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sabato 25 febbraio 2012

volto santo


SINDONE/ Il Volto Santo di Manoppello, l’altro viso di Gesù che sfida la scienza
(e combacia con la Sindone)

 


lunedì 3 maggio 2010
 
 
«La Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono una sfida alla ragione umana». Il gesuita padre Heinrich Pfeiffer è cordiale e sorridente come sempre. Ricorda, nei suoi modi di fare, Benedetto XVI, di cui è amico da tempo: il docente della Pontificia Università Gregoriana, dove insegna Storia dell’Arte cristiana, ascolta in silenzio, parla lentamente, argomenta in modo lineare e razionale.
Specie, poi, se si tratta di dedicare un po’ di tempo all’argomento sul quale ha speso la sua vita di studioso: il volto di Gesù. In particolare, padre Pfeiffer è diventato uno dei massimi esperti mondiali della riproduzione del viso di Cristo nell’arte cristiana, a partire dai due oggetti considerati “originali”: la sacra Sindone di Torino, la cui ostensione in questi giorni sta richiamando centinaia di migliaia di fedeli, e il meno noto - almeno per il grande pubblico - Volto Santo di Manoppello, il panno con l’immagine di Gesù custodito nel piccolo paesino in provincia di Pescara, dove papa Ratzinger si è recato in pellegrinaggio il 1° settembre del 2006.
Se la Sindone è il telo che ha avvolto interamente il corpo di Gesù nel Sepolcro, il panno di Manoppello, secondo gli studi cui ha contribuito lo stesso padre Pfeiffer, è il fazzoletto posto sopra la Sindone: un’usanza antica riservata a personalità importanti, considerato anche il fatto che è un panno di bisso, un tessuto particolarmente prezioso, che si utilizzava in situazioni del tutto speciali. Si tratta di due immagini di cui la trappista tedesca suor Blandina Paschalis Schloemer, che attualmente vive proprio a Manoppello in eremitaggio, ha dimostrato la perfetta sovrapponibilità, convincendo nel tempo lo stesso Pfeiffer, il cui contributo alla conoscenza del Volto Santo nel mondo è stato decisivo.
Padre Pfeiffer, i due volti sono gli stessi? «Sono assolutamente identici, combaciano perfettamente, come ha dimostrato suor Blandina: la sovrapposizione è di 1 a 1. Dirò di più: i due reperti si leggono insieme: dalla loro sovrapposizione sono stati riconosciuti particolari importanti del volto di Gesù, come la barba, i capelli, le ferite e via dicendo. L’uno, in altri termini, ha bisogno dell’altro per essere letto».
Suor Blandina, in particolare, ha individuato almeno dieci punti di perfetta sovrapposizione: «In realtà - spiega il gesuita - sono molti di più, quelli indicati da suor Blandina sono probabilmente i più evidenti. Ma nei lavori di sovrapposizione, vengono a galla sempre nuovi punti di identità».
 
