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sabato 18 febbraio 2012

non senso


La perdita
del gusto di vivere 
  ***
 « Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità oggi non è una catastrofe che venga dal di fuori, una catastrofe stellare, non è né la fame, né la peste; è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano tra i flagelli, che è la perdita del gusto di vivere»
 Teilhard de Chardin


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non senso

mercoledì, 12 dicembre 2007

La noia
 ***
Ma tra gli sciacalli, le pantere, le linci,
le scimmie, gli avvoltoi, gli scorpioni, i serpenti,
i mostri che stridono, urlano, grugniscono e si agitano
nel serraglio infame dei nostri vizi
ce n'è uno più basso, più velenoso, più immondo!
Se pur non fa grandi gesti né alte grida,
farebbe volentieri della nostra mente una rovina
e in uno sbadiglio ingoierebbe il mondo
;
è la Noia!
- l'occhio greve per un pianto involontario,
sogna impiccagioni fumandosi la pipa.
Tu lo conosci, lettore, questo mostro sedentario,
- ipocrita lettore, mio simile - mio fratello
6175
Charles Baudelaire, Au lecteur, in Les fleurs du mal, trad. it. di Davide Rondoni, Gribaudi, Rimini 1995,

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baudelaire, non senso

martedì, 27 novembre 2007

L'origine della depressione
 ***

« Il male che minaccia ogni donna e ogni uomo, oggi più che mai, è la depressione che nasce dall’impossibilità di dare un senso alla disperante inutilità di una vita dove tutto passa e va verso la fine»

Silvano Arieti


 


Postato da: giacabi a 15:45 | link | commenti
nichilismo, non senso


Senza Cristo c’è solo noia

***
*       «Il mondo è divorato dalla noia. Bisogna rifletterci sopra, non si sente subito. È una specie di polvere. Andate e venite senza vederla. La respirate, la mangiate, questa noia, la bevete. È così tenue, così sottile che sotto i denti nemmeno si avverte. Eppure se voi sostate un momento, vi copre subito il volto e le mani. Perciò dovete agitarvi senza sosta, per scuotere questa pioggia impalpabile di cenere. È solo per questo che il mondo s'agita molto».
*        G. Bernanos

 



