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venerdì 17 febbraio 2012

Magdi Allam


Appello per difendere il diritto alla vita di Eluana Englaro. No alla deriva etica che vorrebbe "cosificare" la vita umana  
**° 
Mobilitiamoci testimoniando con la parola la nostra strenua condanna dei boia del relativismo etico che violano incontestabilmente il valore insopprimibile della sacralità della vita, che si sono arbitrariamente auto-attribuiti il diritto di sentenziare che Eluana non debba più continuare a vivere e debba essere uccisa cessando di nutrirla. Hanno aderito anche Andrea Pamparana e Mons. Vecerrica
autore: 
Magdi Cristiano Allam
Cari Amici,
Lancio un appello urgente e forte a mobilitarci per difendere il diritto alla vita di Eluana Englaro, affinché trionfi il valore insopprimibile della sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale quale fondamento della nostra umanità e della nostra civiltà.
Mobilitiamoci testimoniando con la parola la nostra strenua condanna dei boia del relativismo etico che violano incontestabilmente il valore insopprimibile della sacralità della vita, che si sono arbitrariamente auto-attribuiti il diritto di sentenziare che Eluana non debba più continuare a vivere, che Eluana debba essere uccisa cessando di nutrirla.
Mobilitiamoci contro questa deriva etica, giuridica e politica che vorrebbe “cosificare” la vita umana, con il tragico risultato che oggi i nostri figli immaginano, come è avvenuto per dei quattordicenni siciliani che non si sono fatti scrupoli ad assassinare una loro coetanea dopo averla stuprata e messa incinta, che la vita umana possa essere impunemente usata, violata e buttata
.
Mobilitiamoci affinché Eluana possa restare in vita presso le suore Misericordine che da 14 anni l’accudiscono amorevolmente nella casa di cura “Monsignor Luigi Talamoni” a Lecco, che hanno detto: “Per noi Eluana è una persona e viene trattata come tale. E’ una ragazza bellissima. Vorremmo dire al signor Englaro (il padre) che se davvero la considera morta di lasciarla qui da noi. E’ parte della nostra famiglia”.
Mobilitiamoci sostenendo a viva voce che anche per noi Eluana è una persona che ha diritto alla vita e anche per noi Eluana è parte della nostra famiglia. Promuoviamo un’adozione a distanza di Eluana che sia tale innanzitutto nei nostri cuori e che possa, se necessario, trasformarsi in un impegno concreto al fianco delle suore Misericordine che attestano con la loro testimonianza d’amore e di vita l’autentico messaggio di Gesù, che trova piena corrispondenza nei valori assoluti e universali che sostanziano l’essenza della nostra umanità.
Vi esorto a far pervenire a questo sito la vostra adesione a questo appello, indicando il vostro nome e cognome, la vostra e-mail e la motivazione per la quale aderite all’appello.
Cari Amici, secondo la testimonianza, pubblicata oggi su Il Foglio, di Marco Barbieri che ha incontrato Eluana cinque anni fa, la ragazza ogni mattina apre gli occhi e alla sera li richiude. Non è attaccata a nessun tipo di macchinario che ne favorisca la respirazione, non assume alcun farmaco, l'unico elemento esterno che le consente di vivere è il sondino che scende in fondo al suo stomaco e la nutre. I medici lo definiscono uno stato vegetativo permanente, ma Barbieri ricorda che "la letteratura clinica è ricca di casi di uomini e donne che dopo periodi di coma come Eluana si sono risvegliati" anche se non è dato sapere come e quando. Di fatto il coma permanente è ben diverso dal coma irreversibile. Tanto che, come si legge a pagina 6 de Il Giornale, le suore che la accudiscono non sospenderanno mai l'alimentazione, come conferma la responsabile della clinica suor Albina Corti: "Per ora non ci hanno ancora comunicato nulla. Non sospenderemo mai l'alimentazione. Nel caso, venga il padre a prenderla: fino ad allora la ragazza starà qui. Anche se vorremmo dire al signor Englaro che se davvero la considera morta di lasciarla qui da noi. E' parte anche della nostra famiglia. Per noi è una persona e viene trattata come tale. E' una ragazza bellissima. Qualche volta se le parla suor Rosangela muove gli occhi".
Cari Amici, è per queste ragioni che vi chiedo ancora di sottoscrivere l'appello.
Cari Amici, andiamo avanti insieme da Protagonisti per l’Italia dei diritti e dei doveri, del bene comune e dell’interesse nazionale, promuovendo un Movimento della Verità, della Vita e della Libertà, per una riforma etica dell’informazione, della società, dell’economia, della cultura e della politica, con i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.

Magdi Cristiano Allam
                 da:  http://www.magdiallam.it/                           


Postato da: giacabi a 20:39 | link | commenti
eutanasia, magdi allam

domenica, 30 marzo 2008

L’orgoglio della fede in Gesù da spirito libero: Basta con le infamie miranti a screditarmi con l’obiettivo di attaccare il Papa

