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mercoledì 22 febbraio 2012

senso religioso9


IL DESIDERIO TRADITO
***
“Destino di molti preti più zelanti che saggi è supporre la malafede: "Non credete più perché la credenza vi è d'ingombro". Quanti preti ho sentito parlare a questo modo! Non sarebbe più giusto dire: la purezza non ci è prescritta come un castigo, è invece una delle condizioni misteriose ma evidenti -l'esperienza l'attesta -di quella conoscenza soprannaturale di sé stessi, di sé stessi in Dio, che si chiama la fede. L'impurità non distrugge questa conoscenza, ma ne annulla il bisogno. Non si crede più perché non si desidera più  credere. ! Non desiderate più conoscervi. Questa verità profonda, la vostra, non vi interessa più. E avrete un bel dirvi che i dogmi, i quali ieri ottenevano ieri la vostra adesione, sono sempre presenti al vostro pensiero e che soltanto la ragione li respinge; ciò non conta! Non si possiede veramente che ciò che si desidera;  giacché per l'uomo non c'è possesso reale, assoluto. Non vi desiderate più. Non desiderate più la vostra gioia. Non potevate amarvi che in Dio, non vi amerete più. E non vi amerete più, né in questo mondo, né nell'altro, eternamente.
Bernanos



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bernanos, senso religioso

venerdì, 22 giugno 2007

Il CUORE  dell’uomo
***
“Spesso la grandezza mia consiste nel sentirmi infinitamente piccolo: ma piccola anche per me la terra, e oltre i monti, oltre i mari cerco per me qualche cosa che per forza ha da esserci, altrimenti non mi spiegherei quest’ansia che mi tiene, e che mi fa sospirar le stelle…”
à
L.Pirandello


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pirandello, senso religioso


Quello che il cuore cerca
***

Dostoevskij ha conosciuto il Vangelo durante il periodo di prigionia in Siberia
 così scrive:
«In questi momenti ho composto in me una professione di fede in cui tutto è chiaro e sacro. Eccola: credere che non c'è nulla di più bello, di più profondo, di più simpatico, di più ragionevole, di più coraggioso, né di più perfetto del Cristo... e non solo che non c'è nulla, io me lo dico con un amore geloso, ma che nulla ci può essere. Più ancora: se qualcuno mi avesse provato che il Cristo è al di fuori della verità... avrei preferito restare col Cristo piuttosto che con la verità».
Dostoevskij


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dostoevskij, gesù, senso religioso

mercoledì, 20 giugno 2007

A Qualche Luogo Io Appartengo
***
Artista: Linkin Park
Titolo:
Somewhere I Belong

Quando questo è iniziato
Io non avevo niente da dire
e mi ero perso nel nulla che c'è dentro di me
ero confuso
E io vivo per cercare di capire, ma io non sono l'unica persona con queste cose in mente
dentro di me

Ma tutto ciò che essi possono vedere sono le parole rivelate
è l'unica cosa vera che mi è rimasta da provare
niente da perdere
Sono bloccato, depresso e solo
e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me


io voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello ke pensavo nn era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore ke ho provato fino proprio ad adesso
cancellare tutto il dolore

io  voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero
voglio trovare qualcosa ke ho voluto fino adesso
qualche luogo a cui appartenere


e nn ho niente da dire,nn posso credere di nn essere caduto in basso proprio di faccia
ero confuso
guardo da ogni parte solo x scoprire
ke nn è proprio come mi ero immaginato
ma cosa sono io?
Cos'ho io? solo negatività?
xkè io nn riesco a giustificare il modo in cui tutti mi guardano
niente da perdere
niente da guadagnare,
e la colpa è dentro di me, la colpa è dentro di me


io voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello ke pensavo nn era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore ke ho provato fino adesso
cancellare proprio tutto il dolore
io voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero

voglio trovare qualcosa ke ho voluto fino adesso
qualche luogo a cui appartenere


nn conoscerò mai me stesso finchè nn proverò a farlo da solo
xkè io nn proverò mai niente altro, finchè le mie ferite nn saranno guarite
nn sarò mai qualcosa fino a che nn cambierò questa situazione
cambierò, io oggi troverò mè stesso

voglio guarire, voglio provare sensazioni, quello ke pensavo nn era mai la realtà
voglio lasciare andar via il dolore ke ho provato fino adesso
cancellare proprio tutto il dolore
voglio guarire, voglio provare sensazioni, sentirmi vicino a qualcosa di vero
voglio trovare qualcosa che ho voluto fino adesso
qualche luogo a cui appartenere
Somewhere I Belong

(When this began)
I had nothing to say
And I get lost in the nothingness inside of me
(I was confused)
And I let it all out to find
That I’m not the only person with these things in mind
(Inside of me)
But all the vacancy the words revealed
Is the only real thing that I’ve got left to feel
(Nothing to lose)
Just stuck/ hollow and alone
And the fault is my own, and the fault is my own

[Chorus]
I wanna heal, I wanna feel what I thought was never real
I wanna let go of the pain I’ve held so long
(Erase all the pain till it’s gone)
I wanna heal, I wanna feel like I’m close to something real
I wanna find something I’ve wanted all along
Somewhere I belong

And I’ve got nothing to say
I can’t believe I didn’t fall right down on my face
(I was confused)
Looking everywhere only to find
That it’s not the way I had imagined it all in my mind
(So what am I)
What do I have but negativity
’Cause I can’t justify the way, everyone is looking at me
(Nothing to lose)
Nothing to gain/ hollow and alone
And the fault is my own, and the fault is my own

[Repeat Chorus]

I will never know myself until I do this on my own
And I will never feel anything else, until my wounds are healed
I will never be anything till I break away from me
I will break away, I'll find myself today

[Repeat Chorus]

I wanna heal, I wanna feel like I’m somewhere I belong
I wanna heal, I wanna feel like I’m somewhere I belong
Somewhere I belong


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chiesa, solitudine, senso religioso

lunedì, 18 giugno 2007

Il nostro cuore cerca l’Infinito
***
Queste maledizioni e bestemmie, questi lamenti, queste estasi, e gridi e pianti, questi Te Deum sono un'eco ripetuta da mille labirinti: per un cuore mortale sono un oppio divino.
È un grido ripetuto da mille sentinelle, un ordine ritrasmesso da mille messaggeri, un faro acceso su mille cittadelle, un richiamo di cacciatori perduti in grandi boschi!
Perché, veramente, o Signore,  la migliore testimonianza che noi si possa dare della nostra dignità è questo singhiozzo ardente che passa di secolo in secolo per morire ai piedi della tua eternità.
C. Baudelaire da: I fiori del male


