“Noi abbiamo inventato la felicità”
— dicono gli ultimi uomini, e strizzano l’occhio.
***
— dicono gli ultimi uomini, e strizzano l’occhio.
***
Che cos’è l’amore? e la creazione? e il desiderio? che cos’è una
stella?”: così chiede l’ultimo uomo, e strizza l’occhio.
La terra allora sarà diventata piccola e su di essa saltellerà
l’ultimo uomo, quegli che tutto rimpicciolisce. La sua genia è
indistruttibile, come la pulce di terra; l’ultimo uomo campa più a
lungo di tutti.
“Noi abbiamo inventato la felicità” — dicono gli ultimi uomini, e
strizzano l’occhio.
Essi hanno lasciato le contrade dove la vita era dura: giacché si ha
bisogno di calore. Si ama anche il vicino e a lui ci si strofina:
perché ci vuole calore.
Ammalarsi e essere diffidenti è ai loro occhi una colpa: guardiamo
dove si mettono i piedi. Folle chi ancora inciampa nelle pietre e
negli uomini!
Un po’ di veleno qui, un po’ di veleno là; ciò dona dei sogni
gradevoli. E molto veleno infine per morire piacevolmente.
Si lavora ancora poiché il lavoro è uno svago. Ma si ha cura che lo
svago non affatichi troppo.
Non si diventa più né poveri né ricchi, sono delle cose troppo penose.
Chi vuole ancora regnare? Chi ancora ubbidire? Entrambe queste cose
sono troppo penose.
Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono la stessa cosa, tutti
sono uguali: chi sente altrimenti va da sé al manicomio.
“Una volta erano tutti pazzi” dicono i più astuti, e strizzano l’occhio.
Ora la gente ha gli occhi aperti, e sa bene tutto ciò che accade: se
non ne ha di motivi da ridere! Ci si bisticcia ancora, ma subito ci si
riconcilia, altrimenti ci si rovina lo stomaco.
Ci sono piccoli piaceri per il giorno e piccoli piaceri per la notte:
ma sempre badando alla salute.
“Noi abbiamo inventato la felicità” — dicono gli ultimi uomini, e
strizzano l’occhio.
Friedrich Nietzsche
Stavano
già da un po’ camminando insieme, quando Zarathustra prese a parlare
così: «Il mio cuore va in pezzi. Meglio ancora delle tue parole, il tuo
occhio mi dice tutto il pericolo che tu corri. Ancora non sei libero, tu
cerchi ancora la libertà. Il tuo cercare ti ha stremato con
notti insonni e veglie eccessive. Tu aspiri alla libera elevatezza, la
tua anima ha sete di stelle. Ma anche i tuoi istinti malvagi hanno sete
di libertà. I tuoi cani furiosi vogliono essere lasciati liberi; essi
latrano dal piacere nel loro sotterraneo, se il tuo spirito si propone
di aprire tutte le prigioni. Per me tu sei ancora un prigioniero che
almanacca sulla sua libertà: ahimè, l’anima dei prigionieri come te
diventa intelligente, ma anche astuta e cattiva. Colui che è liberato
nello spirito deve però anche purificarsi. In lui sono ancora molti i
resti di carcere e di marciume: il suo occhio deve ancora diventare
puro. Sì, io conosco il tuo pericolo. Ma, in nome del mio amore e della
mia speranza, ti scongiuro: non buttare via il tuo amore e la tua
speranza! Ancora ti senti nobile, e nobile ti sentono anche gli altri,
che ti detestano e ti lanciano occhiate malvagie. Sappi che a tutti è di
ostacolo una persona nobile. Anche ai buoni è di ostacolo una persona
nobile: perfino chiamandola buona, vogliono eliminarla. La persona
nobile vuole creare cose nuove e una nuova virtù. Il buono vuole,
invece, le cose vecchie e che si conservino. Ma il pericolo della
persona nobile non è quello di diventare un buono, bensì uno sfrontato,
un derisore, un distruttore. Ahimè,
io ho conosciuto persone nobili che hanno perduto la loro speranza più
elevata. E da allora calunniano tutte le speranze elevate. Da allora
vivono sfrontatamente di brevi piaceri, e non riescono più a porsi
neppure mete effimere. "Lo spirito è anche voluttà" - così hanno detto.