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non senso, bernanos

martedì, 02 ottobre 2007

L'ODIO PER LA VITA:
ECCO COSA CI OPPRIME
 ***
Luca Doninelli
Secondo un'indagine realizzata dalla rivista Riza Psicosomatica attualmente in edicola e condotta su un campione di mille italiani di ambo i sessi, compresi tra i 25 e i 55 anni, due italiani su tre ritengono che il nostro umore venga influenzato in modo determinante dal luogo in cui ci troviamo.
Esistono luoghi nei quali possiamo toccare il cielo con un dito - palestra, parrucchiere, parco - e altri che ci possono condurre sul limite della depressione.
I tre principali imputati in questa triste graduatoria sono il lavoro, la casa e la chiesa.
Paragonati a chiese, parchi, parrucchieri, pasticcerie, palestre, cinema e via dicendo, la casa e il lavoro hanno la caratteristica - se si escludono i senzatetto e i disoccupati - di costituire una condizione obbligatoria e, aggiungerei, naturale della vita umana. La condizione umana come tale, possiamo dire, non è pensabile senza questi due elementi, la casa e il lavoro.
da : Il Giornale
Il fatto che questi due luoghi fondamentali, irrinunciabili della vita umana figurino tra i principali fattori di depressione significa - ammesso e non concesso che l'indagine svolta dalla rivista abbia un qualsiasi fondamento - una cosa semplicissima: che vivere non ci piace più. Dire che il lavoro e la casa sono fattori di depressione è come dire che la vita come tale è un fattore di depressione.
Parchi, parrucchieri, palestre, aggiungiamo anche le pasticcerie, i portici di Bologna, le pinacoteche, le paninoteche, le pensiline, i propilei, i porti di mare, le portaerei, i ponti, sono tutti luoghi più o meno gradevoli, a patto che ci offrano un riparo temporaneo da quella che Tommaso Landolfi, in una sua sconsolata poesia, chiamava l'immedicabile vita.
Una vacanza dalla vita. Quanto cinema, quanta letteratura si sono spesi su questo bisogno frenetico, dietro il quale fa capolino l'antico «tedium vitae»! ...
Finché i temi sono questi, il quadro è, direi, classico. Il problema è la vita in sé, con quello che ci tocca ogni giorno. Per trovarla bella ci vuole una motivazione molto forte, e il nostro non è un tempo di motivazioni forti.
C'è però l'aggiunta della chiesa, che volge il dramma dalla tragedia alla commedia
. Si piange nei primi due atti, ma nel terzo, finalmente, si ride. La chiesa sarebbe un luogo depressivo? Ahi ahi, qualcuno (speriamo) deve aver pagato gli intervistati per dire questa enormità. Già l'idea di un complotto anticattolico ci consolerebbe un po'. Se così non fosse, ci sarebbe da pensar male.
Come fa un individuo a dire che andare in chiesa gli procura la depressione? Ma chi lo obbliga ad andare in chiesa? Se vai in chiesa - o al parco, o in crociera, o in gita sul Cervino - ci vai perché ti va di andarci, perché pensi che ti faccia bene. O no? A meno che, molto più semplicemente - e stupidamente - uno non immagini che andarci procuri questo effetto.
Tutto questo ci fa pensare che, nell'Italia di oggi, ci sia ancora diversa gente che odia andare in chiesa però ci va lo stesso, e così - giustamente - si deprime. O che, non appena vede una chiesa, subito si sente di malumore. In ogni caso, è sufficiente non andarci, in chiesa. O volgere lo sguardo da un'altra parte quando ne vediamo una: ci sarà pure qualche ragazza bionda, qualche bella vetrina, qualche bel distributore di benzina da ammirare.
Ma questo era solo il secondo pensiero.
Il primo pensiero, quello che affiora subito alla mente, è che siamo diventati un popolo di imbecilli. Gente che fa quello che non vuole fare, gente coatta, che resterà coatta anche quando va in vacanza e s'indebita con le banche per questo scopo, e così tornerà a casa ancora più arrabbiata e depressa, e via dicendo. In una parola: cretini. Il tema del cretino va riproposto di tanto in tanto, perché non appena abbassi la guardia lui (il cretino) guadagna terreno.
Insomma, a furia di odiare la vita che ci tocca siamo rincretiniti: questo mi sembra il vero senso, la vera morale, dell'indagine proposta dalla nota rivista di medicina alternativa. Ammesso e non concesso, ripeto, che questa indagine avesse un senso. Del resto, senso o no, l'occasione è buona per metterci in guardia dall'idiozia che ci assedia. Non è mai troppo presto


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non senso

lunedì, 16 luglio 2007

La noia
***


Quella che chiamiamo noia è piuttosto un morboso accorciamento del tempo in seguito a monotonia: lunghi periodi di tempo, se non si interrompe l'uniformità, si restringono in modo da far paura; se un giorno è come tutti, tutti sono come uno solo; e nell'uniformità perfetta la più lunga vita sarebbe rivissuta come fosse brevissima e svanirebbe all'improvviso.
Thomas Mann
La montagna incantata

 

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domenica, 15 luglio 2007

La noia


«La noia profonda, viene dall'assenza di Dio, o piuttosto dalla nostra assenza quando Dio è presente, ed è sempre presente, ma noi preferiamo i nostri miserabili altrove e vi moriamo di noia»
G. Green La luce resta . Diario
***
 

