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venerdì 17 febbraio 2012

marongiu


Grazie
 Carlo Marongiu
***

«ELENCO DE " Pensieridiunospaventapasseri" PUBBLICATI SUL PORTALE DELLA DIOCESI A PARTIRE DAL GIORNO 4 APRILE 2007. GENTILE CONCESSIONE DELLA FAMIGLIA MARONGIU
30 APRILE 2007

E' rabbia quel che provo quando penso di essere in grado di contrastare fisicamente questa malattia e di essere impossibilitato a dare un aiuto concreto alla famiglia.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg.33

29 APRILE 2007
Non crediate che io pensi che non esista al mondo altra malattia peggiore della mia. Infatti, se potessi esprimere un desiderio sapendo di essere esaudito chiederei al Signore di fare in modo che i bambini non debbano ammalarsi mai. Non stupitevi per questo, ma sappiate che da giovane ho avuto modo di visitare il Cottolengo di Torino e là ho visto i bambini.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg.29
28 APRILE 2007
"Mio Dio come mi sono ridotto". Questo è un disperato grido di aiuto che ripeto in particolari momenti della giornata. La mia speranza è di essere tanto bello ai suoi occhi quanto brutto lo sono ai miei.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 30
27 APRILE 2007
So che può guarirmi; so che vuole guarirmi; come, quando, sarà lui a stabilirlo. Io devo solo aspettare che si verifichi intorno a me tutto ciò che lui intende realizzare.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg.31

26 APRILE 2007
Una montagna è una montagna e un millimetro è un millimetro. Sono due cose completamente diverse, ma per me non c'è alcuna differenza.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg.29
25 APRILE 2007
Questi pensieri che sto dettando sono per tutti voi
che venite a trovarmi, sperando che possiate
trarne giovamento tanto quanto ne traggo io
vedendovi e sentendovi.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 21


25 APRILE 2007

Ogni volta che vedo quelle divise in televisione o meglio ancora quando vengono a trovarmi i colleghi provo un misto di orgoglio e rimpianto: orgoglio per aver fatto parte del Corpo per quasi vent''anni e rimpianto per non poterne farne parte per altri venti.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg.85
24 APRILE 2007
Mi sento e sono una enorme palla di piombo.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg.36
23 APRILE 2007
Mi ha colpito la frase di una mamma che ha detto che da tanti assiste il figlio gravemente ammalato: ha detto infatti che la stanza del proprio figlio è il Paradiso in terra.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg.85
22 APRILE 2007
Dobbiamo essere contenti per il sole e per le stelle, per il caldo e per il freddo, per le nuvole e per la pioggia e per tutto quello che ci circonda. Dovete essere contenti quando apriete o chiudete la finestra; quando salite le scale o caminate, quando apparecchiate la tavola o fate il fuoco, quando sbuffate o quando urlate, quando piangete o quando ridete. Ogni tanto fermatevi a farvi il segno della croce e a ringraziare.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 27
21 APRILE 2007
Credo che la gravità di una malattia non debba essere giuducata dai danni fisici che essa provoca sulle persone ma anche dalla capacità di reazione fisica e spirituale dell''''individuo alla malattia stessa.

Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 28
20 APRILE 2007
Non so se sia così per ogni malato, ma per me il conforto è indispensabile come la manna, sia che eso arrivi dalle parole di una persona o da quelle di un libro, oppure, da un fatto o anche da un sogno. Spero che continui ad arrivarmi con la stessa frequenza adottata finora.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 26
19 APRILE 2007
Certi giorni mi sento talmente stanco da avere l'mpressione che la mia immobilità sia dovuta alla stanchezza.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 29
18 APRILE 2007
Capisco che sta per arrivare la stagione estiva o quella invernale dalle parole di mia moglie che mi ricorda che il condizionatore consuma.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 26
17 APRILE 2007
Chi ha detto che gli angeli sono spiriti invisibili? Io ne conosco tanti
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 23
16 APRILE 2007
Ci sono tre cose capaci di attenuare ogni genere di sofferenza: la preghiera, la pazienza e la fantasia
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 13
15 APRILE 2007
Esiste un detto che per indicare una cosa estremamente facile dice che è semplice come bere un bicchiere d'acqua. Questo non vale per me e sapeste quanto è brutto desiderare un bicchiere d'acqua.

Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 13
14 APRILE 2007
Quanta è strana questa malattia che mi fa desiderare di somigliare ad un asinello. Vorrei infatti come lui riuscire a sopportare tutto con pazienza e umiltà e senza replicare mai.
13 APRILE 2007
Le sofferenze più grandi che mi ha dato e che mi dà questa malattia sono le umiliazioni.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 13
12 APRILE 2007
Volete sapere perché spero di guarire? Perché con i miei pensieri sono riuscito a far ridere la Santissima Trinità, la Madonna e tutti i santi. Probabilmente era da un pezzo che in paradiso non si rideva così di gusto e, riconoscenti per questo, prima o poi finiranno per accontentarmi.
11 APRILE 2007
Un malato deve cercare di chiedere il meno possibile e quando avrà imparato a farlo sarà sempre molto tardi.

Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 35

10 APRILE 2007

Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 45

9 APRILE 2007

E` toccato a me essere diverso dagli alri e l accetto a casa mia, ma non mi piace andare in luoghi affollati perché non voglio suscitare la pietà di molti e non voglio togliere l`appetito a pochi benpensanti.
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 86

8 APRILE 2007

Non c`è nessun problema se qualcuno non riesce
o non può venire a trovarmi.
Capisco benissimo che non deve essere piacevole
sedersi di fronte a uno spaventapasseri
che muove solo gli occhi,

"Il mio corpo è morto come quello di Lazzaro e, come quello di Lazzaro, potrà riprendere a muoversi, quando il Signore comincerà a soffiarvi dentro il suo amore.
Potrebbe essere anche la Madonna a fare questo, oppure uno dei santi ai quali mi rivolgo. Voglio far sapere loro che io non ho nessuna preferenza: l`importante è che non si perdano in chiacchiere perché il tempo sta passando"ma ogni persona che entra in questa casa,
anche per solo pochi attimi,
è per me un buon samaritano mandato dal Signore.




7 APRILE 2007

Ho chiesto al Signore perché mai non mi porti in Paradiso con sé e Lui mi ha risposto che il Paradiso può attendere. Volete sapere come si fa sentirlo parlare? Semplice: basta ascoltare.

Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 67

6 APRILE 2007

Dell`ultimo film che ho visto in televisione su Gesù di Nazareth, le scene che più mi hanno colpito sono la terribile crocifissione e la cacciata dei mercanti dal tempio"


5 APRILE 2007

"Ieri non ricordavo le sofferenze di avant`ieri,
mentre oggi ricordo quelle di ieri
e domani ricorderò quelle di oggi,
ma non so per quanto tempo ancora.
Non c`è da preoccuparsi più di tanto,
se ha aumentato la dose perché si tratta di un accordo comune.
Io so bene che a Lui piace tanto vedersi offrire sofferenze,
ma so anche che ricambia dando cento volte quello che riceve"
Carlo Marongiu, Pensieri di uno spaventapasseri, pg. 65




Postato da: giacabi a 12:50 | link | commenti (1)
marongiu

venerdì, 19 settembre 2008

Testimonianza
della moglie di
 Carlo Marongiu
***
                                                                                                Premessa
Quando si è giovani, dentro di noi ci sono tanti sogni e tanti progetti da realizzare e si pensa che anche soltanto con l'amore si possa vivere e realizzare tutto questo; ciò è vero solo in parte. Metti su casa e famiglia con tanti sacrifici e tante rinunce... ricordo Carlo quando mi vedeva un po' malinconica perché a fine mese c'erano difficoltà economiche e mi diceva "stai serena finiremo il mutuo della casa quando tu avrai 40 anni e sarai ancora tanto giovane e potrai avere tante belle cose che oggi non puoi avere".