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baudelaire, senso religioso

sabato, 09 giugno 2007

Pregare il Non So Chi. Spero: Gesù Cristo
***
Sono io l'Uomo che tenta di capire l'Infinito. L'Uomo che vorrebbe che Qualcuno gli spiegasse l'Infinito. L'Uomo che si mette faccia a faccia con l'Infinito. Che prende di petto l'Infinito. Senz'armi. Immaginare l'inimmaginabile. Esaurire l'inesauribile? Concepire l'inconcepibile. Ah... Saper pregare. E poi basta. Star tranquilli. Sto diventando pazzo?
*
Il Finito appoggiato all'Infinito, parlò: etcetera, disse... Quando rimproverarono al Finito di misurarsi con l'Incommensurabile, quando gli dissero che non poteva concepire l'Inconcepibile, la cosa lo calmò. Si rassegnò. Tacque non senza aver detto che non aveva niente da dire. Tutti, proprio tutti c'erano passati per di là.
*
Se ne andò verso il giardino, continuando però a mormorare; ricuperare l'irricuperabile. Definire l'indefinibile. Dire l'indicibile. Udire l'inaudito.
Perché era incorreggibile. Perché porsi problemi insolubili? Insolubili! Rassegnarsi, diceva, rassegnarsi. Sì, star tranquilli, ma sapeva che quella smania sarebbe ricominciata, l'avrebbe ripreso.
Pregare il Non So Chi. Spero: Gesù Cristo.”
 Eugene Ionesco “La ricerca intermittente”ed.Guanda

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senso religioso, jonesco

martedì, 29 maggio 2007

Il senso religioso
in Einstein

“Significato della vita

Qual è il senso della nostra esistenza, qual è il significato dell'esistenza di tutti gli esseri viventi in generale? Il saper rispondere a una siffatta domanda significa avere sentimenti religiosi. Voi direte: ma ha dunque un senso porre questa domanda. Io vi rispondo: chiunque crede che la sua propria vita e quella dei suoi simili sia priva di significato è non soltanto infelice, ma appena capace di vivere.


Religiosità cosmica

La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. E il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare ne stupore ne sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti. L'impressione del misterioso, sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l'altro, la religione. Sapere che esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni dell'intelletto più profondo e della bellezza più luminosa, che sono accessibili alla nostra ragione solo nelle forme più primitive, questa conoscenza e questo sentimento, ecco la vera devozione: in questo senso, e soltanto in questo senso, io sono fra gli uomini più profondamente religiosi. Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto esercita la sua volontà nello stesso modo con cui l'esercitiamo su noi stessi. Non voglio e non possono figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee! Mi basta sentire il mistero dell'eternità della vita, avere la coscienza e l'intuizione di ciò che è, lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima, dell'intelligenza che si manifesta nella natura.
Difficilmente troverete uno spirito profondo nell'indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità.
Ma questa religiosità si distingue da quella dell'uomo semplice: per quest'ultimo Dio è un essere da cui spera protezione e di cui teme il castigo, un essere col quale corrono, in una certa misura, relazioni personali per quanto rispettose esse siano: è un sentimento elevato della stessa natura dei rapporti fra figlio e padre.


Le basi umane della morale

Al contrario, il sapiente è compenetrato dal senso della causalità per tutto ciò che avviene. Per lui l'avvenire non comporta una minore decisione e un minore impegno del passato; la morale non ha nulla di divino, è una questione puramente umana.
La sua religiosità consiste nell'ammirazione estasiata delle leggi della natura; gli si rivela una mente così superiore che tutta I 'intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri non è al cospetto di essa che un riflesso assolutamente nullo. Questo sentimento è il leit-motiv della vita e degli sforzi dello scienziato nella misura in cui può affrancarsi dalla tirannia dei suoi egoistici desideri. Indubbiamente questo sentimento è parente assai prossimo di quello che hanno provato le menti creatrici religiose di tutti i tempi..”


Da "Il mondo come io lo vedo" di Albert Einstein, Newton & Compton, 2005


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einstein, senso religioso

martedì, 15 maggio 2007

IL SENSO RELIGIOSO

Io non sono un uomo di fede, sono un uomo di ragione e diffido di tutte le fedi, però distinguo la religione dalla religiosità.
Religiosità significa per me, semplicemente, avere il senso dei propri limiti, sapere che la ragione dell’uomo è un piccolo lumicino, che illumina uno spazio infimo rispetto alla grandiosità, all’immensità dell’universo.
L’unica cosa di cui sono sicuro, sempre stando nei limiti della mia ragione – perché non lo ripeterò mai abbastanza: non sono un uomo di fede, avere la fede è qualcosa che appartiene a un mondo che non è il mio – è semmai che io vivo il senso del mistero, che evidentemente è comune tanto all’uomo di ragione che all’uomo di fede.
Con la differenza che l’uomo di fede riempie questo mistero con rivelazioni e verità che vengono dall’alto, e di cui non riesco a convincermi […] Ma quando sento di essere arrivato alla fine della vita senza aver trovato una risposta alle domande ultime, la mia intelligenza è umiliata. Umiliata.
NOBERTO BOBBIO

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senso religioso

domenica, 29 aprile 2007

La ricerca dell’Infinito
***
 “ Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l'uno dall'altro.
Non si può certo credere che solo per il commercio dei piaceri carnali essi provano una passione così ardente a essere insieme. È allora evidente che l'anima di ciascuno vuole altra cosa che non è capace di dire, e perciò la esprime con vaghi presagi, come divinando da un fondo enigmatico e buio.”
Platone - Simposio, 192 c-d


