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lunedì 26 febbraio 2018

predicare i valori morali non partendo dal fatto di Cristo è fuorviante

predicare i valori morali non partendo dal fatto di Cristo è fuorviante
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"...predicare i valori morali non partendo dal fatto di Cristo è fuorviante: si provoca l’uomo a una cosa di cui non è capace, perché non è capace d’applicare tutti questi valori, anzi, non è capace neanche d’applicarne uno solo, perché sono tutti collegati. È il famoso paragone che facevo del ragazzo che è un disgraziato, un delinquente, cioè un poco di buono, e tutte le ragazze del paese sono sue, e tutte le mamme dicono alle ragazze: «State attente a quello lì! State attente a quello lì!», e tutte lo rifuggono. A un certo punto, invece, si innamora di una persona, ma si innamora veramente. Questa qui tutte le volte che lui l’accosta scappa, perché sa che tipo è, ma lui le dice: «Ma no, ma questa volta è diverso, questa volta è diverso: ti voglio bene veramente». E quella, prima, non ci crede... Supponiamo che ci mettano sei mesi: per sei mesi questa qui scappa e lui dietro. In quei sei mesi lì, cambia. Alla fine di quei sei mesi, sua madre incontra la madre della ragazza e dice: «Mio figlio è cambiato, è irriconoscibile!». Seguendo la ragazza e quello che lei voleva, lui è cambiato: ha imparato tutto e non ha studiato a memoria il catechismo dei valori! Il cristianesimo entra nel mondo così."

Don Luigi Giussani
-Il cristianesimo entra nel mondo così-

Appunti da una conversazione di Luigi Giussani con i “Memores Domini”1993

ICARO, Henri Matisse,

ICARO, Henri Matisse, 1947
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L’artista trae ispirazione dal mito greco: Icaro nella notte fuggì con il padre dal labirinto di Creta, dove era stato rinchiuso, grazie ad ali di cera; pur essendo stato messo in guardia di non volare vicino al sole, il desiderio di raggiungere sempre più stelle fu talmente forte da spingerlo a trascurare il pericolo; ma giunse il mattino e un raggio di sole colpì le ali, che si sciolsero, facendolo precipitare a terra.

Ci sono le stelle nel cielo della notte, Icaro dalle braccia spalancate e il suo cuore rosso: è un quadro icastico che va dritto al punto: al desiderio che spinge, che trascina l’uomo a volare, a voler salire sempre più in alto alla ricerca di qualcosa che possa soddisfare la sua brama. Alla ricerca di qualcosa che possa placare la nostalgia dolorosa che esplode nel petto come un punto, come il cuore di Icaro. “Quante volte ci siamo ritrovati a sperare in fatti o avvenimenti che poi si sono rivelati inutili richiami ad una soddisfazione stantia?”

Pietro

 Pietro
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C’è un mistero già nella persona stessa di Pietro, come ci appare nei libri ispirati: un uomo così fragile e impacciato da non saper resistere alle frasi curiose e insinuanti di qualche serva, e così solido e certo da essere la roccia sulla quale la Chiesa di Cristo è edificata in modo da sfidare i secoli; un uomo tanto insicuro da fuggire davanti agli sgherri del Sinedrio lasciando Gesù solo nella tempesta, nonostante le dichiarazioni spavalde di poche ore prima, e tanto fedele e meritevole di fiducia da ricevere in custodia le chiavi del Regno, da vedersi affidato il gregge che è costato il sangue di Cristo, e da poter confermare con la sua fede indefettibile la fede vacillante dei fratelli; un uomo così poco perspicace da non conoscere neppure se stesso, i suoi limiti, le sue possibilità («Io non ti tradirò mai» cf. Mc 14,31), e così permeato della divina intelligenza da cogliere, unico fra i discepoli, il centro della realtà arcana del Signore Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16).
In questa personalità, adorna di valori e di difetti, alta e contraddittoria, noi leggiamo in trasparenza il mistero della Chiesa; lo vediamo effigiato e come riassunto nella vicenda del principe degli apostoli, lo ammiriamo ai suoi inizi nella figura del pescatore di Galilea, chiamato dal disegno del Padre a diventare maestro e guida delle genti.
La Chiesa, come Pietro, è mistero di debolezza umana e di forza soprannaturale; esile e incerta come il respiro dell’uomo, salda come il trono di Dio; agitata, rissosa, petulante come un’assemblea di condomini, e serena come l’oceano sconfinato e beatificante della vita divina; troppo spesso lenta, inefficace, inconcludente come un ufficio statale, e viva, attiva, palpitante come il cuore di Cristo risorto.
Questo è il mistero della Chiesa, che ci dà stupore, gioia, fiducia, gratitudine verso un Dio che da una materia povera e opaca come quella umana ha saputo trarre questo imprevedibile e mirabile capolavoro.
(Pietro, mistero di forza e debolezza).l
Card. Giacomo Biffi

