CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


domenica 19 febbraio 2012

PLANCK


Il Mistero
***

 
Mi tormentano i problemi della vita, della luce, e di tante cose dell’universo, ma quanto più mi tormenta il tuo mistero, o Cristo!”.
Max Planck,

Postato da: giacabi a 20:50 | link | commenti
gesù, plank

lunedì, 15 marzo 2010

Se non ritornerete come bambini…
***

"Chi ha raggiunto lo stadio di non meravigliarsi più di nulla dimostra semplicemente di aver perduto l'arte del ragionare e del riflettere".
Planck,padre della fisica dei quanti

"Quando noi guardiamo un fenomeno fisico particolare, ad esempio una notte piena di stelle, sentiamo dentro di noi un messaggio che ci trascende e ci domina"
Carlo Rubbia

"schiera di coloro che hanno colto la bellezza che è propria della ricerca scientifica. Uno scienziato in laboratorio non è solo un tecnico: si trova di fronte alle leggi della natura come un bambino nel mondo delle fiabe"
.

Marie Curie


Postato da: giacabi a 10:17 | link | commenti
bellezza, stupore, plank

sabato, 27 febbraio 2010

La mela che non si può prendere,

 Majorana e l'atomica.

***

 Di Francesco Agnoli (del 19/12/2007 in Scienza,)
La retorica sulla libertà di ricerca scientifica è uno di quegli slogans banali, che almeno la conoscenza del passato dovrebbe permetterci di evitare.
Pensiamo ad esempio cosa avvenne con la bomba atomica. Durante la seconda guerra mondiale sembrò ad un certo punto che qualcosa potesse risolvere il conflitto: il primo a ipotizzare l'uso di una scoperta scientifica, in sé buona, la fissione nucleare, per un uso malvagio, la creazione della bomba nucleare, sembra sia stato Hitler, al quale poi, però, si accodarono in tanti.
Pochi anni prima uno scienziato italiano, Ettore Majorana era forse stato uno dei primi ad intuire i pericoli insiti in una scienza priva di senso del limite. Era, costui, un allievo di Enrico Fermi, il futuro padre dell'atomica. Si racconta che i due facessero a gara a risolvere complicatissimi calcoli: Majorana, considerato dal maestro un genio al pari di Galilei e Newton, a memoria, Fermi col calcolatore, alla lavagna o su un foglio. Sembra addirittura che Majorana avesse compreso ed illustrato agli amici dell'università di Fisica, prima di Heisenberg, "la teoria che da Heisenberg prese il nome, del nucleo fatto di protoni e neutroni". Poi Majorana ed Heisenberg divennero buoni amici, finchè nel 1938 lo scienziato italiano scomparve.
La sua morte fu presentata come un semplice suicidio. Ma pochi in realtà ci credettero: fu convinzione diffusa infatti che Majorana fosse fuggito, forse in un convento, perché angustiato dalle terribili conseguenze che aveva intuito potessero derivare dalle recenti scoperte sull'atomo. Sono ipotesi, suffragate da molti indizi, anche se non da certezze. Eppure ci dicono della "coscienza religiosa" che fu propria di un uomo di genio, di uno scienziato come Majorana. Quanto ad Heisenberg, invece, vi sono notizie indiscutibili: era senz'altro il fisico da cui Hitler si aspettava qualcosa.
 Racconta Leonardo Sciascia, nel suo "La scomparsa di Majorana", che i fisici che lavoravano all'atomica in America "credevano fino all'ossessione" che anche Heisenberg stesse facendola: "ma Heisenberg non solo non aveva avviato il progetto della bomba atomica, ma aveva passato gli anni della guerra nella dolorosa apprensione che gli altri, dall'altra parte, stessero per farla". Antonino Zichichi, già presidente della World Federation of Scientists, ci dà altre preziose informazioni: "Il primo fisico che immaginò l'unificazione dei fenomeni fondamentali (M.P.Bronstein) fu condannato a morte da Stalin in quanto non aveva voluto piegarsi alla sua ideologia. Il padre della fisica quantistica, Max Planck (fervente cattolico, ndr), ebbe il figlio ucciso dai nazisti come ritorsione perché non aveva voluto collaborare al progetto per la prima bomba nucleare della storia. Il padre della superfluidità, P. Kapitza, visse sul lastrico con la famiglia per aver rifiutato di dirigere il progetto sovietico per la prima bomba a fusione nucleare". Vi furono dunque scienziati che ritennero che non tutto ciò che era fattibile era di per se stesso buono e giusto. Altri, invece, agirono (salvo poi, magari, pentirsene amaramente, come Oppenheimer), da tecnici di laboratorio: fecero la bomba atomica e diedero le istruzioni per l'uso.
Chiesero infatti che "l'obiettivo fosse una zona del raggio di un miglio e di dense costruzioni; che ci fosse una percentuale alta di edifici in legno; che non avesse fino a quel momento subito bombardamenti, in modo da poter accertare con la massima precisione gli effetti…".
Conclude Sciascia: "Chi sia pur sommariamente conosce la storia dell'atomica, è in grado di fare questa semplice e penosa constatazione: che si comportarono liberamente, cioè da uomini liberi, gli scienziati che per condizioni oggettive non lo erano; e si comportarono da schiavi, e furono schiavi, coloro che invece godevano di una oggettiva condizione di libertà. Furono liberi coloro che non la fecero. Schiavi coloro che la fecero. E non per il fatto che rispettivamente non la fecero o la fecero ma precipuamente perché gli schiavi ne ebbero preoccupazione, paura, angoscia; mentre i liberi senza alcuna remora, e persino con punte di allegria, la proposero, vi lavorarono, la misero a punto e, senza porre condizioni o chiedere impegni la consegnarono ai politici e ai militari". Qualcuno potrebbe dire che il paragone implicito, tra atomica ed ingegneria genetica senza limiti, è eccessivo. E' vero: è assai più grave violentare la natura dell'uomo, modifìcando le modalità stesse del nascere, che inventare la bomba atomica in tempo di guerra! Teologicamente, però, il problema è ancora quello dell'albero del Genesi: c'è una mela che non si può prendere; c'è un limite, buono, che è intrinseco alla nostra condizione di esseri relativi. Un limite che paradossalmente non ci limita, ma ci apre alla Verità.