                     ***  da:  www.magdiallam.it

La mia replica ai cristiancomunistislamici, adoratori del relativismo e del politicamente corretto, che avrebbero voluto che mi convertissi al cattolicesimo mantenendo una valutazione positiva dell’islam
autore: 
Magdi Cristiano Allam
Cari amici,
Vi propongo la versione integrale della mia seconda e spero ultima lettera al Direttore Paolo Mieli, pubblicata oggi dal Corriere della Sera, in cui chiarisco il mio pensiero sulle critiche infondate, infamanti e strumentali sollevate da taluni dopo la mia conversione al cattolicesimo. Voglio precisare che da parte del Corriere della Sera non c’è stata alcuna censura ma che per ragioni di spazio non è stato possibile pubblicare la versione integrale della lettera.
Caro Direttore,
la mia conversione al cattolicesimo avvenuta nella solenne celebrazione della Veglia Pasquale nella Basilica di San Pietro per mano del Papa è stata da più parti strumentalizzata sia per screditarmi sia per accusare il Santo Padre. Ebbene voglio subito chiarire che sottoscrivo pienamente, in ogni sua virgola, la precisazione del portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che distingue correttamente tra le mie idee personali, di cui mi si riconosce la libertà d’espressione, e le posizioni ufficiali della Chiesa, che ovviamente sono del tutto autonome dal mio pensiero. Ci mancherebbe altro! Mi auguro che a questo punto cessino le manovre più o meno occulte di tutti coloro che, pur facendo riferimento ad ambiti religiosi o ideologici differenti, si sono sostanzialmente ritrovati uniti nell’attacco a Benedetto XVI.
Sai bene, e lo sanno anche i lettori del Corriere, che da musulmano sono stato uno spirito libero ed è proprio questa libertà intellettuale, a cui fa da sponda una radicata rigorosità etica, ciò che ha gradualmente fatto maturare in me il convincimento che la religione cattolica corrisponda pienamente al contesto ideale al cui interno possono naturalmente convivere dei valori inalienabili e inviolabili che per me sono da sempre irrinunciabili in quanto rappresentano l’essenza della nostra umanità, a cominciare dalla fede nella sacralità della vita dal concepimento alla morte naturale, dal riconoscimento della dignità della persona quale fondamento della civile convivenza, dal rispetto della libertà di scelta tra cui spicca l’esercizio incondizionato della libertà religiosa. Ebbene voglio rassicurare tutti che continuerò ad essere ancor di più uno spirito libero da cattolico. E non potrebbe essere diversamente visto che proprio da questo Papa ho imparato che l’uso della ragione, l’adozione di parametri valutativi e critici, la verifica della verità scientifica e storica, costituiscono la condizione imprescindibile per accertare la fondatezza della bontà di una autentica religione e per perseguire quella Verità che coniughi l’oggettività, l’assolutezza e l’universalità del pensiero laico con la trascendenza propria della fede in Dio. Così come la libertà di spirito è stato il tratto saliente degli amici fraterni cattolici che mi hanno accompagnato nel percorso interiore culminato nella piena adesione alla fede in Gesù, a cominciare da monsignor Rino Fisichella, la mia guida spirituale, che forse non a caso riuscì a diventare il referente religioso di Oriana Fallaci, il vessillo della libertà incondizionata e irrefrenabile nella storia del giornalismo italiano contemporaneo.
Da spirito libero trovo del tutto infondate, pretestuose e maligne le critiche che mi sono state rivolte. Ci si è scandalizzati per il fatto che il mio battesimo sia avvenuto nella notte di Pasqua, a San Pietro, da parte del Papa. Forse i più non sanno che i catecumeni, gli adulti che si convertono, ricevono i sacramenti d’iniziazione al cristianesimo nel corso della cerimonia della Veglia Pasquale. Ciò avviene ovunque nel mondo. E che, avendo effettuato il percorso di conoscenza e di adesione alla nuova fede a Roma, non deve sorprendere che sia stato il Papa, nella sua veste di vescovo di Roma, a impartirmi il battesimo, la cresima e l’eucarestia. Sinceramente sono allibito e rammaricato quando perfino alcuni esponenti del clero cattolico arrivano a sostenere che sarebbe stato di gran lunga preferibile che il mio battesimo fosse stato impartito in una parrocchia di una remota cittadina, lontano da occhi discreti e dall’interesse dei mass media. Come se il mio battesimo fosse una vergogna da tenere il più possibile nascosta. Alla luce di questa interpretazione infamante, il ruolo di Benedetto XVI ha finito per essere equiparato a una “provocazione” se non un vero e proprio “complotto” contro l’islam. Ebbene io sono orgoglioso della mia conversione al cattolicesimo, sono orgoglioso che sia avvenuta in modo pubblico e che sia stata pubblicizzata, sono orgoglioso di poterla affermare a viva voce, sono orgoglioso di poter testimoniare la mia nuova fede ovunque nel mondo e considero il mio battesimo dalle mani del Papa come il dono più grande che la vita potesse accordarmi.
Sono stato criminalizzato, qualcuno mi ha paragonato agli estremisti islamici che mi hanno condannato a morte, per aver espresso un giudizio radicalmente negativo nei confronti dell’islam. Una folta schiera di cristiancomunistislamici, adoratori del relativismo etico, culturale e religioso nonché del politicamente corretto, avrebbe voluto che io limitassi la mia denuncia al terrorismo islamico ma che mantenessi una valutazione comunque positiva dell’islam. Perché, a loro avviso, tutte le religioni sono pari a prescindere dai loro contenuti e, in ogni caso, non bisogna dire alcunché che possa urtare la suscettibilità altrui. Ma scusatemi: se mi sono convertito al cattolicesimo è del tutto ovvio che l’ho fatto perché ho maturato una valutazione negativa nei confronti dell’islam. Se io veramente credessi che l’islam sia una religione vera e buona, perché mai l’avrei abbandonata? A questo punto emerge il sospetto, usando un eufemismo, che si vorrebbe che io pur nutrendo una valutazione negativa dell’islam, non la debba però esternare rendendola pubblica. Sempre per la paura della reazione di condanna nelle sue varie sfumature, dalla deplorazione fino alla minaccia se non all’uso della violenza. Ebbene mi spiace per costoro: ciò che dentro di me è vero e giusto lo dirò e lo scriverò sinceramente e integralmente. Se loro sono già sottomessi al terrorismo dei taglia-lingua e già praticano l’auto-censura per prevenire la violenza degli estremisti islamici, io intendo affrontare questa guerra di libertà e di civiltà a testa alta e con la schiena dritta, fino alla fine.
A questo punto è doveroso chiarire che io non sono affatto un apologeta e un fautore di una “guerra di religione” o di una “guerra di civiltà”. Ciò che l’Occidente non ha o non vuole capire che è in già in atto una guerra scatenata dal terrorismo e dall’estremismo islamico globalizzato, i cui protagonisti sono i taglia-gola e i taglia-lingua che massacrano e sottomettono nel nome di Allah tutti coloro che non sono a loro immagine e somiglianza, a cominciare dagli stessi musulmani nei paesi a maggioranza islamica. Io sono un ex musulmano che ha subito e continua a subire questo terrorismo e che ora, da cattolico, intende essere testimone di una verità storica e promotore del riscatto di valori e di un’identità senza cui l’Occidente, che affonda la sue radici nella fede e nella cultura giudaico-cristiana, non potrà affrancarsi e confrontarsi costruttivamente anche con i musulmani. Pur prendendo radicalmente e definitivamente le distanze dall’islam in quanto religione, sono assolutamente convinto che si possa e si debba dialogare con tutti i musulmani che, in partenza, condividono i diritti fondamentali della persona senza se e senza ma e perseguono il traguardo di una comune civiltà dell’uomo. L’errore in cui si incorre è di immaginare che i musulmani, quali persone, sarebbero dei cloni che incarnano in modo automatico e acritico i dogmi dell’islam. Sono, come tutte le persone, una realtà singolare e complessa in cui la dimensione religiosa, che assume dei connotati diversi, si confronta con quella che è l’esperienza personale frutto di uno specifico contesto familiare, psicologico, sociale, culturale, economico e politico.
Caro direttore, tu sai bene che il Corriere si è sempre speso per valorizzare la posizione dei musulmani moderati. Io stesso sono orgoglioso di essere stato nell’ultimo decennio il musulmano che più di altri si è speso per affermare in Italia un islam della fede e della ragione. Ricordo con orgoglio come il 10 settembre 2004 fui l’artefice della prima visita nella storia d’Italia di una delegazione di musulmani moderati al Quirinale, accolti dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, dopo la pubblicazione, il 2 settembre 2004 sul Corriere, di un “Manifesto contro il terrorismo e per la vita” da me redatto e fatto sottoscrivere a una trentina di musulmani che presumevo fossero moderati. Poi mi sono dovuto ricredere. Perché nel momento in cui devono confrontarsi con i dogmi e con i precetti dell’islam, qual è il caso della mia conversione al cattolicesimo, la loro moderazione viene del tutto meno. Non è forse singolare che i più accaniti critici della mia conversione siano proprio i cosiddetti moderati, a cominciare dai sedicenti 138 “saggi” dell’islam che hanno proposto un dialogo con il Vaticano sulla base di versetti coranici, estrapolati dal loro contesto, sull’unicità di Dio e l’amore per il prossimo? Ormai la millenaria esperienza con l’islam deve insegnarci che il dialogo è possibile solo con quei musulmani che accettano di assumere incondizionatamente, a prescindere da ciò che dice o non dice il Corano, rivolgendosi nella propria lingua alla loro gente, una chiara e ferma posizione sulle questioni concrete, tra cui oggi certamente figurano il massacro e la persecuzione dei cristiani, la negazione del diritto all’esistenza di Israele, la condanna a morte dei musulmani convertiti in quanto apostati, la legittimazione del terrorismo palestinese ed islamico, la discriminazione e la violenza nei confronti della donna e, più in generale, la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo.
Denunciare tutto ciò nella mia lettera che il Corriere ha pubblicato nel Giorno di Pasqua e della mia conversione al cattolicesimo, non significa in alcun modo voler “dettare la linea” al Papa o politicizzare il mio battesimo. Sono cose che io ho sempre detto da lunghi anni e sarebbe stato veramente singolare che, di punto in bianco, le avessi ignorate. Magdi Cristiano resterà sempre il Magdi che ha difeso dei valori inalienabili e inviolabili, con la sostanziale differenza che oggi questi valori convivono in modo del tutto armonico nel contesto della religione e della cultura cattolica. Ti ringrazio per l’attenzione e la correttezza con cui hai seguito questa mia vicenda personale di fede e di vita e ti comunico che con questo mio intervento ritengo di aver detto tutto ciò che ho ritenuto opportuno che i nostri lettori sapessero. Cordiali saluti e i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.
Magdi Cristiano Allam
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Postato da: giacabi a 14:16 | link | commenti
cattolico, magdi allam

