte, e non le usciva dalla gola se non una voce strozzata, però mendicava come i suoi poveri, come Gesù nel Getsemani. Ci sono le lettere tremende a testimoniarlo. Scrisse di sé al vescovo Perier: «C’è tanta contraddizione nella mia anima, un profondo desiderio di Dio, così profondo da far male, una sofferenza continua – e con ciò il sentimento di non essere voluta da Dio, respinta, vuota, senza fede, senza amore, senza zelo… Il cielo non significa niente per me, mi appare un luogo vuoto». Usa spesso queste formule: «Assenza totale di Dio», «vuoto assoluto».
Io la conobbi nel 1985. Da allora ci vedemmo diverse volte, anche a casa del vescovo Danzi, comune amico. Mi trasfuse la certezza, la forza, stava ore e ore dinanzi a un Cristo che sembrava sbranato dai cani, con sopra la scritta: “Ho sete”. E poi in quelle stesse ore, come testimonia al processo di beatificazione il padre gesuita di Calcutta, Albert Huart, diceva al suo direttore spirituale: «Fu molto probabilmente al ritiro che precedette il Capitolo Generale del 1985. La Madre venne (…) a parlare della straziante notte nella sua anima. Non era una fase passeggera, durava da anni. Quello che mi colpì immediatamente fu ciò che aggiunse alla descrizione di quella dolorosa e durevole notte (mi disse): “Padre, mi rendo conto che quando apro bocca per parlare di Dio e della Sua opera alle sorelle e alla gente, questo porta loro luce, gioia e coraggio. Ma io non ne ricevo nulla. Dentro è tutto buio e sento di essere totalmente tagliata fuori da Dio”».Padre Huart la descrive come uno chalet circondato da fiori, erba fresca, mentre il sole alto inonda di luce le pareti e il giardino, picchia sulla finestra, ma dentro questo chalet è gelido e buio. Un giorno Madre Teresa disse a un povero che moriva: «Gesù ti sta baciando». E quello, ironico, rispose: «Digli di smetterla di baciarmi». Madre Teresa per tutta la vita fu nella condizione di quel povero. La notte è stato un privilegio di tutti i grandi santi. Dentro di sé desiderava che Gesù la smettesse di privilegiarla con il buio, che non la baciasse più con la sua assenza.
Tormentata e certa
Però disse di sì. Dire di sì nel buio. Lei sapeva che davvero la voce di Cristo le aveva parlato. Sapeva e giudicava che Dio era presente, che ogni goccia di carità era la congiunzione tra il nostro niente e il Tutto. Ma questo buio non può essere un alibi per fuggire dalla realtà o per ritirarsi vicino al fuoco per scaldarsi. L’amore non ha dubbi, l’amore non ha buio, l’amore è luce. E la notte è fatta perché l’amore si veda di più.
Io sono testimone. A me diede luce. Sorrideva. Io però la vidi per un istante dentro. Ne sono certo. Mi sconvolse. Un istante che mi mette sempre a disagio, qualcosa che mai vorrei per me. Vorrei morire vicino a lei come i suoi moribondi di Calcutta. L’ho desiderato e glielo dissi diverse volte di voler morire così. Ma quel freddo, per favore, Dio no. Non baciarmi così – gli dico. Però lei accettando questo ha potuto fare tutto. Il buio è il preludio della luce. In questo io credo che – insieme a papa Wojtyla e a mio padre don Luigi Giussani – sia la più grande santa dell’età post-moderna, secondo la definizione di Gilles Deleuze. Beata e santa per questo tempo dove sono crollate le ideologie e le certezze utopiche. Dove gli uomini camminano a tentoni nel buio, spezzati in tanti frammenti e in fondo molto soli anche se congiunti via internet con miliardi di persone senza sapere cosa dirsi. Lei ha attraversato la depressione e la sete di significato come il più povero dei poveri di spirito, e ha detto di sì a quel Dio che ha incontrato. Ha detto di sì anche quando non vedeva nulla e provava solo dolore. Ed è stata pienamente donna, salva in terra, testimone di speranza. Ci sono stati libri che hanno definito Madre Teresa la “rapace di Calcutta”, è stato detto che ha rubato tutto ai poveri, persino la morte. Lei, donna piccola, magra, svuotata di interiorità ha indicato la strada per la salvezza del mondo, che è dire di sì all’amore, obbedire all’amore. Riconoscere con l’intelligenza della fede e dire di sì mentre intorno tutto sembra alitare il no, il fascino del nulla.