Perciò hanno spezzato le ali al loro spirito: che ora striscia per terra
e contamina ciò che rode. Un tempo pensarono di diventare eroi: oggi
sono dei dissoluti. Davanti all’eroe provano rimorso e orrore. Ma, in
nome del mio amore e della mia speranza, ti scongiuro: non buttar via
l’eroe che è nella tua anima! Mantieni sacra la tua speranza più
elevata!».
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra
Postato da: giacabi a 15:11 |
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nietzsche
QUANDO CI SI ACCONTENTA DI PIACERI
***
“Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono eguali. Una vogliuzza per il giorno e una per la notte: salva restando la salute. ‘Noi abbiamo inventato la felicità’ - dicono e strizzano l’occhio. Io ho conosciuto persone nobili che hanno perduto la loro speranza più elevata. E da allora calunniano tutte le speranze elevate. Da allora vivono sfrontatamente di brevi piaceri e non riescono più a porsi neppure mete effimere. Perciò hanno spezzato le ali al loro spirito: che ora striscia per terra e contamina ciò che rode”
(F.Nietzsche)
Postato da: giacabi a 13:44 |
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nietzsche
Il vero Dio
***
«Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra civiltà»Kant
«per noi Abramo è più di ogni altra persona della storia greca o tedesca. Tra ciò che sentiamo alla lettura dei Salmi e ciò che proviamo alla lettura di Pindaro e di Petrarca c’è la stessa differenza tra la patria e la terra straniera».
Nietzsche in Aurora 1881
Postato da: giacabi a 21:42 |
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kant, nietzsche
Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore
***
SE UNO CI TIENE ALLA SUA VITA DOVREBBE ASCOLTARE QUESTO INTERVENTO
Postato da: giacabi a 16:42 |
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nietzsche, leopardi, giussani, carron, cl, senso religioso, milosz, judina
Se l'uomo diventa razionalista (e non ragionevole), l'amore di Cristo scompare e così anche l'uomo
***
“i
deboli e i malriusciti devono perire, questo è il principio del nostro
amore per gli uomini. Che cos’è più dannoso di qualsiasi vizio? Agire
pietosamente verso tutti i malriusciti e i deboli. L’individuo fu tenuto dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare , ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani”.***
“Davanti a Dio tutte le «anime» diventano uguali; ma questa è proprio la più pericolosa di tutte le valutazioni possibili! Se si pongono gli individui come uguali, si mette in questione la specie, si favorisce una prassi che mette capo alla rovina della specie; il cristianesimo è il principio opposto a quello della selezione. Se il degenerato e il malato devono avere altrettanto valore del sano, allora il corso naturale dell’evoluzione è impedito. Questo amore universale per gli uomini è in pratica un trattamento preferenziale per tutti i sofferenti, falliti, degenerati: esso ha in realtà abbassato la forza, la responsabilità, l’alto dovere di sacrificare uomini. La specie ha bisogno del sacrificio dei falliti, deboli, degenerati; ma proprio a questi ultimi si rivolse il cristianesimo. Che cos’è la virtù e l’amore per gli uomini nel cristianesimo, se non appunto questa reciprocità nel sostegno, questa solidarietà dei deboli, questo ostacolo frapposto alla selezione? La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie. E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo, vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato”.
“Noi tutti siamo appesi alla croce, quindi siamo divini. Il cristianesimo ha preso le parti di tutto quanto è debole, abietto, malriuscito”. (Nietzsche, L’anticristo. Maledizione del cristianesimo, Adelphi 1977, pag. 73, 136).
Postato da: giacabi a 09:21 |
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nietzsche
La nostra fede
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<< Quando in una mattina di domenica sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: ma è mai possibile! Ciò si fa per un ebreo crocifisso duemila anni fa, che diceva di essere il figlio di Dio >>.
