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sabato 18 febbraio 2012

Michel Quoist


AIUTAMI A DIRE DI SI
***


Ho paura di dire di sì, o Signore.
Dove mi condurrai?
Ho paura di avventurarmi,
Ho paura di firmare in bianco,
Ho paura del sì che reclama altri sì.

Eppure non sono in pace.
Mi insegui, o Signore, sei in agguato da ogni parte.
Cerco il rumore perché temo di sentirti,
ma Ti infiltri in un silenzio.

Fuggo dalla via perché Ti ho intravvisto,
ma mi attendi quando giungo in fondo alla strada.  Dove mi potrei nascondere?
Ovunque T'incontro: Non è dunque possibile sfuggirTi.

... Ma ho paura di dire di sì, o Signore.
Ho paura di darti la mano, Tu la tieni nella Tua.
Ho paura di incontrare il Tuo sguardo, Tu sei un seduttore.
Ho paura della Tua esigenza, Tu sei un Dio geloso.
Sono braccato, ma mi nascondo.
Sono prigioniero, ma mi dibatto, e combatto sapendomi vinto.
Perché Tu sei il più forte, o Signore,
Tu possiedi il Mondo e me lo sottrai.
Quando tendo le mani per cogliere persone e cose,
esse svaniscono ai miei occhi.
Non è una cosa allegra, Signore, non posso prendere nulla per me.
Avvizzisce tra le mie dita il fiore che raccolgo,
Muore sulle mie labbra il sorriso che abbozzo,
Mi lascia ansante ed inquieto il valzer che ballo.

Tutto mi sembra vuoto,
Tutto mi sembra vano,
Hai creato il deserto attorno a me.
E ho fame,
E ho sete.
Non mi potrebbe saziare il Mondo intiero.

Eppure Ti amavo, o Signore; che Ti ho dunque fatto?
Per Te lavoravo, per Te mi spendevo.
O gran Dio terribile, che vuoi dunque ancora?

Piccolo, voglio di più per te e per il Mondo.
Prima conducevi la tua azione,
ma Io non so che farmene.
 
Mi invitavi ad approvarla, M'invitavi a sostenerla, volevi interessarmi al tuo lavoro.
Ma vedi, piccolo, invertivi le parti.
Ti ho seguito con gli occhi, ho veduto la tua buona volontà,
Ora io voglio di più per te.
Non farai più la tua azione, ma la volontà del tuo Padre celeste.
 
Di': « sì », piccino.
Ho bisogno del tuo sì, così come ho avuto bisogno del sì di Maria per venire sulla terra,
Perché Io debbo essere nel tuo lavoro, Io debbo essere nella tua famiglia, Io debbo essere nel tuo quartiere,
e non devi esserci tu.
Il Mio sguardo penetra e non il tuo
La Mia parola trasporta e non la tua,
La Mia vita trasforma e non la tua.
Dammi TUTTO, abbandonami TUTTO.
Ho bisogno del tuo sì per sposarti e scendere sulla terra.
Ho bisogno del tuo sì per continuare a salvare il Mondo!


O Signore, ho paura della Tua esigenza, ma chi Ti può resistere?
Affinché venga il Tuo regno e non il mio,
Affinché sia fatta la Tua volontà e non la mia,
Aiutami a dire di SI'.

(Michel Quoist)

Postato da: giacabi a 17:43 | link | commenti
michel quoist

martedì, 20 aprile 2010

SIGNORE, LIBERAMI DA ME STESSO
***
Signore, mi senti?
Soffro tremendamente.
Asserragliato in me stesso,
Prigioniero di me stesso.
Non sento che la mia voce,
Non vedo che me stesso,
E dietro di me non v’è che sofferenza.
Signore, mi senti?
Liberami dal mio corpo, che è tutto brama, e tutto quello che tocca con i suoi innumerevoli grandi occhi, con le sue mille mani tese, è solo per coglierlo e cercare di calmare la sua insaziabile fame.
Signore, mi senti?
Liberami dal mio cuore, tutto gonfio di amore, ma, mentre credo di amare pazzamente, intravedo rabbioso che ancora amo me stesso nell’altro.
Signore, mi senti?
Liberami dal mio spirito, pieno di se stesso, delle sue idee, dei suoi giudizi; non sa dialogare, perché non lo colpisce altra parola fuorché la sua.
Solo, mi annoio, mi detesto, mi disgusto,
E mi rigiro nella mia sudicia pelle come il malato nel suo letto bruciante da cui vorrebbe scappare.
Tutto mi sembra brutto, mostruoso, senza luce,
... perché non posso veder nulla se non attraverso me.

Mi sento disposto ad odiare gli uomini ed il mondo intero,
... per dispetto, perché non li posso amare.

Vorrei uscire,
Vorrei camminare, correre verso un altro paese.

So che esiste la GIOIA, l’ho vista raggiare sui volti.
So che brilla la LUCE, l’ho vista illuminare gli sguardi.

Ma Signore, non posso uscire, insieme amo e odio la mia prigione,
Perché la mia prigione sono io

Ed io mi amo,
Mi amo, o Signore, e mi faccio ribrezzo.

Signore, non trovo neppure più la porta di casa mia.
Mi trascino tastoni, accecato,
Urto nelle mie stesse pareti, nei miei propri limiti,

Mi ferisco
Ho male
Ho troppo male, e nessuno lo sa, perché nessuno è entrato in casa mia.
Sono solo, solo.
Signore, Signore, mi senti?
Signore, indicami la mia porta,
prendi la mia mano,
Apri
Indicami la Via,
La via della GIOIA, della LUCE.

... Ma ...
Ma, o Signore, mi senti Tu?

Figliuolo, Io ti ho sentito.
Mi fai compassione.
Da tanto tempo spio le tue imposte chiuse, aprile,
la Mia luce ti rischiarerà.

Da tanto tempo Io sono davanti al tuo uscio sprangato, aprilo,
Mi troverai sulla soglia.

Io ti attendo, gli altri ti attendono,
Ma bisogna aprire,

Ma bisogna uscire da te.
Perché rimanere prigioniero di te stesso?
Sei libero.
Non ho chiuso Io la tua porta,
Non posso riaprirla Io,

... perché sei tu dall’interno a tenerla solidamente sprangata.
Michel Quoist


Postato da: giacabi a 20:37 | link | commenti
michel quoist

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