Il primo miracolo
Non ha mai fatto nulla per accondiscendere alla mentalità corrente. Ha proposto scelte difficili: il sì alla maternità anche per le donne violentate, il no all’aborto come delitto abominevole. Questo poteva permettersi di dirlo, perché mentre chiedeva alle ragazze stuprate di non gettare il bambino figlio dell’assassino, lei era lì, non lasciava la gente sola con le regole, ma voleva bene, presenza di Cristo dovunque. Predicava e praticava la solidarietà e la giustizia per i diseredati. Però qui vorrei indicare anche un’altra strada. La capacità di essere pienamente se stessi nel dialogo con i diversi. La certezza che la carità spezza i muri sghembi dell’ideologia. Con gli induisti, con i musulmani, con gli atei, con gli idolatri. Al punto che il suo primo miracolo, meraviglioso, impressionante, con la sparizione immediata e definitiva di un cancro, lo ha fatto ad una giovane mamma che non era affatto cattolica, ma era una senza casta, una di religione animista. Anche da morta non riposa, non ha paura della notte.
Arrivò a condividere con gli ultimi anche la notte della fede. «Arida e svuotata, chiedeva a Dio di smettere di privilegiarla con il buio. Ma disse sempre di sì». A cento anni dalla nascita, Farina racconta la beata di Calcutta
Cent’anni dalla nascita, a Skopje il 26 agosto 1910. Anzi, se proprio di nascita si deve parlare, tredici anni dalla sua nuova nascita, quando esalò lì, a Calcutta, il 5 settembre del 1997, l’ultimo fiato di una esistenza tremenda e bellissima. Un sacchetto d’ossa rugose e sorridenti, speranza per tutti di nascere di nuovo anche da vecchi. Basta mettersi nelle mani di Gesù Cristo in terra, non però seduti, ma se si ha la forza, muovendo le chiappe, e mettendosi tra le Sue braccia ovunque, lavandolo e vestendolo, specialmente dove soffre; tra il lezzo dei poveri e dei moribondi portare il profumo dell’“Amato del mio cuore” (Cantico dei cantici). Perché così Madre Teresa ha vissuto la morte degli altri e alla fine la sua: di vita in vita. Attraverso il dolore, le incomprensioni, la fame e la sete, poi le piaghe, infine la porta stritolante e abrasiva e putrefatta della morte. Ma poi la vita. Questa è stata ed è Madre Teresa: la testimone che Cristo ha trionfato già in terra, soprattutto – attraverso gente minuscola e gigantesca come questa suora albanese – ha sconfitto e strappato le unghie alla rapace tentazione dell’uomo post-moderno, e che cioè nulla ha senso, tranne il tentativo di godere il più possibile, salvo il progresso della medicina verso l’immortalità, pur di non morire e non soffrire.
Madre Teresa di Calcutta è la figura simbolo della donna capace di cambiare il mondo con la forza dell’amore, e solamente con la forza dell’amore. Basta l’amore. Ella anzi usava un’altra parola: carità. Con lei questa parola – carità – ha perso qualsiasi equivoco pietistico.
La carità non è la specialità di alcuni
Non è più possibile pensare che la carità sia la specializzazione di alcune persone devote. La carità è ciò per cui noi siamo simili a Dio. E di questa carità Teresa dava questa definizione: amore in azione. Non tanto un sentimento generoso, un’effervescenza espressiva e ornamentale di esseri piuttosto teatrali, una spuma di illusioni sul vasto mare dell’essere indifferente alle singole gocce. Ma la corrente profonda senza cui il mare non sarebbe mare, l’essere sarebbe materia inerte, un nulla. Amore come giudizio razionale pieno di sentimento e di azione. Amore come risposta attiva all’Amore che l’aveva fatta esistere. Non stava mai ferma, Teresa. Anche quando contemplava il crocefisso e adorava l’Eucarestia, il suo cuore si muoveva nel petto, pulsava il sangue del proprio dono, andava da noi poveri esseri umani al Dio infinito, che veniva a noi anch’egli fatto uomo finito, capace di amore infinito, in un circuito di preghiera, azione, dono, vita. Dentro il dolore.
Un amore intelligente, insieme duro e dolce. Lei scrisse di essere «una matita nelle mani di Dio». Ma per stare nelle mani di Dio, per tracciare segni nella realtà testarda degli uomini occorre che questa matita sia di legno forte, e la punta sia come diamante, lucente e capace di ferire i cuori di sasso, e che non si spezzi.
