Lo stupore
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«Vi
sono esperienze che mostrano la straordinarietà della nostra
situazione, cioè che soprattutto ci siamo e che il mondo c’è; e questo
non è ovvio, è qualcosa di estremamente stupefacente che le cose ci si
rivelino e che noi siamo in mezzo a loro. È stupefacente; in questa
parola è contenuto lo stupore. Stupirsi
significa non accettare nulla come ovvio. Materialmente il mondo resta
uguale a prima, le medesime persone, le medesime stelle, e tuttavia c’è
qualcosa di completamente cambiato»***
Jan Patocka
Postato da: giacabi a 16:54 |
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patocka
LO STUPORE DI ESISTERE
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«Vi sono esperienze che mostrano la straordinarietà della nostra situazione, cioè che soprattutto ci siamo e che il mondo c’è; e questo non è ovvio, è qualcosa di estremamente stupefacente che le cose ci si rivelino e che noi siamo in mezzo a loro. È stupefacente; in questa parola è contenuto lo stupore. Stupirsi significa non accettare nulla come ovvio. Materialmente il mondo resta uguale a prima, le medesime persone, le medesime stelle, e tuttavia c’è qualcosa di completamente cambiato»
Jan Patocka
Postato da: giacabi a 14:59 |
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patocka
Bisogna essere disposti a soffrire per le cose per cui vale la pena di vivere
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“Occorre resistere. Nessuna arrendevolezza ha portato sinora a un miglioramento, bensì soltanto a un peggioramento della situazione. Quanto maggiori sono la paura e il servilismo, tanti più i potenti imperverseranno.
E' giunto il momento in cui la gente
torna a sapere che esistono cose per cui mettere in conto di soffrire e
che le cose per cui eventualmente si soffre sono quelle per cui vale la
pena di vivere.
Patocka
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Postato da: giacabi a 19:52 |
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patocka
OLTRE IL NICHILISMO/ Jan Patocka:
l’esperienza del dissenso come affermazione della positività del reale
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I dissidenti
ci hanno insegnato a resistere al nichilismo, diceva Glucksmann
nell'intervista a Il Giornale (3.10.2008), citando la figura del
filosofo-dissidente ceco Jan Patocka (1907-1977), agnostico, firmatario
dell'iniziativa civile "Charta77" e morto in seguito agli estenuanti
interrogatori cui fu sottoposto dalla StB, la polizia politica del
regime comunista cecoslovacco. In un'intensa lezione che tenne
clandestinamente a Praga l'11 aprile 1975, dedicata alla differenza tra
l'uomo spirituale e l'intellettuale, delineò una sorta di itinerario
esistenziale che aiutasse a costruire positivamente anche in una
situazione dominata da un’ideologia totalizzante.
Patocka parte da una constatazione apparentemente banale: «Vi
sono esperienze che mostrano la straordinarietà della nostra
situazione, cioè che soprattutto ci siamo e che il mondo c’è; e questo
non è ovvio, è qualcosa di estremamente stupefacente che le cose ci si
rivelino e che noi siamo in mezzo a loro. È stupefacente; in questa
parola è contenuto lo stupore. Stupirsi significa non accettare nulla
come ovvio. Materialmente il mondo resta uguale a prima, le medesime
persone, le medesime stelle, e tuttavia c’è qualcosa di completamente cambiato».
Le difficoltà che contraddicono questo approccio positivo «dimostrano
che la vita che appariva così ovvia, in realtà è piuttosto problematica,
che qualcosa non è in ordine. La nostra posizione originale è che sia
in ordine e che sia possibile sorvolare sulle incongruenze... Ma se
dovessimo realmente seguire fino in fondo la negatività che ci
interpella all’improvviso, ci accorgeremmo che il nulla è incapace di parlarci, di spingerci ad agire, e di conseguenza rimarremmo nel vuoto, irretiti in una sorta di vacuità… Non è irrilevante che nella filosofia regni qualcosa che potremmo definire nichilismo, ossia l’idea non tanto che la vita e il mondo siano problematici, quanto piuttosto che
il significato e la risposta a questa problematicità non solo non sono
stati trovati ma che non si possano trovare, che il nihil sia l’ultimo
risultato». «Ma così non si può vivere!», esclama l’anziano filosofo: «E’
proprio qui che inizia la vita spirituale... L’uomo spirituale è colui
che è in cammino. Conosce le esperienze negative e le medita, a
differenza dell’uomo comune che cerca di dimenticarle o ha già la
ricetta pronta».
Per
Patočka la problematicità della vita non è un’obiezione, bensì il punto
di partenza per un’ascesi che porta a prendere posizione nel
quotidiano: «L'uomo
spirituale capace di sacrificio non deve aver paura... Egli è in un
certo senso politico, e non può non esserlo proprio perché dimostra
pubblicamente l'imprevedibilità della realtà», ossia «rompe il sistema, e la sua testimonianza è motivo di resistenza e di cambiamento».
Che
tutto questo per Patocka e per altri «uomini in cammino» del blocco
sovietico avesse implicazioni pratiche e non rimanesssero sofismi, lo si
vide nell’esperienza del dissenso. Quando Havel gli chiese di assumersi
il ruolo di portavoce di Charta77, Patocka esitò a lungo perché sapeva
che si trattava di qualcosa che per lui, docente pensionato dal regime,
poteva essere molto rischioso. Poi, una volta presa la decisione, si
dedicò completamente a Charta77 esponendosi pubblicamente. Ricorda
ancora Havel come, durante il suo ultimo incontro con lui, in prigione in attesa dell'interrogatorio, Patocka si fosse messo a improvvisare una lezione sulla storia dell'idea dell'immortalità umana e dell'umana responsabilità. In un’altra occasione, parlando del futuro di Charta77, disse che «oggi
la gente sa nuovamente che esistono cose per cui val la pena soffrire, e
che le cose per cui eventualmente si soffre sono quelle per cui val la
pena vivere».
Agli
inizi del marzo ‘77, dopo un incontro informale tra Patocka e il
ministro degli esteri olandese Max van der Stoel, il regime comunista
intensificò la pressione. L’anziano maestro venne ripetutamente
convocato dalla polizia. Dai verbali traspare la dignità e l’integrità
della sua posizione, persino la lingua e lo stile sono esemplari perché
era lui a dettare le risposte. Colpito da infarto, il 13 marzo morì in
ospedale. Le autorità, temendo che il funerale potesse sfociare in una
manifestazione pubblica, condussero un’inaudita operazione di disturbo e
sorveglianza. Tuttavia al cimitero dell’antico convento di Brevnov
presenziarono «500 persone, in maggioranza giovani», come si legge nel
rapporto della StB. Un anno dopo Havel, con il Potere dei senza potere,
opera dedicata proprio a Patocka, ne riprese le tematiche alla luce
dell’esperienza diretta del dissenso.
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Postato da: giacabi a 19:52 |
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nichilismo, patocka
Lo stupore
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« Vi sono esperienze che mostrano la straordinarietà della nostra situazione, cioè che soprattutto ci siamo e che il mondo c'è; e questo non è ovvio, è qualcosa di estremamente stupefacente che le cose ci si rivelino e che noi siamo in mezzo a loro. È stupefacente; in questa parola è contenuto lo stupore. Stupirsi significa non accettare nulla come ovvio. Materialmente il mondo resta uguale a prima, le medesime persone, le medesime stelle, e tuttavia c'è qualcosa di completamente cambiato».
Patocka
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