venerdì, 28 marzo 2008



 Magdi Cristiano Amico
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Fonte: CulturaCattolica.it

giovedì 27 marzo 2008

Ho conosciuto Magdi Cristiano Allam circa un anno fa, quando stavo ultimando il libro scritto a quattro mani con l’amica Suor Maria Gloria Riva. Stavamo cercando qualcuno che sapesse interpretare il nostro lavoro, che intendesse immergersi in “Volti e Stupore – Uomini feriti dalla bellezza“ con assoluta curiosità e stupore. Fu don Gabriele Mangiarotti a fare il nome di Magdi. Confesso: mi sembrava un’esagerazione. Intellettuale, scrittore e vice-direttore ad personam del Corriere della Sera. Perché mai avrebbe dovuto accettare la nostra proposta? Altro livello di relazioni il suo, altre frequentazioni e conoscenze. “Il nostro non è un libro” dicevamo io e Suor Gloria, “il nostro è un cammino, un percorso comune, la testimonianza che l’incontro è possibile”. “Magdi Allam poi non avrà neppure il tempo materiale per dedicarsi a noi…”, così pensavo cercando di non crearmi illusioni. “Ci sta!” mi telefonò entusiasta don Gabriele “Scriverà la prefazione al libro”. Una prefazione può essere considerata un po’ come la fase preparatoria di un viaggio. E’ necessario scegliere le cose giuste da mettere in valigia, stabilire percorso e tappe intermedie. Il viaggio è una domanda, è incontro. Per non sbagliare strada, per non perdersi nelle paludi è imprescindibile preparare il viatico. Viaticum come provvisione per il viaggio. Bene, noi avevamo bisogno di un testimone, di qualcuno che prendesse per mano le nostre storie e ne desse voce. Magdi, entrò in punta di piedi, con delicatezza e sensibilità. Schiuse porte, conferì un tono alle nostre parole. Egli fu il primo che concretizzò il nostro desiderio di comunanza. Rimasi affascinato dalle parole che usò per il nostro libro. Rese palese ciò che palese ancora non era: l’Amicizia. Ricordo ancora la prima volta che lo sentii telefonicamente. Suor Gloria era con lui e mi aveva annunciato che nel corso di quell’incontro mi avrebbero chiamato. Ero emozionato, volevo testimoniargli la mia gioia per aver capito, per essere entrato così prepotentemente nei nostri racconti, per essersi inserito nel nostro dialogo con partecipazione, condivisione e tatto. Non credo di essere riuscito in quella telefonata ad esprimere compiutamente tutta la mia gratitudine. Non credo, ma da quel momento è iniziato un percorso di amicizia. Non più il vice-direttore ad personam del Corriere della Sera ma un amico che combatte una battaglia, un amico che in nome della libertà non abbassa lo sguardo neppure al cospetto di una condanna a morte. Un amico, un compagno di viaggio. Da quel momento, ci siamo incontrati, abbiamo avuto modo di affrontare momenti pubblici l’uno accanto all’altro. Solo qualche giorno prima della Veglia Pasquale ho saputo della sua conversione, la notizia mi ha scosso per il timore che quella scelta potesse mettere in pericolo la sua vita, ma non mi ha meravigliato la decisione in sé. Come ha avuto modo di dire don Gabriele Mangiarotti, la conversione di Magdi “l’ho trovata, per così dire, naturale”. Non ho la “grazia della fede” ma ho partecipato al percorso di Magdi con il trasporto e l’affetto che solo agli amici è possibile riservare. Per la prima volta nella mia vita ho assistito alla Veglia Pasquale. Domenica 23 Marzo non mi trovavo neppure in Italia, ma grazie ad un computer di fortuna sono riuscito a seguire, grazie a Sat2000, l’intera cerimonia. Partecipazione e tensione, emozione e afflato del cuore mi hanno catturato durante le tre ore della diretta televisiva. Un amico stava compiendo una svolta storica per la sua vita ed una sorta di empatia mi ha coinvolto profondamente. Il giorno seguente, il lunedì dell’Angelo, ho voluto immediatamente chiamarlo per testimoniargli il mio affetto e seppur a distanza donargli il mio abbraccio. Abbracciare non è un semplice gesto d’affetto, implica accoglienza, dedizione e difesa. Nell’attesa di sentire la sua voce, sono stato colto dalla stessa emozione che ho provato la prima volta che ci siamo sentiti. “Una nuova prima volta”, mi sono detto. Non so spiegare razionalmente questo fatto, ma esprimerlo mi sembra un atto dovuto, un gesto tutto interno al concetto di Amicizia. Nei giorni seguenti avrei sperato per Magdi, la possibilità di una “pausa” che gli permettesse di riposarsi da emozioni e tensioni fortissime. Le reazioni alla sua conversione sono state però di una ferocia inaudita. Per carità, le espressioni di affetto e di vicinanza non gli sono certo mancate, ma come sempre a fare clamore sono state le voci “fuori” coro, le urla stonate, le accuse di tradimento e apostasia. Non voglio ora ripercorre i fiumi di parole spese, le tante dichiarazioni irresponsabili e offensive scritte su giornali e pronunciate all’interno del mondo dei mass-media, mi interessa però sottolineare un punto che credo centrale. Se le reazioni del mondo islamico potevano considerarsi “d’obbligo” sono state le critiche provenienti dal mondo occidentale che mi hanno impressionato. Non mi interessa confutare, una per una, le tesi proposte, non mi interessa dare ulteriore pubblicità a demagoghi e menzogneri che hanno fatto della delegittimazione il loro esercizio retorico. Mi ha però impressionato la reazione di taluni intellettuali italiani. L’accusa che gli hanno rivolto non è stata quella di essersi convertito. La colpa di Magdi Cristiano sarebbe quella di averlo fatto pubblicamente e attraverso una celebrazione solenne. In pratica ritorna sempre a primeggiare la questione legata al ruolo pubblico della religione. I laicisti vorrebbero ridurre il “sacro” ad una mera esperienza intima e privata, del tutto estranea alla dimensione collettiva. E’ l’ennesima pretesa, di ridurre il Cristianesimo ad un ruolo subalterno rispetto alle pratiche quotidiane della modernità e del relativismo. Oggi si attacca Magdi Allam per la sua conversione pubblica e facendolo si rinnova l’attacco violento contro l’esperienza cristiana. I laicisti chiedono di operare un’astrazione intellettuale, epurando il pensiero e la cultura cattolica dalle vicende che riguardano la vita, la morte, la dignità e la libertà individuale. Non è necessario essere credenti per considerare tutto questo una follia totalitaria. Da amico e compagno di strada, saluto la nuova vita di Magdi Cristiano con il cuore aperto e la mano salda sul timone della verità.