Friedrich Nietzsche da: Umano, troppo umano
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Postato da: giacabi a 15:18 |
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nietzsche, gesù
Al Dio ignoto
***
“Rimasto solo, levo le mie mani. A te, presso cui mi rifugio, / Cui dal profondo del mio cuore /Altari ho consacrato /Affinché ognora / La voce sua mi torni a chiamare. Su questi altari splende la parola / Profondamente incisa: «Al dio ignoto»: / Suo
son io – e soffro le catene / Che mi traggono a terra nella lotta /
E, pur fuggendo, / A servirlo mi sforzan tuttavia. Conoscerti io
voglio – te, l’Ignoto, / Che
a fondo mi penetri nell’anima, / Come tempesta squassi la mia vita, /
Inafferrabile eppure a me affine! / Conoscerti io voglio, anche
servirti”
(Nietzsche, 1864)
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Postato da: giacabi a 14:16 |
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dio, nietzsche
La "ragione"
***
«La "ragione" nel linguaggio: oh, vecchia infida baldracca! Temo che non ci libereremo di Dio perché crediamo ancora nella grammatica..»
Friedrich Nietzsche, Crepuscolo degli idoli
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Postato da: giacabi a 20:21 |
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dio, ragione, nietzsche
I giovani nell'era di Nietzche
***
di Matteo Lusso
"Ahimè! Sta
per giungere il tempo in cui l'uomo non scoccherà più la freccia del
suo desiderio oltre l'essere umano e la corda del suo arco avrà
disimparato a vibrare"
(Nietzche, Così parlò Zarathustra, 1885).
"Nei prossimi anni il mondo sarà sottosopra: dopo che il vecchio Dio è stato congedato, sarò io a reggere il mondo
"(Nietzche, lettera a Carl Fuchs, 18 dicembre 1888).
Verrebbe innanzitutto da dire che quel tempo è giunto, che la profezia di Nietzche/Zarathustra si è perfettamente avverata. Il
mondo di oggi - anche quello dei giovani - è così: l'uomo ha
disimparato a tendere l'arco del proprio desiderio, l'obiettivo della
freccia è sempre a corto raggio e come il bambino si esalta quando
riesce a superare una prova che gli viene facilitata, così l'uomo di
oggi si accontenta ed è appagato di ciò che riempie facilmente la sua
vita, dentro il perimetro ristretto del proprio desiderio. Siamo in
fondo contenti così, va bene così, proprio perché non sappiamo reagire,
non sapremmo far vibrare l'arco e scoccare la freccia verso orizzonti
più lontani, perché abbiamo disimparato a desiderare.
Avere il vestito firmato, trascorrere una settimana al mare con il
proprio "tipo/a", un bel cellulare, andare bene a scuola e poter tornare
all'ora in cui si vuole la notte: ecco la portata - ben identificabile -
degli obiettivi della propria freccia. D'altra parte è
così che ci vuole il mondo: rassegnati, impegnati, indaffarati,
distratti: così siamo fedeli consumatori e perfetti cittadini.
L'importante è non disturbare, non lasciarsi prendere
dall'irrequietudine, non creare problemi, tanto non serve.... il mondo è
un meccanismo troppo perfetto per essere inceppato. Un gioco, in cui i
giocatori sanno già chi vince: ribellarsi un po' va bene, fa parte del
gioco, è concesso all'adolescente questo margine di creatività ma anche
lui stesso sa che presto o tardi il gioco finirà e per questo non si
prenderà sul serio più di tanto. Chi
non sa accettare il limite rischia grosso, chi non rientra in tempo,
chi va oltre il prevedibile o il concesso.... Succede, soprattutto ai
più sensibili o vivaci! Allora saranno guai davvero ed arriveranno
schiere di esperti del disagio giovanile, della devianza, del recupero.
Sono rischi previsti dalla società per chi non ha capito che si trattava
di un gioco e che il ritorno alla realtà era inevitabile.
Forse
per Nietzche più che una profezia si trattava di un auspicio: che
l'uomo impari a non desiderare altro che l'essere umano, che l'arco del
desiderio disimpari a vibrare significa accettare finalmente e sino in
fondo la propria mortalità, imparare a cercare il senso della terra nel
vivere stesso, scoprire il senso del proprio cammino umano giorno dopo
giorno mentre si compie il cammino stesso. Non più ipotesi di senso
assolute ed universali ma unicamente costruite, cercate, verificate
nella propria ed irripetibile biografia. Ma il
grande pensatore tedesco, se fosse presente oggi, credo dovrebbe
lealmente constatare che, in luogo del superuomo, l'io nato dalla morte
di Dio è un bambino smarrito in una foresta di giocattoli.
