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sabato 18 febbraio 2012

noia


La noia
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IL VERBO SI FECE CARNE"

 
Così è il rapporto con quell'al di là che rende possibile anche l'avventura dell'al di qua, altrimenti la noia, origine della presunzione evasiva, illusiva o della disperazione eliminatrice, domina. È solo il rapporto con l'al di là che rende realizzabile l'avventura della vita. La forza umana nell'afferrare le cose dell'al di qua è data dalla volontà di penetrazione nell'al di là.
DON GIUSSANI da: Il Senso Religioso ed. Rizzoli

Postato da: giacabi a 10:41 | link | commenti
noia, giussani

domenica, 10 gennaio 2010

I giovani e la noia

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“Chi non vede la vanità del mondo è ben vano anche lui. Ma chi non la vede, tranne i giovani che sono sempre nel chiasso, nel divertimento e nel pensiero dell’avvenire? Eppure, togliete loro la distrazione e li vedrete morire di noia; essi sentono allora il loro niente senza conoscerlo: perché è davvero essere infelici il trovarsi in una tristezza insopportabile non appena si è ridotti a pensare a sé, a non avere alcun motivo di distrazione.”
Blaise Pascal da: Pensieri

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“Anche quando, e proprio quando, non siamo particolarmente occupati dalle cose e da noi stessi, incombe su di noi questo “tutto”, per esempio nella noia autentica. Essa è ancora lontana quando ad annoiarci è solo questo libro o quello spettacolo, quell’occupazione o quest’ozio, ma affiora quando “uno si annoia”. La noia profonda, che va e viene nelle profondità dell’esserci come una nebbia silenziosa, accomuna tutte le cose, tutti gli uomini, e con loro noi stessi, in una strana indifferenza.”

M.Heidegger, Che cos’è metafisica? Tr. it. di Franco Volpi, Adelphi 2001


Postato da: giacabi a 14:15 | link | commenti
noia, pascal, heidegger

lunedì, 30 giugno 2008

La noia  
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Nulla è così insopportabile all'uomo come essere in un pieno riposo, senza passioni, senza faccende, senza svaghi, senza occupazioni. Egli sente allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua impotenza, il suo vuoto. E subito sorgono dal fondo della sua anima il tedio, l'umor nero, la tristezza, il cruccio, il dispetto, la disperazione.
 Pascal da: I pensieri

Postato da: giacabi a 19:29 | link | commenti (3)
noia, pascal

domenica, 27 gennaio 2008


La noia
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«La parola noia, Langeweile, non si trova nel tedesco antico. Infatti, solo nel 1507 la si incontra per la prima volta in un dizionario. Il che non stupisce, perché in fondo non vi è posto per una simile nozione in una lingua fortemente dominata dalle idee e dai concetti cristiani. Dato che la coscienza cristiana, il suo senso della vita e del tempo, escludono la lezione di noia: il cristiano cerca innanzitutto di utilizzare il tempo che gli è dato - sentito come troppo breve, piuttosto che come troppo lungo - il meglio possibile, al fine di meritare la salvezza eterna. [...] La nozione di noia si è insidiosamente introdotta nel nostro vocabolario a partire dagli inizi del XVI secolo, quindi in pieno Rinascimento, quando il tempo sacro comincia a cedere il posto alla durata profana, la prospettiva escatologica a quella della riuscita umana. Tuttavia, all'inizio questo sembrava assolutamente inoffensivo, una circostanza passeggera. Poi, andando di pari passo con il processo di secolarizzazione, la noia diventa più minacciosa e prende tutta la sua ampiezza nel XVII secolo, per diventare il male di vivere del XVIII, il secolo dei Lumi: il momento in cui lo spazio sacro diventa lo spazio morto dell'universo meccanico, e in cui il mondo smitizzato diventa l'habitat dell'uomo-macchina.
Per finire, nel
XIX secolo, quando le scienze positiviste hanno ridotto l'immagine dell'uomo a nient'altro che un prodotto biologico e una presenza accidentale, quella che si presentava agli inizi come un'innocente malattia è diventata il male del secolo, il cancro che rode le viscere.
Allora la noia moderna è la noia al fondo della disperazione, la noia dell'uomo senza padre, sradicato dalla sua origine, alienato dal suo io reale; è il vuoto spirituale, il vuoto esistenziale, l'assenza dell'anima. Ed è talmente diffusa, e così ben camuffata, che, secondo Erich Fromm, non ce ne accorgiamo nemmeno più. [...]
Cosa fare allora? Ebbene, bisogna ammazzare il tempo. Per esempio con l'ubriachezza: “Bisogna essere sempre ubriachi. È tutto qui, questa è l'unica questione. Per non sentire l'orribile fardello del tempo che vi spezza le spalle e vi curva verso terra...” (Baudelaire)

Possiamo quindi riassumere
. Il vero scopo della noia sarebbe quello di segnare un vuoto interiore che chiede una ri-creazione di noi stessi, il passaggio a un'attività creativa e significativa. Invece, nella società secolarizzata, la noia esistenziale incita piuttosto a un vano divertimento e, sempre più, a una ricerca sfrenata di esperienze carnali che sono, per natura, pericolose e distruttive.».
Alexander Willebois, Conversazioni eterodosse, Jaca Book, Milano 1981



Postato da: giacabi a 09:04 | link | commenti
noia

lunedì, 05 marzo 2007

LA NOIA  MALINCONICA
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" La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dall'esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccontare, ma nondimeno il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir cosi, dalla terra intera considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio immaginarsi il numero dei mondi infinito e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che siffatto universo e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali " (Pensieri, 68). G. Leopardi

Postato da: giacabi a 20:39 | link | commenti
noia, leopardi, senso religioso

lunedì, 04 settembre 2006

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Ritratto della malinconia
 
"Quella noia significa che, nelle cose, noi cerchiamo, appassionatamente e dappertutto alcunché che le cose non possiedono. […] Si cerca e ci si sforza di prendere le cose così come si vorrebbe che fossero; di trovare in esse quel peso, quella serietà, quell'ardore e quella forza compiuta delle quali si ha sete: e non è possibile. Le cose sono finite. Tutto ciò che è finito, è difettoso. E il difetto costituisce una delusione per il cuore, che anela all'assoluto. La delusione si allarga, diviene il sentimento di un gran vuotoNon c'è nulla, per cui valga la pena di esistere. Non c'è nulla, che sia degno che noi ce ne occupiamo. […] Noi sentiamo una insoddisfazione particolarmente violenta per ciò che è finito. […] Proprio l'uomo malinconico è più profondamente in rapporto con la pienezza dell'esistenza. […] Per conto mio, io credo che di là da qualsivoglia considerazione medica e pedagogica, il suo significato sta in questo che è un indizio dell'esistenza dell'assoluto. L'infinito testimonia di sé, nel chiuso del cuore. La malinconia è espressione del fatto che noi siamo creature limitate, ma viviamo a porta a porta con… ebbene sì, abbandoniamo alla fine il termine troppo prudenziale e astratto, di cui ci siamo serviti sinora: il termine di "assoluto"; scriviamo, al suo posto, quello che solo si addice: viviamo a porta a porta con Dio. Siamo chiamati da Dio, eletti ad accoglierlo nella nostra esistenza. La malinconia è il prezzo della nascita dell'eterno nell'uomo. […] La malinconia è l'inquietudine dell'uomo che avverte la vicinanza dell'infinito. Beatitudine e minaccia a un tempo"
R. Guardini - Ritratto della malinconia
malinconia

Postato da: giacabi a 15:39 | link | commenti
malinconia, noia, guardini

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