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platone, mistero, senso religioso

venerdì, 27 aprile 2007

La Bellezza del cristianesimo
***
 Sabato 24 marzo 2007. Roma, Piazza San Pietro
Saluto al Santo Padre Benedetto XVI di don Julián Carrón

presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione
“…… Noi siamo affascinati dalla bellezza di Cristo, resa persuasiva dall’intensità contagiosa di don Giussani, fino al punto che ciascuno di noi può ripetere con Jacopone da Todi: «Cristo me trae tutto, tanto è bello». Questa bellezza del cristianesimo noi l’abbiamo scoperta senza tralasciare niente di quello che è autenticamente umano. Anzi, per noi vivere la fede in Cristo coincide con l’esaltazione dell’umano. Tutto il tentativo educativo di don Giussani è stato mostrare la corrispondenza di Cristo con tutte le autentiche esigenze umane. Egli era convinto che solo una proposta rivolta alla ragione e alla libertà, e verificata nell’esperienza, fosse in grado di interessare l’uomo, perché l’unica in grado di fare percepire la sua verità, cioè la sua convenienza umana. Così ci ha mostrato come è possibile vivere la fede da uomini, nel pieno uso della ragione, della libertà e dell’affezione. Noi vogliamo seguire le sue orme.
Don Carron


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bellezza, cristianesimo, giussani, carron, senso religioso

domenica, 22 aprile 2007

DALLO ZEN A GESÙ
Famiglia Cristiana n° 49 - dicembre 2006
***
LA CONVERSIONE DI MASTERBEE, ARTISTA E MAESTRO DI MEDITAZIONE
Viaggio alle sorgenti delle grandi religioni orientali. Per approdare alla Chiesa attraverso l’amicizia con padre Raniero Cantalamessa.
«Ritorna là da dove sei venuto e vi troverai quello che stai cercando». Queste parole, che un maestro indù rivolse un giorno a Masterbee (come egli stesso ricorda nella sua autobiografia spirituale, Mendicante di luce, edita da san Paolo), sono la sintesi dei viaggi e degli incontri compiuti “dal Tibet al Gange” da questo affermato artista, nato 66 anni fa nella Svizzera tedesca, che aveva cercato l’illuminazione nel buddhismo, nello yoga e nello zen. E che oggi, con questo suo libro-testimonianza, scritto su invito di padre Raniero Cantalamessa, non rinnega quel passato ma lo usa come un formidabile trampolino di lancio per un ritorno a Cristo, a quel Gesù amato e invocato fin dall’infanzia.
Per conoscere Masterbee siamo andati a trovarlo nella sua casa-eremo dove vive con la moglie Kicka, cantante e scultrice. Entriamo. La luce è filtrata da tende colorate. Alle pareti i suoi quadri del periodo della ricerca interiore (insight) si alternano alle sculture di Kicka e a bellissime icone di Cristo e di Maria (neoiconografia). La voce di Masterbee e il suo sguardo chiaro e penetrante esprimono la gioia di chi ha trovato la fonte: nella preghiera, nella Messa quotidiana, nell’amore per gli ammalati per cui prega con Kicka ogni giorno.
– Maestro, qual è la cosa più importante nella vita?
«L’incarnazione di Cristo è il più grandioso avvenimento di tutta la storia dell'umanità. Cristo ha rinnovato la materia trasformando il mondo e riportando l’intero cosmo all'origine della sua causa primordiale: il Padre. Solo oggi siamo in grado di essere aperti verso tutte le tradizioni religiose autentiche. Infatti, grazie alla comprensione che tutta la materia nella sua essenza è energia, possiamo giungere all’intuizione profonda dell’unità indivisibile della creazione, senza perdere la nostra autentica tradizione religiosa».
– Cosa ha rappresentato per lei la pubblicazione di questo libro?
«Si tratta del racconto di tutta la mia ricerca interiore dell’Assoluto, durata decenni. Abbiamo ricevuto già molte testimonianze che dimostrano come questo libro abbia la capacità di toccare il cuore dei lettori».
– Lei ha scritto “Mendicante di luce” su invito di padre Cantalamessa: che cosa rappresenta la vostra amicizia?
«Padre Cantalamessa rappresenta la persona più importante della nostra conversione a Cristo. Egli, con la dovuta prudenza, da vero padre spirituale ha intuito l’autenticità della nostra esperienza. La nostra è un’amicizia profonda. All’inizio non ero disponibile a raccontare la mia vita; ma poi ho accettato, per obbedienza e, soprattutto, per amore verso di lui, di Cristo e della Chiesa».
– Cosa ha significato la lettura di stralci della sua autobiografia davanti a Benedetto XVI?
«Sono stato sorpreso e meravigliato nello stesso tempo. Mi ha colpito l’effetto positivo e come sia stato accolto dal Santo Padre e dai cardinali».
– Cosa cercavano le persone che si rivolgevano a lei come maestro zen, e cosa cerca oggi chi la contatta?
«Cercavano la via dell’illuminazione interiore e oggi ancora mi cercano per trovare la via del cuore, attraverso la preghiera di Gesù, che ho imparato da uno staretz ortodosso e che pratichiamo al posto della meditazione del profondo. Cerchiamo di aiutare le persone a ritrovare le loro radici religiose, a riscoprire la perenne novità del Risorto».
– L’incontro con il cristianesimo le ha fatto rinunciare alla bellezza incontrata nelle altre tradizioni religiose?
«La bellezza delle altre tradizioni non è scomparsa dalla mia coscienza, ma quelle esperienze, pure importanti, non sono state in grado di trasmettermi la Luce che ho incontrato in Cristo.
Ogni autentica tradizione è ispirata da Dio nel suo imperscrutabile disegno divino. Le tradizioni religiose sono il più grande dono di Dio, senza di esse la vita perderebbe significato».
– Se nei sacramenti c’è la presenza di Dio e si tocca il vertice dell'incontro con Lui, quale valore hanno le pratiche di meditazione?
«Le pratiche di meditazione orientali per noi sono limitate. La ricerca del sé è solo una tappa del nostro percorso verso l’assoluto. La preghiera di Gesù della tradizione ortodossa sostituisce la meditazione buddista e induista. Con la sola ricerca del sé interiore l’uomo non può salvarsi. La salvezza deve venire dall’alto e si è perfettamente realizzata con la venuta di Cristo. Abbiamo nei sacramenti il culmine della trascendenza: in essi riceviamo e sperimentiamo l’amore di Dio».
– Come è cambiata la sua arte dopo la conversione, e qual è il ruolo dell’attività artistica nella sua vita spirituale?
«Il contenuto della nostra arte è sempre stato la ricerca interiore e dell’Assoluto. Dopo la conversione a Cristo, la nostra arte è stata profondamente segnata. Kicka nella musica ha creato nuove composizioni e nelle arti plastiche realizza un transfert dalla sofferenza umana in quella divina e luminosa di Cristo. Da parte mia esprimo l’inesprimibile attraverso la serie delle Ultime cene e la nuova iconografia cristologica. L’arte per noi è preghiera e comunicazione con la trascendenza. Sentiamo nel cuore la chiamata a testimoniare la grande luce di Cristo nel mondo con l’arte che abbiamo ricevuto in dono».
– Nel suo libro lei racconta dei rischi delle pratiche medianiche e magiche: ce ne vuole parlare?
«
Le pratiche medianiche e la magia fanno perdere l’anima. Personalmente ho sperimentato la devastante forza che queste forze esercitano sulla psiche e sull’anima. La magia è diabolica e vuole sostituirsi a Dio, col pretesto di aiutare l’uomo lo cattura con false promesse e lo lega alle potenze delle tenebre. A chi ha avuto a che fare con la magia consiglio di rivolgersi alla Chiesa, che sola è in grado di liberare l’anima».
– Cosa ha significato la compagnia di sua moglie nella sua ricerca, e come vede oggi il rapporto uomo-donna?
«Mia moglie è stata messa sul mio cammino da Dio, la sua presenza ha agevolato la mia ricerca della trascendenza. Viviamo in profonda comunione spirituale.
Il rapporto tra l’uomo e la donna è il più grande dono di Dio. Ma occorre mettere da parte il nostro io negativo e sostituirlo con il dono dell’amore. Se Cristo è al centro, la coppia raggiunge la più alta gioia spirituale. Per l’uomo d’oggi la sfida del matrimonio è la più interessante, ma anche la più difficile. La coppia che chiede aiuto nella preghiera e nei sacramenti è sicura. L’indissolubilità non è un’utopia, ma uno dei più grandi doni e verità che Cristo ha lasciato alla sua Chiesa».
– Nelle difficoltà tra islam e cristianesimo quale via d’uscita vede?
«Il dialogo, la stima reciproca, l’amore, la sincerità, la chiarezza e la fermezza, come insegnano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Sono fiducioso e convinto che le relazioni tra islam e cristianesimo troveranno il loro giusto equilibrio».
– Lei è partito come “mendicante di luce” e ora che è stato investito dalla Luce di Cristo cosa cerca ancora?
«
Non cerco altro che la grazia di rimanere nella Sua luce e misericordia».
Ci congediamo. Masterbee e Kicka stanno chini sulla porta a mani giunte. Kicka mi spiega: «Stiamo salutando la tua anima e la Trinità che la inabita».

