La perdita
del gusto di vivere
« Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità oggi non è una catastrofe che venga dal di fuori, una catastrofe stellare, non è né la fame, né la peste; è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano tra i flagelli, che è la perdita del gusto di vivere»
Teilhard de Chardin
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Postato da: giacabi a 14:04 |
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non senso
La noia
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Ma tra gli sciacalli, le pantere, le linci,
le scimmie, gli avvoltoi, gli scorpioni, i serpenti, i mostri che stridono, urlano, grugniscono e si agitano nel serraglio infame dei nostri vizi ce n'è uno più basso, più velenoso, più immondo! Se pur non fa grandi gesti né alte grida, farebbe volentieri della nostra mente una rovina e in uno sbadiglio ingoierebbe il mondo; è la Noia! - l'occhio greve per un pianto involontario, sogna impiccagioni fumandosi la pipa. Tu lo conosci, lettore, questo mostro sedentario, - ipocrita lettore, mio simile - mio fratello
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Charles Baudelaire, Au lecteur, in Les fleurs du mal, trad. it. di Davide Rondoni, Gribaudi, Rimini 1995,
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Postato da: giacabi a 15:54 |
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baudelaire, non senso
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« Il male che minaccia ogni donna e ogni uomo, oggi più che mai, è la depressione che nasce dall’impossibilità di dare un senso alla disperante inutilità di una vita dove tutto passa e va verso la fine»
Silvano Arieti
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Postato da: giacabi a 15:45 |
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nichilismo, non senso
Senza Cristo c’è solo noia
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«Il mondo è divorato dalla noia.
Bisogna rifletterci sopra, non si sente subito. È una specie di
polvere. Andate e venite senza vederla. La respirate, la mangiate,
questa noia, la bevete. È così tenue, così sottile che sotto i denti
nemmeno si avverte. Eppure se voi sostate un momento, vi copre subito il
volto e le mani. Perciò
dovete agitarvi senza sosta, per scuotere questa pioggia impalpabile di
cenere. È solo per questo che il mondo s'agita molto».
G. Bernanos
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Postato da: giacabi a 07:52 |
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non senso, bernanos
L'ODIO PER LA VITA:
ECCO COSA CI OPPRIME
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Luca Doninelli
Secondo un'indagine realizzata dalla rivista Riza Psicosomatica attualmente in edicola e condotta su un campione di mille italiani di ambo i sessi, compresi tra i 25 e i 55 anni, due italiani su tre ritengono che il nostro umore venga influenzato in modo determinante dal luogo in cui ci troviamo. Esistono luoghi nei quali possiamo toccare il cielo con un dito - palestra, parrucchiere, parco - e altri che ci possono condurre sul limite della depressione. I tre principali imputati in questa triste graduatoria sono il lavoro, la casa e la chiesa. Paragonati a chiese, parchi, parrucchieri, pasticcerie, palestre, cinema e via dicendo, la casa e il lavoro hanno la caratteristica - se si escludono i senzatetto e i disoccupati - di costituire una condizione obbligatoria e, aggiungerei, naturale della vita umana. La condizione umana come tale, possiamo dire, non è pensabile senza questi due elementi, la casa e il lavoro. Parchi, parrucchieri, palestre, aggiungiamo anche le pasticcerie, i portici di Bologna, le pinacoteche, le paninoteche, le pensiline, i propilei, i porti di mare, le portaerei, i ponti, sono tutti luoghi più o meno gradevoli, a patto che ci offrano un riparo temporaneo da quella che Tommaso Landolfi, in una sua sconsolata poesia, chiamava l'immedicabile vita. Una vacanza dalla vita. Quanto cinema, quanta letteratura si sono spesi su questo bisogno frenetico, dietro il quale fa capolino l'antico «tedium vitae»! ... Finché i temi sono questi, il quadro è, direi, classico. Il problema è la vita in sé, con quello che ci tocca ogni giorno. Per trovarla bella ci vuole una motivazione molto forte, e il nostro non è un tempo di motivazioni forti. C'è però l'aggiunta della chiesa, che volge il