Postato da: giacabi a 22:44 | link | commenti
plank, scienza - articoli


Solo coloro che pensano a metà

 diventano atei

***

 “la scienza conduce ad un punto oltre il quale non ci può più guidare”, ma oltre il quale l’uomo deve comunque innalzarsi: “non è certo un caso-scriveva- che proprio i massimi pensatori di tutti i tempi siano stati anche nature profondamente religiose”, perché in veritàsolo coloro che pensano a metà diventano atei; coloro che vanno a fondo col loro pensiero e vedono le relazioni meravigliose tra le leggi universali, riconoscono una Potenza creatrice”.
 Planck, padre della fisica dei quanti,
 Francesco Agnoli  Il Foglio, 14/1/2010

Postato da: giacabi a 22:00 | link | commenti
plank, scienza - articoli

sabato, 16 maggio 2009

La morale cosiddetta laica non è ragionevole
***
Nel suo libro Fede, Verità, Tolleranza, l’allora cardinale Ratzinger riferisce un episodio – narrato da Werner Heisenberg – molto significativo, accaduto a Bruxelles nell’ambito di una discussione tra scienziati.

«Ci si trovò a discutere del fatto che Einstein parlava spesso di Dio e Max Planck sosteneva l’opinione che non ci sia alcuna contraddizione tra scienze della natura e religione [...]. Secondo Heisenberg, a fondamento di tale apertura [di Planck] stava la concezione che scienze naturali e religione sono due sfere totalmente diverse, che non sono in concorrenza reciproca: quel che conta nelle scienze naturali è l’alternativa tra vero e falso, nella religione l’alternativa tra bene e male, tra valore e disvalore. [...] “Le scienze naturali sono, in certo senso, il modo con cui andiamo incontro al lato oggettivo della realtà [...]. La fede religiosa,
viceversa, è l’espressione di una decisione soggettiva, con la
quale stabiliamo quali debbano essere i nostri valori di riferimento nella vita”. [...] A questo punto Heisenberg aggiunge: “Devo ammettere che non mi trovo a mio agio con questa separazione. Dubito che, alla lunga, delle comunità umane possano convivere con questa netta scissione tra sapere e credere”. A un certo punto interviene Wolfgang Pauli e rafforza
il dubbio di Heisenberg, addirittura lo eleva al grado di certezza: La separazione completa tra sapere e credere è soltanto un espediente d’emergenza per un tempo molto limitato. Per esempio, nell’ambito culturale occidentale, potrebbe venire in un futuro non troppo lontano il momento in cui le parabole e le immagini della religione qual è stata finora non possiederanno più alcuna forza di persuasione neppure per la gente semplice; allora, temo, anche l’etica finora vigente in breve tempo crollerà e accadranno cose di una atrocità che non ci possiamo neppure immaginare”».
Ratzinger, Fede, Verità, Tolleranza, Cantagalli, Siena 2003, pp. 145-146.
don Carron
Da:  ESE R C I Z I D E L L A F R A T E R N I T À d i C O M U N I O N E E L I B E R A Z I O N E  2009