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venerdì, 13 luglio 2007

LA PERDITA DELL’IO
***

« Costruendo la nuova macchina dell'industria, l'uomo fu così assorbito dal nuovo compito che questo divenne la mèta preminente della sua vita. Le sue energie, che una volta erano dedicate alla ricerca di Dio e alla salvezza eterna, furono ora dirette verso il dominio della natura e verso sempre crescenti comodità materiali. Egli cessò di usare la produzione come mezzo per una vita migliore, ma ne fece invece un fine in se stesso, un fine cui era subordinata la vita. Nel processo di una sempre maggiore divisione e meccanizzazione del lavoro e nelle sempre maggiori dimensioni degli agglomerati sociali l'uomo stesso diventò una parte della macchina piuttosto che il padrone.
Scoprì che lui stesso era una merce, come un investimento. Suo fine diventò aver successo, cioè vendersi sul mercato il più vantaggiosamente possibile. Il suo valore come persona sta nella sua possibilità di vendersi e non nelle sue qualità umane di amore e di ragione o nelle sue capacità artistiche. La felicità si identifica col consumo di merci più nuove e migliori, con la passiva ricezione di musica, cinema, svago, sesso, liquori e sigarette.
Non avendo un senso dell'io se non quello datogli dal conformismo con la maggioranza, egli si sente insicuro, ansioso e dipende dall'approvazione altrui. È alienato da sé, adora i prodotti delle sue stesse manie i capi che si è dato, come se essi fossero sopra di lui invece che fatti da lui. È in un certo senso ritornato indietro a dov'era prima della grande rivoluzione umana iniziata nel secondo millennio prima di Cristo»."
E. FROMM, Psicanalisi della società contemporanea, Ed. di Comunità, Milano 1976,


 

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nichilismo, consumismo, fromm, non senso


Senza Cristo
la vita non ha significato
***
Il noto sociologo e filosofo fondatore della Scuola di Francoforte, Max Horkheimer, osserva che senza la fede in Dio, una fede non di sola facciata naturalmente, non si ha alcun senso incondizionato, alcuna verità assoluta, e la morale diventa una questione di mutevole sentimento, di gusto personale o di capriccio. «Salvare, senza Dio, un senso incondizionato è presunzione... Assieme a Dio muore anche la verità eterna».16
«Pensi — dice Horkheimer in un'intervista — a quanto Adorno e io abbiamo scritto ne "La dialettica dell'illuminismo". Là si dice: Una politica che non conservi in sé, per quanto in forma estremamente irriflessa, una teologia, rimane in ultima analisi, per quanto abile possa essere,speculazione».'7
Tutto ciò che è connesso con la morale — dice ancora —, si riduce,in ultima analisi, a teologia. «Dal punto di vista del positivismo non è possibile dedurre nessuna politica morale. Se guardiamo le cose dal punto di vista strettamente scientifico, l'odio, nonostante tutte le differenze di funzione sociale, non è peggiore dell'amore. Non c'è nessuna motivazione logica stringente, se a me non viene nessuno svantaggio nellavita sociale».18 -,
«Infatti com'è possibile fondare esattamente che non devo odiare quando questo mi torna comodo? Il positivismo non trova nessuna istanza che trascenda l'uomo, la quale ponga una netta distinzione tra prontezza nel soccorrere e bramosia di lucro, tra bontà e crudeltà, tra cupidigia e donazione di sé. Anche la logica rimane muta: essa non riconosce nessun primato all'atteggiamento morale. Tutti i tentativi di fondazione della morale su una saggezza di questo mondo anziché sul riferimento ad un aldilà — neppure Kant ha sempre contraddetto questa inclinazione —riposano su illusioni di impossibili concordanze»."
La scienza spiega molte realtà secondarie ma è completamente muta sul senso della vita e sui valori morali. «Chi può dire — scrive ancora Horkheimer — che uno qualsiasi di questi ideali sia più vicino alla verità del suo opposto? Secondo l'intellettuale medio del tempo nostro, esiste solo un'autorità, cioè la scienza, intesa come classificazione dei fatti e calcolo delle probabilità. L'affermazione che la giustizia e la libertà sono di per sé migliori dell'ingiustizia e dell'oppressione è scientificamente indimostrabile e inutile; e all'orecchio nostro suona ormai tanto priva di significato quanto potrebbe esserlo l'affermazione è più bello dell'azzurro, o le uova migliori del latte».20

M. HORKHEIMER, Theismus-Atheismus, in Zur krilik der instrumentell en Vernunft,
Frankfurt/M. 1974, p. 227.
17 M. HORKHEIMER, Die Sehnsucht nach dem ganz Anderen, (trad. it. La nostalgia del to
talmente altro, Queriniana, Brescia 1972, p. 60).
18 Ìbidem, trad. it. cit., p. 73.
" M. HORKHEIMER, op. eli., p. 60ss.
211 M. HORKHEIMER, Eclisse della ragione strumentale, Einaudi, Torino 1967, p. 27.