dramma dalla tragedia alla commedia. Si piange nei primi due atti, ma nel terzo, finalmente, si ride. La chiesa sarebbe un luogo depressivo? Ahi ahi, qualcuno (speriamo) deve aver pagato gli intervistati per dire questa enormità. Già l'idea di un complotto anticattolico ci consolerebbe un po'. Se così non fosse, ci sarebbe da pensar male. Come fa un individuo a dire che andare in chiesa gli procura la depressione? Ma chi lo obbliga ad andare in chiesa? Se vai in chiesa - o al parco, o in crociera, o in gita sul Cervino - ci vai perché ti va di andarci, perché pensi che ti faccia bene. O no? A meno che, molto più semplicemente - e stupidamente - uno non immagini che andarci procuri questo effetto. Tutto questo ci fa pensare che, nell'Italia di oggi, ci sia ancora diversa gente che odia andare in chiesa però ci va lo stesso, e così - giustamente - si deprime. O che, non appena vede una chiesa, subito si sente di malumore. In ogni caso, è sufficiente non andarci, in chiesa. O volgere lo sguardo da un'altra parte quando ne vediamo una: ci sarà pure qualche ragazza bionda, qualche bella vetrina, qualche bel distributore di benzina da ammirare. Ma questo era solo il secondo pensiero. Il primo pensiero, quello che affiora subito alla mente, è che siamo diventati un popolo di imbecilli. Gente che fa quello che non vuole fare, gente coatta, che resterà coatta anche quando va in vacanza e s'indebita con le banche per questo scopo, e così tornerà a casa ancora più arrabbiata e depressa, e via dicendo. In una parola: cretini. Il tema del cretino va riproposto di tanto in tanto, perché non appena abbassi la guardia lui (il cretino) guadagna terreno. Insomma, a furia di odiare la vita che ci tocca siamo rincretiniti: questo mi sembra il vero senso, la vera morale, dell'indagine proposta dalla nota rivista di medicina alternativa. Ammesso e non concesso, ripeto, che questa indagine avesse un senso. Del resto, senso o no, l'occasione è buona per metterci in guardia dall'idiozia che ci assedia. Non è mai troppo presto |
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Postato da: giacabi a 16:58 |
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non senso
La noia
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Quella
che chiamiamo noia è piuttosto un morboso accorciamento del tempo in
seguito a monotonia: lunghi periodi di tempo, se non si interrompe
l'uniformità, si restringono in modo da far paura; se un giorno è come
tutti, tutti sono come uno solo; e nell'uniformità perfetta la più lunga
vita sarebbe rivissuta come fosse brevissima e svanirebbe
all'improvviso.
Thomas Mann
La montagna incantata
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Postato da: giacabi a 20:56 |
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mann, non senso
La noia
«La noia profonda, viene dall'assenza di Dio, o piuttosto dalla nostra assenza quando Dio è presente, ed è sempre presente, ma noi preferiamo i nostri miserabili altrove e vi moriamo di noia»
G. Green La luce resta . Diario
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Postato da: giacabi a 06:29 |
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green, non senso
LA PERDITA DELL’IO
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« Costruendo
la nuova macchina dell'industria, l'uomo fu così assorbito dal nuovo
compito che questo divenne la mèta preminente della sua vita. Le
sue energie, che una volta erano dedicate alla ricerca di Dio e alla
salvezza eterna, furono ora dirette verso il dominio della natura e
verso sempre crescenti comodità materiali. Egli
cessò di usare la produzione come mezzo per una vita migliore, ma ne
fece invece un fine in se stesso, un fine cui era subordinata la vita. Nel
processo di una sempre maggiore divisione e meccanizzazione del lavoro e
nelle sempre maggiori dimensioni degli agglomerati sociali l'uomo
stesso diventò una parte della macchina piuttosto che il padrone.
Scoprì che lui stesso era una merce, come un investimento. Suo fine diventò aver successo, cioè vendersi sul mercato il più vantaggiosamente possibile. Il suo valore come persona sta nella sua possibilità di vendersi e non nelle sue qualità umane di amore e di ragione o nelle sue capacità artistiche. La
felicità si identifica col consumo di merci più nuove e migliori, con
la passiva ricezione di musica, cinema, svago, sesso, liquori e
sigarette.