Teresa era così. Miele di roccia. Ed io riconosco in questa sua natura tenerissima e determinatissima, la sorgente da cui è nata per il bene di tutti gli uomini e specialmente dei più poveri e dimenticati. Questa sorgente è stata – Dio sceglie sempre dove non te l’aspetti – il popolo albanese, vilipeso nella sua voglia di indipendenza; e poi l’India, tra i nessuno più nessuno dei bassifondi… Io sono un nessuno dinanzi a lei, e non posso neanche vantarmi di essere stato scelto da lei come suo interlocutore in svariate interviste e incontri. Gli sono capitato davanti grazie ad alcuni amici, specie l’indimenticabile vescovo Gianni Danzi. E Madre Teresa mi volle bene. Credo ancora adesso, nonostante sia diventato un politico…
Quella croce post mortem
Ho scritto un libro su di lei, dopo che tanti avevano gettato un’altra croce sulle sue spalle anche post mortem. La scoperta e la pubblicazione di alcune lettere ai suoi direttori spirituali, in cui confessava la notte della sua fede, l’aridità del cuore, era diventata pretesto per la denigrazione perpetua. Christopher Hitchens, il giornalista molto alla moda, passato dalla sinistra alla destra neocon, l’aveva rivendicata come testimonial non della fede ma dell’ateismo, della pia anzi infame frode di chi ruba ai poveri e ai maledetti anche il gusto di maledire la propria sorte per accettare un Dio che non c’è e, se c’è, è cattivo.
Senza alcuna presunzione di esaurire questo abisso di tenebre amorose e glaciali, vorrei provare in poche righe a testimoniare invece la presenza di Dio e della speranza per tutti che c’era vivissima anche nel suo buio. Non si sfugge a questa certezza se si guarda con gli occhi dei bambini la sua vita e si paragonano le sue lettere piene di dolore e di prove con il sorriso donato a tutti. Infatti Madre Teresa ha vissuto la notte della fede, il buio assoluto, il dubbio straziante, senza però mai disperarsi, senza mai lasciarsi ingoiare da questo pozzo del nulla. Sapeva che Gesù se la sarebbe cavata lo stesso, se ne sarebbe infischiato dei suoi angosciati dilemmi: l’avrebbe abbracciata perché l’amore non ha dubbi. Anzi l’abbracciava subito, sempre, all’alba e al crepuscolo.
La vicenda è ormai molto nota, la ripeto per brevi cenni. Finché Madre Teresa fu in vita, fino al settembre del 1997, pochissimi seppero. Ella sembrava un fiore splendente, ricco di rugiada e di serenità. In effetti ebbe doni mistici. A 18 anni la Madonna le parlò nel momento in cui decideva se farsi suora. Poi Gesù stesso la chiamò una notte in treno inviandola tra i poveri più poveri, e le fece udire la sua voce per più di un anno. Così poté sopportare molto dolore e molte incomprensioni, le incertezze delle autorità. Poi di colpo questi segni svanirono. Gesù d’ora in poi tacque. Se voleva ascoltarlo, baciarlo, non aveva che da andare dove diceva di essere: tra i poveri, nei poveri, il povero stesso. Lei lo faceva, obbedì sempre. Vedeva Gesù nei poveri, e Gesù è il cuore dell’universo, non un fantasma: eppure non lo sentiva più, non gli parlava più. Ella non aveva più neanche quel riflesso psicologico di pace e di calma che accompagna anche i più umili credenti. Viveva nell’aridità totale.
Sempre fedele alla Chiesa
Tutto questo non volle mai farlo trapelare, non voleva dare scandalo. Non era ipocrisia. Infatti lo confidava alla Chiesa. Mentre era sprofondata nella notte, e non le usciva dalla gola se non una voce strozzata, però mendicava come i suoi poveri, come Gesù nel Getsemani. Ci sono le lettere tremende a testimoniarlo. Scrisse di sé al vescovo Perier: «C’è tanta contraddizione nella mia anima, un profondo desiderio di Dio, così profondo da far male, una sofferenza continua – e con ciò il sentimento di non essere voluta da Dio, respinta, vuota, senza fede, senza amore, senza zelo… Il cielo non significa niente per me, mi appare un luogo vuoto». Usa spesso queste formule: «Assenza totale di Dio», «vuoto assoluto».
Io la conobbi nel 1985. Da allora ci vedemmo diverse volte, anche a casa del vescovo Danzi, comune amico. Mi trasfuse la certezza, la forza, stava ore e ore dinanzi a un Cristo che sembrava sbranato dai cani, con sopra la scritta: “Ho sete”. E poi in quelle stesse ore, come testimonia al processo di beatificazione il padre gesuita di Calcutta, Albert Huart, diceva al suo direttore spirituale: «Fu molto probabilmente al ritiro che precedette il Capitolo Generale del 1985. La Madre venne (…) a parlare della straziante notte nella sua anima. Non era una fase passeggera, durava da anni. Quello che mi colpì immediatamente fu ciò che aggiunse alla descrizione di quella dolorosa e durevole notte (mi disse): “Padre, mi rendo conto che quando apro bocca per parlare di Dio e della Sua opera alle sorelle e alla gente, questo porta loro luce, gioia e coraggio. Ma io non ne ricevo nulla. Dentro è tutto buio e sento di essere totalmente tagliata fuori da Dio”».Padre Huart la descrive come uno chalet circondato da fiori, erba fresca, mentre il sole alto inonda di luce le pareti e il giardino, picchia sulla finestra, ma dentro questo chalet è gelido e buio. Un giorno Madre Teresa disse a un povero che moriva: «Gesù ti sta baciando». E quello, ironico, rispose: «Digli di smetterla di baciarmi». Madre Teresa per tutta la vita fu nella condizione di quel povero. La notte è stato un privilegio di tutti i grandi santi. Dentro di sé desiderava che Gesù la smettesse di privilegiarla con il buio, che non la baciasse più con la sua assenza.
Tormentata e certa
Però disse di sì. Dire di sì nel buio. Lei sapeva che davvero la voce di Cristo le aveva parlato. Sapeva e giudicava che Dio era presente, che ogni goccia di carità era la congiunzione tra il nostro niente e il Tutto. Ma questo buio non può essere un alibi per fuggire dalla realtà o per ritirarsi vicino al fuoco per scaldarsi. L’amore non ha dubbi, l’amore non ha buio, l’amore è luce. E la notte è fatta perché l’amore si veda di più.
Io sono testimone. A me diede luce. Sorrideva. Io però la vidi per un istante dentro. Ne sono certo. Mi sconvolse. Un istante che mi mette sempre a disagio, qualcosa che mai vorrei per me. Vorrei morire vicino a lei come i suoi moribondi di Calcutta. L’ho desiderato e glielo dissi diverse volte di voler morire così. Ma quel freddo, per favore, Dio no. Non baciarmi così – gli dico. Però lei accettando questo ha potuto fare tutto. Il buio è il preludio della luce. In questo io credo che – insieme a papa Wojtyla e a mio padre don Luigi Giussani – sia la più grande santa dell’età post-moderna, secondo la definizione di Gilles Deleuze. Beata e santa per questo tempo dove sono crollate le ideologie e le certezze utopiche. Dove gli uomini camminano a tentoni nel buio, spezzati in tanti frammenti e in fondo molto soli anche se congiunti via internet con miliardi di persone senza sapere cosa dirsi. Lei ha attraversato la depressione e la sete di significato come il più povero dei poveri di spirito, e ha detto di sì a quel Dio che ha incontrato. Ha detto di sì anche quando non vedeva nulla e provava solo dolore. Ed è stata pienamente donna, salva in terra, testimone di speranza. Ci sono stati libri che hanno definito Madre Teresa la “rapace di Calcutta”, è stato detto che ha rubato tutto ai poveri, persino la morte. Lei, donna piccola, magra, svuotata di interiorità ha indicato la strada per la salvezza del mondo, che è dire di sì all’amore, obbedire all’amore. Riconoscere con l’intelligenza della fede e dire di sì mentre intorno tutto sembra alitare il no, il fascino del nulla.
Il primo miracolo
Non ha mai fatto nulla per accondiscendere alla mentalità corrente. Ha proposto scelte difficili: il sì alla maternità anche per le donne violentate, il no all’aborto come delitto abominevole. Questo poteva permettersi di dirlo, perché mentre chiedeva alle ragazze stuprate di non gettare il bambino figlio dell’assassino, lei era lì, non lasciava la gente sola con le regole, ma voleva bene, presenza di Cristo dovunque. Predicava e praticava la solidarietà e la giustizia per i diseredati. Però qui vorrei indicare anche un’altra strada. La capacità di essere pienamente se stessi nel dialogo con i diversi. La certezza che la carità spezza i muri sghembi dell’ideologia. Con gli induisti, con i musulmani, con gli atei, con gli idolatri. Al punto che il suo primo miracolo, meraviglioso, impressionante, con la sparizione immediata e definitiva di un cancro, lo ha fatto ad una giovane mamma che non era affatto cattolica, ma era una senza casta, una di religione animista. Anche da morta non riposa, non ha paura della notte.