***
Quanto amore nelle sue parole e quanto vere esse erano, però la vita riserva delle sorprese e la nostra Odissea cominciò nel marzo 1997, quando io dovevo compiere 39 anni in Dicembre. La primavera era alle porte con i profumi ed il risveglio della natura, mentre in noi vi era l'inizio di un incubo. Carlo si sentiva stanco e spossato, io lo tranquillizzavo dicendo "passerà è la primavera" ma non era un problema di stagione, era in agguato una malattia terribile e infida che distrugge non solo il corpo ma i sogni ed i progetti di una vita. Iniziarono così i primi accertamenti, analisi su analisi ma tutto andava bene, il medico di famiglia ci consigliò una visita neurologica da effettuare alla Clinica Universitaria di Sassari. Dentro di me non c'era alcuna preoccupazione e cercavo di tranquillizzare Carlo che non lo era. Ricordo l'espressione della dottoressa che visitò Carlo. Dopo alcuni minuti chiamò un collega facendogli notare alcune cose per noi senza importanza; i due medici guardandosi tra di loro dissero che Carlo doveva stare in ospedale per maggiori accertamenti. Guardai Carlo negli occhi e notai lo smarrimento. Conoscendolo, non era così perché lui doveva stare in ospedale, ma per la preoccupazione che io dovevo rientrare a casa da sola; avevo la patente ma non usavo la macchina. Dolce amore mio, lui pensava al pericolo della strada e non a quello che da lì a pochi giorni avremmo saputo. Per la prima volta mi sentii tremendamente sola e smarrita e dentro di me provavo un'angoscia tremenda, Carlo per me non era solo un marito ma il mio mondo. Fino a quel momento mi sentivo da lui amata protetta e forse anche viziata, ma da quel momento in poi si sarebbero invertiti i ruoli. Dovevo essere per lui non più "la sua piccola", ma una vera donna, forte e coraggiosa. Salutai Carlo mostrandomi serena e pronta ad affrontare il viaggio di 100 Km . Dopo alcuni giorni mi chiamò il Primario e guardandomi negli occhi mi disse: "Pensiamo che suo marito sia affetto da S.L.A.; vi manderemo a Milano per maggiore conferma". Ovviamente non capivo cosa mi stesse dicendo sentivo il mio viso bagnato dalle lacrime che scendevano lentamente e dissi solo: "ma abbiamo due figli!!". Lui non capendo il senso della mia esclamazione rispose: "Signora non è una malattia ereditaria." Non mi spiegò nulla della malattia mi disse solo che con l'andare del tempo Carlo avrebbe usato la sedia a rotelle. Uscii da quella stanza con gli occhi gonfi, non mi sentivo più le gambe e sentivo un senso di vertigini. Dovevo riferire a Carlo il tutto, lui mi chiese di non nascondergli nulla e così feci. Per tranquillizzarmi allora egli mi disse: "Ce la faremo non preoccuparti", ma nessuno dei due poteva pensare quello che doveva avvenire e soprattutto in così breve tempo. A Milano la conferma della patologia: è terribile vedere giorno per giorno il fisico sano immobilizzarsi progressivamente. Carlo dimagriva a vista d'occhio e non riusciva più a deglutire; in certe posizioni gli mancava l'aria e nessuno ci ha consigliato cosa dovevamo fare per migliorare la situazione. Il decorso della malattia è stato velocissimo in otto mesi si ebbe l'immobilità dell'organismo fino ad arrivare alla crisi respiratoria nel febbraio '98. Non me la sento di descrive quei mesi vissuti con disperazione, con angoscia, ti crolla il mondo addosso, ti poni tante domande e tanti perché ma non trovi risposte, devi affrontare il calvario con coraggio forza e speranza, per te, per lui e per i bambini. Carlo mi dava la forza di andare avanti con speranza, lui è una persona speciale piena d'amore, di pazienza e di fede. Quanto ho pregato! .... Chiedevo al Signore di guarirlo in cambio della mia vita... mi sentivo senza forze. Dopo la crisi respiratoria Carlo venne collegato ad un respiratore in rianimazione mi dissero che la sua vita doveva trascorrerla lì. Altro momento drammatico. Io andavo al lavoro fino alle ore 14 e stavo con lui fino alle 20, non sentivo più la sua voce ma la sua mimica facciale era ancora buona. Parlavo con lui per ore dei figli, degli stati d'animo e soprattutto della battaglia che dovevo affrontare per la dimissione che era per tutti impossibile. Cominciai a pellegrinare negli uffici della ASL parlando con medici, dirigenti e responsabili del servizio. Dopo 11 mesi riuscii a dimostrare e ad ottenere quanto chiedevo. Far rientrare Carlo a casa per fargli rivivere l'amore di tutti, i sapori ed i colori che in lui erano impressi nella sua mente ma che dopo tanti mesi erano cose lontane. Carlo è stato il primo paziente affetto da SLA ad essere domiciliato nella provincia ed il secondo in tutta la Sardegna . Grande era la preoccupazione e l'ansia che tutto potesse andare per il meglio. Abbiamo dimostrato che tutto è possibile con l'amore, il sacrificio e la collaborazione di tante persone. Quanti stati d'animo ho provato, tanta felicità ma anche tanta paura ed angoscia. La nostra vita e la nostra quotidianità sono state stravolte. Carlo nel suo libro ha espresso un pensiero che descrive in poche parole il concetto: "Non c'è più tempo nè spazio per noi due, anche se bisogna riprenderceli ad ogni costo, perché non basta vivere per Dio, per i figli o per gli altri. Nulla più ci appartiene di quello che avevamo, solo noi ci apparteniamo. Mi chiedo se basteranno 10 anni di preghiere per potercene andare via insieme mano nella mano". Questo pensiero Carlo l'ha dettato con gli occhi nel Dicembre 2000. Lui può comunicare solo con gli occhi sempre più lenti e stanchi. Non ho descritto dettagliatamente questi nove anni, per non annoiare o turbare, ma penso comunque di aver dato un'idea di quello che è stato. Capirci non è semplice ed il mio augurio è che nessuno debba vivere questa esperienza, anche se purtroppo so che tanti italiani vivono questa realtà. Aggiungo dicendo che 9 anni fa abbiamo avuto intorno a noi tanto amore, tanta solidarietà, tanto aiuto. Ma nessuno ci ha preparato alle problematiche della malattia, cosa molto grave... mi auguro che oggi non sia più così.