Postato da: giacabi a 12:01 | link | commenti
einstein, benedettoxvi, carron, plank, scienza - articoli

mercoledì, 29 ottobre 2008

Scienza e religione
 ***
«Credo che Planck ritenga religione e scienza del tutto compatibili perché si occupano di due aspetti diversi del reale. La scienza, studiando il mondo oggettivo e materiale, esige una grande accuratezza nelle affermazioni che facciamo sulla realtà oggettiva e nell’individuazione dei rapporti che intercorrono tra le diverse manifestazioni di questa realtà. La religione invece si occupa del mondo dei valori: tratta del mondo come dovrebbe essere, e non del mondo come è. La scienza si applica a distinguere il vero dal falso; la religione distingue invece il bene dal male, l’azione buona da quella cattiva. La scienza è il fondamento della tecnologia, la religione è la base dell’etica. In poche parole, mi sembra che il conflitto tra scienza e religione, che scoppia essenzialmente nel Settecento, nasca da un equivoco: o, più esattamente, dal fatto che si è voluto attribuire alle immagini e alle parabole della religione il valore di enunciati scientifici. È evidente che si tratta di un’operazione priva di senso. Io ho imparato dai miei genitori a distinguere tra aspetti soggettivi e aspetti oggettivi del mondo: degli uni si occupa la religione, degli altri la scienza. La scienza è per così dire il modo in cui affrontiamo e discutiamo il lato oggettivo del reale. La fede religiosa è invece l’espressione delle decisioni soggettive con cui scegliamo i criteri mediante i quali ci proponiamo di agire e di vivere. È vero che normalmente prendiamo queste decisioni a seconda degli atteggiamenti del gruppo — famiglia, nazione o cultura — cui apparteniamo. I fattori ambientali hanno dunque un peso decisivo, ma si tratta pur sempre di decisioni soggettive e dunque non rette dal criterio di ‘verità’ o ‘falsità’. Planck, mi pare, ha fatto uso di questa libertà finendo per schierarsi a fianco della tradizione cristiana. Ciò significa che i suoi pensieri e le sue azioni, che soprattutto attengono alla sfera delle scelte personali, s’inquadrano perfettamente nell’alveo di questa tradizione: nessuno si sogna di criticarlo, per questo. Planck, insomma, ritiene che l’aspetto soggettivo del reale sia nettamente distinto da quello oggettivo. In quanto a me, devo confessare che questa distinzione così rigida mi lascia perplesso: non credo che una distinzione così netta tra fede e conoscenza si possa mantenere anche sul piano del pensiero collettivo.»

W. Heisenberg Fisica e oltre. Incontri con i protagonisti 1920-1965. Boringhieri, Torino 1984, pp. 92-103.
,

Postato da: giacabi a 15:38 | link | commenti
plank, scienza - articoli

lunedì, 09 giugno 2008

L’uomo ricerca l’assoluto
***

 
Cosí anche la teoria della relatività, troppe volte male interpretata, non solo non sopprime l'assoluto, ma al contrario mette in evidenza in modo ancor piú netto che la fisica si fonda sempre su di un assoluto posto nel mondo esterno. Poiché se l'assoluto, come pretendono molti teorici della conoscenza, esistesse solo nell'esperienza vissuta di ognuno, dovrebbero esserci tante fisiche quanti sono i fisici, e non potremmo affatto comprendere come mai sia stato possibile, almeno fino a oggi, costruire una scienza fisica che è la stessa per le intelligenze di tutti gli scienziati, nonostante le differenze delle loro esperienze vissute. Non siamo noi che creiamo il mondo esterno perché ci fa comodo, ma è il mondo esterno che ci si impone con violenza elementare: ecco un punto su cui è necessario insistere, nel nostro tempo impregnato di positivismo. Quando, nello studio di ogni fenomeno naturale, procuriamo di passare da ciò che è particolare, convenzionale e casuale a ciò che è generale, obiettivo e necessario, non facciamo altro che cercare dietro il dipendente l'indipendente, dietro il relativo l'assoluto, dietro il transitorio il perenne. E, per quanto mi consta, questa tendenza non è rilevabile soltanto nella fisica, ma in ogni scienza, e non solo nel campo del sapere, ma anche in quello del buono e del bello
M. Planck, La conoscenza del mondo fisico, trad. di E. Persico e A. Gamba, Boringhieri, Torino, 1964, pagg. 172-174