Postato da: giacabi a 21:54 |
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madre teresa
UN UOMO VERO ALLA RICERCA DI SIGNIFICATO:
FOLCO TERZANI
http://reteuno.rsi.ch/home/networks/reteuno/millevoci/2010/08/16/folco-terzani.html#Audio
Il primo amore di Madre Teresa
Nell'inferno con amore
La vita di Madre Teresa
Intervista a Dominique Lapierre
Postato da: giacabi a 08:10 |
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madre teresa, terzani
Un giorno Madre Teresa parlò con un seminarista.
Guardandolo con i suoi occhi limpidi e penetranti gli chiese: «Quante ore preghi al giorno?».
Il ragazzo rimase sorpreso da una simile domanda e provò a difendersi dicendo: «Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perchè mi chiede quante ore prego?».
Madre Teresa gli prese le mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettergli ciò che aveva nel cuore. Poi gli confidò: «Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega; pregando, Dio mi mette il suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!»d Citato in Mario Bertini, Sulle strade di madre Teresa, Paoline, 1999.
Postato da: giacabi a 08:14 |
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preghiere, madre teresa
Inizia ad amare per Dio
***
Se qualcuno mi chiede: “Che cosa posso fare per aiutare?”, la mia risposta è sempre la stessa: “Inizia”. Inizia a casa dicendo una parola buona a tuo figlio a tuo marito o a tua moglie. Inizia aiutando qualcuno che e ha bisogno vicino a te, sul posto di lavoro o a scuola. Inizia trasformando tutto ciò che fai di bello per Dio.
MadreTeresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 21:32 |
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madre teresa
La gioia
***
Un cuore gioioso è il normale risultato
di un cuore che arde d'amore.
La gioia non è semplicemente una questione di temperamento,
è sempre difficile mantenersi gioiosi:
una ragione di più per dover cercare di attingere
alla gioia e farla crescere nei nostri cuori.
La gioia è preghiera; la gioia è forza; la gioia è amore.
E più dona chi dona con gioia.
Ai bimbi e ai poveri, a tutti coloro che soffrono e sono soli,
donate loro sempre un gaio sorriso;
donate loro non solo le vostre premure, ma anche il vostro cuore.
Può darsi che non si sia in grado di donare molto,
però possiamo sempre donare la gioia
che scaturisce da un cuore colmo d'amore.
Se nel vostro lavoro incontrate difficoltà e le accettate con gioia,
con un largo sorriso, in ciò, al pari di molte altre cose,
vedrete le vostre opere buone.
E il modo migliore per dimostrare la vostra gratitudine
consiste nell'accettare ogni cosa con gioia.
Se sarete colmi di gioia, la gioia risplenderà nei vostri occhi
e nel vostro aspetto, nella vostra conversazione e nel vostro appagamento.
Non sarete in grado di nasconderla poiché la gioia trabocca.
La gioia è assai contagiosa.
Cercate, perciò, di essere sempre
traboccanti di gioia dovunque andiate.
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 10:02 |
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felicità, madre teresa
Dio è amico del silenzio
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Abbiamo bisogno di trovare Dio,
ma non possiamo di certo trovarLo
nel rumore e nell'inquietudine.
Dio è amico del silenzio.
Osservate come la natura
- gli alberi, i fiori, e l'erba -
cresce in silenzio.
Osservate le stelle, la luna e il sole,
come si muovono in silenzio.
Più riceviamo in silenziosa preghiera,
più riusciamo a dare
con le nostre azioni.
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 09:50 |
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silenzio, madre teresa
Le persone che sia amano
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Le persone che sia amano
in modo totale e sincero
sono le più felici del mondo.
Magari hanno poco,
magari non hanno nulla,
ma sono persone felici.
Tutto dipende dal modo
in cui ci amiamo.
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 19:40 |
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madre teresa
Postato da: giacabi a 20:03 |
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pasolini, madre teresa
Pasolini e Madre Teresa
domenica 12 aprile, 2009
scritto da
***
Il ritratto di Pasolini
“Dove lei guarda, vede”.
Il
primo a “scoprire” Madre Teresa, tra i nostri intellettuali, fu Pier
Paolo Pasolini: la conobbe a Calcutta nel ‘61, in viaggio con Moravia.