Ai
giovani che incontro amo dire: dovete imparare a difendervi, dovete
imparare a difendervi dai vostri padri (in senso generazionale),
malgrado nessuno abbia intenzioni cattive, dovete difendervi dalla
nostra confusione e dal nostro smarrimento. Dovete farlo perché la vita è
vostra ed è terribilmente bella e voi avete diritto a goderne
pienamente.
La cultura nichilista di oggi, che esalta la libertà individuale e rifiuta la sacralità della vita, è stata paragonata dal Papa alla follia hitleriana. «I
lager nazisti, come ogni campo di sterminio, possono essere considerati
simboli estremi del male, dell'inferno che si apre sulla terra quando
l'uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce, usurpandogli il diritto di
decidere che cosa è bene e che cosa è male, di dare la vita e la morte», ha detto infatti Benedetto XVI all'Angelus, denunciando che «purtroppo
questo triste fenomeno non è circoscritto ai lager. Essi sono piuttosto
la punta culminante di una realtà ampia e diffusa, spesso dai confini
sfuggenti».
«Bisogna
riflettere sulle profonde divergenze che esistono tra l'umanesimo ateo e
l'umanesimo cristiano; un'antitesi che attraversa tutta quanta la
storia, ma che alla fine del secondo millennio, con il nichilismo
contemporaneo, è giunta a un punto cruciale, come grandi letterati e
pensatori hanno percepito, e come gli avvenimenti hanno ampiamente
dimostrato». «Da una parte - ha rilevato il Pontefice - ci sono
filosofie e ideologie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire,
che esaltano la libertà quale unico principio dell'uomo, in alternativa a
Dio, e in tal modo trasformano l'uomo in un dio, che fa
dell'arbitrarietà il proprio sistema di comportamento. Dall'altra - ha
continuato - abbiamo i santi,
che, praticando il Vangelo della carità, rendono ragione della loro
speranza; essi mostrano il vero volto di Dio, che è Amore, e, al tempo
stesso, il volto autentico dell'uomo, creato a immagine e somiglianza
divina». (Angelus, 9 agosto 2009)
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Postato da: giacabi a 14:18 |
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nichilismo, nietzsche, benedettoxvi
Corrispondenza
***
Zarathustra:
"Io crederò in Te
solo quando i tuoi seguaci
mi parleranno del gusto della vita"
Friedrich Nietzsche |
Postato da: giacabi a 20:41 |
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nietzsche
La realtà e l’astrazione
***
"Che
cosa distrugge più in fretta che lavorare, pensare, sentire senza
un'intima necessità, senza una scelta profondamente personale, senza
gusto? Nulla corrode più profondamente, più intimamente di ogni dovere "impersonale", di ogni sacrificio dinanzi al Moloch dell'astrazione..."
F. Nietzsche
"Io non ho altro metodo, infatti, che obbedire a quello che accade, non ho nessuna pagina segreta nascosta, nessun filo diretto con lo Spirito Santo, ho
quello che avete tutti: il reale, l'esperienza, quello che accade; una
accanita lealtà con quello che accade.[...] E' la verifica della fede,
la verifica di Cristo, non come astrazione, ma come intensità del
vivere: si chiama centuplo. "
J. Carron
grazie a : nihilalieno.
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Postato da: giacabi a 14:13 |
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reale, nietzsche, carron
Gesù
***
Gesù: “Ha volato più alto
di chiunque altro”.
Nietzsche –
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Postato da: giacabi a 15:16 |
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nietzsche, gesù
Con Cristo noi siamo divini
***
“Dio in croce: si continua ancora a non comprendere lo spaventoso mondo di pensieri nascosto in questo simbolo? Tutto quanto soffre, tutto quanto è appeso alla croce, è divino… Noi tutti siamo appesi alla croce, quindi noi siamo divini”.
Friedrich Nietzsche
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Postato da: giacabi a 16:34 |
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nietzsche
Fa splendere il Tuo volto su di noi
***
“Se la Buona Novella della vostra Bibbia fosse scritta anche sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere così ostinatamente perché si creda nell’autorità di questo libro: le
vostre opere, le vostre azioni dovrebbero rendere quasi superflua la
Bibbia perché voi stessi dovreste continuamente costituire la Bibbia
nuova.”