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Postato da: giacabi a 17:31 | link | commenti
cristianesimo, magdi allam

mercoledì, 26 marzo 2008

Così Cl ha convertito Magdi e sfidato Ratisbona



di Paolo Rodari             da: Il riformista 25-03-2007



C’è il movimento di Cl dietro la conversione di Magdi Allam al cattolicesimo. Conversione sancita la notte di Pasqua da battesimo, cresima ed eucaristia impartitegli dal Papa, l’assunzione del nome Magdi Cristiano Allam e l’implicita rinuncia alla fede islamica.
Che ci sia dietro Cl lo testimoniano i nomi che lo stesso Magdi Allam ha voluto citare domenica sul Corriere quali «punti di riferimento» sulla strada della conversione: don Juliàn Carròn (guida di Cl), don Gabriele Mangiarotti e suor Maria Gloria Riva (due religiosi vicini a Cl), monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e tra i responsabili storici di Cl. E poi, anche se non è stato citato sul Corriere, l’onorevole Maurizio Lupi, da sempre nelle fila cielline, colui che Madgi Allam ha scelto come padrino per il rito della notte di Pasqua.
Nei giorni precedenti la funzione, in pochissimi erano a conoscenza della volontà di conversione di Magdi Allam. In Vaticano c’è chi si è mostrato preoccupato del fatto che fosse lo stesso Pontefice a impartirgli i sacramenti. L’effetto Ratisbona, infatti, e le conseguenti accuse al Papa di voler fare proselitismo nel mondo islamico, avrebbero potuto riproporsi una seconda volta viste anche le posizioni molto dure che lo stesso Allam ha sempre preso nei confronti dell’islam più fondamentalista. Qualcuno ha pure sottolineato come sarebbe stata meglio una conversione low profile, nel segreto cioè di un’anonima parrocchia romana. Ma pare sia stato lo stesso Benedetto XVI a mostrarsi deciso. Forse, sullo sfondo, c’è anche la volontà di mostrare una Chiesa che non teme la conversione al cattolicesimo di nessuno, tanto meno dei musulmani. Una Chiesa che nei confronti dell’islam ha sempre chiesto, prima e dopo Ratisbona, la reciprocità: se in tanti si convertono dal cattolicesimo all’islam senza problemi, la stessa libertà deve essere garantita per coloro che intendono fare il percorso inverso.
Luigi Negri, vescovo di San Marino, è legato da stretta amicizia con Magdi Allam. Già qualche mese fa fu lui a battezzare alla fede cattolica il figlio di Magdi Allam in una parrocchia della sua diocesi. Spiega Negri al Riformista: «L’amicizia è nata in scia a un dialogo maturo tra laici e cattolici che ho messo in campo con l’istituzione della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il magistero sociale della Chiesa. Magdi Allam, negli incontri formali e informali che abbiamo avuto, ha sempre mostrato una straordinaria acutezza nell’individuare la crisi della società occidentale nell’assenza di valori fondamentali che, di fatto, riduce l’Occidente a essere succube e impaurito di fronte all’islam. È un islam, quello che lui vede innanzi a sé, in cui prevale l’aspetto ideologico-politico. E in questo senso la “mossa” del Papa di battezzarlo è stata arguta perché ha mostrato che è più politico avere coraggio che essere reticenti. Tanto le reazioni di parte del mondo islamico ci sarebbero state comunque. E, infatti, già ci sono».
E per il Papa, più che per se stesso e per le accuse di «apostasia» mossegli da parte del mondo islamico (ambienti radicali e jihadisti hanno anche più volte criticato il suo appoggio a Israele e alla politica dell’amministrazione americana), era preoccupato lo stesso Magdi Allam. Lo dice suor Maria Gloria Riva in una missiva affidata ieri al sito culturacattolica.it: «Un giorno, a casa sua - racconta -, ci ha preso in disparte: “Voglio essere di Cristo”, ci disse. Poi con voce pacata e profonda ci ha confessato quanto questo Papa abbia inciso sul suo percorso e abbia introdotto la sua profonda riflessione attorno all’islam entro la necessità di una fede che sia sostenuta dalla ragione. Ciò che ci sgomentò fu il pericolo a cui egli sarebbe andato incontro con una dichiarazione pubblica della sua conversione. Ma sapevamo che non sarebbe potuto essere che così. La determinazione e la serietà con cui Magdi affronta ogni cosa non poteva che accordarsi con questo nuovo e importante passo della sua vita. Eppure alla soglia del grande passo, quando ci informò che il Santo Padre aveva deciso di battezzarlo nella notte di Pasqua, Magdi con uno sguardo da fanciullo ci disse: “Il pericolo c’è, ma non per me. Per il Papa. Dovete pregare per il Papa”».
Parole che Magdi Allam riferì anche a don Gabriele Mangiarotti, il quale racconta al Riformista come l’amicizia col vice direttore del Corriere sia iniziata «dopo i fatti di Ratisbona». «Da subito - spiega Mangiarotti - mi ha impressionato la sua rettitudine morale: mi ricordava mio padre. Lo invitammo nella diocesi di San Marino per tenere una conferenza in merito. Lui spiegò come le parole del Papa a Ratisbona avessero avuto sull’islam un effetto addirittura maggiore di quello che ebbe per l’Occidente l’attacco alle Torri Gemelle».
Maurizio Lupi ritiene che il Papa «abbia fatto molto bene a battezzarlo personalmente». «È stata la meta di un percorso naturale - dice al Riformista -, e che ogni anno anche per altri catecumeni della diocesi di Roma sfocia con il battesimo nella basilica vaticana. Quello di Magdi Allam è stato un cammino personale di conversione illuminato dall’incontro con una fede, quella cattolica, dove la ragione non viene mai messa da parte, ma anzi ne è da questa illuminata. L’amicizia con Magdi è nata al Meeting di Rimini e poi durante la manifestazione “Salviamo i cristiani” che lui stesso organizzò a Roma lo scorso 4 luglio. Insomma, furono le sue battaglie per la libertà religiosa e per un fede che non escluda la ragione a trovare con me e con tante altre persone un’affinità che definirei naturale».


