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sabato 25 febbraio 2012

tolstoj


Viaggiatori e vagabondi

***
 
Autore: De Ponti, Claudio  Curatore: Leonardi, Enrico
Fonte: CulturaCattolica.it
"Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione,
ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio –
è una barca che anela al mare eppure lo teme"
E. L. Masters - "George Gray", in Antologia di Spoon River

Nel rimpianto di George Gray per una vita che non ha saputo slanciarsi nella grande avventura della ricerca del significato è presente la consapevolezza che dare un senso alla propria esistenza è inevitabile per l'uomo e, nel caso ciò non avvenga, per paura o per pigrizia, l'umanità del vivere viene ridotta.

"La nave è in mano ormai al cuoco di bordo
e le parole che trasmette il megafono del comandante
non riguardano più la rotta
ma che cosa si mangerà domani"
S. Kierkegaard

Gli educatori devono deporre il grembiule e il cappello da cuoco per insegnare non solo a guardare ma anche a contemplare, non solo a vedere ma anche a capire, non solo a sentire ma anche ad ascoltare il segreto delle cose e della vita

"Se vuoi costruire un'imbarcazione,
non preoccuparti tanto di distribuire il lavoro tra gli uomini,
[…] vedi piuttosto di risvegliare in loro la voglia del mare".
A. De Saint-Exupéry

"Io mi concepisco come un uomo che ha cozzato in molti scogli,
ha evitato a malapena il naufragio passando in una secca,
ma conserva ancora la temerarietà di mettersi in mare
con lo stesso battello sconquassato,
mantenendo intatta l'ambizione di tentare il giro del mondo
nonostante queste disastrose circostanze".
D. Hume

Da una parte c'è tutta la grandezza del fulgore e del coraggio, una virtù necessaria per neutralizzare la tentazione dell'inerzia e della viltà. Spesso, infatti, bisogna avere la capacità di osare, sfidando quelle difficoltà che a prima vista sembrano insormontabili. D'altro lato, però, c'è anche l'incoscienza che viene scambiata per ardimento mentre è semplicemente temerarietà e può trascinarti in imprese assurde, scaraventando quel battello sugli scogli per un naufragio definitivo (cfr. l'ambiguità del film "L'attimo fuggente").

"Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolar la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che lo vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato in grado di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, quando l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace".
Lc (14, 28-32)

"Era come se mi fosse successo questo: un giorno, non so quando, mi avevano messo in una barca e poi mi avevano allontanato da una riva qualsiasi a me sconosciuta e mi avevano indicato la direzione verso un'altra riva, avevano messo i remi nelle mie mani inesperte e mi avevano lasciato solo. Remavo come potevo e navigavo, ma, quanto più andavo verso il centro del fiume, tanto più rapida si faceva la corrente che mi portava lontano dalla meta e sempre più spesso incontravo dei rematori che, come me, erano trasportati dalla corrente. Vi erano rematori solitari che continuavano a remare; vi erano rematori che avevano gettato via i remi; vi erano grandi barche, bastimenti enormi pieni di gente; alcuni lottavano con la corrente; altri vi si abbandonavano, e quanto più avanzavo, tanto più, guardando in giù, in direzione di tutta la fiumana dei naviganti, io dimenticavo la direzione che mi era stata indicata. Proprio in mezzo alla fiumana, nel fitto delle barche e dei bastimenti che scendevano lungo la corrente, finii col perdere del tutto la direzione e gettai i remi. Da tutte le parti, con allegria e con giubilo intorno a me, con le vele o con i remi i navigatori venivano giù veloci seguendo la corrente, assicurando a me, e assicurandosi tra di loro, a vicenda, che non vi poteva essere un'altra direzione. Ed io credetti loro e navigai per un po' insieme con loro. E fui portato lontano, così lontano che sentii il rumore delle cateratte contro le quali dovevo andare a infrangermi e vidi le barche che vi si infrangevano ed io tornai in me. A lungo non riuscii a capire che cosa mi era successo. Vedevo davanti a me soltanto la perdizione, verso la quale correvo e di cui avevo paura, da nessuna parte vedevo scampo e non sapevo che fare. Ma avendo gettato uno sguardo indietro, vidi innumerevoli barche che senza interruzione, ostinatamente, fendevano la corrente, mi ricordai della riva, dei remi e della direzione, e cominciai a remare indietro per risalire la corrente verso la riva".
L. Tostoj - Confessione