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Postato da: giacabi a 19:33 |
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nietzsche
L’uomo ha bisogno di compagnia
***
“Per vivere soli bisogna essere un animale o un dio.”
(F. Nietzsche).
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Postato da: giacabi a 12:52 |
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nietzsche
Il cattolico deve essere allegro
***
« Se Cristo è risorto, perché siete così tristi? Voi cristiani non avete un volto da persone redente. »
Nietzsche
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Postato da: giacabi a 19:56 |
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nietzsche
Senza Cristo
***
"E'
per me una melanconica felicita' vivere in mezzo a questo gomitolo di
stradicciuole, di miserie, di voci: quanto piacere, quanta impazienza e
brama, quanta vita assetata ed ebbrezza della vita si rivelano qui in
ogni istante! Eppure,
per tutti questi esseri tumultuosi che vivono e hanno sete di vita, ci
sara' presto tanto silenzio! Come alle spalle di ognuno sta la sua
ombra, la sua cupa compagna di viaggio! E'
sempre come nell'ultimo momento, prima della partenza di una nave
d'emigranti: abbiamo da dirci più cose che mai, l'ora incalza, l'oceano
con il suo desolato silenzio attende impaziente dentro tutto quel
rumore -così bramoso, così sicuro della propria preda.
E tutti, tutti
pensano che quanto fino a questo momento è avvenuto, sia poco o niente,
che il futuro prossimo sia tutto: per cui questa febbre, questo
gridare, questo stordirsi e sopraffarsi! Ognuno vuole essere il primo in
questo futuro -eppure è morte e silenzio di morte l'unica cosa sicura e
a tutti comune di questo futuro! Com'è strano che questa unica sicurezza e comunanza non abbia quasi nessun potere sugli uomini, e che essi siano ben lontani dal sentirsi come la confraternita della Morte! Mi
rende felice vedere che gli uomini non vogliono affatto indugiare nel
pensiero della morte! Sarei ben contento di far qualcosa, per rendere
loro il pensiero della vita cento volte ancora più degno di essere
pensato. "
Nietzsche
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Postato da: giacabi a 09:01 |
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nietzsche
CRISTO O IL NICHILISMO
***
In
un qualche angolo remoto dell’universo che fiammeggia e si estende in
infiniti sistemi solari, c’era una volta un corpo celeste sul quale
alcuni animali intelligenti scoprirono la conoscenza. Fu il minuto più tracotante e menzognero della “storia universale”: e tuttavia non si trattò che di un minuto. Dopo pochi sussulti della natura, quel corpo celeste si irrigidì, e gli animali intelligenti dovettero morire.
Ecco una favola che qualcuno potrebbe inventare, senza aver però ancora illustrato adeguatamente in che modo penoso, umbratile, fugace, in che modo insensato e arbitrario si sia atteggiato l’intelletto umano nella natura: ci sono state delle eternità, in cui esso non era; e quando nuovamente non sarà più, non sarà successo niente. Per quell’intelletto, infatti, non esiste nessuna missione ulteriore, che conduca al di là della vita dell’uomo. Esso è umano, e soltanto il suo possessore e produttore può considerarlo con tanto pàthos, come se in lui girassero i cardini del mondo. Se fosse per noi possibile comunicare con la zanzara, verremmo a scoprire che anch’essa con lo stesso pàthos nuota nell’aria dove si sente come il centro che vola di questo mondo. Non c’è niente in natura di così spregevole e dappoco che con un piccolo soffio di quella facoltà conoscitiva non si possa gonfiare come un otre; e allo stesso modo in cui qualsiasi facchino vuol avere i suoi ammiratori, anche il più orgoglioso degli uomini, il filosofo, è convinto che da ogni lato gli occhi dell’universo siano puntati telescopicamente sul suo fare e sul suo pensare. |
Postato da: giacabi a 21:44 |
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nichilismo, nietzsche
È pur sempre una fede metafisica quella su cui riposa la nostra fede nella scienza
***
Si vede che anche la scienza riposa su una fede, che non esiste affatto una scienza "scevra di presupposti".