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gesù, senso religioso

venerdì, 20 aprile 2007

La Divina Rivelazione
***
"Pare a me, o Socrate, e forse anche a te, che la verità sicura in queste cose nella vita presente non si possa raggiungere in alcun modo, o per lo meno con grandissime difficoltà. Però io penso che sia una viltà il non studiare sotto ogni rispetto le cose che sono state dette in proposito, e lo smettere le ricerche prima di avere esaminato con ogni mezzo. Perché in queste cose, una delle due: o venire a capo di conoscere come stanno; o se a questo non si riesce, appigliarsi al migliore e al più sicuro tra gli argomenti umani e con questo, come sopra una barca, tentare la traversata del pelago. A meno che non si possa con maggiore agio e minore pericolo fare il passaggio con qualche più solido trasporto, con l'aiuto cioè della rivelata parola del "dio".
Fedone di Platone


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platone, senso religioso


Il Dio nascosto
                   ***

"La verità che la ragione potrebbe raggiungere su Dio sarebbe di fatto per un piccolo numero soltanto, e dopo molto tempo e non senza mescolanza di errori. D'altra parte, dalla conoscenza di questa verità dipende tutta la salvezza dell'essere umano, poiché questa salvezza è in Dio. Per rendere questa salvezza più universale e più certa, sarebbe dunque stato necessario insegnare agli uomini la verità divina con una divina rivelazione".
S. Tommaso d'Aquino:Summa theologiae

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dio, senso religioso, stommaso

martedì, 17 aprile 2007

La sete di Infinito
***
Spengimi gli occhi e io
Ti vedo ancora,
Rendimi sordo e odo la Tua voce,
Mozzami i piedi e corro la Tua strada,
Senza favella, a Tè sciorrei preghiere!
Dirompimi le braccia e io Ti stringo
Col cuore mio, fatto repente mano;
Se fermi il cuore, batte il mio cervello,
Ardi anche questo e il mio sangue, allora,
Ti accoglierà. Signore, in ogni stilla.
Rainer Maria Rilke

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rilke, senso religioso

lunedì, 16 aprile 2007

L’esperienza religiosa del cielo stellato
***

 

 
Sono trascorsi molti anni, ma ricordo come se fosse ieri.
Ero giovanissimo, avevo l’illusione che l’intelligenza umana potesse arrivare a tutto. E perciò m’ero ingolfato negli studi oltre misura. Non bastandomi la lettura di molti libri, passavo metà della notte a meditare sulle questioni più astruse.
Una fortissima nevrastenia mi obbligò a smettere; anzi a lasciare la città, piena di tentazioni per il mio cervello esaurito, e a rifugiarmi in una remota campagna umbra.
Mi ero ridotto a una vita quasi vegetativa: ma non animalesca. Leggicchiavo un poco, pregavo, passeggiavo abbondantemente in mezzo alle floride campagne (era di maggio), contemplavo beato le messi folte e verdi screziate di rossi papaveri, le file di pioppi che si stendevano lungo i canali, i monti azzurri che chiudevano l’orizzonte, le tranquille opere umane per i campi e nei casolari.
Una sera, anzi una notte, mentre aspettavo il sonno, tardo a venire, seduto sull’erba di un prato, ascoltavo le placide conversazioni di alcuni contadini lì presso, i quali dicevano cose molto semplici, ma non volgari né frivole, come suole accadere presso altri ceti. Il nostro contadino parla di rado e prende la parola per dire cose opportune, sensate e qualche volta sagge. Infine si tacquero, come se la maestà serena e solenne di quella notte italica, priva di luna ma folta di stelle, avesse versato su quei semplici spiriti un misterioso incanto. Ruppe il silenzio, ma non l’incanto, la voce grave di un grosso contadino, rozzo in apparenza, che stando disteso sul prato con gli occhi volti alle stelle, esclamò, quasi obbedendo ad una ispirazione profonda: «Com’è bello! E pure c’è chi dice che Dio non esiste».
Lo ripeto, quella frase del vecchio contadino in quel luogo, in quell’ora: dopo mesi di studi aridissimi, toccò tanto al vivo l’animo mio che ricordo la semplice scena come fosse ieri.
Un eccelso profeta ebreo sentenziò, or sono tremil’anni: «I cieli narrano la gloria di Dio». Uno dei più celebri filosofi dei tempi moderni scrisse: «Due cose mi riempiono il cuore di ammirazione e di reverenza: il cielo stellato sul capo e la legge morale nel cuore».
Quel contadino umbro non sapeva nemmeno leggere. Ma c’era nell’animo suo, custoditovi da una vita onesta e laboriosa, un breve angolo in cui scendeva la luce di Dio, con una potenza non troppo inferiore a quella dei profeti e forse superiore a quella dei filosofi.
Enrico Fermi