chi vuol leggere tutto il libro: www.coscienzainformazione.it

Postato da: giacabi a 16:27 | link | commenti
marongiu

giovedì, 18 settembre 2008

Grazie
 Carlo Marongiu
per la tua testimonianza Cristiana
***
Ieri è morto Carlo Marongiu, che da undici combatteva contro la sclerosi laterale amiotrofica un martire cristiano
 
***
«perché ho sempre pensato e penso ancora che la vita valga sempre la pena di essere vissuta» aveva ribadito in un recente dibattito sull’eutanasia « basta avere una famiglia come la mia, un’assistenza come quella che mi hanno garantito basta sentire di essere avvolti da un  amore così grande» chi desiderava la morte, secondo Carlo non aveva avuto la fortuna di avere  accanto persone meravigliose come sua moglie i suoi figli, i suoi cari e tantissimi amici. Ma  la morte non lo lasciava mai, seduta accanto al suo letto in pigra attesa «Prima  la vedevo come uno scheletro avvolto da un mantello nero, ora è una bella ragazza bionda con i capelli lunghi ondulati e una veste bianca. Mi prende la mano e mi tira fino a che non riesco ad abbandonare il mio corpo…allora comincio a muovere le braccia e le gambe e la seguo dove non esistono malattie o sofferenze».
Ma voi che le gambe e le braccia le potete muovere, dice Carlo nel suo  libro «dovete essere contenti per il sole e per le stelle, e per il caldo e per il freddo, per le nuvole e per la pioggia, per tutto quello che vi circonda Dovete essere contenti quando aprite la porta e chiudete la finestra, quando salite le solite scale, quando apparecchiate la tavola o fatte il fuoco, quando sbuffate, quando urlate, quando piangete o ridete. Ogni tanto fatevi il segno della croce e ringraziate».
Alessandra Raggio


Postato da: giacabi a 22:37 | link | commenti
marongiu

lunedì, 04 febbraio 2008

PENSIERI DI UNO INNAMORATO        DI CRISTO
CHE HA LA “MALEDETTA SLA”