Ne rimase affascinato e la descrisse nel suo diario, Odore dell’India (Einaudi): “Suor
Teresa e’ una donna anziana, bruna di pelle, alta, asciutta, con due
mascelle quasi virili e l’occhio dolce, che dove guarda vede e ha nei
tratti impressa la bonta’ vera. Devo dire che mai lo spirito di Cristo
mi e’ parso cosi’ vivido e dolce. Un trapianto splendidamente
riuscito”. Tanta era stata la commozione che Pasolini la ricordo’ “alta”, lei che era minuscola.
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Postato da: giacabi a 14:46 |
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pasolini, madre teresa
Un solo ideale
***
“Non avevo mai incontrato un santo.
Nei suoi occhi splendeva la luce del messaggio cristiano, del vero messaggio cristiano, che è l’amore.Le baciai la mano più volte, quella santa mano che ha asciugato tante lacrime. E
sentii tutta la vanità del mondo in cui sono vissuto, delle sue
passioni, delle sue lotte e delle sue ambizioni. Ed ebbi il sentimento
acuto e doloroso di essere vissuto invano. Perché vi è un solo ideale per il quale valga la pena di vivere: ed è la carità!”.
Augusto Guerriero. Quando incontrò Madre Teresa
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Postato da: giacabi a 14:01 |
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madre teresa, guerriero augusto
Chi è il missionario?
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“Chi è il missionario?” Lei mi rispose: “Un cristiano talmente innamorato di Gesù Cristo, da non desiderare altro che di farlo conoscere e amare.”
Madre Teresa di Calcutta a padre Piero Gheddo, missionario del Pime ( Pontificio Istituto Missioni Estere
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Postato da: giacabi a 12:13 |
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madre teresa
"LA PREGHIERA,
la forza più potente del mondo"
***
. .
Bisogna
che tutti noi troviamo il tempo di restare in silenzio e di
contemplare, soprattutto se viviamo nelle metropoli come Londra e New
York, dove tutto si muove tanto in fretta. Ecco perché ho deciso di
aprire la nostra prima Casa per le sorelle contemplative (la cui
vocazione è pregare per buona parte della giornata) a New York anziché
sull' Himalaya: ritenevo che silenzio e contemplazione fossero più
necessari nelle città del mondo. . Comincio sempre la mia preghiera in silenzio, perché è nel silenzio del cuore che Dio parla. Dio è amico del silenzio:
dobbiamo ascoltare Dio perché ciò che conta non è quello che diciamo noi, ma quello che Egli dice a noi e attraverso di noi. La preghiera alimenta l'anima: essa sta all'anima come il sangue sta al corpo, e porta più vicini a Dio. Dona inoltre un cuore limpido e puro. Un cuore limpido può vedere Dio, può parlare a Dio e può vedere l'amore di Dio negli altri. Quando hai un cuore limpido, vuoi dire che sei aperto e onesto con Dio, che non Gli stai nascondendo nulla, e ciò consente a Lui di prendere da te quello che vuole. .
Se stai cercando Dio e non sai da che parte cominciare, impara a pregare e assumiti l'impegno di pregare ogni giorno. Puoi
pregare in qualsiasi momento, ovunque. Non è necessario trovarsi in
cappella o in chiesa. Puoi pregare al lavoro: il lavoro non deve
necessariamente fermare la preghiera, né la preghiera deve fermare il
lavoro. Puoi anche consultare un sacerdote per essere guidato, o cercare di parlare direttamente con Dio. Basta che tu parli.
Digli tutto, parlagli. È nostro padre, è padre di tutti noi, qualunque sia la nostra religione. Siamo stati tutti creati da Dio, siamo i suoi figli. Dobbiamo sperare in Lui, lavorare per Lui. Se preghiamo, otterremo tutte le risposte di cui abbiamo bisogno.
Senza
preghiera non riuscirei a lavorare nemmeno per mezz'ora. Mediante la
preghiera ricavo la mia forza da Dio. Inizia e concludi la giornata con
la preghiera... Vai a Dio come un bambino...
Se trovi difficile pregare, puoi dire: "Vieni, Spirito Santo, guidami, proteggimi, sgombrami la mente perché io possa pregare". Oppure, se stai pregando Maria, puoi dire: "Maria, Madre di Gesù, fammi da Madre adesso, aiutami a pregare". .