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bellezza, fermi, senso religioso

domenica, 15 aprile 2007

L’uomo e l’Assoluto
 costituiscono un tutt’uno
***

“L’uomo e l’Assoluto costituiscono un tutt’uno, come il bastone che veniva spezzato dai Greci, quando dovevano partire per terre lontane, e che permetteva loro, quando si fossero ritrovati dopo anni, cambiati a tal punto da non potersi riconoscere, o ai loro figli,di riconoscersi per il fatto che le due metà -quali segni di un'unica origine -si corrispondevano l'una all'altra. L'uomo va cercando l'altra sua metà, che si può armonizzare con lui, e così vive nell'Eros, di cui parlava Platone. Quando la incontra, in quell'istante su di lui «uno strano incanto cade» (Convivio, 192 B); nella sua ombra comincia a vivere, creando per sé la sede che maggiormente gli aggrada.
L'uomo si sente se stesso solamente nell'unione con un Assoluto. Un Assoluto gli da un’idenità.

Stanislaw Grygiel :"L’uomo visto dalla Vistola"




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aborto, senso religioso, gryigiel

mercoledì, 11 aprile 2007

L'esperienza più bella e profonda
che un uomo possa avere
 è il senso del mistero
***
"Sebbene io sia un tipico solitario nella vita quotidiana, la mia consapevolezza di appartenere alla comunità invisibile di coloro che lottano per la verità, la bellezza e la giustizia, mi ha impedito di sentirmi isolatoL'esperienza più bella e profonda che un uomo possa avere è il senso del mistero è il principio sottostante alla religiosità così come a tutti i tentativi seri nell'arte e nella scienza. Chi non ha mai avuto questa esperienza mi sembra che sia, se non morto, allora almeno cieco. E' sentire dietro qualsiasi cosa che può essere sperimentata c'è qualcosa che la nostra mente non può cogliere del tutto e la cui bellezza e sublimità ci raggiunge solo indirettamente, come un debole riflesso. Questa è la religiosità, in questo senso sono religioso. A me basta la meraviglia di questi segreti e tentare umilmente di cogliere con la mia mente una semplice immagine della sublime struttura di tutto ciò che è lì presente".

 Albert Einstein  


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einstein, senso religioso

martedì, 10 aprile 2007

Preghiera di un ateo credente
***
L 'han provato i ciclotroni nei laboratori,
lo dan per sicuro negli auditori:
di cromosomi ed elettroni è pieno il mondo,
non c'è proprio posto per Te. Che me n'importa?
Sopravvivenze e frode del pretume.
Eppure ti scongiuro, Dio mio:
sii per me almeno qualche cosa!
Quanto vuoi debole e miserello,
non tutto-misericorde e onniscente,
 non tutto-amoroso e provvidente,
sii pur sordastro e tardo nel reagire.
 Signore, mi basta ben poco,
una piccolezza, non me la negare:
 per amor di Dio, sii onniveggente!
'Per favore, ti songiuro, vedi!
Vedi soltanto, semplicemente ,vedi,
vedi continuamente, a tutt'occhi, vedi
quanto nel mondo si fa pro e contro.
 D'una sola cosa ti devi occupare:
vedi ciò che faccio io -che fanno gli altri.
Son disposto a farti sconto:
se ti è difficile vedere proprio tutto,
vedi almeno di tutto un centesimo, sii almeno per questo, Signore!
A viver senza uno che veda più non ce la faccio. Perciò
grido a squarciagola: Padre!!
lo non prego, io esigo: sii!
Sussurro e urlo a perdifiato: Sii, Padre, sii!
No, non pretendo, ti scongiuro:
Sii!!!""
 .
(A. Zinov'ev, Vette profonde)

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senso religioso


***

Dall'imagine tesa
vigilo l'istante
con imminenza di attesa -
e non aspetto nessuno:
nell'ombra accesa
spio il campanello
che impercettibile spande
un polline di suono -
e non aspetto nessuno:
fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire,
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto,
verrà d'improvviso,
quando meno l'avverto:
verrà quasi perdono
di quanto fa morire,
verrà a farmi certo
del suo e mio tesoro,
verrà come ristoro
delle mie e sue pene,
verrà, forse già viene
il suo bisbiglio
.
Clemente Rebora


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sabato, 31 marzo 2007

LA RICERCA DI DIO IN CESARE PAVESE
***
«annata strana, ricca. Cominciata e finita con Dio, con meditazioni assidue sul primitivo e selvaggio, ha visto qualche creazione notevole. Potrebbe essere la più importante annata che hai vissuto. Se perseveri in Dio, certo».
Pavese 1944

 “O Tu, abbi pietà”.
un’invocazione di Pavese scritta pochi giorni prima del suo suicidio.