Postato da: giacabi a 21:32 | link | commenti (1)
cristianesimo, magdi allam


Grazie!della tua testimonianza
Cristiano Magdi

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Testimonianza
               

Postato da: giacabi a 18:03 | link | commenti
cristianesimo, magdi allam

lunedì, 24 marzo 2008

Cristiano Magdi
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Autore: Riva, Sr. Maria Gloria  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it
domenica 23 marzo 2008

Farete cose più grandi di me ha detto Gesù ai suoi nel momento dell’addio. E così avviene, puntualmente nella vita della Chiesa, in quella Chiesa fatta dalla storia di tutti, dei piccoli e dei grandi, di ciascuno di noi.
La Chiesa siamo noi diceva già acutamente il grande Agostino e in noi il Vangelo continua a scrivere pagine meravigliose.
Una ve la vogliamo raccontare perché ci riguarda da vicino.
Ci sono degli atti nella vita di un Papa che hanno la forza e lo spessore dei grandi discorsi di Gesù. Così fu ad esempio il discorso di papa Benedetto XVI a Regensburg. Lo scandalo suscitato e la profondità raggiunta da quel discorso è davvero paragonabile a una pagina evangelica. È stato quest’evento che ci ha fatto incontrare Magdi Allam.
Fin qui, niente di strano: don Gabriele Mangiarotti, conoscendo e stimando la lucidità di pensiero del vice direttore del Corriere della Sera lo invita, per conto di Mons Luigi Negri, a un dibattito sul tema in quel di San Marino.
L’invito si trasforma un’incontro e il tanto celebrato Magdi Allam diventa un fratello. Don Gabriele trascorrere con lui un giorno pieno di amicizia che in qualche modo rende palese un’appartenenza già decisa, già scritta da qualcun altro per noi.
Con me l’incontro avviene dapprima telefonicamente, poi, in modo diretto a casa sua. E’ l’inizio di una storia, fatta di gesti semplici e sinceri che portano il sapore dell’eternità.
Man mano che passava il tempo e si approfondiva l’amicizia l’anima di questo nostro amico si apriva sempre più mostrando la sua straordinaria trasparenza e il lavoro sottile che la grazia stava operando in lui. Un giorno, a casa sua ci ha presi in disparte: «voglio essere di Cristo», ci ha detto. Poi con voce pacata e profonda ci ha confessato quanto questo papa abbia inciso sul suo percorso e abbia introdotto la sua profonda riflessione attorno all’islam entro la necessità di una fede che sia sostenuta dalla ragione.
In quell’ora trascorsa con lui, tutto si è fermato. La natura attorno a noi pareva immobile tanto il nostro cuore tratteneva il respiro.
Ciò che ci sgomentò fu il pericolo cui egli sarebbe andato incontro con una dichiarazione pubblica della sua conversione. Ma sapevamo che non sarebbe potuto essere che così. La determinazione e la serietà con cui Magdi affronta ogni cosa non poteva che accordarsi con questo nuovo e importante passo della sua vita.
Eppure alla soglia del grande passo, quando ci informò che il santo Padre aveva deciso di battezzarlo nella notte di Pasqua Magdi con uno sguardo da fanciullo ci disse: «Il pericolo c’è, ma non per me. Per il Papa. Dovete pregare per il Papa».
Pensavamo a questa consegna poco prima di arrivare a Roma, pensavamo, con le lacrime agli occhi, come l’aprirsi alla verità del cuore di Magdi sia stato anche un progressivo dilatarsi alla carità, che è quell’amore con cui Cristo ci ama.
La veglia si è consumata così nel fuoco nuovo in una Basilica di san Pietro gremitissima e solenne. Una cerimonia affascinante ha fatto da corona all’omelia del Papa profonda e semplicissima.
La commozione è stata forte per don Gabriele e me: essere lì nel cuore della Chiesa con un amico che diventa fratello, essere lì non come fortunati spettatore occasionali, ma come protagonisti di un’avventura. Le parole del Papa ci hanno richiamato al rischio che questa fratellanza comporta: «Il buio di tanto intanto può sembrare comodo, possiamo nasconderci, stare più comodi, ma noi non siamo chiamati a stare nelle tenebre: siamo figli della luce… Teniamo stretta la mano di Cristo, non abbandoniamo la sua mano: camminiamo sulla via che conduce alla vita».
Vogliamo, con Magdi, tenere la mano stretta a Cristo percorrendo questo tratto di storia in cui così fortemente pare imperare il dominio delle tenebre. Vogliamo essere degni di questa amicizia che così fortemente ci richiama a fare dono della vita a Cristo senza condizioni.
Una cosa rimane nel cuore per sempre: nel momento più solenne, mentre l’acqua scorreva su capo di Magdi, la voce del santo Padre è risuonata più chiara e più vibrante che mai: «Cristiano, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Cistiano. Grazie, Magdi: questa parola ora sulle nostre labbra non avrà più lo stesso suono. Tolta dalle ripetizioni qualunquistiche e annoiate, ora è rigonfia di vita, di lacrime e speranza.
Caro Magdi Cristiano, davvero Cristo c’è e ancora ci sorprende legandoci gli uni gli altri dentro pagine di vita meravigliose.


Postato da: giacabi a 12:40 | link | commenti (3)
magdi allam

domenica, 23 marzo 2008

Da ieri dunque mi chiamo
«Magdi Cristiano Allam».
Per me è il giorno più bello della vita
***
(Ap)