Quando
preghi, ringrazia Dio per tutti i suoi doni, perché tutto è Suo ed è un
dono da parte Sua. La tua anima è un dono di Dio. Se sei cristiano,
puoi recitare il Padre Nostro; se sei cattolico, l'Ave Maria, il
Rosario, il Credo, tutte le preghiere più comuni. Se tu o la tua
famiglia avete preghiere particolari, prega in quel modo. Se avrai
fiducia nel Signore e nel potere della preghiera supererai quelle
sensazioni di dubbio, di paura e di solitudine che di solito a tutti
capita di provare.
.
Ogni sera, prima di andare a letto, devi fare un esame di coscienza
(perché non sai se sarai vivo il mattino dopo!). Qualsiasi cosa ti
preoccupi, o qualsiasi torto tu abbia fatto, devi porvi riparo. Se per
esempio hai rubato qualcosa, cerca di restituirla. Se hai offeso
qualcuno, cerca di fare la pace con quella persona, fallo subito. Se non
puoi fare la pace così, almeno fai la pace con Dio dicendo: "Mi
dispiace molto!".
È importantissimo, perché così come compiamo atti d'amore, dobbiamo compiere atti di contrizione... Ci si sente bene a essere liberi da fardelli, ad avere il cuore pulito! Ricorda che Dio è misericordioso, è il Padre misericordioso di tutti noi. Siamo i Suoi figli e, se noi ci ricordiamo di chiedere scusa, Egli ci perdonerà e dimenticherà tutto. . Puoi anche pregare per il lavoro degli altri e aiutarli. Per esempio, nella nostra comunità, vi sono aiutanti "alter ego" che offrono le loro preghiere per una sorella che ha bisogno della forza di portare avanti il suo lavoro attivo. E abbiamo anche le sorelle e i fratelli contemplativi, che pregano continuamente per noi. .
Vi
sono moltissimi esempi del potere della preghiera, e di come Dio ci
risponda, sempre. Un prete, padre Bert White, è venuto a trovarci a
Calcutta perché era interessato al nostro lavoro.
È arrivato proprio al momento giusto: "Stavo andando a vedere il lavoro di Madre Teresa e delle Missionarie della Carità, e ho deciso di partecipare alla Messa nella Casa Madre. Arrivando alla porta principale, sono stato accolto da una sorella che mi ha detto: "Grazie a Dio sei qui, padre, vieni dentro". Ho domandato: "Come fai a sapere che sono un prete?", dato che non portavo gli abiti ecclesiastici, e lei ha risposto: "Il prete che di solito dice Messa non è potuto venire e così abbiamo pregato Dio che ce ne mandasse un altro!".
Madre Teresa di Calcutta
( "Il cammino semplice", Ed. Mondadori, 1995 ) |
Postato da: giacabi a 23:07 |
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preghiere, madre teresa
Natale
***
Asciuga, Bambino Gesù,
le lacrime dei fanciulli! Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un universale abbraccio di pace! Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione dall'ignoranza e dall'indifferenza, dalla discriminazione e dall'intolleranza. Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi, liberandoci dal peccato. Sei Tu il vero ed unico Salvatore, che l'umanità spesso cerca a tentoni. Dio della pace, dono di pace per l'intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia. Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen!
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 20:57 |
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natale, madre teresa
E’ Natale
***
E’ Natale ogni volta che sorridi
a un fratello e gli tendi la mano.
E’ Natale ogni volta che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
E’ Natale ogni volta che non accetti
quei princìpi che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E’ Natale ogni volta che speri
con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E’ Natale ogni volta che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E’ Natale ogni volta che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 20:44 |
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natale, madre teresa
Non si può che amare uno per volta
.***
L'importante non è quanto facciamo, bensì l'amore che poniamo in quello che facciamo. Gesù non ha detto: "Amate il mondo intero", ma ha detto: "Amatevi l'un l'altro". Non si può che amare uno per volta. Se
uno guarda la quantità, si perde. E mentre si ferma a parlare della
fame, qualcuno al suo fianco sta morendo. La fame non è di solo pane. C'è fame d'amore. Di essere amati. Di amare. Una fame terribile quella dell'amore! La solitudine: un'altra fame terribile!
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 12:57 |
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madre teresa
Da quel giorno
la mia vita è cambiata
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Un giorno, mentre ero nei quartieri poveri di Calcutta e stavo per ritornare nella mia stanza, ho visto una donna che giaceva sul marciapiede. Era debole, sottile e magrissima, si vedeva che era molto malata e l'odore del suo corpo era così forte che stavo per vomitare, anche se le stavo solo passando vicino. Sono andata avanti e ho
visto dei grossi topi che mordevano il suo corpo senza speranza, e mi
sono detta: questa è la cosa peggiore che hai visto in tutta la tua
vita.