"È dolce stare in mare, quando son gli altri a far la direzione"
Jovanotti - "La linea d'ombra" (cfr. J. Conrad)

La linea d'ombra è quella che separa l'adolescenza dal cammino della maturità: tale passaggio è visto come un viaggio in mare dove, per la prima volta, si prende il comando della nave, si avverte il peso delle responsabilità e si è tentati di abbandonarsi a una condizione di non scelta, di accidia statica, di vuota attesa. Invece, allorché si matura e si supera la calma piatta e spettrale della linea d'ombra che ne bloccava la rotta paralizzando il viaggio, la vita si rimette in moto in virtù di una meta, di un ideale. Solo così, vivendo cioè con la coscienza di uno scopo, si doppia il capo della giovinezza diventando uomini, superando il demone dell'inerzia e del nulla
La minaccia più pericolosa per lo spirito umano infatti non è la tempesta che lo sconvolge, ma la bonaccia che lo addormenta spegnendone ogni speranza.

"El barco se hace pequeňo cuando se aleja en el mar…
cuando se aleja en el mar y quando si va perdiendo
qué grande es la soledad
No te vayas todavia, no te vayas, por favor…
que asta la guitarra mia llora quando dice adiòs
Ese vacio che deja el amigo que se va
es como un pozo sin fondo que se no puede llenar…"


"La barca si va facendo piccola quando si allontana sul mare
quando si allontana sul mare e quando si va perdendo,
che grande è la solitudine
Non andartene ancora, non andartene per favore
perché anche la mia chitarra piange quando dice addio
Questo vuoto che lascia l'amico che se ne va
è come un pozzo senza fondo che non si può riempire".
Canto popolare spagnolo - Sevillanas del adios

"La barca che si allontana e che porta l'amico diventa un punto sempre più piccolo, un punto lontanissimo all'orizzonte. Finché scompare. Ma quel punto va verso il suo destino, va verso la sua felicità. Noi siamo sulla riva, e non riusciamo a contenere lo struggimento che ci gonfia il cuore per l'amico che se ne va e che non potremo più stringere a noi. Ma lui va verso l'infinito. E questo è l'unico nostro conforto. Io non so dirti come questo accada, ma capisco che, qualche volta, non siamo noi che possiamo decidere il bene dell'amato. Dobbiamo essere sereni, pur nel dolore dello strappo, quando sappiamo che la persona che amiamo è felice. Laura cara, un altro ha preso il tuo ragazzo. Ma lui non ti ha tradito e non l'hai perso, se sai che la sua vita e affidata a chi può renderlo felice".
Mina - in Liberal, n. 6, 9 aprile 1998

Per il cristiano quella linea d'orizzonte è come il mistero […] è una terra ignota, da cui deve arrivare a lui uno che porta una ricchezza inimmaginabile. Eppure il cuore, che non riesce a immaginare questa ricchezza, questa giustizia, questo amore, questa verità, questa felicità, il cuore che non riesce a immaginarla, ne ha però struggente bisogno. È da quell'orizzonte che deve venire. E, infatti, a un certo momento, appare un punto all'orizzonte, sulla linea dell'orizzonte: è questa barca. Questo barquiňo, che è un punto, diventa sempre più grande, sempre più grande […] finché si vede un uomo, il barcaiolo, seduto dentro. La barca si avvicina alla riva, attracca, e l'uomo che stava aspettando abbraccia l'uomo che arriva. Il cristianesimo nasce così, come l'uomo che aspetta, che abbraccia l'uomo che arriva dall'altrimenti enigmatico e prima ignoto orizzonte".
L. Giussani - Realtà e giovinezza. La sfida