 
«Approdo di un lungo cammino
Decisivo l’incontro con il Papa»
Caro Direttore, ciò che ti sto per riferire concerne una mia scelta di fede religiosa e di vita personale che non vuole in alcun modo coinvolgere il Corriere della Sera di cui mi onoro di far parte dal 2003 con la qualifica di vice-direttore ad personam. Ti scrivo pertanto da protagonista della vicenda come privato cittadino. Ieri sera mi sono convertito alla religione cristiana cattolica, rinunciando alla mia precedente fede islamica. Ha così finalmente visto la luce, per grazia divina, il frutto sano e maturo di una lunga gestazione vissuta nella sofferenza e nella gioia, tra la profonda e intima riflessione e la consapevole e manifesta esternazione. Sono particolarmente grato a Sua Santità il Papa Benedetto XVI che mi ha impartito i sacramenti dell’iniziazione cristiana, Battesimo, Cresima ed Eucarestia, nella Basilica di San Pietro nel corso della solenne celebrazione della Veglia Pasquale. E ho assunto il nome cristiano più semplice ed esplicito: «Cristiano».
Da ieri dunque mi chiamo «Magdi Cristiano Allam». Per me è il giorno più bello della vita. Acquisire il dono della fede cristiana nella ricorrenza della Risurrezione di Cristo per mano del Santo Padre è, per un credente, un privilegio ineguagliabile e un bene inestimabile. A quasi 56 anni, nel mio piccolo, è un fatto storico, eccezionale e indimenticabile, che segna una svolta radicale e definitiva rispetto al passato. Il miracolo della Risurrezione di Cristo si è riverberato sulla mia anima liberandola dalle tenebre di una predicazione dove l’odio e l’intolleranza nei confronti del «diverso», condannato acriticamente quale «nemico», primeggiano sull’amore e il rispetto del «prossimo » che è sempre e comunque «persona»; così come la mia mente si è affrancata dall’oscurantismo di un’ideologia che legittima la menzogna e la dissimulazione, la morte violenta che induce all’omicidio e al suicidio, la cieca sottomissione e la tirannia, permettendomi di aderire all’autentica religione della Verità, della Vita e della Libertà. Nella mia prima Pasqua da cristiano io non ho scoperto solo Gesù, ho scoperto per la prima volta il vero e unico Dio, che è il Dio della Fede e Ragione.
Il punto d’approdo
La mia conversione al cattolicesimo è il punto d’approdo di una graduale e profonda meditazione interiore a cui non avrei potuto sottrarmi, visto che da cinque anni sono costretto a una vita blindata, con la vigilanza fissa a casa e la scorta dei carabinieri a ogni mio spostamento, a causa delle minacce e delle condanne a morte inflittemi dagli estremisti e dai terroristi islamici, sia quelli residenti in Italia sia quelli attivi all’estero. Ho dovuto interrogarmi sull’atteggiamento di coloro che hanno pubblicamente emesso delle fatwe, dei responsi giuridici islamici, denunciandomi, io che ero musulmano, come «nemico dell’islam», «ipocrita perché è un cristiano copto che finge di essere musulmano per danneggiare l’islam», «bugiardo e diffamatore dell’islam », legittimando in tal modo la mia condanna a morte. Mi sono chiesto come fosse possibile che chi, come me, si è battuto convintamente e strenuamente per un «islam moderato », assumendosi la responsabilità di esporsi in prima persona nella denuncia dell’estremismo e del terrorismo islamico, sia finito poi per essere condannato a morte nel nome dell’islam e sulla base di una legittimazione coranica. Ho così dovuto prendere atto che, al di là della contingenza che registra il sopravvento del fenomeno degli estremisti e del terrorismo islamico a livello mondiale, la radice del male è insita in un islam che è fisiologicamente violento e storicamente conflittuale.
Parallelamente la Provvidenza mi ha fatto incontrare delle persone cattoliche praticanti di buona volontà che, in virtù della loro testimonianza e della loro amicizia, sono diventate man mano un punto di riferimento sul piano della certezza della verità e della solidità dei valori. A cominciare da tanti amici di Comunione e Liberazione con in testa don Juliàn Carròn; a religiosi semplici quali don Gabriele Mangiarotti, suor Maria Gloria Riva, don Carlo Maurizi e padre Yohannis Lahzi Gaid; alla riscoperta dei salesiani grazie a don Angelo Tengattini e don Maurizio Verlezza culminata in una rinnovata amicizia con il Rettore maggiore Don Pascual Chavez Villanueva; fino all’abbraccio di alti prelati di grande umanità quali il cardinale Tarcisio Bertone, monsignor Luigi Negri, Giancarlo Vecerrica, Gino Romanazzi e, soprattutto, monsignor Rino Fisichella che mi ha personalmente seguito nel percorso spirituale di accettazione della fede cristiana. Ma indubbiamente l’incontro più straordinario e significativo nella decisione di convertirmi è stato quello con il Papa Benedetto XVI, che ho ammirato e difeso da musulmano per la sua maestria nel porre il legame indissolubile tra fede e ragione come fondamento dell’autentica religione e della civiltà umana, e a cui aderisco pienamente da cristiano per ispirarmi di nuova luce nel compimento della missione che Dio mi ha riservato.
La scelta e le minacce
Caro Direttore, mi hai chiesto se io non tema per la mia vita, nella consapevolezza che la conversione al cristianesimo mi procurerà certamente un’ennesima, e ben più grave, condanna a morte per apostasia. Hai perfettamente ragione. So a cosa vado incontro ma affronterò la mia sorte a testa alta, con la schiena dritta e con la solidità interiore di chi ha la certezza della propria fede. E lo sarò ancor di più dopo il gesto storico e coraggioso del Papa che, sin dal primo istante in cui è venuto a conoscenza del mio desiderio, ha subito accettato di impartirmi di persona i sacramenti d’iniziazione al cristianesimo. Sua Santità ha lanciato un messaggio esplicito e rivoluzionario a una Chiesa che finora è stata fin troppo prudente nella conversione dei musulmani, astenendosi dal fare proselitismo nei Paesi a maggioranza islamica e tacendo sulla realtà dei convertiti nei Paesi cristiani. Per paura. La paura di non poter tutelare i convertiti di fronte alla loro condanna a morte per apostasia e la paura delle rappresaglie nei confronti dei cristiani residenti nei Paesi islamici. Ebbene oggi Benedetto XVI, con la sua testimonianza, ci dice che bisogna vincere la paura e non avere alcun timore nell’affermare la verità di Gesù anche con i musulmani.
Basta con la violenza
Dal canto mio dico che è ora di porre fine all’arbitrio e alla violenza dei musulmani che non rispettano la libertà di scelta religiosa. In Italia ci sono migliaia di convertiti all’islam che vivono serenamente la loro nuova fede. Ma ci sono anche migliaia di musulmani convertiti al cristianesimo che sono costretti a celare la loro nuova fede per paura di essere assassinati dagli estremisti islamici che si annidano tra noi. Per uno di quei «casi» che evocano la mano discreta del Signore, il mio primo articolo scritto sul Corriere il 3 settembre 2003 si intitolava «Le nuove catacombe degli islamici convertiti». Era un’inchiesta su alcuni neo-cristiani che in Italia denunciavano la loro profonda solitudine spirituale ed umana, di fronte alla latitanza delle istituzioni dello Stato che non tutelano la loro sicurezza e al silenzio della stessa Chiesa. Ebbene mi auguro che dal gesto storico del Papa e dalla mia testimonianza traggano il convincimento che è arrivato il momento di uscire dalle tenebre dalle catacombe e di affermare pubblicamente la loro volontà di essere pienamente se stessi. Se non saremo in grado qui in Italia, nella culla del cattolicesimo, a casa nostra, di garantire a tutti la piena libertà religiosa, come potremmo mai essere credibili quando denunciamo la violazione di tale libertà altrove nel mondo? Prego Dio affinché questa Pasqua speciale doni la risurrezione dello spirito a tutti i fedeli in Cristo che sono stati finora soggiogati dalla paura.
Magdi Allam


Postato da: giacabi a 21:19 | link | commenti (2)
cristianesimo, magdi allam


La  più bella notizia di oggi
 ***

Il Papa lo battezza, Magdi Allam
diventa cattolico
 
da :  
www.ilgiornale.it n. 71 del 2008-03-23 pagina
di Diana Alfieri
La cerimonia ieri sera in Vaticano. Il giornalista e scrittore egiziano vive sotto scorta per la sua lotta agli islamici fondamentalisti
Sarebbe passata quasi inosservata, a parte l’emozione, la tensione di loro, i sette catecumeni che dovevano ricevere il battesimo per mano del Pontefice durante la veglia pasquale. Cinque uomini e due donne. Ma tra loro, a San Pietro, un personaggio decisamente speciale: Magdi Allam, giornalista-scrittore di origine egiziana, vicedirettore del Corriere della Sera. Lui, da tempo fustigatore dell’oltranzismo musulmano, a 56 anni, ha «abiurato» l’islam per abbracciare la fede cattolica.
Una scelta tanto coraggiosa quanto pericolosa: come non immaginare che su di lui si possa scatenare qualche «fatwa» mortale. «È un uomo adulto, libero di fare la sua scelta personale»,
sdrammattizza, il portavoce dell’Ucoii (Unione delle comunità islamiche in Italia), l’imam Izzedin El Zir. «L’importante è che ogni persona viva la sua religiosità in modo pacifico e rispettando le altre religioni». Le critiche di Allam all’Ucoii? «Accettiamo le critiche, non le bugie». Ma El Zir preferisce non esprimersi a proposito dell’ipotesi che il battesimo di Allam si configuri, per la giurisprudenza islamica, come un caso di apostasia: «Non ho gli elementi per dirlo», afferma. Padre Lombardi, capo della sala stampa vaticana, spiega che «chi chiede di ricevere il Battesimo dopo una profonda ricerca personale, una scelta pienamente libera e un’adeguata preparazione, ha il diritto di riceverlo». «Per parte sua - ha aggiunto padre Lombardi - il Santo Padre amministra il Battesimo nel corso della liturgia pasquale ai catecumeni che gli sono stati presentati, senza fare differenza di persone, cioè considerandoli tutti ugualmente importanti davanti all’amore di Dio e benvenuti nella comunità della Chiesa».
Giornalista di fama nazionale, Magdi Allam è uno dei partecipanti più influenti e in vista nel dibattito del rapporto tra Occidente e mondo arabo, argomento al quale ha dedicato diversi libri e del quale discute spesso come invitato ai principali talk-show politici. In qualità di editorialista e inviato speciale, si occupa degli eventi politici, economici, sociali e culturali dell’area mediorientale, comprese le tematiche trasversali come il terrorismo, l’Islam, l’immigrazione, il confronto fra le civiltà e i rapporti Nord-Sud.
Le sue posizioni, spesso molto vicine a quelle dei critici più severi del mondo islamico (dura condanna di numerose associazioni islamiche da lui ritenute estremiste, proposta del divieto di costruire nuove moschee, elaborate teorie riguardanti asseriti rapporti occulti tra moschee e gruppi terroristici che ne avrebbero in alcuni casi anche finanziato la costruzione), non mancano di suscitare dibattiti tra i difensori più strenui dell’identità dell’Occidente e le posizioni più aperte verso l’influsso delle altre culture.