di Boffi Emanuele

Narbolia (Oristano)
Chi capitasse in ore notturne per viale Emilio Lussu a Narbolia, sentirebbe provenire da casa Marongiu Firinu allegri screzi come di scotch da pacco tirato e fissato sul marrone di capienti scatoloni. A Narbolia non c'è passante che, udendoli, non si rallegri di questa turbativa della pubblica quiete. Ogni scricchiolio è un lettore, ogni cigolio è preludio di una nuova storia da raccontare. È Mirella che prepara i libri di Carlo da inviare in tutta Italia, e «persino in Svizzera». Mirella s'affaccenda la notte, ché di giorno ha da brigare: la mattina lavora per portare a casa mille euro al mese («ma anche per avere qualcosa da raccontare a Carlo»), il pomeriggio e la sera li trascorre accanto al marito, inchiodato al letto dalla Sla da una decina d'anni. La notte, Mirella, abituata a vegliare accanto al corpo immobile misurando i secondi al ritmo dei respiri meccanici di Carlo, dorme poco. Così, tanto per non perdere tempo, si mette a
impacchettare” i pensieri dello spaventapasseri.” leggi tutto: http://www.vigilfuoco.net/pensieri/index.html
Alcuni dei suoi pensieri
·        Durante la mia vita non ho mai pregato tanto ma ogni sera, prima di dormire, era d' obbligo pregare così: «Signore ti ringrazio per tutto quello che mi hai data, la famiglia, il lavoro, la casa la salute. Ti prego Signore, se deve esserci una malattia in famiglia fa che sia io ad averla.» Devo dire di essere stato accontentato, anche se nell' accontentarmi credo abbia largheggiato un po’ troppo e che volentieri mi sarei accontentato di un regalo più modesto.
·        Ho passato undici mesi a guardare il soffitto della rianimazione e quattro mesi a guardare la cucina della mia casa. Adesso che ho trovato davanti alla porta il mio ideale posta di osservazione non voglio rinunciare a guardare la gente che passa nella strada. Mi piace guardare gli alberi mossi dal vento, il cielo azzurro e le nuvole che si affacciano proprio di fronte a me. Mi immagino in strada completamente fradicio e penso che deve essere bellissimo buscarsi una broncopolmonite in quel modo.
      
  • In questo momento sto pensando di avere fra le mani un barattolo di birra e uno di gassosa, di versarlo in un grande boccale e berne tutto il contenuto senza respirare, espellendo poi l' anidride carbonica in eccesso, in modo talmente violento da far muovere un albero a cento metri di distanza. Perdonate questo pensiero, ma avevo voglia di una birra.
Carlo Marongiu