La domanda se sia necessaria la verità, non soltanto deve avere avuto
già in precedenza risposta affermativa, ma deve averla avuta in grado
tale da mettere quivi in evidenza il principio, la fede, la convinzione
che "niente è più necessario della verità e che in rapporto a essa tutto
il resto ha soltanto un valore di secondo piano". Questa incondizionata
volontà di verità, che cos'è dunque?[ ... ] Ebbene, si sarà compreso
dove voglio arrivare, vale a dire che
è pur sempre una fede metafisica quella su cui riposa la nostra fede
nella scienza; che anche noi, uomini della conoscenza di oggi, noi
atei e antimetafisici, continuiamo a prendere anche il nostro fuoco
dall'incendio che una fede millenaria ha acceso, quella fede cristiana
che era anche la fede di Platone, per cui Dio è verità e la verità è
divina... Ma
come è possibile, se proprio questo diventa sempre più incredibile, se
niente più si rivela divino salvo l'errore, la cecità, la menzogna, se
Dio stesso si rivela come la nostra più lunga menzogna?
(F. Nietzsche :La gaia scienza, 344)
|
Postato da: giacabi a 16:37 |
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nietzsche, verità, scienza - articoli
Il positivo
***
Oggi ognuno si permette di esprimere il suo augurio e il suo più caro pensiero: ebbene, voglio dire anch'io che cosa oggi mi sono augurato da solo e quale pensiero quest'anno, per la prima volta, m'è venuto in animo - quale
pensiero deve essere per me fondamento, garanzia, dolcezza di tutta la
vita futura! Voglio imparare sempre di più a vedere il necessario nelle
cose come fosse quel che v'è di bello in loro - così sarò uno di quelli
rendono belle le cose.
Amor fati: sia questo d'ora innanzi il mio amore! Non voglio muovere guerra contro il brutto. Non voglio accusare, non voglio neppure accusare gli accusatori. Guardare altrove sia la mia unica negazione! E, insomma: prima o poi voglio soltanto essere uno che dice si!
La Gaia Scienza di Friedrich Nietzsche - Adelphi edizioni
|
Postato da: giacabi a 14:28 |
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nietzsche
Preghiera
***
Tu hai chiamato Tu hai chiamato: Signore, accorro Signore, accorro e sosto sui gradini del tuo trono. Arso d'amore mi brilla così affettuoso e doloroso il tuo sguardo nel cuore: Signore, vengo. Ero perduto, ebbro e barcollante, sprofondato, eletto all'inferno e al tormento, tu stavi lontano: il tuo sguardo indicibilmente commovente mi ha spesso colpito: ora vengo con gioia. Sento orrore dell'abisso tenebroso del peccato, e non voglio guardare indietro. Non posso lasciarti, nelle notti orrende, triste io guardo a te e ardo di abbracciarti. Sei così dolce, fedele e tutto amore qui dentro il cuore, cara immagine del Salvatore di chiunque ha peccato! Sazia il mio desiderio di immergere ogni mio volere e desiderio dentro il tuo amore, di aderir tutto a te.
FRIEDRICH NIETZSCHE poesia giovanile
|
Postato da: giacabi a 21:31 |
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preghiere, nietzsche
A Dio
***
Ancora una volta, prima che m'avvii
con lo sguardo rivolto innanzi io levo solitario a te le mani, chiedendoti rifugio, a te cui alzo nel profondo cuore grandi altari solenni perché la voce tua sempre mi chiami, lassù risplende profondamente incisa la parola: al Dio sconosciuto.
Ed io son suo, anche se son rimasto
fino a quest'ora fra le schiere empie; io son suo, e sento le catene che mi voglion portare alla battaglia, sicché, se fuggo, mi costringono a servirlo.
Ti voglio conoscere, o Sconosciuto,
che afferri la mia anima, che la mia vita sconvolgi come una tempesta, o Inafferrabile, eppure a me congiunto, voglio conoscerti e servirti
Nietzsche: poesia giovanile del 1864, dedicata a Dio
|
Postato da: giacabi a 13:01 |
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preghiere, nietzsche
Il nichilismo
***
"Cio' che io racconto e' la storia dei prossimi due secoli. Io descrivo cio' che viene, cio' che non puo' fare a meno di venire: l'avvento del nichilismo. Questa
storia puo' gia' ora essere raccontata; perche' la necessita' stessa e'
qui all'opera. Questo futuro parla gia' per mille segni, questo destino
si annunzia dappertutto; per questa musica del futuro tutte le orecchie
sono gia' in ascolto.