Postato da: giacabi a 09:29 | link | commenti (2)
magdi allam

lunedì, 21 gennaio 2008

Grazie a Benedetto XVI per la sua testimonianza di fede e di vita
***
di: Magdi Allam
Cari amici,
quando questa mattina verso la fine del suo discorso all’Angelus domenicale il Papa si è rivolto ai 200 mila fedeli che gremivano Piazza San Pietro e via della Conciliazione a Roma con la medesima espressione che mi è abituale da lunghi anni, “cari amici”,
mi si è aperto il cuore e si è consolidato in me il convincimento della profonda sintonia spirituale con l’uomo che io oggi considero l’unico vero faro e l’autentico paladino dei valori assoluti, universali e trascendenti che sostanziano l’essenza della nostra umanità, così come sono convinto che rappresenti l’estremo baluardo di difesa della civiltà occidentale dal cancro del relativismo cognitivo, etico, culturale e religioso, nonché di resistenza dall’aggressione del nichilismo dell’estremismo islamico globalizzato che ha messo solide radici all’interno stesso dell’Occidente.
Ugualmente ho sentito che Benedetto XVI mi era sempre più vicino quando ha usato, sempre nel finale dell’Angelus, un’altra espressione che mi è abituale, “andiamo avanti”, e quando ha indicato nella “verità e libertà” il percorso da intraprendere.
Ebbene il quel “cari amici”, “andiamo avanti” e “verità e libertà”, c’è la sintesi di un uomo che a fronte dell’acutezza intellettuale e profondità scientifica che contraddistinguono il suo eccezionale profilo teologico e accademico, è capace di una rara semplicità e disponibilità nel rapporto con l’altro, è animato da una solida volontà di affrontare con fermezza e vincere con determinazione le sfide imposte da un’umanità lacerata al suo interno e in conflitto con se stessa, è sorretto da una incrollabile fede nella verità che è tale sul piano terreno e trascendentale, nella sacralità della vita e nella libertà che s’identifica con la piena dignità della persona.
Che lezione di vita e di fede ci ha dato quando, sfiorando appena nella seconda metà dell’Angelus l’incresciosa vicenda che l’ha indotto, con una decisione fondata e saggia, a rinunciare “mio malgrado” alla visita all’Università La Sapienza, l’accademico di lunga data Joseph Ratzinger si è limitato ad esortare gli studenti: “Da professore vi dico, rispettate le opinioni altrui”. Che un Papa invochi il rispetto, con il sottinteso è che è venuto meno il rispetto nei suoi confronti, significa che in Italia è in crisi il fondamento della civiltà occidentale e il pilastro dei diritti dell’uomo: la libertà d’espressione. E giustamente il Santo Padre ci sollecita a focalizzare l’attenzione proprio sulla violazione del pilastro della civile convivenza, senza cui si precipita inevitabilmente nelle barbarie.
Il discorso del Papa ci chiarisce che chi lo teme, chi vorrebbe tacitarlo e chi gli ha impedito di parlare alla Sapienza, ha in realtà paura non delle supposte posizioni dogmatiche o peggio ancora oscurantiste di Benedetto XVI, bensì del confronto razionale.
Questo Papa è immensamente grande perché è in grado di sfidare e di vincere il confronto con i laicisti e i relativisti sul piano prettamente razionale. Ciò che i suoi nemici temono non è la sua solida fede che loro rigettano aprioristicamente, ma la forza della sua argomentazione razionale a cui non dovrebbero sottrarsi. Se lo fanno, e lo fanno, vuol dire che non sono solo poveri di spirito ma sono innanzitutto degli impostori che hanno sostituito l’ideologia al posto della scienza e della ragione.
Il Santo Padre ha vinto alla grande la battaglia impostagli dalla minoranza di docenti accecati dal fanatismo relativista e positivista e di un pugno di studenti inebriati dalla violenza ideologica vetero-comunista, ma la guerra è ancora lunga. La sfida che abbiamo di fronte sarà definitivamente vinta solo quando riusciremo a riscattare la certezza della verità dalla piaga del relativismo; a radicare in noi il sistema dei valori che corrisponde al bene comune affrancandoci dalla deriva etica; a compiere la buona azione che realizza il legittimo interesse della collettività bonificando il Tempio della politica dagli spregiudicati mercanti che l’hanno profanato per perseguire i propri egoistici interessi danneggiando l’insieme della collettività.
Ecco perché ho deciso di mantenere vivo e aperto a nuove adesioni l’Appello “Io sto con il Papa”. Nella consapevolezza che non è una vicenda che si conclude con il rammarico tardivo e ipocrita dei politici e dei docenti che non solo non hanno fatto nulla e non faranno nulla per sanzionare l’atteggiamento intollerante dei docenti e violento degli studenti della Sapienza, ma sono direttamente responsabili del marciume ideologico e del degrado scientifico in cui sono sprofondati le università e tutto il sistema dell’istruzione in Italia. Insieme al Papa diciamo “andiamo avanti” sulla via della verità, della sacralità della vita e della libertà.
Vi invito pertanto a continuare ad aderire e a far aderire all’Appello “Io sto con il Papa” tutti coloro che condividono i nostri valori e sentono la necessità di impegnarsi eticamente per risollevare le sorti del nostro Paese, al fine di testimoniare il vostro impegno etico per la verità contro la menzogna, per il bene contro il male, per la buona azione contro la cattiva azione. Lo potrete fare collegandovi al mio sito www.magdiallam.it e cliccando alla voce “Aderisci all’Appello”. Finora l’hanno già fatto oltre 850 persone con motivazioni articolate e approfondite che danno uno spaccato significativo di ciò che è nei cuori e nelle menti degli italiani. Vi invito a leggere queste adesioni e mi auguro che il loro numero cresca sempre di più.
Colgo infine l’occasione per chiedervi di proseguire questo nostro dialogo civile, responsabile e libero volto a costruire una comune civiltà dell’uomo, apportando il vostro contributo di riflessione e di proposta all’interno del mio sito.
Per farlo è necessario che vi registriate cliccando alla voce “Registrati”.
Non posso, prima di congedarmi, non ringraziare il Papa per la sua testimonianza di fede e di vita che ci illumina, ci conforta e ci da speranza. E grazie a voi tutti per il vostro impegno consapevole e risoluto per ergervi a protagonisti di un’Italia e di un mondo migliori. Vi saluto con i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.
Magdi Allam