Postato da: giacabi a 17:57 | link | commenti (2)
marongiu

venerdì, 18 maggio 2007

Martire di Cristo


di Boffi Emanuele

Narbolia (Oristano)
Chi capitasse in ore notturne per viale Emilio Lussu a Narbolia, sentirebbe provenire da casa Marongiu Firinu allegri screzi come di scotch da pacco tirato e fissato sul marrone di capienti scatoloni. A Narbolia non c'è passante che, udendoli, non si rallegri di questa turbativa della pubblica quiete. Ogni scricchiolio è un lettore, ogni cigolio è preludio di una nuova storia da raccontare. È Mirella che prepara i libri di Carlo da inviare in tutta Italia, e «persino in Svizzera». Mirella s'affaccenda la notte, ché di giorno ha da brigare: la mattina lavora per portare a casa mille euro al mese («ma anche per avere qualcosa da raccontare a Carlo»), il pomeriggio e la sera li trascorre accanto al marito, inchiodato al letto dalla Sla da una decina d'anni. La notte, Mirella, abituata a vegliare accanto al corpo immobile misurando i secondi al ritmo dei respiri meccanici di Carlo, dorme poco. Così, tanto per non perdere tempo, si mette a
impacchettare” i pensieri dello spaventapasseri.”
Di richieste ne arrivano ogni giorno che Dio manda in terra. Undicimila copie vendute tutte con la forza del passamano e passaparola. Con le richieste arrivano le lettere di chi ha letto il vangelo d'ironia e fede di questo vigile del fuoco che, novello Giacobbe, ha combattuto con Dio sulla riva del fiume e ne ha riportato nel fisico il segno della sua vittoria.
Mirella e i figli Ilaria e Damiano non sanno da che parte cominciare il racconto. S'apre un diario dove la donna ha annotato nomi, cognomi, indirizzi e offerte di chi ha chiesto il volume. Accanto a quest'elenco Mirella ha chiosato con certosina cura alcune caratteristiche dei mittenti: «malato», «drogato», «suora di clausura», «cugino di», «sacerdote», «nipote di», «in cerca di fidanzata». Ognuno è una vicenda da epica popolare. Chi scrive non si limita a chiedere copie, vuole dire, vuole parlare, vuole confidarsi. In una lettera un ragazzo, appena uscito dall'incubo della droga, gli esprime tutta la propria gratitudine.
Mirella, che in vita sua non ha mai vergato nemmeno «un biglietto d'auguri», gli ha risposto, come fa ormai con tutti da quando s'è arresa a dover usare la carta e la penna, per ripetere ad ogni riga sempre la stessa martellante parola: «Senso». Ha senso questa vita, ha senso questo dolore, ha senso questo calvario di felicità, ha senso quest'offerta di sé che sgretola le ossa e pietrifica i muscoli, ma restituisce una letizia fiera.
In gennaio è passato da casa Marongiu monsignor Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, che è originario di Orune, il paese delle faide dove il destino non ha mezze misure: o imbracci il fucile o combatti col crocifisso. Monsignor Sanna ha letto il libro di Carlo, l'ha conosciuto, gli ha sussurrato qualche parola e quello gli ha risposto occhieggiando. Da quell'incontro, non passa giorno che l'arcivescovo non parli di Carlo. Qualche tempo fa è capitato che fosse il quarantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale e, in una cattedrale stracolma, ha chiesto ai fedeli un regalo particolare: «Dare la voce a Carlo Marongiu». La festa più bella sarebbe raccogliere soldi per acquistare un sintetizzatore vocale, macchina capace di trasformare lo sguardo in voce.
Da quel giorno a oggi la fantasia della fede è andata al potere. I vigili del fuoco hanno fatto una colletta. S'è organizzata una pesca miracolosa. Le parrocchie e gli asili si sono mobilitati. Un bambino di quattro anni ha mandato una busta con cinque euro. Un pensionato ha svuotato il suo conto postale di tremila euro. In paese s'è organizzata una "Pasquetta a cavallo" dove quaranta cavalieri hanno sfilato per trenta chilometri raccogliendo quasi duemila euro. Un amico di vecchia data s'è dato da fare per far giocare una rappresentativa di Narbolia contro la Nuorese (c'erano Gianluca Festa, Marco Sanna e Gianfranco Zola, che sono andati poi a trovare Carlo). «Un migliaio di persone allo stadio per un incasso di 6.331 euro», scandisce fino agli spiccioli Mirella. Un convento di suore ha ordinato un pacco di libri e inviato un assegno, Mirella glielo ha rimandato indietro «ché loro avranno certo qualche povero da aiutare». Un comitato spontaneo ha organizzato "Due note per Carlo", manifestazione cui hanno partecipato e suonato gratuitamente i migliori artisti sardi. S'è fatta pure una lotteria e «in una settimana hanno venduto duemila biglietti a un euro». Primo premio la maglia della Nazionale di Zola. Secondo premio "Busta Carlo e Mirella". Racconta la signora: «Abbiamo messo dentro cinquanta euro e un biglietto: "Possa il Signore ricompensarti della tua bontà"». Monsignor Sanna è andato a Roma da papa Benedetto XVI e gli ha raccontato di Carlo e il Pontefice ha elargito la sua benedizione, ha inviato un rosario e chiesto di essere informato «passo per passo». Per il sintetizzatore bastavano 24 mila euro. Ne hanno raccolti 70 mila. Mirella racconta che «abbiamo deciso di regalare a un quarantenne, ricoverato all'ospedale San Martino, un sintetizzatore. Forse riusciamo a comprarne un terzo».
Mentre la casa di Carlo si riempiva ogni giorno e ogni ora di visite e di nuovi graditi scocciatori, mentre ogni sera la madre di Carlo, Grazia, nella sua maestosa beltà di madonna sarda s'accomodava accanto al letto del figlio sgranando rosari, mentre un'intera diocesi e poi una regione e poi missionari sparsi per i quattro cantoni del globo pregavano per Carlo, mentre accadeva tutto ciò, gli occhi del lottatore s'impestavano di rosso causa ulcere che ne assottigliavano l'apertura delle palpebre. Giovedì 10 maggio casa Marongiu era colma di amici. è passato anche l'arcivescovo perché era arrivato il sintetizzatore vocale e bisognava insegnare a Carlo come usarlo
. Ha detto un «sì» e un «no» che sono squillati metallici nella sua camera azzurra come il mare. Di più non è riuscito a fare, causa il nuovo male che gli ha corrotto gli occhi, ultimo baluardo per esprimere la sua voglia di vivere. Ora si procederà con pomate e colliri, con medicamenti e tutto ciò che è necessario. Da par suo, Mirella, ci spera con tutte le forze che Carlo possa ricominciare a muovere bene le pupille. Anche se anni di sacrifici le hanno insegnato che il destino è molto esigente con Carlo ed è chiaro che questa è solo l'ennesima prova di una vita chiamata a consumarsi quotidianamente in un'immobile e luminosa testimonianza. Per cui, dice sottovoce, «se non potesse gioirne lui, ne gioiranno altri». Chissà come ci scherzerebbe sopra quel nuraghe di Carlo. Di certo non si arrenderà nemmeno stavolta. Nel suo libro ha scritto: «So che può guarirmi; so che vuole guarirmi; come, quando, sarà lui a stabilirlo. Io devo solo aspettare che si verifichi intorno a me tutto ciò che lui intende realizzare».
Pensieri di uno Spaventapasseri: il libro di Carlo Marongiu
per saperne di più clicca  qui