domenica 25 febbraio 2018

LA PREGHIERA PER IL SORRISO

LA PREGHIERA PER IL SORRISO


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O Maria,
rendi il mio amore sorridente.
Fa in modo che il mio sorriso possa esprimere la piu’ pura bonta’.
Insegnami a dimenticare con un sorriso le mie preoccupazioni e le mie pene per prestare attenzioni soltanto alla gioia degli altri.
Il mio volto sorridente renda i miei contatti con il prossimo piu’ caldi e cordiali e piu’ ricchi di fraternita’.
Conservami il sorriso nelle ore dolorose perche’, anche in quei momenti,
io possa continuare a donarmi al prossimo.
Aiutami a custodire in fondo al cuore quella gioia di amare
che si manifesta attraverso il sorriso.
Insegnami, o Maria, a servire il signore con gioia,
sorridendo in qualunque momento della mia vita.

Santa Madre Teresa di Calcutta

sabato 24 febbraio 2018

Occidente, ti credi ricco, ma sei il più povero di tutti"

Occidente, ti credi ricco, ma sei il più povero di tutti"

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"Certe volte, i giornalisti mi hanno domandato: «Dal momento che in India esiste una povertà così grande, come le viene in mente, Madre Teresa, di inviare le sue Sorelle in paesi meno bisognosi?» Per questa domanda tengo sempre pronta a fior di labbra una risposta, che è la seguente: «La povertà dell'Occidente è molto peggio della povertà materiale dell'India. Per quale ragione dovremmo limitare la nostra opera di apostolato a un paese soltanto, quando anche altri ci chiamano? Ripeto: esistono due tipi di povertà. In India vi sono persone che vivono e muoiono in mezzo alla fame. Lì, anche un pugno di riso è prezioso. Nei paesi dell'Occidente non esiste la povertà materiale nel senso che diamo a questa espressione. Non vi è nessuno in quei paesi che muoia di fame. Nessuno arriva a patire una fame del tenore di quella che molti patiscono in India. Ma in Occidente esiste un altro genere di povertà: la povertà spirituale. Questa è molto peggiore. La gente non crede in Dio, non prega. Ci si volta le spalle gli uni agli altri. In Occidente esiste la povertà di persone che non sono soddisfatte di quello che hanno, che non sanno soffrire, che si abbandonano alla disperazione. Questa povertà del cuore è spesso più difficile da soccorrere e da sanare. In Occidente sono più numerosi i focolari domestici infranti, i bambini abbandonati, e il divorzio raggiunge livelli molto più elevati.
Mi trovavo in Giappone, e mentre camminavo per una strada di Tokyo, mi avvidi di un uomo ubriaco che giaceva lungo il bordo di quella stessa strada. Parlando a un gruppo di Collaboratori, dissi loro: «Voi siete un paese ricco, ma in una delle vostre strade ho visto un uomo che giaceva per terra ubriaco senza che nessuno si preoccupasse di raccoglierlo, senza che nessuno mostrasse il minimo interesse per lui, senza che nessuno cercasse di riconoscere la sua dignità umana, senza che nessuno cercasse di fargli prendere coscienza della sua condizione di fratello, di figlio di Dio»".