Tutto quello che volevo in quel momento, era di andarmene via il più presto possibile e dimenticare quello che avevo visto e non ricordarlo mai più. E ho cominciato a correre, come se correre potesse aiutare quel desiderio di fuggire che mi riempiva con tanta forza. Ma prima che avessi raggiunto l'angolo successivo della strada, una luce interiore mi ha fermata. E sono rimasta lì, sul marciapiede del quartiere povero di Calcutta, che ora conosco così bene, e ho visto che quella non era l'unica donna che vi giaceva, e che veniva mangiata dai topi. Ho visto anche che era Cristo stesso a soffrire su quel marciapiede. Mi sono voltata e sono tornata indietro da quella donna, ho cacciato via i topi, l'ho sollevata e portata al più vicino ospedale. Ma non volevano prenderla e ci hanno detto di andarcene via. Abbiamo cercato un altro ospedale, con lo stesso risultato, e con un altro ancora, finché non abbiamo trovato una camera privata per lei, e io stessa l'ho curata. Da quel giorno la mia vita è cambiata. Da quel giorno il mio progetto è stato chiaro: avrei dovuto vivere per e con il più povero dei poveri su questa terra, dovunque lo avessi trovato.
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 18:56 |
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cristianesimo, madre teresa
E' Natale
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E' Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tieni la mano.
E' Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta che speri con quelli che disperano.
E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e le tue debolezze.
E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere in te e poi lo doni agli altri .
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 16:40 |
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natale, madre teresa
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Ama la vita così com'è.
Amala pienamente, senza pretese;
amala quando ti amano
o quando ti odiano,
amala quando nessuno ti capisce,
o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano,
o quando ti esaltano come un re:
Amala quando ti rubano tutto
o quando te lo regalano.
Amala quando ha senso
o quando sembra non averlo
nemmeno un po'.
Amala nella felicità
o nella solitudine assoluta.
Amala quando sei forte,
o quando hai una montagna di coraggio.
Amala non soltanto per i grandi piaceri
e le enormi soddisfazioni;
amala anche per le piccolissime gioie.
Amala seppure non ti dà ciò che potrebbe,
amala anche se non è come la vorresti.
Amala ogni volta che nasci
ed ogni volta che stai per morire.
Ma non amare mai senza amore.
Non vivere mai senza vita!
(Madre Teresa di Calcutta)
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Postato da: giacabi a 08:29 |
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madre teresa
La vocazione
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«La vocazione è appartenere a Gesù profondamente, che nulla ci separi dal suo amore. Noi non dobbiamo fare altro che dare vita al nostro amore per Cristo. L'amore prende tutto e dà tutto, come Dio si è dato totalmente a noi. Dio non chiede quanti libri ha letto, quanti miracoli ha fatto una Missionaria della Carità, le chiederà invece se ha fatto del suo meglio per amore di lui».
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 12:37 |
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madre teresa
***
I giovani oggi non vogliono più ascoltare, ma vedere.
Quando una ragazza viene a dirmi che vuol farsi suora con noi,
io le dico: vieni e vedi come viviamo.
Nelle nostre associazioni, nei nostri gruppi giovanili parliamo troppo e viviamo poco. Facciamo molte discussioni, diamo molte spiegazioni, ma forse viviamo poco.
Madre Teresa di Calcutta
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Postato da: giacabi a 15:26 |
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madre teresa
Madre Teresa di Calcutta e l'aborto
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Postato da: giacabi a 21:20 |
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aborto, madre teresa
L’uomo vede la bontà
più che non veda il viso
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Un fraticello cantava: « Iddio vede la bontà più che non veda il viso». Così anche l’uomo. L’uomo vede la bontà più che non veda il viso, perché è più reale, è più consequenziale e tangibile, è più imponente la bontà che non la quadratura solida o tenue della façade, della facciata.
L. Giussani, da “Si può vivere così?” pag. 106
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Postato da: giacabi a 20:58 |
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madre teresa, giussani
La tragedia dell'uomo moderno
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La tragedia dell'uomo moderno è che l'uomo non ha nessun valore per nessuno.
Madre Teresa di Calcuta
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Postato da: giacabi a 16:55 |
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madre teresa
Il cristiano è contento
***
“Portate sempre la gioia. Il bene va fatto con gioia: se siete tristi, non potete parlare di Dio a nessuno, perché Dio è felice.”
Madre Teresa di Calcutta
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