Non
avendo un senso dell'io se non quello datogli dal conformismo con la
maggioranza, egli si sente insicuro, ansioso e dipende dall'approvazione
altrui. È
alienato da sé, adora i prodotti delle sue stesse manie i capi che si è
dato, come se essi fossero sopra di lui invece che fatti da lui. È
in un certo senso ritornato indietro a dov'era prima della grande
rivoluzione umana iniziata nel secondo millennio prima di Cristo»."
E. FROMM, Psicanalisi della società contemporanea, Ed. di Comunità, Milano 1976,
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Postato da: giacabi a 14:41 |
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nichilismo, consumismo, fromm, non senso
Senza Cristo
la vita non ha significato
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Il noto sociologo e filosofo fondatore della Scuola di Francoforte, Max Horkheimer, osserva che senza
la fede in Dio, una fede non di sola facciata naturalmente, non si ha
alcun senso incondizionato, alcuna verità assoluta, e la morale diventa
una questione di mutevole sentimento, di gusto personale o di capriccio. «Salvare, senza Dio, un senso incondizionato è presunzione... Assieme a Dio muore anche la verità eterna».16
«Pensi
— dice Horkheimer in un'intervista — a quanto Adorno e io abbiamo
scritto ne "La dialettica dell'illuminismo". Là si dice: Una
politica che non conservi in sé, per quanto in forma estremamente
irriflessa, una teologia, rimane in ultima analisi, per quanto abile
possa essere,speculazione».'7
Tutto ciò che è connesso con la morale — dice ancora —, si riduce,in ultima analisi, a teologia. «Dal punto di vista del positivismo non è possibile dedurre nessuna politica morale. Se guardiamo le cose dal punto di vista strettamente scientifico, l'odio, nonostante tutte le differenze di funzione sociale, non è peggiore dell'amore. Non c'è nessuna motivazione logica stringente, se a me non viene nessuno svantaggio nellavita sociale».18 -,
«Infatti com'è possibile fondare esattamente che non devo odiare quando questo mi torna comodo? Il
positivismo non trova nessuna istanza che trascenda l'uomo, la quale
ponga una netta distinzione tra prontezza nel soccorrere e bramosia di
lucro, tra bontà e crudeltà, tra cupidigia e donazione di sé. Anche la
logica rimane muta: essa non riconosce nessun primato all'atteggiamento
morale. Tutti i tentativi di fondazione della morale su una saggezza di questo mondo anziché sul riferimento ad un aldilà — neppure Kant ha sempre contraddetto questa inclinazione —riposano su illusioni di impossibili concordanze»."
La scienza spiega molte realtà secondarie ma è completamente muta sul senso della vita e sui valori morali. «Chi può dire — scrive ancora Horkheimer — che uno qualsiasi di questi ideali sia più vicino alla verità del suo opposto? Secondo l'intellettuale medio del tempo nostro, esiste
solo un'autorità, cioè la scienza, intesa come classificazione dei
fatti e calcolo delle probabilità. L'affermazione che la giustizia e la
libertà sono di per sé migliori dell'ingiustizia e dell'oppressione è
scientificamente indimostrabile e inutile; e all'orecchio nostro suona
ormai tanto priva di significato quanto potrebbe esserlo l'affermazione è
più bello dell'azzurro, o le uova migliori del latte».20
M. HORKHEIMER, Theismus-Atheismus, in Zur krilik der instrumentell en Vernunft,
Frankfurt/M. 1974, p. 227.
17 M. HORKHEIMER, Die Sehnsucht nach dem ganz Anderen, (trad. it. La nostalgia del to
talmente altro, Queriniana, Brescia 1972, p. 60).
18 Ìbidem, trad. it. cit., p. 73.
" M. HORKHEIMER, op. eli., p. 60ss.
