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sabato 18 febbraio 2012

newton


La scienza porta al Mistero

***

" Questa notte io fui assorbito dalla meditazione della natura. Ammiravo il numero, la disposizione, la corsa di quei globi innumerevoli.
Ma ammiravo ancor più l’Intelligenza infinita che presiede a questo vasto meccanismo. Dicevo a me stesso: Bisogna essere ben ciechi per non restare estasiati a questo spettacolo, sciocchi per non riconoscerne l’Autore, pazzi per non adorarlo ".
Newton (matematico e fisico, 1643 - 1723)

Postato da: giacabi a 21:24 | link | commenti
mistero, newton

lunedì, 25 settembre 2006

Tempi num.36 del 21/09/2006
Tirabaci tirapugni
Il 'Newton scorretto' che a scuola non si insegna
di Corradi Marina

Non avevamo mai letto, e nemmeno sentito parlare ai tempi del liceo - un liceo milanese di fine anni Settanta, rigorosamente di sinistra e democratico - del ventottesimo commento all'Ottica di Isaac Newton. Dunque l'uomo che elaborò la teoria della gravitazione universale, all'alba del Settecento, si chiedeva: «Che cosa c'è in luoghi quasi completamente vuoti di materia, e donde deriva che il sole e i pianeti gravitino gli uni verso gli altri, senza che vi sia tra loro nessuna materia densa? Donde viene che la Natura non fa nulla invano: e da dove trae origine tutto quell'ordine e tutta quella bellezza che vediamo nel mondo? A qual fine esistono le comete, e donde viene che i pianeti si muovano tutti in un unico e medesimo modo in orbite concentriche; e che cosa impedisce alle stelle di precipitare le une sulle altre? (.) È possibile che l'occhio sia stato costruito senza conoscenza d'ottica, e l'orecchio di acustica? (.) Donde viene l'istinto degli animali?».

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Le domande di Newton paiono l'eco di quelle di Dio nel libro di Giobbe
. Chiedeva Dio a Giobbe: «Dov'eri tu, quando io fondavo la Terra? Chi fissò le sue dimensioni, che tu sappia, e chi distese sovr'essa la corda? Su cosa stanno fissi i suoi cardini, e chi gettò la sua pietra angolare, tra il concerto gioioso delle stelle del mattino? (.) Chi rinchiuse fra le porte il mare, quando erompendo dall'utero uscì? (.) Da che vivi, hai tu comandato al mattino, hai tu additato all'aurora il suo posto? (.) Sei giunto tu fino alle sorgenti del mare, o hai passeggiato nelle profondità dell'abisso? Forse ti furono aperte le porte della morte, e hai veduto le porte dell'ombra? (.) Qual è la via per cui si spande la nebbia, si diffonde lo scirocco sulla terra? Chi aprì all'inondazione i fiumi, e una strada ai nembi dell'uragano, per far piovere su contrade ove non vive l'uomo, su deserti in cui non abita alcuno, per abbeverare squallide solitudini e far germogliare la steppa? Ha forse un padre la pioggia, o chi generò le stille di rugiada? (.) Annodi tu i legami delle Pleiadi, o sciogli i vincoli di Orione? (.) Procuri tu la preda alla leonessa o sazi tu la fame dei leoncelli, quando s'accovacciano nelle tane o si appiattano in agguato nella macchia?».
Giobbe e Newton, oltre due millenni lo stesso sbalordimento davanti alla creazione. Concludeva Newton:
«
Non risulta con evidenza dai fenomeni che esiste un Essere incorporeo, vivente, intelligente, onnipresente il quale vede intimamente le cose stesse e le capisce interamente in virtù della loro presenza immediata a se stesso?». Ecco perché di Newton in quel liceo si parlò solo nei libri di fisica. Newton era scorretto, era fuori linea in quella scuola pubblica, comunista di stretta osservanza. Nessuno dunque ci fece leggere le sue domande - le stesse che tutti si fanno, a sedici anni, come intuendo una risposta come nascosta appena dietro l'evidenza del creato. Positivismo, marxismo, esistenzialismo, quella, ci dissero, era l'unica modernità, e l'unico pensiero scientifico possibile. Su Giobbe e Newton, e la loro straordinaria simmetria, il silenzio.

Postato da: giacabi a 16:22 | link | commenti
newton, senso religioso


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