Giovanni Martinetti : Ragioni per credere oggi
 casa editrice. ELLE DI CI

 

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nichilismo, non senso, horkheimer


Senza Cristo
la vita non ha significato
***
Le nazioni occidentali «stanno sviluppandosi in società manageriali i cui abitanti, ben nutriti e ben vestiti, vedono soddisfarsi i propri desideri e non hanno desideri che non possano essere soddisfatti, automi che seguono senza essere forzati, che sono guidati senza capi, che fabbricano macchine che si comportano come uomini e producono uomini che si comportano come macchine; uomini la cui ragione decade mentre aumenta l'intelligenza, creando così la situazione di dotare l'uomo dei più grandi poteri materiali senza la sapienza per usarli. Questa alienazione e automazione portano a pazzia sempre crescente.
La vita non ha significato, non c'è gioia, né fede, né realtà. Ognuno è "felice": solamente, non sente, non ragiona, non ama.
Nel diciannovesimo secolo il problema era: Dio è morto; nel ventesimo secolo è questo: è morto l'uomo. Nel diciannovesimo secolo inumanità voleva dire crudeltà; nel ventesimo vuoi dire alienazione schizoide.
Il pericolo del passato era che gli uomini diventassero schiavi. Il pericolo del futuro è che possano diventare robot. È vero che i robot non si ribellano. Ma, data la natura dell'uomo, essi diventano "Golem" che distruggeranno se stessi e il loro mondo perché non possono più tollerare la noia di una vita priva di significato».
5 E. FROMM, Psicanalisi della società contemporanea,

 

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gesù, fromm, non senso

giovedì, 12 luglio 2007

La noia
***

" La stoltezza, l'errore, il peccato, la grettezza ci occupano lo spirito e tormentano il corpo; e noi alimentiamo i nostri amabili rimorsi come i mendicanti nutrono i loro vermi. I nostri peccati son testardi, i pentimenti fiacchi, e lietamente torniamo al cammino fangoso, credendo con vili pianti di lavare ogni macchia... È il Diavolo che tiene i fili che ci muovono! Agli oggetti ripugnanti noi troviamo attrattive; ogni giorno verso l'Inferno scendiamo d'un passo... Serrato, formicolante, come un milione di elminti, nei nostri cervelli gozzoviglia un popolo di Demoni; e quando respiriamo, la Morte ci entra nei polmoni, fiume invisibile, con gemiti sordi... Ma tra tutti i mostri striscianti, ruggenti, assaltanti nell'infame serraglio dei nostri vizi, ve n'ha uno più laido, più tristo ed immondo. Ancorché non faccia né gesti né grida, esso vorrebbe fare della terra un deserto e in un baratro sprofondare il mondo: è la Noia!".
C. Baudelaire

 

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baudelaire, non senso

mercoledì, 27 giugno 2007


LA MAGGIOR PARTE DEI
CRISTIANI

Temo davvero che la maggior parte di coloro che si chiamano cristiani, qualunque cosa possano professare di credere, qualunque cosa possano credere di sentire, qualunque calore, e illuminazione, e amore essi possano pretendere di possedere come cosa loro propria, proseguirebbero per la loro strada quasi come fanno ora, né molto meglio, né molto peggio, se credessero che il Cristianesimo fosse una favola. Quando sono giovani essi soddisfano le loro voglie o, almeno, vanno in cerca delle vanità del mondo; via via che il tempo passa, si mettono in qualche promettente carriera di affari, o qualche altra maniera di far danaro; poi si sposano e si sistemano; e quando il loro interesse coincide con il loro dovere, sembrano essere, e si credono di essere uomini rispettabili e religiosi. Crescono attaccati alle cose così come sono; cominciano a mostrare un certo zelo nel combattere il vizio e l'errore e seguono l'idea della pace verso tutti gli uomini. E una condotta questa che, fin dove può giungere, è giusta e degna di lode. Io dico soltanto che essa non ha necessariamente nulla affatto a che fare con la religione. (...) Non arrischiano nulla, non rischiano, non sacrificano, non abbandonano nulla per la fede nella parola di Gesù Cristo.