Postato da: giacabi a 19:37 | link | commenti
dio, senso religioso, plank

lunedì, 21 aprile 2008

 Lo Spirito intelligente
***
  Come fisico vi dico in base alle mie ricerche sull’atomo: non esiste nessuna materia in sé! Tutta la materia ha origine ed esiste solo in virtù della propria forza, la quale fa vibrare le particelle atomiche e che le tiene insieme come un minuscolo sistema solare dell’atomo (…) Così dietro questa forza dobbiamo supporre uno Spirito intelligente e consapevole. Questo Spirito è il fondamento di tutta la materia”.
Max Planck conferenza, tenuta a Firenze nel 1944

Postato da: giacabi a 14:21 | link | commenti
plank

venerdì, 28 marzo 2008

La fede metodo di conoscenza
***

Una intuizione del mondo non è mai dimostrabile scientificamente; ma è altrettanto certo che essa resiste incrollabile ad ogni tempesta purché rimanga in accordo con sé stessa e coi dati dell'esperienza. Non ci si venga a dire che anche nella più esatta di tutte le scienze si possa procedere senza una intuizione del mondo, ossia senza ipotesi indimostrabili. Anche in fisica non si è beati senza la fede, per lo meno senza la fede in una realtà fuori di noi. È questa
fede sicura quella che indica la via all'impulso creatore che ci sospinge, quella che offre gli appigli necessari alla fantasia che va tastando il terreno, quella che sola può ravvisare lo spirito stanco per gli insuccessi e spronarlo a nuovi balzi in avanti. Uno scienziato che nei suoi lavori non si lasci guidare da un'ipotesi, prudente e provvisoria quanto si vuole, rinuncia a priori all'intima comprensione dei suoi stessi risultati. Chi rigetta la fede nella realtà degli atomi e degli elettroni, o nella natura elettromagnetica della luce, o nell'identità fra calore dei corpi e movimento, riuscirà certamente a non farsi mai cogliere in contraddizioni logiche od empiriche. Ma resta a vedersi come riuscirà, partendo dal suo punto di vista, a far progredire la conoscenza scientifica.
D'accordo: la fede non ci riesce da sola e, come la storia di ogni scienza insegna, può anche condurre in errore e degenerare in ristrettezza mentale ed in fanatismo. Perché la fede sia sempre una guida fidata bisogna continuamente controllarla in base alle leggi del pensiero ed all'esperienza, e a tale scopo nulla vale come il lavoro coscienzioso, faticoso e pieno di abnegazione del singolo ricercatore. Anche un re della scienza, se il caso si presenta, devesapere e voler fare il facchino, in laboratorio o in archivio, all'aria libera o a tavolino. È proprio in queste dure lotte che l'intuizione del mondo matura e si affina. Solo chi ha provato di personache cosa sia questo processo, saprà apprezzarne appieno il significato. La fede è la forza che dà  efficacia al materiale scientifico radunato, ma si può andare ancora un passo avanti, ed affermare che anche nel raccogliere il materiale la preveggente e presenziante fede in nessi più profondi può rendere buoni servigi. Essa indica la via ed acuisce i sensi.
Max Plank  "La conoscenza del mondo fisico" ed. Boringhieri



Postato da: giacabi a 14:07 | link | commenti
fede, plank, scienza - articoli

mercoledì, 12 marzo 2008

La scienza porta al Mistero

***


" Religione e scienza non si escludono, ma si completano e si condizionano a vicenda. E la prova è rappresentata dal fatto che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi erano penetrati da profonda religiosità ".
Max Planck (fisico, 1858 - 1947)

Postato da: giacabi a 21:31 | link | commenti (1)
mistero, plank

domenica, 02 dicembre 2007

La conoscenza porta a Dio
***
 :
« È un dato indubitabile della ricerca
fisica che le pietre elementari dell'edificio del mondo non giacciono l'una accanto all'altra in gruppi isolati senza coesione, ma sono connesse tutte insieme secondo un piano unico, o, in altre parole, che in
tutti gli eventi della natura domina una legalità universale, da noi, almeno
fino ad un certo punto, conoscibile».

«Niente quindi ci impedisce, anzi la nostra natura intellettuale tendente ad una concezione unitaria del mondo lo esige, di identificare tra loro i due poteri operanti su tutto, eppure pieni di mistero, l'ordinamento del mondo della scienza e il Dio delle religioni».
M. PLANCK, Scienze Filosofia Religione, Ed. Fabbri, Milano 1973, p. 163. "
Ibidem, p. 167.


 

Postato da: giacabi a 15:44 | link | commenti 

Nessun commento: