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venerdì 17 febbraio 2012

massa,


Le illusioni
***
"Le masse non hanno mai desiderato di conoscere la verità.
A loro bastano le illusioni. Di quelle non possono mai fare a meno."
Sigmund Freud  "La psicologia delle masse"



Postato da: giacabi a 15:32 | link | commenti
massa

domenica, 04 novembre 2007


Il conformismo
 ***
"La maggior parte della gente non si rende nemmeno conto del proprio bisogno di conformismo. Vive nell’illusione di seguire le proprie idee ed inclinazioni, di essere individualista, di aver raggiunto da sé le proprie convinzioni; e si dà il fatto che le sue idee siano le stesse della maggioranza. Il consenso generale serve come riprova della correttezza delle proprie idee"
(E. Fromm).



Postato da: giacabi a 14:58 | link | commenti
massa, fromm

giovedì, 12 ottobre 2006

da:http://www.pepeonline.it/

E nacque la massa,

la morte del popolo

Giovanna Jacob
La notte in cui l’Italia ha vinto i campionati mondiali di calcio tutta la penisola ha fatto festa. Il giorno successivo una folla oceanica si è riunita al Circo Massimo in Roma per accogliere come eroi i calciatori di ritorno dalla Germania. In quel tripudio di canti e balli, fra lo sventolio dei tricolori, sembrava materializzarsi, per un attimo, l’idea stessa di popolo. Negli ultimi anni abbiamo visto come un qualunque evento di piazza - che sia una manifestazione sindacale o una notte bianca - attiri sempre migliaia di persone in fuga dalla solitudine. Anche se non ne hanno coscienza, è un popolo cui appartenere che queste persone cercano. Ma lo cercano nel posto sbagliato.
Nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo tutti invocavano il “popolo”: i nazionalisti, i comunisti, i nazisti. Ma invece di costruire dei popoli essi hanno radunato delle masse.
Prima la massa ideologica...
La massa è l’illusione del popolo. La differenza fra il popolo e la massa è che nel popolo si è fratelli anche se non ci si conosce, nella massa invece si è estranei anche se ci si chiama fratelli. Le ideologie infatti parlano sempre di fratellanza. Le ideologie sono sostanzialmente dei surrogati delle religioni, le manifestazioni di piazza sono le loro sante messe. Alzando le mani all’unisono (destre o sinistre non fa differenza) e gridando all’unisono gli stessi slogan, gli individui si sentono parte di un unico corpo collettivo. L’estraneità incolmabile che li separa gli uni dagli altri nella vita quotidiana sembra magicamente annullata per tutta la durata della manifestazione. La manifestazione è in effetti una momentanea sospensione del quotidiano, un surrogato della festa. Le manifestazioni sindacali che si tengono ogni primo maggio a piazza san Giovanni in Roma sono una fusione fra il vecchio raduno ideologico e la festa in discoteca, dove non è più l’ideologia ma il divertimento ad avvicinare illusoriamente gli estranei. La festa travestita da manifestazione (non a caso i no-global la chiamano ”festa di protesta”) ha gli stessi caratteri degli antichi riti dionisiaci. Gli adepti di Dioniso si procuravano uno stato di eccitazione sfrenata bevendo vino mescolato alla canapa. L’ideologia ha gli stessi effetti stupefacenti del vino mescolato alla canapa.

