Il sacro
Io difendo il sacro perché è la parte dell'uomo che resiste meno alla profanazione del potere.
Il sentimento del sacro era radicato nel cuore della vita umana. La civiltà borghese lo ha perduto. E con che cosa l'ha sostituito? Con l'ideologia del benessere e del progresso
P.P. Pasolini
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Postato da: giacabi a 19:45 |
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pasolini, senso religioso
Il senso religioso
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La mia malattia consiste nel non mutare, mi capisci vero?
'Diventare felici è dovere' , questo è stato l'unico dovere della mia vita, e l'ho compiuto con accanimento e con lo strazio che il 'dovere' comporta. P.P.Pasolini Lettera a Silvana Mauri |
Postato da: giacabi a 22:10 |
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pasolini, senso religioso
Lo scandalo di Cristo
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Dio è lo scandalo. Lo è stato ai suoi tempi e lo sarebbe oggi.
Il Cristo, se tornasse, sarebbe lo scandalo che attraverso un segno concreto, una presenza misteriosa, toglie i mortali dalla loro falsa sicurezza. E' il Dio che distrugge la buona coscienza, acquisita a poco prezzo, al riparo della quale vivono o piuttosto vegetano i benpensanti, i borghesi, in una falsa idea di sé stessi. |
Postato da: giacabi a 14:55 |
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pasolini, gesù
L’amare
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Solo l'amare, solo il conoscere conta, non l'aver amato, non l'aver conosciuto. Dà angoscia il vivere di un consumato amore.L'anima non cresce più.
P.P. Pasolini Le ceneri di Gramsci |
Postato da: giacabi a 09:07 |
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pasolini
Il vero sguardo
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Evidentemente il mio sguardo verso le cose del mondo, verso gli oggetti, è uno sguardo non naturale, non laico… vedo sempre le cose come un po’ miracolose, ogni oggetto è un po’ miracoloso. Ho una visione, in maniera sempre informe, in un certo qual modo religiosa.
Pier Paolo Pasolini |
Postato da: giacabi a 18:53 |
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pasolini, senso religioso
La santa Croce
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Cristo è intransigente contro il peccato di qualunquismo, di mancanza di tensione, insomma di rappacificazione facile con la vita. Il se stesso dello starsene tranquillamente a casa propria, con la moglie, i bambini, nel tran tran del qualunquismo e della bonomia incolori, tende a non portare la croce. Chi porta la croce rischia continuamente la vita, la mette sempre a repentaglio. P.P. Pasolini da Il Popolo 1971 |
Postato da: giacabi a 15:03 |
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pasolini, croce
L’Urlo
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È impossibile dire che razza di urlo sia il
mio: è vero che è terribile
tanto da sfigurarmi i lineamenti rendendoli
simili alle fauci di una bestia
ma è anche, in qualche modo, gioioso,
tanto da ridurmi come un bambino.
È un urlo fatto per invocare l'attenzione di
qualcuno o il suo aiuto;
ma anche, forse, per bestemmiarlo.
È un urlo che vuol far sapere, in questo
luogo disabitato, che io esisto,
oppure, che non soltanto esisto, ma che so.
È un urlo in cui in fondo all'ansia si sente
qualche vile accento di speranza;
oppure un urlo di certezza, assolutamente
assurda, dietro a cui risuona, pura, la disperazione.
Ad ogni modo questo è certo:
che qualunque cosa
questo mio urlo voglia significare,
esso è destinato a durare oltre ogni
possibile fine.
P.P. PasoliniTeorema |
Postato da: giacabi a 18:26 |
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pasolini, senso religioso
La cultura edonistica
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L'ideologia
. Il fascismo secondo Pasolini
“Nessun
centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo
della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario
e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture
particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano
imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si
limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario,
l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I
modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può
dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta
dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana. Come
si è potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni,
interne all’organizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture
e la rivoluzione del sistema d’informazioni.
Le strade, la motorizzazione ecc. hanno oramai strettamente unito la
periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione
del sistema d’informazioni è stata ancora più radicale e decisiva.