I due reperti sono mai stati accostati fisicamente? «No, in quanto si tratta di oggetti particolarmente delicati, e ogni manipolazione è sempre molto rischiosa. Le sovrapposizioni sono state fatte mediante immagini fotografiche fedeli».
In che anno lei è venuto a conoscenza del Volto Santo di Manoppello? «Era il 1986 quando organizzammo un piccolo pellegrinaggio in Abruzzo insieme ad alcuni amici e colleghi, dopo aver sentito parlare di questo panno. Giunto al santuario, sono rimasto semplicemente impressionato, e ho riconosciuto in quel volto quello della famosa “Veronica”, il panno conservato a San Pietro per secoli, scomparso durante il sacco di Roma nel 1527. Com’è noto, da quando è sparito, viene esposto ogni quinta domenica di Quaresima nella basilica petrina un panno completamente sbiadito, in cui non si vede assolutamente nulla, e questo perché i custodi della basilica, e gli stessi pontefici, avevano l’interesse a non interrompere il flusso di pellegrini che da sempre transitava a Roma per adorare quel volto».
Come questo panno sia arrivato a Manoppello è ancora oggetto di studio, e non mancano ipotesi accreditate come quelle del giornalista Saverio Gaeta, che ha ricostruito i vari passaggi e i colpi di scena legati ad una sparizione e una riapparizione del velo che assumono i contorni di un vero e proprio giallo.
Ma che cosa rappresenta il volto di Manoppello? «Si tratta del volto di Gesù al momento della sua resurrezione, mentre quello della Sindone ritrae Cristo sofferente dopo la sua passione. Entrambi i reperti sono un vero e proprio miracolo che sfida gli studiosi, in quanto sono fatti come se la luce avesse impressionato un supporto ma con due effetti diversi: nel caso della Sindone, come se avesse impressionato un negativo fotografico, in quello del Volto Santo, un positivo».
«Come sia stato possibile, nel caso della Sindone - spiega padre Pfeiffer - lo studio più accreditato rimane quello del professor Sebastiano Rodante, di Siracusa, il quale nel 1978 iniziò una serie di significativi esperimenti, a partire dal sudore di sangue. Le prove furono condotte su calchi, modellati a similitudine del volto sindonico, spruzzati di sudore di sangue, cosparsi di una miscela di aloe e mirra. La presenza di una soluzione di aloe e mirra ha poi liquefatto i coaguli di sangue sulla fronte del calco».
«L’osservazione che i coaguli sulla Sindone - continua lo studioso - non potevano lasciare nessuna traccia sulla Sindone stessa, portò Rodante ad adoperare un telo imbevuto della soluzione acquosa di aloe e mirra. I risultati ottenuti si avvicinavano in modo suggestivo all’impronta sindonica, in quanto fornivano una impronta simile ai coaguli della Sindone. Poi, durante esperimenti fatti anni più tardi utilizzando un negativo fotografico del telo torinese, si sono riprodotte le tracce dell’immagine del negativo sindonico».
«Insomma, la Sindone evidenzia al tempo stesso la natura umana e divina di Cristo, grazie alle macchie di sangue e all’immagine negativa. Quest’ultima, in particolare, per essere realizzata necessita di una fonte di energia, qualcosa che dirige i raggi e, infine, un supporto tipo una diapositiva.
«Stesso discorso vale per Manoppello: si tratta di un’immagine creata in modo anomalo, nel senso che gli studi hanno dimostrato che il Volto Santo non è un dipinto, ma un’immagine fatta con una tecnica assolutamente sconosciuta in tutta la storia dell’arte. Solo con la fede, allora, è possibile spiegare questa energia dentro un corpo morto. Ecco perché i due reperti sfidano la ragione, dimostrando i limiti della scienza».
Una delle cose che colpisce di più guardando i due volti è che la Sindone ha gli occhi chiusi, il Volto Santo li ha aperti: «In realtà - spiega Pfeiffer - non possiamo dire con certezza se la Sindone ha gli occhi aperti perché dipende dalle aspettative che noi abbiamo guardando quel volto: se pensiamo che sia di un morto, li vediamo chiusi, se pensiamo che sia di un vivente, li possiamo anche vedere aperti. È solo una nostra interpretazione».
La Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono gli unici panni che hanno avvolto il corpo di Gesù? «No, c’è anche il sudario di Oviedo, in Spagna, e la cuffia conservata a Cahors, in Francia». Il secondo cingeva il volto di Gesù nel Sepolcro mentre il primo, secondo suor Blandina, era il panno utilizzato da qualcuno per asciugare il volto di Gesù ancora sanguinante, come dimostrano le impronte esterne di chi fece pressione sul naso per pulire il sangue e il siero fuoriusciti dal setto nasale.
La cosa sensazionale, al riguardo, è rivelata ancora da padre Pfeiffer: «Su tutti, e non escludo anche Manoppello come potrebbero dimostrare studi ulteriori, è stato rintracciato sangue del gruppo AB positivo, dunque con grande probabilità della stessa persona».
Il papa è stato a Manoppello nel 2006, e molti si aspettavano una sorta di “via libera” definitiva nell’identificazione del Volto Santo con la Veronica, ma così non è stato. Perché secondo lei? «Va detto che i due reperti ancora oggi non mettono del tutto d’accordo l’intera comunità ecclesiale. Penso che Benedetto XVI, da padre di tutta la Chiesa, abbia evitato di alimentare dibattiti interni anche nell’episcopato».
 
