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mercoledì 22 febbraio 2012

saba


 Ulisse
***

 
Nella mia giovanezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per sfuggirne l’insidia.
Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi, me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.


Postato da: giacabi a 20:40 | link | commenti
saba

martedì, 11 novembre 2008

Grazia e Amicizia
 ***
Più non mi temono i passeri. Vanno
vengono alla finestra indifferenti
al mio tranquillo muovermi nella stanza.
Trovano il miglio e la scagliuola: dono
spanto da un prodigo affine, accresciuto
dalla mia mano. Ed io li guardo muto
(per tema non si pentano) e mi pare
(vero o illusione non importa) leggere
nei neri occhietti, se coi miei s'incontrano,
quasi una gratitudine.
Fanciullo,
od altro sii tu che mi ascolti
, in pena
viva o in letizia (e più se in pena) apprendi

da chi ha molto sofferto, molto errato,
che
ancora esiste la Grazia, e che il mondo
TUTTO IL MONDO - ha bisogno d'amicizia.

                              Umberto Saba

Postato da: giacabi a 14:47 | link | commenti
amicizia, saba

domenica, 09 novembre 2008

Gesù
 ***
«Quando mia moglie era ancora a casa e, almeno a tratti, in sé, le ho parlato un giorno a lungo di Gesù (non, badi, di Gesù Cristo, ma di Gesù semplicemente).
Si era a tavola, pareva molto commossa, tanto che, appena l’aiutai a mettersi a letto, le dissi: “Lina mia, vuoi che ci baciamo in Gesù?”. La povera vecchia mi rispose: “Magari”. Abbiamo provato entrambi un momento di grande dolcezza: ci siamo baciati e abbiamo pianto.
Perché, da quando sono vecchio e malato, due soli personaggi della storia universale resistono in me: Gesù (quel tanto che di Lui posso sapere) e - non la prenda come una bestemmia - Napoleone. Sono due diverse grandezze: il tratto che hanno in comune è di avere salita la montagna da parti opposte e di avere trovato entrambi, alla sommità, la Croce... Se insomma io mi rappresento il mondo come una montagna, sempre in cima ci vedo la Croce»
Umberto Saba (Euro, maggio 1979).

Postato da: giacabi a 09:13 | link | commenti
saba, gesù

venerdì, 30 marzo 2007

IL “PADRE NOSTRO”
Umberto Saba
***
«Mio caro don Fallani. Ieri nel pomeriggio ho sepolto la mia povera Lina, la quale mi lasciò, oltre al suo ricordo, come una specie di viatico: la bellezza estrema, la nobiltà, la pace che presero i suoi lineamenti nella morte. Dio le concesse una morte serena. Mentre la bara veniva messa nel cunicolo a lei destinato, chiesi al sindaco il permesso di dire due parole. Lessi in italiano ad alta voce il Padre Nostro, seguendo un moto del cuore per il quale mi feci prestare dai buoni padri la suddetta preghiera; questa preghiera, che conoscevo, si può dire, da sempre, è così bella, così grande, così universale che, o pregare non serve o, se serve, non ce n'è una al mondo che l'uguagli. Chiunque può dirla in qualunque momento e a qualunque fede appartenga. Dicendola mi sentii ancora una volta in comunione con la mia Lina, che ogni volta si commuoveva. L'abbraccia il suo povero Saba, rimasto, oltre a tutto il resto, solo ormai sulla terra».
«Sia santificato il tuo nome». È l'estrema richiesta di santificazione del Verbo che è Dio, della parola perché il nome non sia solo nome ma abbia consistenza eternatrice e vera, perché la poesia abbia anche la forza della preghiera.
 «Venga il tuo regno»: al limite della sopportazione e della sete, arriva il grido e l'invocazione di chi non pensa più alla propria sete, ma solo alla bellezza dell'acqua, non ad una salvezza personale ma un regno di salvezza.
«Sia fatta la tua volontà»: è il riconoscimento definitivo e l'accettazione che quanto ci sta accadendo è un bene, non tanto in sé, quanto perché voluto da Dio.
«Dacci oggi il nostro pane soprannaturale»: è l'espressione di un bisogno vitale, la richiesta che entri in noi l'energia necessaria per vivere quanto lo è il pane.
 «E rimetti a noi i nostri debiti come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori»: un poeta rinuncia al proprio io con felicità, alle ferite del passato e alla compensazione di quelle ferite che non ci saranno mai, al male che abbiamo compiuto, al passato stesso. «Padre» ha inizio la preghiera, con la parola «male» si conclude: «E non indurci in tentazione, ma liberaci dal male».
Umberto Saba

Postato da: giacabi a 21:41 | link | commenti (1)
saba

domenica, 24 dicembre 2006

A Gesù Bambino
***
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
Umberto Saba



Postato da: giacabi a 21:11 | link | commenti
saba, natale, gesù

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