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sabato 25 febbraio 2012

vivarelli


Senza la tradizione cristiana
si ricade nella barbarie
Alcuni brani tratti dal libro: I caratteri dell'età contemporanea di R. Vivarelli

«Dalla congiunzione  di libero arbitrio e libertà di coscienza nasce la libertà dei moderni... Se noi perdiamo di vista il fatto che la moderna idea di libertà nasce sul terreno religioso, che le moderne istituzioni liberali hanno avuto come fine originario quello di .garantire la libertà di coscienza, di quella idea di quelle istituzioni non si capisce più  niente. Soprattutto non si capisce che la libertà dei moderni afferma per ogni persona un diritto e un dovere: ciascuno è libero in quanto responsabile egli stesso e della sua sorte finale, e di quella parte della cosa pubblica che da lui dipende. In altre parole, la libertà ha in primo luogo un fine morale»
«il  sistema morale di Adam Smith ha il suo cardine nella presunzione che la generalità degli esseri umani avverta uno spontaneo sentimento di giustizia e condivida nei confronti del prossimo sentimenti di benevola simpatia…questa condizione , da lui data per scontata, in realtà è un acquisto storico, il punto di arrivo di un processo avvenuto in una parte del mondo occidentale, le cui radici... , sono state rinnovate e fatte fruttificare da una particolare lettura dell' esperienza cristiana. Si deve all'evoluzione di questa esperienza, in un certo momento del suo percorso, l'affermazione della coscienza individuale e, insieme, il riconoscimento della eguale dignità di ogni persona umana»….
 Di fatto il liberalismo di cui ora si scorgeva il declino non aveva radici religiose proprie, ma si fondava nella tradizione cristiana, e il disagio che in quel torno di tempo soffrì non corrispose ad una crisi della ragione, bensì proprio alla crisi della fede»…
Nella storia della cultura europea la secolarizzazione ha significato la fine dell’umanesimo  e la fine della poesia ….
 Venuti meno i presupposti di quella cultura che aveva saputo dare risposta agli interrogativi più inquietanti della condizione umana e offerto regole certe di comportamento, si veniva formando al suo posto una cultura nuova, la quale rinunciava intenzionalmente ad assumersi quello che in precedenza era stato il compito primario di ogni cultura: dare una ragione alla disperazione del vivere.
Ma senza prendere posizione sui problemi ultimi dell'esistenza non si danno regole certe di comportamento, per cui si apre la strada al relativismo. In effetti, mentre si dissolveva il quadro di valori dal quale derivava il carattere precettivo de!le norme  morali, questa nuova cultura non era in grado di proporne  uno alternativo. sicché, da allora in avanti, si poté ritenere che tutto  quanto è possibile fosse lecito.
Progressivamente si è venuto così disegnando per le vicende umane uno scenario nel quale la virtù è diventata superflua e, nonostante ogni affermazione contraria, si è imposta di fatto, sovrana, la forza materiale. Senza più l'autorità di un'idea morale, ormai priva di fondamento, non sorprende che si sia potuta aprire la strada a nuove forme di barbarie».

VIVARELLI R.
I caratteri dell'età contemporanea

Collana "Le vie della civiltà"

pp. 304, € 18,00
978-88-15-10490-8
anno di pubblicazione 2005

in libreria dal 12/05/2005

Copertina 10490



Chiedersi che cosa sia l'età contemporanea è qualcosa di più che affrontare un problema storiografico: equivale ad interrogarsi sul significato profondo di trasformazioni radicali, che ci riguardano in prima persona, e di dinamiche le quali, pur avendo origine assai indietro nel tempo, condizionano ancora il presente. Sulla base di questa consapevolezza, nella sua personale, vigorosa e anche polemica esposizione Roberto Vivarelli ribadisce con forza che il mondo contemporaneo nasce in Europa e ha le sue radici nella civiltà cristiana; e che l'egemonia dell'Europa è stata resa possibile sia dalle sue acquisizioni di conoscenze pratiche sia, soprattutto, dalla qualità dei suoi valori, nel parallelo procedere di progresso materiale e progresso morale. Nel tracciare la parabola dell'età contemporanea, nella sua linea ascendente così come in quella discendente (con il drammatico riemergere nel Novecento di autentica barbarie), Vivarelli presta una particolare attenzione al versante spirituale, rispetto al quale il motore del progresso è colto in una chiara idea dell'uomo e della sua libertà, intesa come condizione di vita morale. Il graduale disgregarsi di questo quadro di valori è quanto, a suo avviso, della barbarie ha consentito il ritorno. Nell'ambigua situazione del presente, Vivarelli ritiene problematico trovare una via d'uscita, che richiederebbe il recupero della smarrita tradizione.
Roberto Vivarelli , già professore di Storia contemporanea nella Scuola Normale Superiore di Pisa, con il Mulino ha pubblicato "Il fallimento del liberalismo. Studi sulle origini del fascismo" (1981), "Storia delle origini del fascismo" (2 voll ., 1991) e la memoria "Fine di una stagione" (2000).


Postato da: giacabi a 19:43 | link | commenti (2)
libertà, cristianesimo, vivarelli

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