211 M. HORKHEIMER, Eclisse della ragione strumentale, Einaudi, Torino 1967, p. 27.
Giovanni Martinetti : Ragioni per credere oggi
casa editrice. ELLE DI CI
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Postato da: giacabi a 08:34 |
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nichilismo, non senso, horkheimer
Senza Cristo
la vita non ha significato
***
Le nazioni occidentali «stanno
sviluppandosi in società manageriali i cui abitanti, ben nutriti e ben
vestiti, vedono soddisfarsi i propri desideri e non hanno desideri che
non possano essere soddisfatti, automi che seguono senza essere forzati,
che sono guidati senza capi, che fabbricano macchine che si comportano
come uomini e producono uomini che si comportano come macchine; uomini
la cui ragione decade mentre aumenta l'intelligenza, creando così la
situazione di dotare l'uomo dei più grandi poteri materiali senza la
sapienza per usarli. Questa alienazione e automazione portano a pazzia sempre crescente.
La vita non ha significato, non c'è gioia, né fede, né realtà. Ognuno è "felice": solamente, non sente, non ragiona, non ama.
Nel diciannovesimo secolo il problema era: Dio è morto; nel ventesimo secolo è questo: è morto l'uomo. Nel diciannovesimo secolo inumanità voleva dire crudeltà; nel ventesimo vuoi dire alienazione schizoide.
Il pericolo del passato era che gli uomini diventassero schiavi. Il pericolo del futuro è che possano diventare robot. È vero che i robot non si ribellano. Ma, data
la natura dell'uomo, essi diventano "Golem" che distruggeranno se
stessi e il loro mondo perché non possono più tollerare la noia di una vita priva di significato».
5 E. FROMM, Psicanalisi della società contemporanea,
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Postato da: giacabi a 08:10 |
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gesù, fromm, non senso
La noia
***
"
La stoltezza, l'errore, il peccato, la grettezza ci occupano lo spirito
e tormentano il corpo; e noi alimentiamo i nostri amabili rimorsi come i
mendicanti nutrono i loro vermi. I nostri peccati son testardi, i
pentimenti fiacchi, e lietamente torniamo al cammino fangoso, credendo
con vili pianti di lavare ogni macchia... È il Diavolo che tiene i fili
che ci muovono! Agli oggetti ripugnanti noi troviamo attrattive; ogni
giorno verso l'Inferno scendiamo d'un passo... Serrato, formicolante,
come un milione di elminti, nei nostri cervelli gozzoviglia un popolo di
Demoni; e quando respiriamo, la Morte ci entra nei polmoni, fiume
invisibile, con gemiti sordi... Ma tra tutti i mostri striscianti,
ruggenti, assaltanti nell'infame serraglio dei nostri vizi, ve n'ha uno
più laido, più tristo ed immondo. Ancorché non faccia né gesti né grida,
esso vorrebbe fare della terra un deserto e in un baratro sprofondare
il mondo: è la Noia!".
C. Baudelaire
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Postato da: giacabi a 08:46 |
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baudelaire, non senso
LA MAGGIOR PARTE DEI
CRISTIANI
Temo
davvero che la maggior parte di coloro che si chiamano cristiani,
qualunque cosa possano professare di credere, qualunque cosa possano
credere di sentire, qualunque calore, e illuminazione, e amore essi
possano pretendere di possedere come cosa loro propria, proseguirebbero
per la loro strada quasi come fanno ora, né molto meglio, né molto
peggio, se credessero che il Cristianesimo fosse una favola. Quando
sono giovani essi soddisfano le loro voglie o, almeno, vanno in cerca
delle vanità del mondo; via via che il tempo passa, si mettono in
qualche promettente carriera di affari, o qualche altra maniera di far
danaro; poi si sposano e si sistemano; e quando il loro interesse
coincide con il loro dovere, sembrano essere, e si credono di essere
uomini rispettabili e religiosi. Crescono attaccati alle cose così come sono; cominciano a mostrare un certo zelo nel combattere il vizio e l'errore e seguono l'idea della pace verso tutti gli uomini.
E una condotta questa che, fin dove può giungere, è giusta e degna di
lode. Io dico soltanto che essa non ha necessariamente nulla affatto a
che fare con la religione. (...) Non arrischiano nulla, non rischiano, non sacrificano, non abbandonano nulla per la fede nella parola di Gesù Cristo.