Postato da: giacabi a 15:18 | link | commenti
marongiu

venerdì, 16 marzo 2007

 Pensieri di uno Spaventapasseri: il libro di Carlo Marongiu
PENSIERI DI UNO INNAMORATO DI CRISTO
CHE HA LA “MALEDETTA SLA”
( La malattia di Welby)
Per sapere chi è Carlo Marongiu: http://www.vigilfuoco.net/pensieri/index.html

 ***
Alcuni pensieri tratti dal libro:
***
"La sofferenza maggiore in questa malattia è data dall'immobilità. Non è piacevole essere costretto a chiedere sempre per ogni minima esigenza.         
Quanta pazienza per sopportare una mosca  che passeggia nelle ciglia o una zanzara che effettua un prelievo indesiderato e che non posso scacciare, perché la mano non si muove di un millimetro.
Una delle cose più fastidiose è il prurito: quante volte ho immaginato di poter strofinare smodatamente la schiena sullo spigolo di un muro ruvido e non posso nemmeno soffermarmi troppo su questa condizione di immobilità, perché il cervello comincia a girare in senso contrario. I momenti peggiori sono quelli notturni durante i quali sento veramente la solitudine. Allora con la fantasia faccio una capatina a Lourdes, giusto il tempo di recitare una preghiera davanti alla grotta. Oppure arriva il pianto liberatorio e con esso il bruciore causato dalle lacrime che impastano gli occhi e che non posso asciugare. «Quanto si soffre Signore!».
La sofferenza, questo grande mistero che nessuna mente umana riuscirà mai a penetrare. Solo la fede ci aiuta a comprendere e a darle un senso. D’altronde se Gesù ha scelto questo mezzo per salvare l’umanità, un motivo deve pur essere."
***
"Ho passato undici mesi a guardare il soffitto della rianimazione e quattro mesi a guardare la cucina della mia casa. Adesso che ho trovato davanti alla porta il mio ideale posto di osservazione non voglio rinunciare a guardare la gente che passa nella strada. Mi piace guardare gli alberi mossi dal vento, il cielo azzurro e le nuvole che si affacciano proprio di fronte a me. Mi immagino in strada completamente fradicio e penso che deve essere bellissimo buscarsi una broncopolmonite in quel modo.!
***
 "Chissà che quella felicità che tutti cerchiamo non stia paradossalmente proprio laddove nessuno l'aspetta e cioè nell'accettazione e nell' offerta a Dio della sofferenza, qualunque essa sia. Quella felicità che devono provare non solo quelli che portano la croce, ma anche coloro che più da vicino la sostengono."
***
"Lo spaventapasseri è immobile, non respira e non parla. Nessuno si sogna di salutarlo o di chiedergli qualcosa.
Ho già detto che questa malattia è maledetta perché distrugge tutto. Per questo continuo a sentirmi uno spaventapasseri, una cosa, un peso.
Devo sopportare tutto, perché un malato è già fastidioso di per sé, figurarsi quando si lamenta. In fondo siamo in tanti a comportarci allo stesso modo con Dio.
Non pensiamo mai di chiedergli qualcosa, neanche quando abbiamo bisogno e facciamo come se non esistesse.
Quando andiamo nella sua casa non ci prepariamo all'incontro e siamo sempre talmente distratti  che ci dimentichiamo persino di salutarlo.
Penso che anche Dio, più di una volta deve sentirsi uno spaventa passeri."
***
“Io so bene che a Lui piace  tanto vedersi offrire sofferenze, ma so anche che ricambia dando cento volte quello che riceve.”

marongiu

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