Se non lo farò io, chi lo farà?
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...No, né le bombe atomiche, né le dittature sanguinarie né le teorie della "moderazione" o della convergenza salveranno la democrazia. Noi, che siamo nati e cresciuti nell'atmosfera del terrore, conosciamo un mezzo solo, i panni del cittadino.
C'è una differenza di qualità nel comportamento della massa e del
singolo in una situazione estrema. Il popolo, la nazione, la classe, il
partito o semplicemente la folla, in una situazione estrema,
vince l’istinto di autoconservazione.
Essa può sacrificare una parte sperando
di salvare il resto, può disgregarsi in
gruppi cercando la salvezza. Ed è proprio
questo a perderla. -Perché proprio
io?- si chiede ognuno nella folla -Da solo
non posso far niente-. E periscono tutti.
Stretto contro il muro, l’uomo riconosce:
“Io sono il popolo, io sono la nazione”.
Non può indietreggiare, e preferisce la
morte fisica a quella spirituale. E, cosa
straordinaria, nel difendere la propria
integrità egli difende il proprio popolo,
la propria classe o partito. Sono questi
uomini a conquistare il diritto alla vita
per la propria comunità, anche se forse
non ci pensano. -Se non lo farò io, chi lo
farà?- si domanda l’uomo stretto al muro.
E salva tutti. Così l’uomo comincia a
costruire il proprio castello.
V. Bukovskij: Il vento va e poi ritorna
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Postato da: giacabi a 20:46 |
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majakovskij, pasternak
SCELGO LA LIBERTÀ
Aleksander GaliÄ
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Il mio cuore è un rattoppo,
annebiate son le tempie,
ma io scelgo la libertà:
date fiato a tutte le trombe!
La pazienza viene meno
e tremila rodomonti
affilano le penne
(son coltelli!)
aizzando i loro cani.
Brest e Ungen son sbarrati,
d’ogni parte ben guardati;
mi si aspetta in Occidente,
ma invano mi si aspetta.
Io scelgo la libertà:
non via dalla lotta, ma dentro,
io scelgo la libertà
solamente d’esser me stesso.
Ecco qui la mia libertà,
questo basta, non è chiaro?
Sarà poi affar mio
di cavarmela con lei.
E più dolce delle vostre balle
m’ è l’orgoglio della mia miseria,
la libertà della sbobba,
la libertà a pane e acqua.
Io scelgo la libertà,
le do del “tu” e ci bevo sopra.
Io scelgo la libertà
di Noril’sk e Vorkutà,
dove ancora ronza il knut
come un falcetto sulle erbacce,
dove un giorno mi tapperan la bocca
con uno straccio o una pallottola.
La strada canta meravigliosa,
ogni tappa è come un tempio,
la pallottola è leggera,
pesa solo nove grammi…
Io scelgo la libertà
seppur ruvida e butterata,
e voi – forza! – goccia a goccia
calpestate i vostri schiavi!
Goccia a goccia calpestate
con l’astuzia e le lusinghe,
goccia a goccia forse a Capri
ma a noi un’intera secchiata.
A noi va bene il truogolo
e ci alzeremo senza fare a
rimpiattino,
perché tutti ci ammirino!
Io scelgo la libertà
e, seppiatelo, non sono il solo…
Mi sussurra la libertà:
“Fa’ fagotto, cittadino,
avanti marsch in gattabuia!”
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Postato da: giacabi a 20:37 |
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majakovskij, libertÃ
Ascoltate!
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Ascoltate!
Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano? Vuol dire che qualcuno chiama perle questi
piccoli sputi?
E tutto trafelato, fra le burrasche di polvere meridiana, si precipita verso Dio, teme d'essere in ritardo, piange, gli bacia la mano nodosa, supplica che ci sia assolutamente una stella, giura che non può sopportare questa tortura senza stelle! E poi Cammina inquieto, fingendosi calmo. Dice ad un altro: "Ora va meglio, è vero? Non hai più paura? Sì!?" Ascoltate! Se accendono le stelle, vuol dire che qualcuno ne ha bisogno? Vuol dire che è indispensabile che ogni sera al di sopra dei tetti risplenda almeno una stella?
Vladimir Majakovskij
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