Madre Teresa di Calcutta,
Beata della Chiesa Cattolica

​ETTY HILLESUM SULL’ODIO


​ETTY HILLESUM SULL’ODIO

Klaas A.D. Smelik

Con il dilagare di odio e antisemitismo in Europa e in Italia, provo ora a riassumere le riflessioni di Etty Hillesum sull’odio e sull’inimicizia. Quali erano gli aspetti fondamentali della sua concezione del mondo che volle comunicarci? Quali sono gli elementi che compongono questa sua idea?
Un primo elemento al quale fa riferimento è presente all’inizio della Bibbia, dove è scritto che “Dio creò l’uomo a sua immagine” (Gen, 1:27). Se è stato creato a immagine di Dio, l’uomo è buono e non possono esserci individui cattivi.
Un secondo aspetto è costituito da un detto latino, la lingua insegnata da suo padre: “Homo sum: humani nil a me alienum puto” (Terenzio, Heautontimoroúmenos, verso 77). Siamo tutti uomini e dunque non c’è differenza tra l’uno e l’altro: troverai i carnefici sia nei tuoi ranghi che in quelli del nemico. Gli uomini racchiudono in sé tutte le contraddizioni e gli esseri umani possono perciò riconoscersi l’un l’altro, individuando le varie caratteristiche positive e negative.
Il terzo elemento riguarda il desiderio della Hillesum di voler comprendere la psiche degli esseri umani e, prendendo le mosse da questa conoscenza, di volerli aiutare. Se la storia dell’esistenza di una persona che si comporta da nemico ci è nota, potremo capire le ragioni del suo agire. Allora svanirà il timore e, al suo posto, arriverà la comprensione.
Il quarto elemento riguarda l’idea secondo la quale l’effetto distruttivo dell’odio non colpisce solo la vittima ma anche il carnefice. L’odio non si limita a distruggere l’anima del nemico, ma annienta anche la propria.
Il quinto elemento è la convinzione stando alla quale l’uomo, prima ancora di rivolgersi al nemico, che è stato oggetto del proprio odio ma che viene ora avvicinato con amore, deve distruggere anzitutto l’odio presente in se stesso.
Il sesto e ultimo elemento riguarda l’idea secondo la quale è possibile non odiare e riconoscere nel nemico il prossimo, creato a immagine di Dio, e confrontarsi con lui con compassione. Non è una teoria ma, sulla base dei cinque punti elencati qui sopra, una possibilità concreta. Si tratta inoltre di una convinzione non legata a uno specifico periodo storico, ma valida per ogni situazione umana e in ogni epoca.
Ecco il motivo per cui è importante conoscere le idee di Etty Hillesum, perché ispirano nuovi pensieri e riflessioni. Pensieri e riflessioni che possono aiutarci a resistere a quelle che, in questi anni, ci si presenteranno come “le tristi voci e le minacce” e ci accerchieranno come dei “soldati nemici assediano una fortezza inespugnabile” (Diario, p. 715, 12 luglio 1942).
Dal volume: Klaas A.D. Smelik, Odio e inimicizia in Etty Hillesum, Apeiron Editori, Sant’Oreste, 2015, pp. 103-105. A cura di Gerrit Van Oord. 
Analisi di Klaas Smelik, direttore Centro Ricerche Etty Hillesum

venerdì 16 febbraio 2018

A cosa serve non mangiare carne se divori tuo fratello?

A cosa serve non mangiare carne se divori tuo fratello?







 
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Se digiuni, provalo con le tue azioni!

San Giovanni Crisostomo:
Il valore del digiuno consiste non solo nell’evitare certi cibi, ma anche nel rinunciare a tutti gli atteggiamenti, i pensieri e i desideri peccaminosi. Chi limita il digiuno semplicemente al cibo sta minimizzando il grande valore che possiede il digiuno. Se digiuni, le tue azioni devono provarlo!
Se vedi un fratello in stato di necessità, abbi compassione di lui. Se vedi un fratello che ottiene un riconoscimento, non provare invidia. Perché il digiuno sia vero non può esserlo solo a parole, ma si deve digiunare con gli occhi, con le orecchie, con i piedi, con le mani e con tutto il corpo, con tutto ciò che è interiore ed esteriore.
Digiuni con le tue mani mantenendole pure nel servizio disinteressato agli altri. Digiuni con i tuoi piedi non essendo tanto lento nell’amore e nel servizio. Digiuni con i tuoi occhi non vedendo cose impure, o non concentrandoti sugli altri per criticarli. Digiuna da tutto ciò che mette in pericolo la tua anima e la tua santità. Sarebbe inutile privare il corpo del cibo ma nutrire il cuore di spazzatura, di impurità, di egoismo, di comodità.
Digiuni dal cibo ma ti permetti di ascoltare cose vane e mondane. Devi digiunare anche con le orecchie. Devi digiunare dall’ascoltare alcune cose che si dicono dei tuoi fratelli, menzogne sugli altri, soprattutto pettegolezzi, voci o parole fredde e dannose.
Oltre a digiunare con la bocca, devi digiunare dal dire qualsiasi cosa che possa fare male all’altro, perché a cosa ti serve non mangiare carne se divori tuo fratello?

domenica 11 febbraio 2018

L’ultima astuzia del Diavolo fu quella di spargere la voce della sua morte


L’ultima astuzia del Diavolo fu quella di spargere la voce della sua morte

“Il capolavoro di Satana è di aver fatto perdere le sue tracce e di aver convinto gli uomini che egli non esiste” (Charles Baudelaire).

“L’ultima astuzia del Diavolo fu quella di spargere la voce della sua morte” (Giovanni Papini).

“Non credo nel Diavolo; ma è proprio quello che il Diavolo spera: che non si creda in lui” (André Gide).