Padre Pfeiffer, un’ultima domanda: lei studia da sempre il volto di Gesù. Quali sono i caratteri di questo volto? «Il Volto Santo di Manoppello non è solo identico con la Veronica romana, ed esso non costituisce solo un’unica immagine con la Sindone, ma è anche uno dei due modelli fondamentali, rappresenta un prototipo per l’immagine di Cristo. Esiste un tipo classico dell’immagine del volto di Cristo così chiaramente delineato che, se visto anche solo una volta, lo si può riconoscere immediatamente in qualsiasi altra opera. Esso è caratterizzato da una testa alta con un naso lungo, da due bande di cappelli che cadono fino sulle spalle, da baffi e da una barba spesso bipartita. Gli occhi guardano leggermente in alto così da mostrare il bianco del globo oculare sotto la pupilla. Dobbiamo concludere, in contrasto con tanta ricerca degli studiosi dell’arte, che l’immagine di Cristo così individuale deve avere il suo modello. Per la struttura fortemente asimmetrica, il modello è la Sindone, o la Sindone insieme con il Volto Santo di Manoppello. Per gli occhi e tutti gli aspetti più vitali, l’unico modello è costituito dal Volto Santo”.
 
(Piergiorgio Greco)
 

Postato da: giacabi a 22:46 | link | commenti
volto santo, manoppello

giovedì, 31 agosto 2006

    Il Volto Santo di Manoppello

di Alessandro Renzo/ 19/08/2006
La località, la chiesa, le particolarità del telo, delle tesi di padre Heinrich Pfeiffer, la storia e l’importanza della "Veronica" (la "vera icona" di Gesù Cristo), della sua sparizione e del suo ritrovamento. E del pellegrinaggio che farà Benedetto XVI.
Era il 1999 e una notizia sorprendente veniva da Manoppello, un piccolo ma popoloso borgo di case disposte a schiera intorno al primitivo castrum, nell’Abruzzo ai piedi della Majella. Proprio qui, "dimenticata da 400 anni", così si sentiva dire, si trovava la Veronica (la "vera icona"), il velo su cui sarebbe rimasto impresso il Volto di Gesù Cristo e che si trovava una volta nella basilica di San Pietro a Roma. Un gesuita tedesco e storico dell’arte, che dal 1966 vive a Roma, il padre Heinrich Pfeiffer, aveva esaminato la reliquia di Manoppello dal punto di vista storico ed artistico ed era sicuro di aver identificato l’originale del velo santo. Un fatto che apriva vaste discussioni scientifiche, storiche e religiose. Si poteva, giusto in tempo per il Grande Giubileo e dopo quasi 2000 anni dalla Crocifissione, conoscere l’aspetto di Gesù? Sì, secondo padre Heinrich Pfeiffer, professore tedesco di iconologia e storia dell’arte cristiana all’Università Gregoriana di Roma.
Per tredici anni padre Pfeiffer si era dedicato ad approfondite ricerche su una reliquia che non era mai stata presa in seria considerazione dalla scienza. La reliquia, un velo di cm 17 x 24, si trova custodita nella chiesa del Convento dei frati cappuccini nel paese abruzzese di Manoppello. Mentre la Sindone di Torino, il lenzuolo funerario nella quale - secondo Matteo 27,59; Marco 15,46; Luca 23,52 - è stato avvolto Cristo, costituisce l’oggetto religioso e archeologico più esaminato del mondo (dalla scienza che si chiama Sindonologia), il velo di Manoppello è stato dimenticato dalla scienza per 400 anni.

Ciononostante, da quattro secoli il Santuario del Volto Santo di Manoppello è meta di pellegrini provenienti dall’Italia e da altre parti del mondo. Studiosi, teologi, filosofi, scrittori, artisti, uomini dotti, personaggi ecclesiastici e politici hanno sostato dinanzi al Volto Santo. Come tutti i santuari anche questo è "luogo di conversioni, di riconciliazione con Dio e oasi di pace" (papa Giovanni Paolo II), una "stazione e clinica dello spirito" (papa Paolo VI).

Il 1° settembre Benedetto XVI pellegrino
          al Volto Santo di Manoppello

Papa Benedetto XVI è un uomo cristiano obiettivo, una mente fredda che, anche per questioni religiosi, mette ai primi posti la ragione, senza misticismo e fede nei miracoli. Per questo motivo, a Roma ci si meraviglia della meta del suo prossimo viaggio e talvolta si commenta con una scrollata di testa. Perché prima di tornare in Baviera, Benedetto XVI vuole visitare il paese abruzzese di Manoppello. Vuole pregare davanti ad un sottilissimo velo che, in un modo singolare e mutevole, mostra il volto di un uomo maltrattato. Per i sostenitori della reliquia si tratta del Volto di Gesù Cristo, mentre per altri è anche oggetto di un giallo vaticano pieno di suspense.