Per mezzo della televisione, il Centro ha assimilato a sé l’intero
paese che era così storicamente differenziato e ricco di culture
originali. Ha cominciato un’opera di omologazione distruttrice di ogni
autenticità e concretezza. Ha imposto cioè - come dicevo - i suoi
modelli: che sono i modelli voluti dalla nuova industrializzazione, la
quale non si accontenta più di un “uomo che consuma”, ma pretende che
non siano concepibili altre ideologie che quella del consumo. Un edonismo neo-laico, ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane.
L’antecedente
ideologia voluta e imposta dal potere era, come si sa, la religione: e
il cattolicesimo, infatti, era formalmente l’unico fenomeno culturale
che “omologava” gli italiani. Ora
esso è diventato concorrente di quel nuovo fenomeno culturale
“omologatore” che è l’edonismo di massa: e, come concorrente, il nuovo
potere già da qualche anno ha cominciato a liquidarlo.
Non c’è infatti niente di religioso nel modello del Giovane Uomo e della Giovane Donna proposti e imposti dalla televisione. Essi sono due persone che avvalorano la vita solo attraverso i suoi Beni di consumo (e, s’intende, vanno ancora a messa la domenica: in macchina). Gli
italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la
televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di
benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma
sono davvero in grado di realizzarlo?
No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura così minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati d’animo collettivi. Per esempio, i sottoproletari, fino a pochi anni fa, rispettavano la cultura e non si vergognavano della propria ignoranza. Anzi, erano fieri del proprio modello popolare di analfabeti in possesso però del mistero della realtà. Guardavano con un certo disprezzo spavaldo i “figli di papà”, i piccoli borghesi, da cui si dissociavano, anche quando erano costretti a servirli. Adesso, al contrario, essi cominciano a vergognarsi della propria ignoranza: hanno abiurato dal proprio modello culturale (i giovanissimi non lo ricordano neanche più, l’hanno completamente perduto), e il nuovo modello che cercano di imitare non prevede l’analfabetismo e la rozzezza. I ragazzi sottoproletari - umiliati - cancellano nella loro carta d’identità il termine del loro mestiere, per sostituirlo con la qualifica di “studente”. Naturalmente, da quando hanno cominciato a vergognarsi della loro ignoranza, hanno cominciato anche a disprezzare la cultura (caratteristica piccolo borghese, che essi hanno subito acquisito per mimesi). Nel tempo stesso, il ragazzo piccolo borghese, nell’adeguarsi al modello “televisivo” - che, essendo la sua stessa classe a creare e a volere, gli è sostanzialmente naturale - diviene stranamente rozzo e infelice. Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio “uomo” che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. Non c’è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogans mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l’aratro rispetto a un trattore. Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l’anima del popolo italiano: il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione), non solo l’ha scalfita, ma l’ha lacerata, violata, bruttata per sempre
Pier Paolo Pasolini
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Postato da: giacabi a 18:14 |
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pasolini, nichilismo
Aborto
e libertà sessuale
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Postato da: giacabi a 21:54 |
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famiglia, pasolini, nichilismo, aborto
Il senso religioso
*** “Io sono pieno di una domanda a cui non so rispondere”.
P.P.Pasolini Teorema
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Postato da: giacabi a 18:20 |
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pasolini, senso religioso
Ci vogliono occhi per accorgersi della bellezza
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«L’occhio guarda… è l’unico che può accorgersi della bellezza…
la bellezza si vede perché è viva, e quindi reale. Diciamo, meglio, che
può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Il problema è avere
gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che accadono. Occhi
chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si
aspettano che accada più niente. Forse perché non credono che la
bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio».
Pasolini
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Postato da: giacabi a 21:05 |
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pasolini, bellezza
L’OMOLOGAZIONE
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“E' stata la televisione che ha, praticamente (essa non è che un mezzo), concluso l'era della pietà, e iniziato l'era dell'edonè.
Era in cui dei giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della
stupidità e insieme dell'irraggiungibilità dei modelli proposti loro
dalla scuola e dalla televisione, tendono inarrestabilmente ad essere o
aggressivi fino alla delinquenza o passivi fino alla infelicità (che non
è una colpa minore).