... che funziona solo se c’è l’invenzione di un nemico
Nel pieno dell’eccitazione collettiva gli adepti di Dioniso sbranavano animali e uomini (cos? almeno dicono gli storici antichi). Nel pieno dell’eccitazione collettiva gli adepti del culto ideologico invocano la distruzione di un “nemico da abbattere”. I nazionalisti invocano la guerra permanente contro le altre nazioni, i comunisti invocano l’estinzione della classe borghese, nazisti invocano la soppressione delle razze inferiori.
Nella visione ideologica il “nemico da abbattere” è allo stesso tempo il nemico dell’ideologia e il responsabile unico di tutto il male del mondo. Il Cristianesimo invece afferma che il male è nel cuore di ciascun uomo. Prima del peccato originale l’uomo era innocente e la natura era al suo servizio. Gli alberi del giardino dell’Eden erano prodighi di ogni ben di Dio. Dopo il peccato originale l’uomo è incapace di fare tutto il bene che vuole e la natura è una matrigna prodiga di catastrofi e avara di beni. La storia dell’umanità è la storia della violenza della natura sull’uomo e dell’uomo sull’uomo. In questa guerra l’unica a vincere è la morte. “Me misero, chi mi salverà da questo corpo votato alla morte?” urlava san Paolo. Ebbene il Salvatore è venuto.
Il Vangelo è l’annuncio di Dio che si fa uomo per salvare l’uomo. Il Cristianesimo è la più ottimista delle religioni.
Se dunque il cristianesimo afferma che tutti gli uomini sono inclini al male, le ideologie invece affermano che tutto il male del mondo è opera soltanto di una ristretta classe di individui, i quali sarebbero appunto i “nemici da abbattere
”. Nei confronti di questi nemici gli adepti delle ideologie provano più invidia che odio. In effetti il nucleo segreto di tutte le ideologie è l’invidia. Il marxismo giustifica l’invidia dei poveri per i ricchi affermando che i ricchi, per il solo fatto di essere ricchi, rubano ai poveri. Analogamente la propaganda nazista presentava i tedeschi come i poveri e gli ebrei come i ricchi borghesi che rubano ai poveri. Analogamente la propaganda islamista afferma che i paesi arabi sono derubati dal ricco e invidiato Occidente. In effetti i comunisti, i nazisti e gli islamisti nutrono la medesima invidia distruttiva per le “demoplutocrazie” occidentali. Ovviamente, ci fosse bisogno di dirlo, non è vero che le “demoplutocrazie” occidentali derubano il resto del mondo. L’80% delle ricchezze mondiali l’Occidente non le consuma (come dicono i no-global per giustificare i kamikaze) bensì le produce. Ma ovviamente gli adepti delle ideologie questo non lo sanno. Che siano i capitalisti, gli ebrei o gli occidentali, essi immaginano i “nemici da abbattere” come una minoranza di ricchi e potenti che organizzano l’infelicità universale.
Manzoni aveva intuito il potere di seduzione delle ideologie già alla metà del diciannovesimo secolo. Nei Promessi Sposi la folla di Milano si convince che per far cessare la carestia basti assaltare i forni, dove si ritiene che i fornai nascondano la farina per farla aumentare di prezzo. Analogamente gli adepti delle ideologie credono che per trasformare la terra in un paradiso basti fare fuori i “nemici da abbattere”. In effetti abbattere dei nemici qualsiasi è molto più facile che non affrontare le vere cause del male che corrompe la realtà intera e il cuore di ogni uomo. La lotta contro i “nemici da abbattere” è la scusa per non stare di fronte alla realtà con tutte le sue contraddizioni. In effetti il vero “nemico da abbattere” dell’ideologia è la realtà stessa. Le masse ideologiche vogliono distruggere la realtà per sostituirla col sogno della società perfetta. Ma quando si sostituisce alla realtà, il sogno della società perfetta diventa l’incubo del totalitarismo. Tralasciando le differenze fra il totalitarismo di destra e quello di sinistra, entrambi hanno prodotto soltanto distruzione e morte. Così dalla metà del ventesimo secolo le fallimentari ideologie non sono più riuscite a reggere la concorrenza di una ideologia oggi definitivamente vittoriosa: l’edonismo. Il cristianesimo afferma che il paradiso non è in questo mondo e che per seguire Cristo fino al paradiso bisogna trasportare la propria croce con umile rassegnazione. Più che Dio, l’ideologia utopica e quella edonista rifiutano la croce e il vero uomo e vero Dio inchiodato ad essa. L’ideologia utopica vuole trasportare il paradiso dal cielo alla terra, l’deologia edonista rimpiazza il paradiso che l’ideologia non sa produrre con il piacere immediato. Per il resto Dio può rimanere come consolante ipotesi postuma sia nella prospettiva utopica che in quella edonistica.