Un’antica leggenda, riportata dagli apocrifi Atti di Pilato (sec. VI), narra che la pia donna, che asciugò il volto di Cristo lungo il tragitto verso il Calvario, recatasi a Roma, lasciò la sacra Reliquia a San Clemente. La Veronica, nome che indica sia il panno che la protagonista dell’evento miracoloso (e che è la deformazione lessicale di vera icona - vera immagine con cui nell’alto Medioevo si indicavano gli acherotipi di Cristo), divenne, con il primo Giubileo del 1300, una delle mirabilia urbis che i pellegrini visitavano in San Pietro. Numerose descrizioni parlano di un velo sottilissimo che reca impresso su ambedue i lati un Volto incorniciato dai capelli, asperso di sangue, ma di persona viva e con gli occhi aperti. Della Veronica romana, divenuta celebre in tutta la Cristianità, si perdono le tracce dopo il Giubileo del 1600, proprio quando si diffonde venerazione del Volto Santo di Manoppello.

Un piccolo gruppo di studiosi intorno a padre Heinrich Pfeiffer recentemente ha riportato l’attenzione sulla reliquia di Manoppello, sostenendone l’identità con il sacro velo romano. Pfeiffer ne è convinto che l’immagine di Manoppello è quel pezzo di stoffa che fu trovato 2000 anni fa nella tomba del predicatore di Nazareth. "Il sudario che si trovava sul volto di Gesù", si legge nel Vangelo di Giovanni. Circa 700 anni più tardi il misterioso velo trovava la sua via verso Roma diventava come il "Sudario della Veronica" la più importante reliquia della Cristianità. È storicamente provato che ha provocato grande fascino a pellegrini romei da tutto il mondo, più ancora della tomba di Pietro. Secondo la teoria il Volto Santo è sparito da Roma 500 cento anni fa, in occasione della costruzione della nuova basilica di San Pietro. Ladri di icone hanno approfittati del caos nel cantiere, per rubare la reliquia. Vengono indicati indizi e prove: l’immagine di Manoppello è il velo della Veronica. Solo la conformità all’immagine del Sudario di Torino è sensazionale.

Ufficialmente la Santa Sede non commenta queste "teorie ribelle" e perciò aveva fatto scalpore la visita a Manoppello dell’arcivescovo di Colonia cardinale Joachim Meissner, quando si trovava a Roma in occasione dell’ultimo conclave per l’elezione del nuovo papa. Sempre più persone vanno in pellegrinaggio a Manoppello. Si vedono pullman dalla Polonia, dalla Lituania, dalla Germania. Una signora che non il marito e con amici era venuta appositamente da Innsbruck dice: "Incredibile, in qualche modo misterioso. Non riesco a esprimere i sentimenti che suscita questa immagine". Il rinascimento della fede nei miracoli, nel XXI secolo, in mezzo all’Europa?

E il papa? A Manoppello già da tempo e oggi anche in Vaticano si ha annunciato, che il 1° settembre prossimo andrà dalla "madre di tutte le icone". La conferma ufficiale da parte della Santa Sede della visita, che viene considerata "privata", è stato affidato oggi ad una informazione "logistica" sul Bollettino N. 411 della Sala Stampa della Santa Sede. L'Avviso definisce la visita "Pellegrinaggio di Sua Santità Benedetto XVII al Santuario del Volto Santo a Manoppello (1° settembre 2006), ma non fornisce ulteriore dettaglio su un evento, considerato "visita privata". Allora un argomento scabroso, difficile? Un teologo a Roma dice: "Che il papa andrà a Manoppello è una piccola sensazione", considerato che Benedetto XVI è visto come uomo di ragione.

Ufficialmente, si tratterà dunque di una "visita privata" ... Le virgolette sono d’obbligo, perché, tuttavia, l’eccezionalità della Persona e la Sua disponibilità a salutare i fedeli che converranno a Manoppello nella mattinata, susciterà grande interesse tra il popolo abruzzese e nei mass media di tutto il mondo, che, dal 1999 circa, si occupano costantemente della sacra reliquie di Manoppello._manoppello-voltosanto-icona

Postato da: giacabi a 15:51 | link | commenti
benedettoxvi, volto santo

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