Ora, ogni apertura a sinistra sia della scuola che della televisione non è servita a nulla: la scuola e il video sono autoritari perché statali, e lo Stato è la nuova produzione (produzione di umanità)” |
Postato da: giacabi a 15:01 |
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pasolini, imbecillità giovanile
L'OMOLOGAZIONE
IL VERO FASCISMO
E' QUESTO POTERE
DELLA CIVILTA' DEI CONSUMI
CHE HA DISTRUTTO L'ITALIA
PASOLINI
Postato da: giacabi a 14:10 |
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pasolini
LA PREGHIERA:
l’urlo verso il Mistero
che si faccia Presenza
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“Ah, miei piedi nudi, che camminate
sopra la sabbia del deserto! Miei piedi nudi, che mi portate là dove c'è un'unica presenza e dove non c'è nulla che mi ripari da nessuno sguardo! […] Bene. E cosa dire di me? Di me, che sono dove ero, e ero dove sono, automa di una persona reale mandato nel deserto a camminare per essa? IO SONO PIENO DI UNA DOMANDA A CUI NON SO RISPONDERE. […] Perché guardo fisso davanti a me, come vedessi qualcosa? […] E perché l'urlo, che, dopo qualche istante, mi esce furente dalla gola, […] È un urlo che vuol far sapere, in questo luogo disabitato, che io esisto, oppure, che non soltanto esisto, ma che so. È un urlo in cui in fondo all'ansia si sente qualche vile accento di speranza; oppure un urlo di certezza, assolutamente assurda, dentro a cui risuona, pura, la disperazione.
Teorema (1968) - Pier Paolo Pasolini
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Postato da: giacabi a 07:18 |
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pasolini, mistero
MEZZO PERICOLOSO
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“E’ stata la televisione che ha, praticamente (essa non è che un mezzo) concluso l’era della pietà, è iniziata l’era dell’edonè.
Era
in cui i giovani insieme presuntuosi e frustrati a causa della
stupidità e insieme dell’irraggiungibilità dei modelli proposti loro
dalla scuola e dalla televisione, tendono inarrestabilmente
ad essere aggressivi fino alla delinquenza o passivi sino all’infelicità”.
Pasolini nel Corriere della Sera
pochi giorni prima della sua morte
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Postato da: giacabi a 14:16 |
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pasolini, educazione
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gioia, gioia, gioia... C’è ancora gioia
in quest’umida notte preparata per noi?
P. Pasolini
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Postato da: giacabi a 21:06 |
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pasolini, natale
Questo “non avere Cristo”
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L’alba meridionale da Poesia in forma di rosa
in ogni mio intuire. Ed è volgare/
Mai fui così volgare come in questa ansia,/ questo “non avere Cristo” una faccia/
che sia strumento di un lavoro non tutto/
sperduto nel puro intuire in solitudine,/ amore con se stessi senza altro interesse / che l’amore,…»
Pier Paolo Pasolini
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Postato da: giacabi a 08:37 |
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pasolini, gesù
La poesia della tradizione
(Pier Paolo Pasolini 1971 - da Trasumanar e organizzar )
Oh generazione sfortunata!
Cosa succederà domani, se tale classe dirigente
quando furono alle prime armi
non conobbero la poesia della tradizione
ne fecero un'esperienza infelice perché senza
sorriso realistico gli fu inaccessibile
e anche per quel poco che la conobbero, dovevano dimostrare
di voler conoscerla sì ma con distacco, fuori dal gioco.
Oh generazione sfortunata!
che nell'inverno del '70 usasti cappotti e scialli fantasiosi
e fosti viziata
chi ti insegnò a non sentirti inferiore —
rimuovesti le tue incertezze divinamente infantili —
chi non è aggressivo è nemico del popolo! Ah!
I libri, i vecchi libri passarono sotto i tuoi occhi
come oggetti di un vecchio nemico
sentisti l'obbligo di non cedere
davanti alla bellezza nata da ingiustizie dimenticate
fosti in fondo votata ai buoni sentimenti
da cui ti difendevi come dalla bellezza
con l'odio razziale contro la passione;
venisti al mondo, che è grande eppure così semplice,
e vi trovasti chi rideva della tradizione,
e tu prendesti alla lettera tale ironia fintamente ribalda,
erigendo barriere giovanili contro la classe dominante del passato
la gioventù passa presto; oh generazione sfortunata,
arriverai alla mezza età e poi alla vecchiaia
senza aver goduto ciò che avevi diritto di godere
e che non si gode senza ansia e umiltà
e così capirai di aver servito il mondo
contro cui con zelo «portasti avanti la lotta»:
era esso che voleva gettar discredito sopra la storia — la sua;
era esso che voleva far piazza pulita del passato — il suo;
oh generazione sfortunata, e tu obbedisti disobbedendo!