Poi la massa edonista...
Le vecchie ideologie promettevano la soddisfazione di un desiderio di felicità che, seppure era privato di ogni richiamo alla trascendenza, era riconosciuto come infinito. L’ideale della società perfetta era l’ideale della felicità perfetta. In un proclama dei brigatisti rossi, sicuramente i più coerenti fra i marxisti, si legge ad esempio: “Auspichiamo l’avvento di un’era basata su un lavoro scientifico politicamente motivato e immediatamente collegato alla produzione di felicità per tutti” (Il giornale, 30\10\03.
L’ideologia edonista invece rinnega l’infinità del desiderio. L’uomo edonista non desidera la felicità perfetta ma la vita comoda. Per scaricare le residue pulsioni religiose egli usa come valvola di sfogo il New Age. Per anestetizzare la morsa di un desiderio che ostinatamente non si appaga del piacere immediato egli usa la droga. Negli ultimi trenta anni il mercato della droga nei paesi occidentali si è poco meno che decuplicato. In effetti
il Sessantotto, l’ultima rivoluzione della modernità, ha segnato il passaggio dall’utopia all’edonismo, dal comunismo al consumismo, dall’ideale all’edonistica assenza di ideali.
In termini freudiani il Sessantotto ha sostituito il principio di realtà col principio di piacere. Il principio di realtà è tipico dell’età adulta, il principio di piacere è tipico dell’infanzia. L’adulto adatta i suoi desideri alla realtà mentre il bambino piccolo è convinto che sia la realtà ad adattarsi ai suoi desideri. L’adulto sa ad esempio che non può comprare nulla senza pagarlo e che non può pagarlo se non guadagna e che non può gudagnare se non lavora. Il bambino invece per avere ciò che desidera deve soltanto chiederlo alla mamma. Se poi la mamma non vuole accontentarlo, egli deve solo fare i capricci finché la mamma, esasperata, non cede alle sue richieste. Ebbene i figli del Sessantotto credono di avere diritto a tutto quello che desiderano per il solo fatto di desiderarlo.

... che crea i cittadini bambini
Nel momento in cui rinuncia all’infinito, il desiderio scade al rango di capriccio infantile. Nella prospettiva edonistica lo Stato non deve essere più un padre autoritario o totalitario (nazista o comunista) ma una mamma che soddisfa prontamente tutte le richieste dei cittadini-bambini. Se prima allo Stato si chiedeva di organizzare la felicità perfetta, adesso allo Stato si chiede di organizzare soltanto “un po’ di felicità” (per riprendere l’espressione di Romano Prodi) ovvero la vita comoda dalla culla alla tomba. Se lo Stato totalitario i “nemici da abbattere” li epurava direttamente invece lo Stato assistenziale si limita a punirli a suon di leggi sempre più liberticide e di tasse sempre più esorbitanti. Negli ultimi anni i cittadini-bambini considerano “nemici da abbattere” soprattutto i datori di lavoro, discendenti post-moderni dei vecchi “capitalisti sfruttatori del proletariato”. In effetti sia in Italia che in Francia si chiedono allo Stato, insistentemente, leggi contro il “precariato”. E se la mamma-Stato queste leggi non le fa i bambini vanno in piazza a rompere i giocattoli finché la mamma non li accontenta. “Mamma cattiva, mamma cattiva!”, sembravano urlare “les enfants de la patrie” che nel cuore di Parigi hanno giocato a rifare il Sessantotto nel 2006. E il 10 Aprile, stanca dei loro capricci, la “mamma” li ha accontentati rimuovendo la legge che consentiva ai datori di lavoro di licenziare senza giusta causa i giovani inferiori ai ventisei anni. Accecati dall’ideologia, “les enfants de la patrie” ignorano che questa legge avrebbe contribuito a risolvere il problema della crescente disoccupazione in Francia. Ma questo è un altro discorso.