La bellezza

La bellezza 
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"La bellezza è una cosa terribile e paurosa.
Paurosa, perché è indefinibile, e definirla non si può,
perché Dio non ci ha dato che enigmi.
Qui le due rive si uniscono,
qui tutte le contraddizioni coesistono.
Io, fratello, sono molto ignorante,
ma ho pensato molto a queste cose.
Quanti misteri! Troppi enigmi sulla terra opprimono l’uomo. Scioglili, se puoi, e torna salvo alla riva.
La bellezza! Io non posso sopportare
che un uomo, magari di cuore nobilissimo
e di mente elevata, cominci con l’ideale della Madonna
e finisca con l’ideale di Sodoma.
Ancora più terribile è quando uno ha già nel suo cuore l’ideale di Sodoma e tuttavia non rinnega
nemmeno l’ideale della Madonna,
anzi, il suo cuore brucia per questo ideale,
e brucia davvero, sinceramente,
come negli anni innocenti della giovinezza.
No, l’animo umano è immenso, fin troppo,
io lo rimpicciolirei. Chi lo sa con precisione che cos’è?
Lo sa il diavolo, ecco!
Quello che alla mente sembra un’infamia,
per il cuore, invece è tutta bellezza.
Ma c’è forse bellezza nell’ideale di Sodoma?
Credimi, proprio nell’ideale di Sodoma
la trova l’enorme maggioranza degli uomini!
Lo conoscevi questo segreto, o no?
La cosa paurosa è che la bellezza non solo è terribile,
ma è anche un mistero.
E’ qui che Satana lotta con Dio,
e il loro campo di battaglia è il cuore degli uomini.
Già, la lingua batte dove il dente duole."
Fëdor Michajlovič Dostoevskij
da: I fratelli Karamazov

sabato 10 febbraio 2018

L’IDENTITA’ SECONDO BAUMAN



L’IDENTITA’ SECONDO BAUMAN



Scusandomi come sempre per l’operazione di taglio e cucito che utilizzo verso le opere degli autori che menziono, ho tentato di riassumere qui la visione illuminante e toccante sull’Identità, diZ,Bauman dal  suo “Intervista sull’Identità”. 

L’Identità  non è scolpita nella roccia, ma è costituita da fattori cruciali, come  le decisioni, i passi che si intraprendono, il modo in cui si agisce e la determinazione a tener fede a tutto ciò…Paul Ricoeur parla di memeteovvero di coerenza e continuità dell’identità nel tempo, il che diventa un problema per come questa viene concepita oggi.

Il problema attuale è che l’identità rappresenta qualcosa che va inventato più che scoperto, come il traguardo di uno sforzo, pertanto è qualcosa che è ancora necessario costruire da zero o selezionare tra offerte alternative.

Le comunità virtuali che hanno sostituto quelle naturali, creano solo l’illusione di intimità e una finzione di comunità. Non sono validi sostituti del sedersi insieme ad un tavolo, guardarsi in faccia, avere una conversazione reale. Nè sono in grado queste comunità virtuali di dare sostanza all’identità personale, la ragione primaria per cui le si cerca. Rendono semmai più difficile di quanto non sia già accordarsi con se stessi. Le persone camminano qua e la con l’auricolare parlando ad alta voce da soli, come schizofrenici, paranoici, incuranti di ciò che sta loro intorno . L’introspezione è un’attività che sta scomparendo. Sempre più persone, quando si trovano a fronteggiare momenti di solitudine nella propria auto, per strada o alla cassa del supermercato, invece di raccogliere i pensieri, controllano se ci sono messaggi sul cellulare per avere qualche brandello di evidenza che dimostri loro che qualcuno da qualche parte, forse li vuole o ha bisogno di loro.

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Le donne e gli uomini del nostro tempo sono ossessionati dallo spettro dell’esclusione, hanno paura di rimanere soli, senza la prospettiva di qualcuno che li ami o li aiuti, patendo la mancanza del calore, del confort e della sicurezza sociale. Non c’è da meravigliarci che per molte persone la promessa di “rinascere” in una nuova casa calda e sicura come una famiglia rappresenti una tentazione cui riesce difficile resistere.

E’ vero si compone la propria identità (o le proprie identità) come si compone un disegno partendo dai pezzi di un puzzle, il problema è che il puzzle è difettoso e mancano alcuni pezzi. Ma al contrario di un puzzle comprato in un negozio, nessuna agevolazione è disponibile al momento in cui componi la tua identità. Il puzzle comprato in un negozio è orientato ad un obiettivo; si parte dal punto finale e incastri i pezzi insieme. Nel caso dell’identità tu non parti dall’immagine finale, ma da una certa quantità di pezzi di cui sei già entrato in possesso o che che ti sembra valga la pena di possedere e quindi cerchi di scoprire come ordinarli e riordinarli per ottenere un certo numero di immagini soddisfacenti. Fai esperimenti con ciò che hai. Il problema non è cosa ti serve per andare lì, per arrivare al punto che vuoi raggiungere, ma quali sono i punti che puoi raggiungere sulla base delle risorse già in tuo possesso o di quelle per ottenere le quali vale la pena che tu profonda il tuo impegno. Secondo Claude Lèy-Strauss è un lavoro da bricoleur…Un tempo ogni classe aveva  i suoi percorsi di carriera, una traiettoria tracciata senza ambiguità. Definire l’identità come il compito e lo scopo di tutta una vita era un atto di liberazione. Oggi occorre per fare delle scelte, avere una tripla fiducia (in se stessi, negli altri, nella società). E’ indispensabile che la società sia un arbitro, non un giocatore come gli altri che tiene nascoste le carte e cerca di prendervi di sorpresa. Questa società è fluida, nel senso che non è in grado di mantenere a lungo una forma. Sembra di vivere in un universo di Escher, dove nessuno, in nessun punto, è in grado di distinguere una strada che porta in cima da una china discendente… essa fa pensare piuttosto ad un abile e impassibile  giocatore di poker, particolarmente astuto, scaltro e ingannatore, che bara non appena ne ha la possibilità e non tiene conto delle regole ogni volta che gli sia possibile: un vecchio maestro dei sotterfugi,  nella destrezza con cui sfida le aspettative e si sottrae alle sue promesse…Colleziona sensazioni, emozioni e le sensazioni sono per la loro stessa natura, fragili e di breve durata e altrettanto volatili delle situazioni che le hanno innescate. La strategia del carpe diem è una risposta a un mondo svuotato di valori.