Era quel mondo a chiedere ai suoi nuovi figli di aiutarlo
a contraddirsi, per continuare;
vi troverete vecchi senza l'amore per i libri e la vita:
perfetti abitanti di quel mondo rinnovato
attraverso le sue reazioni e repressioni, sì, sì, è vero,
ma sopratutto attraverso voi, che vi siete ribellati
proprio come esso voleva, Automa in quanto Tutto;
non vi si riempirono gli occhi di lacrime
contro un Battistero con caporioni e garzoni
intenti di stagione in stagione
né lacrime aveste per un'ottava del Cinquecento,
né lacrime (intellettuali, dovute alla pura ragione)
non conosceste o non riconosceste i tabernacoli degli antenati
né le sedi dei padri padroni, dipinte da
—e tutte le altre sublimi cose
non vi farà trasalire (con quelle lacrime brucianti)
il verso di un anonimo poeta simbolista morto nel
la lotta di classe vi cullò e vi impedì di piangere:
irrigiditi contro tutto ciò che non sapesse di buoni sentimenti
e di aggressività disperata
passaste una giovinezza
e, se eravate intellettuali,
non voleste dunque esserlo fino in fondo,
mentre questo era poi fra i tanti il vostro dovere,
e perché compiste questo tradimento?
per amore dell'operaio: ma nessuno chiede a un operaio
di non essere operaio fino in fondo
gli operai non piansero davanti ai capolavori
ma non perpetrarono tradimenti che portano al ricatto
e quindi all'infelicità
oh sfortunata generazione
piangerai, ma di lacrime senza vita
perché forse non saprai neanche riandare
a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto:
povera generazione calvinista come alle origini della borghesia
fanciullescamente pragmatica, puerilmente attiva
tu hai cercato salvezza nell'organizzazione
(che non può altro produrre che altra organizzazione)
e hai passato i giorni della gioventù
parlando il linguaggio della democrazia burocratica
non uscendo mai della ripetizione delle formule,
ché organizzar significar per verba non si poria,
ma per formule sì,
ti troverai a usare l'autorità paterna in balia del potere
imparlabile che ti ha voluta contro il potere,
generazione sfortunata!
Io invecchiando vidi le vostre teste piene di dolore
dove vorticava un'idea confusa, un'assoluta certezza,
una presunzione di eroi destinati a non morire
oh ragazzi sfortunati, che avete visto a portata di mano
una meravigliosa vittoria che non esisteva!
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Postato da: giacabi a 14:34 |
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pasolini, tradizione
Consumismo =
"Perdita della singolarità umana"
Uno prende una posizione ideologica fascista, un altro adotta una posizione ideologica antifascista, ma entrambi, davanti alle loro ideologie, hanno un terreno comune, che è l’ideologia del consumismo. (...)Ora che posso fare un paragone, mi sono reso conto di una cosa che scandalizzerà i più, e che avrebbe scandalizzato anche me, appena 10 anni fa. Che la povertà non è il peggiore dei mali, e nemmeno lo sfruttamento. Cioè, il gran male dell’uomo non consiste né nella povertà, né nello sfruttamento, ma nella perdita della singolarità umana sotto l’impero del consumismo.” |
"Come può il nuovo potere trasformare il vecchio uomo in consumatore?
Mediante quel processo che si chiama acculturazione: cioè riducendo e appiattendo tutti gli altri valori e le altre culture non omogenee ai modelli di una cultura centrale, cioè di una cultura del potere." |
"I contestatori distruggono esattamente quel che il potere neo-capitalistico vuole abbattere”: i legami tradizionali, religiosi, l’attaccamento alle radici, il senso comunitario, la solidarietà con gli altri, il senso dell’autenticità, dell’austerità, del mistero. E
impongono esattamente ciò che il neocapitalismo vuole imporre: il
primato del fare, il feticismo della roba, la proiezione totale nel
futuro, il culto del progresso, la teologia del cambiamento”
|
”Non temere la sacralita’
e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini
trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci.”
P.Pasolini
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