Il bisogno di un ritorno al “popolo”
Durante la Prima guerra mondiale è stata distrutta la cattedrale di Reims. Questa distruzione segna, simbolicamente, l’inizio del secolo breve. Tutte le ideologie novecentesche vogliono distruggere il passato in nome delle sorti magnifiche e progressive dell’umanità liberata da Dio. Ma dopo avere distrutto il passato, il presente e la realtà intera, le ideologie non sono in grado di costruire nulla. Quindi ad un certo punto la violenza degli adepti dell’ideologia diventa fine a se stessa. Durante l’occupazione della Sorbona gli studenti hanno apportato danni alle cose per un minimo di circa seicento mila euro (L’espresso, 30 marzo 2006). Similmente l’11 marzo 2006 i militanti dell’estrema sinistra hanno distrutto automobili e vetrine lungo corso Buenos Aires a Milano. Da Seattle a Genova i no-global assumono dei comportamenti sempre meno distinguibili da quelli dei tifosi che, prima e dopo le partite, si scontrano con i tifosi avversi e con la polizia. Essi assumono comportamenti violenti non tanto per dare una visibilità mediatica a delle rivendicazioni che si fanno sempre più fumose ma per sfogare i loro istinti distruttivi come davanti ad un videogame. Essi distruggono per il semplice gusto di distruggere, la loro violenza è più edonistica che ideologica. Le ideologie cedono definitivamente il passo al nichilismo dionisiaco di Nietzsche. Infatti l’edonismo e il consumismo, figli naturali dell’ideologia, fanno rima con nichilismo. Dopo avere esaurito tutte le fonti del piacere, all’edonista non resta che il piacere dello sballo. Dopo avere consumato tutte le merci, il consumista consuma la sua mente. “Allargare la coscienza”, come si diceva nel Sessantotto, significa distruggerla. Dopo avere distrutto la realtà l’uomo moderno distrugge se stesso. L’Occidente intero si suicida per overdose (il consumo di droga nei paesi occidentali ha ormai proporzioni apocalittiche).
Il Novecento è iniziato con la distruzione della cattedrale costruita dal popolo del Medioevo. Nel Novecento le ideologie hanno aggregato masse, nel Medioevo il cristianesimo ha formato il popolo d’Europa. In che cosa si differenzia il popolo dalla massa? Nella massa la fratellanza è solo apparente, nel popolo la fratellanza è reale. La massa distrugge, il popolo costruisce. La distruzione è fuga dalla realtà, la costruzione, al contrario, è amore alla realtà.

Il popolo cristiano del Medioevo non ha mai pensato di distruggere la realtà per sostituirla con un sogno qualunque ma ha lavorato per migliorare la realtà. Ha bonificato terreni selvaggi, ha inventato nuove tecniche di produzione, ha cominciato ad investigare la natura per sfruttarne i segreti. Non ha seppellito nell’oblio la cultura latina e greca ma ne ha sviluppato tutti gli accenti di verità. I grattacieli costruiti a lode e gloria dell’umanità liberata da Dio sono effimeri (il cemento armato è estramamente deperibile); le cattedrali del Medioevo sfuggite alla voluttà distruttrice delle masse moderne sono ancora in piedi dopo quasi mille anni. I popoli dell’Europa medievale si sentivano parte di un’unica Chiesa. In effetti la Chiesa è il popolo per eccellenza. Il diciannovesimo secolo ha sostituito i popoli raccolti in nell’unico popolo di Cristo (dove tale unità esaltava l’identità di ognuno di essi) con le masse ideologizzate. I popoli sono amici fra loro, le masse ideologizzate invece sono nemiche fra loro. I popoli cristiani erano uniti contro un nemico esterno (l’Islam combattuto in Terra Santa, a Lepanto e a Vienna), le masse ideologizzate invece si sono massacrate fra di loro nel corso di due guerre mondiali. Spianando così la strada al nemico esterno di sempre.
Il ventesimo secolo ha rimpiazzato l’universalismo della Chiesa con l’internazionalismo del partito comunista. La forza di un partito è il numero dei suoi aderenti; la forza della Chiesa è l’intensità con cui il singolo porta dentro se stesso, se così si può dire, la Chiesa intera. Si può essere in due ed essere Chiesa. La civiltà occidentale emise i suoi primi vagiti nelle piccole oasi di lavoro e di preghiera che, alla caduta dell’impero romano, piccoli gruppi di monaci costruivano in mezzo a deserti di barbarie. Similmente, oggi l’infima minoranza cristiana è chiamata a distogliere la nostra civiltà malata dai suoi propositi suicidi.




Postato da: giacabi a 20:11 | link | commenti
massa, ideologia

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