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mercoledì, 28 marzo 2007

IL CUORE DELL’UOMO

Il mio Credo

 “Credo che nonostante la palese assurdità, la vita abbia nondimeno un senso; io mi rassegno a non poter comprendere questo senso supremo con l’intelletto, ma sono pronto a servirlo, dovessi anche per questo sacrificare me stesso. Percepisco dentro di me la voce di questo senso nei momenti in cui sono realmente vivo e perfettamente sveglio. Ciò che la vita da me richiede in quei momenti voglio cercare di realizzarlo, anche se è cosa che va contro le mode e le leggi consuete. Questa fede non si può impartire per comando, né alcuno vi può costringere se stesso: è dato solo viverla.
Interroga la tua anima! Interrogala e il futuro acquisterà un senso, l’amore una voce. Non interrogare la tua intelligenza, non perlustrare la storia del mondo all’inverso! La tua anima non ti accuserà di esserti interessato poco di politica, di aver lavorato troppo poco, di non aver odiato abbastanza i nemici, di non aver munito a sufficienza i confini. Ma forse ti accuserà di aver avuto troppo spesso paura, di aver scantonato di fronte alle sue sollecitazioni, e di non aver mai avuto tempo per dedicarti a lei, la più giovane e ammirevole delle tue creature, per giocare con lei, per ascoltare il suo canto; ti accuserà di averla spesso venduta per denaro, tradita per qualche vantaggio. In essa non v’è’ alcun sapere, alcun giudizio, alcun programma: solo tensione, solo futuro, solo sentimento. E’ lei che seguono i grandi santi e i predicatori, gli eroi e i martiri, i grandi cavalieri e i conquistatori, i maghi e gli artisti, tutti coloro il cui cammino e’ cominciato nella quotidianità per finire nell’alta beatitudine. Altro e’ l’itinerario dei milionari, e finisce in una casa di cura. Anche le formiche fanno la guerra, anche le api hanno uno Stato, anche i castori accumulano beni di consumo. La tua anima cerca altre vie, e quando non vi riesce, quando tu ottieni successi a sue spese, non ti arride alcuna felicità. Perché «felicità» e’ qualcosa che solo l’anima può percepire, non l’intelligenza, ne’ lo stomaco, ne’ la testa o il portafoglio.”
Herman Hesse

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giovedì, 15 marzo 2007

Il desiderio del cuore
***
"il mio lavoro è sempre stato orientato verso l'unificazione di verità e bellezza, ma quando mi trovavo costretto a scegliere tra esse, solitamente propendevo per la bellezza"
Hermann Klaus Hugo Weyl (1885 – 1955), matematico tedesco Fu uno dei primi ad ammettere la possibilità di combinare la relatività generale con le leggi dell’elettromagnetismo. Mentre non vi erano matematici della sua generazione che aspiravano all’"universalismo" di Henri Poincaré o di Hilbert, Weyl si avvicinò ad esso come nessun altro. Michael Atiyah, in particolare, ha osservato a questo proposito che ogni volta che si addentrava in un ambito disciplinare, trovava che Weyl l’aveva preceduto.
 
Hermann Weyl


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lunedì, 12 marzo 2007


Uno sconosciuto è il mio amico
***
Uno sconosciuto è il mio amico, uno che non conosco.
 Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è colmo di nostalgia.
 Perché egli non è presso di me.
 Perché egli forse non esiste affatto?
 Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?  
Che colmi tutta la terra della tua assenza?”. 
il mio amico, uno che non conosco.
 Uno sconosciuto lontano lontano.
Per lui il mio cuore è colmo di nostalgia.
Perché egli non è presso di me.
Perché egli forse non esiste affatto?
Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?  
Che colmi tutta la terra della tua assenza?”.
Par Lagerkvist   Premio nobel per la letteratura

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venerdì, 09 marzo 2007

IL NOSTRO DESIDERIO
TENDE ALL’INFINITO
***
"Desiderio, ti ho trascinato per le strade, ti ho desolato nei campi, ti ho ubriacato nelle città, ti ho ubriacato senza dissetarti, ti ho bagnato nelle notti piene di luna, ti ho portato in giro dovunque, ti ho cullato sulle onde, ho voluto addormentarti sui flutti. desiderio, desiderio, che farti? Che vuoi dunque? Quando ti stancherai?".
Gide

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lunedì, 05 marzo 2007

LA NOIA  MALINCONICA
***
" La noia è in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani. Non che io creda che dall'esame di tale sentimento nascano quelle conseguenze che molti filosofi hanno stimato di raccontare, ma nondimeno il non poter essere soddisfatto da alcuna cosa terrena, né, per dir cosi, dalla terra intera considerare l'ampiezza inestimabile dello spazio, il numero e la mole meravigliosa dei mondi, e trovare che tutto è poco e piccino alla capacità dell'animo proprio immaginarsi il numero dei mondi infinito e l'universo infinito, e sentire che l'animo e il desiderio nostro sarebbe ancora più grande che siffatto universo e sempre accusare le cose d'insufficienza e di nullità, e patire mancamento e voto, e però noia, pare a me il maggior segno di grandezza e di nobiltà che si vegga della natura umana. Perciò la noia è poco nota agli uomini di nessun momento, e pochissimo o nulla agli altri animali " (Pensieri, 68). G. Leopardi

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domenica, 04 marzo 2007

IL MISTERO "UOMO"
***
“Profondo è il pozzo del passato. Non dovremmo dirlo insondabile?
Insondabile anche, e forse allora più che mai, quando si parla e discute del passato
dell'uomo:
di questo essere enigmatico che racchiude in sé la nostra esistenza per natura gioconda ma oltre natura misera e dolorosa. È ben comprensibile che il suo mistero formi l'alfa e l'omega di tutti i nostri discorsi e di tutte le nostre domande, dia fuoco e tensione a ogni nostra parola, urgenza a ogni nostro problema”
 Giuseppe e i suoi fratelli: Le storie di Giacobbe) Thomas Mann

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sabato, 03 marzo 2007

Il desiderio che tende verso il cielo
tratta da: poesia "Le Voyage" (Contenuta ne "Le fleurs du mal")
di Baudelaire
 ***

“La gloria del sole sopra il violaceo mare,
la gloria delle città nel sole morente,
accendevano nei nostri cuori un inquieto ardore
di tuffarci in un cielo dal riflesso seducente.