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Postato da: giacabi a 20:04 | link | commenti
tolstoj, giussani

venerdì, 12 febbraio 2010

La dottrina cristiana
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Non mi fa paura che mi si accusi di essere retrogrado perché non soltanto non ritengo che la religione sia una superstizione, ma, al contrario, ritengo che la verità religiosa sia l'unica verità accessibile all'uomo, e la dottrina cristiana io la ritengo una verità che – lo vogliano riconoscere gli uomini o no – si trova a fondamento di tutto il sapere umano, e non mi fa paura nemmeno mi si condanni perché ho l'orgoglio di chiamarmi cristiano".
(Tolstoj, Le memorie di un cristiano, 1884)

Postato da: giacabi a 10:03 | link | commenti
tolstoj, cristianesimo

mercoledì, 30 luglio 2008

La malinconia

(cioè la nostalgia di Dio) 

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"Un desiderio di desideri:
la malinconia"
(Lev Tolstoi)

Postato da: giacabi a 22:37 | link | commenti
malinconia, tolstoj

lunedì, 26 maggio 2008

La libertà dell’uomo di riconoscere Dio
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L’ateo dice: “Io non conosco Dio,non ho bisogno di questa nozione”. E’ come se un uomo che naviga in una barca sul mare dicesse che non conosce il mare e che non ha bisogno di averne la nozione. Quell’Infinito che ti circonda e su cui ti muovi,le leggi di questo Infinito ti parlano di Dio. Dire che non lo vedi è fare come lo struzzo.
L. Tolstoj

Postato da: giacabi a 14:41 | link | commenti
tolstoj, senso religioso

domenica, 04 novembre 2007

Vivere
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“Per vivere con onore bisogna struggersi, battersi,
sbagliare e ricominciare da capo e buttare via tutto,
e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente.

La calma è la vigliaccheria dell’anima
.
(L. N. Tolstoj)

Postato da: giacabi a 15:19 | link | commenti
vita, tolstoj

martedì, 14 agosto 2007

La giusta direzione
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"Era come se mi fosse successo questo: un giorno, non so quando, mi avevano messo in una barca e poi mi avevano allontanato da una riva qualsiasi a me sconosciuta e mi avevano indicato la direzione verso un'altra riva, avevano messo i remi nelle mie mani inesperte e mi avevano lasciato solo. Remavo come potevo e navigavo, ma, quanto più andavo verso il centro del fiume, tanto più rapida si faceva la corrente che mi portava lontano dalla meta e sempre più spesso incontravo dei rematori che, come me, erano trasportati dalla corrente. Vi erano rematori solitari che continuavano a remare; vi erano rematori che avevano gettato via i remi; vi erano grandi barche, bastimenti enormi pieni di gente; alcuni lottavano con la corrente; altri vi si abbandonavano, e quanto più avanzavo, tanto più, guardando in giù, in direzione di tutta la fiumana dei naviganti, io dimenticavo la direzione che mi era stata indicata. Proprio in mezzo alla fiumana, nel fitto delle barche e dei bastimenti che scendevano lungo la corrente, finii col perdere del tutto la direzione e gettai i remi. Da tutte le parti, con allegria e con giubilo intorno a me, con le vele o con i remi i navigatori venivano giù veloci seguendo la corrente, assicurando a me, e assicurandosi tra di loro, a vicenda, che non vi poteva essere un'altra direzione. Ed io credetti loro e navigai per un po' insieme con loro. E fui portato lontano, così lontano che sentii il rumore delle cateratte contro le quali dovevo andare a infrangermi e vidi le barche che vi si infrangevano ed io tornai in me. A lungo non riuscii a capire che cosa mi era successo. Vedevo davanti a me soltanto la perdizione, verso la quale correvo e di cui avevo paura, da nessuna parte vedevo scampo e non sapevo che fare. Ma avendo gettato uno sguardo indietro, vidi innumerevoli barche che senza interruzione, ostinatamente, fendevano la corrente, mi ricordai della riva, dei remi e della direzione, e cominciai a remare indietro per risalire la corrente verso la riva".
L. Tostoj - Confessione
 
 

Postato da: giacabi a 10:57 | link | commenti
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