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mercoledì 22 febbraio 2012

scienza - articoli4


Da: www.tracce.it di novembre
 Tratto da “Studio della Medicina” di Giancarlo Cesana
L’esperienza della malattia

L'oggetto di studio della Medicina è la malattia. Non è "freddo'; come quello della Fisica o della Matematica; è drammatico, anzi, pericoloso e non solo per gli ammalati, ma anche per chi li cura. Accostarsi agli ammalati per secoli e secoli ha frequentemente significato rischiare il contagio. Howard Ricketts morì nel 1910 a Città del Messico, mettendo in evidenza le "rickettsie'; agenti del tifo petecchiale. Così, nei tempi antichi gli ammalati infettivi venivano innanzitutto evitati o allontanati. Perché i malati potessero venire accolti e assistiti fu necessario il cristianesimo, furono necessari i suoi monaci che crearono conventi con luoghi di ospitalità per i poveri e gli infermi, trattati "come Cristo stesso”.    Poi, definitivamente, Guido da Montpellier** diede vita all'Ordine Ospedaliero dello Spirito Santo, riconosciuto da papa Innocenzo III nel 1198, sostenuto e diffuso dalla Chiesa. Gli ospedali civili vennero molto dopo e, comunque, senza frati e senza suore non ci sarebbe stata attività infermieristica, per secoli praticamente l'unica forma di sollievo agli ammalati, data l'impotenza dei medici.
Senza l'annuncio della Resurrezione di Cristo, la malattia era l'inizio della fine, maledizione da fuggire scongiurando il dio cattivo che l'aveva provocata. Con la Resurrezione di Cristo, la morte non è più la parola definiva sulla vita, la cui speranza non è uccisa dal rischio che corre. Si capisce bene che, per correre questo rischio, di vivere la malattia e curare gli ammalati affrontando la morte, non può bastare un'idea o un sentimento; è indispensabile un'esperienza, un'esperienza di umanità e conoscenza nuove che non contraddice la ragione perché la apre, la rende più potente, capace cioè di non fermarsi di fronte al limite doloroso e "insanabile" dell'esistenza umana.
Lo studio della Medicina

Oltre agli ospedali, non avrebbero potuto nascere altrimenti le università, i luoghi moderni della scienza, insorti proprio a causa dell'impeto a cercare la verità di tutto -uni-versitas, verso l'unità del sapere. l'Abbazia di Montecassino fu all'origine della Scuola salernitana, la prima scuola medica, anticipo delle università di Bologna, Parigi, Cambridge e Oxford, tutte realizzate sotto impulso (e controllo) ecclesiastico. I primi fondamenti dello stesso metodo sperimentale - quello di Galileo e della scienza moderna che nega la fede furono posti a opera di Alberto Magno (maestro di Tommaso d'Aquino), Ruggero Bacone e, soprattutto, Roberto Grosseteste* primo cancelliere di Oxford e poi vescovo di Lincoln, la più grande diocesi dell'Inghilterra. In tale movimento, la Medicina ebbe gran parte, sia come fattore di sviluppo del sapere, sia come conoscenza influenzata dalle altre più esatte. Seguendo il cammino della Fisica e della Chimica, si comprese che all'anatomia corrisponde una fisiologia; che all'efficacia delle erbe corrispondono delle sostanze estratte e altre analoghe, o diverse, che possono essere create ex novo o modificate. Dallo studio della malattia come alterazione dell'intero corpo, si passò allo studio delle alterazioni degli organi, poi dei tessuti, poi delle cellule (inclusi i batteri), poi delle molecole.
*Procedimento di Grosseteste
Se l'associazione delle cose (x e y) si ripete, la ratio mentis, stimolata dalla
aestimatio memoriae si rivolge ad experimentum per cercare di riprodurre il fenomeno associativo, eliminando i fattori concomitanti accessori o concausali. La procedura può cosi dimostrare che ogni qualvolta c'è x è dato y. La conclusione è chiamata principium universale experimentale ed universale experimentale complexum, anticipando Galileo e Newton.

**1198. Innocenzo III fonda nell'area vaticana, col beneplacito di Giovanni Senza Terra, sul luogo della schola Saxonum (dall'VIII secolo) , il primo ospedale apostolico e lo affida all'ordine laico di Santo Spirito retto da Guido di Montpellier cui si deve la prima regola ospedaliera, alla base della sua gestione fino a tutto il secolo XVIII, improntata al motto "il malato è il padrone e coloro che assistono i suoi servitori".
                        


Postato da: giacabi a 08:11 | link | commenti
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