Le più ricche città, i più vasti paesaggi,
non possedevano mai gl’incanti misteriosi
di quelli che il caso creava con le nuvole.
E sempre il desiderio ci rendeva pensosi!
.
  Il godimento dà al desiderio più forza.
Desiderio, vecchio albero che il piacere concima,
mentre s’ingrossa e s’indurisce la tua scorza,
verso il sole si tendono i rami della tua cima!
Crescerai sempre, grande albero più vivace del cipresso?”
 Van Gogh Vincent - Starry Night

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martedì, 27 febbraio 2007

La perdita dell'io non è un merito,
 ma è la malattia del nostro secolo.

alcuni pensieri dall'opera "Vtaraja Kniga"
 di Nadezhda Jakovlevna Mandel'shtam*

***Immagine:Nadezhda mandelshtam.jpg
La perdita dell'io si può manifestare in un immemore smarrimento (è il mio caso) o nel più scoperto individualismo; i sintomi sono diversi, ma la malattia è la stessa: l'annullamento della personalità. E anche la causa della malattia: il crollo dei rapporti sociali. Il vero problema è questo: perché e come è avvenuto il crollo; la famiglia, gli amici, i sodalizi, il ceto, la società; tutto è improvvisamente scomparso, e l'uomo si è ritrovato solo di fronte ad una forza segreta che si chiama potere, e regola sia la vita che la morte.
Nell'epoca in cui lo slogan fondamentale è: "Si salvi chi può" la persona è perduta, la persona è legata al mondo, alla gente. Essa ritrova se stessa fra i propri con i simili e, riconoscendo la propria irripetibilità, scopre questa irripetibilità in ciascuno.
Perdendo il proprio io, sia gli individualisti che i pietrificati, si sono sradicati da tutto ciò su cui si costruisce la vita, la vita di ogni giorno e quella che chiamiamo cultura.
Assieme all'io è scomparso il senso della vita. Da ragazzo Mandel'shtam era solito ripetere una frase singolare: "Se questa vita non ha senso, non ha senso parlare della vita". Per me e per tutti gli altri pietrificati non c'era più vita, né senso della vita; ma io, come la maggior parte di loro, fui salvata dal "tu". Quando ormai mi sfuggiva il senso della vita, scoprii uno scopo concreto: non permettere che fossero cancellate le tracce di un uomo, del mio tu: salvare i suoi versi…
Improvvisamente nacque il samizdat: Nessuno sa come sia incominciato, nessuno sa come funzioni, eppure c'è, e corrisponde alle reali esigenze del lettore.
Troppo spesso la parola, da segno significante si muta in un segnale, e gruppi di parole in formule morte, addirittura in esorcismi. Ci scambiamo formule prefabbricate senza accorgerci che il loro vero significato è volato via.
Il Logos non ha nulla da fare nel nostro mondo: Esso ritornerà quando la gente, svegliatasi dal sonno, ricorderà che l'uomo è responsabile di tutto, e in primo luogo della sua anima.
Oggi, in questo tempo che si trascina stanco, si può assistere ad un fenomeno originale e curioso: qualcuno sceglie dei versi distrattamente, senza attribuire alla sua scelta nessun significato, e i versi lentamente si infiltrano in lui, scuotono la sua coscienza intorbidita, agonizzante; risvegliano il lettore, e ridando vita a chi si è accostato, rivivono essi stessi. Poi vengono diffusi, la gente se li scambia a vicenda, e alla fine c'è sempre qualcuno che ritorna in sé, si scuote di dosso la maledizione del letargo. Non so se anche altrove sia così, ma nel mio paese la poesia ha un potere salutare, rigeneratore, e gli uomini non hanno perso il dono di penetrarla con tutta la loro forza interiore. Nel mio paese si uccide per una poesia ed è questa la prova della sua straordinaria importanza, del fatto che qui la gente è ancora capace di vivere di versi. E se non sbaglio, se è così, se i versi che ho conservato possono essere utili a qualcuno, vuol dire che non ho vissuto invano, che avevo un compito e che l'ho assolto.
L'artificiosa rottura del noi, anche solo quantitativa, anche solo casuale, porta a pesantissime conseguenze.
L'uomo diventa adulto solo quando incomincia a prendere coscienza della propria responsabilità nei confronti di tutto ciò che accade nel mondo, ma nel nostro paese questo era da escludersi.
Quando la tenacia non ha uno scopo e dura troppo a lungo sfocia nel sonno. Dicevo che nella vita bisogna cercare un senso e non prefiggersi degli scopi, ma mi giustifico per essermi posta uno scopo ed aver vissuto per raggiungerlo.
Il biglietto di ingresso nel mondo della poesia è la fede nel suo carattere sacro e il sentimento della sua responsabilità per tutto ciò che avviene nel mondo.
Il poeta si distingue per l'acuta consapevolezza del proprio peccato, e questo è particolarmente importante nel secolo XX.
Il mondo europeo si è edificato sulla suprema catarsi, comprensibile solo per la coscienza religiosa: si è edificato sulla vittoria sopra la morte e sulla redenzione.
Il mondo europeo ha edificato la propria cultura sul simbolo della croce, che fa memoria di un uomo che vi è stato crocifisso. Alla base di questa cultura c'era il rapporto con la persona come valore supremo. Noi dobbiamo imparare di nuovo che ogni singolo destino è simbolo di quel giorno storico ed allora il singolo, per quanto limitata possa essere la sua capacità, si configura nella nostra mente all'interno del quadro generale del mondo.
L'arte cristiana non è sacrificio o espiazione, poiché l'espiazione si è già compiuta, ma una comunione gioiosa con Dio, un gioco dei figli con il Padre.
L'Eucaristia sta come l'eterno mezzogiorno, perché con tutta l'anima fuori del tempo noi sospiriamo quel praticello dove il tempo non sfugge.
La forza della libertà di Mandel'shtam era nella coscienza della propria libertà, stava nell'accettare liberamente la propria sorte, pieno di gratitudine di quello che gli era donato. Il cielo, l'aria, l'erba, il respiro, l'amore: ecco i tesori che gli erano stati messi a disposizione. Non si era mai posto degli scopi, non si era mai fatto sedurre dalle illusioni di felicità o successo.
La libertà di scelta offre due vie: l'una conduce verso un luminoso lontano, cioè dà un senso all'esistenza, l'altra porta nella notte e nella nebbia del non essere. L'altra si chiama follia della libertà di perire.
L'arbitrio di cui parla Dostoevskij non rovina solo chi lo pratica, ma corrompe tutto intorno… Ho ben chiaro nella mente che in nessun caso è lecito dirsi: "tutto è permesso"… ma io sostituivo il "tutto è permesso" più pesante, con un trascurabile: "ho voglia di fare così", ma in sostanza era la stessa cosa… Grazie alla vita con Mandel'shtam, un po' alla volta arrivai a pensare che era meglio che un camion investisse me, piuttosto che io, al volante, prendessi sotto qualcuno.
La strada della libertà è difficile, soprattutto in epoche come la nostra, ma se gli uomini avessero sempre scelto la strada dell'arbitrio, l'umanità avrebbe cessato di esistere da un pezzo. Se esiste, significa che il principio costruttivo è stato più forte di quello distruttivo.
La libertà cerca il significato, l'arbitrio pone degli scopi. La libertà è il trionfo della persona, l'arbitrio è il frutto dell'individualismo. La divinizzazione del popolo, il nazionalismo, il culto della personalità, della propria stirpe, sono individualismo.
Non esiste l'uomo al di fuori della coscienza religiosa, vale a dire che i rapporti con la realtà, la cultura della tribù, del popolo, dell'orda nascono da questa coscienza. La religione lega fra loro gli uomini e la cultura scaturisce da questa unione. Essa non sussiste nel perfetto isolamento, nella separazione, totalmente al di fuori di un legame con l'umanità. Ogni cultura entra in un gruppo di altre culture, sorte sulla stessa idea religiosa.
L'uomo libero ha bisogno di sapere, vedere e comprendere per non smarrire la strada. Vive sempre con intensa attenzione e non perde mai i legami con la realtà, sebbene alla massa di quelli che vivono sulla difensiva sembra che egli sia nelle nuvole. E' costretto a soffocare in se stesso l'istinto dell'autoconservazione per poter conservare la libertà. La libertà non viene regalata già bella e pronta, ma bisogna pagarla a caro prezzo… C'è una grande verità nella vita dei santi, che lottano incessantemente contro le tentazioni. Nel nostro tempo non ci sono santi, ma di tentazioni ce ne sono quante se ne vuole. Un uomo libero è facilmente distinguibile perché non si pone degli scopi, ma cerca il significato. La ricerca del significato è difficoltosa perché sorgono incessantemente dei miraggi e non è così semplice disperderli. L'uomo libero va per la sua strada perché non può rinunciare alla libertà, ma anche i miraggi cercano di spacciarsi per la verità.
L'uomo e la società arbitrarii non solo non vogliono tener conto della realtà, ma non riescono nemmeno a vederla. Essi la deformano nella mente a modo loro e non riescono a credere che la realtà è un'altra.
La storia della prima metà del secolo XX, riletta come l'orgia dell'arbitrio, che ha rifiutato tutti i valori accumulati dall'umanesimo, è la diretta conseguenza dell'umanesimo che ha perso il fondamento religioso. Tale processo che è durato secoli, è giunto al suo logico compimento nella nostra epoca. Gli uomini che praticano l'arbitrio hanno proclamato il culto della personalità e hanno finito per calpestarla.
Solo una coscienza matura vede la differenza fra chi ha percepito in se stesso l'uomo perché si è scoperto creato ad immagine e somiglianza di Dio, e chi invece ha esaltato se stesso e la sua volontà, rifiutando e perfino distruggendo nella propria anima il principio divino. Per costui è inevitabile l'autodistruzione, e noi l'abbiamo visto con i nostri occhi.