John Henry Newman “Il cuore del mondo”



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cristianesimo, newman, non senso

lunedì, 30 ottobre 2006

Halloween, la festa delle zucche vuote
     
      ll Gris ha intervistato il giornalista Giancarlo Padula sulla crescente diffusione della cultura dell'occulto              25/10/2006
                
Da diverso tempo stiamo ormai assistendo al fenomeno di perdita di senso della festa. E’ un fenomeno che si è andato sviluppando attraverso tre fasi: la scristianizzazione della festa; la ferializzazione del giorno festivo; l’introduzione di nuove feste non cristiane o perfino anticristiane. Alla terza fase ci siamo arrivati attraverso anni di "innocente" astrologismo, da fiumi di serial televisivi in cui le streghe erano simpatiche e buone, da anni di harripottismo cinematografico, da un oceano di riviste per ragazzi con articoli sulle streghe ed omaggi magici di ogni tipo. Questa progressiva diffusione di una mentalità occultistica non solo allontana da una visione cristiana del mondo e della storia, ma proietta illusoriamente in una vuotezza di contenuti magici o spiritistici, per non parlare di peggio.
Come è nato Halloween?
Il 31 ottobre era una data importante non soltanto nella cultura celtica (Samhain) ma anche, oggi, nel satanismo (Halloween). Per i Celti, secondo un mitologismo diffuso, nella notte di Samhain, "Signore delle morte, Principe delle tenebre", i morti tornavano sulla terra per cercare nuovi corpi da possedere. L’antica leggenda irlandese di Jack che vende l’anima al diavolo ottenendo di non essere mai mandato all’inferno ed è quindi condannato a girovagare sulla terra con una lanterna formata da una rapa (americanizzata con una zucca) contenente una brace dell’inferno regalata dal diavolo, ebbene questa leggenda occulta e mitologicamente rievoca i sacrifici dei Druidi per tenere lontani gli "spiriti cattivi" e il loro chiedere offerte per il loro dio, girando con la lampada-rapa, mandando maledizioni in caso di rifiuto ("trick-or-treat" = "offerta o maledizione"). Per la Wicca e i satanismi, il 31 notte, è uno dei quattro sabba delle streghe ("capodanno di satana"), "è il giorno più magico dell’anno, è il capodanno di tutto il mondo esoterico" in cui "tutto è permesso" e si praticano "riti occulti" perché si insegna che "ogni richiesta viene esaudita". E’ il sabba che marca l’arrivo dell’inverno, del freddo, della fame e della morte con la "sconfitta" del sole. L’enfasi di Halloween è posta sulla paura, sulla morte, sugli spiriti, la stregoneria, la violenza, i demoni, e i bambini che sono particolarmente influenzabili in questo campo sono esposti a una vera e propria violenza culturale. Invece sarebbe bene parlare ai bambini dell’angelo custode, di San Michele Arcangelo, creature spirituali immortali, e in generale del sorriso degli angeli di fronte al quale ogni cattivo, "gormiti" compresi, si arrendono e vergognandosi si scusano contriti del male presente nel loro cuore, senza alcuna necessità di violenza o troculenza.
Le origini della festa cristiana
La Festa cattolica di "Tutti i santi" invece è stata instaurata nel 840 da Papa Gregorio IV; originariamente si celebrava nel mese di maggio e non il 1° novembre. Fu nel 1048 che Odilo de Cluny decise di spostare la celebrazione cattolica all’inizio di novembre al fine di evangelizzare e detronizzare il culto "magico" di Samhain. Halloween, che in inglese "All Hallows’Eye day" sincopato antico significa "vigilia d’ognissanti", è oggi una festa svuotata del suo motivo di festa che è la resurrezione di Cristo, la quale cambia in "bene eterno" anche la morte: dalla fine di tutto, per i pagani, all’incontro del Fine di ogni alito di vita, Gesù, la Vita Eterna. Questa festa, infatti, fu portata in origine negli Stati Uniti dai cristiani irlandesi e scozzesi verso il 1850, per ricordare nella notte di Halloween i martiri, che dettero la vita per la loro fede in una celebrazione che anticipava la festa dei morti del 2 novembre in cui ogni famiglia ricordava e pregava per i propri defunti, poiché i santi sono i morti consacrati, vivi e presenti con le loro anime immortali, validi intermediari tra la potenza di Dio e noi, sono gli "antenati" di ogni cristiano, non attraverso la carne ed il sangue, ma nello Spirito Santo.