La storia moderna è stata ed è ancora uno sforzo continuo per spingere sempre più in là i limiti di ciò che può essere modificato dagli esseri umani a loro piacimento e migliorato per adattarsi meglio alle esigenze e ai desideri umani. I valori di oggi sono sostituiti dagli oggetti, sempre liquidi. Nei negozi c è un qualche aggeggio che non aspetta altri che voi, pronto a trasformarvi sul momento nel personaggio che volete essere, in come volete essere visti ed essere riconosciuti.

Pertanto non esiste un unica identità per persone che corrono dietro ai cambiamenti della moda: sempre e soltanto mode..noi ci identifichiamo con le persone con cui siamo in relazione o assomigliamo sempre più all’uso/logorio delle automobili a imitazione di quel ciclo che inizia con l’acquisto e finisce con la discarica. I stratagemmi lenitivi con cui si affrontano le relazioni è deprezzare, sminuire, svalutare i valori. Soggetta a pressioni contraddittorie ogni relazione viene  concepita come un rapporto fino a nuovo avviso, la cui rottura è qualcosa che è ragionevole aspettarsi  ed è meglio pensare in anticipo.

Oggi si è avvelenati da un costante sentimento di mancanza degli altri nella vita, con sensazioni di vuoto e solitudine non dissimili dal lutto. Affetti da depressione di dipendenza è nell’abbandono, nell’esclusione, nell’essere respinti, ripudiati, spogliati da ciò che siamo, che vediamo rifiutata la nostra identità. Temiamo che ci vengano negati compagnia, amore, aiuto. In fondo questo ci viene mostrato quando le televisioni ci ricordano ogni giorno che alcuni possono farlo impunemente, gettando davanti alle nostre porte quegli individui che sono già stati respinti, costretti a scappare via, a fuggire da casa loro per cercare i mezzi per restare in vita, derubati dal’autostima e dell’identità.

La confusione che la domanda circa l’identità provoca nella nostra testa è genuina, siamo probabilmente destinati a dibatterci tra il desiderio di un identità di nostro gusto e di nostra scelta e il timore che una volta acquistata quest’identità si finisca con lo scoprire che non è nostra,

Inoltre la soddisfazione nell’amore individuale non può essere raggiunta senza la capacità di amare il prossimo con umiltà, fede e coraggio. Significa rendersi dipendenti da un’altra persona dotata di una sua identità. La modalità consumistica esige che la soddisfazione debba essere istantanea, per non essere perennemente tempestati dall’ansia. Il prezzo elevato che una relazione richiede, ovvero l’impegno, appare quindi poco giustificato di fronte ai sostituiti apparentemente più economici disponibili sul mercato. Abbiamo bisogno di relazioni, abbiamo bisogno di relazioni su cui poter contare, cui fare riferimento o per definire noi stessi.  E se nella qualità non ci si può fidare, forse la salvezza può venire dalla quantità ?

E così cerchiamo riparo nelle “reti”, che hanno il vantaggio, rispetto ai legami ferrei,  di avere il comfort di essere in contatto senza i disagi che il contatto effettivo può riservare. Sostituiamo le poche relazioni profonde con una massa di esili e vuoti contatti.

Desideriamo ardentemente stare in contatto mantenendo allo stesso tempo la distanza… e la velocità del cambiamento assesta un colpo mortale al valore e alla durevolezza.

ZYGMUNT   BAUMAN

BIBLIOGRAFIA:
  • Z.BAUMAN, Intervista sull’Identità

lunedì 5 febbraio 2018

CANCRO: IL RIMEDIO DIMENTICATO… LE “TOSSINE DI COLEY”


CANCRO: IL RIMEDIO DIMENTICATO… LE “TOSSINE DI COLEY”

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di Jean-Marc Dupuis

Siamo nel 1890 a New York. Il dottor William Coley si gira e rigira nel suo letto. Il giorno precedente, questo giovane chirurgo di 28 anni ha, per la prima volta, visto morire una delle sue pazienti, Elizabeth Dashiell, morta di un cancro alle ossa.