John Henry Newman “Il cuore del mondo”
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Postato da: giacabi a 14:07 |
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cristianesimo, newman, non senso
Halloween, la festa delle zucche vuote
ll Gris ha intervistato il giornalista Giancarlo Padula sulla crescente diffusione della cultura dell'occulto 25/10/2006
Da
diverso tempo stiamo ormai assistendo al fenomeno di perdita di senso
della festa. E’ un fenomeno che si è andato sviluppando attraverso tre
fasi: la scristianizzazione della festa; la ferializzazione del giorno
festivo; l’introduzione di nuove feste non cristiane o perfino
anticristiane. Alla terza fase ci siamo arrivati attraverso anni di
"innocente" astrologismo, da fiumi di serial televisivi in cui le
streghe erano simpatiche e buone, da anni di harripottismo
cinematografico, da un oceano di riviste per ragazzi con articoli sulle
streghe ed omaggi magici di ogni tipo. Questa progressiva diffusione di
una mentalità occultistica non solo allontana da una visione cristiana
del mondo e della storia, ma proietta illusoriamente in una vuotezza di
contenuti magici o spiritistici, per non parlare di peggio.
Come è nato Halloween?
Il
31 ottobre era una data importante non soltanto nella cultura celtica
(Samhain) ma anche, oggi, nel satanismo (Halloween). Per i Celti,
secondo un mitologismo diffuso, nella notte di Samhain, "Signore delle
morte, Principe delle tenebre", i morti tornavano sulla terra per
cercare nuovi corpi da possedere.
L’antica leggenda irlandese di Jack che vende l’anima al diavolo
ottenendo di non essere mai mandato all’inferno ed è quindi condannato a
girovagare sulla terra con una lanterna formata da una rapa
(americanizzata con una zucca) contenente una brace dell’inferno
regalata dal diavolo, ebbene questa leggenda occulta e mitologicamente
rievoca i sacrifici dei Druidi per tenere lontani gli "spiriti cattivi" e
il loro chiedere offerte per il loro dio, girando con la lampada-rapa,
mandando maledizioni in caso di rifiuto ("trick-or-treat" = "offerta o
maledizione"). Per la Wicca e i satanismi, il 31 notte, è uno dei
quattro sabba delle streghe ("capodanno di satana"), "è il giorno più
magico dell’anno, è il capodanno di tutto il mondo esoterico" in cui
"tutto è permesso" e si praticano "riti occulti" perché si insegna che
"ogni richiesta viene esaudita". E’ il sabba che marca l’arrivo
dell’inverno, del freddo, della fame e della morte con la "sconfitta"
del sole. L’enfasi
di Halloween è posta sulla paura, sulla morte, sugli spiriti, la
stregoneria, la violenza, i demoni, e i bambini che sono particolarmente
influenzabili in questo campo sono esposti a una vera e propria
violenza culturale. Invece sarebbe bene
parlare ai bambini dell’angelo custode, di San Michele Arcangelo,
creature spirituali immortali, e in generale del sorriso degli angeli di
fronte al quale ogni cattivo, "gormiti" compresi, si arrendono e
vergognandosi si scusano contriti del male presente nel loro cuore,
senza alcuna necessità di violenza o troculenza.
Le origini della festa cristiana
La
Festa cattolica di "Tutti i santi" invece è stata instaurata nel 840 da
Papa Gregorio IV; originariamente si celebrava nel mese di maggio e non
il 1° novembre. Fu nel 1048 che Odilo de Cluny decise di spostare la
celebrazione cattolica all’inizio di novembre al fine di evangelizzare e
detronizzare il culto "magico" di Samhain. Halloween, che in inglese
"All Hallows’Eye day" sincopato antico significa "vigilia d’ognissanti",
è oggi una festa svuotata del suo motivo di festa che è la resurrezione
di Cristo, la quale cambia in "bene eterno" anche la morte: dalla fine
di tutto, per i pagani, all’incontro del Fine di ogni alito di vita,
Gesù, la Vita Eterna. Questa
festa, infatti, fu portata in origine negli Stati Uniti dai cristiani
irlandesi e scozzesi verso il 1850, per ricordare nella notte di
Halloween i martiri, che dettero la vita per la loro fede in una
celebrazione che anticipava la festa dei morti del 2 novembre in cui
ogni famiglia ricordava e pregava per i propri defunti, poiché i santi
sono i morti consacrati, vivi e presenti con le loro anime immortali,
validi intermediari tra la potenza di Dio e noi, sono gli "antenati" di
ogni cristiano, non attraverso la carne ed il sangue, ma nello Spirito
Santo.