Postato da: giacabi a 14:15 | link | commenti
benedettoxvi, magdi allam


Grazie a Benedetto XVI per la sua testimonianza di fede e di vita
***
di: Magdi Allam
Cari amici,
quando questa mattina verso la fine del suo discorso all’Angelus domenicale il Papa si è rivolto ai 200 mila fedeli che gremivano Piazza San Pietro e via della Conciliazione a Roma con la medesima espressione che mi è abituale da lunghi anni, “cari amici”,
mi si è aperto il cuore e si è consolidato in me il convincimento della profonda sintonia spirituale con l’uomo che io oggi considero l’unico vero faro e l’autentico paladino dei valori assoluti, universali e trascendenti che sostanziano l’essenza della nostra umanità, così come sono convinto che rappresenti l’estremo baluardo di difesa della civiltà occidentale dal cancro del relativismo cognitivo, etico, culturale e religioso, nonché di resistenza dall’aggressione del nichilismo dell’estremismo islamico globalizzato che ha messo solide radici all’interno stesso dell’Occidente.
Ugualmente ho sentito che Benedetto XVI mi era sempre più vicino quando ha usato, sempre nel finale dell’Angelus, un’altra espressione che mi è abituale, “andiamo avanti”, e quando ha indicato nella “verità e libertà” il percorso da intraprendere.
Ebbene il quel “cari amici”, “andiamo avanti” e “verità e libertà”, c’è la sintesi di un uomo che a fronte dell’acutezza intellettuale e profondità scientifica che contraddistinguono il suo eccezionale profilo teologico e accademico, è capace di una rara semplicità e disponibilità nel rapporto con l’altro, è animato da una solida volontà di affrontare con fermezza e vincere con determinazione le sfide imposte da un’umanità lacerata al suo interno e in conflitto con se stessa, è sorretto da una incrollabile fede nella verità che è tale sul piano terreno e trascendentale, nella sacralità della vita e nella libertà che s’identifica con la piena dignità della persona.
Che lezione di vita e di fede ci ha dato quando, sfiorando appena nella seconda metà dell’Angelus l’incresciosa vicenda che l’ha indotto, con una decisione fondata e saggia, a rinunciare “mio malgrado” alla visita all’Università La Sapienza, l’accademico di lunga data Joseph Ratzinger si è limitato ad esortare gli studenti: “Da professore vi dico, rispettate le opinioni altrui”. Che un Papa invochi il rispetto, con il sottinteso è che è venuto meno il rispetto nei suoi confronti, significa che in Italia è in crisi il fondamento della civiltà occidentale e il pilastro dei diritti dell’uomo: la libertà d’espressione. E giustamente il Santo Padre ci sollecita a focalizzare l’attenzione proprio sulla violazione del pilastro della civile convivenza, senza cui si precipita inevitabilmente nelle barbarie.
Il discorso del Papa ci chiarisce che chi lo teme, chi vorrebbe tacitarlo e chi gli ha impedito di parlare alla Sapienza, ha in realtà paura non delle supposte posizioni dogmatiche o peggio ancora oscurantiste di Benedetto XVI, bensì del confronto razionale.
Questo Papa è immensamente grande perché è in grado di sfidare e di vincere il confronto con i laicisti e i relativisti sul piano prettamente razionale. Ciò che i suoi nemici temono non è la sua solida fede che loro rigettano aprioristicamente, ma la forza della sua argomentazione razionale a cui non dovrebbero sottrarsi. Se lo fanno, e lo fanno, vuol dire che non sono solo poveri di spirito ma sono innanzitutto degli impostori che hanno sostituito l’ideologia al posto della scienza e della ragione.
Il Santo Padre ha vinto alla grande la battaglia impostagli dalla minoranza di docenti accecati dal fanatismo relativista e positivista e di un pugno di studenti inebriati dalla violenza ideologica vetero-comunista, ma la guerra è ancora lunga. La sfida che abbiamo di fronte sarà definitivamente vinta solo quando riusciremo a riscattare la certezza della verità dalla piaga del relativismo; a radicare in noi il sistema dei valori che corrisponde al bene comune affrancandoci dalla deriva etica; a compiere la buona azione che realizza il legittimo interesse della collettività bonificando il Tempio della politica dagli spregiudicati mercanti che l’hanno profanato per perseguire i propri egoistici interessi danneggiando l’insieme della collettività.
Ecco perché ho deciso di mantenere vivo e aperto a nuove adesioni l’Appello “Io sto con il Papa”. Nella consapevolezza che non è una vicenda che si conclude con il rammarico tardivo e ipocrita dei politici e dei docenti che non solo non hanno fatto nulla e non faranno nulla per sanzionare l’atteggiamento intollerante dei docenti e violento degli studenti della Sapienza, ma sono direttamente responsabili del marciume ideologico e del degrado scientifico in cui sono sprofondati le università e tutto il sistema dell’istruzione in Italia. Insieme al Papa diciamo “andiamo avanti” sulla via della verità, della sacralità della vita e della libertà.
Vi invito pertanto a continuare ad aderire e a far aderire all’Appello “Io sto con il Papa” tutti coloro che condividono i nostri valori e sentono la necessità di impegnarsi eticamente per risollevare le sorti del nostro Paese, al fine di testimoniare il vostro impegno etico per la verità contro la menzogna, per il bene contro il male, per la buona azione contro la cattiva azione. Lo potrete fare collegandovi al mio sito www.magdiallam.it e cliccando alla voce “Aderisci all’Appello”. Finora l’hanno già fatto oltre 850 persone con motivazioni articolate e approfondite che danno uno spaccato significativo di ciò che è nei cuori e nelle menti degli italiani. Vi invito a leggere queste adesioni e mi auguro che il loro numero cresca sempre di più.
Colgo infine l’occasione per chiedervi di proseguire questo nostro dialogo civile, responsabile e libero volto a costruire una comune civiltà dell’uomo, apportando il vostro contributo di riflessione e di proposta all’interno del mio sito.
Per farlo è necessario che vi registriate cliccando alla voce “Registrati”.
Non posso, prima di congedarmi, non ringraziare il Papa per la sua testimonianza di fede e di vita che ci illumina, ci conforta e ci da speranza. E grazie a voi tutti per il vostro impegno consapevole e risoluto per ergervi a protagonisti di un’Italia e di un mondo migliori. Vi saluto con i miei migliori auguri di successo e di ogni bene.
Magdi Allam


Postato da: giacabi a 14:07 | link | commenti
benedettoxvi, magdi allam

martedì, 08 gennaio 2008

Da oggi è online il sito di Magdi Allam

Contribuisco con grande piacere ad informare che da oggi è online il sito di Magdi Allam.
La notizia mi è stata trasmessa da Fabio Cavallari (che è anche uno degli associati), il quale immediatamente l'ha proposta
sul suo Blog


postato da: fontanavivace

Postato da: giacabi a 19:07 | link | commenti
magdi allam

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