Il dottor Coley è sommerso da un senso di colpa e di impotenza. All’alba, esce di casa. Ma invece di recarsi, come d’abitudine, al New York Cancer Hospital dove lavora, decide di partire per Yale, la grande università che si trova a due ore di treno a nord della città, nello stato vicino del Connecticut. Yale era già, all’epoca, rinomata mondialmente per la sua facoltà di medicina. La biblioteca universitaria conserva degli archivi che coprono tutte le malattie conosciute sino ad oggi e che descrivono precisamente i casi di milioni di malati.
È da questo giacimento prodigioso che il dottor Coley ricercherà dei casi di “sarcoma” simili a quelli che avevano ucciso la sua paziente. Il sarcoma è un tipo di cancro. Il dottor Coley spera di trovare dei casi nei quali dei pazienti, colpiti dallo stesso cancro della sua paziente, sono guariti. Perché, in fondo, è convinto che esista, da qualche parte, un trattamento che avrebbe potuto salvare la sua paziente.
Per più di due settimane, le sue ricerche sono vane. Sfoglia chili di documentazione polverosa. Ma la conclusione è sempre la stessa: paziente deceduto. Comincia a disperare, quando una sera, sul punto di lasciar perdere, fa una stupefacente scoperta.

Guarigione misteriosa

Il dottor Coley ha messo la mano, senza saperlo, su un caso che rivoluzionerà il trattamento del cancro. Scopre, infatti, il fascicolo medico completo di un uomo, il cui sarcoma è misteriosamente scomparso dopo aver contratto una malattia infettiva. Questa malattia, praticamente scomparsa oggi, si chiama “erisipela”. È un’infezione della pelle dovuta a un batterio, lo streptococco, che si manifesta con delle grandi placche rosse che possono colpire il volto, ma più spesso le gambe, e che si accompagna con delle febbri. Ma non è una malattia grave.
Subito dopo aver contratto l’erisipela, il sarcoma di questo paziente era dunque bruscamente sparito. Il dottor Coley ricercò altri casi simili e ne trovò diversi negli archivi; alcuni risalivano persino a centinaia di anni prima: il loro sarcoma era sparito dopo una semplice infezione della pelle!
Convinto che non potesse trattarsi di un caso, il dottor Coley decise di inoculare volontariamente lo streptococco responsabile dell’erisipela, a uno dei suoi pazienti colpiti da cancro alla gola. L’esperimento fu condotto il 3 maggio 1891, su un uomo chiamato signor Zola. Il suo cancro regredì e il suo stato di salute migliorò considerevolmente. Ritrovò la salute e visse otto anni e mezzo di più.
Il dottor Coley creò allora una mistura di batteri morti, meno pericolosi, a cui diede il nome di “Tossine di Coley”. Questa mistura era somministrata per iniezione sino a scatenare la febbre nel paziente. Osservò quindi che il rimedio funzionava e risultava efficace, anche nei casi di cancri metastatizzati.

Un giovane di sedici anni salvato dal cancro

Il primo paziente a ricevere le “Tossine di Coley” fu il giovane John Ficken, un ragazzo di 16 anni colpito da un tumore addominale diffuso. Il 24 gennaio 1893, ricevette la sua prima iniezione, che fu ripetuta successivamente ogni due o tre giorni, direttamente sul tumore. A ogni iniezione, aveva un innalzamento di febbre mentre il tumore regrediva. Dal mese di maggio 1893, ovvero 4 mesi più tardi, il tumore non aveva più che un quinto della sua dimensione originaria. Durante il mese di agosto, non era praticamente più percepibile. John Ficken fu definitivamente guarito dal cancro e morì 26 anni dopo, per un infarto.

Come questa scoperta fu stroncata sul nascere

Purtroppo, le “Tossine di Coley” andarono ad urtare contro un temibile “concorrente”: lo sviluppo delle macchine a raggi radioattivi (radioterapia), più facilmente industrializzabili. Coley stesso, in buona fede, acquistò due macchine da radioterapia, ma constatò rapidamente la loro minore efficacia. Per 40 anni, continuò quindi ad utilizzare con successo il suo metodo, sino alla sua morte, avvenuta il 16 aprile 1936.
Il formidabile business della chemioterapia prese in seguito rapidamente slancio, per garantire che questo rimedio, molto più semplice, meno pericoloso, e soprattutto meno costoso, cadesse nel dimenticatoio della medicina.