Tutta la nostra cultura europea si muove in una torturante tensione che
cresce da decenni in decenni, come protesa verso una catastrofe:
irrequieta, violenta, precipitosa; simile ad una corrente che vuole
giungere alla fine, che non riflette piu' ed ha paura di riflettere. - Chi
prende qui la parola sinora non ha fatto altro che riflettere: come
filosofo ed eremita d'istinto, che ha trovato vantaggio nell'appartarsi,
nel restar fuori, nel ritardare, come uno spirito audace, indagatore e
tentatore che gia' si e' smarrito in ogni labirinto dell'avvenire;…che guarda indietro mentre narra cio' che avverra', come il
primo nichilista compiuto d'Europa, che ha gia' vissuto in se' sino il
nichilismo sino alla fine, e ha il nichilismo dietro di se', sotto di
se', fuori di se'" Nietzsche (Wille zur Macht)
“Il nichilismo europeo”: pensiamo questo pensiero nella sua forma più terribile: l'esistenza, così com'è, senza senso e senza scopo, ma inevitabilmente ritornante, senza un finale nel nulla: l'eterno ritorno. Questa è la forma estrema del nichilismo: il nulla (la mancanza di senso) eterno!".
Nietzsche
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Postato da: giacabi a 20:46 |
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nichilismo, nietzsche
Il significato della parola"vero"
***
Oggi in Europa esiste un uso
linguistico relativistico inconciliabile
con il significato della parola “vero” (…)
Solo chi è uscito dal regno polveroso
dell’assurdità, chi ha imparato a prendersi
sul serio, è aperto a una riflessione
che gli faccia fare quel passo oltre se
stesso che Hume riteneva impossibile.
“We never advance one step beyond
ourselves” (...) Non possiamo pensare ad
alcun presente senza un relativo futurum
exactum, ci possiamo pensare presenti
e reali solo se pensiamo a Dio.
Nietzsche aveva quindi ragione quando
scriveva: “Temo che non ci libereremo
di Dio fin quando crederemo alla grammatica”.
Ma anche Nietzsche non poté
fare a meno di affidare i propri pensieri
alla grammatica.
(Robert Spaemann, docente emerito
di Filosofia dell’Università di Monaco,
ha pronunciato ieri questo discorso al
Meeting di Rimini nell’incontro “Verità e libertà"
|
Postato da: giacabi a 20:34 |
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nichilismo, nietzsche, verità
L’uomo attende Cristo
***
«Non
mi piace la vostra giustizia fredda e nell'occhio dei vostri giudici
riluce sempre per me il boia con la sua spada gelida. Dite: dove si trova la giustizia che è amore e ha occhi per vedere? Inventatemi, dunque, l'amore che porta su di sé non solo tutte le pene, ma anche tutte le colpe».
F. W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Adelphi
|
Postato da: giacabi a 14:51 |
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nietzsche, gesù, senso religioso
L’uomo folle.
***
–
Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara
luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente:
“Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti
di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse
perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro.
“0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” –
gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in
mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo
noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo
vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la spugna
per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere
questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è
che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno
precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati?
Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come
attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non
si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non
dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno
i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non
fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si
decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso!
Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di
piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è
dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con
quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatori, quali giochi
sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza
di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire
almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro
che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad
una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad
oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo
sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano
stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e
si spense. “Vengo
troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo. Questo enorme
avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non
è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono
vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni
vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e
ascoltate. Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú
lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”.
Si racconta ancora che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello
stesso giorno, in diverse chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo.
Cacciatone fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a
rispondere invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste
chiese, se non le fosse e i sepolcri di Dio?”.
F. Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 125
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Postato da: giacabi a 16:47 |
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nichilismo, nietzsche
Il risultato della ideologia
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“Descrivo ciò che verrà, l’avvento del nichilismo. Posso
descriverlo ora perché si produce ora qualcosa di necessario…Questo
futuro parla già con cento segni, questo destino si annuncia
dappertutto; tutte le orecchie sono già ritte per questa musica del
futuro. Tuttavia la nostra cultura europea si muove già da gran tempo con una tensione torturante che cresce di decennio in decennio, come si avviasse verso una catastrofe: inquieta, violenta, precipitosa, come un fiume che vuole sfociare, ma che non si rammenta più, che ha paura di rammentare”.
Nietzsche, 1887
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Postato da: giacabi a 20:44 |
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nichilismo, nietzsche, ideologia
Il senso religioso
*** Un giorno il viandante sbattè una porta dietro di sé, si arrestò e pianse. Poi disse: "Questa inclinazione, questo impulso verso il vero e il reale, il non apparente, il certo, mi fanno rabbia! ..Come lo odio! "»
Nietzsche La gaia scienza e Idilli di Messina Adelphi
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Postato da: giacabi a 18:17 |
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nietzsche, senso religioso
Il contenuto tragico
del nichilismo
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Un brano di F.Nietzsche ci fa capire infine il contenuto tragico del nichilismo, con buona pace di quanti ieri e oggi credono di vedervi una qualche ragione di vita.
Si tratta di un apologo inserito nel testo La gaia scienza.
Nietzsche immagina un uomo che si presenta con una lanterna accesa in
pieno giorno al mercato della città, frequentato dalla gente distinta
della media borghesia europea della seconda metà dell’ottocento. E’
l’epoca del positivismo, dell’ateismo considerato come una conquista
decisiva per il progresso dell’umanità, dell’ottimismo circa le
possibilità della scienza di rispondere ad ogni bisogno umano; è la
cosiddetta belle époque, il
periodo a cavallo tra l’ottocento e il novecento segnato dal
diffondersi della moderna tecnologia e dalla convinzione che lo sviluppo
della scienza avrebbe garantito anche la pace sociale.
La
gente al mercato, dunque, davanti allo strano personaggio con la
lanterna si mette a deriderlo o a commiserarlo come un povero pazzo. Ma
quest’ultimo, per nulla turbato dalle risate degli astanti, comincia a
parlare e a spiegare le ragioni del suo comportamento. Egli ricorda
anzitutto ai suoi ascoltatori che la loro generazione ha compiuto
un’opera gigantesca, che non ha precedenti nella storia: essi
sono riusciti nell’impresa fino ad allora mai potuta realizzare
dall’uomo di liberarsi di Dio, di uccidere Dio; essi possono proclamare
la notizia clamorosa della morte di Dio e, quindi, della liberazione dell’uomo.
Ma, continua l’uomo con la lanterna, questo significa che tutto è cambiato: si è spenta la grande luce che illuminava l’universo,
si è fatto buio, si è fatto freddo, sempre più freddo. Si è aperto
l’abisso del nulla, e in questo abisso, senza più nè alto, nè basso, nè
destra, nè sinistra, l’uomo e il mondo stanno precipitando. Le
conseguenze della morte di Dio sono di portata cosmica e questo non lo
si è ancora capito.
A
quel punto le persone presenti, dopo aver prestato inizialmente ascolto
alle parole dell’uomo con la lanterna, riprendono a deriderlo e a
considerarlo come un povero pazzo. Allora lo strano personaggio, dopo
aver guardato attentamente i volti della gente attorno a lui, conclude
il suo discorso con una enigmatica esclamazione: “Eh sì, io vengo troppo presto”; e detto questo se ne va, con la sua lanterna accesa in mano.
Il corso degli eventi avrebbe poi confermato il contenuto di quella intuizione profetica: il secolo che stava per iniziare, il novecento,
sarebbe stato il secolo più drammatico della storia, il secolo in cui
l’umanità avrebbe sperimentato in molti modi l’angoscia per la perdita
di un significato adeguato per l’esistenza e l’incapacità di sfuggire
alla violenza che ormai senza freni determinava le diverse ideologie di
potere.
Graziola, Don Matteo
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Postato da: giacabi a 22:14 |
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nichilismo, nietzsche
La realtà è segno di Dio
sta a noi aprire il cuore per ammirarla
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“La Bellezza
è lo splendore del Vero”
San Tommaso d’Aquino
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