* Nadezhda Jakovlevna Mandel'shtam nasce a Saratov nel 1889. Passa l'infanzia a Kiev dove studia pittura. Nel 1919 sposa Josif Mandel'shtam e da allora ne condivide sempre la sorte, seguendolo anche al confine. Alla morte di Josif nel 1938 nel lager, le viene interdetto il soggiorno a Mosca. Insegna in varie cittadine di provincia, ma soprattutto si dedica al miracoloso e strenuo salvataggio dell'eredità letteraria e spirituale del marito. Nel 1964 le è concesso di ritornare a Mosca. Nel 1980 muore a Mosca, dopo aver consegnato al samizdat, l'autoeditoria clandestina, le poesie del marito. Ha ricevuto il battesimo nella Chiesa ortodossa da padre Aleksandr Men'.
Nadezhda Mandel'shtam scrisse i suoi tre libri di memorie all'età di 65 anni. "I libri della Mandel'shtam - dice il poeta Josif Brodskij - equivalgono ad un giudizio universale. Le sue memorie sono qualche cosa di più che una testimonianza dei suoi tempi; sono un modo di vedere la storia alla luce della coscienza e della cultura. Se c'è un surrogato dell'amore, è la memoria. Imparare a memoria significa allora ripristinare l'intimità".




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venerdì, 09 febbraio 2007

Preghiera di Cristo
***
Abbiamo bisogno di Te, di Te solo,
e di nessun altro.
Tu solamente, che ci ami, puoi sentire per noi tutti
che soffriamo la pietà che ciascuno di noi sente per
se stesso.
Tu solo puoi sentire quanto è grande,
immisurabilmente grande,
il bisogno che c'è di Te, in questo mondo,
in questa ora del mondo.
Nessun altro, nessuno dei tanti che vivono,
nessuno di quelli che dormono nella mota
della gloria, può dare, a noi bisognosi,
riversi nell'atroce penuria,
nella miseria più tremenda di tutte,
quella dell'anima, il bene che salva.
Tutti hanno bisogno di Te,
anche quelli che non lo sanno,
e quelli che non lo sanno,
assai più di quelli che sanno.
L'affamato s'immagina di cercare il pane
ed ha fame di Te.
L'assetato crede di voler l'acqua
ed ha sete di Te.
Il malato s'illude di agognare la salute
e il suo male è l'assenza di Te.
Chi cerca la bellezza del mondo cerca,
senza accorgersene,
Te che sei la bellezza intiera e perfetta;
chi persegue nei pensieri la verità,
desidera, senza volere,
Te che sei l'unica verità, degna di essere saputa;
chi s'affanna dietro la pace cerca Te,
sola pace dove possono riposare i cuori più inquieti.
Essi ti chiamano senza sapere che Ti chiamano,
il loro grido è inesprimibilmente più doloroso del nostro
. . .
Giovanni Papini

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Dare un senso alla vita
***
Da “l’Antologia di Spoon River”
di Edgar Lee Masters
George Gray
Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perchè l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio-
è una barca che anela al mare eppure lo teme.

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