1999: le “Tossine di Coley” ritornano sulla scena

Tuttavia, la storia non si ferma qui, per fortuna. Nel 1999, dei ricercatori aperti di mente ripresero in mano gli archivi lasciati dal dottor Coley. Essi compararono i suoi risultati con quelli dei trattamenti più moderni contro il cancro e si accorsero che i suoi risultati erano superiori!
“Ciò che Coley faceva per gli ammalati di sarcoma all’epoca, era più efficace di quanto facciamo oggi noi per questi stessi ammalati”, dichiarò allora Charlie Starnes, ricercatore presso Amgen, una delle prime società di biotecnologia che lavora in Francia con l’Institut National du Cancer.
La metà dei pazienti di Coley colpiti dal sarcoma vivevano dieci anni o più dopo l’inizio del trattamento, contro il 38% con le terapie più recenti. I suoi risultati presso i pazienti malati di cancro dei reni e di cancro alle ovaie erano anch’essi superiori.

Una grande speranza per i pazienti malati di cancro

Oggi, una società americana, MBVax, ha ripreso le ricerche sulle “Tossine di Coley”. Benché non abbia ancora condotto gli studi su grande scala necessari alla loro commercializzazione, 70 persone hanno già beneficiato di questa terapia, tra il 2007 e il 2012.
Gli effetti sono stati così positivi, che la rivista scientifica Nature ne ha fatto eco nel mese di dicembre 2013 [1]. Le persone che hanno potuto beneficiare di questa terapia non omologata, erano colpite da cancri in fase terminale, tra cui melanomi, linfomi, tumori maligni al seno, alla prostata, alle ovaie. È abitudine, infatti, negli ospedali di permettere alle persone in situazioni molto difficili di rivolgersi verso terapie innovative, rifiutate agli altri.
Malgrado l’estrema gravità di questi cancri, le Tossine di Coley hanno provocato una diminuzione dei tumori nel 70% dei casi, e anche una remissione completa nel 20% dei casi, secondo MBVax. Il problema con il quale la compagnia si scontra oggi è che, per condurre esperimenti su grande scala che la regolamentazione attuale (norme europee o nord-americane) esige, e costruire un’unità di produzione, i bisogni di finanziamento si calcolano in… centinaia di milioni di dollari.
Ciò che era possibile nel 1890, nel laboratorio di un semplice medico di New York, appassionato al suo lavoro, è oggi diventato quasi impossibile nel nostro mondo iper-tecnologico e iper… soffocato da regolamenti e, soprattutto, da fortissimi interessi economici.
Articolo di Jean-Marc Dupuis
Riferimenti:
[1] DeWeerdt S. Bacteriology: A caring culture. Nature 2013 Dec 19; 504.
Traduzione di Ario Libert

domenica 4 febbraio 2018

IL TEMPO LIBERO? CE LO OFFRE LA SCUOLA!

IL TEMPO LIBERO? CE LO OFFRE LA SCUOLA!
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EREDITÀ CLASSICA - Etimologando -

Se pensate che la scuola sia sinonimo di impegni, ansie, sudate carte ... avete ragione fino a un certo punto. Infatti, "scuola" deriva dal greco σχολή, che significa, prima di tutto, tempo libero, riposo, ozio, quiete. I romani avrebbero chiamato questa condizione "otium", quel tempo in cui, essendo privi di gravosi impegni politici e militari, avevano modo di dedicarsi agli studi e all'esercizio della mente, occupazioni che parevano un piacevole riposo. Poi σχολή, da momento tranquillo riservato agli studi, passò ad indicare gli studi e, da quelli, il luogo in cui si studia: la scuola, appunto.


by Voci antiche: pagine dal mondo classico e Odi profanum vulgus

sabato 3 febbraio 2018

Frutta secca e semi oleosi: come e perché vanno messi in ammollo




ammollo-semi-frutta-secca

MANGIARE
ALIMENTAZIONE & SALUTE

Frutta e secca e semi oleosi sono due categorie di alimenti ricchi di proprietà che più volte vi abbiamo consigliato di mettere in tavola. Ma sapete che, per godere di tutti i loro benefici, sarebbe meglio prima metterli in ammollo? Vi spieghiamo il perché.
Soprattutto vegetariani e vegani dovrebbero mangiare quotidianamente semi e frutta secca, alimenti che contribuiscono ad un corretto apporto di proteine nell’ambito di una dieta bilanciata su base vegetale. Ricchi di vitamine, sali minerali e grassi buoni, noci, nocciole, mandorle, semi di girasole, di zucca, ecc. sono alimenti che contengono però anche alcuni anti-nutrienti che possono limitare l’assorbimento da parte del nostro corpo delle sostanze utili.

I vantaggi dell’ammollo di frutta secca e semi

E’ soprattutto la parte esterna di frutta secca e semi, ovvero la buccia o pellicina, ad essere ricca di una sostanza nota come acido fitico. Questo è considerato un antinutriente in quanto tende a limitare l’assorbimento di sali minerali importanti come calcio, magnesio, ferro, rame e zinco ma anche di vitamine.
Indubbiamente uno dei motivi più importanti per cui sarebbe meglio mangiare semi e frutta secca dopo averli messi a bagno per alcune ore è proprio la riduzione del quantitativo di fitati. L’ammollo infatti riesce a neutralizzare (in parte o del tutto) questa sostanza, ci garantiamo dunque così un maggiore apporto di sostanze utili al nostro organismo ogni volta che mangiamo questi preziosi e gustosi alimenti.
L’ammollo consente inoltre a semi e frutta secca di germinare ciò gli permette di aumentare anche la biodisponibilità di alcune vitamine(in particolare la C e quelle del gruppo B) ma anche di caroteni e altre sostanze benefiche per il nostro organismo.
La germinazione fa sì che la quantità di amido e fibra presente nei semi oleosi e nella frutta secca si riduca, mentre aumenta la quantità di proteine, sali minerali e vitamine. È per questo che aumenta la biodisponibilità dei nutrienti e il cibo risulta essere più facilmente digeribile.Questa semplice pratica consente inoltre di neutralizzare alcuni enzimi, anche essi responsabili di inibire il corretto assorbimento di determinati nutrienti e favorire invece la produzione di enzimi utili alla digestione.
frutta secca
Ricapitolando l’ammollo è utile per:
 Ridurre la presenza di acido fitico
• Migliorare la biodisponibilità di proteine, sali minerali e vitamine
• Neutralizzare gli enzimi che inibiscono l’assorbimento di alcuni nutrienti
• Favorire la comparsa di enzimi utili alla digestione
• Rendere più digeribili i cibi
I 6 SEMI DELLÀ SALUTE
semi olesi

Come fare l’ammollo

Semi, noci e frutta secca dopo essere stati sgusciati vanno messi in ammollo in acqua per almeno 20 minuti ma meglio per alcune ore(ancora meglio per una notte intera). E’ consigliato fare l’ammollo, soprattutto se lungo, all’interno di un contenitore di vetro (evitate se potete la plastica dato che potrebbe rilasciare sostanze sgradite). C’è chi consiglia di farlo a temperatura ambiente e chi invece, soprattutto nella stagione calda, suggerisce di inserire i cibi in ammollo nel frigorifero.
A seconda del tipo di frutta secca si può procedere con un ammollo più o meno lungo, alcune tipologie infatti sono più dure e resistenti di altre. Tendenzialmente gli anacardi hanno bisogno di tempi di ammollo minori (circa 2 ore) mentre alle mandorle occorre più tempo (circa 8 ore) Per quanto riguarda i semi, invece, l’ammollo consigliato per i semi di girasole è di circa 2 ore mentre per quelli di sesamo sono consigliate 8 ore. Soprattutto se l’ammollo è lungo, è consigliato (se possibile) cambiare l’acqua ogni 2-3 ore.
Trascorso il tempo dell’ammollo, noterete un aumento di volume dovuto alla germinazione di frutta secca e semi, a questo punto i cibi vanno scolati (l’acqua potete usarla per innaffiare le piante) e risciacquati abbondantemente per togliere tutti i residui rimasti. Non vi resta infine che procedere con l'asciugatura che può essere fatta al sole, oppure utilizzando un essiccatore o ancora in forno a basse temperature (anche meno di 100 gradi, il tempo che occorre dipende dal tipo di semi o frutta secca utilizzata).
ammollo bacinella
Una volta completamente asciutti frutta secca e semi possono essere conservati in un barattolo di vetro chiuso in un luogo fresco.

Frutta secca e semi per cui è consigliato l'ammollo

L'ammollo è consigliato per sfruttare i vantaggi di un po' tutti i semi e le tipologie di frutta secca.
Tra la frutta secca ricordiamo:
• Noci
• Nocciole
• Mandorle
• Anacardi
• Pistacchi
• Noci brasiliane
• Pinoli
Per i semi invece:
• Semi di chia (formeranno un gel ricco in mucillagini)
• Semi di lino (come per i semi di chia si attivano le mucillagini)
• Semi di sesamo
• Semi di zucca
• Semi di girasole
• Semi di canapa

Attivare semi e frutta secca

Vi abbiamo già parlato di un’altra pratica simile e ugualmente molto salutare. Si tratta della cosiddetta“attivazione” di semi e frutta secca che si fa mettendo in ammollo questi alimenti in salamoia e facendoli poi asciugare al sole.
Potete leggere tutti i dettagli qui.
Leggi anche: NOCI, FRUTTA SECCA E SEMI: PIÙ RICCHI DI NUTRIENTI E DIGERIBILI SE “ATTIVATI”

Il gusto della frutta secca e dei semi messi in ammollo non cambia molto e semmai è esaltato da questa pratica molto salutare. Se siete abituati ad utilizzare molti legumi non vi costerà troppa fatica dedicare una parte del vostro tempo anche all’ammollo di semi e frutta secca, se poi considerate i tanti vantaggi che offre, il tempo speso sarà ripagato in salute!
Francesca Biagioli