La morte non può fare paura al cristiano
Il
ricordo dei defunti è stato posto fin dai "Padri della Chiesa" nel
periodo autunnale, quando anche la natura sembra appesantita da un sonno
mortale e i giorni si accorciano fino al solstizio d’inverno, che è il
giorno di Natale dove Cristo unica vera "luce del mondo" vince le
"tenebre del peccato e della morte" e i giorni ricominceranno ad
allungarsi così come anche la Speranza di beatitudine di ogni uomo.
Pertanto la fede in Cristo ha rivoluzionato il rapporto con i defunti e
ci aveva liberato dalla paura dei "demoni", e delle "Potenze
invisibili", poiché Gesù "vincendo il mondo" (cfr.Gv.16,33) ha vinto le
"Potenze invisibili" e su di esse, nel "suo sangue", ci fa trionfare (Ap.12,11). Ma
in una società senza Cristo e con cristiani che senza "vita spirituale"
(confessione almeno mensile, Santa Messa, Rosario, meditazione,
penitenza) diventano come "sale che non dà sapore", si fa largo il
"mostro a sette teste e dieci corna" dell’Apocalisse che propone "il
sacro" come qualcosa di destabilizzante, di mostruoso e di patologico,
che vede i "mostri ribaltanti e distruggenti la terra". Questa
è una immagine disperata e disperante che ha un marchio culturale e
spirituale precisissimo, il "protestantesimo" che elimina il culto dei
santi, dove l’uomo è solo nei confronti della trascendenza con le
proprie risorse e visto che l’uomo se si guarda con sincerità scopre che
è "un povero coso" o un "pre-cadavere", come forse direbbero i nostri
amici radicali, allora di questo Dio sconosciuto comincia ad avere paura
ed ecco nasce l’horror. L’horror non fa altro che ripetere questa
condizione di impotenza dell’uomo nei confronti di un divino che è visto
semplicemente distruttore.
Cosa c’è di più opposto alla fede in Gesù che "riconcilia cielo e
terra" e che dalla morte sa trarre la "morte della morte"? Purtroppo
l’ignoranza religiosa e il culto della menzogna romanzata (cfr. "Il
codice da Vinci" di Dan Brown, le "false storie" di Halloween-celtico),
unitamente all’evento cristiano sempre più ridotto a "fatto privato", a
"promozione umana" e a "progetto culturale" incentrato sull’uomo e
sempre meno su ciò che Dio ha fin dall’eternità previsto per ciascuno di
noi (= vita come vocazione), ebbene tutto questo produce il mostro
ancora più preoccupante di cristiani che sono "zucche vuote", pronti ad
assecondare "ogni vento di dottrina" (Ef.4,14), credenti in "favole
artificiosamente inventate" (2Pt.1,16), anche a sfondo politico, e
pronti, per evitare la Santa Messa domenicale, ad evocare le "potenze
oscure" nei più svariati riti collettivi che non sono altro che grandi
"liturgie sataniche". Allora "dirigiamo bene i nostri passi" (Lc.1,79).
Noi cristiani all’attuale antifesta, satanica, di Halloween abbiamo una sola risposta: no grazie.
Leggi anche:
http://www.iltimone.org//newsArt.php?idArt=14
http://www.carloclimati.com/articoli/magia/magia6.htm
Angelennio
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Postato da: giacabi a 17:23 |
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halloween, non senso
PICCOLE PERLE
"Se non sai in che porto intendi dirigere la nave, nessun vento è propizio."
L. Anneo Seneca, I sec. d. C. |
“Che cosa ne verrebbe a fabbricare la vita stessa se della vita avete perduto il senso?”. George Bernanos 1924
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