La morte non può fare paura al cristiano
Il ricordo dei defunti è stato posto fin dai "Padri della Chiesa" nel periodo autunnale, quando anche la natura sembra appesantita da un sonno mortale e i giorni si accorciano fino al solstizio d’inverno, che è il giorno di Natale dove Cristo unica vera "luce del mondo" vince le "tenebre del peccato e della morte" e i giorni ricominceranno ad allungarsi così come anche la Speranza di beatitudine di ogni uomo. Pertanto la fede in Cristo ha rivoluzionato il rapporto con i defunti e ci aveva liberato dalla paura dei "demoni", e delle "Potenze invisibili", poiché Gesù "vincendo il mondo" (cfr.Gv.16,33) ha vinto le "Potenze invisibili" e su di esse, nel "suo sangue", ci fa trionfare (Ap.12,11). Ma in una società senza Cristo e con cristiani che senza "vita spirituale" (confessione almeno mensile, Santa Messa, Rosario, meditazione, penitenza) diventano come "sale che non dà sapore", si fa largo il "mostro a sette teste e dieci corna" dell’Apocalisse che propone "il sacro" come qualcosa di destabilizzante, di mostruoso e di patologico, che vede i "mostri ribaltanti e distruggenti la terra". Questa è una immagine disperata e disperante che ha un marchio culturale e spirituale precisissimo, il "protestantesimo" che elimina il culto dei santi, dove l’uomo è solo nei confronti della trascendenza con le proprie risorse e visto che l’uomo se si guarda con sincerità scopre che è "un povero coso" o un "pre-cadavere", come forse direbbero i nostri amici radicali, allora di questo Dio sconosciuto comincia ad avere paura ed ecco nasce l’horror. L’horror non fa altro che ripetere questa condizione di impotenza dell’uomo nei confronti di un divino che è visto semplicemente distruttore. Cosa c’è di più opposto alla fede in Gesù che "riconcilia cielo e terra" e che dalla morte sa trarre la "morte della morte"? Purtroppo l’ignoranza religiosa e il culto della menzogna romanzata (cfr. "Il codice da Vinci" di Dan Brown, le "false storie" di Halloween-celtico), unitamente all’evento cristiano sempre più ridotto a "fatto privato", a "promozione umana" e a "progetto culturale" incentrato sull’uomo e sempre meno su ciò che Dio ha fin dall’eternità previsto per ciascuno di noi (= vita come vocazione), ebbene tutto questo produce il mostro ancora più preoccupante di cristiani che sono "zucche vuote", pronti ad assecondare "ogni vento di dottrina" (Ef.4,14), credenti in "favole artificiosamente inventate" (2Pt.1,16), anche a sfondo politico, e pronti, per evitare la Santa Messa domenicale, ad evocare le "potenze oscure" nei più svariati riti collettivi che non sono altro che grandi "liturgie sataniche". Allora "dirigiamo bene i nostri passi" (Lc.1,79).
Noi cristiani all’attuale antifesta, satanica, di Halloween abbiamo una sola risposta: no grazie.
Leggi anche:
http://www.iltimone.org//newsArt.php?idArt=14
http://www.carloclimati.com/articoli/magia/magia6.htm
Angelennio

Postato da: giacabi a 17:23 | link | commenti (2)
halloween, non senso

sabato, 02 settembre 2006

PICCOLE PERLE

"Se non sai in che porto intendi dirigere la nave, nessun vento è propizio."
L. Anneo Seneca, I sec. d. C.

 Che cosa ne verrebbe a fabbricare la vita stessa se della vita avete perduto il senso?”. George Bernanos 1924

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